Dopo la mostra su Giorgio Morandi e sul «fascino segreto dei suoi fiori», l’istituzione bolognese prosegue il viaggio all’interno delle sue collezioni permanenti, con la rassegna «Castagne matte», a cura di Caterina Molteni, che offre una composita riflessione sulla ritualità come sfera sociale, religiosa e artistica.
Il focus, visibile fino al prossimo 14 febbraio, deriva il suo titolo dall'epiteto dato al seme dell'Ippocastano e dalla credenza popolare secondo la quale, se custodito nella tasca del proprio cappotto, possa scacciare le influenze autunnali. «In un'epoca caratterizzata da disastri ecologici, pandemie e urgenti rivendicazioni politiche, la ritualità -raccontano dal Mambo- appare una delle strategie possibili per comprendere e affrontare situazioni e condizioni di emergenza. La dimensione del rituale apre, infatti, a importanti riflessioni sull'individuo e sul suo corpo, sull'idea di comunità sociale e politica, sulla percezione della vita e della morte, basando le sue pratiche sui principi di un mondo 'magico’. Legato all'ineffabile, esso rimanda a una dimensione dell'esistenza che non può essere catturata dal linguaggio descrittivo e che sfugge a tentativi normativi».
L’esposizione presenta una selezione di opere della collezione permanente del Mambo, insieme ad oggetti provenienti dal Museo civico archeologico di Bologna e ad alcune castagne matte appartenute a Giorgio Morandi che, come molti di noi, in modo spensierato e speranzoso, probabilmente seguiva l’usanza di portarle con sé. Dalla creazione di oggetti scaramantici e feticci all'istituzione sociale di idoli religiosi e riti collettivi laici, l’esposizione presenta vari linguaggi di trattazione del tema.
Il percorso prende avvio con l'opera «Crash» (1994), una serie di cinque diademi, realizzati da Eva Marisaldi (Bologna, 1966) con nastri colorati, fil di ferro e vetri di automobili trovati a terra. L'opera si riferisce a pratiche infantili e alla feticizzazione di ornamenti in strumenti magici. La povertà dei materiali sottolinea l'investimento immateriale – basato sul gioco o sulla spiritualità – tramite cui un oggetto, nella sua semplicità, cambia natura.
«Lettura del rituale» (1951-59) di Carlo Corsi (Nizza, 1879 – Bologna, 1966) presenta, invece, il rito come tema letterario interpretato tramite ampie campiture di colore, frutto di una pennellata piena e densa. La mutevole ricerca pittorica dell’artista è da considerare un esempio di dinamismo stilistico che trova le sue radici in una incessante indagine intima sui valori espressivi della pittura. Mentre il rito nella sua forma collettiva intreccia l'opera «The Following Days» (2005) di Paolo Chiasera (Bologna, 1978). Il video ritrae un gruppo di ragazzi che nella campagna romagnola si imbattono in un grande masso raffigurante il volto di Pier Paolo Pasolini. Le dinamiche che si innescano tra l'oggetto e il gruppo rimandano a questioni quali la creazione di mitologie contemporanee, la problematicità del monumento e la sua distruzione nella società.
Il percorso espositivo presenta anche «Sleeping» (1991) di Gilbert & George (Gilbert Prousch, San Martino in Badia, Bolzano, 1943 & George Passmore, Plymouth, GB, 1942), parte di una serie di opere ispirate al mondo metafisico e spirituale, in cui emerge un'atmosfera alchemica e misteriosa. Giocando con l'ambiguità del rapporto arte-vita, gli artisti rappresentano se stessi come defunti, mettendo in gioco un'esorcizzazione della morte che avviene tramite la sua rappresentazione. Tra i fenomeni più temuti e inspiegabili per l'essere umano, la morte e la sua percezione hanno fortemente influenzato anche l'ultima produzione pittorica di Piero Manai (Bologna, 1951 - 1988): «Senza titolo» (1984), parte di un gruppo di lavori in cui l'anatomia umana è drammaticamente sezionata dall'interno rendendo irriconoscibili le sue parti. «Castagne matte» affianca a questi lavori contemporanei una sezione di oggetti che raccontano le pratiche scaramantiche e magiche di epoca romana. Amuleti, lucerne, dettagli di decorazioni e tavolette con incise maledizioni testimoniano pratiche rituali comunemente diffuse nella società del tempo.
Nel solco di un’indagine che risale agli episodi nodali della storia della Galleria d'arte moderna di Bologna, la mostra propone infine un approfondimento sulla rassegna «Metafisica del quotidiano», curata nel 1978 alla Gam da Franco Solmi, che offrì una riflessione sull'ambiguità rituale dell'opera d'arte: criterio estetico che permette alla creazione artistica di sfuggire a letture unitarie, per abitare zone di attrito e di contraddizione.
Per saperne di più
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Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Castagne d'India (castagne matte) appartenute a Giorgio Morandi. Bologna, Casa Morandi. Foto Bianca Schroder; [fig. 2] Gilbert & George, Sleeping, 1991. Stampa fotografica colorata a mano su masonite, cm 253 (a) x 426 (la). Collezione permanente MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna. Courtesy Anthony D'Offay Gallery, Londra, 1998; [fig. 3] Paolo Chiasera, The Following Days, 2005. Video, 5 min. Collezione permanente MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna; [fig. 4] Piero Manai, Senza titolo, 1984. Olio su carta intelata, cm 300 (a) x 200 (la). Collezione permanente MAMbo – Museo d'Arte Moderna di Bologna; [fig. 5] Cassa armonica della Premiata Ditta Illuminazioni Artistiche Per Feste Civili e Religiose Giuseppe Paulicelli, Bari, presentata da Franco Dellerba, in Giardini d'Europa a cura di Franco Solmi (Bologna, Chiesa di Santa Lucia), parte della rassegna Metafisica del Quotidiano, Galleria d’Arte Moderna, Bologna, 1978
Informazioni utili
Castagne matte. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna. Orari: martedì, mercoledì, giovedì, venerdì h 14.00–18.30 . Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Informazioni utili: tel. 051.6496611. Sito web: www.mambo-bologna.org. Fino al 14 febbraio 2021.
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