ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 10 giugno 2021

In Val Seriana un anno di iniziative per i cinquecento anni dalla nascita di Giovan Battista Moroni

6.	Cover del volume Giovan Battista Moroni. Opera completa di Simone Facchinetti. Ed. Officina Libraria
Cinquecento anni fa ad Albino, cittadina della Val Seriana, nasceva il pittore Giovan Battista Moroni, una delle figure più rappresentative del panorama artistico lombardo del Cinquecento, famoso soprattutto per la sua copiosa attività di ritrattista, caratterizzata da un'attenta traduzione della realtà e da un intenso approfondimento psicologico dei modelli.
Mostre, narrazioni, restauri, pubblicazioni scientifiche, convegni, incontri, concerti, spettacoli teatrali, escursioni a tema, eventi di animazione culturale, progetti fotografici, creazioni di moda, visite guidate e appuntamenti enogastronomici compongono il ricco cartellone di iniziative, che da giugno alla primavera del 2022, renderà omaggio all’artista nella terra che lo ha visto nascere e in cui ha vissuto e operato per una buona parte della sua vita.
L’immagine scelta per fare da filo rosso al progetto, intitolato «Moroni 500. Albino 1521 – 2021», è un abbraccio, quello tra Maria ed Elisabetta sullo stendardo albinese, restaurato per l’occasione. Quell’abbraccio, carico di speranza per la nuova normalità che stiamo vivendo, avvolge tutta la Val Seriana, un vero e proprio museo diffuso dedicato all’artista, che spazia da Ranica a Fino del Monte, per giungere al capoluogo di provincia, Bergamo, coinvolgendo musei, istituzioni culturali, parrocchie, scuole e associazioni, a partire dall’Accademia Carrara di Bergamo, dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano e dalla Fondazione Adriano Bernareggi.
Giovan Battista Moroni, «Stendardo della Visitazione» (verso), particolare dopo il restauro. Parrocchia di San Giuliano, Albino. Foto Studio Da Re
A segnare l’apertura del progetto, organizzato da PromoSerio, è la mostra «Il codice Moroni», un «innovativo storytelling espositivo», curato da Barbara Mazzoleni e Orietta Pinessi, per svelare in chiave contemporanea tutti (o quasi) i segreti dell’artista rinascimentale.
Articolata in due sedi espositive, le chiese di San Bartolomeo e di San Giuliano ad Albino, l’esposizione propone, fino al prossimo 22 agosto, un percorso narrativo partecipato, multidisciplinare e «multimaterico», che accosta ai dipinti oggetti, tessuti, pigmenti, rari documenti autografi, volumi cinquecenteschi, ricognizioni fotografiche sul territorio, testimonianze documentarie e didattiche.
A San Bartolomeo, edificio del XV secolo che con la sua affascinante pelle affrescata costituisce uno dei monumenti storici più interessanti della Val Seriana, si squaderna un racconto che fa luce su vari aspetti della personalità di Giovan Battista Moroni e che permette al pubblico anche di calarsi in un set moroniano per farsi un selfie nei panni di un personaggio dipinto dall’artista.
I visitatori possono, inoltre, osservare gli abiti del quadro «Il sarto» e quelli del ritratto dei celebri coniugi Spini, filologicamente ricostruiti da Alessio Palmieri Marinoni, ma anche imbattersi nella stilista albinese Simona Brena alle prese con la confezione in diretta di una copia del vestito indossato dalla principessa salvata da San Giorgio nel Polittico moroniano di Fiorano al Serio.
4.	Giovan Battista Moroni, Portrait of a Lady ('La Dama in Rosso'). © The National Gallery, London
Nei giorni della mostra, dal 19 luglio al 1° agosto, la Fondazione Arte della Seta Lisio di Firenze organizzerà, poi, ad Albino una Summer School di alta sartoria storica, nella quale verrà riprodotto l’abito dalla «Dama in rosso» Lucia Albani, sfoggiato nel ritratto di Giovan Battista Moroni custodito alla National Gallery di Londra.
Nella chiesa di San Giuliano si entra, invece, nel mondo delle «Immagini per lo spirito». Due interventi di restauro, affidati ad Antonio Zaccaria, restituiscono piena leggibilità compositiva e cromatica al già citato «Stendardo della Visitazione» della chiesa di San Giuliano, simbolo del progetto albinese, e al «Crocefisso adorato dai santi Bernardino e Antonio da Padova», unanimemente considerato il capolavoro del Moroni sacro.
A questa mostra, per la quale sono state pensate anche delle visite guidate narrate, ne seguiranno altre due: il 18 settembre inaugurerà «Giovan Battista Moroni. Ritorno ad Albino», a cura di Simone Facchinetti e Paolo Plebani, con una selezione di opere legate alla città natale dell’artista, dalle prove giovanili ai ritratti di concittadini fino a dipinti di devozione privata; mentre dall’11 dicembre ci sarà «Moroni Sequel», nella quale Gianriccardo Piccoli si confronterà con le suggestioni moroniane.
Giovan Battista Moroni, Ritratto di Bernardo Spini. Fondazione Accademia Carrara, Bergamo
Ad Albino sono anche in programma un festival di musica classica (dal 4 settembre), una speciale rievocazione storica (18 settembre), due giornate di valorizzazione del patrimonio storico-artistico (16 e 17 ottobre) e uno spettacolo teatrale dal titolo «La Passione di Gesù Cristo secondo Moroni» (8 aprile 2022).
Dal 25 giugno l’iniziativa moroniana accenderà i riflettori anche fuori dalla cittadina della Val Seriana. Si inizierà con Palazzo Moroni a Bergamo Alta. Incontri e conferenze faranno da preludio all’autunno, quando verranno aperte, a seguito di importanti lavori di restauro, le grandi sale affrescate del piano nobile, dove si trovano i celebri ritratti di «Gian Gerolamo Grumelli (Il Cavaliere in Rosa)» e di «Isotta Brembati», e il giardino del palazzo. Da quel momento, grazie alla collaborazione con il Fai – Fondo per l’ambiente italiano, ogni domenica sarà dedicata all’artista rinascimentale, che i visitatori potranno scoprire grazie a un ciclo di visite guidate.
Mentre, dal 9 luglio al 28 novembre, l’Accademia Carrara di Bergamo, in cui sono conservati numerosi capolavori moroniani, garantirà biglietti scontati alla comunità albinese (5 euro anziché 10) e ai visitatori delle mostre in programma ad Albino (8 euro anziché 10).
Giovan Battista Moroni, Ritratto di Pace Rivola Spini. Fondazione Accademia Carrara, Bergamo
Il 15 ottobre ci sarà, invece, la prima assoluta del Catalogo generale dell’opera di Giovan Battista Moroni, curato da Simone Facchinetti (ed. Officina Libraria, Milano), una vera e propria impresa editoriale, che si è protratta per molti anni, durante i quali sono state raccolte le informazioni relative alle oltre duecento opere del pittore, conservate nel territorio bergamasco, ma anche disseminate nei principali musei europei e statunitensi, oltre che in molte collezioni private.
Non mancherà, poi, un convegno di studio, una due giorni organizzata in collaborazione con Fondazione Adriano Bernareggi, in cui dialogheranno i più grandi studiosi nazionali e internazionali che si sono occupati del Moroni e ne hanno curato le più importanti mostre recenti.
L’artista verrà celebrato anche dal mondo enogastronomico. Grazie ad Ascom Confcommercio Bergamo, da luglio i ristoratori della Val Seriana aderiranno all’iniziativa «A tavola con Moroni», proponendo menù con piatti del ‘500, dai «maccaroni» al «Brodo lardiero di cinghiaro», che potranno essere abbinati a una speciale bottiglia di Valcalepio con un’etichetta dedicata all’artista rinascimentale. Per chiudere con dolcezza, grazie a La Dolciaria Bergamasca, sarà, infine, possibile assaggiare il «Cinnamomo», l’antico confetto orobico che fu capace di conquistare Moroni e l’intera Europa.

Didascalie delle immagini
1. Cover del volume «Giovan Battista Moroni. Opera completa» di Simone Facchinetti. Ed. Officina Libraria; 2. Giovan Battista Moroni, «Stendardo della Visitazione» (verso), particolare dopo il restauro. Parrocchia di San Giuliano, Albino. Foto Studio Da Re; 3. Giovan Battista Moroni, Portrait of a Lady (La Dama in Rosso). © The National Gallery, London; 4. Giovan Battista Moroni, Ritratto di Bernardo Spini. Fondazione Accademia Carrara, Bergamo; 5. Giovan Battista Moroni, Ritratto di Pace Rivola Spini. Fondazione Accademia Carrara, Bergamo

Informazioni utili
«Moroni 500. Albino 1521 – 2021». Informazioni: tel. 035.704063; infopoint@valseriana.eu. Facebook: ValSeriana e Val di Scalve. Instagram: valseriana_e_scalve. Sito internet: www.valseriana.eu.

mercoledì 9 giugno 2021

Il «Bestiario infernale»: Dante Alighieri e gli animali della «Divina Commedia» nelle xilografie di Gianni Verna

Dalle «tre fiere» del primo Canto dell’«Inferno» - la lonza, il leone e la lupa – alle api citate nel Canto XXXI del «Paradiso», paragonate agli angeli dell’Empireo: la presenza degli animali nella «Divina Commedia» è inaspettatamente ampia e variegata. Si spazia dai mosconi, dalle vespe, dai serpenti, dai cani e da altre bestie che tormentano le anime dei dannati, incontrate ‘realmente’ da Dante e Virgilio nel loro viaggio ultraterreno, ad animali chiamati alla ribalta attraverso metafore, similitudini, allusioni e perifrasi. È il caso, per esempio, degli «stornei», delle gru e delle colombe, a cui il «Sommo poeta» paragona le anime dei lussuriosi nel Canto V dell’«Inferno», o del grifone cristologico e dell’aquila imperiale, citati nel «Paradiso». Agli animali della «Commedia» dantesca è stato dedicato recentemente, nel 2019, il libro «Il bestiario dell’aldilà» di Giuseppe Ledda, docente all’Università degli studi di Bologna, che ha scritto anche altri volumi sullo scrittore toscano: «La guerra della lingua. Ineffabilità, retorica e narrativa nella Commedia di Dante» (2002), «Dante» (2008), «La Bibbia di Dante» (2015) e «Leggere la Commedia» (2016).
In occasione dei settecento anni dalla morte del poeta toscano, gli animali danteschi tornano alla ribalta con Gianni Verna (Torino, 1942), instancabile artista, allievo di Francesco Casorati e Francesco Franco, che da anni si dedica alla xilografia e che, nel 1987, ha dato vita con Gianfranco Schialvino a un «operativo cenacolo a due», per usare un’espressione di Angelo Dragone, dal quale è nata anche «Smens», unica rivista stampata ancora con caratteri di piombo e direttamente dai legni originali appositamente incisi a cui collaborano importanti studiosi, scrittori poeti e artisti.
In questi giorni, il «Bestiario infernale» dell’artista torinese conclude il percorso espositivo della mostra «Omaggio a Dante 1321 - 2021», in programma al Forte di Bard, in Valle d’Aosta. Cuore dell’esposizione è un prezioso incunabolo dell’opera dantesca, «La Comedia del Divino Poeta Fiorentino Dante Aleghieri», stampato a Brescia nel 1487 da uno dei primi editori che in Italia utilizzò la stampa a caratteri mobili, appena inventata da Gutenberg. Si tratta di Bonino de Boninis, al quale si deve anche l’aver scelto di illustrare l’opera dantesca con una sessantina di xilografie di artisti a lui contemporanei. 
In attesa di poter vedere la mostra in presenza, sul Web è presente, dallo scorso Dantedì, un’anteprima video, in cui l’attore Andrea Damarco legge alcune terzine del celebre poema introdotto dalla direttrice del Forte di Bard, Maria Cristina Ronc.
Nel Medioevo i «Bestiari», particolari volumi a tema letterario e figurato che raccontavano le curiosità del mondo animale accompagnate da spiegazioni moralizzanti o da riferimenti tratti dalla Bibbia, allo scopo di stupire ed erudire il volgo, erano molto in voga. Dante Alighieri si dimostra, dunque, figlio del suo tempo. I «Bestiari» sono anche per lui strumenti spirituali utili nel cammino di conversione ed espiazione dell’uomo, «fondendo nella componente semantica del loro nome -ricorda Gianfranco Schialvino in catalogo - i contenuti dei miti pagani, delle fonti bibliche e teologiche, e delle «Naturales historiae» d’età classica ed ellenistica».
Gianni Verna, artista «che non conosce soste», di ottima fama e consolidato mestiere, propone un percorso non solo tra gli animali reali raccontati da Dante Alighieri, ma anche tra creature mitologiche dai tratti insieme umani e ferini: Caronte, Minosse, Cerbero, Gerione, le Furie, le Arpie, Lucifero, Malacoda, il Minotauro, i Centauri, i Giganti, le Arpie, Proserpina, Medusa, Belzebù e i Draghi. 
Tra gli animali raffigurati ci sono il veltro, il destriero, le vespe, l’aquila, le gru che «van cantando lor lai, / faccendo in aere di sé lunga riga», le colombe, i «porci in brago», la «scrofa azzurra e grossa», «la falsa vacca», il toro «che gir non sa, ma qua e là saltella», i mosconi e i serpenti, «le rane innanzi a la nimica biscia», «i ranocchi pur col muso fuori», «i dalfini, quando fanno segno a’ marinar’ con l’arco de la schiena», l’anitra, il cane «ch’abbaiando agogna, / e si racqueta poi che ’l pasto morde», e le «nere cagne, bramose e correnti», il leone e l’oca, l’orsa e il falcone e lo sparviero, i «lupicini» e il «vipistrello». Questi animali son raccontati da Gianni Verna con precisi tratti di bulino e sempre più spesso con vigorosi colpi di sgorbia, dai quali emerge lo spirito di osservazione dell’artista e il suo pregevole sforzo di interpretazione delle cantiche dantesche, lette ora con devozione e riconoscenza, ora con ironia e dissacrazione.
«La sovrabbondanza di immagini animali nei canti dell’Inferno – che l’artista ha scolpito in due lunghe lastre di noce, conducendo in processione come Noè sull’arca e Mosè attraverso il mare, decine e decine di figure ora morfologicamente inappuntabili, ora elaborate con raffinata sensibilità, ora riducendole all’essenzialità di un segno –, può essere interpretata – racconta Gianfranco Schialvino in catalogo - come un allegorico panorama della degradazione dei dannati, privati d’ogni aspetto umano a causa del peccato e della dannazione. Ma la similitudine animalesca non intende assolutamente svolgere questa generica funzione, essendo anzi numerose le analogie animali che Dante ha usato per gli spiriti del Purgatorio e del Paradiso e perfino per gli angeli: si tratta quindi di una grande varietà di riferimenti che non possono essere ridotti univocamente alla funzione generica di segni della degradazione bestiale dei dannati».
Gianni Verna ci restituisce, dunque, un suo personalissimo «Bestiario infernale», che svolge non soltanto una funzione ornamentale, di commento e di esposizione, ma contribuisce anche,  «attraverso l’attivazione della propria autonomia iconica, - per usare ancora le parole di Gianfranco Schialvino -  a ricostruire la rilevanza culturale di una personalissima epopea dantesca».

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martedì 8 giugno 2021

Venezia, Palazzo Cini riapre al pubblico con il dipinto «San Giorgio e il drago» di Paolo Uccello

Sono finalmente visitabili a Venezia tutti gli spazi del Dorsoduro Museum Mile, l’area tra il Canal Grande e il canale della Giudecca, che vanta quattro musei, le cui collezioni consentono un viaggio lungo otto secoli nella storia dell’arte mondiale, dalla pittura medioevale e rinascimentale al contemporaneo. Ha, infatti, riaperto da pochi giorni le porte, per rimanere visitabile fino al prossimo 31 ottobre, Palazzo Cini a San Vio, raffinata casa-museo sorta nel 1984, che, con le sue opere di Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Piero di Cosimo e Pontormo, va ad arricchire l’offerta culturale della città, o meglio della zona intorno alla Basilica di Santa Maria della Salute, dove si trovano anche le Gallerie dell’Accademia, Punta Dogana e la Collezione Peggy Guggenheim.
Per il settantennale della Fondazione Giorgio Cini (1951-2021), è arrivata a Venezia, nell’ambito dell’iniziativa «L’ospite a palazzo», una delle opere più singolari di Paolo Uccello (Pratovecchio, 15 giugno 1397 – Firenze, 10 dicembre 1475): la tavola con «San Giorgio e il drago», generosamente concessa dal Musée Jacquemart-André di Parigi, in occasione del prestito da parte della Collezione Cini del «Giudizio di Paride» per la mostra «Botticelli. Un laboratoire de la Renaissance» (11 settembre 2020 – 25 gennaio 2021).
L’opera, che ritrae il cavaliere San Giorgio mentre dall'alto del suo cavallo sta trafiggendo il drago, arricchisce di un importante tassello il nucleo del Quattrocento fiorentino della collezione permanente conservata all’interno del palazzo di campo San Vio, generando inedite risonanze, ed evoca simbolicamente il miles christianus che caratterizza il logo della stessa fondazione veneziana, sorta sull’isola di San Giorgio Maggiore nel 1951, per volere di Vittorio Cini in memoria del figlio Giorgio.
La tavola fu acquistata da Nélie Jacquemart alla vendita londinese Stevens del 1899, già nella collezione dell’antiquario fiorentino Stefano Bardini; il recente restauro ha fugato ogni dubbio in merito al ricco dibattito sull’autografia, mettendo in luce la brillante cromia della tempera, il raffinato dosaggio timbrico negli accostamenti delle tinte, le preziose stesure in lacca, i minuti dettagli in punta di pennello, con i profili picchiettati dalla biacca, riscontrabili nelle sue prove sicure. Più controversa la datazione, oggi perlopiù attestata tra anni Trenta e Quaranta, in anticipo di un ventennio circa rispetto all’altra celebre versione del «San Giorgio e il drago» (1455-1469), conservata alla National Gallery di Londra, di più virtuosistico concepimento ed evoluta spazialità. A ribadirne la precocità cronologica sono proprio quegli elementi compositivi e stilistici che rimandano alla matrice tardogotica della formazione dell’artista e ne marcano l’adesione alle atmosfere di Gentile da Fabriano e Ghiberti.
Come per il Botticelli della Cini, anche per il dipinto di Paolo Uccello si è ipotizzata una destinazione profana e una funzione iconica legata alla spalliera di un letto o ad una boiserie per una camera da letto; il tema del resto, popolare nella Firenze del Quattrocento grazie ai ludi, ai tornei, agli spettacoli dedicatigli per le celebrazioni della festa liturgica, era di sovente impiegato nei fronti dei cassoni nuziali, evocando da un lato la dimensione cortese del cavaliere che salva la fanciulla indifesa e assumendo, dall’altro, valore apotropaico nella figura del milite cristiano che trionfa sul demonio. 
Per l’arrivo di «San Giorgio e il drago» di Paolo Uccello, la Sala del Rinascimento della galleria è stata riallestita e il pubblico può ammirare nel nuovo layout i due capolavori di Piero di Cosimo: la «Madonna con il Bambino e angeli musicanti» e la tavola della «Sacra Famiglia con San Giovannino». In particolare quest’ultima opera dell’artista fiorentino è stata restaurata nel 2019 grazie al finanziamento di Save Venice Inc ed è ora apprezzabile in tutto il suo splendore.
Rinnovata con nuove opere, di cui undici stampe di Giambattista Piranesi (Venezia 1720 – Roma 1778) e altrettante fotografie di Gabriele Basilico, al secondo piano del palazzo ha aperto al pubblico anche la mostra «Piranesi Roma Basilico», a cura di Luca Massimo Barbero, che riprende la figura di Piranesi vedutista proposta dalla mostra «Le arti di Piranesi», ideata dalla Fondazione Cini nel 2010, con una lettura originale delle sue vedute di Roma, messe a confronto con il lavoro del grande fotografo. Un primo capitolo dell’esposizione era già stato inaugurato nel 2020, ma, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, la mostra aveva dovuto chiudere anticipatamente.
Il corpus Piranesi della Fondazione Giorgio Cini, acquisito nel 1961, costituisce uno dei fondi di grafica più rilevanti conservati da un’istituzione privata. La sua conservazione è stata garantita dalla lungimirante e generosa decisione di Vittorio Cini, che negli anni settanta del secolo scorso lo acquistò e lo destinò integralmente all’Istituto di Storia dell’arte della fondazione, dove ancora oggi è oggetto di studio.
Con questa esposizione, archi, piazze, obelischi diventano la sintassi di un discorso a due voci che racconta la magnificenza della Roma antica e moderna, mettendo in dialogo il passato con la contemporaneità.

Didascalie delle immagini
1. Palazzo Cini a San Vio, Venezia.  Vista dell'installazione. Mostra Roma, Piranesi, Basilico. Foto: Massimo Pistore; 2.  Palazzo Cini a San Vio, Venezia.  Vista dell'installazione. Sala del Rinascimento. Foto: Massimo Pistore; 3. Palazzo Cini a San Vio, Venezia.  Vista dell'installazione. Mostra San Giorgio e il drago. Foto: Massimo Pistore; 4. Paolo Uccello, San Giorgio e il drago. Musée Jacquemart-André di Parigi; 5. Palazzo Cini a San Vio, Venezia.  Vista dell'installazione. San Giorgio e il drago di Paolo Uccello con Luca Massimo Barbero. Foto: Massimo Pistore

Informazioni utili 
Palazzo Cini, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – Venezia. Orari: venerdì, sabato e domenica, ore 12.00 – 20.00 (ultimo ingresso ore 19.15). Ingresso: intero 10,00€, ridotto € 8,00 (gruppi superiori a 8 persone/ragazzi 15–25 anni/over 65/Soci Touring Club Italiano/Soci Coop/Soci ALI), ridotto Voucher Guggenheim: 7,00€ (per possessori di voucher Peggy Guggenheim Collection/Assicurazioni Generali), ridotto: 5,00€ (Residenti Comune di Venezia/Soci Guggenheim/studenti e docenti universitari U.E. delle facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, iscritti ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico, storico artistico delle facoltà di lettere e filosofia, iscritti alle Accademie delle Belle Arti), gratuito minori di 15 anni (i minori devono essere accompagnati)/ membri Icom (International Council of Museums)/diversamente abili accompagnati da un familiare o da un assistente socio-sanitario/giornalisti accreditati con tesserino/dipendenti Assicurazioni Generali/guide turistiche accreditate. Guida breve: € 4,00. Informazioni: palazzocini@cini.it. Web: www.palazzocini.it, www.cini.it. Facebook: @Palazzo Cini. Instagram: @palazzo_cini. Twitter: @palazzo_cini. Apertura stagionale dal 28 maggio al 31 ottobre 2021

lunedì 7 giugno 2021

Spazi rinnovati e due ricche rassegne estive per la ripartenza del teatro Menotti di Milano

È pronto a ripartire anche il teatro Menotti di Milano, che ha sfruttato i lunghi mesi del lockdown per ristrutturare i suoi spazi con il riammodernamento del foyer, un suggestivo progetto illuminotecnico per l’area di accoglienza del pubblico, il rifacimento del palcoscenico, dei servizi e degli arredi, nonché la creazione di un secondo spazio polifunzionale al piano superiore.
Le caratteristiche e le funzionalità del «nuovo» teatro, che oggi è dedicato a Filippo Perego, verranno presentate lunedì 7 giugno, alle ore 19:00, con un evento di inaugurazione; mentre il giorno successivo, martedì 8, il sipario si riaprirà per la prima volta con la rassegna «Fragili come la terra», quattro appuntamenti tra parola e musica dedicati al pianeta blu e ai suoi abitanti, che vedranno anche la presenza di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano.
Il primo spettacolo, in agenda fino a domenica 13 giugno, è con «Possiamo salvare il mondo prima di cena», riduzione scenica a firma di Emilio Russo del libro «We Are the Weather» di Jonathan Safran Foer, nel quale viene raccontata, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica del nostro pianeta alternando, in modo originale, storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici e suggestioni futuristiche.
Lo spettacolo vedrà salire sul palco il Collettivo Menotti, compagnia under 35 nata nei giorni tra il primo e il secondo lockdown dei teatri, che sarà protagonista anche di «Mattatoio n. 5», riduzione scenica dell’omonimo romanzo di fantascienza di Kurt Vonnegut, anche in questo caso a firma di Emilio Russo, in agenda da martedì 15 a domenica 20 giugno.
La programmazione del teatro Menotti proseguirà, quindi, con un omaggio a Ennio Flaiano: «Un marziano a Roma», spettacolo, con l’attrice Milvia Marigliano e il trombettista Raffaele Kohler, che anticipa l’idea, oggi molto attuale, di società effimera, omologata e in bilico, tra il reale e l’immaginario, alla vana ricerca di un senso al nulla virtuale che ci circonda. Il testo teatrale, in cartellone dal 22 al 24 giugno, racconta l’epopea tragicomica di Kunt, un marziano arrivato sulla terra, con l’idea di fare un viaggio in un pianeta accogliente, placido e blu. La sua storia si consuma in pochi giorni: dapprima c'è curiosità, poi indifferenza e derisione. All'extra-terrestre non resta altro che fare ritorno, in silenzio, nel suo mondo: la terra piena di intellettuali annoiati, giornalisti venditori di fumo, gente che dibatte sul nulla, con la sua superficialità e la sua vanità, non fa per lui.
A chiudere la rassegna sarà, sabato 26 giugno, lo spettacolo «Uomini con il fuoco dentro - La via del sale», a cura del coro interculturale Elikya, con due testi di monsignor Mario Delpini. Si tratta di racconti che stimolano a guardare dentro e fuori di sé, riscoprendo il gusto poetico della fiaba, alla ricerca di scintille che riaccendano l’animo di chi li ascolta.
Molto corposa e articolata sarà, poi, la Rassegna Teatro Menotti in Sormani, che prevede nel mese di luglio una sessantina di appuntamenti, a partire da quello in agenda giovedì 1° luglio, alle ore 19:30, con l’orchestra Mamu Ensemble che proporrà, nell’ambito del centenario della morte di Camille Saint-Saëns (1835-1921), l’esecuzione de «Il carnevale degli animali»; mentre a seguire, alle ore 21:30, ci sarà «Dog Days» con «Le canaglie».
Tra gli spettacoli musicali in agenda si segnalano anche «Storie di un impiegato» del Teatro del Simposio, con brani di Fabrizio De Andrè (venerdì 2 luglio, ore 19:30), «Milano negli occhi, Napoli nel cuore» con l’Orchestra a plettro Città di Milano (domenica 4 luglio, ore 19:30) e, ancora, «Sentimento popolare – Autrici» (giovedì 29 luglio, ore 19:30), un percorso che spazia dalle sonorità portoghesi di Dulce Pontes ai ritmi balcanici di Esma Redzepova, passando per le delicate melodie di Anna Identici, l’impegno della cantautrice cilena Violeta Parra, le parole di Lina Wertmuller musicate da Nino Rota, e, infine, le composizione di Edith Piaf e Rosa Balistreri.
Nella corte della Biblioteca Sormani ci sarà spazio anche per la danza con «24 volte al secondo» (martedì 6 luglio, ore 19:30), spettacolo della compagnia Sanpapié selezionato nell’ambito di «Next – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo lombardo» – Edizione 2020, che si avvale delle coreografie di Lara Guidetti e delle musiche di Nino Rota ed Ennio Morricone.
Non mancheranno omaggi a Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, in occasione dei settecento anni dalla morte. La rassegna milanese si chiuderà, infatti, con gli spettacoli «Dante. Più nobile è il volgare», un monologo di Roberto Mercadini (30 luglio, ore 19:30), e «Mio marito Dante – Monna Gemma Donati racconta», con Marina Marazza (1° agosto, ore 19:30).
Altri spettacoli in cartellone che sottolineano il rapporto con la letteratura sono «Variazioni furiose» (sabato 17 e domenica 19 luglio, ore 19:30), un progetto di Federica Fracassi sull’«Orlando furioso» di Ludovico Ariosto, «Il commissario Collura va in vacanza» (venerdì 16 luglio, ore 19:30), con «storie note e meno note di Andrea Camilleri» raccontate da Donatella Finocchiaro, e «Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti» (26 e 27 luglio, ore 19:30), una sfida teatrale e un’immersione leggera e stravagante nel mondo del grande drammaturgo elisabettiano, che vedrà in scena Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci, Lorenzo Degl’Innocenti.
Nel cartellone grande spazio ha anche il teatro civile con spettacoli come «Italiani cincali» (14 luglio, ore 19:30), diretto e interpretato da Mario Perrotta, che parla dell’emigrazione italiana nelle miniere di carbone del Belgio, o «Le olimpiadi del 1936» di Federico Buffa (22 luglio, ore 19:30), ma anche «Italianesi» (20 luglio, ore 19:30) e «O masculu e fìammina» (21 luglio, ore 19:30), entrambi di e con Saverio La Ruina, che raccontano l’uno delle migliaia di soldati e civili italiani rimasti intrappolati in Albania alla fine della Seconda guerra mondiale, l’altro dell’omosessualità in un piccolo paese del meridione. Si parla anche di personaggi storici famosi come Angelo Fausto Coppi (8 luglio, ore 19:30), «l’eroe nato contadino» che ha scritto pagine importanti nella storia del ciclismo, Marie Curie (23 e 24 luglio, ore 19:30), la scienziata vincitrice di due premi Nobel, o il militante politico Albino Calletti, la cui storia è al centro dello spettacolo «Le rotaie della memoria» (25 luglio, ore 19:30), vincitore del Premio Anpi cultura 2008 Ovest Ticino.
C’è, poi, in cartellone un testo teatrale di forte richiamo come «Ubu Re» (30 luglio, ore 19:30), crudele e dionisiaca rappresentazione del potere, che vedrà in scena Sergio Longo, Marika Pensa ed Enrico Ballardini. Non manca, infine, un omaggio all’attualità con «Panico, ma rosa» (11 luglio, ore 19:30), nel quale Alessandro Benvenuti racconta 59 giorni di lockdown tra sogni e bisogni, ricordi e crudeltà, fantasie e humor.
Il teatro Menotti prosegue anche la sua programmazione on-line sulla piattaforma ITsART, il nuovo sipario digitale per teatro, musica, cinema, danza e ogni forma d'arte, live e on-demand, con contenuti disponibili in Italia e all'estero. Per l’occasione sono stati selezionati quattro titoli: «Possiamo salvare il mondo prima di cena», «Mattatoio n°5», «Un marziano a Roma», «Le Olimpiadi del 1936».
La sala milanese compie, dunque, i primi passi verso una nuova normalità e invita a il suo pubblico non solo a divertirsi, ma anche a riflettere sul tempo presente attraverso le parole del teatro, «come se – racconta Emilio Russo -, sotto le macerie di questa guerra ancora da combattere e da soffrire, i costruttori di bellezza siano impegnati a creare il mondo che verrà».

Didascalie delle immagini
1. Compagnia Sanpapié;  2. Una scena dello spettacolo «Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti»; 3. Una scena di «Italiani cincali», diretto e interpretato da Mario Perrotta. Foto di Chicco Saponaro; 4.  Una scena di «O masculu e fìammina», di e con Saverio La Ruina; 5. Una scena di Ubu Re, con Skené Company di Milano; 6.  Una scena dello spettacolo  «Le rotaie della memoria» , vincitore del Premio Anpi cultura 2008 Ovest Ticino; 7.  Gabriella Greison in «Cara Maria Curie»

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venerdì 28 maggio 2021

Si apre con un omaggio a Dante la stagione estiva del teatro di Verbania

Saranno Alessio Boni e Marcello Prayer a tenere a battesimo l’estate culturale di Verbania. Sabato 5 giugno al Centro eventi multifunzionale «Il Maggiore» andrà in scena «Anima smarrita», concertato a due su Dante Alighieri, che affianca alle terzine del «Sommo poeta» una selezione di testimonianze audio di autori del Novecento italiano, da Giuseppe Ungaretti a Eugenio Montale, da David Maria Turoldo a Carmelo Bene.
Si apre così per il teatro piemontese, nato nel 2016 sulle sponde del lago Maggiore per volontà dell’architetto madrileno Salvador Perez Arroyo, un ricco cartellone di eventi che per i prossimi tre mesi vedrà intrecciarsi prosa, musica, opera e danza.
Subito dopo Alessio Boni e Marcello Prayer, domenica 13 giugno sarà la volta di Antonella Ruggero con il suo «Concerto versatile», un recital che fonde il pop con la musica sacra o le melodie dal mondo, nel quale saranno in scena anche Roberto Olzer (al pianoforte e all’organo liturgico) e Roberto Colombo (al vocoder e al synth basso).
A seguire, giovedì 17 giugno, saliranno, quindi, sul palco del teatro verbanese Roberta Lidia De Stefano, Alessandra Faiella, Eva Riccobono, Marina Rocco e Lucia Vasini nello spettacolo «I monologhi della vagina», su testo di Eve Ensler e per la regia di Emanuela Giordano.
Mentre mercoledì 30 giugno i riflettori si accenderanno su Angela Finocchiaro e Daniele Trambusti, protagonisti di «Bestia che sei», reading a due voci, scritto dal bolognese Stefano Benni, che dà vita a una sfilata di caratteri surreali e grotteschi - a volte molto reali, altre decisamente fantastici-, che ci ricordano come l’homo sapiens sia la bestia più ridicola e feroce del cosmo.
Il primo appuntamento di luglio, sabato 3, sarà, invece, con lo spettacolo «Non svegliate lo spettatore», dedicato alla vita dello scrittore e sceneggiatore Ennio Flaiano. Il pubblico – si legge nella sinossi - «sarà proiettato, con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole, nel mondo della letteratura, del cinema e del teatro attraverso la recitazione di Lino Guanciale e il commento musicale del maestro Davide Cavuti».
Mentre domenica 4 luglio i riflettori saranno puntati sull’Orchestra I Pomeriggi Musicali che, sotto la bacchetta di Elena Casella, presenterà un omaggio a Ludwig Van Beethoven, del quale sarà protagonista anche la soprano Elizabeth Hertzberg. La Finzi Academy, organizzatrice dell’appuntamento con la Fondazione «Il Maggiore» di Verbania, sta ideando un evento unico, eseguito con pubblico in sala e diffusione contemporanea all'esterno tramite un sistema di cuffie wi-fi silent system. Tramite le luci delle cuffie stesse, il pubblico, diretto dalla regista Angela Giulia Toso, formerà delle immagini che enfatizzeranno la spettacolarità dell'evento.
Seguirà, venerdì 9 luglio, l'appuntamento con la Mm Contemporary Dance Company e il loro «Carmen/Bolero», uno spettacolo che porta in scena due grandi titoli del repertorio musicale nell'interpretazione di due coreografi italiani: Emanuele Soavi, da anni attivo in Germania, e Michele Merola, direttore artistico della compagnia.
Sarà poi la volta, martedì 13 luglio, di «Amen», uno spettacolo in forma di concerto per voci ed elettronica, con la presenza di Massimo Recalcati e la regia di Walter Malosti. Oltre al noto psicoanalista, al suo debutto nella scrittura teatrale, animeranno la performance, che questa estate prevede solo altre due date a Spoleto e a Napoli, le voci di Marco Foschi, Federica Fracassi e Danilo Nigrelli e i suoni di Gup Alcaro. Venerdì 16 luglio sarà, invece, la volta di «Ci vuole orecchio: Elio canta e recita Enzo Jannacci». Sul palco, nella coloratissima scenografia disegnata da Giorgio Gallione, insieme a Elio ci saranno cinque musicisti, i suoi stravaganti compagni di viaggio, che formeranno un’insolita e bizzarra carovana sonora. Musiche, ma anche scritti e pensieri di compagni di strada, reali o ideali, di Jannacci comporranno il racconto scenico, in un viaggio che spazia da Beppe Viola a Cesare Zavattini, da Franco Loi a Michele Serra, da Umberto Eco a Fo o a Gadda.
Domenica 18 luglio
toccherà, quindi, esibirsi alla Compagnia Egribianco Danza, che porterà sul palco il suo «Gran Galà per la Giornata mondiale della danza», un percorso tra grandi classici coreografati da Susanna Egri e Raphael Bianco come il balletto «Children of Darkness» ed estratti tratti dagli spettacoli «Apparizioni» e «Amor di Mundo», oltre a una prima assoluta dal titolo «Indifferentemente», un duo sulle note di un classico della canzone napoletana interpretato dalla voce inconfondibile e straordinaria di Mina.
Venerdì 23 luglio l'appuntamento sarà, invece, con Gioele Dix e il suo monologo «Vorrei essere figlio di un padre felice», un viaggio ispirato ai primi quattro canti dell’«Odissea», in cui Telemaco, figlio di Ulisse, va alla ricerca del padre mettendosi in cammino tra mare e terra in un percorso che sarà anche di crescita, di presa di coscienza di sé. «Con la sua affilata ironia e pescando dalla sua storia personale e dagli autori che più ama, - si legge nella sinossi- l’attore metterà in scena un recital vivace e documentato per affermare il comune destino dei figli: la lotta individuale per meritare l’amore e l’eredità dei padri».
Mentre Anna Foglietta sarà protagonista della serata di sabato 31 luglio con «La bimba col megafono (Istruzioni per farsi ascoltare)»: uno spettacolo confessione, un monologo tragicomico recitato e cantato, in cui il pubblico potrà ridere e riflettere sulla vita, la libertà, la rivoluzione.
Seguirà, sabato 7 agosto, la rappresentazione di «Gianni Schicchi», opera comica in un atto di Giacomo Puccini, con libretto di Gioacchino Forzano, che prende spunto dalla «Commedia» dantesca, o meglio dai celebri versi dell’«Inferno»: «Quel folletto è Gianni Schicchi / e va rabbioso altrui conciando».
Giovedì 26 agosto tornerà in scena la Compagnia Egribianco Danza con «Scritto sul mio corpo», spettacolo in cui la live music perfomance e il sound design sono curati dalla band BowLand. La coreografia è – si legge nella sinossi - «una preghiera corale profana, che nella sua laicità racchiude gli slanci appassionati, gli sbilanciamenti emotivi, i caratteri umani e spirituali, la precarietà e le speranze del tempo presente».
Seguirà un altro omaggio, il terzo, a Dante Alighieri nei settecento anni dalla morte. Venerdì 3 settembre l’attrice Lella Costa porterà in scena «Intelletto d’amore», per la regia di Gabriele Vacis. «Nella «Divina Commedia» - racconta l’artista - i personaggi femminili non sono molti, ma sono determinanti». Basti ricordare che ad accompagnare Dante nel paradiso è una donna: Beatrice. Lo spettacolo accende i riflettori su alcune tra le donne dantesche: da Francesca a Taibe, la prostituta delle Malebolge, senza dimenticare «Gemma Donati, la moglie del poeta, madre dei suoi figli, - si legge nella sinossi - che spiegherà come si convive con l’ideale amoroso di tuo marito, se non sei tu».
Omaggerà Dante anche l’appuntamento successivo, in programma sabato 11 settembre: «Ma misi me per l’alto mare aperto», con Michele Mirabella e il duo Saverio Mercadante, composto da Rocco Debernardis al clarinetto e Leo Binetti al pianoforte. La narrazione, che si struttura nella forma di chiacchierata con il pubblico, unisce alla lettura di alcuni passi immortali danteschi a suggestioni musicali e a proiezioni di immagini.
A chiudere la programmazione estiva sarà, nella serata di venerdì 24 settembre, l’orchestra Verdi di Milano, sotto la direzione di Elena Casella e con Cristiana Pegoraro al pianoforte.
Una stagione, dunque, ricca quella del Centro eventi multifunzionale «Il Maggiore», con la quale Verbania spera di catalizzare anche l’attenzione dei turisti, da sempre attratti dalle località turistiche del lago Maggiore.

Didascalie immagini
1 Alessio Boni e Marcello Prayer; 2. Antonella Ruggero; 3. Compagnia Egri-Bianco. Foto Camparotto;  4. Lino Guanciale. Foto: Manuel Scrima; 5. MM Contemporary Dance Company; 6. Lella Costa; 7. Michele Mirabella; 8. Massimo Recalcati  
 
Informazioni utili
www.ilmaggioreverbania.it

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 24 al 30 maggio 2021

A Milano quattro illustratori arricchiscono la proposta del ristorante all'aperto di Eatitaly. Su Catawiki sono all'asta alcuni pezzi imperdibili della collezione Vistosi. Prato si prepara ad accogliere una statua dedicata al calciatore Paolo Rossi. Grottaglie riapre il quartiere delle ceramiche. Al Masi di Lugano è in mostra una preziosa copia del quadro «Il giardino delle delizie». A Venezia la Fondazione Cini annuncia le nuove date «Homo Faber. Crafting a more human future»: si terrà nei giorni della Biennale d'arte. 
Tra gli eventi in programma la prossima settimana, si segnalano, invece, «I luoghi del progetto», in agenda dal 4 al 6 giugno in Triennale, l'iniziativa «Van Gogh saluta Padova», in scena dal 31 maggio al 6 giugno, e il progetto «Dante delle marionette», che debutta l'8 giugno al Piccolo di Milano. Questi sono gli appuntamenti di cui vi abbiamo parlato in settimana sulla pagina Facebook di Fogli d'arte (@foglidarte). 
Gli aggiornamenti del sito riprenderanno lunedì 7 giugno, mentre sulla pagina Facebook, dal 29 maggio al 6 giugno, pubblicheremo un solo aggiornamento giornaliero
Vi auguriamo una buona Festa della Repubblica italiana (2 giugno) e una serena festa del Corpus Domini (3 giugno). 
Buona lettura! 

GROTTAGLIE SI PREPARA ALL’ESTATE. RIAPRE AL PUBBLICO IL QUARTIERE DELLE CERAMICHE

La storia di Grottaglie, «città dalle molte grotte», a pochi chilometri da Taranto, è legata a quella della produzione di ceramica, anche grazie alle ricche cave di argilla presenti sul territorio. Dopo sette mesi di chiusura al pubblico, le oltre cinquanta botteghe che si trovano lungo la gravina di San Giorgio, molte delle quali hanno al loro interno torni e fornaci, stanno tornando ad aprire le porte per svelare ai turisti le diverse fasi di lavorazione degli oggetti, secondo la tradizione nata nel Medioevo.
Oltre a piatti, ciotole, coppe, recipienti di varie forme, tra i pezzi che vengono prodotti ci sono i galletti, tipici di Grottaglie, i «pumi» (nella foto), che si vedono esposti sui davanzali delle case salentine e sono considerati di buon auspicio (ma solo se dati o ricevuti in dono), e la «pupa baffuta», personaggio nato da una leggenda: un vignaiolo, per sottrarre la giovane moglie tradizione dello «ius primae noctis», si travestì da donna e si presentò al suo feudatario al posto della ragazza, dimenticando però di tagliarsi i baffi. Il feudatario ne rise ma, per risparmiargli la vita, chiese tutto il vino prodotto dalle sue vigne in anfore con le fattezze di donna baffuta.
In città riapre anche, nel dirompente Castello Episcopio, il Museo della ceramica (dal martedì alla domenica, dalle ore 10:00 alle ore 13.00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00), che conserva al suo interno ben cinquecento e diciassette pezzi, che vanno dalla ceramica tradizionale per contenere alimenti o per cucinare alle maioliche dei secoli tra il XVII e XX, con brocche e zuppiere, fino ad oggetti contemporanei.
Per informazioni infopoint@comune.grottaglie.ta.it.

«UNA DIVINA COMMEDIA», DANTE SECONDO LA COMPAGNIA MARIONETTISTICA CARLO COLLA E FIGLI
Debutta al Piccolo Teatro di Milano il progetto «Dante delle marionette», promosso in occasione dei settecento anni dalla morte del Sommo poeta. Da martedì 8 a domenica 20 giugno il teatro Grassi ospita «Una Divina Commedia», con la compagnia marionettistica «Carlo Colla e Figli». Lo spettacolo si avvale della regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin. Firma la colonna sonora Daniele Lorenzini. I costumi sono di Cecilia Di Marco e Maria Grazia Citterio.
L’idea di affiancare la marionetta al verso e all’immaginario dantesco risale ad alcuni decenni fa. Alla fine degli anni Ottanta, Eugenio Monti Colla aveva, infatti, dato incarico agli allora giovani laboratori di ideare e realizzare i primi materiali per un eventuale allestimento della «Divina Commedia». Oggi, a quattro anni dalla scomparsa di Eugenio e con l’ausilio dei suoi appunti, la compagna realizza finalmente il suo progetto dantesco.
Ma come affrontare un’opera di tale immensità? La marionetta - piccolo attore di legno, mosso a distanza dal marionettista e dall’autore che risultano essere i veri demiurghi dell’azione - è stato il metronomo per comprendere come ripercorrere il viaggio del Sommo poeta, come ridurre i versi originali, per capire quali episodi rappresentare e quali situazioni mettere in rilievo con un linguaggio teatrale dalla forma particolare.
Le marionette porteranno per mano lo spettatore a ripercorrere i momenti dell’«Inferno», ad assaporare alcune delle atmosfere del «Purgatorio» sino a compiere un salto nel «Paradiso», inteso come una delle «Apoteosi» tipiche degli spettacoli marionettistici della più radicata tradizione.
Il nuovo allestimento ha visto la realizzazione di nuove sculture e nuove marionette (circa 180 comprese le sagome), di nuovi costumi e di un inedito impianto scenico, per questa particolare occasione pensato come una scenografia dinamica che prevede più di venti ambienti.
Il progetto «Dante delle Marionette» proseguirà con l’allestimento della mostra «Le figure di Dante» al Mutef - Museo del teatro di figura di Milano e con la rassegna teatrale «Dante in baracca», organizzata nei mesi di giugno/luglio allo Stabilimento BASE, negli spazi dell’Ex Ansaldo.
Il costo del biglietto varia dai 25,00 euro della platea ai 22,00 della galleria. Gli spettacoli si terranno nei giorni feriali, alle ore 19.30, la domenica, alle ore 16.00.
Per informazioni: www.piccoloteatro.org

ASTE, LA COLLEZIONE IN VETRO DI MURANO DELLA FAMIGLIA VISTOSI SBARCA SU CATAWIKI
C’è il prototipo per il vaso «Morosina» di Ettore Sottsass, che fu realizzato in edizione limitata in duecentocinquanta pezzi e con un ulteriore pezzo di vetro. C’è un raro manufatto di design, la «Bottiglia dell’oratore», creata tra il 1962 e il 1963 da Peter Pelzel. E c’è anche un prezioso e quasi introvabile vaso di Fulvio Bianconi degli anni Sessanta. È ricco il catalogo degli oggetti di design, in vetro di Murano, realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta, appartenuti alla collezione della famiglia Vistosi all’asta, fino al 3 giugno, su Catawiki, la piattaforma di aste on-line leader in Europa per oggetti speciali.
Alcuni dei pezzi proposti - come dichiarano gli eredi, Gino e Luciano Vistosi, sono «dei prototipi di produzione non firmati, unici nel loro genere perché mai messi in commercio, ma appartenenti alla nostra famiglia».
Quella di Vistosi è una storia di successo: da vetreria legata indissolubilmente al territorio veneziano è diventata, negli anni, un'azienda internazionale, esempio del miglior made in Italy.
Nota per la sua attività nel settore dell’illuminazione decorativa in vetro soffiato, l’azienda fu fondata, in società con il maestro Alfredo Barbini, da Guglielmo Vistosi nel 1945. Dopo pochi anni, Alfredo decise di aprire la propria vetreria; al suo posto subentrarono, sempre a fianco di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste. Affascinati da sempre dall'industrial design, i Vistosi cercarono fin da subito di coniugare la tecnica vetraria locale con le più innovative tendenze stilistiche, specializzandosi in articoli per l’illuminazione.
Alla morte prematura di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste iniziarono una collaborazione con grandi artisti come Peter Pelzel, Alessandro Pianon, Gianmaria Potenza e Fulvio Bianconi, grazie al quale ricevettero, per una serie di vasi cilindrici con decoro spiraliforme, il premio «Compasso d'Oro».
Negli anni '60 la Vetreria Vistosi ottenne alcuni dei massimi riconoscimenti, partecipando, tra l'altro, alla Biennale di Venezia.
Nel corso degli anni successivi si avvalse della collaborazione tra i più famosi designer italiani, tra i quali Gae Aulenti, Vico Magistretti, Eleonore Peduzzi Riva, Ettore Sottsass e Angelo Mangiarotti.
Per saperne di più: https://www.catawiki.it/. 

[Nella foto: Peter Pelzel, Bottiglia dell'Oratore, 1962-1963. Il pezzo è stato prodotto per la Vetreria Vistosi]

«I LUOGHI DEL PROGETTO», TRE GIORNI DI APPUNTAMENTI A MILANO
 
«Un viaggio nel paese del design»
è il titolo della mostra in programma dal 4 al 6 giugno a Milano, negli spazi della Triennale, in occasione della maratona di eventi «I luoghi del progetto», a cura di Claudio Palvarini e Lodovico Gualzetti.
Diciotto metri di immagini, fotografie e testi, allestiti nell’impluvium al primo piano, approfondiscono ciascuna realtà afferenti al Circuito lombardo musei design, una rete di ventisette realtà, ognuno con proprie caratteristiche e particolarità, che mantiene vivo un enorme patrimonio di altissima qualità e di importanza internazionale. Tra i protagonisti ci sono, infatti, gli archivi di Cesare Cattaneo, Origoni Steiner, Osvaldo Borsani, Piero Bottoni, Giovanni Sacchi, Gae Aulenti, Joe Colombo e Pierluigi Ghianda, ma anche musei come quello della Kartell o il Fisogni di Tradate, che mostra la curiosa evoluzione tecnologica connessa ai progetti dei distributori di carburanti, dal 1892 fino ad oggi.
Tra i numerosi appuntamenti che punteggiano la ricca tre giorni in programma in Triennale ci sarà anche il ciclo «Oggetti unici» (venerdì 4 giugno, dalle ore 17:00 alle ore 20:00; sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00), nel quale quindici protagonisti del Circuito lombardo musei design mostreranno e illustreranno un bozzetto, un modello, un prototipo o un oggetto di particolare interesse o rilievo. Fra questi ci saranno l’originale «Set di posate» studiate per l’utilizzo in aereo dell’Archivio Joe Colombo, la «Williams Curved 1» del Museo della macchina da scrivere, che importata in Italia da Camillo Olivetti fu il pretesto della nascita dell’omonima società, e il prototipo degli anni '60 di una «Macchina per caffè a uso domestico» ideato da Achille Castiglioni per La Cimbali.
Sono in programma anche gli incontri «Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatorI» (sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00) e due appuntamenti dal titolo «Design in video» (sabato 5 giugno, dalle ore 19:00 alle ore 20:00; domenica 6 giugno, dalle ore 20:00 alle ore 21:00), con importanti e curiose proiezioni storiche, interviste, video aziendali e pubblicità. È prevista, inoltre, la presentazione del libro «Vogliamo ricostruire l’Italia» (domenica 6 giugno, alle ore 19), con una raccolta di poster ideati da giovani creativi in omaggio a designer, a grafici e architetti che hanno militato nella Resistenza e hanno subito persecuzioni.
Informazioni su https://museidesign.it/.

[Nelle foto: 1. Museo Fratelli Cozzi. Panoramica; 2. Museo Fisogni delle stazioni di servizio. Sala 3, pompe manuali a colonna degli anni ’20 e ’30. © Marco Mocchetti; 3. Archivio Gae Aulenti - casa studio, 1992. © Santi Caleca] 

AL MASI DI LUGANO UNA COPIA CINQUECENTESCA DELL'OPERA IL GIARDINO DELLE DELIZIE DI HIERONYMUS BOSCH
Il Masi di Lugano accende i riflettori su uno dei capolavori più noti di Hieronymus Bosch: «Il giardino delle delizie». Dallo scorso 23 maggio a Palazzo Reali è esposta una delle copie più significative del dipinto, la cosiddetta «Copia di Norimberga», realizzata molto probabilmente quando l'artista era ancora in vita.
«Il giardino delle delizie» di Bosch è un olio su tavola di quercia, datato al decennio 1490-1500, conservato al Museo del Prado di Madrid. Viene considerato uno dei dipinti più famosi, ma anche più misteriosi della storia dell’arte europea. L’eccezionale significato dell’opera, dall’enigmatico e complesso tema iconografico, fu subito riconosciuto dai contemporanei e le sue raffigurazioni del paradiso e dell’inferno hanno affascinato per oltre cinquecento anni il pubblico e gli studiosi.
Ancora prima della morte di Bosch, furono realizzate una serie di copie di pregio, in alcuni casi dipinte da pittori famosi come Michiel Coxcie o addirittura Lucas Cranach il Vecchio.
«Le copie di dipinti - raccontano a Lugano - sono state considerate, negli anni, sempre più come importanti documenti storici e opere d’arte degne di essere esposte. In aggiunta al loro valore artistico, esse possono contribuire alla comprensione del significato e dell’importanza dell’opera originale nei rispettivi cotesti storici. Ciò è ancor più vero nel caso in cui la realizzazione della copia è cronologicamente prossima all’originale».
Quella presentata a Palazzo Reali è stata variamente datata e situata in un arco temporale che va dal 1500 al 1550-1560 circa. È stato, quindi, dipinta quando Hieronymus Bosch era ancora in vita o al più tardi poco più di quarant'anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1516.
«Le altre copie storiche rinvenute -raccontano ancora a Palazzo Reali - si concentrano soprattutto sulla composizione, raramente viene imitato lo stile e solo in casi eccezionali la tecnica pittorica. La copia esposta è particolarmente preziosa perché riprende ampiamente l’originale proprio nella tecnica e nello stile pittorico, nel modo di rappresentare le figure, nella resa della luce e delle ombre, nonché nella stesura a sottili strati del colore sullo sfondo chiaro».
Si suppone che l’opera, oggi su tela, sia stata eseguita nelle dimensioni reali con l’aiuto di un cartone, proprio davanti all’originale. Ciò la rende estremamente preziosa anche in qualità di documento storico-artistico dato che l’originale del Prado lamenta molte lacune, in parte colmate dai diversi restauri succedutisi nel tempo, non sempre però in grado di restituire l’impostazione originale.

[Nella foto: Artista ignoto, Paesi Bassi. Copia del pannello centrale de «Il Giardino delle delizie» di Hieronymus Bosch, 1500-1560 ca., olio su tavola trasportato su tela. Collezione privata] 

A PRATO UNA STATUA PER PAOLO ROSSI, «L’EROE DI ESPAÑA ‘82»
«Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!». Il triplice urlo di Nando Martellini, il telecronista della Rai, entra nelle case di milioni di italiani e segna l’inizio di una grande festa. È l’11 luglio 1982 e, al Santiago Bernabeu di Madrid, la Nazionale di Enzo Bearzot ha appena vinto per 3 a 1 contro la Germania Ovest di Rummenigge, conquistando per la terza volta i Mondiali di calcio. Il presidente Sandro Pertini esulta in tribuna. Dino Zoff alza la coppa al cielo. Il CT Enzo Bearzot viene portato in trionfo dai suoi ragazzi. Gli italiani scendono in piazza per festeggiare una vittoria che mancava al palmares degli Azzurri dal 1938.
Uno degli artefici di quella storica affermazione calcistica a España ‘82 è Paolo Rossi, per tutti Pablito, centroavanti scomparso lo scorso 9 dicembre, che aveva iniziato a giocare a calcio, all’età di cinque anni, nella sua Prato, indossando la maglia del Santa Lucia.
La città toscana ha deciso di ricordare il giocatore con una statua realizzata dalla giovane artista fiorentina Elisa Morucci proprio nel luogo che ha visto l’inizio della sua avventura calcistica: il piccolo piazzale della cipresseta di Santa Lucia, dove, tra l’altro, il locale campo sportivo è intitolato a Vittorio Rossi, padre di Paolo.
La scultura, che sarà svelata a settembre, verrà realizzata in materiali nobili quali il bronzo (secondo l'antica tecnica della cera persa) e il marmo, nello specifico, un blocco di «verde delle Alpi», detto anche serpentino, molto utilizzato nelle chiese toscane e scelto per la base. La scultura si intitolerà semplicemente «Paolo» e misurerà un metro e dieci centimetri circa di altezza. 
A proposito del lavoro, Elisa Morucci dichiara: «So bene che tutti ricordano Paolo sorridente, mentre esulta per la mitica vittoria del Mondiale dell’82. Ho pensato molto a come rappresentarlo. Guardando e ascoltando le tante interviste, durante la lavorazione della scultura, ho creduto di cogliere aspetti, che per me si sono rivelati altrettanto importanti. Ho cercato di rappresentare la serietà, l’educazione, il bagaglio di valori, che tutti gli hanno riconosciuto nel tempo, accompagnati da una velata nostalgia. Ho voluto rappresentare questi aspetti, oltre al resto, al grande campione che è stato. Da artista, sento la necessità di andare più a fondo quando indago un’anima. E trovo che la cosa più bella che possa restituire e suscitare un lavoro in memoria di una persona così ricca di sfaccettature, sia proprio la stratificazione e complessità che gli sono proprie. Ecco perché, questo mezzo busto unisce la forma contemporanea a un gusto classico, quello delle sculture greco-romane, dove l’etica prendeva forma».
Per informazioni: www.elisamorucci.com

«ALCHEMY OF OBJECTS», UN FILM D’AUTORE PER LA MOSTRA «SHORT-CIRCUITS» 
Sono gli ultimi giorni di apertura per la mostra «Short-circuits», che Pirelli HangarBicocca dedica alla figura di Chen Zhen (1955, Shanghai – 2000, Parigi), nelle cui opere vengono trattati temi come la globalizzazione, il consumismo, il superamento dell’egemonia dei valori occidentali e l’incontro tra differenti culture. Per l'occasione sui canali social e sul sito web dell'istituzione milanese è stato lanciato lanciato, nella giornata di venerdì 28 maggio, un inedito cortometraggio dal titolo «Alchemy of objects», realizzato dal duo registico Kinonauts, formato da Matteo Primiterra (1985) e Matteo Stocco (1986), con musiche di Paolo Brusò. Il film, traendo ispirazione dalle opere presentate nella mostra milanese, ripercorre l’arco biografico e creativo dell'artista cinese, proponendo anche inediti documenti storici e preziosi contributi narrativi della moglie Xu Min e del figlio Chen Bo, presidente di Adac - Association des amis de Chen Zhen.
In questi giorni prossimi alla chiusura della mostra, visitabile anche on-line grazie alla piattaforma Arts&Culture di Google con riprese in 3D ad alta definizione, Pirelli HangarBicocca ha proposto anche una visita guidata (gratuita, ma con prenotazione obbligatoria). La conversazione, che si è tenuta mercoledì 26 maggio (alle ore 19:00), ha preso spunto spunto dalle opere esposte per addentrarsi poi negli aspetti culturali, storici e biografici di Chen Zhen, fornendo ai visitatori molteplici chiavi di lettura e spunti di approfondimento. Il pubblico ha potuto ascoltare il dialogo in cuffia, in diretta relazione con le opere nello spazio espositivo, mantenendo la distanza di sicurezza dagli altri visitatori. Alla fine della visita è stato possibile rivolgere domande ai due ospiti della conversazione.
Guide d’eccezione sono stati Hou Hanru e Marco Scotini, tra i più riconosciuti esperti delle interconnessioni tra arte orientale e occidentale. Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi di Roma, è un profondo conoscitore del lavoro dell’artista, soprattutto dei suoi anni parigini (1990-2000), ed è stato tra i primi a promuovere l’arte cinese in Europa attraverso mostre fondamentali quali «Cities on the Move» (1997-99) e «Z.O.U. – Zone of Urgency» (alla 50a Biennale di Venezia, 2003). Nel 2015 ha, inoltre, presentato la grande retrospettiva di Chen Zhen al Rockbund Art Museum di Shanghai. Marco Scotini, direttore artistico dell’Fm Centro per l’arte contemporanea di Milano e responsabile del programma espositivo del Pav - parco arte vivente di Torino, è, invece, autore di uno dei testi per il catalogo pubblicato in occasione della mostra «Short-circuits». Recentemente ha realizzato due importanti progetti in Cina: la prima Biennale di Anren (2017) e la seconda Biennale di Yinchuan (2018), di cui è stato rispettivamente co-curatore direttore.
Informazioni su https://pirellihangarbicocca.org.

[Nella foto:  Chen Zhen mentre lavora nel suo studio. 13mo Arrondissement, Parigi, 1995-96 Courtesy l’artista e Galleria Continua]

VENEZIA, NUOVE DATE PER «HOMO FABER. CRAFTING A MORE HUMAN FUTURE»
Slitta ancora «Homo Faber. Crafting a more human future». La celebrazione del talento creativo nell’alta manifattura, che ha visto il suo debutto nel 2018, tornerà a Venezia, sull’Isola di San Giorgio, in occasione della prossima Mostra internazionale d’arte della Biennale di Venezia.
Dopo una lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria e a un’importante messa a punto di visione, obiettivi e missione, Fondazione Giorgio Cini e Michelangelo Foundation hanno scelto le nuove date della manifestazione internazionale che proporrà i più recenti esiti dell’eccellenza contemporanea del mondo artigianale. La mostra si terrà dal 10 aprile al 1° maggio 2022.
«Attendere la prossima primavera – spiegano dalla Fondazione Giorgio Cini - ha diversi significati: al primo posto la salute e la sicurezza degli operatori e degli espositori provenienti da tutto il mondo, e in particolare dal Giappone, ospite d’onore della prossima edizione della manifestazione, che porterà in Laguna due significative mostre dedicate alla scena produttiva e culturale nipponiche firmate da curatori di fama internazionale. La concomitanza con la Biennale d’arte offrirà altresì l’occasione di concretizzare ulteriori reti culturali con i principali operatori del settore presenti nel territorio veneziano».
La Fondazione Giorgio Cini si auspica che, per allora, la situazione pandemica sia risolta e si possano replicare i numeri della prima edizione: più di 62.000 visitatori in soli 17 giorni di apertura hanno potuto ammirare ben 16 mostre in cui erano esposti quasi mille oggetti rappresentativi per narrare l’intramontabile bellezza e il valore contemporaneo dei mestieri d’arte.
Viene rinviata al 2022 anche «Homo Faber in città», che condurrà il pubblico tra atelier, botteghe e nei monumenti storici, come la Chiesa della Pietà, le mostre a Palazzo Grimani e i laboratori della Fenice per svelare il ricchissimo patrimonio dell’artigianato veneziano nascosto tra calli e cortili. Nell’itinerario è compreso il «Dorsoduro Museum Mile», il percorso culturale che lega idealmente l’una all’altra alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali veneziane: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Punta della Dogana.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.

«VAN GOGH SALUTA PADOVA» CON IL CONCERTO «ALICE CANTA BATTIATO» E IL RECITAL «LETTERE A THEO» 
Si chiude con un concerto esclusivo la mostra «Van Gogh. I colori della vita», in corso al Centro San Gaetano di Padova. Domenica 6 giugno, alle ore 18:30, è in programma l’anteprima del tour estivo di «Alice canta Battiato», spettacolo che, insieme alla cantante forlivese, vedrà sul palcoscenico Carlo Guaitoli, storico pianista del musicista catanese.
Quello fra Franco Battiato e Alice, il cui vero nome è Carla Bissi, è stato più che un sodalizio artistico, una comunione di anime. Legati da una collaborazione nata negli anni Ottanta, i due artisti hanno dato vita a successi come la canzone «Per Elisa», che nel 1981 ha vinto il Festival di Sanremo e si è imposta nelle classifiche italiane e internazionali.
Nel concerto, Alice proporrà alcune delle opere più conosciute e amate del cantautore siciliano in un appuntamento di raffinata eleganza, che farà tappe nelle prossime settimane anche a Milano e Prato.
La settimana che precede la chiusura della mostra vedrà altri appuntamenti speciali, tutti organizzati da Linea d’Ombra e riuniti sotto il titolo «Van Gogh saluta Padova».
Si inizierà la sera del 31 maggio, alle ore 21:00, con un webinar dal titolo «Il paesaggio impressionista. Monet e i suoi amici», tenuto da Marco Goldin. Si proseguirà il 1° e il 3 giugno, alle ore 20:15, con «Van Gogh, davvero», un’esclusiva visita guidata, per sole trenta persone, accompagnati da una suggestiva colonna sonora, con l’esibizione dal vivo del fisarmonicista Gianni Fassetta, e dalla sempre coinvolgente arte oratoria di Marco Goldin.
Il 5 giugno, ore 20:30, è, invece, in programma, nell’Auditorium del Centro San Gaetano, «Vincent van Gogh. Lettere a Theo», anteprima di un recital ideato per la prossima stagione teatrale che unisce il racconto e la lettura di Marco Goldin alla musica di Remo Anzovino, uno dei compositori e pianisti più celebri sulla scena nazionale, le cui musiche hanno costituito la colonna sonora di film recenti dedicati ad artisti quali Gauguin, Monet e lo stesso van Gogh.
Infine, a mostra ormai conclusa, l’8 giugno, alle ore 21:00, sempre Marco Goldin proporrà una visita guidata on-line, su Zoom, alla mostra su Vincent Van Gogh che ha portato a Padova dipinti famosissimi come l’«Autoritratto con il cappello di feltro», «Il seminatore», i vari campi di grano, «Il postino Roulin», «Il signor Ginoux», «L’Arlesiana», i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri.
I biglietti per essere co-protagonisti di questi eventi sono acquistabili su https://biglietto.lineadombra.it; ogni giorno vedrà la messa in vendita di un singolo evento, naturalmente sino alla copertura dei posti di volta in volta disponibili.
Maggiori informazioni su www.lineadombra.it.

AL VIA A MILANO «EATALY PRESENTA: ILLUSTRI ALL’APERTO»: QUATTRO ARTISTI PER PIAZZA XXV APRILE
Prende il via venerdì 28 maggio l’iniziativa «Eataly presenta: Illustri All’aperto», una rassegna di interventi artistici sviluppata in collaborazione con l’Associazione Illustri, dal 2014 punto di riferimento per gli illustratori italiani sia nell’ideazione di mostre, attività di formazione e incontri sia per l’organizzazione di Illustri Festival, la biennale di illustrazione ospitata nel centro storico della città di Vicenza.
L’ampia area in piazza XXV Aprile, davanti a Eataly Milano Smeraldo, vedrà al lavoro quattro illustratori, invitati a creare un’opera originale che racconti l’esperienza del ristorante Eataly all’aperto, declinata su molteplici supporti – primo tra tutti il chiosco in piazza, che diventerà un vero e proprio elemento di decoro urbano e di espressione artistica grazie al suo completo rivestimento in collaborazione con il partner tecnico D-Factory, centro stile alle porte di Milano specializzato nella decorazione di interni e veicoli.
Ogni opera originale verrà presentata in speciali momenti dedicati in cui gli illustratori interverranno in piazza con un live painting. Si partirà venerdì 28 maggio, alle ore 18:00, con Elisa Macellari, per poi proseguire martedì 29 giugno con Ilaria Faccioli, martedì 27 luglio con Francesco Poroli e martedì 31 agosto con Luca Font, in una sorta di staffetta che culminerà a settembre in una mostra collettiva.
Eataly All’aperto è attivo dal lunedì alla domenica, dalle 7.30 alle 23.00 (gli orari sono suscettibili di variazioni in relazione all’evoluzione delle norme restrittive anti-Covid).

[Foto di copertina:Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di feltro grigio, 1887, olio su tela, cm 44,5 x 37.2. Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam]

giovedì 27 maggio 2021

Tirolo, l’«Organo degli eroi» è lo «Strumento dell’anno 2021». I suoi concerti sono Covid-free

Ogni giorno, alle 12 in punto, a Kufstein, una splendida cittadina del Tirolo, si può ascoltare un concerto, anche se ci trova nel verde della natura, tra boschi e pascoli erbosi. Il merito è dell’organo più grande del mondo, che quest’anno, in occasione del suo novantesimo compleanno, è stato designato «Strumento dell’anno 2021» dal Consiglio musicale dei Paesi di lingua tedesca.
Già patrimonio culturale immateriale dell’Unesco dal 2017, l’organo fu realizzato nel 1931 in memoria dei caduti nella Prima guerra mondiale dal mastro organaro Oscar Walcker e da allora ha sempre suonato ininterrottamente, offrendo in estate anche il bis, verso sera, alla luce del tramonto.
In questi mesi caratterizzati dal distanziamento sociale per la pandemia, a Kufstein, ma non solo, si sono resi conto che l’«Organo degli eroi», questo il suo nome, rispetta da sempre le norme anti-Covid e che le sue note percepite in lontananza, anche a dieci chilometri di distanza, hanno qualcosa di contemporaneo; sembrano parte integrante delle misure per prevenire il contagio.
Il concerto d’organo che ogni giorno riempie la vallata di musica è diventato così un messaggero di speranza a distanza: ognuno può ascoltare le sue melodie mettendosi comodo in un luogo circondato dalla natura o in un angolo della bella cittadina tirolese. Il distanziamento è automatico: c’è (tanto) posto per tutti. Su un sentiero, in mezzo a un prato fiorito, sulla pittoresca Römerhofgasse, sul lungofiume: ogni posto è buono per assistere a un concerto diffuso unico ed esclusivo che, da quasi un secolo, riempie il Kufsteinerland di musica.
L’«Organo degli eroi» si trova nella maestosa torre della fortezza che campeggia su uno sperone di roccia sopra Kufstein. Con i suoi 46 registri e le sue 4.307 canne, è lo strumento all’aperto più grande del mondo. Il suo organista è un giovane musicista, Johannes Berger, che così racconta la particolarità del suo lavoro: «Se gli altri suonatori portano sempre con sé il loro prezioso strumento, nel mio caso sono io che mi reco dall’organo. Non posso esercitarmi a casa, ma devo recarmi alla fortezza per provare. Non posso sbagliare. C’è sempre molta gente in ascolto. Ogni volta che l’organo emette un suono ha sempre un pubblico che lo ascolta, anche passivamente. Non c’è organo al mondo come questo. Va conosciuto perfettamente, in ogni sfaccettatura».
Spesso, il venerdì, alle ore 18:30, Johannes Berger tiene altri concerti, suonando brani tratti dalle colonne sonore di film famosi, opere di Ludwig van Beethoven, musica popolare.
L’acustica migliore si gode sotto la tettoia della piazza antistante la fortezza: da qui si può anche osservare l’organista all’opera e persino chiedergli di suonare il proprio brano musicale preferito.
La straordinaria presentazione musicale dura circa venti minuti e finisce sempre con il pezzo «Der gute Kamerad» («Il buon compagno»). Chi ascolta il concerto a distanza di qualche chilometro, invece, della vista dell’organista, avrà gli occhi puntanti sui bellissimi paesaggi del Kufsteinerland, luoghi dove rigenerarsi e ricaricare le batterie. Si può, per esempio, sostare sotto l'abete secolare dello Steinberg, la riserva naturale del Kaisergebirge, o sulla famosa piattaforma a forma di spirale «Adlerblick», situata a 1.280 metri sul livello del mare e munita di un telescopio speciale che offre una magnifica vista. La musica vi raggiungerà anche lì, perché, come diceva Beethoven, anche «dove le parole non arrivano, la musica parla».

Didascalie delle immagini
[Figg.1] Organo degli eroi, Kufstein, Austria. Crediti fotografie: @kufsteinerland; [fig. 2] Manfred Zott suona l'Organo degli Eroi, Kufstein, Austria. Crediti fotografie: @kufsteinerland; [fig. 3] Johannes Berger suona l'Organo degli Eroi, Kufstein, Austria. Crediti fotografie: @kufsteinerland
 
Informazioni utili 
www.kufstein.com