ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

sabato 3 luglio 2021

#notizieinpillole, le cronache d'arte della settimana dal 28 giugno al 4 luglio 2021

«VITA DI CORSA», IN TRENTINO UNA MOSTRA SUI FOTOGRAFI DELLA MAGNUM E IL CICLISMO
In Val di Sole va in scena il ciclismo. In occasione del Campionato del mondo di mountain bike (specialità Cross Country, 4X, Downhill, Xcc, E-Mtb), in programma dal 25 al 29 agosto, l’antico Castello di Caldes ospita, in prima mondiale, la mostra «Vite di corsa. La bicicletta e i fotografi di Magnum. Da Robert Capa ad Alex Majoli». Ottanta immagini, molte delle quali mai prima esposte al pubblico, esplorano, attraverso l'occhio dei maestri della celebre agenzia fotografica Magnum, la dimensione umana di uno degli sport più popolari e amati.
Il curatore Marco Minuz ha scelto di raccontare le epopee dei campioni e delle grandi manifestazioni internazionali, Tour de France in primis, ma anche la quotidianità del pubblico che, ai bordi delle strade e al traguardo, sostiene i suoi beniamini, immedesimandosi con il loro impegno, o l'indifferenza serena di una mandria che continua a brucare mentre gli umani sembrano impazzire per i loro campioni. Sudore, fango, tenacia, imprese di uomini che macinano chilometri misurandosi innanzitutto con sé stessi, la propria forza e i propri limiti scorrono così sotto gli occhi dei visitatori.
La mostra è aperta da una serie, poco nota, realizzata da Robert Capa nel 1939, quando seguì per la rivista «Match» il Tour de France. Lungo il percorso espositivo è, poi, visibile una selezione di scatti di Guy Le Querre, realizzati durante la gara ciclistica francese del 1954; all’epoca il fotografo aveva solo 13 anni e stava trascorrendo le vacanze estive in Bretagna, una delle tappe della corsa. Circa trent'anni dopo, nel 1985, il maestro francese venne invitato a seguire la squadra della Renault-Elf durante gli allenamenti invernali; in questa stagione scattò una serie di fotografie a Laurent Fignon e seguì il campionato di ciclo-cross.
Il percorso, visibile fino al prossimo 26 settembre, prosegue con le immagini che Christopher Anderson dedicò nel 2004 al ciclista Lance Amstrong, prima del triste epilogo per doping, e cib le fotografie di Harry Gruyaert per il Tour del 1982, oltre agli scatti di René Burri, Stuart Franklin e Raymond Depardon dedicati ai velodrom. Mentre Alex Majoli è presente in mostra con una selezione di immagini dedicate al celebre produttore di bici milanese Alberto Masi, il cui laboratorio si trovava sotto le curve del Velodromo Vigorelli. Ci sono, infine, delle immagini di Mark Power, Robert Capa, Harry Gruyaert e Richard Kalvar che raccontano i riti del pubblico; mentre Peter Marlow ci mostra frammenti di quotidianità dei corridori impegnati nel giro di Bretagna nel 2003.
Il progetto espositivo, nel suo insieme, permette di andare oltre alle gesta sportive e di porre l’attenzione sulle alchimie del ciclismo, l’unico sport, come ripeteva Gianni Mura, dove «chi fugge non è un vigliacco».
Per maggiori informazioni: www.visitvaldisole.it.

[Nella foto: Tour de France, 1939 © Robert Capa © International Center of Photography / Magnum Photos

«UNA SERA A PALAZZO», TRE APERTURE STRAORDINARIE PER IL MUSEO VENEZIANO DI PALAZZO GRIMANI A SANTA FORMOSA
Si intitola «Una sera a palazzo» il cartellone di eventi promosso per il mese di luglio dal Museo di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa in Venezia. Le iniziative prenderanno il via nella serata di sabato 3 luglio quando in tutto in Vecchio Continente si festeggerà la Notte europea dei musei. Per l'occasione, la dimora lagunare rimarrà aperta fino alle ore 22:00 e offrirà, a partire dalle ore 18:30, l'ingresso ridotto a 7,50 euro. L'apertura serale del museo, con biglietto scontato, sarà proposta anche nelle serate del 17 e del 24 luglio. Il primo dei due appuntamenti, quello di sabato 17, sarà, inoltre, impreziosito da un concerto di Amir Gwirtman, celebre artista di origini israeliane, di stanza a Zagabria, conosciuto come uno dei più grandi virtuosi di strumenti a fiato al mondo. Per l'appuntamento musicale, inserito nel cartellone del Venezia Jazz Festival, è previsto un biglietto combinato di 18,00 euro per l'intero e 12 euro per il ridotto.
In questi mesi il Museo di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa presenta il riallestimento di uno dei suoi ambienti più spettacolari ed evocativi: la Sala del Doge, creata contestualmente ai lavori di ampliamento terminati nel 1568 e voluti da Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia. Questo spazio - abbellito con marmi antichi e preziosi come l’alabastro giallo, il serpentino verde e il porfido rosso, tutti provenienti dal Mediterraneo orientale - voleva celebrare la figura di Antonio Grimani, abile mercante di spezie e primo doge della famiglia.
Frutto della collaborazione tra la Direzione regionale Musei Veneto e la fondazione Venetian Heritage, l'intervento conservativo, documentato in un catalogo di Marsilio editore, ha visto il ricollocamento nella sala della statuaria greca e romana della collezione Grimani. Attraverso un attento studio delle fonti storiche – tra cui l’inventario dei beni di Giovanni Grimani, descrizioni storiche dell’epoca e fotografie di fine ‘800 recentemente scoperte nella biblioteca della National Gallery di Washington – Daniele Ferrara e Toto Bergamo Rossi hanno potuto ricollocare venti opere, tra cui il gruppo «Dioniso appoggiato a un satiro» di epoca romana imperiale nella nicchia della parete frontale.
Contemporaneamente al riallestimento della Sala del Doge, il Museo ospita una mostra, curata da Mario Codognato, di nuovi e recenti lavori dell’artista tedesco Georg Baselitz, oltre a dodici tele realizzate appositamente per la Sala del Portego collocate nelle sue originarie cornici settecentesche a stucco, dove fino all’800 campeggiavano i ritratti della famiglia Grimani.
«Archinto»
, questo il titolo dell'esposizione, rende omaggio a Venezia e alla sua ricca tradizione artistica, da una parte ristabilendo una continuità storica e dall’altra segnalando una rottura tra la celebrata ritrattistica rinascimentale e i suoi equivalenti contemporanei. «Il titolo della mostra e i suoi lavori - si legge nella nota stampa - fanno riferimento all’enigmatico ritratto del cardinale Filippo Archinto che Tiziano realizzò nel 1558. Portando la sensibilità dei maestri antichi in un contesto attuale, la qualità spettrale dei dipinti di Baselitz conferma il suo interesse per le tecniche di incisione e allude al tema artistico costante della mortalità umana».
Per maggiori informazioni: https://polomusealeveneto.beniculturali.it/musei/museo-di-palazzo-grimani.

[Le fotografie sono di Matteo De Fina]

«LA STORIA DENTRO», A BRESCIA UN’INSTALLAZIONE AMBIENTALE DEI FRATELLI RADICI SULLE X GIORNATE DEL 1849
Uno strumento di riflessione collettiva al servizio della comunità: si presenta così il progetto «La storia dentro» dei fratelli Giuliano e Roberto Radici, un’installazione visibile fino al prossimo 11 luglio in largo Formentone a Brescia, che ha coinvolto nella sua realizzazione l’Amministrazione comunale, la Croce Bianca e l’associazione 7milamiglialontano.
L’opera è una fotografia in formato 6 x 7 metri, che fonde varie fasi creative e diversi linguaggi artistici – pittura, fotografia, cinema, teatro, moda, racconto - prendendo le mosse da un momento storico emblematico per la «Leonessa d’Italia», le X Giornate (23 marzo – 2 aprile 1849).
Gli artisti hanno realizzato l’installazione attraverso tre distinti passaggi creativi, direttamente in piazza, circondati da un pubblico che ha partecipato con calore e interrogato con curiosità.
La prima fase ha visto Roberto Radici impegnato in una performance pittorica in cui ha riprodotto una stampa delle «Dieci Giornate» di Edoardo Matania, autore di numerose incisioni dedicate al Risorgimento. L’opera rappresenta un episodio di ordinaria violenza del marzo 1849 che ben si presta a esprimere simbolicamente la compresenza di storia collettiva e individuale, esprimendo in modo concreto la sofferenza di quei giorni che valsero a Brescia il nome di «Leonessa d’Italia».
La fotografia, la cui estetica è anche un omaggio a Gregory Crewdson, per lo studio dell’illuminazione, e al pittore Jonathan Jansen, si propone come sintesi tra passato e presente. Sulla superficie convivono, infatti, la ribellione e la sofferenza delle Dieci Giornate e il dolore e la resilienza della pandemia, con scene tipiche del primo lockdown: «un viaggiatore – si legge nella nota stampa - bloccato davanti alla televisione sfinito dall’immobilità, Il mondo dello spettacolo annichilito, muto come una chitarra elettrica senza amplificatore, l’ambulanza, la natura che prende il sopravvento e si fa messaggio di vita e di speranza».
Ai piedi della fotografia è stato posto uno striscione su cui sono stampati dieci brevi testi redatti da Beatrice Mazzocchi, che parlano indirettamente dell’opera e dei suoi simboli, ma che documentano anche la presenza in ciascuno di noi di sentimenti contrastanti di fronte al dispiegarsi degli eventi. Il pubblico potrà intervenire sulla tela, scrivendo i propri pensieri. Il lavoro dei fratelli Radici si fa così simbolo dell’arte che costruisce, che ascolta, che coinvolge.
L’installazione ha anche un importante risvolto solidale: il telo pittorico realizzato da Roberto Radici verrà infatti tagliato e rielaborato artisticamente, dando vita a tante opere uniche che andranno in asta, con lo scatto di Giuliano Radici, a ottobre 2021, a beneficio della Carolina Zani Melanoma Foundation, per contribuire alla promozione di un programma di screening gratuito che coinvolgerà tutto il territorio bresciano. 

UNA NUOVA OPERA PER IL BORGO DI PECCIOLI. NEL MUSEO A CIELO APERTO DELLA TOSCANA L'OPERA «GIUDIZIO UNIVERSALE» DI NICOLA BOCCINI 
Il borgo medievale di Peccioli, protagonista questa estate alla diciassettesima edizione della Biennale di architettura di Venezia (nel Padiglione Italia), amplia la propria collezione di opere d’arte, un sorprendente museo a cielo aperto con opere di David Tremlett, Nakagawa, Massimo Bartolini, Umberto Cavenago, Alberto Garuti, Federico de Leonardis, Vedovamazzei, Vittorio Corsini, Fortuyn/O’Brien, Vittorio Messina, Patrik Tuttofuoco e Sergio Staino.
A questo patrimonio artistico davvero unico – tanto che la cittadina è stata definita «la piccola capitale italiana dell’arte contemporanea» – si aggiunge ora «Giudizio universale» di Nicola Boccini, un’installazione multimediale e interattiva in ceramica ispirata all’omonimo polittico di Hans Memling, datato 1467 circa, e commissionata all’artista italiano nel 2016 dal Museo nazionale di Danzica come reinterpretazione del capolavoro lì conservato.
Dallo scorso 11 giugno il lavoro è esposto per la prima volta in Italia, creando così un nuovo dialogo con un’altra opera, il tabernacolo di Benozzo Gozzoli, affrescato tra il 1479 e il 1480. Il dipinto di Memling, pertanto, fa simbolicamente ritorno in Toscana, dove era destinato oltre cinque secoli fa prima del suo trafugamento nel 1473.
Il «Giudizio universale» – situato nella Chiesa dei Santi Giusto e Bartolomeo - è composto da ventidue pannelli realizzati a mano attraverso la tecnica di colaggio in stampi di gesso e tre cotture, di cui una a 1320°. Questa procedura permette di creare pannelli perfettamente traslucidi, in cui, attraverso l’inserimento di fili di rame (una tecnica che prende il nome di Porcelain Veins), è possibile riconoscere i simboli cristiani presenti nel dipinto di Memling e reinterpretati dall'artista sperimentale, in mostra in questi giorni anche alla Biennale di Venezia con «Lane», opera frutto della collaborazione con il fumettista Riccardo Burchielli.
Attraverso retroproiezioni e una tecnologia interattiva, che prende il nome di «Tecnica Boccini» e che prevede l’innesto di micro-sensori all’interno del composto ceramico che si attivano con la voce o il tatto, lo spettatore può attivare a Peccioli, sui pannelli, una sequenza di immagini diventando co-autore dell’opera d’arte.
L’iniziativa si inserisce nel trentennale impegno del Comune di Peccioli di valorizzazione del territorio attraverso opere di arte contemporanea, in dialogo e confronto con il luogo, la sua storia e il suo paesaggio. Il distretto pecciolese è, infatti, da decenni oggetto di interventi artistici e si è trasformato in inaspettato e sorprendente anfiteatro, palcoscenico e circuito culturale, ribalta inedita di rassegne di spettacoli, di teatro, di musica, nonché passerella per servizi di moda e set fotografico scelto da brand planetari.

«LA STELLA DI DANTE» DÀ OSSIGENO A FIRENZE. CINQUANTA QUERCE RILEGGONO LA «DIVINA COMMEDIA» 
Firenze omaggia Dante Alighieri con un'installazione ambientale, donata dalla maison fiorentina «Il Bisonte». L'opera, realizzata in occasione dei settecento anni dalla morte del «Sommo poeta», è stata creata da Felice Limosani, con la consulenza scientifica di Stefano Mancuso e la supervisione paesaggistica di Alberto Giuntoli
Ubicato al Parco di San Donato, nel quartiere di Novoli, il lavoro, realizzato con cinquanta querce alte sei metri che hanno trent'anni di vita, traduce in simbolo le frasi che chiudono le tre cantiche della «Divina Commedia»: «e quindi uscimmo a riveder le stelle» (Inferno); «puro e disposto a salire alle stelle» (Purgatorio); «l'amor che move il sole e l'altre stelle» (Paradiso). 
«La Stella di Dante», questo il titolo dell'opera, si inserisce nella prima cinta urbana di Firenze, protagonista di una grande espansione a seguito del boom edilizio degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso e recentemente al centro di un imponente intervento di riqualificazione urbanistica che ha visto la nascita del parco come elemento di connessione verde tra le nuove edificazioni universitarie e residenziali da una parte, e il Palazzo di Giustizia dall’altra, voluto per migliorare la vivibilità dell’area. E proprio al Palazzo di Giustizia si rivolge la punta a est della «Stella di Dante», che simbolicamente ha anche l’intento di riscattare l’immeritato esilio del «Sommo poeta». Con il suo segno artistico, l'opera contribuirà ad arricchire il contesto paesaggistico oltre che il contenuto culturale dello spazio, creando un nuovo riferimento identitario per il parco di San Donato. Inoltre, l’aumento della superficie ombreggiata renderà il parco più attraente e fruibile dalla cittadinanza, creando un nuovo spazio di ritrovo e condivisione. 
L’installazione – che si estende per un’ampiezza di centoottanta metri e sarà visibile da Google Earth e dai voli dell'adiacente aeroporto di Peretola – è destinata a cambiare cromaticamente con il variare delle stagioni. In autunno, le foglie diventeranno progressivamente prima gialle e poi rosse, e cadendo riporteranno il disegno della stella direttamente sul terreno del parco. 
«Ho interpretato il 'visibile parlare' dantesco, trasformando le stelle ricorrenti nelle frasi di chiusura delle tre cantiche della «Divina Commedia» in un’installazione dalla forma 'vivente'. Ispirandomi a Dante ho sperimentato, oltre la funzione estetica, la ricerca di connessioni più ampie dei significati che il «Sommo poeta» ci ha lasciato. In questo momento storico, creare valore a lungo termine tra arte e ambiente con la persona al centro è una priorità», racconta Felice Limosani. 
L’intervento artistico avrà un impatto positivo a livello ambientale, grazie all’azione di assorbimento di anidride carbonica e di rilascio d’ossigeno attivata dalle querce, alla cattura dei composti inquinanti presenti nell’aria – come polveri sottili e ossidi di azoto – e alla conseguente riduzione della loro dispersione nell’ambiente, a un netto contributo al miglioramento della gestione delle acque urbane per via dell’aumentata permeabilità del suolo e una derivante diminuzione delle spese di gestione ambientale. Gli alberi, opportunamente gestiti e curati, contribuiranno così ad apportare benefici estetici, sociali, ambientali ed economici negli anni a venire.

DUE APPUNTAMENTI NEL SEGNO DELL'INCLUSIONE ALLA PEGGY GUGGENHEIM DI VENEZIA
Proseguono nel segno dell'accessibilità e dell'inclusione le attività in presenza della collezione Peggy Guggenheim di Venezia, il cui lavoro per questo 2021 ruota attorno al Manifesto per la rinascita, le cui parole chiave ispirazione, sostenibilità e presente
Mercoledì 30 giugno, prima dell’orario di apertura al pubblico, il museo ha ospitato il progetto «Il corpo creativo», laboratorio di arte e danza/movimento nato nel 2019 dall’incontro tra la scultrice veneziana Michela Bortolozzi, la danzatrice Isabella Moro e Alice Venezia Odv, associazione per la lotta all’ictus cerebrale. Il laboratorio è stato reso possibile anche grazie al contributo del fondo di solidarietà messo a disposizione dal Comune di Venezia ed è concepito come momento conclusivo di un percorso intrapreso lo scorso settembre che ruota proprio intorno al tema della scultura e della danza, finalizzato a creare un gruppo coeso, in grado di memorizzare le cose sperimentandole di persona e confrontandosi. I partecipanti, un ristretto gruppo di persone colpite da ictus celebrale, verranno in un primo momento portati da Michela Bortolozzi a osservare alcune delle sculture di Alberto Giacometti esposte negli spazi verdi di Palazzo Venier dei Leoni. Successivamente, sotto la guida di Isabella Moro, saranno accompagnati nello svolgimento di una breve attività motoria. 
Il calendario proseguirà il 26 agosto con il secondo appuntamento con «Estate a Palazzo», progetto rivolto agli over 75, promosso dall’Associazione Red Carpet for All e patrocinato dal Comune di Venezia. Dalle 9 alle 10 un gruppo di ospiti della quarta età seguirà una visita guidata gratuita nel giardino delle sculture del museo, condividendo un momento volto al benessere personale. Per maggiori informazioni e per prenotarsi è possibile chiamare il numero +39.370.1260488 o scrivere a estateapalazzo@gmail.com.
Entrambi gli appuntamenti si svolgono all’aria aperta, nel rispetto della normative di contenimento del Covid-19 e delle sue varianti. 
Per saperne di più: www.guggenheim-venice.it

TORINO, UN'OPERA SOLIDALE DI FRANCESCO SIMETI PER CASA GIGLIO 
Si intitola «Gigli, cinghiali, qualche carpa e poi conigli, galline e asini in gran quantità» l'installazione ambientale permanente realizzata da Francesci Simeti per Casa Giglio, lo spazio di Torino che offre ospitalità gratuita alle famiglie, prive di mezzi, con bambini ricoverati all’Ospedale Regina Margherita.
Posizionata nell'atrio, su una parete di circa quarantacinque metri quadrati, l’opera non è solo un messaggio di benvenuto; vuole trasmettere anche la filosofia e la missione di Giglio onlus, basata sulla solidarietà e sull’accoglienza.
L’installazione, realizzata con la curatela di Luisa Perlo e Francesca Comisso per a.titolo, è stata espressamente concepita come uno scenario fantastico in cui immergersi, risultato di una lunga ricerca di archivio e di un formidabile esercizio di ars combinatoria. Il lavoro è stato, quindi, stampato su un rivestimento speciale in fibra di vetro, sul quale trovano collocazione alcuni elementi aggettanti in ceramica smaltata.
Immaginari collettivi e tradizioni iconografiche di varie culture, specie vegetali e animali di tutto il pianeta, vengono a trovarsi insieme senza alcuna barriera, esattamente come le famiglie che abitano Casa Giglio, in arrivo dall’Italia e da vari Paesi del mondo.
Il progetto, che si è avvalso del generoso supporto della Fondation de France di Parigi e del contributo della Regione Piemonte, della Fondazione Crt e dell’azienda Om Project di Borgaro, è stato realizzato nell'ambito del programma d’arte pubblica «Nuovi committenti», che si occupa della produzione di opere d’arte commissionate dai cittadini per i loro luoghi di vita o di lavoro. In autunno, compatibilmente con le normative Covid-19, si prevede di inaugurare l’opera con una presentazione pubblica in presenza dell’artista, ma l’opera è già visibile in occasione degli eventi pubblici organizzati da Casa Giglio e su prenotazione https://www.giglio-onlus.it/.
Per ulteriori informazioni: info@atitolo.it.

[Le foto sono di Federico Fogliani]

venerdì 2 luglio 2021

Orbetello Piano Festival: la musica conquista la laguna toscana

Dalla terrazza della Polveriera Guzman al teatro vegetale del Botanical Dry Garden di Orbetello, dal chiostro della Torre Saline ad Albinia al Casale della Giannella (oasi del Wwf), senza dimenticare l’affaccio sulla scogliera di Talamone: sono alcuni degli angoli più insoliti e suggestivi della laguna toscana a fare da scenario alla decina edizione di Orbetello Piano Festival.
Ideata da Giuliano Adorno e Beatrice Piersanti dell’associazione Kaletra, la rassegna, in programma dal 3 luglio all’8 agosto, è resa possibile grazie al sostegno dell’Amministrazione comunale di Orbetello e di numerosi partner privati.
A segnare l’avvio della manifestazione, che quest’anno si aprirà anche alla filosofia e all’arte, sarà un concerto al tramonto, alle ore 19:45, con il «Quartetto Sincronie», in un programma che spazierà da Mozart a Robert Schumann.
Si proseguirà quindi, sabato 10 luglio, davanti alla scogliera di Talamone, con il pianoforte di Pasquale Iannone, protagonista di un doppio appuntamento, alle ore 19:00 e alle ore 21:30, sulla terrazza dell’hotel Capo D’Uomo. Mentre domenica 18 luglio è in programma, alla Torre Saline di Albinia, «Ballads», un piano recital di Istvàn I. Székely, anche questo proposto nella formula del doppio spettacolo, alle ore 19 e alle ore 21:30.
Un repertorio lirico squisitamente verdiano, con musiche tratte da «Rigoletto», «Trovatore» e «Traviata», per l’occasione trascritte per pianoforte, sarà, invece, in scena venerdì 23 luglio, sempre a Torre Saline (alle ore 19 e alle ore 21:30), nell’esecuzione del duo pianistico di Aurelio e Paolo Pollice.
Lo stesso palcoscenico ospiterà domenica 25 luglio, alle ore 21:30, «Paradiso XXXIII», un concerto in parole e musica ispirato al XXXIII canto del «Paradiso», parte del calendario «La Maremma per Dante 2021», con cui si celebrano i 700 anni dalla morte di del Sommo poeta.
All’insegna della multidisciplinarità, il festival quest’anno proporrà, per la prima volta, un appuntamento musicale dedicato a uno strumento diverso dal pianoforte: venerdì 30 luglio, alle ore 21:30, Torre Saline ospiterà Floraleda Sacchi con il concerto «Oltremare – Piano for Harp», una serie di trascrizioni per arpa di brani pianistici.
La rassegna accenderà, quindi, i riflettori su due giovani talenti della musica con un doppio appuntamento che, nel meraviglioso Casale della Giannelle, vedrà l’esibizione dei vincitori dell’Orbetello Piano Competition Junior 2021, il contest nato in seno al festival che, in questa sua quarta edizione (che a seguito della situazione pandemica si è svolta on-line), ha visto ben 570 partecipanti da ogni angolo del pianeta. Lunedì 2 agosto si esibirà Veronika Jaklovà, (diciottenne, originaria della Repubblica Ceca), mentre martedì 3 agosto sul palcoscenico salirà Massimo Taddei (diciannovenne, residente in Italia). Nel corso della serata del 3 agosto i due vincitori saranno premiati con una borsa di studio offerta dal Rotary Club Orbetello-Costa d’Argento. Entrambe le serate prevedono un doppio appuntamento, alle ore 19 e alle ore 21:30.
Sarà, poi, il pianoforte di Pietro Di Egidio a segnare uno degli appuntamenti più inconsueti del festival, quello che all’alba di giovedì 5 agosto porterà il pubblico a vivere il risveglio della natura nel bosco di Patanella.
Si sognerà, quindi, con la «musica sull’acqua» della giovane pluripremiata Leonora Armellini, di scena venerdì 6 agosto, alle ore 21:30, alla Polveriera Guzman di Orbetello; mentre domenica 8 agosto, alle ore 21:30, è previsto il gran finale a Torre Saline con «Sturm und Drang», il piano recital di Leonel Morales dedicato a Beethoven e Brahms.
Ma non finisce qui. La decima edizione di Orbetello Piano Festival si arricchisce, infatti, di due interessanti «effetti collaterali». Grazie alla collaborazione con l’associazione «Filosofia in movimento» il calendario di Orbetello Piano Festival ospiterà la prima edizione della rassegna «Orbe-Tech»: quattro appuntamenti dedicati ai temi legati all'influenza di tecnologia e intelligenza artificiale sulla società che vedranno confrontarsi alcuni protagonisti del panorama culturale internazionale come Éric Sadin, Lucio Caracciolo, Bruno Montanari, Giacomo Marramao e Nicola Zamperini. Gli incontri, tutti a ingresso gratuito, avranno luogo a Torre Saline ad Albinia nei giorni di sabato 17, giovedì 22 e giovedì 29 luglio e sabato 7 agosto, sempre alle ore 21:30.
Con Orbetello Piano Festival, negli spazi di Torre Saline, torna, infine, «Forte InContemporanea», manifestazione di arte visiva che proporrà la mostra itinerante «La parola e il tempo», omaggio a Clelia Marchi a cura di Anna Spagna e Daniela Vasta, collettiva «Eco del contemporaneo», nella Sala delle Anfore, e un incontro con l’artista Moira Ricci che, nella serata di giovedì 5 agosto, si racconterà al pubblico con una proiezione video dei suoi lavori. Tra sette note ed «effetti collaterali», la Toscana è pronta per un mese all’insegna della grande arte, ma anche del turismo di qualità, alla scoperta di luoghi di grande fascino nei quali protagonista è la natura con le sue suggestioni e la sua magia.

Informazioni utili
www.orbetellopianofestival.it

giovedì 1 luglio 2021

«Sii albero», Stefano Boeri dialogo con l’arte e la poetica di Maria Lai

È un dialogo a due sul legame tra uomo e natura quello che propone la mostra «Sii albero», per la curatela di Davide Mariani, allestita alla Stazione dell’arte di Ulassai, nel cuore dell’Ogliastra, in Sardegna. Protagonisti del percorso espositivo, visibile fino al 19 settembre, sono l’architetto Stefano Boeri e l’artista Maria Lai, con la loro visione affine, pur nell’originalità dei rispettivi linguaggi artistici, sul nostro vivere sulla terra, incentrate sui talvolta fragili equilibri sociali e ambientali.
Il progetto si compone di tre momenti interrelati tra loro: un’esposizione nella nuova project room del museo, un’installazione realizzata nel parco e una mostra negli spazi della ex rimessa del treno.
La prima parte della rassegna porta a Ulassai un modello in scala 1:50 del Bosco verticale, edificio-simbolo del lavoro di Stefano Boeri. Nello specifico, degli oltre dieci progetti realizzati dall’architetto nel mondo, viene esposto nel museo sardo il prototipo del primo, costruito a Milano, nell’area Porta Nuova, e formato da due torri alte ottanta e centododici metri che accolgono, nel complesso, ottocento alberi (una vegetazione equivalente a quella di trentamila metri quadrati di bosco e sottobosco). Il concept del Bosco verticale, l’essere cioè «una casa per alberi che ospita anche umani e volatili», viene esplicitato in mostra anche grazie a una serie di apparati didattici e video che illustrano la visione di Stefano Boeri di città sostenibile in relazione alla doppia sfida del cambiamento climatico e dell’aumento progressivo della popolazione mondiale.
Nel parco, sono messe in dialogo la scultura «Fiabe intrecciate. Omaggio a Gramsci» (2007) e la micro-architettura temporanea «Radura degli abbracci» (2017). La prima opera, a firma di Maria Lai, nasce dalla fusione tra due narrazioni, «Il topo e la montagna» (1931) scritta dal politico cagliaritano per i suoi figli durante il periodo di reclusione, e la leggenda della bambina e del nastro celeste che ha ispirato l’artista per la celebre performance collettiva «Legarsi alla montagna» (1981). Entrambe le storie hanno in comune un momento drammatico in cui ai bambini, come ricorda l’artista sarda, è affidato il compito di ricomporre la frattura passato-presente, riconducibile a quella tra uomo e natura.
Con «Radura degli abbracci», Stefano Boeri propone un prototipo di spazio pubblico che qui si compone di novantacinque cilindri di legno d’abete di cinque metri di altezza e sei centimetri di diametro, che creano un luogo al contempo permeabile e intimo, in cui i visitatori possono accedere per vivere un’esperienza originale di contatto con la natura, accompagnati dalla suggestiva melodia «Visioni» del violoncello di Piero Salvatori.
Il rapporto tra uomo e ambiente è, infine, ulteriormente approfondito negli spazi dell’ex rimessa del treno dove, per la prima volta in un’istituzione museale, viene proiettato il cortometraggio «Troiane», premiato al Venice Architecture Short Film Festival 2020. La pellicola, diretta da Stefano Santamato e prodotta da Paolo Soravia / The Blink Fish per Stefano Boeri Architetti, racconta, dal punto di vista degli alberi, il viaggio degli abeti divelti dalla Tempesta Vaia del Friuli e «rinati» nella scenografia de «Le Troiane» di Euripide al teatro greco di Siracusa, seguendoli per oltre 1.500 km, nell’avvicendarsi di paesaggi, colori e suoni.
È una storia di sacrificio e di resurrezione, che trova affinità nel lavoro di Maria Lai con la narrazione che l’artista affida al ciclo di opere «Sii albero», realizzate alla fine degli anni Novanta, che danno il titolo alla mostra.
Il percorso espositivo si chiude con una selezione di progetti, schizzi, foto e disegni riferiti alle varie installazioni di «Radura» nel mondo, fino ad arrivare a «Radura della memoria», l’ultimo straordinario esemplare realizzato a Genova, in seguito al crollo del Ponte Morandi avvenuto nell’agosto 2018. L’intervento è costituito da un podio ligneo circolare del diametro di cinquanta metri, all’interno del quale sono collocate quarantatré specie arboree differenti, in ricordo delle vittime della tragedia e la cui varietà richiama la biodiversità tipica della macchia mediterranea.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Stefano Boeri Architetti, Un bosco morto - Le Troiane a Siracusa, progetto scenico. Foto di Tommaso Le Pera; [Fig. 2]  Radura degli abbracci, Stefano Boeri Architetti; [Fig. 3] Bosco Verticale visto con il drone, Stefano Boeri Architetti

Informazioni utili
Stefano Boeri. Sii albero, a cura di Davide Mariani e Stefano Boeri Architetti. Museo Stazione dell’Arte, Ex Stazione ferroviaria - Ulassai (Nuoro). Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 9:30 alle ore 19:30 (orario continuato); chiusura settimanale il lunedì. Visite guidate: ore 9:00; ore 11:00; ore 13:00; ore 14:30; ore 16:00; ore 18:00 Sito: www.stazionedellartexperience.com. Facebook: https://www.facebook.com/MuseoMariaLai/. Instagram: https://www.instagram.com/stazionedellarte/. Fino al 19 settembre 2021