Al mito della «dea della bellezza», una figura ben radicata nella tradizione greca, che ha attraversato il mondo romano e rinascimentale, per giungere fino a noi, è dedicato il progetto espositivo promosso per il 2021 dal Comune di Mantova a Palazzo Te, con il patrocinio del Ministero per i beni culturali e con il contributo della Fondazione Banca agricola mantovana.
«Venere divina. Armonia sulla terra» è il titolo dell’iniziativa, che si avvale di un comitato scientifico composto da Stefano Baia Curioni, Francesca Cappelletti, Claudia Cieri Via e Stefano L’Occaso.
Il progetto, che completa la riflessione sul femminile avviata nel 2018 con la mostra «Tiziano/Gerhard Richter. Il cielo sulla terra» e proseguita nel 2019 con «Giulio Romano: arte e desiderio», si sviluppa in tre momenti espositivi.
La prima tappa, la cui inaugurazione si sarebbe dovuta tenere il 21 marzo, ma che a causa della pandemia è stata posticipata al 26 aprile, è «Il mito di Venere a Palazzo Te», un percorso tra le oltre venticinque raffigurazioni dedicate alla dea che ornano l’edificio costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, un luogo di otia che vide Giulio Romano artefice di una rivoluzione estetica in grado di mutare il corso dell’architettura e della pittura stessa, diventando punto supremo di sintesi tra gli ideali della Grecia classica, della Roma antica e della nuova Roma di Raffaello.
L’immagine di Venere esaltata nel percorso museale, soprattutto nella Camera del Sole e della Luna e in quella di Amore e Psiche, è illustrata a fondo in una guida cartacea, a cura di Claudia Cieri Via, e in una app multimediale scaricabile gratuitamente.
Il progetto, che completa la riflessione sul femminile avviata nel 2018 con la mostra «Tiziano/Gerhard Richter. Il cielo sulla terra» e proseguita nel 2019 con «Giulio Romano: arte e desiderio», si sviluppa in tre momenti espositivi.
La prima tappa, la cui inaugurazione si sarebbe dovuta tenere il 21 marzo, ma che a causa della pandemia è stata posticipata al 26 aprile, è «Il mito di Venere a Palazzo Te», un percorso tra le oltre venticinque raffigurazioni dedicate alla dea che ornano l’edificio costruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, un luogo di otia che vide Giulio Romano artefice di una rivoluzione estetica in grado di mutare il corso dell’architettura e della pittura stessa, diventando punto supremo di sintesi tra gli ideali della Grecia classica, della Roma antica e della nuova Roma di Raffaello.
L’immagine di Venere esaltata nel percorso museale, soprattutto nella Camera del Sole e della Luna e in quella di Amore e Psiche, è illustrata a fondo in una guida cartacea, a cura di Claudia Cieri Via, e in una app multimediale scaricabile gratuitamente.
Tra affreschi e stucchi, tra sculture e decorazioni, Palazzo Te, già definito il «sacrario di Venere», mette a confronto il visitatore con varie tipologie di raffigurazione della dea, spaziando dalla Venere pudica alla Venere velata, dalla Venere vincitrice a quella narrata nelle favole mitologiche, che la vedono coinvolta in un matrimonio con l’anziano Vulcano, in una passione erotica con Marte, in un coinvolgimento amoroso fino alla morte con Adone.
Il percorso è arricchito dall’esposizione di due opere legate alla produzione di Giulio Romano, entrambi provenienti dalla collezioni mantovane: la scultura di «Venere velata», appartenuta all’artista, fonte di ispirazione della Venere in stucco sul soffitto della Camera del Sole e della Luna, e l’arazzo «Venere nel giardino con putti», eseguito da tessitori fiamminghi su disegno dello stesso Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova grazie a una complessa operazione d’acquisto condotta dalla reggia gonzaghesca e dalla Direzione generale musei del Mibact.
Durante il periodo primaverile, nella giornata del 16 aprile, sarà, inoltre, organizzato un convegno digitale dedicato al tema di Venere con studiosi internazionali, tra i quali, per esempio, Georges Didi-Huberman, Philippe Morel, Emilio Russo e Giuseppe Capriotti.
Il secondo momento espositivo, in programma dal 22 giugno al 5 settembre, prevede l’esposizione di un capolavoro assoluto di Tiziano, di solito conservato alla Galleria Borghese di Roma, tra i vertici della rappresentazione della divinità nel Cinquecento: «Venere che benda Amore». La tela del maestro cadorino, che verrà presentata con un corredo di note e informazioni predisposto da Francesca Cappelletti, raffigura la dea nell’atto di bendare il piccolo Eros appoggiato sul suo grembo, mentre un altro putto, probabilmente Anteros, osserva la scena con aria assorta.
«L’immagine, sgretolata e sognante, è costruita – si legge nella presentazione della mostra - con grande maestria: al centro del quadro non c’è nessuno dei protagonisti della scena, ma un’apertura verso un paesaggio al tramonto. In un accordo cromatico sofisticato, il rosa e l’azzurro si ritrovano sulle piccole ali del Cupido bendato, e da un lato nel blu del panneggio di Venere, opposto al rosso cremisi dell’ancella con le frecce. I bianchi delle vesti e gli incarnati sono percorsi dalla luce e i delicati passaggi alle ombre colorate contribuiscono a rendere meno definiti i contorni delle figure, affidati all’occhio dello spettatore e alle sue capacità di afferrarle».
In occasione di questa esposizione, nel corso del periodo estivo, l’esedra di Palazzo Te verrà ripensata per ospitare momenti performativi e artistici, parte del public program dedicato al tema del mito di Venere.
Il progetto espositivo, il cui allestimento è curato da Lissoni Associati, terminerà con la mostra la mostra «Venere. Natura, ombra e bellezza», a cura di Claudia Cieri Via, che dal 12 settembre al 12 dicembre 2021 indagherà le origini del mito e la sua creazione, grazie al recupero cinquecentesco di leggende e di iconografie antiche. L’esposizione dedica parte del percorso alla diffusione del mito nelle corti europee, al legame della divinità con le acque, i giardini e i parchi, e con la bellezza delle donne dell’epoca. Una sezione, infine, viene dedicata anche ai «pericoli» di Venere e al legame di maghe e streghe con il culto della dea.
In attesa di poter aprire la prima tappa del progetto «Venere divina. Armonia sulla terra», la Fondazione Palazzo Te presenta al pubblico – nella sezione Mnemosyne del suo sito – un programma di approfondimenti video sul mito di Venere. Stefano Baia Curioni introduce le ragioni dell'iniziativa e il valore che può avere per il territorio e la comunità; mentre Francesca Cappelletti, componente del comitato scientifico e direttrice della Galleria Borghese di Roma, racconta in due video la storia del dipinto di «Tiziano Venere che benda amore», che sarà in prestito dal museo romano nel mese di giugno, e le motivazioni scientifiche della mostra di settembre «Venere. Natura, ombra e bellezza». Si prosegue con altri due video con la storica dell'arte e curatrice Claudia Cieri Via: nel primo viene ricordato «Il mito di Venere a Palazzo Te» attraverso l'arazzo di Nicolas Karcher su disegno di Giulio Romano e la scultura «Afrodite velata», entrambi in prestito dal Palazzo Ducale di Mantova; nel secondo la studiosa illustra alcune delle oltre venticinque Veneri presenti negli affreschi e nelle decorazioni murali che Giulio Romano e i suoi allievi hanno realizzato per ornare la dimora estiva di Federico II Gonzaga. Conclude il ciclo il contributo di Stefano L'Occaso, componente del comitato scientifico del progetto «Venere Divina» e direttore di Palazzo Ducale, in cui saluta l'arrivo a Mantova dell'arazzo «Venere spiata da un satiro», con i puttini, capolavoro del Rinascimento, a seguito di una trattativa d'acquisto condotta da Palazzo Ducale con il generoso contributo della Direzione generale musei del Mic. La prima puntata della nuova serie dedicata al percorso delle Veneri a Palazzo Tesi apre nella camera di Ovidio, il primo dei tre ambienti dell’appartamento delle Metamorfosi. Nella decorazione pittorica Venere è allegoricamente presente nella polarità fra la Venere Pandemos, l’amore terreno generativo ed erotico, e la Venere Urania, l’amore divino, sublimato. Insieme ai sei video racconti, le altre puntate della serie saranno pubblicate con due uscite settimanali sul sito di Palazzo Te, sempre nella sezione Mnemosyne.
Un programma, dunque, composito quello ideato dalla città di Mantova per celebrare «la dea della dee», una figura mitologica che affascinò anche Lucrezio come si legge nella frase del «De Rerum Natura», da cui è tratto il titolo del progetto ideato da Palazzo Te: «O genitrice degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei, divina Venere, che sotto i segni mutevoli del cielo il mare che sostiene le navi e le terre che producono i raccolti vivifichi, perché grazie a te ogni genere di viventi viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole».
Il percorso è arricchito dall’esposizione di due opere legate alla produzione di Giulio Romano, entrambi provenienti dalla collezioni mantovane: la scultura di «Venere velata», appartenuta all’artista, fonte di ispirazione della Venere in stucco sul soffitto della Camera del Sole e della Luna, e l’arazzo «Venere nel giardino con putti», eseguito da tessitori fiamminghi su disegno dello stesso Giulio Romano, di recente ritornato a Mantova grazie a una complessa operazione d’acquisto condotta dalla reggia gonzaghesca e dalla Direzione generale musei del Mibact.
Durante il periodo primaverile, nella giornata del 16 aprile, sarà, inoltre, organizzato un convegno digitale dedicato al tema di Venere con studiosi internazionali, tra i quali, per esempio, Georges Didi-Huberman, Philippe Morel, Emilio Russo e Giuseppe Capriotti.
Il secondo momento espositivo, in programma dal 22 giugno al 5 settembre, prevede l’esposizione di un capolavoro assoluto di Tiziano, di solito conservato alla Galleria Borghese di Roma, tra i vertici della rappresentazione della divinità nel Cinquecento: «Venere che benda Amore». La tela del maestro cadorino, che verrà presentata con un corredo di note e informazioni predisposto da Francesca Cappelletti, raffigura la dea nell’atto di bendare il piccolo Eros appoggiato sul suo grembo, mentre un altro putto, probabilmente Anteros, osserva la scena con aria assorta.
«L’immagine, sgretolata e sognante, è costruita – si legge nella presentazione della mostra - con grande maestria: al centro del quadro non c’è nessuno dei protagonisti della scena, ma un’apertura verso un paesaggio al tramonto. In un accordo cromatico sofisticato, il rosa e l’azzurro si ritrovano sulle piccole ali del Cupido bendato, e da un lato nel blu del panneggio di Venere, opposto al rosso cremisi dell’ancella con le frecce. I bianchi delle vesti e gli incarnati sono percorsi dalla luce e i delicati passaggi alle ombre colorate contribuiscono a rendere meno definiti i contorni delle figure, affidati all’occhio dello spettatore e alle sue capacità di afferrarle».
In occasione di questa esposizione, nel corso del periodo estivo, l’esedra di Palazzo Te verrà ripensata per ospitare momenti performativi e artistici, parte del public program dedicato al tema del mito di Venere.
Il progetto espositivo, il cui allestimento è curato da Lissoni Associati, terminerà con la mostra la mostra «Venere. Natura, ombra e bellezza», a cura di Claudia Cieri Via, che dal 12 settembre al 12 dicembre 2021 indagherà le origini del mito e la sua creazione, grazie al recupero cinquecentesco di leggende e di iconografie antiche. L’esposizione dedica parte del percorso alla diffusione del mito nelle corti europee, al legame della divinità con le acque, i giardini e i parchi, e con la bellezza delle donne dell’epoca. Una sezione, infine, viene dedicata anche ai «pericoli» di Venere e al legame di maghe e streghe con il culto della dea.
In attesa di poter aprire la prima tappa del progetto «Venere divina. Armonia sulla terra», la Fondazione Palazzo Te presenta al pubblico – nella sezione Mnemosyne del suo sito – un programma di approfondimenti video sul mito di Venere. Stefano Baia Curioni introduce le ragioni dell'iniziativa e il valore che può avere per il territorio e la comunità; mentre Francesca Cappelletti, componente del comitato scientifico e direttrice della Galleria Borghese di Roma, racconta in due video la storia del dipinto di «Tiziano Venere che benda amore», che sarà in prestito dal museo romano nel mese di giugno, e le motivazioni scientifiche della mostra di settembre «Venere. Natura, ombra e bellezza». Si prosegue con altri due video con la storica dell'arte e curatrice Claudia Cieri Via: nel primo viene ricordato «Il mito di Venere a Palazzo Te» attraverso l'arazzo di Nicolas Karcher su disegno di Giulio Romano e la scultura «Afrodite velata», entrambi in prestito dal Palazzo Ducale di Mantova; nel secondo la studiosa illustra alcune delle oltre venticinque Veneri presenti negli affreschi e nelle decorazioni murali che Giulio Romano e i suoi allievi hanno realizzato per ornare la dimora estiva di Federico II Gonzaga. Conclude il ciclo il contributo di Stefano L'Occaso, componente del comitato scientifico del progetto «Venere Divina» e direttore di Palazzo Ducale, in cui saluta l'arrivo a Mantova dell'arazzo «Venere spiata da un satiro», con i puttini, capolavoro del Rinascimento, a seguito di una trattativa d'acquisto condotta da Palazzo Ducale con il generoso contributo della Direzione generale musei del Mic. La prima puntata della nuova serie dedicata al percorso delle Veneri a Palazzo Tesi apre nella camera di Ovidio, il primo dei tre ambienti dell’appartamento delle Metamorfosi. Nella decorazione pittorica Venere è allegoricamente presente nella polarità fra la Venere Pandemos, l’amore terreno generativo ed erotico, e la Venere Urania, l’amore divino, sublimato. Insieme ai sei video racconti, le altre puntate della serie saranno pubblicate con due uscite settimanali sul sito di Palazzo Te, sempre nella sezione Mnemosyne.
Un programma, dunque, composito quello ideato dalla città di Mantova per celebrare «la dea della dee», una figura mitologica che affascinò anche Lucrezio come si legge nella frase del «De Rerum Natura», da cui è tratto il titolo del progetto ideato da Palazzo Te: «O genitrice degli Eneadi, godimento degli uomini e degli dei, divina Venere, che sotto i segni mutevoli del cielo il mare che sostiene le navi e le terre che producono i raccolti vivifichi, perché grazie a te ogni genere di viventi viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole».
(aggiornato il 26 aprile 2021, alle ore 17.00)
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giulio Romano e allievi, Il bagno di Marte e Venere nella Camera di Amore e Psiche, 1527-1528. Affresco. Mantova, Palazzo Te Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te, [fig. 2] Tiziano, Venere benda Amore, 1560-1565?. Olio su tela, 118x185 cm. Roma, Galleria Borghese © Galleria Borghese; [fig. 3] Dosso Dossi, Il risveglio di Venere, 1524-1525 circa. Olio su tela, 120x157 cm. Bologna/Milano, Collezione Magnani, pro- prietà Unicredit Milano © Collezione UniCredit Milano; [fig. 4] Nicolas Karcher (Bruxelles? - Mantova 1562), da un disegno di Giulio Romano, Venere, un satiro e putti che giocano (parti- colare), 1539-1540. Arazzo di lana e seta, 410x450 cm. Mantova, Palazzo Ducale Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te Su concessione del MiBACT, Palazzo Ducale di Mantova; [fig. 5] Afrodite velata, II secolo a. C., Marmo pario con patina giallastra, 133x50x45 cm circa. Mantova, Comune di Mantova in deposito presso Palazzo Ducale (Galleria dei Mesi) Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te Su concessione del MiBACT, Palazzo Ducale di Mantova; [fig. 6] Giulio Romano e allievi, Venere allo specchio e Amore. Volta del Camerino di Venere, 1527. Affresco. Mantova, Palazzo Te. Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te; [fig 7] Giulio Romano e allievi, Marte insegue Adone trattenuto da Venere che viene punta dalla spina di una rosa, Camera d'Amore e Psiche, 1527-28. Affresco.Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te [fig. 8] Giulio Romano e allievi, Venere con Marte e Cupido nell’Olimpo sotto il trono di Giove. Volta della Camera dei Giganti, 1530-1534. Affresco. Mantova, Palazzo Te Foto: Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
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