ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 24 maggio 2017

Inaugurato «Il Ferdinando», il nuovo museo delle fortificazioni e delle frontiere della Valle d’Aosta


Si configura come un coinvolgente viaggio attraverso l’evoluzione delle tecniche difensive, dei sistemi di assedio e del concetto di frontiera, il nuovo progetto museografico del Forte di Bard. Dopo aver inaugurato i percorsi tematici «Museo delle Alpi», «Alpi dei ragazzi» e «Prigioni», il grande polo turistico della Regione autonoma Valle d’Aosta ha da poco inaugurato il «Ferdinando, Museo delle fortificazioni e delle frontiere».
Collocato nell'Opera Ferdinando, un’area situata al primo livello della rocca fortificata e recentemente sottoposta a restauro nell’ambito del progetto «Sentinelle delle Alpi», il museo si estende su una superficie di oltre duemila metri quadri. Tre sono le sezioni che formano il percorso espositivo: il «Museo del Forte e delle fortificazioni», «Le Alpi fortificate (1871-1946)» e «Le Alpi, una frontiera?».
La prima parte, allestita nell’Opera Ferdinando superiore, presenta una serie di ambientazioni storiche corredate da plastici, filmati e armi autentiche, con un iter narrativo che mette in luce l’evoluzione delle fortezze delle Alpi occidentali attraverso il progredire delle armi e delle strategie militari, dei materiali e delle tecniche costruttive, a partire dall’epoca romana per giungere sino alle nuove soluzioni architettoniche e balistiche del Novecento. La visita permette un apprendimento rapido: grazie alla riproposizione cinematografica di celebri spezzoni di film contenenti scene di guerra («Le Crociate - Kingdom of Heaven», Ridley Scott, 2005; «Masada», Boris Sagal, 1981; «Il mestiere delle armi», Ermanno Olmi, 2001; «Alatriste, il destino di un guerriero», Augustin Diaz Yanks, 2006; «The last valley», James Clavell, 1971; «Revolution», Hugh Hudson, 1985; «L’ultimo dei Mohicani», Michael Mann, 1992; «Glory. Uomini di gloria», Edward Zwick, 1989, «Cold Mountain», Anthony Minghella, 2003) e percorsi narrativi, cartografia d’epoca e contemporanea e scenografie ricreate con armi e ricostruzioni in scala di sezioni murarie di fortificazioni, lo spettatore è proiettato nell’epoca di pertinenza di ogni singola sala in un viaggio che lo vede protagonista.
La seconda parte del museo, «Le Alpi fortificate (1871-1946)», collocata nelle sale dell'Opera Ferdinando inferiore, è dedicata alle trasformazioni intervenute tra la fine del XIX e il XX secolo, e inserisce il Forte di Bard all’interno del sistema delle fortezze ottocentesche. Al suo interno sono riproposti modelli in scala e ricostruzioni scenografiche, volti a evidenziare non solo i caratteri considerati maggiormente rappresentativi delle fortificazioni nell’arco alpino, ma cercando anche di rendere protagoniste le Alpi stesse, teatro di un’evoluzione tecnologica che le ha portate a divenire la frontiera d’Italia. Il percorso espositivo si configura così come un racconto nell’evoluzione delle fortezze attraverso il progredire delle armi, il mutare dei materiali e delle tecniche costruttive, il graduale ispessimento dei muri, la collocazione dei forti in luoghi sempre più dominanti, l’evolversi delle metodologie strategiche e delle soluzioni architettoniche, il tutto costantemente rapportato alle capacità offensive del nemico.
Il tema della montagna militarizzata è toccato nelle sezioni dedicate alla Prima e alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza, sempre puntando sull'impatto evocativo affidato a un approccio multimediale.
La terza e ultima parte del museo pone l’interrogativo «Le Alpi, una frontiera?» con l’obiettivo di mettere il visitatore nella condizione di riflettere sul percorso compiuto e sul significato da dare al termine frontiera: confine o barriera? Ostacolo o tratto d’unione?
Si delinea così un percorso espositivo che trasmette una visione complessa e strutturata non solo del Forte di Bard, ma anche del contesto storico, sociale, culturale e geopolitico all'interno del quale esso è inserito nelle diverse epoche storiche: un viaggio nel passato che si conclude con una riflessione estremamente attuale sul presente.
Il visitatore è così protagonista di un dialogo con il luogo in cui si trova, alla ricerca di un’identità, quella delle Alpi, in continua evoluzione, che diviene crocevia delle grandi vicende del passato e di quella storia degli uomini fatta di semplici memorie e azioni.
In occasione dell’inaugurazione il Ferdinando ospiterà, fino al 26 novembre, la prima mondiale dell’esposizione «Paolo Pellegrin. Frontiers», un reportage esclusivo che documenta il dramma dei viaggi della speranza delle migliaia di migranti che fuggono in cerca di un futuro migliore. Gli intensi scatti del reporter della Magnum Photos testimoniano l’orrore delle traversate del Mar Mediterraneo, l’esperienza degli sbarchi e della permanenza nei centri di accoglienza.
Queste fotografie, tutte in bianco e nero, sono state scattate nel 2015 e raccontano prevalentemente la situazione sull’isola greca di Lesbo dove, secondo i dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), sono sbarcati più di 500.000 degli 850.000 rifugiati giunti in Grecia nel corso del 2015.
Il tema dell’esposizione offre un punto di vista quanto mai attuale sul dramma dei migranti, oltre a un’esplicita riflessione sulle frontiere –visibili o invisibili, geografiche, politiche e sociali– che dividono le persone, in un’Europa che oggi è chiamata alla sfida dell’accoglienza. Nelle sue fotografie, Paolo Pellegrin documenta i fatti di cui è testimone dalla prospettiva del fotogiornalista, ma soprattutto interpreta la tragicità del dolore attraverso la sua esperienza di essere umano. Il suo intento è rinnovare la visione degli accadimenti che registra: «Quella che mi interessa di più è una fotografia non finita, dove chi guarda ha la possibilità di cominciare un proprio dialogo… Io presento la domanda che mi sono fatto davanti ai morti, alle guerre, alla sofferenza, poi lascio spazio ad ognuno perché si interroghi, perché si faccia un'idea».

Informazioni utili
Il Ferdinando. Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere. Forte di Bard - Valle d’Aosta. Orari: da martedì a venerdì, ore 10.00 – 18.00 | sabato, domenica e festivi, ore 10.00 – 19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 9,00, ridotto € 7,00, ridotto ragazzi (6-18 anni) e scuole € 5,00, cumulativo adulti (Museo delle Alpi, Il Ferdinando, Prigioni) € 15,00, visita assistita (per gruppi) sino a 25 persone € 80,00 + biglietto ingresso ridotto. Informazioni: Associazione Forte di Bard, tel. 0125.833811 o info@fortedibard.it. Sito internet: www.fortedibard.it.

martedì 23 maggio 2017

Dal Cafè all’Educational Center: nuovi spazi alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Sono giunti al termine i lavori di ristrutturazione e ampliamento degli spazi della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, avviati nel 2015 grazie alla Campagna Capitale intrapresa dal museo dal 2014 per tre anni. Ad orchestrare l’importante operazione di raccolta fondi il direttore Philip Rylands, affiancato da un Comitato preposto, costituito da alcuni rappresentanti del Comitato Consultivo del museo: Alberto Vitale (chair), Barbara Maccaferri (co-chair), Marco Carbonari, Stefano Del Vecchio, Giovanna Forlanelli Rovati, David Gallagher, Leon Koffler, Benjamin B. Rauch, Miles Rubin e James B. Sherwood.
L’acquisizione di nuovi spazi, dove è stata creata una nuova caffetteria e un giardino per le sculture, la nascita di due nuove sale espositive e la conversione di una veranda in spazio espositivo per sculture e zona relax con WiFi per i visitatori, un Education Center per laboratori e workshop per adulti e bambini. È questo il ragguardevole traguardo raggiunto grazie alla Campagna Capitale sostenuta in primis dai soci dell’Advisory Board della collezione, che dal 1980 ricopre un ruolo consultivo a fianco del direttore e storicamente è intervenuto in tutte le fasi di crescita del museo e dalla Fondazione Araldi Guinetti Vaduz. A questo si uniscono numerosi altri sostenitori, soci della collezione, membri degli International Patrons e Guggenheim Circle, appassionati filantropi, donatori che hanno preferito rimanere anonimi, a cui il museo è oggi grato.
Al fianco dei privati si sono unite prestigiose realtà aziendali nazionali e internazionali, il cui contributo è stato di fondamentale importanza: Enel, Lavazza, Aermec, Manifatture Sigaro Toscano e Swatch, che hanno finanziato la campagna. A queste si aggiunge il contributo di molte aziende del gruppo Guggenheim Intrapresæ: di nuovo Aermec, insieme a Arclinea, Florim, Arper, Mapei, Reggiani Illuminazione, Hangar Design Group, Istituto Europeo di Design.
Nell’area recentemente acquisita, adiacente il museo, è stato aperto, lo scorso settembre, il nuovo Peggy Guggenheim Cafè: uno spazio luminoso, dotato di un’ampia veranda e giardino, in cui i visitatori possono rilassarsi tra le sculture della Collezione, sorseggiando un caffè o pranzando, scegliendo dal ricco menù a loro disposizione. Indispensabili in questo ambito i contributi di Arclinea, che ha progettato la zona bar, Arper, che firma gli arredi, Florim, protagonista per i rivestimenti ceramici, Reggiani Illuminazione, che ha lavorato con alcuni light designer sull’illuminazione, Mapei, che ha fornito prodotti edilizi di ultima generazione, Hangar Design Group ha contribuito alla fase progettuale. La cucina professionale è Electrolux. All’apertura della caffetteria-ristorante, è seguita quella delle Project Rooms, inaugurate lo scorso 25 febbraio in occasione dell’apertura al pubblico della mostra «Rita Kernn-Larsen. Dipinti surrealisti», a cura di Gražina Subelytė. Le due nuove sale nascono come spazi destinati ad accogliere progetti espositivi raccolti e mirati, finalizzati ad approfondire il lavoro di un artista, o specifiche tematiche legate alla produzione artistica di un determinato interprete del XX secolo, legato alla collezione di Peggy. All’omaggio all’artista danese Rita Kernn-Larsen, scoperta ed esposta dalla mecenate americana nella galleria londinese Guggenheim Jeune nel 1938, seguirà la mostra in focus «Picasso sulla spiaggia», a cura di Luca Massimo Barbero, in apertura il 26 agosto, giorno del compleanno di Peggy. Una selezione di undici opere, tra disegni e dipinti, realizzati tra febbraio e dicembre del 1937, che ruotano intorno al capolavoro picassiano «Sulla spiaggia» (1937), proprietà del museo veneziano, legate al tema della spiaggia.
Infine, ciliegina sulla torta di questa significativa operazione di ampliamento, la creazione, terminata a fine marzo, dell’Education Center: una nuova area dedicata alle attività educative del museo, ideata come spazio flessibile, funzionale ai diversi utilizzi, come luogo preposto allo svolgimento dei laboratori didattici per i più piccoli e, al contempo, come sala per l’incontro, il confronto e la formazione per gli adulti, nonché luogo per gli appuntamenti di «Doppio Senso», il progetto di accessibilità inclusivo per non vedenti e ipovedenti. Indispensabile nella realizzazione è stata la donazione di Mary e Howard S. Frank, soci del Comitato consultivo, mentre il prezioso pavimento e le pareti a mosaico sono il risultato del generoso contributo di Orsoni, storicamente celebre per i mosaici veneziani. Alla fase progettuale ha partecipato con entusiasmo un gruppo di studenti dello IED Venezia, Istituto Europeo di Design. Sia Orsoni che IED sono soci di Guggenheim Intrapresae.
Tutti i lavori sono stati sovrintesi dallo studio di architetti TheMa, di Giacomo di Thiene.


Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Particolari della collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Foto di Matteo De Fina

Informazioni utili
Collezione Peggy Guggenheim - Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 - Venezia | tel. 041.2405415 o guggenheim-venice.it

lunedì 22 maggio 2017

City Lego®: una città di mattoncini in mostra a Pesaro

Il mondo dei Lego va in scena a Pesaro, negli spazi del Centro arti visive Pescheria. Sono oltre sette milioni i celebri mattoncini per le costruzioni che il Lab - Literally Addicted to Bricks ha utilizzato per comporre il grandioso diorama di quindici metri per quattro ospitato, fino al prossimo 11 giugno, nello spazio ottagonale dell’ex chiesa del Suffragio e introdotto da gigantografie a tema Lego, allestite nel Loggiato.
City Lego®, in mostra nelle Marche per iniziativa di Kornice e con la collaborazione di Giuliamaria Dotto, è il frutto della fantasia di Wilmer Archiutti, fondatore del Lab, laboratorio creativo di Roncade, in provincia di Treviso, nato allo scopo di realizzare forme e architetture di Lego, uniche e irripetibili. I celebri mattoncini-giocattolo vengono assemblati con cura certosina e uno dei giochi più creativi di sempre si è trasformato in un vero e proprio mestiere, grazie a una squadra di bricks addicted, specializzati nella creazione di scenografie incredibili. Il progetto prende il nome di City Booming ed è il risultato di circa un anno di lavoro, iniziato nel 2012, con i pezzi provenienti dalla collezione di Wilmer, raccolta in quarant’anni anni di passione.
Una città vera e funzionante, con il centro commerciale, la fioreria, la pasticceria, il negozio di giocattoli, il negozio di animali, cinema e pinacoteche, e ancora, il quartiere residenziale con il barbiere e l’investigatore privato intento a consultare le mappe con la lente d’ingrandimento: tutto è ricostruito nei minimi dettagli.
Sono ricostruite persino le vite private negli appartamenti, arredati e illuminati, nei quali, ad esempio, padre e figlio si preparano da mangiare mentre qualcuno si rilassa nella vasca a idromassaggio o si prepara un caffè in cucina.
In questa fantastica città ci sono inoltre tantissimi personaggi famosi inseriti appositamente per focalizzare l’attenzione su alcuni dettagli del diorama: supereroi quali Batman, Wonder Woman, Spiderman, Hulk e molti altri si mescolano tra la folla ed è un incentivo a riconoscere momenti noti, ad esempio, l’arrivo alla prima di un film americano con tanto di red carpet calcato dai divi del jet set internazionale come Sean Connery.
Dal centro pulsante ai numerosi particolari naturalistici, i più disparati scenari convivono permettendo al visitatore di ammirare le competenze artistiche e i virtuosismi costruttivi.
Si tratta di un’esperienza unica nel suo genere che riunisce il lato ludico al lato artistico rivolgendosi non solo ai più piccoli ma anche agli appassionati, ai curiosi e a tutti coloro che amano ampliare i loro orizzonti: la presenza di video e immagini dell’interno delle costruzioni, permette infatti al pubblico di avere una percezione reale e tecnica di quanto è nascosto dietro ogni singola riproduzione. Si possono, per esempio, ammirare i sistemi di automazione e illuminazione, gru, elevatori e i meccanismi che fanno funzionare per esempio il treno o la coloratissima ruota panoramica all’interno di un Luna Park.
Quando, nel lontano 1932, l’olandese Ole Kirk Christiansen ebbe l’idea di creare i colorati mattoncini con cui sperava di intrattenere qualche bambino, non poteva di certo immaginare che stava dando forma a uno dei successi più clamorosi di tutti i tempi: capace di vincere latitudini ed ere, gli ormai celebri mattoncini, da giocattoli comuni sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo fino a essere considerati opere d’arte.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] ©Giulia Fedel / City Lego®

Informazioni utili
City Lego®. Centro arti visive Pescheria, corso XI settembre, 18 – Pesaro. Orari: 8 aprile – 11 giugno 2017 Orario da martedì a venerdì, ore 15.00-20.00; sabato e domenica e festivi, ore 10.00-21.00; lunedì chiuso (la biglietteria chiude mezz'ora prima). Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00 o € 4,00, biglietto famiglia € 20,00 (fino a 2 adulti € 6 cad + fino a 2 bambini € 4 cad + 3° bambino omaggio); ingresso libero > bambini fino a 6 anni non compiuti; disabili più accompagnatore; giornalisti con regolare tessera dell’Ordine nazionale. Informazioni: tel. 0721.387541 o pesaro@sistemamuseo.it. Sito internet: www.pesarocultura.it. Fino all’11 giugno 2017.