Per quasi quarant’anni ha svolto un ruolo fondamentale nella divulgazione e promozione della musica jazz in Italia. Sofisticato intenditore musicale, impeccabile organizzatore di concerti, saggista e giornalista di settore tra i più autorevoli al mondo, Arrigo Polillo (Pavullo nel Frignano, 12 luglio 1919 - Milano, 17 luglio 1984) è stato tra le persone che hanno portato il grande jazz in Italia. C'è, infatti, il suo nome dietro a tante trasferte sui palcoscenici italiani, già a partire dai primi anni Cinquanta, di importanti protagonisti della scena internazionale, da Louis Armstrong a John Coltrane, da Ornette Coleman a Duke Ellington, da Ella Fitzgerald a Miles Davis e Thelonious Monk.
Quella passione per le note suadenti del jazz Arrigo Polillo è riuscito a trasmetterla anche al figlio Roberto, fotografo e informatico milanese, classe 1946, autore di progetti come «Impressions of the World», un viaggio in immagini attraverso venticinque Paesi di tutto il mondo, e «Future and The City», studio di ipotesi visive sulle città del futuro.
«Sono cresciuto con mio padre tra giradischi a tutto volume -racconta, infatti, Roberto Polillo- e fu proprio lui a incoraggiare la mia passione: la sua rivista («Musica Jazz», di cui fu caporedattore dal 1945 al 1965 e direttore dal 1965 al 1984, ndr), aveva bisogno di immagini. Così a 16 anni mi regalò una buona macchina fotografica e mi mise al seguito dei musicisti americani in tournée. Mi ritrovai a fotografare praticamente ogni icona jazz del Novecento. Stavo sempre con loro, ma li inquadravo quando non se ne accorgevano, mimetizzandomi sul palco o nei camerini».
Parte di quelle immagini sono ora in mostra a Milano, negli spazi della Galleria Aprés-coup Arte, nata due anni fa nel cuore del quartiere Porta Romana per iniziativa di David Ponzecchi, grazie alla collaborazione della Noema Gallery, realtà diretta da Aldo Sardoni nel cuore di Brera, che rappresenta il fotografo milanese in Italia.
«Jazz Icons of the ‘60s», questo il titolo della rassegna, è inserita nell’ambito degli eventi collaterali per la quarta edizione della rassegna «JazzMi», in programma a Milano fino al prossimo 10 novembre, che festeggia così i cento anni dalla nascita di Arrigo Polillo e i tre quarti di secolo di «Musica Jazz», la più longeva pubblicazione europea del settore.
L’esposizione, visitabile fino al 10 gennaio, allinea una quarantina di immagini, molte di grande formato, scattate durante una serie di concerti tenutisi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta a Milano, San Remo, Bologna, Lugano, Pescara, Juan-Les-Pins, Montreaux e in molte altre città.
A selezionare gli scatti, ristampati a partire dai negativi originali dell’epoca, è stato il musicologo Francesco Martinelli, che per l’occasione si è avvalso del contributo del critico e storico della fotografia Roberto Mutti.
Davanti agli occhi del visitatore scorrono i volti dei più grandi interpreti del jazz: Louis Armstrong, Duke Ellington, Dizzy Gillespie, Miles Davis, John Coltrane, Thelonious Monk, Ella Fitzgerald, Ray Charles, Gerry Mulligan e Charles Mingus.
Non mancano lungo il percorso espositivo le foto di due tra gli interpreti di questa edizione del festival milanese «JazzMi»: Herbie Hanckock e Archie Shepp, che Roberto Polillo ha ripreso rispettivamente nel 1972 e nel 1974 in due concerti a Bergamo.
Ci sono in mostra alla Galleria Aprés-coup Arte anche alcuni scatti iconici della storia della musica di quegli anni, tutti ormai entrati nell'immaginario collettivo. È il caso della fotografia che ritrae il primo concerto di John Coltrane e del suo quartetto in Italia, al Teatro dell’Arte di Milano. È il 2 dicembre 1962.
Per Roberto Polillo, che ha iniziato la sua attività al settimo festival del jazz di Sanremo, è il vero inizio di un’avventura nel mondo della fotografia di musica. «Ricordo ancora distintamente, a distanza di anni -scrive il fotografo nel libro «Swing Bop and Free. Il Jazz degli anni ‘60»-, l’impressione fortissima di quel concerto: la musica e l’uomo Coltrane che, a due metri dalla mia macchina fotografica, in smoking, urlava con il suo strumento grondando rivoli di sudore, totalmente assorto in una rappresentazione quasi mistica, quale mai si era vista prima nel jazz».
Porta la data del 1962 anche un altro scatto di John Coltrane firmato da Polillo, che ha fatto il giro del mondo: il celebre e intenso profilo del musicista, con il sigaro in bocca. «Tutti -svela il fotografo milanese-hanno pensato che in questa foto Coltrane avesse uno sguardo particolarmente profondo, mistico...invece stava aspettando le valigie a Linate ed era in preda al jet lag».
Da allora Roberto Polillo segue sempre il padre nelle sue trasferte e scatta immagini che servono alla rivista «Musica Jazz»: ritratti dei musicisti più importanti al loro arrivo negli aeroporti, in teatro durante le prove e i concerti, e qualche volta fuori dal palco, dietro le quinte. È il caso dei due scatti di Miles Davis e Dizzy Gillespie presenti in mostra, nei quali i due musicisti sono fermati dall'obiettivo poetico e discreto di Roberto Polillo durante due concerti a Milano, il primo tenutosi nel 1964 al Teatro dell’Arte, il secondo al teatro Lirico nel 1966.
Il fotografo milanese -le cui opere sono esposte stabilmente alla Fortezza medicea di Siena, sede dell’Accademia nazionale del jazz- è protagonista, in questo inizio di novembre, anche della mostra collettiva «Milano Anni 60 - Storia di un decennio irripetibile», per la curatela di Stefano Galli, allestita negli spazi di Palazzo Morando a Milano.
È qui che si trova uno dei suoi scatti più belli: l'immagine di Miles Davis "beccato" a suonare un sassofono, e non l’inseparabile tromba. «Questa è una foto speciale –ha rivelato Roberto Polillo- e la situazione in cui fu scattata è stata raccontata da mio padre nel suo libro «Stasera Jazz». Miles si era molto arrabbiato, perché un giornalista lo aveva disturbato in teatro, subito prima dell’inizio del concerto, per un’intervista. Il giornalista fu cacciato in malo modo, e Davis per ripicca annunciò a mio padre (che organizzava il concerto) che non avrebbe più suonato. Tutto però alla fine si risolse per il meglio, e la foto documenta il momento della pace: Davis, scherzando con mio padre (che si vede sullo sfondo), imbracciò un sassofono imitando i movimenti impacciati di un sassofonista drogato. Io, che assistevo alla scena, riuscii a scattare al volo questa foto, mossa e sfuocata. Probabilmente l’unica foto esistente in cui Davis suona (o finge di suonare) un sassofono».
Uno dei tanti aneddoti, questo, che Roberto Polillo può raccontare, svelando il volto sconosciuto del periodo d’oro del jazz e quello dei suoi protagonisti, virtuosi della tromba, del sax, del pianoforte, ma soprattutto geni dell’improvvisazione.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Roberto Polillo, John Coltrane, Milano 1962; [fig. 2] Roberto Polillo, Ella Fitzgerald, Milano 1968; [fig. 3] Roberto Polillo, Duke Ellington, Milano 1966; [fig. 4] Roberto Polillo, Miles Davis e Arrigo Polillo, Milano 1964; [fig. 5] Roberto Polillo, Herbie Hancock, Bergamo 1972; [fig. 6] Roberto Polillo, Thelonious Monk, Milano 1964; [fig. 7] Roberto Polillo, Archie Shepp, Bergamo 1974
Informazioni utili
Roberto Polillo. Jazz Icons of the ‘60s. Galleria Aprés coup Arte, via Privata della Braida, 5 - Milano. Orari:dal martedì al sabato, dalle ore 11.30 alle 23.00. Ingresso libero. Sito: http://www.apres-coup.it/. Fino al 10 gennaio 2020.
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