A cent’anni dalla nascita (l’anniversario si è festeggiato lo scorso 23 ottobre), Gianni Rodari e le sue «Favole al telefono», ormai un classico della letteratura per l’infanzia, hanno solleticato, in questi tempi di Coronavirus, la fantasia di molti, dal Teatro polifunzionale di Ischia all’associazione Damatrà di Udine, senza dimenticare l’attore e regista Francesco Zecca che ha ideato «Pronto, chi favola?», iniziativa che ha coinvolto nel racconto delle settanta storie rodariane ai più piccoli anche Lucrezia Lante Della Rovere, Georgia Lepore, Lelli Cecere e molti altri attori.
Parte da una suggestione rodariana anche il progetto «Opere al telefono», ideato dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia per poter fruire delle opere presenti nella mostra «True Fiction. Fotografia visionaria dagli anni Settanta a oggi», temporaneamente chiusa al pubblico in ottemperanza all’ultimo Dpcm per contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid-19, quello diffuso sulla «Gazzetta Ufficiale» lo scorso 4 novembre.
Da questo mercoledì fino al 23 dicembre, tutti i mercoledì, dalle ore 17 alle ore 19, si potrà chiamare il numero 0522.444446 e farsi raccontare una delle opere in mostra, scelta dal catalogo presente sul sito Internet.
Al telefono risponderà uno degli esperti della fondazione reggiana, a cui si potranno fare domande sulle tecniche, sulla vita e i progetti degli artisti, e su tutte le verità e le finzioni nascoste in ogni scatto. «True Fiction. Fotografia visionaria dagli anni Settanta a oggi», per la curatela di Walter Guadagnini, è, infatti, la prima mostra in Italia dedicata al fenomeno della staged photography, tendenza che, a partire dagli anni Ottanta, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee, trasformandola da strumento principe per documentare la realtà a mezzo privilegiato per inventare realtà parallele e mondi fantastici.
Partendo da grandi maestri come Jeff Wall, Cindy Sherman, James Casebere, Sandy Skoglund, Yasumasa Morimura, Laurie Simmons passando per artisti come Erwin Olaf, David Lachapelle, Nic Nicosia, Emily Allchurch, Joan Fontcuberta, Julia Fullerton Batten, Paolo Ventura, Lori Nix, Miwa Yanagi, Alison Jackson, Jung Yeondoo, Jiang Pengyi, fino ad arrivare ad autori raramente esposti in Italia come Bernard Faucon, Eileen Cowin, Bruce Charlesworth, David Levinthal, l'esposizione allinea un centinaio di «opere straordinariamente affascinanti, inquietanti e divertenti, che -racconta Walter Guadagnini- parlano di noi fingendo di parlare d'altro». «Opere al telefono» è solo il primo tassello di una serie di progetti che la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia sta ideando per riempire il vuoto creato da questa nuova chiusura dei luoghi della cultura. A breve -assicurano dal museo emiliano- «arriveranno talk, visite virtuali, interviste e incontri on-line» con Walter Guadagnini e con il direttore Davide Zanichelli, ma anche con gli artisti presenti nelle due mostre del progetto espositivo «Autunno fotografico», che aveva aperto le porte al pubblico lo scorso 17 ottobre. A Reggio Emilia, oltre a «True Fiction. Fotografia visionaria dagli anni Settanta a oggi», aveva, infatti, inaugurato da poco, a Palazzo del Mosto, anche la mostra «Atlanti, ritratti e altre storie. Sei giovani fotografi europei», che allinea le opere di Alessandra Baldoni (Perugia, 1976), Alexia Fiasco (Parigi, 1990), Francesco Merlini (Aosta, 1986), Manon Lanjouère (Parigi, 1993), Giaime Meloni (Cagliari, 1984) e Denisse Ariana Pérez (Repubblica Domenicana, 1988).
Da Reggio Emilia arriva, dunque, un modo alternativo e decisamente originale per vivere l’arte in questi tempi di lockdown della cultura dal vivo: «una chiacchierata -spiegano dal museo- per restare in contatto, nell’attesa che l’emergenza si concluda, per restare attivi, per restare in quella comfort zone che in questo momento solo la fantasia ci può dare».
Al telefono risponderà uno degli esperti della fondazione reggiana, a cui si potranno fare domande sulle tecniche, sulla vita e i progetti degli artisti, e su tutte le verità e le finzioni nascoste in ogni scatto. «True Fiction. Fotografia visionaria dagli anni Settanta a oggi», per la curatela di Walter Guadagnini, è, infatti, la prima mostra in Italia dedicata al fenomeno della staged photography, tendenza che, a partire dagli anni Ottanta, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee, trasformandola da strumento principe per documentare la realtà a mezzo privilegiato per inventare realtà parallele e mondi fantastici.
Partendo da grandi maestri come Jeff Wall, Cindy Sherman, James Casebere, Sandy Skoglund, Yasumasa Morimura, Laurie Simmons passando per artisti come Erwin Olaf, David Lachapelle, Nic Nicosia, Emily Allchurch, Joan Fontcuberta, Julia Fullerton Batten, Paolo Ventura, Lori Nix, Miwa Yanagi, Alison Jackson, Jung Yeondoo, Jiang Pengyi, fino ad arrivare ad autori raramente esposti in Italia come Bernard Faucon, Eileen Cowin, Bruce Charlesworth, David Levinthal, l'esposizione allinea un centinaio di «opere straordinariamente affascinanti, inquietanti e divertenti, che -racconta Walter Guadagnini- parlano di noi fingendo di parlare d'altro». «Opere al telefono» è solo il primo tassello di una serie di progetti che la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia sta ideando per riempire il vuoto creato da questa nuova chiusura dei luoghi della cultura. A breve -assicurano dal museo emiliano- «arriveranno talk, visite virtuali, interviste e incontri on-line» con Walter Guadagnini e con il direttore Davide Zanichelli, ma anche con gli artisti presenti nelle due mostre del progetto espositivo «Autunno fotografico», che aveva aperto le porte al pubblico lo scorso 17 ottobre. A Reggio Emilia, oltre a «True Fiction. Fotografia visionaria dagli anni Settanta a oggi», aveva, infatti, inaugurato da poco, a Palazzo del Mosto, anche la mostra «Atlanti, ritratti e altre storie. Sei giovani fotografi europei», che allinea le opere di Alessandra Baldoni (Perugia, 1976), Alexia Fiasco (Parigi, 1990), Francesco Merlini (Aosta, 1986), Manon Lanjouère (Parigi, 1993), Giaime Meloni (Cagliari, 1984) e Denisse Ariana Pérez (Repubblica Domenicana, 1988).
Da Reggio Emilia arriva, dunque, un modo alternativo e decisamente originale per vivere l’arte in questi tempi di lockdown della cultura dal vivo: «una chiacchierata -spiegano dal museo- per restare in contatto, nell’attesa che l’emergenza si concluda, per restare attivi, per restare in quella comfort zone che in questo momento solo la fantasia ci può dare».
Vedi anche
Catalogo on-line
Didascalie delle immagini
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina di «Opere al telefono»; [fig. 2] Sandy Skoglund, «Revenge of the Goldfish», 1981 archival color photograph cm 88.9 x 69.2 ca. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT); [fig. 3] Sandy Skoglund, «Fox Games», 1989 archival color photograph cm 117 x 150 ca. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT) ; [fig. 4] Lori Nix, «Library», 2007 from “The City” series color photograph cm 76 x 127 ca. Courtesy: Pacin contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT); [fig. 4] Bernard Faucon, «Les papiers qui volent», 1980 fresson print cm 30 x 30 ca. Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT)
Informazioni utili
«Opere al telefono». Ogni mercoledì, dalle 17.00 alle 19.00, al numero 0522.44446. Dall'11 novembre al 23 dicembre 2020. Sito internet: www.palazzomagnani.it
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