ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 11 aprile 2024

Canaletto, un «ospite illustre» al Palazzo Ducale di Venezia

«Venezia è la perla d’Italia. Quando si volge lo sguardo a questi palazzi marmorei, a questi ponti, a queste chiese, a questo merletto stupendo di colonne, balconi e finestre, si comprende perché veniamo tutti qui». Così il francese Hippolyte Tayne dava voce ai tanti stranieri che vedevano nella Serenissima una tappa obbligata del loro Grand Tour, il viaggio tra i Paesi dell’Europa che, a partire dal Seicento e fino ai primi decenni dell’Ottocento, fu considerato parte essenziale nel percorso educativo dei giovani rampolli dell'aristocrazia inglese, francese e tedesca.

In quegli stessi anni nacque l’industria del ricordo. Le élite europee non rinunciavano, infatti, a portarsi a casa un «souvenir d’Italie». Per soddisfare la domanda di questo esigente stuolo di turisti-compratori, a caccia di una statuetta in biscuit o di un piccolo acquerello, di un cammeo o di un oggetto in vetro, artisti e artigiani diedero vita a una lucrosa attività, realizzando copie di capolavori d’arte antica o creando nuove opere, in alcuni casi commissionate dagli stessi viaggiatori. Il risultato di questa pratica fu l’impetuoso sviluppo di alcuni generi artistici, in particolare i ritratti e le vedute, vere e proprie cartoline di viaggio che servivano a ricordare i luoghi e i paesaggi rimasti nel cuore. Pompeo Batoni, Canaletto, Zuccarelli, Gaspar Van Wittel, Joseph Wright of Derby, Luca Carlevarijs e Giovan Battista Piranesi sono solo alcuni degli artisti coinvolti in questa attività nelle varie città italiane: Roma, Firenze, Napoli, Milano, il Golfo dei poeti, la Costiera amalfitana e, ovviamente, Venezia.

Nella Serenissima, tra i soggetti più amati e più richiesti dagli aristocratici del Grand Tour, c’era la veduta del Bacino di San Marco con Palazzo Ducale, massima espressione della bellezza luminosa e acquatica della città, diventata immagine e «oggetto del desiderio» in tutta Europa proprio grazie alla diffusione del vedutismo. Antonio Canal, meglio noto come Canaletto (Venezia, 1697-1768), era un maestro indiscusso di questo genere, con le sue vedute così accurate e minuziose da sembrare una fotografia. E il cuore pulsante della Serenissima, un vero e proprio museo a cielo aperto, ma anche un palcoscenico per eventi storici come l’incontro tra l'imperatore Barbarossa e papa Alessandro (1177) o le grandi feste per il Carnevale, era uno degli scorci più pittoreschi della sua produzione.

Tra le opere più iconiche del pittore veneziano, non si può, dunque, non annoverare «Il molo verso Riva degli Schiavoni con la colonna di San Marco» (1735-1740): un dipinto, acquistato come souvenir di lusso da Thomas Osborne (1713-1789), quarto duca di Leeds, in cui «la coerenza prospettica dell’impianto spaziale, la resa precisa delle architetture e la qualità della luce cristallina, che evoca in lontananza il pulviscolo atmosferico, riassumono al meglio la sua straordinaria produzione». Ogni elemento della narrazione concorre, infatti, «alla resa dello spazio, alla vastità della visione, alla celebrazione di Venezia come città che sorge dalle acque, suscitando stupore e meraviglia».


L’opera è il terzo degli «Ospiti a Palazzo», la rassegna che porta nelle sale del Palazzo Ducale di Venezia grandi esempi di opere pittoriche, volte a esaltare il ruolo della città lagunare e dei suoi protagonisti nella storia e nella cultura europea e che, al contempo, rafforza il dialogo tra istituzioni museali. Inaugurato nel 2022, con la presentazione del capolavoro «Maria Maddalena in estasi» di Artemisia Gentileschi, e proseguito lo scorso anno, con «L’ultimo Senato della Repubblica di Venezia» di Vittorio Emanuele Bressanin, il progetto espositivo stringe in questa edizione, in cartellone fino al 21 luglio nella rinnovata Quadreria, e più precisamente nella Sala del Magistrato alle Leggi, un sodalizio con il Castello sforzesco di Milano. È, infatti, in queste sale che è usualmente esposto il dipinto «Il molo verso Riva degli Schiavoni con la colonna di San Marco», conservato, a partire dal 1995 (l’anno dell’acquisto a Finarte da parte dell’istituzione meneghina), insieme con un altro lavoro del Canaletto, «Il molo verso la Zecca con la Colonna di San Teodoro», anch’esso proveniente dalla collezione dei duchi di Leeds, dove era entrato nel Settecento probabilmente attraverso la mediazione del banchiere, mercante e collezionista inglese Joseph Smith, dal 1744 console britannico a Venezia, protettore e agente ufficiale dello stesso artista, che nel suo palazzo ai Santi Apostoli esponeva, a scopo promozionale, dodici vedute canalettiane del Canal Grande.

La mostra non si configura solo come un «ritorno a casa» del telero, ma offre anche l’occasione per un confronto con un interlocutore coevo, tra i massimi esponenti della pittura veneziana del Settecento: Giambattista Tiepolo (Venezia 1696 – Madrid 1770) con la sua opera «Nettuno offre a Venezia i doni del mare» (1757-1758), appositamente realizzata per Palazzo Ducale, rappresentando il mito di Venezia, regina del mare, che la classe dirigente voleva perpetuare. 

«I due artisti, pressoché coetanei, non potrebbero essere più differenti nella loro poetica – si legge nei pannelli descrittivi in mostra -. Se Canaletto si specializza nell’arte della veduta, nella resa precisa, lenticolare, della realtà circostante, eleggendo la città di Venezia a sua musa ispiratrice, Giambattista Tiepolo origina visioni d’incanto con scene popolate da divinità classiche, personaggi mitologici e allegorie. Affascinati inizialmente dall’aspro contrasto di luce e ombra, nel crescere degli anni la tensione chiaroscurale si apre, in entrambi, a una luminosità tersa, a uno stile più controllato e nitido». Canaletto non restituisce però alla nostra vista solo le architetture della città, ma ci porta all’interno della vita quotidiana dei suoi abitanti, figure che rendono ancora più reale e animata la scena raffigurata, un mercato. Come scriveva Pietro Zampetti, nel 1967, il pittore ci racconta così «la realtà schietta e sincera, il senso delle cose scrutate nella loro essenza più vera e profonda».

Informazioni utili
Ospiti a Palazzo: Canaletto. Palazzo Ducale, Quadreria, piazza San Marco - Venezia. Orario: tutti i giorni, ore 9.00 – 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) | Domenica 28 aprile il Museo aprirà al pubblico alle ore 14:00 | Aperture speciali: dal 1° maggio al 30 settembre 2024, ogni venerdì e sabato apertura fino alle ore 23.00 (ultimo ingresso ore 22.00). Ingresso: i costi dei biglietti sono consultabili al link https://palazzoducale.visitmuve.it/it/pianifica-la-tua-visita/biglietti/. Informazioni: tel. +39.041.2715911 o https://palazzoducale.visitmuve.it/it/contattaci/. Fino al 21 luglio 2024

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