È il mese di novembre del 2003 quando la musicista e artista newyorkese Laurie Anderson, icona dell'arte multimediale, arriva a Milano per la sua prima retrospettiva in Italia. «The Record Of The Time» è il titolo del progetto espositivo, per la curatela di Jean Hubert Martin e Thierry Raspail, che viene ospitato dal Pac – Padiglione d’arte moderna. Qui sculture, oggetti, disegni, fotografie e installazioni raccontano lo speciale cocktail di teatro, musica pop e immagini che, miscelati elettronicamente con l’uso del computer, danno vita a performance e installazioni basate su episodi della vita personale, sogni, poemi, miti e leggende.
Quasi vent’anni dopo Laurie Anderson torna idealmente nel museo milanese. È, infatti, lei la madrina della terza edizione di «Performing Pac», la rassegna annuale dedicata a un tema attuale nell’ambito degli studi delle arti visive contemporanee.
Il tema scelto per il 2020 è il rapporto tra arte e musica, sviluppato attraverso opere video, materiali d’archivio, interventi di artisti, critici e curatori che esplorano l’interazione tra suono e immagine nella pratica e nella ricerca artistica contemporanea.
«Made Of Sound» è il titolo scelto per il programma, in agenda dal 2 luglio al 13 settembre. Di Laurie Anderson verrà proiettato per la prima volta il video realizzato in occasione della mostra milanese, accompagnato da documenti, fotografie e materiali d’archivio.
L’artista sarà protagonista anche di un appuntamento in cartellone a luglio, in una data ancora da stabilire, quando nel cortile del Pac verrà proiettato il suo lungometraggio «Heart of a dog», la storia che ha incantato e commosso la stampa alla Mostra del cinema di Venezia. Realizzato nel 2015, il documentario è un viaggio intimo e delicato in compagnia dell’amata cagnetta Lolabelle, scomparsa nel 2011, che diventa occasione per una riflessione multimediale sul significato della memoria, della perdita e dell’amore. Con un linguaggio visivo ai confini dell’onirico, l’artista rompe gli schemi del documentario classico, mischiando filmini di famiglia in 8 millimetri a opere d’arte, musica a frammenti di memorie legati ai suoi affetti d’infanzia, senza dimenticare citazione di scrittori e musicisti che l’hanno ispirata fino al compianto marito Lou Reed.
Il percorso espositivo di «Art of The Sound» si sviluppa attraverso i lavori di cinque artisti che utilizzano suono e musica nella loro ricerca.
Il duo Barbara and Ale (Barbara Ceriani Basilico e Alessandro Mancassola) porta al Pac il film «The sky is falling» (2017), dove il vibrafono di Elio Marchesini, percussionista della Teatro alla Scala, viene suonato su un lago ghiacciato tra montagne innevate. Il vibrare del metallo dialoga, scompare e resiste alle folate continue, mentre il musicista si ostina a non perdere il controllo, smarrito nel paesaggio.
Jeremy Deller e Nicholas Abrahams propongono, invece, «Our Hobby Is Depeche Mode» (2006), film che fotografa la fanbase dei Depeche Mode, muovendosi in poche settimane tra Messico, Stati Uniti, Germania, Romania, Brasile, Canada e Russia. Il lavoro documenta come il comportamento disordinato, caotico e spesso imprevedibile con il quale i fan si appropriano della band entri in collisione con l’immagine commerciale accuratamente elaborata del gruppo.
Pamela Diamante presenta «Generare corpi celesti - Esercizi di stile» (2020), installazione inedita che esplora il rapporto tra visione antropocentrica e infinito. In collaborazione con il composer Malasomma, l’artista scompone e trasla in musica le parole di Paolo, ipovedente, che narra l’emozione del ricordo di poter osservare le stelle; Antonio invece, non vedente dalla nascita, ha raffigurato su due grandi tele un cielo stellato che non ha mai potuto osservare.
Mentre il duo artistico italiano Invernomuto (Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi) porta al Pac l’installazione audiovisiva «Vers l'Europa deserta, Terra Incognita» (2017), che - muovendosi in una periferia allargata tra Italia e Francia - lavora sui modelli di auto-rappresentazione condivisi dalle culture giovanili suburbane di tutta Europa attraverso mezzi come videoclip, storie di Instagram e flussi di Snapchat.
Nell’opera dell’artista portoghese João Onofre, invece, un'adolescente canta «La Nuit n'en Finit Plus» di Petula Clark in downtempo a capella, all'interno di una buca sul terreno di una prateria. L'opera «Untitled (N'en Finit Plus)», del 2010-11, indaga così il tema dell'appropriazione, declinato sia nella pratica artistica che nella musica pop, e la possibilità che questi due mondi paralleli si sovrappongano.
Il progetto espositivo è arricchito, poi, da due ulteriori interventi. Nella project room una selezione di videoclip musicali diretti da sette tra i più importanti e visionari registi contemporanei - Anton Corbijn, Chris Cunningham, Jonathan Glazer, Michel Gondry, Spike Jonze, Mark Romanek e Stephane Sednaoui– raccontano le incursioni dell’arte nell’universo musicale pop e rock.
Mentre nel parterre è visibile l’installazione di Marie Cérisier, giovane artista di Roquebrune-Cap-Martin, che con «Pile à Cd (Pila di Cd/ Pila da cedere)» costruisce la sua memoria personale e immaginaria in un bilico «sonoro» regalandone un frammento al pubblico, tra «équilibre» e «déséquilibre».
Ad arricchire la rassegna sono stati pensati anche degli appuntamenti da godere on-line. Per tutta la durata dell’esposizione la musica accompagnerà il pubblico sul canale Spotify Performing PAC – High Fidelity, con una playlist collaborativa nella quale curatori e artisti condivideranno la loro personale classifica di cinque brani. Sono, poi, in programma due eventi in streming su You Tube. Venerdì 11 settembre, alle ore 21, si terrà una performance live del duo Invernomuto, che sperimenta l’interazione tra immagine in movimento e suono con il quarto capitolo di Black Med, un dj set supportato da proiezioni che intercetta le traiettorie tracciate dai suoni che attraversano il Mediterraneo.
Sabato 12 settembre, alle 18, Andrea Lissoni, senior curator international art (Film) alla Tate Modern (2014-2020), recentemente nominato direttore del Haus der Kunst di Monaco, sarà in dialogo con il duo Invernomuto e con Iolanda Ratti, conservatore del Museo del Novecento.
Un programma, dunque, articolato quello studiato dal Pac – Padiglione arte contemporanea di Milano per questa estate, nel quale eventi on-line e fruizione dal vivo, nel rispetto di tutte le normative anti-Covid, si fondono per raggiungere il maggior numero di persone possibile.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Pamela Diamante, GENERARE CORPI CELESTI - ESERCIZI DI STILE (2020) Video still. Courtesy Galleria Gilda Lavia; [fig. 2] Heart of a dog di Laurie Anderson, 2015 still da video; [fig. 3] Invernomuto, Portrait, 2018, Photo Jim C. Neddù; [fig. 4] Jeremy Deller con Nicholas Abrahams, Our Hobby Is Depeche Mode, 2006. Courtesy the Artist and The Modern Institute/Toby Webster Ltd, Glasgow. Photo Jeremy Deller; [fig. 5] Barbara and Ale, The sky is falling, 2017. Courtesy the artists
Informazioni utili
Made of Sound. Pac - Padiglione d'arte contemporanea, via Palestro, 14 - Milano. Orari: da giovedì a domenica, ore 11 - 20; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Ingresso: gratuito previa prenotazione (prenotazioni dal 25 giugno). Informazioni: info@pacmilano.it o 02.88446359. Sito internet: pacmilano.it. Dal 2 luglio al 13 settembre 2020.
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