A Milano quattro illustratori arricchiscono la proposta del ristorante all'aperto di Eatitaly. Su Catawiki sono all'asta alcuni pezzi imperdibili della collezione Vistosi. Prato si prepara ad accogliere una statua dedicata al calciatore Paolo Rossi. Grottaglie riapre il quartiere delle ceramiche. Al Masi di Lugano è in mostra una preziosa copia del quadro «Il giardino delle delizie». A Venezia la Fondazione Cini annuncia le nuove date «Homo Faber. Crafting a more human future»: si terrà nei giorni della Biennale d'arte.
Tra gli eventi in programma la prossima settimana, si segnalano, invece, «I luoghi del progetto», in agenda dal 4 al 6 giugno in Triennale, l'iniziativa «Van Gogh saluta Padova», in scena dal 31 maggio al 6 giugno, e il progetto «Dante delle marionette», che debutta l'8 giugno al Piccolo di Milano. Questi sono gli appuntamenti di cui vi abbiamo parlato in settimana sulla pagina Facebook di Fogli d'arte (@foglidarte).
Gli aggiornamenti del sito riprenderanno lunedì 7 giugno, mentre sulla pagina Facebook, dal 29 maggio al 6 giugno, pubblicheremo un solo aggiornamento giornaliero.
Vi auguriamo una buona Festa della Repubblica italiana (2 giugno) e una serena festa del Corpus Domini (3 giugno).
Buona lettura!
La storia di Grottaglie, «città dalle molte grotte», a pochi chilometri da Taranto, è legata a quella della produzione di ceramica, anche grazie alle ricche cave di argilla presenti sul territorio. Dopo sette mesi di chiusura al pubblico, le oltre cinquanta botteghe che si trovano lungo la gravina di San Giorgio, molte delle quali hanno al loro interno torni e fornaci, stanno tornando ad aprire le porte per svelare ai turisti le diverse fasi di lavorazione degli oggetti, secondo la tradizione nata nel Medioevo.
Oltre a piatti, ciotole, coppe, recipienti di varie forme, tra i pezzi che vengono prodotti ci sono i galletti, tipici di Grottaglie, i «pumi» (nella foto), che si vedono esposti sui davanzali delle case salentine e sono considerati di buon auspicio (ma solo se dati o ricevuti in dono), e la «pupa baffuta», personaggio nato da una leggenda: un vignaiolo, per sottrarre la giovane moglie tradizione dello «ius primae noctis», si travestì da donna e si presentò al suo feudatario al posto della ragazza, dimenticando però di tagliarsi i baffi. Il feudatario ne rise ma, per risparmiargli la vita, chiese tutto il vino prodotto dalle sue vigne in anfore con le fattezze di donna baffuta.
In città riapre anche, nel dirompente Castello Episcopio, il Museo della ceramica (dal martedì alla domenica, dalle ore 10:00 alle ore 13.00 e dalle ore 15:00 alle ore 18:00), che conserva al suo interno ben cinquecento e diciassette pezzi, che vanno dalla ceramica tradizionale per contenere alimenti o per cucinare alle maioliche dei secoli tra il XVII e XX, con brocche e zuppiere, fino ad oggetti contemporanei.
Per informazioni infopoint@comune.grottaglie.ta.it.
«UNA DIVINA COMMEDIA», DANTE SECONDO LA COMPAGNIA MARIONETTISTICA CARLO COLLA E FIGLI
Debutta al Piccolo Teatro di Milano il progetto «Dante delle marionette», promosso in occasione dei settecento anni dalla morte del Sommo poeta. Da martedì 8 a domenica 20 giugno il teatro Grassi ospita «Una Divina Commedia», con la compagnia marionettistica «Carlo Colla e Figli». Lo spettacolo si avvale della regia di Franco Citterio e Giovanni Schiavolin. Firma la colonna sonora Daniele Lorenzini. I costumi sono di Cecilia Di Marco e Maria Grazia Citterio.
L’idea di affiancare la marionetta al verso e all’immaginario dantesco risale ad alcuni decenni fa. Alla fine degli anni Ottanta, Eugenio Monti Colla aveva, infatti, dato incarico agli allora giovani laboratori di ideare e realizzare i primi materiali per un eventuale allestimento della «Divina Commedia». Oggi, a quattro anni dalla scomparsa di Eugenio e con l’ausilio dei suoi appunti, la compagna realizza finalmente il suo progetto dantesco.
Ma come affrontare un’opera di tale immensità? La marionetta - piccolo attore di legno, mosso a distanza dal marionettista e dall’autore che risultano essere i veri demiurghi dell’azione - è stato il metronomo per comprendere come ripercorrere il viaggio del Sommo poeta, come ridurre i versi originali, per capire quali episodi rappresentare e quali situazioni mettere in rilievo con un linguaggio teatrale dalla forma particolare.
Le marionette porteranno per mano lo spettatore a ripercorrere i momenti dell’«Inferno», ad assaporare alcune delle atmosfere del «Purgatorio» sino a compiere un salto nel «Paradiso», inteso come una delle «Apoteosi» tipiche degli spettacoli marionettistici della più radicata tradizione.
Il nuovo allestimento ha visto la realizzazione di nuove sculture e nuove marionette (circa 180 comprese le sagome), di nuovi costumi e di un inedito impianto scenico, per questa particolare occasione pensato come una scenografia dinamica che prevede più di venti ambienti.
Il progetto «Dante delle Marionette» proseguirà con l’allestimento della mostra «Le figure di Dante» al Mutef - Museo del teatro di figura di Milano e con la rassegna teatrale «Dante in baracca», organizzata nei mesi di giugno/luglio allo Stabilimento BASE, negli spazi dell’Ex Ansaldo.
Il costo del biglietto varia dai 25,00 euro della platea ai 22,00 della galleria. Gli spettacoli si terranno nei giorni feriali, alle ore 19.30, la domenica, alle ore 16.00.
Per informazioni: www.piccoloteatro.org.
ASTE, LA COLLEZIONE IN VETRO DI MURANO DELLA FAMIGLIA VISTOSI SBARCA SU CATAWIKI
C’è il prototipo per il vaso «Morosina» di Ettore Sottsass, che fu realizzato in edizione limitata in duecentocinquanta pezzi e con un ulteriore pezzo di vetro. C’è un raro manufatto di design, la «Bottiglia dell’oratore», creata tra il 1962 e il 1963 da Peter Pelzel. E c’è anche un prezioso e quasi introvabile vaso di Fulvio Bianconi degli anni Sessanta. È ricco il catalogo degli oggetti di design, in vetro di Murano, realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta, appartenuti alla collezione della famiglia Vistosi all’asta, fino al 3 giugno, su Catawiki, la piattaforma di aste on-line leader in Europa per oggetti speciali.
Alcuni dei pezzi proposti - come dichiarano gli eredi, Gino e Luciano Vistosi, sono «dei prototipi di produzione non firmati, unici nel loro genere perché mai messi in commercio, ma appartenenti alla nostra famiglia».
Quella di Vistosi è una storia di successo: da vetreria legata indissolubilmente al territorio veneziano è diventata, negli anni, un'azienda internazionale, esempio del miglior made in Italy.
Nota per la sua attività nel settore dell’illuminazione decorativa in vetro soffiato, l’azienda fu fondata, in società con il maestro Alfredo Barbini, da Guglielmo Vistosi nel 1945. Dopo pochi anni, Alfredo decise di aprire la propria vetreria; al suo posto subentrarono, sempre a fianco di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste. Affascinati da sempre dall'industrial design, i Vistosi cercarono fin da subito di coniugare la tecnica vetraria locale con le più innovative tendenze stilistiche, specializzandosi in articoli per l’illuminazione.
Alla morte prematura di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste iniziarono una collaborazione con grandi artisti come Peter Pelzel, Alessandro Pianon, Gianmaria Potenza e Fulvio Bianconi, grazie al quale ricevettero, per una serie di vasi cilindrici con decoro spiraliforme, il premio «Compasso d'Oro».
Negli anni '60 la Vetreria Vistosi ottenne alcuni dei massimi riconoscimenti, partecipando, tra l'altro, alla Biennale di Venezia.
Nel corso degli anni successivi si avvalse della collaborazione tra i più famosi designer italiani, tra i quali Gae Aulenti, Vico Magistretti, Eleonore Peduzzi Riva, Ettore Sottsass e Angelo Mangiarotti.
«I LUOGHI DEL PROGETTO», TRE GIORNI DI APPUNTAMENTI A MILANO
AL MASI DI LUGANO UNA COPIA CINQUECENTESCA DELL'OPERA IL GIARDINO DELLE DELIZIE DI HIERONYMUS BOSCH
Il Masi di Lugano accende i riflettori su uno dei capolavori più noti di Hieronymus Bosch: «Il giardino delle delizie». Dallo scorso 23 maggio a Palazzo Reali è esposta una delle copie più significative del dipinto, la cosiddetta «Copia di Norimberga», realizzata molto probabilmente quando l'artista era ancora in vita.
«Il giardino delle delizie» di Bosch è un olio su tavola di quercia, datato al decennio 1490-1500, conservato al Museo del Prado di Madrid. Viene considerato uno dei dipinti più famosi, ma anche più misteriosi della storia dell’arte europea. L’eccezionale significato dell’opera, dall’enigmatico e complesso tema iconografico, fu subito riconosciuto dai contemporanei e le sue raffigurazioni del paradiso e dell’inferno hanno affascinato per oltre cinquecento anni il pubblico e gli studiosi.
Ancora prima della morte di Bosch, furono realizzate una serie di copie di pregio, in alcuni casi dipinte da pittori famosi come Michiel Coxcie o addirittura Lucas Cranach il Vecchio.
«Le copie di dipinti - raccontano a Lugano - sono state considerate, negli anni, sempre più come importanti documenti storici e opere d’arte degne di essere esposte. In aggiunta al loro valore artistico, esse possono contribuire alla comprensione del significato e dell’importanza dell’opera originale nei rispettivi cotesti storici. Ciò è ancor più vero nel caso in cui la realizzazione della copia è cronologicamente prossima all’originale».
Quella presentata a Palazzo Reali è stata variamente datata e situata in un arco temporale che va dal 1500 al 1550-1560 circa. È stato, quindi, dipinta quando Hieronymus Bosch era ancora in vita o al più tardi poco più di quarant'anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1516.
«Le altre copie storiche rinvenute -raccontano ancora a Palazzo Reali - si concentrano soprattutto sulla composizione, raramente viene imitato lo stile e solo in casi eccezionali la tecnica pittorica. La copia esposta è particolarmente preziosa perché riprende ampiamente l’originale proprio nella tecnica e nello stile pittorico, nel modo di rappresentare le figure, nella resa della luce e delle ombre, nonché nella stesura a sottili strati del colore sullo sfondo chiaro».
Si suppone che l’opera, oggi su tela, sia stata eseguita nelle dimensioni reali con l’aiuto di un cartone, proprio davanti all’originale. Ciò la rende estremamente preziosa anche in qualità di documento storico-artistico dato che l’originale del Prado lamenta molte lacune, in parte colmate dai diversi restauri succedutisi nel tempo, non sempre però in grado di restituire l’impostazione originale.
C’è il prototipo per il vaso «Morosina» di Ettore Sottsass, che fu realizzato in edizione limitata in duecentocinquanta pezzi e con un ulteriore pezzo di vetro. C’è un raro manufatto di design, la «Bottiglia dell’oratore», creata tra il 1962 e il 1963 da Peter Pelzel. E c’è anche un prezioso e quasi introvabile vaso di Fulvio Bianconi degli anni Sessanta. È ricco il catalogo degli oggetti di design, in vetro di Murano, realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta, appartenuti alla collezione della famiglia Vistosi all’asta, fino al 3 giugno, su Catawiki, la piattaforma di aste on-line leader in Europa per oggetti speciali.
Alcuni dei pezzi proposti - come dichiarano gli eredi, Gino e Luciano Vistosi, sono «dei prototipi di produzione non firmati, unici nel loro genere perché mai messi in commercio, ma appartenenti alla nostra famiglia».
Quella di Vistosi è una storia di successo: da vetreria legata indissolubilmente al territorio veneziano è diventata, negli anni, un'azienda internazionale, esempio del miglior made in Italy.
Nota per la sua attività nel settore dell’illuminazione decorativa in vetro soffiato, l’azienda fu fondata, in società con il maestro Alfredo Barbini, da Guglielmo Vistosi nel 1945. Dopo pochi anni, Alfredo decise di aprire la propria vetreria; al suo posto subentrarono, sempre a fianco di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste. Affascinati da sempre dall'industrial design, i Vistosi cercarono fin da subito di coniugare la tecnica vetraria locale con le più innovative tendenze stilistiche, specializzandosi in articoli per l’illuminazione.
Alla morte prematura di Guglielmo, i figli Gino e Luciano e il fratello Oreste iniziarono una collaborazione con grandi artisti come Peter Pelzel, Alessandro Pianon, Gianmaria Potenza e Fulvio Bianconi, grazie al quale ricevettero, per una serie di vasi cilindrici con decoro spiraliforme, il premio «Compasso d'Oro».
Negli anni '60 la Vetreria Vistosi ottenne alcuni dei massimi riconoscimenti, partecipando, tra l'altro, alla Biennale di Venezia.
Nel corso degli anni successivi si avvalse della collaborazione tra i più famosi designer italiani, tra i quali Gae Aulenti, Vico Magistretti, Eleonore Peduzzi Riva, Ettore Sottsass e Angelo Mangiarotti.
Per saperne di più: https://www.catawiki.it/.
[Nella foto: Peter Pelzel, Bottiglia dell'Oratore, 1962-1963. Il pezzo è stato prodotto per la Vetreria Vistosi]
«I LUOGHI DEL PROGETTO», TRE GIORNI DI APPUNTAMENTI A MILANO
«Un viaggio nel paese del design» è il titolo della mostra in programma dal 4 al 6 giugno a Milano, negli spazi della Triennale, in occasione della maratona di eventi «I luoghi del progetto», a cura di Claudio Palvarini e Lodovico Gualzetti.
Diciotto metri di immagini, fotografie e testi, allestiti nell’impluvium al primo piano, approfondiscono ciascuna realtà afferenti al Circuito lombardo musei design, una rete di ventisette realtà, ognuno con proprie caratteristiche e particolarità, che mantiene vivo un enorme patrimonio di altissima qualità e di importanza internazionale. Tra i protagonisti ci sono, infatti, gli archivi di Cesare Cattaneo, Origoni Steiner, Osvaldo Borsani, Piero Bottoni, Giovanni Sacchi, Gae Aulenti, Joe Colombo e Pierluigi Ghianda, ma anche musei come quello della Kartell o il Fisogni di Tradate, che mostra la curiosa evoluzione tecnologica connessa ai progetti dei distributori di carburanti, dal 1892 fino ad oggi.
Tra i numerosi appuntamenti che punteggiano la ricca tre giorni in programma in Triennale ci sarà anche il ciclo «Oggetti unici» (venerdì 4 giugno, dalle ore 17:00 alle ore 20:00; sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00), nel quale quindici protagonisti del Circuito lombardo musei design mostreranno e illustreranno un bozzetto, un modello, un prototipo o un oggetto di particolare interesse o rilievo. Fra questi ci saranno l’originale «Set di posate» studiate per l’utilizzo in aereo dell’Archivio Joe Colombo, la «Williams Curved 1» del Museo della macchina da scrivere, che importata in Italia da Camillo Olivetti fu il pretesto della nascita dell’omonima società, e il prototipo degli anni '60 di una «Macchina per caffè a uso domestico» ideato da Achille Castiglioni per La Cimbali.
Sono in programma anche gli incontri «Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatorI» (sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00) e due appuntamenti dal titolo «Design in video» (sabato 5 giugno, dalle ore 19:00 alle ore 20:00; domenica 6 giugno, dalle ore 20:00 alle ore 21:00), con importanti e curiose proiezioni storiche, interviste, video aziendali e pubblicità. È prevista, inoltre, la presentazione del libro «Vogliamo ricostruire l’Italia» (domenica 6 giugno, alle ore 19), con una raccolta di poster ideati da giovani creativi in omaggio a designer, a grafici e architetti che hanno militato nella Resistenza e hanno subito persecuzioni.
Informazioni su https://museidesign.it/.
Diciotto metri di immagini, fotografie e testi, allestiti nell’impluvium al primo piano, approfondiscono ciascuna realtà afferenti al Circuito lombardo musei design, una rete di ventisette realtà, ognuno con proprie caratteristiche e particolarità, che mantiene vivo un enorme patrimonio di altissima qualità e di importanza internazionale. Tra i protagonisti ci sono, infatti, gli archivi di Cesare Cattaneo, Origoni Steiner, Osvaldo Borsani, Piero Bottoni, Giovanni Sacchi, Gae Aulenti, Joe Colombo e Pierluigi Ghianda, ma anche musei come quello della Kartell o il Fisogni di Tradate, che mostra la curiosa evoluzione tecnologica connessa ai progetti dei distributori di carburanti, dal 1892 fino ad oggi.
Tra i numerosi appuntamenti che punteggiano la ricca tre giorni in programma in Triennale ci sarà anche il ciclo «Oggetti unici» (venerdì 4 giugno, dalle ore 17:00 alle ore 20:00; sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00), nel quale quindici protagonisti del Circuito lombardo musei design mostreranno e illustreranno un bozzetto, un modello, un prototipo o un oggetto di particolare interesse o rilievo. Fra questi ci saranno l’originale «Set di posate» studiate per l’utilizzo in aereo dell’Archivio Joe Colombo, la «Williams Curved 1» del Museo della macchina da scrivere, che importata in Italia da Camillo Olivetti fu il pretesto della nascita dell’omonima società, e il prototipo degli anni '60 di una «Macchina per caffè a uso domestico» ideato da Achille Castiglioni per La Cimbali.
Sono in programma anche gli incontri «Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatorI» (sabato 5 e domenica 6 giugno, dalle ore 16:00 alle ore 19:00) e due appuntamenti dal titolo «Design in video» (sabato 5 giugno, dalle ore 19:00 alle ore 20:00; domenica 6 giugno, dalle ore 20:00 alle ore 21:00), con importanti e curiose proiezioni storiche, interviste, video aziendali e pubblicità. È prevista, inoltre, la presentazione del libro «Vogliamo ricostruire l’Italia» (domenica 6 giugno, alle ore 19), con una raccolta di poster ideati da giovani creativi in omaggio a designer, a grafici e architetti che hanno militato nella Resistenza e hanno subito persecuzioni.
Informazioni su https://museidesign.it/.
[Nelle foto: 1. Museo Fratelli Cozzi. Panoramica; 2. Museo Fisogni delle stazioni di servizio. Sala 3, pompe manuali a colonna degli anni ’20 e ’30. © Marco Mocchetti; 3. Archivio Gae Aulenti - casa studio, 1992. © Santi Caleca]
Il Masi di Lugano accende i riflettori su uno dei capolavori più noti di Hieronymus Bosch: «Il giardino delle delizie». Dallo scorso 23 maggio a Palazzo Reali è esposta una delle copie più significative del dipinto, la cosiddetta «Copia di Norimberga», realizzata molto probabilmente quando l'artista era ancora in vita.
«Il giardino delle delizie» di Bosch è un olio su tavola di quercia, datato al decennio 1490-1500, conservato al Museo del Prado di Madrid. Viene considerato uno dei dipinti più famosi, ma anche più misteriosi della storia dell’arte europea. L’eccezionale significato dell’opera, dall’enigmatico e complesso tema iconografico, fu subito riconosciuto dai contemporanei e le sue raffigurazioni del paradiso e dell’inferno hanno affascinato per oltre cinquecento anni il pubblico e gli studiosi.
Ancora prima della morte di Bosch, furono realizzate una serie di copie di pregio, in alcuni casi dipinte da pittori famosi come Michiel Coxcie o addirittura Lucas Cranach il Vecchio.
«Le copie di dipinti - raccontano a Lugano - sono state considerate, negli anni, sempre più come importanti documenti storici e opere d’arte degne di essere esposte. In aggiunta al loro valore artistico, esse possono contribuire alla comprensione del significato e dell’importanza dell’opera originale nei rispettivi cotesti storici. Ciò è ancor più vero nel caso in cui la realizzazione della copia è cronologicamente prossima all’originale».
Quella presentata a Palazzo Reali è stata variamente datata e situata in un arco temporale che va dal 1500 al 1550-1560 circa. È stato, quindi, dipinta quando Hieronymus Bosch era ancora in vita o al più tardi poco più di quarant'anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1516.
«Le altre copie storiche rinvenute -raccontano ancora a Palazzo Reali - si concentrano soprattutto sulla composizione, raramente viene imitato lo stile e solo in casi eccezionali la tecnica pittorica. La copia esposta è particolarmente preziosa perché riprende ampiamente l’originale proprio nella tecnica e nello stile pittorico, nel modo di rappresentare le figure, nella resa della luce e delle ombre, nonché nella stesura a sottili strati del colore sullo sfondo chiaro».
Si suppone che l’opera, oggi su tela, sia stata eseguita nelle dimensioni reali con l’aiuto di un cartone, proprio davanti all’originale. Ciò la rende estremamente preziosa anche in qualità di documento storico-artistico dato che l’originale del Prado lamenta molte lacune, in parte colmate dai diversi restauri succedutisi nel tempo, non sempre però in grado di restituire l’impostazione originale.
[Nella foto: Artista ignoto, Paesi Bassi. Copia del pannello centrale de «Il Giardino delle delizie» di Hieronymus Bosch, 1500-1560 ca., olio su tavola trasportato su tela. Collezione privata]
A PRATO UNA STATUA PER PAOLO ROSSI, «L’EROE DI ESPAÑA ‘82»
«Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!». Il triplice urlo di Nando Martellini, il telecronista della Rai, entra nelle case di milioni di italiani e segna l’inizio di una grande festa. È l’11 luglio 1982 e, al Santiago Bernabeu di Madrid, la Nazionale di Enzo Bearzot ha appena vinto per 3 a 1 contro la Germania Ovest di Rummenigge, conquistando per la terza volta i Mondiali di calcio. Il presidente Sandro Pertini esulta in tribuna. Dino Zoff alza la coppa al cielo. Il CT Enzo Bearzot viene portato in trionfo dai suoi ragazzi. Gli italiani scendono in piazza per festeggiare una vittoria che mancava al palmares degli Azzurri dal 1938.
Uno degli artefici di quella storica affermazione calcistica a España ‘82 è Paolo Rossi, per tutti Pablito, centroavanti scomparso lo scorso 9 dicembre, che aveva iniziato a giocare a calcio, all’età di cinque anni, nella sua Prato, indossando la maglia del Santa Lucia.
La città toscana ha deciso di ricordare il giocatore con una statua realizzata dalla giovane artista fiorentina Elisa Morucci proprio nel luogo che ha visto l’inizio della sua avventura calcistica: il piccolo piazzale della cipresseta di Santa Lucia, dove, tra l’altro, il locale campo sportivo è intitolato a Vittorio Rossi, padre di Paolo.
La scultura, che sarà svelata a settembre, verrà realizzata in materiali nobili quali il bronzo (secondo l'antica tecnica della cera persa) e il marmo, nello specifico, un blocco di «verde delle Alpi», detto anche serpentino, molto utilizzato nelle chiese toscane e scelto per la base. La scultura si intitolerà semplicemente «Paolo» e misurerà un metro e dieci centimetri circa di altezza.
«Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!». Il triplice urlo di Nando Martellini, il telecronista della Rai, entra nelle case di milioni di italiani e segna l’inizio di una grande festa. È l’11 luglio 1982 e, al Santiago Bernabeu di Madrid, la Nazionale di Enzo Bearzot ha appena vinto per 3 a 1 contro la Germania Ovest di Rummenigge, conquistando per la terza volta i Mondiali di calcio. Il presidente Sandro Pertini esulta in tribuna. Dino Zoff alza la coppa al cielo. Il CT Enzo Bearzot viene portato in trionfo dai suoi ragazzi. Gli italiani scendono in piazza per festeggiare una vittoria che mancava al palmares degli Azzurri dal 1938.
Uno degli artefici di quella storica affermazione calcistica a España ‘82 è Paolo Rossi, per tutti Pablito, centroavanti scomparso lo scorso 9 dicembre, che aveva iniziato a giocare a calcio, all’età di cinque anni, nella sua Prato, indossando la maglia del Santa Lucia.
La città toscana ha deciso di ricordare il giocatore con una statua realizzata dalla giovane artista fiorentina Elisa Morucci proprio nel luogo che ha visto l’inizio della sua avventura calcistica: il piccolo piazzale della cipresseta di Santa Lucia, dove, tra l’altro, il locale campo sportivo è intitolato a Vittorio Rossi, padre di Paolo.
La scultura, che sarà svelata a settembre, verrà realizzata in materiali nobili quali il bronzo (secondo l'antica tecnica della cera persa) e il marmo, nello specifico, un blocco di «verde delle Alpi», detto anche serpentino, molto utilizzato nelle chiese toscane e scelto per la base. La scultura si intitolerà semplicemente «Paolo» e misurerà un metro e dieci centimetri circa di altezza.
A proposito del lavoro, Elisa Morucci dichiara: «So bene che tutti ricordano Paolo sorridente, mentre esulta per la mitica vittoria del Mondiale dell’82. Ho pensato molto a come rappresentarlo. Guardando e ascoltando le tante interviste, durante la lavorazione della scultura, ho creduto di cogliere aspetti, che per me si sono rivelati altrettanto importanti. Ho cercato di rappresentare la serietà, l’educazione, il bagaglio di valori, che tutti gli hanno riconosciuto nel tempo, accompagnati da una velata nostalgia. Ho voluto rappresentare questi aspetti, oltre al resto, al grande campione che è stato. Da artista, sento la necessità di andare più a fondo quando indago un’anima. E trovo che la cosa più bella che possa restituire e suscitare un lavoro in memoria di una persona così ricca di sfaccettature, sia proprio la stratificazione e complessità che gli sono proprie. Ecco perché, questo mezzo busto unisce la forma contemporanea a un gusto classico, quello delle sculture greco-romane, dove l’etica prendeva forma».
Per informazioni: www.elisamorucci.com.
Per informazioni: www.elisamorucci.com.
Sono gli ultimi giorni di apertura per la mostra «Short-circuits», che Pirelli HangarBicocca dedica alla figura di Chen Zhen (1955, Shanghai – 2000, Parigi), nelle cui opere vengono trattati temi come la globalizzazione, il consumismo, il superamento dell’egemonia dei valori occidentali e l’incontro tra differenti culture. Per l'occasione sui canali social e sul sito web dell'istituzione milanese è stato lanciato lanciato, nella giornata di venerdì 28 maggio, un inedito cortometraggio dal titolo «Alchemy of objects», realizzato dal duo registico Kinonauts, formato da Matteo Primiterra (1985) e Matteo Stocco (1986), con musiche di Paolo Brusò. Il film, traendo ispirazione dalle opere presentate nella mostra milanese, ripercorre l’arco biografico e creativo dell'artista cinese, proponendo anche inediti documenti storici e preziosi contributi narrativi della moglie Xu Min e del figlio Chen Bo, presidente di Adac - Association des amis de Chen Zhen.
In questi giorni prossimi alla chiusura della mostra, visitabile anche on-line grazie alla piattaforma Arts&Culture di Google con riprese in 3D ad alta definizione, Pirelli HangarBicocca ha proposto anche una visita guidata (gratuita, ma con prenotazione obbligatoria). La conversazione, che si è tenuta mercoledì 26 maggio (alle ore 19:00), ha preso spunto spunto dalle opere esposte per addentrarsi poi negli aspetti culturali, storici e biografici di Chen Zhen, fornendo ai visitatori molteplici chiavi di lettura e spunti di approfondimento. Il pubblico ha potuto ascoltare il dialogo in cuffia, in diretta relazione con le opere nello spazio espositivo, mantenendo la distanza di sicurezza dagli altri visitatori. Alla fine della visita è stato possibile rivolgere domande ai due ospiti della conversazione.
Guide d’eccezione sono stati Hou Hanru e Marco Scotini, tra i più riconosciuti esperti delle interconnessioni tra arte orientale e occidentale. Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi di Roma, è un profondo conoscitore del lavoro dell’artista, soprattutto dei suoi anni parigini (1990-2000), ed è stato tra i primi a promuovere l’arte cinese in Europa attraverso mostre fondamentali quali «Cities on the Move» (1997-99) e «Z.O.U. – Zone of Urgency» (alla 50a Biennale di Venezia, 2003). Nel 2015 ha, inoltre, presentato la grande retrospettiva di Chen Zhen al Rockbund Art Museum di Shanghai. Marco Scotini, direttore artistico dell’Fm Centro per l’arte contemporanea di Milano e responsabile del programma espositivo del Pav - parco arte vivente di Torino, è, invece, autore di uno dei testi per il catalogo pubblicato in occasione della mostra «Short-circuits». Recentemente ha realizzato due importanti progetti in Cina: la prima Biennale di Anren (2017) e la seconda Biennale di Yinchuan (2018), di cui è stato rispettivamente co-curatore direttore.
Informazioni su https://pirellihangarbicocca.org.
In questi giorni prossimi alla chiusura della mostra, visitabile anche on-line grazie alla piattaforma Arts&Culture di Google con riprese in 3D ad alta definizione, Pirelli HangarBicocca ha proposto anche una visita guidata (gratuita, ma con prenotazione obbligatoria). La conversazione, che si è tenuta mercoledì 26 maggio (alle ore 19:00), ha preso spunto spunto dalle opere esposte per addentrarsi poi negli aspetti culturali, storici e biografici di Chen Zhen, fornendo ai visitatori molteplici chiavi di lettura e spunti di approfondimento. Il pubblico ha potuto ascoltare il dialogo in cuffia, in diretta relazione con le opere nello spazio espositivo, mantenendo la distanza di sicurezza dagli altri visitatori. Alla fine della visita è stato possibile rivolgere domande ai due ospiti della conversazione.
Guide d’eccezione sono stati Hou Hanru e Marco Scotini, tra i più riconosciuti esperti delle interconnessioni tra arte orientale e occidentale. Hou Hanru, direttore artistico del Maxxi di Roma, è un profondo conoscitore del lavoro dell’artista, soprattutto dei suoi anni parigini (1990-2000), ed è stato tra i primi a promuovere l’arte cinese in Europa attraverso mostre fondamentali quali «Cities on the Move» (1997-99) e «Z.O.U. – Zone of Urgency» (alla 50a Biennale di Venezia, 2003). Nel 2015 ha, inoltre, presentato la grande retrospettiva di Chen Zhen al Rockbund Art Museum di Shanghai. Marco Scotini, direttore artistico dell’Fm Centro per l’arte contemporanea di Milano e responsabile del programma espositivo del Pav - parco arte vivente di Torino, è, invece, autore di uno dei testi per il catalogo pubblicato in occasione della mostra «Short-circuits». Recentemente ha realizzato due importanti progetti in Cina: la prima Biennale di Anren (2017) e la seconda Biennale di Yinchuan (2018), di cui è stato rispettivamente co-curatore direttore.
Informazioni su https://pirellihangarbicocca.org.
[Nella foto: Chen Zhen mentre lavora nel suo studio. 13mo Arrondissement, Parigi, 1995-96 Courtesy l’artista e Galleria Continua]
VENEZIA, NUOVE DATE PER «HOMO FABER. CRAFTING A MORE HUMAN FUTURE»
Slitta ancora «Homo Faber. Crafting a more human future». La celebrazione del talento creativo nell’alta manifattura, che ha visto il suo debutto nel 2018, tornerà a Venezia, sull’Isola di San Giorgio, in occasione della prossima Mostra internazionale d’arte della Biennale di Venezia.
Dopo una lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria e a un’importante messa a punto di visione, obiettivi e missione, Fondazione Giorgio Cini e Michelangelo Foundation hanno scelto le nuove date della manifestazione internazionale che proporrà i più recenti esiti dell’eccellenza contemporanea del mondo artigianale. La mostra si terrà dal 10 aprile al 1° maggio 2022.
«Attendere la prossima primavera – spiegano dalla Fondazione Giorgio Cini - ha diversi significati: al primo posto la salute e la sicurezza degli operatori e degli espositori provenienti da tutto il mondo, e in particolare dal Giappone, ospite d’onore della prossima edizione della manifestazione, che porterà in Laguna due significative mostre dedicate alla scena produttiva e culturale nipponiche firmate da curatori di fama internazionale. La concomitanza con la Biennale d’arte offrirà altresì l’occasione di concretizzare ulteriori reti culturali con i principali operatori del settore presenti nel territorio veneziano».
La Fondazione Giorgio Cini si auspica che, per allora, la situazione pandemica sia risolta e si possano replicare i numeri della prima edizione: più di 62.000 visitatori in soli 17 giorni di apertura hanno potuto ammirare ben 16 mostre in cui erano esposti quasi mille oggetti rappresentativi per narrare l’intramontabile bellezza e il valore contemporaneo dei mestieri d’arte.
Viene rinviata al 2022 anche «Homo Faber in città», che condurrà il pubblico tra atelier, botteghe e nei monumenti storici, come la Chiesa della Pietà, le mostre a Palazzo Grimani e i laboratori della Fenice per svelare il ricchissimo patrimonio dell’artigianato veneziano nascosto tra calli e cortili. Nell’itinerario è compreso il «Dorsoduro Museum Mile», il percorso culturale che lega idealmente l’una all’altra alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali veneziane: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Punta della Dogana.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.
Slitta ancora «Homo Faber. Crafting a more human future». La celebrazione del talento creativo nell’alta manifattura, che ha visto il suo debutto nel 2018, tornerà a Venezia, sull’Isola di San Giorgio, in occasione della prossima Mostra internazionale d’arte della Biennale di Venezia.
Dopo una lunga pausa dovuta all’emergenza sanitaria e a un’importante messa a punto di visione, obiettivi e missione, Fondazione Giorgio Cini e Michelangelo Foundation hanno scelto le nuove date della manifestazione internazionale che proporrà i più recenti esiti dell’eccellenza contemporanea del mondo artigianale. La mostra si terrà dal 10 aprile al 1° maggio 2022.
«Attendere la prossima primavera – spiegano dalla Fondazione Giorgio Cini - ha diversi significati: al primo posto la salute e la sicurezza degli operatori e degli espositori provenienti da tutto il mondo, e in particolare dal Giappone, ospite d’onore della prossima edizione della manifestazione, che porterà in Laguna due significative mostre dedicate alla scena produttiva e culturale nipponiche firmate da curatori di fama internazionale. La concomitanza con la Biennale d’arte offrirà altresì l’occasione di concretizzare ulteriori reti culturali con i principali operatori del settore presenti nel territorio veneziano».
La Fondazione Giorgio Cini si auspica che, per allora, la situazione pandemica sia risolta e si possano replicare i numeri della prima edizione: più di 62.000 visitatori in soli 17 giorni di apertura hanno potuto ammirare ben 16 mostre in cui erano esposti quasi mille oggetti rappresentativi per narrare l’intramontabile bellezza e il valore contemporaneo dei mestieri d’arte.
Viene rinviata al 2022 anche «Homo Faber in città», che condurrà il pubblico tra atelier, botteghe e nei monumenti storici, come la Chiesa della Pietà, le mostre a Palazzo Grimani e i laboratori della Fenice per svelare il ricchissimo patrimonio dell’artigianato veneziano nascosto tra calli e cortili. Nell’itinerario è compreso il «Dorsoduro Museum Mile», il percorso culturale che lega idealmente l’una all’altra alcune tra le più prestigiose istituzioni culturali veneziane: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Punta della Dogana.
Per maggiori informazioni: www.cini.it.
Si chiude con un concerto esclusivo la mostra «Van Gogh. I colori della vita», in corso al Centro San Gaetano di Padova. Domenica 6 giugno, alle ore 18:30, è in programma l’anteprima del tour estivo di «Alice canta Battiato», spettacolo che, insieme alla cantante forlivese, vedrà sul palcoscenico Carlo Guaitoli, storico pianista del musicista catanese.
Quello fra Franco Battiato e Alice, il cui vero nome è Carla Bissi, è stato più che un sodalizio artistico, una comunione di anime. Legati da una collaborazione nata negli anni Ottanta, i due artisti hanno dato vita a successi come la canzone «Per Elisa», che nel 1981 ha vinto il Festival di Sanremo e si è imposta nelle classifiche italiane e internazionali.
Nel concerto, Alice proporrà alcune delle opere più conosciute e amate del cantautore siciliano in un appuntamento di raffinata eleganza, che farà tappe nelle prossime settimane anche a Milano e Prato.
La settimana che precede la chiusura della mostra vedrà altri appuntamenti speciali, tutti organizzati da Linea d’Ombra e riuniti sotto il titolo «Van Gogh saluta Padova».
Si inizierà la sera del 31 maggio, alle ore 21:00, con un webinar dal titolo «Il paesaggio impressionista. Monet e i suoi amici», tenuto da Marco Goldin. Si proseguirà il 1° e il 3 giugno, alle ore 20:15, con «Van Gogh, davvero», un’esclusiva visita guidata, per sole trenta persone, accompagnati da una suggestiva colonna sonora, con l’esibizione dal vivo del fisarmonicista Gianni Fassetta, e dalla sempre coinvolgente arte oratoria di Marco Goldin.
Il 5 giugno, ore 20:30, è, invece, in programma, nell’Auditorium del Centro San Gaetano, «Vincent van Gogh. Lettere a Theo», anteprima di un recital ideato per la prossima stagione teatrale che unisce il racconto e la lettura di Marco Goldin alla musica di Remo Anzovino, uno dei compositori e pianisti più celebri sulla scena nazionale, le cui musiche hanno costituito la colonna sonora di film recenti dedicati ad artisti quali Gauguin, Monet e lo stesso van Gogh.
Infine, a mostra ormai conclusa, l’8 giugno, alle ore 21:00, sempre Marco Goldin proporrà una visita guidata on-line, su Zoom, alla mostra su Vincent Van Gogh che ha portato a Padova dipinti famosissimi come l’«Autoritratto con il cappello di feltro», «Il seminatore», i vari campi di grano, «Il postino Roulin», «Il signor Ginoux», «L’Arlesiana», i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri.
I biglietti per essere co-protagonisti di questi eventi sono acquistabili su https://biglietto.lineadombra.it; ogni giorno vedrà la messa in vendita di un singolo evento, naturalmente sino alla copertura dei posti di volta in volta disponibili.
Maggiori informazioni su www.lineadombra.it.
Quello fra Franco Battiato e Alice, il cui vero nome è Carla Bissi, è stato più che un sodalizio artistico, una comunione di anime. Legati da una collaborazione nata negli anni Ottanta, i due artisti hanno dato vita a successi come la canzone «Per Elisa», che nel 1981 ha vinto il Festival di Sanremo e si è imposta nelle classifiche italiane e internazionali.
Nel concerto, Alice proporrà alcune delle opere più conosciute e amate del cantautore siciliano in un appuntamento di raffinata eleganza, che farà tappe nelle prossime settimane anche a Milano e Prato.
La settimana che precede la chiusura della mostra vedrà altri appuntamenti speciali, tutti organizzati da Linea d’Ombra e riuniti sotto il titolo «Van Gogh saluta Padova».
Si inizierà la sera del 31 maggio, alle ore 21:00, con un webinar dal titolo «Il paesaggio impressionista. Monet e i suoi amici», tenuto da Marco Goldin. Si proseguirà il 1° e il 3 giugno, alle ore 20:15, con «Van Gogh, davvero», un’esclusiva visita guidata, per sole trenta persone, accompagnati da una suggestiva colonna sonora, con l’esibizione dal vivo del fisarmonicista Gianni Fassetta, e dalla sempre coinvolgente arte oratoria di Marco Goldin.
Il 5 giugno, ore 20:30, è, invece, in programma, nell’Auditorium del Centro San Gaetano, «Vincent van Gogh. Lettere a Theo», anteprima di un recital ideato per la prossima stagione teatrale che unisce il racconto e la lettura di Marco Goldin alla musica di Remo Anzovino, uno dei compositori e pianisti più celebri sulla scena nazionale, le cui musiche hanno costituito la colonna sonora di film recenti dedicati ad artisti quali Gauguin, Monet e lo stesso van Gogh.
Infine, a mostra ormai conclusa, l’8 giugno, alle ore 21:00, sempre Marco Goldin proporrà una visita guidata on-line, su Zoom, alla mostra su Vincent Van Gogh che ha portato a Padova dipinti famosissimi come l’«Autoritratto con il cappello di feltro», «Il seminatore», i vari campi di grano, «Il postino Roulin», «Il signor Ginoux», «L’Arlesiana», i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri.
I biglietti per essere co-protagonisti di questi eventi sono acquistabili su https://biglietto.lineadombra.it; ogni giorno vedrà la messa in vendita di un singolo evento, naturalmente sino alla copertura dei posti di volta in volta disponibili.
Maggiori informazioni su www.lineadombra.it.
Prende il via venerdì 28 maggio l’iniziativa «Eataly presenta: Illustri All’aperto», una rassegna di interventi artistici sviluppata in collaborazione con l’Associazione Illustri, dal 2014 punto di riferimento per gli illustratori italiani sia nell’ideazione di mostre, attività di formazione e incontri sia per l’organizzazione di Illustri Festival, la biennale di illustrazione ospitata nel centro storico della città di Vicenza.
L’ampia area in piazza XXV Aprile, davanti a Eataly Milano Smeraldo, vedrà al lavoro quattro illustratori, invitati a creare un’opera originale che racconti l’esperienza del ristorante Eataly all’aperto, declinata su molteplici supporti – primo tra tutti il chiosco in piazza, che diventerà un vero e proprio elemento di decoro urbano e di espressione artistica grazie al suo completo rivestimento in collaborazione con il partner tecnico D-Factory, centro stile alle porte di Milano specializzato nella decorazione di interni e veicoli.
Ogni opera originale verrà presentata in speciali momenti dedicati in cui gli illustratori interverranno in piazza con un live painting. Si partirà venerdì 28 maggio, alle ore 18:00, con Elisa Macellari, per poi proseguire martedì 29 giugno con Ilaria Faccioli, martedì 27 luglio con Francesco Poroli e martedì 31 agosto con Luca Font, in una sorta di staffetta che culminerà a settembre in una mostra collettiva.
Eataly All’aperto è attivo dal lunedì alla domenica, dalle 7.30 alle 23.00 (gli orari sono suscettibili di variazioni in relazione all’evoluzione delle norme restrittive anti-Covid).
[Foto di copertina:Vincent van Gogh, Autoritratto con cappello di feltro grigio, 1887, olio su tela, cm 44,5 x 37.2. Van Gogh Museum (Vincent van Gogh Foundation), Amsterdam]
Nessun commento:
Posta un commento