Si apre con un omaggio al pittore iraniano Bahman Mohassess, la cui arte provocatoria ed eccentrica è stata paragonata a quella di Francis Bacon, la trasferta veneziana del film festival «Lo schermo dell’arte», progetto nato a Firenze nel 2008 con l’intento di esplorare, analizzare e promuovere le relazioni tra cinema e creatività contemporanea. Giovedì 6 marzo, alle ore 18, il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà, infatti, il lungometraggio «Fifi Howls From Happiness», girato nel 2013 dalla pittrice e film-maker Mitra Farahani, nel quale si raccontano gli ultimi due mesi di vita di Bahman Mohassess, artista poco conosciuto nel nostro Paese, scomparso dall’Iran negli anni Sessanta e ritrovato dalla regista a Roma nel 2010, due mesi prima della morte, che, con spirito iconoclasta, ha distrutto la quasi totalità della sua produzione artistica.
Nove in tutto i film in agenda, a ingresso gratuito e in versione originale (con i sottotitoli in italiano), che, fino a domenica 9 marzo, animeranno il teatrino di Palazzo Grassi, mille metri quadrati composti da un auditorium con una capacità di duecentoventicinque posti, completo di due spazi di foyer e di aree tecniche -camerini, sala regia, cabina per la traduzione simultanea-, restituito da François Pinault alla città nella tarda primavera del 2013, dopo un progetto di restauro dai tratti minimalisti firmato dall’architetto giapponese Tadao Ando in stretto dialogo con la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici di Venezia.
Dopo l’omaggio a Bahman Mohassess, nel pomeriggio di venerdì 7 marzo (alle ore 18), si accenderanno i riflettori su Sol Lewitt con il film scritto e diretto dall’olandese Chris Teerink, vincitore del «Prix du meilleur portrait» al Montreal film festival del 2013 e del «Filaf d’or» al Festival International du livre d’art & du film di Perpignan dello stesso anno. Il lungometraggio -già presentato in Italia nell’ambito dell’«Artecinema» di Napoli e al Centro Pecci, nelle due sedi di Prato e di Milano- indaga la forza comunicativa del linguaggio concettuale che l’artista americano ha espresso con i suoi noti wall drawings, come quelli per la Cupola del Bonnefanten Museum di Maastricht, attraverso interviste ad amici e colleghi come Jan Dibbets, Lawrence Weiner e il falegname Fausto Scaramucci, che ha lavorato con Sol Lewitt alla produzione delle strutture bianche per la serie delle «Complex Forms».
Sul grande schermo del teatrino di Palazzo Grassi sarà, dunque, protagonista il film «Open Field–Gabriel Orozco» (venerdì 7 marzo, ore 19.30) che il regista Juan Carlos Martin ha tratto da dieci anni di registrazioni sul lavoro dell’ artista messicano, consacrato dalle recenti retrospettive allestite, tra il 2009 e il 2011 al MoMA di New York, al Centre Pompidou di Parigi e alla Tate Modern di Londra, come uno dei più importanti della sua generazione. Toccherà, poi, alla proiezione del film «Black Drop» di Simon Starling (venerdì 7 marzo, ore 20.45), in cui l’artista britannico ricostruisce le relazioni fra cinema e ricerche astronomiche attraverso le osservazioni dei transiti di Venere sul Sole, soffermandosi in particolare sulla nascita del revolver fotografico di Pierre Jules César Janssen (1874) e sulla sua influenza sul fucile fotografico di Etienne Jules Marey e sul cinematografo dei fratelli Lumière.
Ad aprire il programma del terzo giorno di proiezioni sarà, invece, il film «Sculpture: Constantin Brancusi» (sabato 8 marzo, ore 18) di Alain Fleischer, fondatore e direttore di Le Fresnoy- Studio national des arts contemporaines. Nel documentario, straordinarie vedute d'insieme dello studio dell'artista, riallestito nel 1997 dall'architetto Renzo Piano in un padiglione adiacente il Centre Pompidou di Parigi, si accompagnano a fotografie e filmati realizzati dallo stesso Constantin Brancusi, tra gli anni Venti e Trenta del secolo scorso, con l’intento di documentare il proprio lavoro. Si terrà, quindi, la proiezione del film «Meeting With Olafur Eliasson» (sabato 8 marzo, ore 18.30), girato dal brasiliano Marco Del Fiol durante l’installazione della prima personale in America Latina dell’artista islando-danese. Mentre le sorelle inglesi Jane e Louise Wilson proporranno il loro film «The Toxic Camera» (sabato 8 marzo, ore 19.00), che tratta delle irreversibili conseguenze delle radiazioni causate dal disastro nucleare di Chernobyl. A chiudere la serata di proiezioni sarà il lungometraggio «Restricted Sensation» (sabato 8 marzo, ore 19.30), ambientato nella Lituania sovietica degli anni Settanta, nel quale lo scultore Deimantas Narkevicius, al suo primo film a soggetto, racconta dell’intolleranza del regime contro intellettuali e omosessuali.
Ultima tappa della trasferta veneziana del festival «Lo schermo dell’arte» sarà la proiezione di «Memories of Origin-Hiroshi Sugimoto» (domenica 9 marzo, ore 17.00), film di Yuko Nakamura sul fotografo giapponese che, proprio in occasione dell’edizione 2013 della manifestazione toscana, ha ripreso, dopo quindici anni nei quali non vi aveva più lavorato, la sua celebre serie dei «Theaters», immortalando la sala Liberty del cinema Odeon. Un appuntamento, dunque, da non perdere quello di Palazzo Grassi per conoscere grandi protagonisti della contemporaneità come Gabriel Orozco e Olafur Eliasson attraverso il linguaggio sempre affascinante del documentario e del cinema d’arte.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Un frame del film «Memories of Origin. Hiroshi Sugimoto» di Yuko Nakamura; [fig. 2] Un frame del film «Black Drop» di Simon Starling. Cortesy dell'artista e di Neugerriemschneider, Berlin; [fig. 3] Un frame del film «Fifi Howls From Happiness» di Mitra Farahani; [fig. 4] Un frame del film su Sol Lewitt, scritto e diretto dall’olandese Chris Teerink,
Informazioni utili
«Lo schermo dell’arte». Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260 – Venezia. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: www.schermodellarte.org o www.palazzograssi.it. Da giovedì 6 a domenica 9 marzo 2014.
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