(sam) Era una Venezia brulicante di vita. Nobili e mercanti animavano calli e campielli della città, concludendo i propri affari a pochi passi da Palazzo Ducale. Gondolieri e barcaioli traghettavano le persone da una riva all’altra del Canal Grande o portavano sacchi di sale, botti di vino e cotone ai magazzini di Punta Dogana. Mentre, poco distante dalla Basilica della Salute, il Canaletto dava vita a una delle sue viste più belle della città. Erano gli anni dal 1740 al 1745 e l’artista, vedutista dalla maniera «luminosa, gaia, viva, trasparente e mirabilmente minuziosa» (secondo la definizione dell’erudito Anton Maria Zanetti), dipingeva, all’interno dell’Abbazia di San Gregorio, la tela «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute».
A questo capolavoro pittorico, oggi di proprietà del collezionista Guido Angelo Terruzzi, è dedicato un inedito progetto espositivo, mai sperimentato in Europa, nato da un’idea della famiglia Buziol e organizzato da Fondaco: «Gero qua» (espressione del dialetto veneziano per dire «Ero qua»).
Per meno di cinquanta giorni, dal 10 novembre al 27 dicembre, la pregevole opera, già esposta in anni recenti al Palazzo Reale di Milano e al Museo Maillol di Parigi, ritornerà nel luogo in cui l’artista veneto la concepì e lo creò duecentosettanta anni fa. E sarà protagonista di una mostra aperta ventiquattro ore su ventiquattro, visitabile soltanto previa prenotazione e da un massimo di otto persone per ogni fascia oraria, con prezzi variabili (da un minimo di 35 euro per i gruppi a un massimo di 400 per i singoli visitatori, cioè per chi desiderasse regalarsi un’ora a tu per tu con il capolavoro del Canaletto, magari nel cuore della notte).
L’esperienza è destinata a rivelarsi unica, a partire dall'ingresso negli spazi medioevali dell’Abbazia di San Gregorio, austero monumento incastonato in una parte quieta e appartata della città, dove per quasi sette secoli vissero e pregarono generazioni di benedettini, e che oggi è di difficile fruizione. Il percorso espositivo, poi, è pieno di sorprese. Prima di giungere nella splendida sala ad angolo con affaccio, unico al mondo, sulla Basilica della Salute, sul Canal Grande e sul bacino di San Marco -quella in cui si pensa abbia lavorato il Canaletto-, il visitatore potrà confrontarsi con un video d’autore del regista Francesco Patierno, intitolato «Point of view», che si configura –per stessa definizione del suo autore- come «un viaggio emotivo in uno spazio fatto di luci, di giochi di prospettive, di proiezioni ottiche, di suoni, che filtrano dai canali d'acqua intorno all'abbazia, formando spicchi di realtà che nella mano del pittore diventano il quadro».
Nel progetto, il cui allestimento sarà curato dallo stesso Francesco Patierno e da Tonino Zera, è stato coinvolto anche Maurizio Calvesi, direttore della fotografia e professionista di fama internazionale, che ha filmato i particolari del quadro con una tecnica innovativa, ad alta definizione, grazie alla quale sarà possibile vivere un'esperienza multimediale di approfondimento, godendo di una lettura inedita e dettagliatissima dell’opera.
Cinema e fotografia d’autore, quindi, anticiperanno il raffronto, indimenticabile, tra la tela del Canaletto e lo spazio urbano che la ispirò, tra irreale e reale, tra passato e contemporaneità. Un’occasione, questa, anche per approfondire la storia del quadro, acquistato, pare, dal duca di Kent Henry Grey, entrato per discendenza nelle raccolte di Lady Lucas and Dingwall, comprato nel 1970 da Sotheby’s a Londra e, infine, entrato a far parte della collezione dell’imprenditore Guido Angelo Terruzzi.
Grazie all’utilizzo di una camera ottica, l’artista impresse sulla tela le linee delle magnifiche architetture che aveva davanti ai propri occhi nell'incantevole loggiato dell’Abbazia di San Gregorio: la barocca meraviglia di marmo bianco creata dal Longhena come ex voto della città per la Salute ritrovata dopo l’ennesima pestilenza, poco dopo i Magazzini del Sale e la Punta della Dogana e, sull'altra sponda del Canal Grande, Palazzo Ducale e Riva degli Schiavoni. Pennellata dopo pennellata, Canaletto ritrasse così non solo edifici di assoluta eleganza, ma anche la straordinaria quotidianità di una città indaffarata e vivace, illuminata da un cielo di azzurro oltremare che si specchiava su un’acqua verde turchino carica di rifrangenze di luce e di colore.
«La magia di San Gregorio, la magia del miglior Canaletto, la magia del cinema d’autore e, soprattutto, la magia eterna di Venezia» si fondono, dunque, -si legge nella presentazione del progetto- per dar vita a «un’esperienza unica, da vivere e concedersi almeno una volta nella vita».
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto, «L’entrata nel Canal Grande dalla Basilica della Salute», 1740-1745. Olio su tela, 72 x 112,5 cm. Collezione privata; [fig. 2] Veduta dell'Abbazia di San Gregorio in Venezia
Informazioni utili
«Gero qua - Canaletto». Abbazia di San Gregorio, Dorsoduro 172 - Venezia. Orari: tutti i giorni, 24 ore su 24. Informazioni per l'accesso in mostra: l'entrata avviene solo previa prenotazione; è consentito un numero massimo di otto persone per ogni fascia oraria; la visita dura un'ora. Ingresso: da € 35,00 (per visite in gruppo) a € 400,00 (per visite in solitaria e in orario notturno). Informazioni: www.canalettovenezia.it. Prenotazioni: www.coopculture.it. Dal 10 novembre al 27 dicembre 2013.
Nessun commento:
Posta un commento