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martedì 16 aprile 2024

Milano Design Week #2, tutti gli appuntamenti da non perdere al Brera Design District

È la seconda metà del Settecento quando Maria Teresa d’Austria, la prima e unica donna a capo dei vasti possedimenti dell’impero asburgico, tra cui c’era anche la Lombardia, decide di dar vita a Milano a una cittadella delle arti e della scienza. Il Palazzo di Brera, edificio sorto su un antico convento trecentesco dell’ordine degli Umiliati, successivamente passato all’Ordine dei Gesuiti, il cui attuale assetto si deve all’architetto seicentesco Francesco Maria Richini, diventa il cuore di questo progetto illuminato destinato a cambiare il volto di un intero quartiere. Una grande biblioteca pubblica, l’Orto botanico, la Società patriottica (poi Istituto lombardo di scienze e lettere), la celebre Accademia di belle arti e la Pinacoteca, oltre al già presente Osservatorio, trasformano quel borgo molto popolare a pochi passi dal Duomo e dal Castello Sforzesco, il cui nome deriva dal termine medioevale di origine longobarda «brayda», ovvero «campo erboso, terreno incolto», nella casa degli artisti.
 
Tra le strade ciottolose del quartiere e nelle sale dell’Accademia muovono i propri passi maestri bohèmien della scapigliatura come Tranquillo Cremona e Daniele Ronzoni, mentre, nei primi decenni dell’Ottocento, il romantico Francesco Hayez, l’artista definito da Giuseppe Mazzini «il capo della scuola di pittura storica che il pensiero nazionale reclama in Italia», forma una generazione di pittori. Adolfo Wildt è, invece, a capo della cattedra di plastica della figura nei primi decenni del Novecento e vede tra i banchi della sua classe Lucio Fontana, Fausto Melotti, Luigi Broggini e il meno noto Giuseppe Busuoli. Piano, piano Brera si popola di locali: la latteria delle sorelle Pirovini, il bar della Titta, il Soldato d’Italia e il leggendario Jamaica. È ai tavolini di questo locale, aperto nel 1911, che si siede, per un bicchiere di vino o per una chiacchierata con gli amici, il fior fiore dell’arte e della cultura italiana, da Gianni Dova a Roberto Crippa, da Cesare Peverelli a Bruno Cassinari, da Samboné a Roberto Treccani, da Piero Manzoni a Emilio Tadini, dai poeti Giuseppe Ungaretti e Salvatore Quasimodo ai fotografi Ugo Mulas e Mario Dondero.

Nasce così il mito della «Montmartre milanese delle Avanguardie», uno dei quartieri più iconici della città, che ancora oggi mette in mostra la sua allure creativa con il Brera Design District, marchio registrato da StudiLabo, nato quindici anni fa e diventato, negli anni, una delle tappe obbligate nei giorni del Salone del mobile

Per l’occasione il distretto, al momento uno dei più importanti a livello internazionale per la promozione della cultura del progetto, indossa il suo vestito migliore e, fino al 21 aprile, propone più di duecentoventi appuntamenti tra mostre, grandi installazioni, opere d’arte site-specif, riflessioni sulla sostenibilità del nostro abitare, con il tema «Materia natura» scelto da Fuorisalone.it a fare da filo rosso, nonché presentazioni di nuove collezioni nei 196 showroom permanenti del quartiere, tra cui si annoverano 15 nuove aperture dallo scorso maggio. In via Manzoni debuttano quattro insegne: Davide Groppi, DePadova, laCividina e Talenti. In via Fiori Chiari attireranno l’attenzione dei visitatori le inedite Schumacher e THG Paris. E, poi, nel dedalo di strade tra le fermate di Lanza e Turati, fanno il loro esordio anche gli showroom di Alice Ceramica, Atelier Tapis Rouge, Calligaris Flagship Store, Delvis Unlimited, Dornbracht, Ceramica Sant'Agostino, Nic, Rossin e Voilàp home.

Tra gli eventi più attesi, e di sicuro impatto scenico, c’è quello promosso da Porsche: «Lines of Flights», una scultura interattiva realizzata dal collettivo austro-croato Numen/For Use (formato da Sven Jonke, Christoph Katzler e Nikola Radeljković), che intreccia e ingarbuglia, negli spazi del seicentesco Palazzo Clerici, una grande rete sospesa fatta da una maglia leggera di cellule in metallo, una sorta di paesaggio fluttuante e di «amaca sociale», la cui struttura reticolare si ispira al motivo pied de poule del tessuto Pepita, usato per i rivestimenti di alcuni modelli iconici della casa automobilistica tedesca a partire dagli anni Sessanta.
 
Tra gli appuntamenti da segnarsi in agenda ci sono «There is no kitchen» del marchio tedesco Bulthaup, nel cortile d'onore della Pinacoteca di Brera, l’installazione «Transitions», presentata da Stark nella Sala dei Pilastri del Castello Sforzesco, trasformata per l'occasione in uno spazio multisensoriale e interattivo, tra pattern sinuosi e inaspettati che nascono dalla presenza o dall'assenza di acqua.
 
Altre location di grande suggestione, in alcuni casi aperte per l’occasione, sono: Palazzo Cusani, dove il brand tedesco MCM espone la collezione Wearable casa concepita dall'Atelier Biagetti; Palazzo Citterio, con ventiquattro lampade del marchio spagnolo Loewe; Palazzo Crivelli, che propone un’esperienza multisensoriale a base del distillato sudamericano Zacapa Rum; il sagrato e i chiostri della Chiesa di San Marco, vetrina per l’outdoor living; Palazzo Landriani, con la mostra «Gravity of Light» di Poggenpohl; la Chiesa di Santa Maria Incoronata, con le sedute dell’installazione «Oasi dell'inclusione»; e, infine, la sede del «Corriere della Sera», in via Solferino 28, dove è messa in scena l’installazione «Design, Dismantle, Disseminate», ideata dallo studio Mario Cucinella Architects, che dà forma a «nuova città» realizzata con cassette di frutta, che, dopo aver dato vita a uno spazio urbano inedito, saranno smontate per tornare alla loro funzione originale.
 
In un altro luogo di grande fascino, l’Orto botanico, il magazine «Interni», che quest’anno festeggia i suoi settant’anni di attività con la mostra diffusa «Cross Vision», presenta, in collaborazione con Eni, l’installazione «SunRice – La ricetta della felicità», ideata da Carlo Ratti Associati e Italo Rota (l’architetto scomparso lo scorso 6 aprile), in collaborazione con lo chef stellato Niko Romito. Protagonista di un percorso esperienziale tra piante e fiori è un alimento semplice come il riso, interpretato prima come pianta, poi come ingrediente per un biscotto e infine come materia prima per un’architettura inedita e sostenibile fatta con gli scarti di lavorazione del prodotto, che, in un’ottica di virtuosa circolarità, si trasformerà in pacciamatura, in nuova linfa per le piante del polmone verde di Brera.
 
Offre un luogo di fuga dalla frenesia dal caos di questi giorni milanesi, anche Grand Seiko con il progetto «Materia in movimento» nello spazio Casa Brera, in via Formentini 10, trasformato per l’occasione in un bosco urbano di betulle, dove sperimentare il forest bathing, una tecnica di meditazione giapponese che permette di immergersi nella natura e riconnettersi con essa, e riflettere così sull’importanza del tempo, quello che la maison di orologeria nipponica scandisce con i suoi prodotti.
 
Poco lontano (a circa cinque minuti a piedi), in via Cernaia 1, Casa Mutina apre le porte a una personale del designer francese Ronan Bouroullec, reduce da una mostra al Centre Pompidou di Parigi, nella quale vengono presentate due nuove collezioni di rivestimenti, una da interno e una da esterno, insieme a nuovi oggetti in ceramica realizzati in edizione limitata.

Altro appuntamento da non perdere è quello all’Hub Gattinoni, in via Statuto 2, che diventa per un’intera settimana la casa di glo, brand di punta di Bat Italia per i dispositivi scalda stick destinati ai fumatori, e ospita un’installazione immersiva firmata da Emiliano Ponzi, tra i più rinomati illustratori del panorama nazionale e internazionale. L’artista, noto per il suo stile concettuale e raffinato, dà vita a «Flower Up», un’opera site specific di grande impatto e dalla forte carica tecnologica, che si configura come un vero e proprio inno al colore e alla positività. Attraverso un tunnel immersivo, dove realtà e meraviglia si intrecciano in una realistica esplosione di sagome, cromie e petali fluttuanti, si giunge nel «Giardino delle meraviglie», caratterizzato da scultura di grande impatto: un maestoso albero con fiori e petali colorati.
 
Un’esperienza all’insegna del colore è anche quella che propone Chiquita con Romero Britto, esponente del NeoPop e fondatore dell’Happy Art Movement, che, negli spazi della casa d’arte Cambi, ricrea uno spazio immersivo, interattivo e colorato per celebrare la banana più famosa del mondo.

Il Brera design district è, infine, anche la sede scelta da due delegazioni straniere per presentare il meglio del loro design. Palazzo Confalonieri mette in mostra la creatività austriaca con trenta produttori e top designer del Paese, presentati attraverso un concept creativo realizzato dai pluripremiati architetti Vasku & Klug
La Casa degli artisti diventa «House of Switzerland Milano» e punta i riflettori sulla variegata scena elvetica proponendo 23 progetti di designer, studi, università, marchi e gallerie, che danno forma al tema della gioia, filo rosso di quest’anno, in maniera innovativa e ricca di sfaccettature. Panchine, protezioni antipioggia, apparecchiature per DJ di alta qualità, una collezione di vasi in vetro, ma anche un braccio robotico, vecchie corde da arrampicata che diventano tappeti colorati, scarpe per bambini caratterizzate da un riutilizzo responsabile dei materiali sfilano lungo il percorso espositivo, che parte da una domanda: «qual è il ruolo che il design può assumere nella società e in che modo la gioia può essere sfruttata come fattore positivo di trasformazione?». La cultura del progetto pone, dunque, attenzione all’economia circolare. Si fa attenta all’ambiente per costruire un futuro sostenibile.

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