È la fine di marzo. L’Italia è in quarantena fermata da un virus sconosciuto, il Covid-19, arrivato in sordina dalla Cina. Le vittime aumentano di giorno in giorno, soprattutto tra gli anziani, la memoria del nostro Paese. Le strade delle città sono deserte. Si fanno le code davanti ai supermercati con mascherina e guanti. Si canta sui balconi. Si attende il bollettino giornaliero della Protezione civile. Si guardano le dirette streaming che portano in casa un po’ di cultura grazie a quanti hanno arricchito i propri profili social con sonate, letture, monologhi e interpretazioni. Si spera di ritornare presto a pianificare il proprio futuro, riempiendo l’agenda di appuntamenti e incontri, mentre in molti, tra le mura delle proprie cucine, impastano e panificano.
In questo tempo sospeso c’è chi si incontra sul web o in videochiamata, condividendo passioni e suggestioni. È il caso dell’attore bergamasco Alessio Boni, del violinista rock Alessandro Quarta, del violoncellista di fama mondiale Mario Brunello e di Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano.
Non si sono mai incontrati prima d’ora, ma hanno un obiettivo comune: tutelare lo spettacolo dal vivo, «una realtà, un patrimonio, una esigenza di tutti che non può essere sostituita dal digitale». Vogliono difendere i diritti di chi lavora in questo settore, proteggendo l’intera macchina organizzativa che si cela dietro a un concerto, a uno spettacolo teatrale, a un balletto, dal regista all’elettricista, dal drammaturgo alla maschera, dal direttore artistico al bigliettaio, dal costumista all’addetto stampa, dal macchinista a chi si occupa del «trucco e parrucco». Nessuno escluso.
Nasce così, sulla piattaforma Change.org, la petizione «L’arte è vita», che in pochi giorni viene firmata da più di ventisettemila persone, raccogliendo l’adesione anche di nomi noti come, per esempio, Ascanio Celestini, Vinicio Capossela, Sergio Rubini, Amii Stewart, Andrea Mingardi, Pino Insegno, Luca Barbarossa e Paolo Fresu.
La ripartenza del settore sembra lontana, più lontana di quanto poi non è realmente accaduto. L’incontro tra musicisti, attori e pubblico sembra quasi impossibile in un mondo caratterizzato dalla distanza sociale; eppure è quell’incontro a creare le emozioni sempre nuove, diverse di sera in sera, dello spettacolo dal vivo.
Con la ripresa delle attività per il settore culturale, avvenuta il 18 maggio per i musei e il 15 giugno per i teatri, «L’arte è vita» diventa uno spettacolo. Mario Brunello lancia la proposta, subito accettata dagli altri tre: combinare le «Variazioni Goldberg» di Bach con gli «Esercizi di stile» di Queneau. Un'opera concepita come un'architettura modulare di trenta variazioni di un’aria e un testo composto da novantanove modi diversi di raccontare una vicenda apparentemente banale, mettendo alla prova tutte le figure retoriche (dall’epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese) e giocando con sostituzioni lessicali e sintattiche, convivono così sul palco in una produzione firmata da Arte Sella e ForlìMusica.
Nasce, dunque, on-line uno spettacolo inedito, nella forma e nei contenuti, pronto a vivere davanti al pubblico per raccontagli, dopo i giorni grigi della quarantena, le tante e varie sfumature di colore dell’arte e del nostro rapporto con essa.
L’abbinamento non è casuale, come spiega Alessio Boni: «Umberto Eco, nella famosa prefazione al libro di Raymond Queneau, racconta di aver letto da qualche parte che l’autore ha concepito l’idea degli Esercizi ascoltando delle variazioni sinfoniche. E persino Stefano Bartezzaghi, nella postfazione, sottolinea come, per Queneau il ‘nume tutelare’ del suo progetto fosse nientemeno che Johann Sebastian Bach».
«Facendo eco alla lettera aperta in cui Gabriele Vacis invitava a cogliere le sfide imposte dall’emergenza sanitaria, immaginando una trasformazione generativa delle modalità di fruizione degli spettacoli dal vivo, il recital nato dalla petizione «L’arte è vita», intitolato «Bach, Queneau, Esercizi e Variazioni», «dilaterà -raccontano gli organizzatori- lo spazio teatro, utilizzando prima lo streaming in una chiave capace di potenziare le peculiarità dell’esecuzione dal vivo, senza sostituirla per poi arrivare al momento magico del contatto con il suono dal vivo, come una riscoperta dell’emozione di essere a tu per tu con gli artisti».
La prima nazionale si svolgerà nella splendida cornice di Arte Sella, in Trentino, nei giorni dal 27 al 29 giugno, alle ore 18 (prenotazione al numero 0461.751251 o artesella@yahoo.it | ingresso € 40,00). L’evento si terrà nella cornice unica dell’area espositiva di Malga Costa. Qui gli spettatori, dotati di cuffie wireless, potranno ascoltare in diretta il prologo del concerto veicolato in streaming, camminando immersi nella natura, scoprendo le opere d’arte disseminate nel bosco, attraversando di fatto uno sconfinato teatro naturale accompagnati dalle note della musica. Infine, in un’atmosfera di grande intimità, al cospetto di un’opera d’arte, potranno assistere allo spettacolo dal vivo.
«Bach, Queneau, Esercizi e Variazioni» verrà, quindi, proposto a Forlì nella serata di mercoledì 1° luglio, alle ore 21.30, in apertura del programma di «ForlìMusica Estate 2020», ribattezzato per l’occasione «L’arte è vita».
Nella splendida cornice del secondo chiostro dei Musei di San Domenico sono in programma sette appuntamenti. Dopo il recital con Alessio Boni, Alessandro Quarta, Mario Brunello e Danilo Rossi (direttore del cartellone), a salire sul palco sarà l’Orchestra Maderna, che venerdì 10 luglio proporrà «Ouverture» (intesa qui con il senso di ripartenza), un programma con l’ensemble di fiati e le musiche di Donizetti, Gounod e Mozart. Mentre venerdì 17 luglio si esibirà, con la sola formazione d’archi, accanto alla giovanissima Lucilla Mariotti, solista al violino, nell’esecuzione delle «Quattro stagioni» di Vivaldi.
Sabato 25 luglio salirà, invece, sul palco Cesare Picco, alla sua prima volta a Forlì, con un concerto di sue musiche dal titolo «Un piano per le stelle».
Venerdì 7 agosto sarà, quindi, la volta di un’altra prima nazionale con lo spettacolo «Il sogno di Giacomo Giuseppe», una parodia lirica ideata e scritta dal tenore e attore Diego Bragonzi Bignami, che per l’occasione sarà accompagnato al pianoforte da Maria Silvestrini.
Giovedì 20 agosto, invece, Stefano Benni e Danilo Rossi, moderati da Oreste Bossini di Rai Radio 3, animeranno la serata «Incontro scontro tra parole e musica».
Il programma si concluderà il 23 agosto con le note travolgenti del Gipsy Quartet, composto da Mariam Serban al cimbalon, Mihai Florian alla fisarmonica, Nicolae Petre al contrabbasso, Vasile Stingaciu al violino.
Il sogno di tornare a vivere lo spettacolo, la musica, il teatro dal vivo, insieme al pubblico – quel sogno che a marzo sembra quasi impossibile- diventa, ora, realtà in Emilia Romagna, a Forlì, pur con tutte le limitazioni del caso. E, nei chiostri forlivesi di San Domenico, dove è in corso anche una bella mostra sul mito di Ulisse nell’arte, non possono non ritornare alla mente le parole che Dante Alighieri mise in bocca all’eroe greco: «considerate la vostra semenza / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alessio Boni; [fig. 2] Alessio Boni con il violinista rock Alessandro Quarta, il violoncellista di fama mondiale Mario Brunello e Danilo Rossi, prima viola del Teatro alla Scala di Milano; [figg.3,4,5] Arte Sella, in Trentino; [fig. 6] Chiostri dei Musei di San Domenico a Forlì; [fig. 7] La nave di Gela esposta nella mostra su Ulisse a Forlì
Informazioni utili
www.artesella.it
forlimusica.it
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ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 26 giugno 2020
giovedì 25 giugno 2020
«Made Of Sound», arte e suono si incontrano al Pac di Milano
È il mese di novembre del 2003 quando la musicista e artista newyorkese Laurie Anderson, icona dell'arte multimediale, arriva a Milano per la sua prima retrospettiva in Italia. «The Record Of The Time» è il titolo del progetto espositivo, per la curatela di Jean Hubert Martin e Thierry Raspail, che viene ospitato dal Pac – Padiglione d’arte moderna. Qui sculture, oggetti, disegni, fotografie e installazioni raccontano lo speciale cocktail di teatro, musica pop e immagini che, miscelati elettronicamente con l’uso del computer, danno vita a performance e installazioni basate su episodi della vita personale, sogni, poemi, miti e leggende.
Quasi vent’anni dopo Laurie Anderson torna idealmente nel museo milanese. È, infatti, lei la madrina della terza edizione di «Performing Pac», la rassegna annuale dedicata a un tema attuale nell’ambito degli studi delle arti visive contemporanee.
Il tema scelto per il 2020 è il rapporto tra arte e musica, sviluppato attraverso opere video, materiali d’archivio, interventi di artisti, critici e curatori che esplorano l’interazione tra suono e immagine nella pratica e nella ricerca artistica contemporanea.
«Made Of Sound» è il titolo scelto per il programma, in agenda dal 2 luglio al 13 settembre. Di Laurie Anderson verrà proiettato per la prima volta il video realizzato in occasione della mostra milanese, accompagnato da documenti, fotografie e materiali d’archivio.
L’artista sarà protagonista anche di un appuntamento in cartellone a luglio, in una data ancora da stabilire, quando nel cortile del Pac verrà proiettato il suo lungometraggio «Heart of a dog», la storia che ha incantato e commosso la stampa alla Mostra del cinema di Venezia. Realizzato nel 2015, il documentario è un viaggio intimo e delicato in compagnia dell’amata cagnetta Lolabelle, scomparsa nel 2011, che diventa occasione per una riflessione multimediale sul significato della memoria, della perdita e dell’amore. Con un linguaggio visivo ai confini dell’onirico, l’artista rompe gli schemi del documentario classico, mischiando filmini di famiglia in 8 millimetri a opere d’arte, musica a frammenti di memorie legati ai suoi affetti d’infanzia, senza dimenticare citazione di scrittori e musicisti che l’hanno ispirata fino al compianto marito Lou Reed.
Il percorso espositivo di «Art of The Sound» si sviluppa attraverso i lavori di cinque artisti che utilizzano suono e musica nella loro ricerca.
Il duo Barbara and Ale (Barbara Ceriani Basilico e Alessandro Mancassola) porta al Pac il film «The sky is falling» (2017), dove il vibrafono di Elio Marchesini, percussionista della Teatro alla Scala, viene suonato su un lago ghiacciato tra montagne innevate. Il vibrare del metallo dialoga, scompare e resiste alle folate continue, mentre il musicista si ostina a non perdere il controllo, smarrito nel paesaggio.
Jeremy Deller e Nicholas Abrahams propongono, invece, «Our Hobby Is Depeche Mode» (2006), film che fotografa la fanbase dei Depeche Mode, muovendosi in poche settimane tra Messico, Stati Uniti, Germania, Romania, Brasile, Canada e Russia. Il lavoro documenta come il comportamento disordinato, caotico e spesso imprevedibile con il quale i fan si appropriano della band entri in collisione con l’immagine commerciale accuratamente elaborata del gruppo.
Pamela Diamante presenta «Generare corpi celesti - Esercizi di stile» (2020), installazione inedita che esplora il rapporto tra visione antropocentrica e infinito. In collaborazione con il composer Malasomma, l’artista scompone e trasla in musica le parole di Paolo, ipovedente, che narra l’emozione del ricordo di poter osservare le stelle; Antonio invece, non vedente dalla nascita, ha raffigurato su due grandi tele un cielo stellato che non ha mai potuto osservare.
Mentre il duo artistico italiano Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi) porta al Pac l’installazione audiovisiva «Vers l'Europa deserta, Terra Incognita» (2017), che - muovendosi in una periferia allargata tra Italia e Francia - lavora sui modelli di auto-rappresentazione condivisi dalle culture giovanili suburbane di tutta Europa attraverso mezzi come videoclip, storie di Instagram e flussi di Snapchat.
Nell’opera dell’artista portoghese João Onofre, invece, un'adolescente canta «La Nuit n'en Finit Plus» di Petula Clark in downtempo a capella, all'interno di una buca sul terreno di una prateria. L'opera «Untitled (N'en Finit Plus)», del 2010-11, indaga così il tema dell'appropriazione, declinato sia nella pratica artistica che nella musica pop, e la possibilità che questi due mondi paralleli si sovrappongano.
Il progetto espositivo è arricchito, poi, da due ulteriori interventi. Nella project room una selezione di videoclip musicali diretti da sette tra i più importanti e visionari registi contemporanei - Anton Corbijn, Chris Cunningham, Jonathan Glazer, Michel Gondry, Spike Jonze, Mark Romanek e Stephane Sednaoui– raccontano le incursioni dell’arte nell’universo musicale pop e rock.
Mentre nel parterre è visibile l’installazione di Marie Cérisier, giovane artista di Roquebrune-Cap-Martin, che con «Pile à Cd (Pila di Cd/ Pila da cedere)» costruisce la sua memoria personale e immaginaria in un bilico «sonoro» regalandone un frammento al pubblico, tra «équilibre» e «déséquilibre».
Ad arricchire la rassegna sono stati pensati anche degli appuntamenti da godere on-line. Per tutta la durata dell’esposizione la musica accompagnerà il pubblico sul canale Spotify Performing PAC – High Fidelity, con una playlist collaborativa nella quale curatori e artisti condivideranno la loro personale classifica di cinque brani. Sono, poi, in programma due eventi in streming su You Tube. Venerdì 11 settembre, alle ore 21, si terrà una performance live del duo Invernomuto, che sperimenta l’interazione tra immagine in movimento e suono con il quarto capitolo di Black Med, un dj set supportato da proiezioni che intercetta le traiettorie tracciate dai suoni che attraversano il Mediterraneo.
Sabato 12 settembre, alle 18, Andrea Lissoni, senior curator international art (Film) alla Tate Modern (2014-2020), recentemente nominato direttore del Haus der Kunst di Monaco, sarà in dialogo con il duo Invernomuto e con Iolanda Ratti, conservatore del Museo del Novecento.
Un programma, dunque, articolato quello studiato dal Pac – Padiglione arte contemporanea di Milano per questa estate, nel quale eventi on-line e fruizione dal vivo, nel rispetto di tutte le normative anti-Covid, si fondono per raggiungere il maggior numero di persone possibile.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Pamela Diamante, GENERARE CORPI CELESTI - ESERCIZI DI STILE (2020) Video still. Courtesy Galleria Gilda Lavia; [fig. 2] Heart of a dog di Laurie Anderson, 2015 still da video; [fig. 3] Invernomuto, Portrait, 2018, Photo Jim C. Neddù; [fig. 4] Jeremy Deller con Nicholas Abrahams, Our Hobby Is Depeche Mode, 2006. Courtesy the Artist and The Modern Institute/Toby Webster Ltd, Glasgow. Photo Jeremy Deller; [fig. 5] Barbara and Ale, The sky is falling, 2017. Courtesy the artists
Informazioni utili
Made of Sound. Pac - Padiglione d'arte contemporanea, via Palestro, 14 - Milano. Orari: da giovedì a domenica, ore 11 - 20; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Ingresso: gratuito previa prenotazione (prenotazioni dal 25 giugno). Informazioni: info@pacmilano.it o 02.88446359. Sito internet: pacmilano.it. Dal 2 luglio al 13 settembre 2020.
Quasi vent’anni dopo Laurie Anderson torna idealmente nel museo milanese. È, infatti, lei la madrina della terza edizione di «Performing Pac», la rassegna annuale dedicata a un tema attuale nell’ambito degli studi delle arti visive contemporanee.
Il tema scelto per il 2020 è il rapporto tra arte e musica, sviluppato attraverso opere video, materiali d’archivio, interventi di artisti, critici e curatori che esplorano l’interazione tra suono e immagine nella pratica e nella ricerca artistica contemporanea.
«Made Of Sound» è il titolo scelto per il programma, in agenda dal 2 luglio al 13 settembre. Di Laurie Anderson verrà proiettato per la prima volta il video realizzato in occasione della mostra milanese, accompagnato da documenti, fotografie e materiali d’archivio.
L’artista sarà protagonista anche di un appuntamento in cartellone a luglio, in una data ancora da stabilire, quando nel cortile del Pac verrà proiettato il suo lungometraggio «Heart of a dog», la storia che ha incantato e commosso la stampa alla Mostra del cinema di Venezia. Realizzato nel 2015, il documentario è un viaggio intimo e delicato in compagnia dell’amata cagnetta Lolabelle, scomparsa nel 2011, che diventa occasione per una riflessione multimediale sul significato della memoria, della perdita e dell’amore. Con un linguaggio visivo ai confini dell’onirico, l’artista rompe gli schemi del documentario classico, mischiando filmini di famiglia in 8 millimetri a opere d’arte, musica a frammenti di memorie legati ai suoi affetti d’infanzia, senza dimenticare citazione di scrittori e musicisti che l’hanno ispirata fino al compianto marito Lou Reed.
Il percorso espositivo di «Art of The Sound» si sviluppa attraverso i lavori di cinque artisti che utilizzano suono e musica nella loro ricerca.
Il duo Barbara and Ale (Barbara Ceriani Basilico e Alessandro Mancassola) porta al Pac il film «The sky is falling» (2017), dove il vibrafono di Elio Marchesini, percussionista della Teatro alla Scala, viene suonato su un lago ghiacciato tra montagne innevate. Il vibrare del metallo dialoga, scompare e resiste alle folate continue, mentre il musicista si ostina a non perdere il controllo, smarrito nel paesaggio.
Jeremy Deller e Nicholas Abrahams propongono, invece, «Our Hobby Is Depeche Mode» (2006), film che fotografa la fanbase dei Depeche Mode, muovendosi in poche settimane tra Messico, Stati Uniti, Germania, Romania, Brasile, Canada e Russia. Il lavoro documenta come il comportamento disordinato, caotico e spesso imprevedibile con il quale i fan si appropriano della band entri in collisione con l’immagine commerciale accuratamente elaborata del gruppo.
Pamela Diamante presenta «Generare corpi celesti - Esercizi di stile» (2020), installazione inedita che esplora il rapporto tra visione antropocentrica e infinito. In collaborazione con il composer Malasomma, l’artista scompone e trasla in musica le parole di Paolo, ipovedente, che narra l’emozione del ricordo di poter osservare le stelle; Antonio invece, non vedente dalla nascita, ha raffigurato su due grandi tele un cielo stellato che non ha mai potuto osservare.
Mentre il duo artistico italiano Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi) porta al Pac l’installazione audiovisiva «Vers l'Europa deserta, Terra Incognita» (2017), che - muovendosi in una periferia allargata tra Italia e Francia - lavora sui modelli di auto-rappresentazione condivisi dalle culture giovanili suburbane di tutta Europa attraverso mezzi come videoclip, storie di Instagram e flussi di Snapchat.
Nell’opera dell’artista portoghese João Onofre, invece, un'adolescente canta «La Nuit n'en Finit Plus» di Petula Clark in downtempo a capella, all'interno di una buca sul terreno di una prateria. L'opera «Untitled (N'en Finit Plus)», del 2010-11, indaga così il tema dell'appropriazione, declinato sia nella pratica artistica che nella musica pop, e la possibilità che questi due mondi paralleli si sovrappongano.
Il progetto espositivo è arricchito, poi, da due ulteriori interventi. Nella project room una selezione di videoclip musicali diretti da sette tra i più importanti e visionari registi contemporanei - Anton Corbijn, Chris Cunningham, Jonathan Glazer, Michel Gondry, Spike Jonze, Mark Romanek e Stephane Sednaoui– raccontano le incursioni dell’arte nell’universo musicale pop e rock.
Mentre nel parterre è visibile l’installazione di Marie Cérisier, giovane artista di Roquebrune-Cap-Martin, che con «Pile à Cd (Pila di Cd/ Pila da cedere)» costruisce la sua memoria personale e immaginaria in un bilico «sonoro» regalandone un frammento al pubblico, tra «équilibre» e «déséquilibre».
Ad arricchire la rassegna sono stati pensati anche degli appuntamenti da godere on-line. Per tutta la durata dell’esposizione la musica accompagnerà il pubblico sul canale Spotify Performing PAC – High Fidelity, con una playlist collaborativa nella quale curatori e artisti condivideranno la loro personale classifica di cinque brani. Sono, poi, in programma due eventi in streming su You Tube. Venerdì 11 settembre, alle ore 21, si terrà una performance live del duo Invernomuto, che sperimenta l’interazione tra immagine in movimento e suono con il quarto capitolo di Black Med, un dj set supportato da proiezioni che intercetta le traiettorie tracciate dai suoni che attraversano il Mediterraneo.
Sabato 12 settembre, alle 18, Andrea Lissoni, senior curator international art (Film) alla Tate Modern (2014-2020), recentemente nominato direttore del Haus der Kunst di Monaco, sarà in dialogo con il duo Invernomuto e con Iolanda Ratti, conservatore del Museo del Novecento.
Un programma, dunque, articolato quello studiato dal Pac – Padiglione arte contemporanea di Milano per questa estate, nel quale eventi on-line e fruizione dal vivo, nel rispetto di tutte le normative anti-Covid, si fondono per raggiungere il maggior numero di persone possibile.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Pamela Diamante, GENERARE CORPI CELESTI - ESERCIZI DI STILE (2020) Video still. Courtesy Galleria Gilda Lavia; [fig. 2] Heart of a dog di Laurie Anderson, 2015 still da video; [fig. 3] Invernomuto, Portrait, 2018, Photo Jim C. Neddù; [fig. 4] Jeremy Deller con Nicholas Abrahams, Our Hobby Is Depeche Mode, 2006. Courtesy the Artist and The Modern Institute/Toby Webster Ltd, Glasgow. Photo Jeremy Deller; [fig. 5] Barbara and Ale, The sky is falling, 2017. Courtesy the artists
Informazioni utili
Made of Sound. Pac - Padiglione d'arte contemporanea, via Palestro, 14 - Milano. Orari: da giovedì a domenica, ore 11 - 20; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Ingresso: gratuito previa prenotazione (prenotazioni dal 25 giugno). Informazioni: info@pacmilano.it o 02.88446359. Sito internet: pacmilano.it. Dal 2 luglio al 13 settembre 2020.
mercoledì 24 giugno 2020
Torino, la Mole Antonelliana diventa un grande schermo con il video-mapping di Donato Sansone
È uno dei monumenti simbolo di Torino (ma anche dell’Italia) con i suoi centosessantasette metri e mezzo d’altezza che ne fanno l’edificio in muratura più alto d’Europa e con il suo ascensore panoramico, che permette di ammirare la città dall’alto, spingendo lo sguardo fino all’arco alpino. Ma è anche la sede di uno dei musei più belli d’Italia, quello del cinema, che si sviluppa a spirale verso l’alto, su progetto dello scenografo francese François Confino, presentando fotografie, manifesti, spezzoni di film, bozzetti e oggetti scenici.
La Mole Antonelliana e il Museo nazionale del cinema, sogno reso realtà dalla tenacia di Maria Adriana Prolo, incrociano i propri destini nel 2000.
Da allora sono passati vent’anni e per festeggiare l’anniversario il gioiello architettonico progettato da Alessandro Antonelli, una sorta di archistar ante litteram che ha firmato anche la cupola di San Gaudenzio a Novara e Casa Scarabozzi (più conosciuta come Fetta di polenta) a Torino, si trasforma, grazie al contributo del Gruppo Iren, in uno schermo multimediale per proiettare immagini in movimento.
Il videomapping, che trasformerà la Mole in una sorta di cinema all’aperto e in un inusuale faro che illuminerà la notte della città, si avvale della regia e del genio creativo di Donato Sansone.
Le proiezioni, in programma dalla sera del 24 giugno, festa patronale della città, alternano diversi elementi e vari materiali, molti dei quali appartenenti alle ricche e prestigiose collezioni del Museo nazionale del cinema: foto, manifesti e oggetti si avvicendano a sequenze ed elementi di computer grafica, in un crescendo emozionale che coinvolge fino all’ultimo frame.
Si parte dall’omaggio al cinema torinese e italiano per, poi, arrivare alle grandi star.
Le fotografie animate dei volti di attrici e attori noti al grande pubblico -da Sophia Loren a Marcello Mastroianni, da Claudia Cardinale a Vittorio Gassman, da Massimo Troisi a Ornella Muti, da Ugo Tognazzi a Monica Bellucci- si incontrano con i manifesti che hanno scandito la storia del cinema italiano, ma anche con un tributo al nostro regista più visionario, Federico Fellini, nell’anno del centenario della sua nascita.
A questi contributi si aggiungono memorabili sequenze di film girati a Torino, da «Cabiria» a «The Italian Job», fino alla sezione dedicata alle icone cinematografiche internazionali: da King Kong a Spiderman, dall’agente 007 a Indiana Jones, da Vito Corleone al perfido Darth Vader.
Un altro omaggio alla città sabauda viene raccontato dagli elementi chiave che la connotano. L’acqua che riempie la Mole trasformandola in acquario è un omaggio al fiume Po, in cui nuotano personaggi ironici e legati all’immaginario infantile. Le automobili che si inseguono in maniera rocambolesca attorno alla Mole ricordano lo sviluppo della Fiat. Infine, c'è un omaggio al volo con le sequenze più vertiginose che contraddistinguono i film d’avventura.
Non potevano, poi, mancare l’amore romantico, con i più bei baci della storia del cinema, e i momenti di festa, in omaggio al compleanno del museo (ma anche a quello della Film Commission Torino Piemonte), con proiezione di fuochi d’artificio.
Per rendere il tutto il più coinvolgente possibile -raccontano dal Museo nazionale del cinema- «sono stati installati quattro media player Dataton, ossia quattro server in grado di fornire multi-uscite video per permettere la riproduzione sincronizzata dei contenuti multimediali e una regia workstation posizionata all’interno della Mole. Infine, la sincronizzazione effettiva avverrà tramite l’utilizzo di quattro router LTE che, mediante una connessione a bassa latenza che permette una velocità di comunicazione superiore allo standard e un controllo in diretta dei quattro proiettori, farà comunicare tutte le macchine all’interno dello stesso network, per poter lavorare in modo sincronizzato».
Lo spettacolo, che al debutto sarà trasmesso anche in televisione su Rai Premium (canale 25 del digitale terrestre) e in streaming su Rai Play, sarà visibile tutte le sere, fino al 20 luglio, dalle 21.00 alle 23.30, quando i quattro lati della Mole si animeranno contemporaneamente con un lavoro della durata di circa venti minuti, dal montaggio serrato e visionario, che restituirà al pubblico tutta la magia della settima arte.
Ma mercoledì 24 giugno la Mole Antonelliana regalerà ai suoi cittadini, ma anche a chi si collegherà con Rai Premium e Rai Play, un altro appuntamento da non perdere: il tradizionale show dei droni di San Giovanni, che quest’anno avrà come tematica le fragilità di un essere tecnologico costruito da un altro essere fragile, l’uomo, e che vedrà anche la partecipazione degli artisti di Zebra, compagnia diretta da Silvia Gribaudi. L’esibizione sarà -e non poteva essere diversamente- un autentico omaggio al mondo del cinema, dai grandi classici ai musical, con la celebrazione dei centenari di Federico Fellini e Alberto Sordi.
I due eventi torinesi fanno parte di «San Giovanni x 3», un palinsesto di appuntamenti che unirà Torino ad altre due grandi città che festeggiano la festa patronale nel giorno di San Giovanni, Firenze e Genova. Sulla piattaforma dedicata alla kermesse sono previsti vari collegamenti streaming, che permetteranno agli utenti di lasciarsi incantare da una partita di calcio storico nella scenografica piazza Santa Croce o da un breve concerto di un’eccellenza italiana quale è l’orchestra del teatro Carlo Felice, ma non solo. In tempi di distanziamento sociale, come abbiamo imparato in questi ultimi mesi, si può, dunque, essere uniti, anche se distanti, perché tutti siamo -come recita lo slogan della serata- «sotto lo stesso cielo».
Per saperne di più
www.museocinema.it
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Il videomapping, che trasformerà la Mole in una sorta di cinema all’aperto e in un inusuale faro che illuminerà la notte della città, si avvale della regia e del genio creativo di Donato Sansone.
Le proiezioni, in programma dalla sera del 24 giugno, festa patronale della città, alternano diversi elementi e vari materiali, molti dei quali appartenenti alle ricche e prestigiose collezioni del Museo nazionale del cinema: foto, manifesti e oggetti si avvicendano a sequenze ed elementi di computer grafica, in un crescendo emozionale che coinvolge fino all’ultimo frame.
Si parte dall’omaggio al cinema torinese e italiano per, poi, arrivare alle grandi star.
Le fotografie animate dei volti di attrici e attori noti al grande pubblico -da Sophia Loren a Marcello Mastroianni, da Claudia Cardinale a Vittorio Gassman, da Massimo Troisi a Ornella Muti, da Ugo Tognazzi a Monica Bellucci- si incontrano con i manifesti che hanno scandito la storia del cinema italiano, ma anche con un tributo al nostro regista più visionario, Federico Fellini, nell’anno del centenario della sua nascita.
A questi contributi si aggiungono memorabili sequenze di film girati a Torino, da «Cabiria» a «The Italian Job», fino alla sezione dedicata alle icone cinematografiche internazionali: da King Kong a Spiderman, dall’agente 007 a Indiana Jones, da Vito Corleone al perfido Darth Vader.
Un altro omaggio alla città sabauda viene raccontato dagli elementi chiave che la connotano. L’acqua che riempie la Mole trasformandola in acquario è un omaggio al fiume Po, in cui nuotano personaggi ironici e legati all’immaginario infantile. Le automobili che si inseguono in maniera rocambolesca attorno alla Mole ricordano lo sviluppo della Fiat. Infine, c'è un omaggio al volo con le sequenze più vertiginose che contraddistinguono i film d’avventura.
Non potevano, poi, mancare l’amore romantico, con i più bei baci della storia del cinema, e i momenti di festa, in omaggio al compleanno del museo (ma anche a quello della Film Commission Torino Piemonte), con proiezione di fuochi d’artificio.
Per rendere il tutto il più coinvolgente possibile -raccontano dal Museo nazionale del cinema- «sono stati installati quattro media player Dataton, ossia quattro server in grado di fornire multi-uscite video per permettere la riproduzione sincronizzata dei contenuti multimediali e una regia workstation posizionata all’interno della Mole. Infine, la sincronizzazione effettiva avverrà tramite l’utilizzo di quattro router LTE che, mediante una connessione a bassa latenza che permette una velocità di comunicazione superiore allo standard e un controllo in diretta dei quattro proiettori, farà comunicare tutte le macchine all’interno dello stesso network, per poter lavorare in modo sincronizzato».
Lo spettacolo, che al debutto sarà trasmesso anche in televisione su Rai Premium (canale 25 del digitale terrestre) e in streaming su Rai Play, sarà visibile tutte le sere, fino al 20 luglio, dalle 21.00 alle 23.30, quando i quattro lati della Mole si animeranno contemporaneamente con un lavoro della durata di circa venti minuti, dal montaggio serrato e visionario, che restituirà al pubblico tutta la magia della settima arte.
Ma mercoledì 24 giugno la Mole Antonelliana regalerà ai suoi cittadini, ma anche a chi si collegherà con Rai Premium e Rai Play, un altro appuntamento da non perdere: il tradizionale show dei droni di San Giovanni, che quest’anno avrà come tematica le fragilità di un essere tecnologico costruito da un altro essere fragile, l’uomo, e che vedrà anche la partecipazione degli artisti di Zebra, compagnia diretta da Silvia Gribaudi. L’esibizione sarà -e non poteva essere diversamente- un autentico omaggio al mondo del cinema, dai grandi classici ai musical, con la celebrazione dei centenari di Federico Fellini e Alberto Sordi.
I due eventi torinesi fanno parte di «San Giovanni x 3», un palinsesto di appuntamenti che unirà Torino ad altre due grandi città che festeggiano la festa patronale nel giorno di San Giovanni, Firenze e Genova. Sulla piattaforma dedicata alla kermesse sono previsti vari collegamenti streaming, che permetteranno agli utenti di lasciarsi incantare da una partita di calcio storico nella scenografica piazza Santa Croce o da un breve concerto di un’eccellenza italiana quale è l’orchestra del teatro Carlo Felice, ma non solo. In tempi di distanziamento sociale, come abbiamo imparato in questi ultimi mesi, si può, dunque, essere uniti, anche se distanti, perché tutti siamo -come recita lo slogan della serata- «sotto lo stesso cielo».
Per saperne di più
www.museocinema.it
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