Cuore del progetto espositivo -che si avvale dell’organizzazione della Comunità di San Leolino, dell’Opera di Santa Maria del Fiore e dell’Opera di Santa Croce, sotto l’egida dell’Arcidiocesi di Firenze- è il «Ritratto allegorico di Dante» del Bronzino, al secolo Agnolo di Cosimo di Mariano.
L’opera, proveniente da una collezione privata fiorentina, fu realizzata tra il 1532 e il 1533 per Bartolomeo Bettini, intellettuale fiorentino che aveva commissionato al ritrattista rinascimentale anche le effigi -di cui al momento non c’è notizia certa- di Francesco Petrarca e di Boccaccio, altre due voci eminenti della cultura letteraria italiana.
Questa informazione si desume da un episodio riferito da Giorgio Vasari nelle sue «Vite»; mentre l’attribuzione del ritratto, del quale esiste una replica nella Collezione Kress della National Gallery of Art di Washington, si deve a Philippe Costamagna e risale al 2002. Quella offerta da Firenze è, dunque, un’occasione imperdibile per vedere un’opera di solito poco esposta, che si configura anche come uno dei ritratti più lirici e poetici del poeta toscano, ma anche per riscoprire la Certosa, complesso di grande fascino, costruito tra il 1342 e il 1356 per volontà di Niccolò Acciaiuoli, nel quale per quasi sette secoli arte e devozione, cultura umanistica e fede si sono sedimentate rendendolo un luogo dove «quella quiete, quel silenzio e quella solitudine» tanto cari a Pontormo, fanno pari con la bellezza e l’indubbio interesse che suscita.
Il «Ritratto allegorico di Dante», dal quale è stato desunto il volto xilografato che campeggia nel frontespizio della «Divina Commedia» pubblicata a cura di Francesco Sansovino nel 1564, è posto sul fondo della Pinacoteca, che sul lato sinistro ospita anche cinque affreschi pontormeschi raffiguranti le «Scene della Passione», alla realizzazione dei quali collaborò nel 1523 anche il Bronzino, mentre Firenze era ammorbata dalla peste. La scelta della Certosa come spazio espositivo per questo progetto non è dunque casuale. Sempre nella sala della Pinacoteca si possono ammirare anche le copie in scala ridotta eseguite su tela da Jacopo da Empoli e da altri pittori fiorentini dell’Accademia delle arti del disegno intorno al 1582.
La lunetta realizzata dal Bronzino, già esposta in passato agli Uffizi nella Sala 65, prende spunto per il ritratto dantesco dalle parole del Boccaccio: «il suo volto fu lungo e il naso aquilino, gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia melanconico e pensoso».
Il «Ritratto allegorico di Dante», dal quale è stato desunto il volto xilografato che campeggia nel frontespizio della «Divina Commedia» pubblicata a cura di Francesco Sansovino nel 1564, è posto sul fondo della Pinacoteca, che sul lato sinistro ospita anche cinque affreschi pontormeschi raffiguranti le «Scene della Passione», alla realizzazione dei quali collaborò nel 1523 anche il Bronzino, mentre Firenze era ammorbata dalla peste. La scelta della Certosa come spazio espositivo per questo progetto non è dunque casuale. Sempre nella sala della Pinacoteca si possono ammirare anche le copie in scala ridotta eseguite su tela da Jacopo da Empoli e da altri pittori fiorentini dell’Accademia delle arti del disegno intorno al 1582.
La lunetta realizzata dal Bronzino, già esposta in passato agli Uffizi nella Sala 65, prende spunto per il ritratto dantesco dalle parole del Boccaccio: «il suo volto fu lungo e il naso aquilino, gli occhi anzi grossi che piccioli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato; e il colore era bruno, e i capelli e la barba spessi, neri e crespi, e sempre nella faccia melanconico e pensoso».
Il poeta ha in testa la corona d’alloro, mentre lo sguardo, assorto, guarda verso la montagna scalata a fatica del «Purgatorio».
Tra le mani, invece, ha una copia della «Divina Commedia», aperta sul Canto XXV del «Paradiso», dal quale è tratto il titolo della mostra fiorentina: «…con altra voce ritornerò poeta».
Questo sono anche le pagine in cui il poeta racconta la sua speranza tradita, l’attesa di fare ritorno al «bello ovile», nella Firenze che l’aveva esiliato e che egli guarderà da lontano, come nel dipinto in mostra alla Certosa, fino alla fine dei suoi giorni. Ma sono anche le pagine della speranza realizzata, quella di vedere le proprie fatiche letterarie finalmente premiate con l'alloro poetico.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Bronzino, Dante. Collezione privata; [fig. 2] Uno scorcio della facciata della chiesa della Certosa di Firenze; [fig. 3] Jacopo Pontormo, Salita al Calvario, Certosa di Firenze
Informazioni utili
…con altra voce ritornerò poeta.Pinacoteca della Certosa di Firenze, via della Certosa, 1 - Galluzzo - Firenze (posizione: https://goo.gl/maps/W9tRUyvVBjiUuFuv5). Orari: tutti i giorni, escluso il lunedì e la domenica mattina, dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18. Ingresso: intero € 5,00. Informazioni: tel. 055.2049226 o certosadifirenze@gmail.com. Sito web: www.certosadifirenze.it. Fino al 31 dicembre 2021.
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