ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 17 marzo 2021

Al via il restauro dell’opera «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» di Piet Mondrian

Palazzo Venier dei Leoni, la sede veneziana della Collezione Peggy Guggenheim, è chiusa al pubblico per effetto delle disposizioni governative per contrastare la pandemia da Coronavirus, ma all’interno si continua a lavorare in attesa di tornare ad accogliere i visitatori. È notizia di questi giorni l’inizio del progetto di studio e conservazione sull’opera «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» (1938 – 1939) di Piet Mondrian, che verrà avviato nel corso del mese di marzo dal dipartimento di conservazione del museo.
Dopo il restauro di «Alchimia» (1947) di Jackson Pollock, de «Lo studio» (1928) di Pablo Picasso e della «Scatola in una valigia» (1941) di Marcel Duchamp, sarà, quindi, un’altra icona dell’arte del XX secolo appartenente alla collezione lagunare a essere presa in esame. Lo studio dell’opera è fondamentale per una piena comprensione dei materiali e delle tecniche adottate da Piet Mondrian, e ripercorrere le tappe storiche della sua conservazione è un ulteriore elemento-guida in vista di un possibile intervento di restauro.
Tra le opere più amate dal pubblico, «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» ha la capacità di catturare lo sguardo dell’osservatore grazie all’equilibrio armonico dato dal ritmo e dalla purezza delle forme e dall’intersezione tra linee orizzontali e verticali. Il doppio titolo rimanda a una rielaborazione dell’opera da parte dell’artista. L'indagine scientifica determinerà la posizione del colore grigio nella prima versione del quadro, «Composizione n.1 con grigio e rosso» del 1938, poi rimosso dall’artista stesso, con il conseguente cambiamento del titolo in «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939».
Nel 1943 Max Bill, architetto, designer amico di Mondrian, a cui l’artista mandava spesso immagini dei progressi delle sue opere, fra cui una di «Composizione con rosso», scrive che la prima versione dell’opera includeva un piccolo riquadro grigio in alto a sinistra. Durante una conversazione con Angelica Rudenstine, autrice del catalogo ragionato della collezione Peggy Guggenheim, è la stessa mecenate americana, che acquisì l’opera nel novembre del 1939, a suggerire che Mondrian avrebbe modificato il dipinto a New York, prima dell’apertura della galleria-museo Art of This Century, nel 1942, e che quindi questo cambiamento si sarebbe potuto verificare fra il 1941 e appunto il 1942.
Tuttavia in una riproduzione dell’opera sul «London Bulletin» del 1939 il quadro sembra già essere stato rielaborato data l’assenza del riquadro grigio. Rimane, dunque, possibile che Mondrian sia nuovamente intervenuto sull’opera prima dell’inaugurazione di Art of This Century, senza però alterarne drasticamente la composizione come nell’intervento del ‘39. L’artista era solito tornare sui suoi dipinti perfezionando il nero delle linee e le tonalità sottili del bianco.
«Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» è uno dei pochi dipinti su cui l’artista olandese lavorò durante il suo soggiorno di due anni a Londra, tra il 1938 e il 1940, alla vigilia dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Sono anni in cui Mondrian cerca di abbandonare il più possibile la sua soggettività. Questa necessità può portare a interpretare la semplicità delle opere di questo periodo come una risposta alle ulteriori complicazioni di quell’epoca. In questa luce, il dipinto assume una grande importanza storica, quale manifesto dell’estetica semplificata del Neo-plasticismo. Si tratta di fatto di una delle composizioni più riduttive dal punto di vista cromatico, severa e austera e, allo stesso tempo, opera intuitiva e schema astratto di incertezza e ricerca dell’ordine in uno dei periodi più difficili della nostra storia.
È proprio a Londra, nel 1938, che Peggy Guggenheim rimane affascinata dal lavoro di Mondrian, tanto che l’artista diviene uno dei principali punti di riferimento della cerchia degli avanguardisti che costellano la vita della collezionista. Numerosi sono gli aneddoti che caratterizzano il loro singolare rapporto di amicizia, come la passione di Mondrian per il ballo, sebbene l’artista avesse all’epoca già settant’anni, ascoltare il jazz e partecipare a eventi mondani e feste, come racconta la mecenate stessa nella sua autobiografia «Una vita per l’arte» (Rizzoli Editori, Milano, 1998).
Il progetto di studio interdisciplinare sarà coordinato da Luciano Pensabene Buemi, conservatore della collezione, che eseguirà il restauro dell’opera e supervisionerà la collaborazione con l’Ispc - Istituto di scienze del patrimonio culturale, e Scitec - Istituto di scienze e tecnologie chimiche del Cnr - Consiglio nazionale delle ricerche, che saranno coinvolti con le tecnologie più avanzate messe a punto per lo studio non invasivo della tela in situ.
Le analisi scientifiche consentiranno l'identificazione dei materiali e delle tecniche impiegate da Mondrian e consentiranno un costante monitoraggio del dipinto durante il restauro. Lo studio coinvolgerà i dipartimenti di conservazione e curatoriale della collezione Peggy Guggenheim e del museo Solomon R. Guggenheim di New York. A sovrintendere il progetto saranno Lena Stringari, deputy director, e Andrew W. Mellon, conservatore capo della Fondazione Solomon R. Guggenheim, insieme a Gillian McMillan, capo conservatore associato del Museo Solomon R. Guggenheim, apportando al progetto la loro precedente esperienza sulle opere di Mondrian. Lo studio comparativo con dipinti dell’artista non sottoposti a restauro e il dialogo con esperti del settore, inclusi curatori, storici dell'arte, conservatori e scienziati, saranno cruciali per questo progetto. Tale ricerca, insieme al dialogo interdisciplinare, garantiranno il restauro, ben meditato e consapevole delle problematiche connesse, di un capolavoro dell’arte del Novecento come appunto «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Peggy Guggenheim nel padiglione greco, dove espone la sua collezione, alla XXIV Biennale d’Arte di Venezia, accanto a Jacques Lipchitz,« Pierrot seduto» (1922); sul fondo Piet Mondrian, «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939» (1938-39); 1948. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005;  [fig. 2] Piet Mondrian (1872 – 1944), «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939», 1938-39. Olio su tela montata su supporto di legno, tela 105,2 x 102,3 cm; pannello 109,1 x 106 x 2,5 cm. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia (Fondazione Solomon R. Guggenheim, New York; [fig. 3] La Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Venezia. © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Photo Matteo De Fina; [fig. 4] La Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Venezia. Sulla terrazza sul Canal Grande: Marino Marini, «L’angelo della città», 1948 (fusione 1950?). © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Photo Matteo De Fina; [fig. 5] La Collezione Peggy Guggenheim, Palazzo Venier dei Leoni, Venezia. Piet Mondrian, «Composizione n. 1 con grigio e rosso 1938 / Composizione con rosso 1939», 1938–39. © Collezione Peggy Guggenheim, Venezia. Photo Matteo De Fina

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