ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 25 marzo 2014

«Chapeau, madame!»: ottanta cappelli per raccontare cinquant’anni di stile

Non chiamatelo semplicemente accessorio. È un termine troppo riduttivo per un capo d’abbigliamento capace di regalare eleganza, stile e fascino. Lo dimostra chiaramente il percorso espositivo «Chapeau, madame!», ideato dalla Fondazione Torino Musei per la Sala dei tessuti di Palazzo Madama, dove sono attualmente allineati ottanta cappelli che raccontano il gusto e lo stile della moda femminile nella città sabauda tra il 1920 e il 1970.
L’intera raccolta, in mostra fino al 1° marzo 2015 al secondo piano del monumentale edificio di piazza Castello, proviene dal liceo artistico musicale «Passoni» di Torino ed è frutto di varie donazioni cittadine.
Dalle cloches degli anni Venti ai volumi alla Schiaparelli degli anni Trenta, dai baschi alla Greta Garbo ai cappelli a larga tesa della fine degli anni Settanta, senza dimenticare la deliziose calotte fiorite o le stravaganti bombette di piume degli anni Cinquanta: la carrellata delle fogge più amate dalle signore torinesi nell’arco di cinquant’anni regala ai visitatori uno straordinario viaggio nella storia del costume novecentesco, l’epoca d’oro del cappello.
Usato già nel tardo Medioevo dai ceti più abbienti, il copricapo diventa, infatti, un vero e proprio must-have agli inizi del secolo scorso, quando donne di ogni classe sociale fanno a gara per avere il modello più raffinato e à la page nel proprio armadio. Torino è, allora, la capitale della moda italiana e le signore che vivono all’ombra della Mole, aggiornate sulle ultime tendenze sartoriali della vicina Francia, sono simbolo di un’eleganza discreta da imitare. Alcune di loro si servono da couvre-chefs di famose sartorie parigine come la Maison Lewis, in rue Royale, o come l’atelier di Caroline Reboux, designer nota anche per aver abbigliato il capo dell’imperatrice Eugenia. Altre fanno acquisti da modisterie di alto livello come Vassallo e David, e altre ancora rivolgono la propria attenzione alle creazioni di sartine semisconosciute, ma abilissime nell’interpretare il gusto dei propri clienti come Giuditta Brasseur, ragazzina orfana che apprese l'arte del taglio e del cucito nel Collegio Figlie dei Militari, o come Angela Gallia, che iniziò la propria attività di cappelleria nel 1904 con il marito Filippo.
Anche nei decenni successivi, modisterie eccellenti, quali Cerrato, Maria Volpi, Gina Faloppa, Chiusano e Rigo, mantengono un rapporto privilegiato con la capitale francese e propongono, accanto alle proprie creazioni, modelli originali o copie su licenza di maison come Pierre Balmain, Christian Dior, Jean Barthet e Claude Saint Cyr.
Lungo il percorso espositivo si trovano così cappelli capaci di affascinare ogni donna per l’eleganza delle linee essenziali, per l’eccentricità della fattura o per la vivacità coloristica dei tessuti. Si spazia, infatti, dalla raffinata cloche in feltro rosa della parigina Maria Guy ai bellissimi ballon di pelliccia degli anni Sessanta, da modelli realizzati con materiali poveri in tempo di guerra a capricapo stravaganti come quelli in piume di Maria Volpi e quello in petali di Diorval.
Insieme alla mostra, Palazzo Madama lancia anche il progetto «Storie di moda», mirato all’indagine sulle sartorie, le modisterie e le calzolerie torinesi attive tra il 1860 e il 1960. Il museo chiederà l’aiuto e la collaborazione del suo pubblico per censire e raccogliere documentazione e testimonianze su attività che hanno rappresentato un’eccellenza della creatività e dell’industria torinese. L’obiettivo è quello di creare un nuovo archivio di comunità che verrà reso disponibile sulle piattaforme web di Palazzo Madama. Un modo, questo, per ritrovare momenti importanti della storia cittadina e per condividerli con le nuove generazioni vicine e lontane.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cappello Diorval, Torino, 1960-65; [fig. 2]Cappello di piume Maria Ennas, Torino, 1965 ca; [Fig. 3] Cappello di piume Maria Volpi, Torino, 1955-60

Informazioni utili 
«Chapeau, madame!». Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica, piazza Castello – Torino. Orari: martedì – sabato, ore 10.00-18.00; domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito fino a 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Visite guidate: 30 marzo - 6 aprile - 4 maggio - 1 giugno, ore 17.00 - € 4,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 011.5211788 o tel. 800.329329. Dal 25 marzo 2014 al 1° marzo 2015.

lunedì 24 marzo 2014

I De Pisis segreti di Alberto Rossi alla Gam di Torino

Si è inaugurata con la mostra «I De Pisis di Alberto Rossi: una collezione segreta» la nuova Wunderkammer della Gam – Galleria d’arte moderna di Torino, progetto che da cinque anni presenta al pubblico preziosi nuclei del patrimonio grafico del museo. La nuova dislocazione dello spazio, attigua al Gabinetto disegni e stampe, rende più immediata la relazione tra il progetto espositivo e l’ampia raccolta grafica conservata nel piano interrato dell’edificio di via Magenta, ribadendo la specifica vocazione della Wunderkammer: offrire al pubblico saggi sulla qualità e le peculiarità della vasta collezione posseduta dal museo, tra le maggiori raccolte grafiche italiane, il cui arco cronologico si estende dagli ultimi anni del Settecento alla contemporaneità.
Se il Gabinetto disegni e stampe, inaugurato il 6 marzo 2013 grazie al contributo della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino, è divenuto in questi primi mesi un punto di riferimento per il pubblico interessato a ricevere informazioni, condurre ricerche e consultare gli originali conservati, la Wunderkammer può consolidare la sua missione allestendo in questa nuova sala rassegne di maggiore ampiezza, che consentono veri e propri approfondimenti rispetto ad autori e temi trattati, con la possibilità di ospitare significativi nuclei di opere appartenenti anche ai fondi grafici di musei italiani e stranieri.
La mostra allestita per l’inaugurazione è dedicata a un’ampia scelta di acquerelli ed oli di Filippo De Pisis, parte del generoso lascito disposto da Alberto Rossi (Induno Olona-Varese, 1893 – Torino, 1956) nel 1956, periodo in cui la galleria d’arte moderna era sollecitata a rafforzare la qualità e l’importanza della propria collezione in vista della riapertura nel nuovo edificio progettato da Bassi e Boschetti (1959).
Uomo di profonda cultura letteraria, artistica, musicale e cinematografica, Alberto Rossi fu presenza fondamentale delle pagine culturali de «La Stampa». In un momento drammatico della propria esistenza, il critico e giornalista lombardo volle lasciare al museo torinese la sua raccolta d’arte comprendente anche importanti lavori di Giorgio Morandi, Arturo Tosi, Felice Casorati e altri artisti del Novecento.
Le opere esposte -selezionate da Luigi Ficacci, sovrintendente delle Belle arti di Bologna- sono testimonianza del rapporto che unì Rossi a De Pisis e dipendono dalle circostanze dei loro reciproci contatti. La scelta di queste tele, acquarelli e disegni consente di descrivere le fasi salienti dello stile del pittore ferrarese e la peculiarità della sua evoluzione in ambito europeo.
Lungo il percorso espositivo si spazia, infatti, dal dipinto a olio «Natura Morta in grigio con caffettiera» del 1923, che è un’interpretazione tipica della generale tendenza classicistica post-avanguardistica, a una serie di disegni del periodo parigino, realizzati tra il 1925 e il 1939, che illustrano l’apertura delle forme a un respiro pittorico senza pari nel panorama artistico, recuperando la libertà della pittura del romanticismo e dell’impressionismo.
Oltre a significative opere del successivo periodo milanese (1939-1943), il culmine dell’esposizione consiste in una serie di magnifici fogli e dipinti del periodo veneziano (1943-1948), con nudi, volti di ragazzi e nature morte, caratterizzati da una sconvolgente esuberanza pittorica. Mentre gli ultimi struggenti acquerelli del disperato periodo finale della vita dell’artista, durante i ricoveri a Villa Fiorita di Brugherio, esprimono in dissolvenza diafana un’altissima qualità poetica.
Le opere che dalla segretezza discreta della passione artistica di Alberto Rossi emersero alla sua morte come patrimonio destinato ad arricchire la galleria torinese, sono, dunque, una guida utile alla comprensione del vertiginoso talento e dell’originalità inventiva di Filippo De Pisis.
In questi stessi giorni, alla Gam di Torino sono visibili anche i nuovi percorsi dei progetti «Surprise» e «Vitrine», l’uno incentrato sulla ricerca artistica torinese tra gli anni Sessanta e Settanta, l’altro sui giovani creativi piemontesi. Il primo appuntamento è dedicato a Pinot Gallizio, in occasione della presentazione del dipinto «La Notte barbara» del 1962, mai inserito prima d’ora nel percorso espositivo del museo e recentemente oggetto di un intervento di restauro alla Venaria Reale, realizzato in collaborazione con l’Università di Torino. La seconda occasione espositiva propone, invece, un focus su Manuele Cerutti con l’installazione «Pause», che presenta una carrellata di nature morte di ispirazione morandiana.

Informazioni utili 
«I De Pisis di Alberto Rossi: una collezione segreta». Gam, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: centralino, tel. 011 4429518; segreteria, tel. 011 4429595. Sito web: www.gamtorino.it. Fino al 6 aprile 2014.

venerdì 21 marzo 2014

Félicien David, un compositore tra esotismo e suggestioni parigine. A Venezia un festival in suo onore

Ci sono autori diventati celebri per una sola opera. È il caso del compositore francese Félicien David (Cadenet, 13 aprile 1810 – Saint-Germain-en-Laye, 29 agosto 1876), contemporaneo di Hector Berlioz. La sua notorietà è, infatti, legata all’ode-sinfonia «Le Désert», una composizione dai tratti orientaleggianti, rappresentata per la prima volta nel 1844 al Théâtre-Italien di Parigi, che, per i più, avrebbe lanciato la moda dell’orientalismo in musica. L’opinione è, in realtà, riduttiva per una duplice ragione: innanzitutto perché non tiene conto di molte altre opere che, sin dalla fine del Settecento, avevano rinfocolato il gusto per il pittoresco del pubblico francese, da «Les Indes galantes» di Jean-Philippe Rameau a «La Caravane du Caire» di André Grétry, fino a «Les Bayadères» di Charles Simon Catel. In secondo luogo perché Félicien David, lungi dal relegarsi al mero talento per il colore locale, ha lasciato altri lavori di grande interesse musicale, a cominciare dall’opéra-comique «Lalla-Roukh» (1862), nella quale l’autore si approccia a un lirismo poetico e meditativo distribuendo i vari ruoli a tenori acuti e soprani leggeri, più adatti -secondo lui- a colorare le sottili sfumature della malinconia e della disperazione.
Non meno interessanti si rivelano, poi, altre sue composizioni come l'«Herculanum» (1859), fastoso grand opéra dagli accenti verdiani, «La Captive» (1864) e «Le Saphir» (1865), lavori nei quali si coniugano humour e tenerezza. Félicien David si dimostrò, inoltre, curioso a tutti i generi musicali in voga nella Parigi degli anni Cinquanta: trio e quartetto, melodie e musica pianistica, opéra-comique e grand opéra. Pregevole si rivela, dunque, l’iniziativa che il Palazzetto Bru Zane – Centre de musique romantique française di Venezia dedica al compositore di Cadenet, che amava dire di sé: «voglio pensare di essere romantico alla maniera di Beethoven e Weber. Ossia nuovo, originale, profondo come loro».
Il programma del festival, in cartellone dal 27 marzo al 17 maggio, prevede l’integrale dei quartetti per archi, due trii con pianoforte, una scelta rappresentativa di melodiés e di pezzi pianistici e un’affascinante selezione delle sapide «Quatre Saisons» per quintetto con contrabbasso.
Ad aprire la rassegna, intitolata «Félicien David, da Parigi al Cairo», sarà una conversazione con Alexandre Dratwicki, direttore scientifico del Palazzetto Bru Zane (giovedì 27 marzo, ore 18), accompagnata da un concerto del Quator Giardini. Seguirà l’esecuzione, negli spazi della Scuola grande di San Giovanni evangelista, dell’opéra-comique «Le Saphir» (sabato 5 aprile, ore 20), ispirata alla commedia «Tutto è bene quel che finisce bene» di William Shakespeare, e di un concerto del Trio Chausson, «Panorama» (domenica 6 aprile, ore 17), che prevede l'esecuzione del «Trio con pianoforte n. 3 in do minore» di Félicien David, oltre a una trascrizione del secondo movimento della «Symphonie fantastique» di Berlioz (1830) e del «Trio con pianoforte in sol minore op. 30» di René Lenormand (1893). Spazio, dunque, a una conferenza di Adriana Guarnieri sull’esotismo nell’Ottocento (martedì 8 aprile, ore 18) e a due incontri con il  pianista Jonas Vitaud: il concerto «Sogno ad occhi aperti» (sabato 12 aprile, ore 17) e un appuntamento per le famiglie (domenica 13 aprile, ore 16), durante il quale si cercherà di avvicinare i più piccoli alla magia della musica classica.
Toccherà, quindi, conquistare il pubblico al quintetto Opus V, con l’esecuzione di un estratto de «Le quattro stagioni» di Félicien David (giovedì 17 aprile, ore 20.00), e ai vincitori del concorso internazionale di canto di Clermont-Ferrand, con l’appuntamento «Nei salotti del secondo impero» (sabato 26 aprile, ore 17), che vedrà esibirsi anche il pianista Jeff Cohen. A seguire il Quatuor Mosaïques (giovedì 8 maggio, ore 20) proporrà la prima tappa dell’ascolto integrale dei «Quartetti» del compositore francese, la cui esecuzione vedrà, poi, all’opera anche il Quatuor Cambini-Paris (sabato 17 maggio, ore 17). Completa il ricco programma l’ascolto dell’aria «La nuit», contenuta nell’opera sinfonia «Le Désert» e proposta dal Quatuor Giardini (domenica 11 maggio, ore 17).
Un programma, dunque, ricco di suggestioni quello messo in cantiere dal Palazzetto Bru Zane, casa fatta costruire nel 1695 da Marino Zane all’architetto barocco Antonio Gaspari, con l’obiettivo di creare uno spazio intimo, separato dall’ufficialità del palazzo principale, le cui pitture videro all’opera Sebastiano Ricci, autore dei due affreschi principali: «Il Tempo che rapisce la Verità», sul soffitto della scala d’ingresso, ed «Ercole tra la Gloria e la Virtù», sulla volta della sala principale.

Didascalie delle immagini
[Fig. ] Ritratto di Félicien David, dipinto attribuito a Léon Coigniet; [fig. 2] Caricatura di Félicien David, litografia in possesso della Biblioteca nazionale di Francia; [fig. 3] Copertina dell'«Herculanum» di Félicien David 

Informazioni utili 
«Félicien  David, da Parigi al Cairo». Palazzetto Bru Zane - Centre de musique romantique française di Venezia, San Polo, 2368 e Scuola Grande San Giovanni Evangelista, San Polo, 2454 - Venezia. Ingresso:intero € 20,00 (spettacolo alla Scuola Grande San Giovanni Evangelista) o € 15,00 (concerti al Palazzetto Bru Zane), ridotto (riservato a studenti e minori di 28 anni) € 5,00. Prenotazioni: dal lunedì al venerdì, dalle ore 14.30 alle ore 17.30 e un'ora prima dello spettacolo. Programma: www.bru-zane.com/cms/wp-content/uploads/2014/03/David_depliant.pdf.  Informazioni: tel. 041.5211005 o tickets@bru-zane.com. Dal 27 marzo al 17 maggio 2014.