Con buona pace del professor Francesco Trevisan -che, lette le bozze, pronosticò per il libro «poco esito»- il ricettario di Pellegrino Artusi, un vero e proprio Vangelo per gli chef stellati e le semplici massaie con la passione per i fornelli, vanta oggi oltre cento edizioni, più di un milione di copie vendute e traduzioni in svariate lingue, dall’inglese all’olandese, dal tedesco al russo, senza dimenticare il portoghese, lo spagnolo, il francese e persino il giapponese.
Il manuale, che raccoglie settecento e novanta ricette della cucina casalinga italiana (nella prima edizione erano quattrocento e settantacinque), dà conto, con uno stile arguto e graffiante, dell’enorme mosaico di tradizioni gastronomiche regionali del nostro Paese, proponendo un percorso tra fritture, ripieni, umidi, minestre, salse, arrosti, lessi, liquori, antipasti -anzi «principii»-, gelati e conserve.
L’opera, nata da oltre vent’anni di ricerche e viaggi dell’autore, è considerata di grande importanza dalla critica non solo per il suo apporto alla formazione culturale del nostro Paese, ma anche per il modello linguistico utilizzato, che contribuì alla diffusione dell’italiano standard nella penisola, insieme ad altri due libri molto letti come «I promessi sposi» di Alessandro Manzoni e «Pinocchio» di Collodi.
In occasione dei duecento anni dalla nascita di quello che viene unanimemente considerato «il padre della gastronomia moderna», la sua città natale promuove la mostra «Pellegrino Artusi 1820 - 2020. Ricette a fumetti di Alberto Rebori», a cura del libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig. L’esposizione, in programma dal 9 al 2 novembre avrà per scenario Casa Artusi, realtà ubicata all’interno del complesso dell’ex Chiesa di Sant’Antonio abate, detta «dei Servi di Maria», un antico monastero della seconda metà del XV secolo, ristrutturato dall’Amministrazione comunale nel 2007, che si articola in oltre duemila e ottocento metri quadrati, suddivisi in diversi spazi: dalla biblioteca alla scuola di cucina, dal museo al ristorante, dalla cantina alla bottega con i prodotti dell’eccellenza enogastronomica italiana. A tenere a battesimo l’evento sarà, nelle giornate di venerdì 9 e sabato 10 ottobre, il convegno «La ricetta liberata», disponibile anche in diretta streaming sulla pagina Facebook di Casa Artusi. Attraverso autorevoli e sfaccettati interventi, il simposio parlerà della lezione di Pellegrino Artusi che della cucina ha saputo fare un racconto di vita e racconterà di come il cibo sia oggi protagonista di diversi settori della nostra vita, dal cinema alla scrittura, dalla radio alla fotografia.
La mostra a Casa Artusi ha una storia che parte da lontano. Nel 2001 l’editore Maurizio Corraini, da sempre attento al mondo dell’arte (tanto da avere anche una galleria d’arte contemporanea a Mantova), decide di pubblicare una nuova edizione integrale dell’«Artusi» e invita a realizzare i disegni di accompagnamento Alberto Rebori (Chiavari, 1961 – Milano, 2016), eccellente illustratore e disegnatore di fumetti, dallo stile surreale e unico, premiato nel 2000 con l’Andersen per il volume «Piccolo re» di Mondadori e con all’attivo collaborazioni con importanti giornali, da «Vanity Fair» al «Corriere della Sera», da «Elle» a «Linus».
Il risultato di questa collaborazione editoriale sono più di cento disegni in bianco e nero e ottanta tavole a colori che vengono tutti pubblicati a corredo del ricettario di Artusi in una tiratura speciale stampata su carta pregiata, in sole tre serie numerate e firmate. Da questo corpus di lavori, tutti realizzati a computer, sono state selezionate per la mostra di Forlimpopoli soltanto trentotto tavole, trentacinque a fumetti e tre libere, che raccontano con parole e immagini venti ricette artusiane.
Accanto a questo piccolo gruppo di disegni, Andrea Tomasetig - al lavoro su un progetto pluriennale dedicato alla cultura enogastronomica, che prossimamente farà tappa anche a Parigi- ha voluto esporre, in teca, alcune preziose edizioni de «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene». Si tratta di una copia coeva di Pellegrino Artusi e di altre più recenti, tra le quali si segnalano la preziosa edizione critica a cura di Alberto Capatti, il più importante esperto sul gastronomo di Forlimpopoli, edita nel 2010 da Bur e la versione di Corraini del 2001.
Con uno stile divertente e allo stesso tempo rispettoso, Alberto Rebori ha saputo rapportarsi alle ricette originali, trascrivendo le frasi e le parole di Pellegrino Artusi in testa alle vignette e nelle nuvole presenti in ogni tavola.
Animali, verdure, cibi, stoviglie si animano di vita propria nei vari disegni ambientati nella cucina dove Rosa e Vittorio –gli zii dell’illustratore, eterni protagonisti delle sue storie– eseguono le varie ricette.
L’allestimento della mostra, ideato dall’architetto Leo Guerra, mette così in fila alcune vignette dal segno veloce e dalla battuta arguta: «Sandwichs, ricetta N. 114», dove il pane si lamenta di essere affettato, «Piccione coi piselli, ricetta N. 354», dove i piccioni si chiedono se davvero la loro fine migliore sia in umido con i piselli, o ancora «Salsa di pomodoro, ricetta N. 125», con un prete romagnolo dal lungo naso che, a furia di «mettere lo zampino» in «ogni affare domestico», viene trasformato in un grosso ortaggio.
Con uno stile divertente e allo stesso tempo rispettoso, Alberto Rebori ha saputo rapportarsi alle ricette originali, trascrivendo le frasi e le parole di Pellegrino Artusi in testa alle vignette e nelle nuvole presenti in ogni tavola.
Animali, verdure, cibi, stoviglie si animano di vita propria nei vari disegni ambientati nella cucina dove Rosa e Vittorio –gli zii dell’illustratore, eterni protagonisti delle sue storie– eseguono le varie ricette.
L’allestimento della mostra, ideato dall’architetto Leo Guerra, mette così in fila alcune vignette dal segno veloce e dalla battuta arguta: «Sandwichs, ricetta N. 114», dove il pane si lamenta di essere affettato, «Piccione coi piselli, ricetta N. 354», dove i piccioni si chiedono se davvero la loro fine migliore sia in umido con i piselli, o ancora «Salsa di pomodoro, ricetta N. 125», con un prete romagnolo dal lungo naso che, a furia di «mettere lo zampino» in «ogni affare domestico», viene trasformato in un grosso ortaggio.
Come giustamente scrive Alberto Capatti nel testo introduttivo, l’artista traduce, dunque, «le ricette in animazione, distribuisce ruoli, scrive, per ognuna, il copione, le rivive dall’interno, con il cuore che batte, la bocca che ride e un disegno che stana i segreti gastronomici». Il tutto per raccontare l'attualità di un libro che ha fatto la storia d'Italia.
Informazioni utili
Pellegrino Artusi 1820-2020. Ricette a fumetti di Alberto Rebori. Casa Artusi - Chiesa dei Servi, via Costa, 23-27 - Forlimpopoli (Forlì-Cesena). Orari: lunedì 15-18; martedì 9-12.30; mercoledì 15-18; giovedì 9-12.30; venerdì 9-12.30 e 15-18; sabato 9.30-12.30; domenica 9.30-12.30. Ingresso gratuito. Informazioni: info@casartusi.it | tel. 0543.743138 | cell. + 39.349.8401818. Dal 9 al 2 novembre 2020.
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