ARTURO BRACHETTI TORNA SUL PALCO. AD ASTI VA IN SCENA «SOLO, THE LEGEND OF QUICK CHANGE»
Riparte da
Asti il cammino di
«Solo, the Legend of quick change»,
one man show di
Arturo Brachetti, il più grande trasformista al mondo, che ha scelto di festeggiare il ritorno dello spettacolo dal vivo nei teatri con un grande tour che farà tappa, tra novembre e aprile, in ventiquattro città italiane.
Dopo 450mila spettatori in quattro stagioni e quasi quattrocento repliche, molte da
sold out e da
standing ovation, «il ciuffo più famoso d’Italia» riprende il suo viaggio, il 6 e il 7 novembre, dal Piemonte, per poi fare tappa al teatro Galli di
Rimini (dal 7 al 12 dicembre), al Politeama di
Genova (11 e 12 gennaio), al Verdi di
Brindisi (14 gennaio), al Team di
Bari (15 gennaio), agli Arcimboldi di
Milano (dal 21 al 30 gennaio) e, poi, ancora a
Torino (dal 3 al 6 febbraio),
Varese (10 febbraio),
Roma (dal 17 al 20 febbraio),
Bologna (22 febbraio),
Firenze (26 e 27 marzo),
Cesena (dal 29 al 30 marzo),
Pescara (31 marzo e 1° aprile),
Senigallia (2 e 3 aprile),
Carpi (7 e 8 aprile),
Padova (9 aprile),
Brescia (10 dicembre),
Udine (dal 13 al 15 aprile) e
Palermo (dal 21 al 24 aprile).
Protagonista dello
show è il trasformismo, quell’arte che ha reso Arturo Brachetti celebre in tutto il mondo e che qui la fa da padrone con oltre sessanta personaggi, che appariranno davanti agli spettatori in un ritmo incalzante e coinvolgente. Dai personaggi dei telefilm celebri a Magritte e alle grandi icone della musica pop, senza dimenticare le favole della nostra tradizione e la lotta con i raggi laser in stile Matrix: in novanta minuti l’artista darà vita a un varietà surrealista e funambolico, dove verità e finzione, magia e realtà si incontreranno.
Lo
show proporrà anche un viaggio nella storia artistica di Brachetti, attraverso altre discipline come le ombre cinesi, il mimo, la
chapeaugraphie o la poetica
sand painting. Il mix tra scenografia tradizionale e videomapping permetterà, inoltre, di enfatizzare i particolari e di coinvolgere gli spettatori, regalando loro un viaggio nel mondo della fantasia da non perdere.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito
www.brachetti.com.
Le fotografie sono di Paolo Ranzani
«FONTANA PROJECT», LO SPAZIALISMO A PASSO DI DANZALa danza incontra il mondo dell’arte. Succede al
teatro Menotti di Milano, dove la
compagnia «No Gravity» torna in scena con un progetto dedicato a
Lucio Fontana (Rosario, Santa Fé, 1899 - Comabbio, 1968), il padre dello Spazialismo, che con i suoi tagli e buchi sulla tela ha cercato di penetrare la superficie pittorica e di andare oltre il quadro, al di là della materia e della realtà.
Venerdì 5 novembre, alle ore 20, ha debuttato in prima nazionale
«Fontana Project», nuova creazione di
Emiliano Pellisari, maestro di danza acrobatica e vero e proprio «architetto del corpo umano», per usare una felice definizione di
Vittoria Ottolenghi, già protagonista nella sala milanese, in questo scorcio di fine anno, con «Inferno 2021 (Dante’s Hell)».
Lo spettacolo, che sarà in cartellone anche sabato 6 (alle ore 20) e domenica 7 novembre (alle ore 16:30), vedrà in scena anche la ballerina
Mariana Porceddu. Mentre luci e suoni sono a cura di
Marco Visone.
«Opera grammaticale n°1 (grammatica sulla superficie)» e
«Opera grammaticale n°2 (grammatica sul corpo)» sono i titoli dei due momenti che compongono la performance, nella quale l’armonia della danza, i giochi di luci, i corpi che emergono dallo squarcio, i generi che si uniscono portano il pubblico nell’incanto di un sogno, offrendo emozioni e stupore.
A proposito del nuovo spettacolo, Emiliano Pellisari racconta: «Fontana ha capito che solo sul confine si può trovare lo sguardo verso il tutto, i suoi tagli rappresentano delle possibili aperture verso l’altrove, verso una terza dimensione oltre i limiti imposti dalla piattezza del quadro. Il mio lavoro è riaprire il taglio, rimettere in moto le cose seguendo un tempo, quel ritmo sonoro che ci incanta da sempre attraverso il movimento che diventa necessario per percepire il senso del tempo. L’ emozione di uno spazio in movimento ci conduce verso ciò che noi chiamiamo arte-nel-tempo, ovvero la nuova arte di Fontana».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina
www.teatromenotti.org.
«TAVOLA TAVOLA, CHIODO CHIODO...», LINO MUSELLA OMAGGIA EDUARDO DE FILIPPO
È nato nei giorni dalla pandemia, dagli studi di
Lino Musella intorno a
Eduardo De Filippo e da riflessioni sul mondo del teatro e sulle sue sorti, lo
spettacolo «Tavola tavola, chiodo chiodo», una produzione di
Elledieffe e di
Teatro di Napoli – Teatro nazionale, in replica
dal 3 al 7 novembre al
Piccolo Teatro Grassi di Milano.
«In questo tempo mi è capitato – scrive l’autore, nelle sue note – di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, filosofi, drammaturghi, e su tutti Eduardo De Filippo, per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle stesse parole scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai; è nato così in me il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e, a mano a mano, ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie, potremmo dire ‘donchisciottesche’, condotte instancabilmente tra vittorie e fallimenti».
Il risultato è un «
assolo con musica», realizzato anche grazie al il sostegno di
Tommaso De Filippo, impegnato nella cura dell’eredità culturale della sua famiglia, e di
Maria Procino, che ha collaborato alla ricerca storica, nel quale
Lina Musella, premio Ubu 2019, è in scena con il musicista
Marco Vidino.
Al centro del testo ci sono le parole dello stesso Edoardo De Filippo: dagli scritti indirizzati nell’ottobre del 1959 al ministro del Turismo e Spettacolo (
Umberto Tupini) alle parole che nel 1982 rivolge ai suoi colleghi senatori, oltre che note private ed estratti di articoli di giornali, a sua firma o a lui riferiti. Lo stesso titolo dello spettacolo è tratto dalle parole dell’artista. «Tavola tavola, chiodo chiodo …» è, infatti, l’espressione con cui termina la dedica a
Peppino Mercurio, storico macchinista, che il drammaturgo fece incidere su una lapide tuttora posizionata sul palcoscenico del San Ferdinando, teatro che lo stesso aveva contribuito a ricostruire dopo i bombardamenti del 1943.
Di parola in parola, di suggestione in suggestione, il pubblico potrà così scoprire il ritratto di un artista «impegnato a ‘fare muro’ per smuovere la politica e le istituzioni». Da quelle battaglie, l’attore «esce spesso perdente, in parte proprio come noi in questo tempo - conclude Lino Musella -, ma anche da lontano non smette mai di alzare la sua flebile, roboante voce e mi piace pensare che lo faccia proprio per noi».
Il costo del biglietto varia dai 33 ai 26 euro. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito
www.piccoloteatro.org.
«GIRL IN THE MACHINE», SUL PALCO LA DIPENDENZA TECNOLOGICA DEL NOSTRO TEMPO«Connessi col mondo ma disconnessi dalla vita»: appaiono così i protagonisti dello
spettacolo «Girl in the Machine», su testo di
Stef Smith e per la regia di
Maurizio Mario Pepe, che debutta martedì 9 novembre al
teatro Belli di Roma, nell’ambito della rassegna teatrale
«Trend - Nuove frontiere della scena britannica», a cura di
Rodolfo Di Giammarco.
A interpretare il male di vivere dei tempi moderni, con l’ossessione del successo e la difficoltà di proteggere la propria sfera intima, saranno
Liliana Fiorelli e
Edoardo Purgatori. Sulle scene curate da
Nicola Civinini, con il
sound design di
Lorenzo Benassi e la supervisione al movimento di
Jacqueline Bulnes, i due attori saranno accompagnati dalla voce di
Patrizia Salmoiraghi, nei panni del dispositivo Black Box, un gioco per il
wellness che monitora i livelli di
stress, e vestiranno i panni di Polly e Owen, giovane coppia di sposi - avvocato lei, infermiere lui - che vive la propria esistenza immersa nella virtualità.
La produzione,
in cartellone a Roma fino al 14 novembre, è firmata da
Khora Teatro e
La Forma dell’Acqua, che hanno voluto trasporre in italiano questo testo che va in scena dal 2017 e che parla di tematiche più che mai attuali, figlie dell’epoca moderna e dei nostri tempi, in cui l’uomo è costantemente connesso ai suoi dispositivi e, sempre più spesso, disconnesso dalla vita reale. «L’esempio concreto lo danno – si legge nella presentazione - due esseri umani che vivono da vicino i disagi di questa modernità, tra cui si riconoscono l’abuso di controllo della società sull’individuo, il contagio confuso tra lavoro e tempo libero, la difficoltà di proteggere la nostra vita privata, l’eterna tracciabilità contrapposta alla perdita di contatto con la realtà, l’ossessione del successo e la fatica di un corpo spesso ignorato nei suoi desideri e bisogni».
In «Girl in the Machine» il pubblico osserva tutto questo come dalla finestra del palazzo accanto, rivivendo spaccati di realtà quotidiana e, magari, riconoscendo la propria ossessione, «devozione servile», verso il proprio smartphone.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito
www.teatrobelli.it.
«NEVER AGAIN KABARETT», LE LUCI DEL VARIETÀ ILLUMINANO L’ELLINGTON CLUB DI ROMA
C’è un luogo a
Roma, nel
quartiere Pigneto, che sembra essersi fermato ai primi anni del Novecento. Si tratta dell’
Ellington Club, un vero e proprio tempio per gli appassionati dello
stile retrò, nel quale ogni sera l’
avanspettacolo torna in scena con
live performance che ricordano il meglio dei varietà di Totò, Aldo Fabrizi ed Erminio Macario.
Lo spazio, fondato da
Vera Dragone e
Alessandro Casella, riprende la sua attività con
«Never Again Kabarett», in cartellone
dal 5 novembre al 28 gennaio, tutti i venerdì, alle ore 21:30. Chansons, cabaret berlinese alla Kurt Weill e sonorità pop contemporanee si mixano e si mischiano con il teatro e la danza contemporanea.
Nato da un’idea di
Vera Dragone,
Camilla Nigro e
Miriam Gaudio, lo spettacolo vedrà in scena
Attilio Fontana,
Camilla Nigro,
Miriam Gaudio e
Vera Dragone. Insieme a loro, saliranno sul palco le ballerine
Lorena Noce e
Chiara Albi, dirette dai coreografi
Paolo Di Caprio e
Marco Rea, che danzeranno sulle note suonate dal vivo da
Riccardo Balsamo al pianoforte,
Lorenzo Remia alla chitarra,
Hector Faustini al basso,
Alberto Damieto alla batteria e
Gianmarco Iaselli al sassofono, per gli arrangiamenti firmati da
Riccardo Balsamo e la regia di
Vera Dragone.
Il club del Pigneto ha in programma molti altri appuntamenti. Ogni mercoledì lo spazio si riempirà delle battute irriverenti della
stand up comedy, con una girandola di nomi specializzati nell’arte della parola che commenta la realtà. Nelle serate del giovedì, invece, si faranno largo spettacoli musicali di
jazz,
blues e
soul, ma anche colorati
drag & queer show. Mentre il sabato sarà tempo di
burlesque o di
swing. Infine, la domenica si partirà dalla tarda mattinata con il
brunch a cura dello
chef Massimiliano Sbardella, impreziosito, una volta al mese, dal Pigneto Vinyl Fest, con
djset in vinile a cura di
Marco Buscema e
Misterstereo8. Non mancherà, inoltre, l’intrattenimento notturno con buona musica da ballare, tra
soul,
beat,
surf,
doo wop e tutti i generi più irresistibili delle epoche più indimenticabili della storia della musica.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo e sulla programmazione dell’Ellington Club, è possibile consultare la pagina
www.ellingtonclubroma.com.
Le foto sono di Cosimo Sinforini