ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 7 ottobre 2020

«L’età dell’oro», Fabrizio Plessi illumina piazza San Marco

Era l’estate del 2001 quando Fabrizio Plessi (Reggio Emilia, 3 aprile 1940), uno dei pionieri della videoarte in Italia, portava a Venezia, nell'ambito della Biennale d’arte, la sua installazione «Waterfire», ulteriore tassello di un’indagine sugli elementi primordiali e primigeni della natura, acqua e fuoco nello specifico, iniziata negli anni Settanta, che lo ha visto esporre in luoghi di grande suggestione come la Valle dei templi di Agrigento, Palazzo Te a Mantova o le terme di Caracalla.
Vent'anni dopo l’artista emiliano, che dall'età di quattordici anni risiede a Venezia, torna in mostra nel «salotto buono» della città lagunare, in piazza San Marco, nello stesso luogo che fece da scenario a «Waterfire»: il museo Correr, o meglio la facciata esterna dell’Ala napoleonica.
«L’età dell’oro» è il titolo della nuova video-installazione luminosa, visibile fino al prossimo 15 novembre sulle quindici grandi finestre che si affacciano verso la Basilica marciana.
L’opera, con le sue cascate virtuali a led luminosi, è il prologo della grande rassegna che la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, fresca di restauri dopo i danni causati dall'«acqua granda» del novembre 2019, dovrebbe ospitare nei prossimi per celebrare l’ottantesimo compleanno dell’artista, festeggiato lo scorso aprile, in pieno lockdown.
Ideata nel 2019, come omaggio all'aurea bellezza di Venezia con i suoi mosaici d’oro e le rifrazioni infinite della luce sull'acqua, l’installazione, che si avvale della sponsorizzazione di Dior, è stata ripensata durante i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria per il Covid-19, diventando anche un invito alla rinascita e ammantandosi di un’atmosfera spirituale.
Dalle magmatiche cascate in oro in loop, che con il calare della sera accendono di nuova luce piazza San Marco, affiora a caratteri cubitali la scritta «Pax Tibi». È la sintesi dell’espressione «Pax Tibi, Marce, evangelista meus» («Pace a te, Marco, mio evangelista»), locuzione stampata sul Vangelo che il leone veneziano tiene tra le zampe.
Fabrizio Plessi, come un novello alchimista, celebra, dunque, l’antica sapienza artigiana degli indoratori di Venezia, dando attraverso le tecnologie digitali e il suo linguaggio da «navigatore solitario», un unicum ben riconoscibile nel mondo dell’arte contemporanea, nuova vita a un passato glorioso.
«L'età dell'oro» -raccontano al museo Correr- diventa così «un tempo sospeso e circolare, che senza nostalgia ma con concreto senso del presente avvolge Venezia, città oggi ferita ma di eterna incorruttibile bellezza che a tutto sopravvive. L'arte qui non inganna, l'immateriale tecnologico non si finge altro ma espande in una fluida eternità l'aurea materia, a pervadere il tempo e lo spazio della città di pietra avvolta dalla laguna e dalle infinite rifrazioni della luce».
A impreziosire la scenografica installazione, visibile tutti i giorni dalle nove del mattino all'una di notte, è la sonorizzazione di Michael Nyman, che rende ancora più emozionante la visione delle cascate d’oro (ognuna alta quasi quattro metri e mezzo), che scendono dalle finestre del museo Correr, riverberandosi con i loro riflessi, durante le ore notturne, sulla piazza e sugli edifici adiacenti. Fabrizio Plessi vuole così dirci che Venezia e il nostro Paese hanno tutti gli anticorpi per rinascere dopo questo momento difficile, per vivere una nuova e mitica «età dell’oro».

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