Il suo viso, con la bocca appena socchiusa come a intonare un canto, ha i toni rosei della gioventù. I suoi capelli, biondi, sono ordinatamente raccolti in un morbido turbante. Il suo abito elegante, dalle tonalità oro, è ricco di panneggi ed è reso ancora più prezioso da un manto color arancio decorato con motivi dorati. Un libro, un manico di viola, un cartiglio con delle note e una pianta di vite, alle spalle, arricchiscono la scena. C’è tutto il classicismo e l’amore per la musica di Domenico Zampieri detto il Domenichino nella «Sibilla Cumana», in mostra fino al 31 luglio alla Pinacoteca nazionale di Bologna, nell’ambito di una progettualità di scambi e iniziative comuni con la Galleria Borghese di Roma.
Il dipinto, entrato nella 1617 nella collezione di Scipione Borghese, è esposto nella Sala di Guido Reni in prossimità della Sibilla reniana, proveniente dal lascito di sir Denis Mahon al museo felsineo. Le due opere, pur nella diversità cronologica e ideativa che contrappone la complessa costruzione di Domenichino all’essenzialità dell’ultimo Reni, condividono la comune matrice raffaellesca raggiungendo esiti tra i più significativi nell’ambito dell’ideale classico seicentesco. Il dipinto consentirà, inoltre, interessanti connessioni anche con altre opere dell’artista conservate nella pinacoteca bolognese, ma anche con la «Sibilla con cartiglio» del Guercino e la «Sibilla» di Elisabetta Sirani.
Lo spartito dipinto è stato relazionato dagli studiosi alle «Nuove musiche» di Giulio Caccini, raccolta di brani a voce sola e basso continuo pubblicata nel 1602. Domenichino condivideva con il musicista l’interesse per lo stile monodico. Lo documenta anche la raffigurazione della Sibilla con le labbra socchiuse in atto di cantare come solista, e una viola da gamba, strumento del basso continuo, accanto a lei.
Le relazioni tra Domenichino e la musica verranno approfondite il 26 maggio da Arianna De Simone, mentre il 19 maggio Francesca Cappelletti parlerà dei rapporti fra l’artista e il cardinale Scipione Borghese. Sono, inoltre, previste visite guidate.
Per maggiori informazioni: www.pinacotecabologna.beniculturali.it/it/.
Nelle fotografie:Domenichino, Sibilla Cumana, 1617. Olio su tela, cm 123 x 89. Roma, Galleria Borghese. Foto: Mauro Coen
Da Schiele a Sironi, una mostra sulle recenti acquisizioni dell’Istituto centrale per la grafica
C’è anche «Sitzender Männerakt» (1910), un acquerello dell’artista austriaco Egon Schiele (1890-1918), assoluta rarità in relazione all’esigua presenza di suoi lavori sul territorio italiano, nella mostra «Acquisizioni 2019-2022. Istituto centrale per la grafica», in programma fino al 24 luglio a Roma, nelle sale espositive del Palazzo della calcografia. Curata da Rita Bernini, Gabriella Bocconi, Maria Francesca Bonetti, con la collaborazione di Ilaria Savino, l’esposizione presenta al pubblico una cinquantina di opere: stampe, disegni, fotografie, video d’artista e libri selezionati tra gli oggetti pervenuti negli ultimi anni attraverso doni e acquisti.
Oltre all’opera di Schiele, negli ultimi quattro anni sono entrati nei fondi dell’Istituto centrale per la grafica altri disegni di notevole pregio, tra cui un foglio di ambito berniniano (una scenografia ispirata a piazza del Popolo), una scena di battaglia firmata da Guglielmo Cortese, detto il Borgognone (1628-1679), e due grandi studi preparatori di Luigi Ademollo (1754-1849), esposti per la prima volta al pubblico.
La mostra comprende anche testimonianze grafiche del Novecento riferite alle attività di Carlo Alberto Petrucci (1881-1963) e Alfredo Petrucci (1888-1969), rispettivamente direttori della Calcografia e del Gabinetto nazionale delle stampe nel periodo tra le due guerre e nei primi anni del boom economico. Il pubblico potrà così ammirare opere di Alberto Martini, Mario Sironi, Umberto Prencipe, Luigi Bartolini, Anselmo Bucci e Duilio Cambellotti, e un raro tanka, componimento poetico inedito di Harukichi Shimoi (1883-1954). Non mancano i linguaggi del contemporaneo con lavori di Nunzio, Marisa Albanese, Nikè Arrighi Borghese e Lisetta Carmi, ma anche di Helen Cammock, Cascione&Lusciov, Andrea Martinucci e Marta Roberti.
Parola e incisione dialogano, invece, attraverso Mario Ceroli, Mario Luzi, Valerio Magrelli, Emilio Vedova e Massimo Cacciari. Mentre la fotografia è rappresentata da alcuni ritratti di GhittaCarell e da stampe di Bruno Stefani, Riccardo Moncalvo e di esponenti del fotoreportage degli anni Sessanta-Settanta quali Calogero Cascio, Antonio Sansone, Fausto Giaccone e Mario Dondero. Accanto alle fotografie viene, infine, presentata una selezione di volumi provenienti dalla biblioteca fotografica di Luigi Albertini, dedicata in particolare alla fotografia documentaria e al fotogiornalismo internazionale del Novecento.
Per maggiori informazioni: www.grafica.beniculturali.it.
«Giardini in arte», Enrica Borghi espone al Monte Verità di Ascona
Da oltre un secolo il Monte Verità, piccola collina che sovrasta il borgo svizzero di Ascona e si affaccia sul lago Maggiore, è un polo magnetico di incontri e scambi di idee. Qui, all’alba del Novecento, si è realizzato quello che l’architetto ticinese Mario Botta ha definito «il laboratorio di una tra le più radicali utopie artistiche e sociali dell’epoca». Qui nel 2018 è nato un appuntamento, molto apprezzato, che studia le relazioni tra creatività e natura: «Giardini in arte».
Sabato 7 e domenica 8 maggio questa rassegna culturale ritorna ad animare il Monte Verità con un’edizione focalizzata sull’ambiente, che vede protagonista Enrica Borghi, artista piemontese che lavora da anni con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. «Molecole d’acqua» (nella foto, immagine di Irene Fanizza) è il suo ultimo lavoro, inaugurato lo scorso marzo negli spazi del Crea alla Giudecca dell’Arsenale di Venezia. L’universo acquatico che lega la laguna veneta al lago Maggiore è protagonista dell’esposizione ticinese, per la curatela di Nicoletta Mongini e Riccardo Caldura, dove ricci di mare, onde, molecole e canne di bambù affiorano vestendosi di plastica. I colori che da sempre caratterizzano il lavoro dell’artista piemontese, anima di Asilo Bianco ad Ameno (Novara), sulle colline del lago d’Orta, lasciano spazio, nella prima parte della mostra, al bianco e al nero, un gioco di opposti che vuole essere un invito a riflettere sulla nostra disattenzione nei confronti dell’ambiente, per ritornare, in seguito, ad animare lo spazio quasi a dire che l’arte e la creatività possono essere strumenti per creare un nuovo dialogo tra l’uomo e la natura. Le tinte forti, luminose e gioiose fuoriescono, per esempio, da un palo totemico in serizzo, quasi a simulare un carotaggio, che emerge simbolicamente nella radura di fronte al Museo di Harald Szeemann.
Nel corso del week end si terranno anche un momento di riflessione con la giovane attivista zurighese Marie Claire Graf, in dialogo con la giornalista Natascha Fioretti, e i laboratori didattici «Waste – Value», a cura di Enrica Borghi e dell’associazione Asilo Bianco, dedicati al recupero dei materiali plastici di scarto e sono organizzati con le scuole comunali di Ascona, nell’ambito del programma di «Asconosc(i)enza».
Per maggiori informazioni: www.monteverita.org.
«Tiziano e i suoi: un progetto, una prospettiva», a Belluno una due giorni dedicati all’artista cadorino
Si intitola «Tiziano e i suoi: un progetto, una prospettiva» il convegno di studi in programma fino al 7 maggio a Belluno, nelle sale di Palazzo Bembo. Coordinato per la parte scientifica da Enrico Maria dal Pozzolo, docente dell’Università di Verona, l’appuntamento affronta aspetti scientifico-culturali sull’artista cadorino e sulla sua bottega attraverso ricerche recenti, e in parte inedite, proponendo anche un focus specifico sui restauri finanziati da Save Venice. In particolare si racconteranno i lavori condotti su tre opere: «Il Sebastiano e donatore», unico dipinto noto di Sebastiano Zuccato (primo maestro di Tiziano), conservato al Museo Correr, «L’Annunciazione» della Cappella Malchiostro, nella Cattedrale di Treviso, e il capolavoro tizianesco dell’«Assunta», conservato alla Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Il convegno, aperto al pubblico, vedrà la partecipazione di importanti studiosi italiani e internazionali, ma anche di economisti, rappresentanti delle istituzioni e operatori culturali alla luce della grande forza identitaria e della straordinaria capacità evocativa di questo protagonista dell'arte del Cinquecento, nato e vissuto tra le dolomiti bellunesi, ma ammirato e conosciuto in tutto il mondo, delineando prospettive per il futuro di Belluno nel segno dell’eredità culturale vecelliana, in relazione agli itinerari tematici dedicati all’artista e all’analisi del rapporto tra offerta turistico-culturale e ricaduta economica.
Ad accompagnare i dibattiti, la sera del 6 maggio, è prevista la proiezione del docufilm «Tiziano senza fine», per la regia di Luca e Nino Criscenti, che in cinquantadue minuti riesce a condensare la grandezza dell’artista veneto attraverso le sue opere iconiche e la sua personalità. Tre voci d’eccezione - Enrico Maria dal Pozzolo, Augusto Gentili e Stefania Mason – e le musiche di Matteo d’Amico, tra i più ricercati compositori contemporanei, arricchiscono il progetto filmico, per la prima volta proposto al pubblico.
La prima giornata - moderata da Enrico Maria dal Pozzolo e da Stefania Mason, docente di Storia moderna all’Università di Udine e presidente del consiglio scientifico della Fondazione Centro studi Tiziano e Cadore - sarà segnata dalla partecipazione di vari studiosi, tra cui Maria Agnese Chiari Moretto Wiel, che proporrà un percorso sulle opere di Tiziano della Scuola Grande di San Rocco, Peter Lüdeman, che indagherà un possibile ruolo dell’artista come disegnatore di opere scultoree, e Peter Humfrey, che si soffermerà su «La Venere allo Specchio di Tiziano» e le sue varianti alla luce delle indagini diagnostiche compiute recentemente. Nella stessa giornata, lo storico dell'arte Giorgio Reolon proporrà nuove piste di ricerca su Cesare e Fabrizio Vecellio, di cui non esiste alcuna sicura opera autografa, approfondendo le ipotesi di ricostruzione della loro attività. Mentre Francesca Cocchiara illustrerà l’eccezionale nucleo di stampe tizianesche conservate a Pieve di Cadore, paese natale di Tiziano, divenuto ormai il più consistente in Italia sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Nela sessione del 7 maggio, coordinata da Maurizio Cecconi, si parlerà, invece, delle strategie di valorizzazione del patrimonio di «Dolomiti Contemporanee» e del ruolo della Fondazione centro studi Tiziano e Cadore quale fondamentale avamposto scientifico nel territorio, a tutela dell’indissolubile legame tra Tiziano e le sue terre.
C’è anche «Sitzender Männerakt» (1910), un acquerello dell’artista austriaco Egon Schiele (1890-1918), assoluta rarità in relazione all’esigua presenza di suoi lavori sul territorio italiano, nella mostra «Acquisizioni 2019-2022. Istituto centrale per la grafica», in programma fino al 24 luglio a Roma, nelle sale espositive del Palazzo della calcografia. Curata da Rita Bernini, Gabriella Bocconi, Maria Francesca Bonetti, con la collaborazione di Ilaria Savino, l’esposizione presenta al pubblico una cinquantina di opere: stampe, disegni, fotografie, video d’artista e libri selezionati tra gli oggetti pervenuti negli ultimi anni attraverso doni e acquisti.
Oltre all’opera di Schiele, negli ultimi quattro anni sono entrati nei fondi dell’Istituto centrale per la grafica altri disegni di notevole pregio, tra cui un foglio di ambito berniniano (una scenografia ispirata a piazza del Popolo), una scena di battaglia firmata da Guglielmo Cortese, detto il Borgognone (1628-1679), e due grandi studi preparatori di Luigi Ademollo (1754-1849), esposti per la prima volta al pubblico.
La mostra comprende anche testimonianze grafiche del Novecento riferite alle attività di Carlo Alberto Petrucci (1881-1963) e Alfredo Petrucci (1888-1969), rispettivamente direttori della Calcografia e del Gabinetto nazionale delle stampe nel periodo tra le due guerre e nei primi anni del boom economico. Il pubblico potrà così ammirare opere di Alberto Martini, Mario Sironi, Umberto Prencipe, Luigi Bartolini, Anselmo Bucci e Duilio Cambellotti, e un raro tanka, componimento poetico inedito di Harukichi Shimoi (1883-1954). Non mancano i linguaggi del contemporaneo con lavori di Nunzio, Marisa Albanese, Nikè Arrighi Borghese e Lisetta Carmi, ma anche di Helen Cammock, Cascione&Lusciov, Andrea Martinucci e Marta Roberti.
Parola e incisione dialogano, invece, attraverso Mario Ceroli, Mario Luzi, Valerio Magrelli, Emilio Vedova e Massimo Cacciari. Mentre la fotografia è rappresentata da alcuni ritratti di GhittaCarell e da stampe di Bruno Stefani, Riccardo Moncalvo e di esponenti del fotoreportage degli anni Sessanta-Settanta quali Calogero Cascio, Antonio Sansone, Fausto Giaccone e Mario Dondero. Accanto alle fotografie viene, infine, presentata una selezione di volumi provenienti dalla biblioteca fotografica di Luigi Albertini, dedicata in particolare alla fotografia documentaria e al fotogiornalismo internazionale del Novecento.
Per maggiori informazioni: www.grafica.beniculturali.it.
Didascalie delle immagini: 1. Egon Schiele (1890–1918), Sitzender Männerakt (Nudo maschile seduto), 1910. Matita acquarellata, tempera e carbone.: 2. Guillaume Courtois [il Borgognone] (1628–1679), La Battaglia di Giosuè a Gabeon, ante 1657. Penna, inchiostro bruno acquerellato, rialzi in biacca, quadrettatura a penna.
#David140, un cartellone di eventi per celebrare i 140 anni della scultura di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia di FirenzeCi sarà anche Patti Smith, una delle figure femminili più carismatiche e dirompenti della storia della musica dalla fine degli anni Sessanta a oggi, tra i protagonisti di «David140», il cartellone di eventi ideato per festeggiare l’arrivo del «David» di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia. Era, infatti, il luglio del 1882 quando la scultura originale, simbolo di Firenze nel mondo, veniva esposta nella Tribuna del museo fiorentino, concepita appositamente dall’architetto Emilio de Fabris.
In questo spazio, da lunedì 9 maggio, si susseguiranno musicisti, storici dell’arte, intellettuali, italiani e internazionali, per celebrare con un loro personale omaggio l’opera michelangiolesca,che raffigura – ricorda la direttrice Cecilie Hollberg - «l’eroe David, giovane re di Giuda e di Israele che vince il gigante Golia; una figura leggendaria, simbolo del bene che lotta contro il male, che nei secoli ha affascinato tanti artisti, così da essere oggetto di molte sculture del Rinascimento e non solo».
A aprire il cartellone sarà un concerto de «La Cappella de la Torre», uno degli ensemble più importanti al mondo per gli strumenti a fiato, fondato nel 2005 e diretto da Katharina Bäuml.Mentre il 16 maggio si esibirà Théotime Langlois de Swarte, giovanissimo musicista francese, virtuoso del violino, che per l’occasione suonerà strumenti musicali antichi accompagnato dalla cembalista Violaine Cochard. La musica sarà ancora protagonista il 30 maggio con l’Accademia del Maggio musicale fiorentino, che presenterà i Sonetti XVI e XXXI della raccolta «Seven sonets of Michelangelo op.22» di Benjamin Britten, oltre ad arie e brani tratti dalle opere «Attila» ed «Ernani» di Giuseppe Verdi.
Il 23 maggio i riflettori saranno, invece, accesi su Cristina Acidini, storica dell’arte, presidente dell’Opera di Santa Croce, dell'Accademia delle Arti del Disegno e della Fondazioni Casa Buonarroti e Roberto Longhi. Nella conferenza «Travi e rotaie. Il trasporto del David alla Galleria dell'Accademia nel 1873», la studiosa racconterà del complesso «traslocamento» della scultura, da piazza della Signora fino al suo trionfale ingresso all’Accademia, su un carro in legno, ideato dagli ingegnari Porra e Poggi. Lo spostamento durò ben 5 giorni, dal 31 luglio al 4 agosto, e, visto il caldo, fu eseguito solo dalle 4 alle 11 del mattino.
il 6 giugno, invece, Felipe Pereda, professore di Arte spagnola alla Harvard University, parlerà del suo libro «Torrigiano. L'uomo che ha rotto il naso a Michelangelo», pubblicato da la Penn State University. Toccherà, poi, ad Aldo Cazzullo con la conferenza «Firenze patria morale degli italiani», in programma il 13 giugno. Mntre la chiusura della prima parte del programma spetterà proprio a Patti Smith, che il 27 giugno presenterà un reading sul Buonarroti.
Per maggiori informazioni: www.galleriaaccademiafirenze.it.
«Un’Arca per l’Ucraina», opere d’arte e non solo per la speciale asta di Cambi
Vi piacerebbe soggiornare a Milano, negli appartamenti preferiti da Giuseppe Verdi? Sognate di appendere alle pareti di casa una litografia acquarellata da Dario Fo o di stappare una preziosa bottiglia di merlot «L’Apparita», proveniente dalle cantine del Castello di Ama? Pensate che sia giunto il momento di godervi un week-end ad Ancona, in una cornice da favola come Palazzo delle cento finestre, o di sfoggiare nella vostra collezione un Derain appartenuto allo storico dell’arte e scrittore Maurice Rheims, amministratore dei beni di Picasso? Lunedì 9 maggio potete avere l’occasione di aggiudicarvi all’incanto una di queste esperienze e, nello stesso tempo, di fare del bene.
La sede milanese di Cambi casa d’aste ospita, in collaborazione con la Fondazione Progetto Arca Onlus, «Un’Arca per l’Ucraina, charity auction». A battere i lotti dello speciale catalogo, nato da un’idea di Marco De Gregorio e frutto della generosità di importanti donatori, sarà il conduttore televisivo Fabio Fazio.
Il mondo dell’arte ha risposto con entusiasmo all’invito della maison genovese: In catalogo sono presenti un’opera di Luca Monterastelli donata dalla Galleria Lia Rumma (stima: 3.000 – 8.000 €), una di Lorenzo Mattotti offerta dalla Galleria Nuages (stima: 5.000 – 15.000 €) e una di Marco Reichert (stima: 300 – 1.000 €) proveniente dalla Galleria Ribot. L’artista, fotografa e designer Marina Aliverti ha, invece, donato due fotografie (stima: 400 – 1.200 € ciascuna) mentre Lady Be ha realizzato, appositamente per l’evento, l’opera «Stand with Ucraine – Una preghiera per la pace» (stima: 750 – 3.500 €).
In catalogo ci sono, poi, un abito su misura offerto da Canali (stima: 800 – 2.500 €), un cardigan di cashmere di Brunello Cucinelli (stima: 300 – 1.000 €), le colonie di Acqua di Parma in limited edition (55 – 165 € ciascuna) e un cofanetto con tre fragranze di Montale (stima: 150 – 500 €). Il mondo dei vini partecipa, invece, con le tre magnum di Amarone donate da Aneri (stima: 150 – 400 € ciascuna), 18 bottiglie offerte da Barbanera Vini (stima: 150 – 400 €) e 5 magnum donate da WineTip.
Un capitolo a parte meritano le esperienze, come il massaggio di coppia da 50 minuti al Grand Spa dell'Hotel Palazzo Parigi di Milano (stima: 80 – 280 €) o la speciale giornata di shopping al Fidenza Village con pranzo di degustazione al Taglieré Ruinart e un Vintage Car Gourmet Tour pomeridiano (stima: 300 – 1.000 €). Ci sono ancora all’asta i soggiorni al Grand Hotel et de Milan nella suite Verdi (stima: 500 – 2.000 €), all’Oasi Zegna Experience (stima: 800 – 2.500 €) o al The Barefoot Eco Hotel di Hanimadhoo nelle Isole Maldive (stima: 1.000 – 3.000 €). Non mancano le visite esclusive offerte dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano a Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (stima: 80 – 200 €), alle Saline Conti Vecchi ad Assemini (CA) (stima: 70 – 200 €) e a Villa e collezione Panza a Varese (stima: 80 – 200 €).
Per maggiori informazioni: www.cambiaste.com.
In questo spazio, da lunedì 9 maggio, si susseguiranno musicisti, storici dell’arte, intellettuali, italiani e internazionali, per celebrare con un loro personale omaggio l’opera michelangiolesca,che raffigura – ricorda la direttrice Cecilie Hollberg - «l’eroe David, giovane re di Giuda e di Israele che vince il gigante Golia; una figura leggendaria, simbolo del bene che lotta contro il male, che nei secoli ha affascinato tanti artisti, così da essere oggetto di molte sculture del Rinascimento e non solo».
A aprire il cartellone sarà un concerto de «La Cappella de la Torre», uno degli ensemble più importanti al mondo per gli strumenti a fiato, fondato nel 2005 e diretto da Katharina Bäuml.Mentre il 16 maggio si esibirà Théotime Langlois de Swarte, giovanissimo musicista francese, virtuoso del violino, che per l’occasione suonerà strumenti musicali antichi accompagnato dalla cembalista Violaine Cochard. La musica sarà ancora protagonista il 30 maggio con l’Accademia del Maggio musicale fiorentino, che presenterà i Sonetti XVI e XXXI della raccolta «Seven sonets of Michelangelo op.22» di Benjamin Britten, oltre ad arie e brani tratti dalle opere «Attila» ed «Ernani» di Giuseppe Verdi.
Il 23 maggio i riflettori saranno, invece, accesi su Cristina Acidini, storica dell’arte, presidente dell’Opera di Santa Croce, dell'Accademia delle Arti del Disegno e della Fondazioni Casa Buonarroti e Roberto Longhi. Nella conferenza «Travi e rotaie. Il trasporto del David alla Galleria dell'Accademia nel 1873», la studiosa racconterà del complesso «traslocamento» della scultura, da piazza della Signora fino al suo trionfale ingresso all’Accademia, su un carro in legno, ideato dagli ingegnari Porra e Poggi. Lo spostamento durò ben 5 giorni, dal 31 luglio al 4 agosto, e, visto il caldo, fu eseguito solo dalle 4 alle 11 del mattino.
il 6 giugno, invece, Felipe Pereda, professore di Arte spagnola alla Harvard University, parlerà del suo libro «Torrigiano. L'uomo che ha rotto il naso a Michelangelo», pubblicato da la Penn State University. Toccherà, poi, ad Aldo Cazzullo con la conferenza «Firenze patria morale degli italiani», in programma il 13 giugno. Mntre la chiusura della prima parte del programma spetterà proprio a Patti Smith, che il 27 giugno presenterà un reading sul Buonarroti.
Per maggiori informazioni: www.galleriaaccademiafirenze.it.
«Un’Arca per l’Ucraina», opere d’arte e non solo per la speciale asta di Cambi
Vi piacerebbe soggiornare a Milano, negli appartamenti preferiti da Giuseppe Verdi? Sognate di appendere alle pareti di casa una litografia acquarellata da Dario Fo o di stappare una preziosa bottiglia di merlot «L’Apparita», proveniente dalle cantine del Castello di Ama? Pensate che sia giunto il momento di godervi un week-end ad Ancona, in una cornice da favola come Palazzo delle cento finestre, o di sfoggiare nella vostra collezione un Derain appartenuto allo storico dell’arte e scrittore Maurice Rheims, amministratore dei beni di Picasso? Lunedì 9 maggio potete avere l’occasione di aggiudicarvi all’incanto una di queste esperienze e, nello stesso tempo, di fare del bene.
La sede milanese di Cambi casa d’aste ospita, in collaborazione con la Fondazione Progetto Arca Onlus, «Un’Arca per l’Ucraina, charity auction». A battere i lotti dello speciale catalogo, nato da un’idea di Marco De Gregorio e frutto della generosità di importanti donatori, sarà il conduttore televisivo Fabio Fazio.
Il mondo dell’arte ha risposto con entusiasmo all’invito della maison genovese: In catalogo sono presenti un’opera di Luca Monterastelli donata dalla Galleria Lia Rumma (stima: 3.000 – 8.000 €), una di Lorenzo Mattotti offerta dalla Galleria Nuages (stima: 5.000 – 15.000 €) e una di Marco Reichert (stima: 300 – 1.000 €) proveniente dalla Galleria Ribot. L’artista, fotografa e designer Marina Aliverti ha, invece, donato due fotografie (stima: 400 – 1.200 € ciascuna) mentre Lady Be ha realizzato, appositamente per l’evento, l’opera «Stand with Ucraine – Una preghiera per la pace» (stima: 750 – 3.500 €).
In catalogo ci sono, poi, un abito su misura offerto da Canali (stima: 800 – 2.500 €), un cardigan di cashmere di Brunello Cucinelli (stima: 300 – 1.000 €), le colonie di Acqua di Parma in limited edition (55 – 165 € ciascuna) e un cofanetto con tre fragranze di Montale (stima: 150 – 500 €). Il mondo dei vini partecipa, invece, con le tre magnum di Amarone donate da Aneri (stima: 150 – 400 € ciascuna), 18 bottiglie offerte da Barbanera Vini (stima: 150 – 400 €) e 5 magnum donate da WineTip.
Un capitolo a parte meritano le esperienze, come il massaggio di coppia da 50 minuti al Grand Spa dell'Hotel Palazzo Parigi di Milano (stima: 80 – 280 €) o la speciale giornata di shopping al Fidenza Village con pranzo di degustazione al Taglieré Ruinart e un Vintage Car Gourmet Tour pomeridiano (stima: 300 – 1.000 €). Ci sono ancora all’asta i soggiorni al Grand Hotel et de Milan nella suite Verdi (stima: 500 – 2.000 €), all’Oasi Zegna Experience (stima: 800 – 2.500 €) o al The Barefoot Eco Hotel di Hanimadhoo nelle Isole Maldive (stima: 1.000 – 3.000 €). Non mancano le visite esclusive offerte dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano a Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (stima: 80 – 200 €), alle Saline Conti Vecchi ad Assemini (CA) (stima: 70 – 200 €) e a Villa e collezione Panza a Varese (stima: 80 – 200 €).
Per maggiori informazioni: www.cambiaste.com.
Da Haltadefinizione un Giovan Francesco Caroto in 3D e gigapixel
La più conosciuta e amata opera del Museo di Castelvecchio a Verona è un unicum nella storia della pittura italiana del Cinquecento. L’iconografia non convenzionale del «Ritratto di fanciullo con disegno» (1515-1520) di Giovan Francesco Caroto, artista veronese allievo del Mantegna e attivo a Milano al tempo di Leonardo, incuriosisce da sempre gli studiosi per il suo sincero realismo, in netta contrapposizione con l’idealizzazione classicheggiante in voga a quel tempo.
L’innovativo olio su tavola raffigura un fanciullo sui dieci-dodici anni con lunghi capelli rossi. Il soggetto, osservato da vicino, indossa un farsetto verde sopra una camicia bianca ed è ripreso di scorcio, a mezzo busto, su uno sfondo scuro. Dal margine in basso a sinistra del dipinto spunta il lembo di una stoffa rossa, si direbbe di un berretto. Il ragazzino è immortalato nel momento di rivolgersi allo spettatore per mostrare il disegno che impugna tra le dita della mano destra. Appare divertito, spalanca gli occhi vivaci e ride con le labbra semiaperte in atteggiamento di soddisfazione. Quello che ha in mano, uno scarabocchio tipico dei bambini, è il primo disegno infantile della storia dell’arte.
È, quindi, meritevole l’iniziativa di Haltadefinizione, tech company di Franco Cosimo Panini Editore, che, in collaborazione con il partner tecnologico Memooria, ha realizzato un’immagine in gigapixel + 3D del capolavoro carotiano, una riproduzione fedele in termini materici ed estetici che può sostituire l’originale durante un prestito.
Il «Ritratto di fanciullo con disegno» di Caroto rimarrà, infatti, molti mesi lontano dalla sua casa scaligera: fino a pochi giorni fa era a Roma, all’interno del percorso espositivo della rassegna «Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly» a Villa Medici; mentre, dal 13 maggio al 2 ottobre, sarà al centro della grande mostra «Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese» alla Gran Guardia di Verona, per la curatela di Francesca Rossi, Gianni Peretti ed Edoardo Rossetti.
La copia del dipinto permette così ai visitatori del Museo di Castelvecchio un’esperienza di visita alla collezione integrale. Il lavoro eseguito per la realizzazione della riproduzione è, poi, un ottimo strumento per gli studiosi. Le sofisticate tecnologie di digital imaging e stampa tridimensionale elaborate da Haltadefinizione hanno, infatti, come obiettivo il monitoraggio dei dipinti, per conoscerne lo stato di conservazione, e permettono la loro visione anche dal divano di casa, alla scoperta, click dopo click, dei minimi particolari.
L’opera in alta definizione può essere visionata al link https://www.haltadefinizione.com/visualizzatore/opera/ritratto-di-fanciullo-con-disegno-giovan-francesco-caroto.
La più conosciuta e amata opera del Museo di Castelvecchio a Verona è un unicum nella storia della pittura italiana del Cinquecento. L’iconografia non convenzionale del «Ritratto di fanciullo con disegno» (1515-1520) di Giovan Francesco Caroto, artista veronese allievo del Mantegna e attivo a Milano al tempo di Leonardo, incuriosisce da sempre gli studiosi per il suo sincero realismo, in netta contrapposizione con l’idealizzazione classicheggiante in voga a quel tempo.
L’innovativo olio su tavola raffigura un fanciullo sui dieci-dodici anni con lunghi capelli rossi. Il soggetto, osservato da vicino, indossa un farsetto verde sopra una camicia bianca ed è ripreso di scorcio, a mezzo busto, su uno sfondo scuro. Dal margine in basso a sinistra del dipinto spunta il lembo di una stoffa rossa, si direbbe di un berretto. Il ragazzino è immortalato nel momento di rivolgersi allo spettatore per mostrare il disegno che impugna tra le dita della mano destra. Appare divertito, spalanca gli occhi vivaci e ride con le labbra semiaperte in atteggiamento di soddisfazione. Quello che ha in mano, uno scarabocchio tipico dei bambini, è il primo disegno infantile della storia dell’arte.
È, quindi, meritevole l’iniziativa di Haltadefinizione, tech company di Franco Cosimo Panini Editore, che, in collaborazione con il partner tecnologico Memooria, ha realizzato un’immagine in gigapixel + 3D del capolavoro carotiano, una riproduzione fedele in termini materici ed estetici che può sostituire l’originale durante un prestito.
Il «Ritratto di fanciullo con disegno» di Caroto rimarrà, infatti, molti mesi lontano dalla sua casa scaligera: fino a pochi giorni fa era a Roma, all’interno del percorso espositivo della rassegna «Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly» a Villa Medici; mentre, dal 13 maggio al 2 ottobre, sarà al centro della grande mostra «Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese» alla Gran Guardia di Verona, per la curatela di Francesca Rossi, Gianni Peretti ed Edoardo Rossetti.
La copia del dipinto permette così ai visitatori del Museo di Castelvecchio un’esperienza di visita alla collezione integrale. Il lavoro eseguito per la realizzazione della riproduzione è, poi, un ottimo strumento per gli studiosi. Le sofisticate tecnologie di digital imaging e stampa tridimensionale elaborate da Haltadefinizione hanno, infatti, come obiettivo il monitoraggio dei dipinti, per conoscerne lo stato di conservazione, e permettono la loro visione anche dal divano di casa, alla scoperta, click dopo click, dei minimi particolari.
L’opera in alta definizione può essere visionata al link https://www.haltadefinizione.com/visualizzatore/opera/ritratto-di-fanciullo-con-disegno-giovan-francesco-caroto.
Da Murano a Palermo, quattro eco-walks per riflettere sui temi del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia
Prende il via da Murano il progetto che porta «Storia della notte e destino delle comete»;, il Padiglione Italia alla cinquantanovesima Biennale d’arte, fuori dai confini delle Tese delle Vergini all’Arsenale di Venezia. La mostra di Eugenio Viola, che vede esporre Gian Maria Tosatti con la sua fabbrica silente, prevede, infatti, un ricco Public program, coordinato da Adriana Rispoli, che annovera al suo interno anche quattro eco-walks in ambiente aperto, condotte da G. Olmo Stuppia, dal titolo «Sposare la notte».
Il primo cammino avrà luogo sabato 7 maggio dalle ore 19 alle ore 24. I partecipanti andranno in barca verso Sacca San Mattia di Murano (Meeting point: 2839, fond. Ormesini), isola artificiale dove si sono stratificate nel tempo spinte e pulsioni modernizzatrici ormai fallite. Il vetro frantumato e colorato, che caratterizza l’isola veneziana, si mischia qui a detriti e resti organici.
Le passeggiate proseguiranno il 10 giugno, dalle ore 17:30 alle ore 22, allo stabilimento Fincantieri di Palermo. I partecipanti percorreranno a piedi luoghi semi abbandonati, guidati da operai locali, in parte originari della borgata di Mare Arenella. L’attuale tessuto urbano che caratterizza il quartiere popolare, conglomerato industriale dall’aspetto comune nel meridione italiano, nasce in seguito alla chiusura delle fabbriche chimiche e di laterizio che si trovavano nell’area e su tutta la costa settentrionale della Sicilia.
Ci si sposterà, poi, nella giornata del 9 settembre (tra le ore 18 e le ore 24), a Brancaccio, quartiere popolare post-industriale di Palermo, racchiuso tra il fiume Oreto e il nuovo centro commerciale «Forum», che si estende a sud della città antica, «inglobando – si legge nella presentazione - tutti gli elementi, antichi e moderni, in un conglomerato di lamiere, case Aiacp (case popolari siciliane), Ina e fabbriche di laterizio di risorgimentale memoria».
Mentre il quarto e ultimo percorso (meeting point al Padiglione Italia), in programma sabato 22 ottobre (dalle ore 18 alle ore 22) e svolto completamente in barca, porterà i visitatori alla scoperta del Mose, spazio meccanizzato nel cuore della Laguna veneziana, solo in parte funzionante.
«Il fil rouge che lega i quattro itinerari è – raccontano gli organizzatori - l’osservazione dell’imporsi del provincialismo sulle forme, l’abuso di potere della cultura industriale verso lo spazio e, infine, la rivincita quest’ultimo: la collisione tra sensibilità ‘italica’ antica e consumismo».
Per tutte le eco-walks è prevista la prenotazione obbligatoria al numero +39.3933154973.
Per maggiori informazioni: www.creativitacontemporanea.beniculturali.it | www.notteecomete.it.
Prende il via da Murano il progetto che porta «Storia della notte e destino delle comete»;, il Padiglione Italia alla cinquantanovesima Biennale d’arte, fuori dai confini delle Tese delle Vergini all’Arsenale di Venezia. La mostra di Eugenio Viola, che vede esporre Gian Maria Tosatti con la sua fabbrica silente, prevede, infatti, un ricco Public program, coordinato da Adriana Rispoli, che annovera al suo interno anche quattro eco-walks in ambiente aperto, condotte da G. Olmo Stuppia, dal titolo «Sposare la notte».
Il primo cammino avrà luogo sabato 7 maggio dalle ore 19 alle ore 24. I partecipanti andranno in barca verso Sacca San Mattia di Murano (Meeting point: 2839, fond. Ormesini), isola artificiale dove si sono stratificate nel tempo spinte e pulsioni modernizzatrici ormai fallite. Il vetro frantumato e colorato, che caratterizza l’isola veneziana, si mischia qui a detriti e resti organici.
Le passeggiate proseguiranno il 10 giugno, dalle ore 17:30 alle ore 22, allo stabilimento Fincantieri di Palermo. I partecipanti percorreranno a piedi luoghi semi abbandonati, guidati da operai locali, in parte originari della borgata di Mare Arenella. L’attuale tessuto urbano che caratterizza il quartiere popolare, conglomerato industriale dall’aspetto comune nel meridione italiano, nasce in seguito alla chiusura delle fabbriche chimiche e di laterizio che si trovavano nell’area e su tutta la costa settentrionale della Sicilia.
Ci si sposterà, poi, nella giornata del 9 settembre (tra le ore 18 e le ore 24), a Brancaccio, quartiere popolare post-industriale di Palermo, racchiuso tra il fiume Oreto e il nuovo centro commerciale «Forum», che si estende a sud della città antica, «inglobando – si legge nella presentazione - tutti gli elementi, antichi e moderni, in un conglomerato di lamiere, case Aiacp (case popolari siciliane), Ina e fabbriche di laterizio di risorgimentale memoria».
Mentre il quarto e ultimo percorso (meeting point al Padiglione Italia), in programma sabato 22 ottobre (dalle ore 18 alle ore 22) e svolto completamente in barca, porterà i visitatori alla scoperta del Mose, spazio meccanizzato nel cuore della Laguna veneziana, solo in parte funzionante.
«Il fil rouge che lega i quattro itinerari è – raccontano gli organizzatori - l’osservazione dell’imporsi del provincialismo sulle forme, l’abuso di potere della cultura industriale verso lo spazio e, infine, la rivincita quest’ultimo: la collisione tra sensibilità ‘italica’ antica e consumismo».
Per tutte le eco-walks è prevista la prenotazione obbligatoria al numero +39.3933154973.
Per maggiori informazioni: www.creativitacontemporanea.beniculturali.it | www.notteecomete.it.
«Giardini in arte», Enrica Borghi espone al Monte Verità di Ascona
Da oltre un secolo il Monte Verità, piccola collina che sovrasta il borgo svizzero di Ascona e si affaccia sul lago Maggiore, è un polo magnetico di incontri e scambi di idee. Qui, all’alba del Novecento, si è realizzato quello che l’architetto ticinese Mario Botta ha definito «il laboratorio di una tra le più radicali utopie artistiche e sociali dell’epoca». Qui nel 2018 è nato un appuntamento, molto apprezzato, che studia le relazioni tra creatività e natura: «Giardini in arte».
Sabato 7 e domenica 8 maggio questa rassegna culturale ritorna ad animare il Monte Verità con un’edizione focalizzata sull’ambiente, che vede protagonista Enrica Borghi, artista piemontese che lavora da anni con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. «Molecole d’acqua» (nella foto, immagine di Irene Fanizza) è il suo ultimo lavoro, inaugurato lo scorso marzo negli spazi del Crea alla Giudecca dell’Arsenale di Venezia. L’universo acquatico che lega la laguna veneta al lago Maggiore è protagonista dell’esposizione ticinese, per la curatela di Nicoletta Mongini e Riccardo Caldura, dove ricci di mare, onde, molecole e canne di bambù affiorano vestendosi di plastica. I colori che da sempre caratterizzano il lavoro dell’artista piemontese, anima di Asilo Bianco ad Ameno (Novara), sulle colline del lago d’Orta, lasciano spazio, nella prima parte della mostra, al bianco e al nero, un gioco di opposti che vuole essere un invito a riflettere sulla nostra disattenzione nei confronti dell’ambiente, per ritornare, in seguito, ad animare lo spazio quasi a dire che l’arte e la creatività possono essere strumenti per creare un nuovo dialogo tra l’uomo e la natura. Le tinte forti, luminose e gioiose fuoriescono, per esempio, da un palo totemico in serizzo, quasi a simulare un carotaggio, che emerge simbolicamente nella radura di fronte al Museo di Harald Szeemann.
Nel corso del week end si terranno anche un momento di riflessione con la giovane attivista zurighese Marie Claire Graf, in dialogo con la giornalista Natascha Fioretti, e i laboratori didattici «Waste – Value», a cura di Enrica Borghi e dell’associazione Asilo Bianco, dedicati al recupero dei materiali plastici di scarto e sono organizzati con le scuole comunali di Ascona, nell’ambito del programma di «Asconosc(i)enza».
Per maggiori informazioni: www.monteverita.org.
#Vedi la galleria fotografica sulla nostra pagina Facebook: https://www.facebook.com/foglidarte/photos/pcb.325752386307653/325752256307666
Verona, performing art a Palazzo Maffei con «Me Time – Una stanza tutta per sé»
Arte, danza e musica si incontrano a Verona, nelle sale seicentesche di Palazzo Maffei. La realtà museale scaligera che espone, su progetto su progetto museografico di Gabriella Belli, parte della straordinaria ed eclettica raccolta d’arte del collezionista Luigi Carlon (oltre 500 opere dall’archeologia greco-romana alla contemporaneità) apre le porte al progetto «Me Time – Una stanza tutta per sé», liberamente ispirato all’omonimo libro di Virginia Woolf.
Protagoniste del progetto, a cura del Teatro Stabile di Verona, sono la coreografa e danzatrice Camilla Monga e la violista e compositrice Federica Furlani, che, nei fine settimana dal 7 maggio al 5 giugno (ogni sabato e domenica, alle ore 11:15), offriranno, attraverso dieci appuntamenti, una riflessione sul valore positivo della solitudine in ambito creativo ed artistico.
Il visitatore verrà coinvolto in un viaggio sonoro, da sperimentare tramite il sistema Silent Play, che metterà in dialogo i pezzi della collezione con le azioni coreografiche, facendo riflettere sulla realtà e sull’universo, sul tempo e sulla materia, ma anche su come l’identità dell’uomo sia legata alla natura nel passato, presente e nel futuro.
Il percorso parte dalla sala «Antiquarium», il luogo di raccolta delle vestigia antiche, dove si può leggere una citazione di Marco Aurelio in sintonia con il tema dell’evento. La sala «Vedute» è, invece, dedicata ai paesaggi e il brano «Eight Pointed Star» di Federica Furlani è in stretto dialogo con l’opera «Piccola nube di Magellano» di Giuseppe Gallo che coniuga una visione contemporanea del mondo ad echi antichi proprio come la traccia musicale unisce canti ancestrali e musica elettronica.
Le coreografie di Camilla Monga, non nuova a confrontarsi con spazi espositivi (sue azioni sceniche sono state presentate al Mart di Rovereto, alla Biennale di Venezia, al Museo d’arte moderna di Mosca, alla Triennale di Milano), segnano il percorso che guida i visitatori ed è la sua presenza a indicare una connessione stretta tra opera artistica e musicale. Ogni azione coreografica evidenzia il rapporto musicale e d’immagine soprattutto con le opere di Fausto Melotti e degli altri artisti presenti nella sezione «Sulla natura dello spazio e della materia».
Chiude il percorso la traccia «Hypnotized» che delinea panorami sempre più meditabondi ed eterei vicino all’opera «Tempo globale» di Eliseo Mattiacci e «Lotus Maffei». Per maggiori informazioni: www.palazzomaffeiverona.com | www.teatrostabileverona.it.
Il progetto, a cura di Paola Tognon, promosso da Contemporary Locus e realizzato grazie al sostegno dell'Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell'arte italiana della Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura, vede protagonista Agata, la figlia dell’artista, che accompagnerà gli adulti, uno per volta, in un percorso di svelamento e di interpretazione del loro futuro, attraverso la lettura della mano.
Con questo semplice gesto l’artista sovverte il ruolo dei più piccoli, rendendoli una guida per gli adulti, artefici di visioni e riflessioni, innescando l’azione minima ma rivoluzionaria di consegnare nelle mani dell’infanzia la lettura del nostro futuro come gesto di speranza e rottura con il nostro passato.
L’intera performance si basa su tre elementi: le mani punto di contatto tra generazioni diverse, la loro lettura, gioco condotta da Agata per esprimere immaginazione e desideri, e alcuni cappelli-scultura, uno dei quali viene indossato dalla bambina all’inizio della performance, per proteggerla dagli sguardi.
Cappelli/elmi e da una traccia sonora elaborata e amplificata che deriva dalle registrazioni delle immaginifiche predizioni della bambina compogono, invece, l’installazione «Sparks 2021», esposta al Macte di Termoli con «Rays», un video a canale singolo.
Per maggiori informazioni: www.fondazionemacte.com.
Arte, danza e musica si incontrano a Verona, nelle sale seicentesche di Palazzo Maffei. La realtà museale scaligera che espone, su progetto su progetto museografico di Gabriella Belli, parte della straordinaria ed eclettica raccolta d’arte del collezionista Luigi Carlon (oltre 500 opere dall’archeologia greco-romana alla contemporaneità) apre le porte al progetto «Me Time – Una stanza tutta per sé», liberamente ispirato all’omonimo libro di Virginia Woolf.
Protagoniste del progetto, a cura del Teatro Stabile di Verona, sono la coreografa e danzatrice Camilla Monga e la violista e compositrice Federica Furlani, che, nei fine settimana dal 7 maggio al 5 giugno (ogni sabato e domenica, alle ore 11:15), offriranno, attraverso dieci appuntamenti, una riflessione sul valore positivo della solitudine in ambito creativo ed artistico.
Il visitatore verrà coinvolto in un viaggio sonoro, da sperimentare tramite il sistema Silent Play, che metterà in dialogo i pezzi della collezione con le azioni coreografiche, facendo riflettere sulla realtà e sull’universo, sul tempo e sulla materia, ma anche su come l’identità dell’uomo sia legata alla natura nel passato, presente e nel futuro.
Il percorso parte dalla sala «Antiquarium», il luogo di raccolta delle vestigia antiche, dove si può leggere una citazione di Marco Aurelio in sintonia con il tema dell’evento. La sala «Vedute» è, invece, dedicata ai paesaggi e il brano «Eight Pointed Star» di Federica Furlani è in stretto dialogo con l’opera «Piccola nube di Magellano» di Giuseppe Gallo che coniuga una visione contemporanea del mondo ad echi antichi proprio come la traccia musicale unisce canti ancestrali e musica elettronica.
Le coreografie di Camilla Monga, non nuova a confrontarsi con spazi espositivi (sue azioni sceniche sono state presentate al Mart di Rovereto, alla Biennale di Venezia, al Museo d’arte moderna di Mosca, alla Triennale di Milano), segnano il percorso che guida i visitatori ed è la sua presenza a indicare una connessione stretta tra opera artistica e musicale. Ogni azione coreografica evidenzia il rapporto musicale e d’immagine soprattutto con le opere di Fausto Melotti e degli altri artisti presenti nella sezione «Sulla natura dello spazio e della materia».
Chiude il percorso la traccia «Hypnotized» che delinea panorami sempre più meditabondi ed eterei vicino all’opera «Tempo globale» di Eliseo Mattiacci e «Lotus Maffei». Per maggiori informazioni: www.palazzomaffeiverona.com | www.teatrostabileverona.it.
«Sparks 2021», al Macte di Termoli una performance a un’installazione di Francesca Grilli sull’infanzia
I bambini sono il nostro futuro, ma possono essere anche le guide del nostro presente. Parte da questa considerazione «Sparks 2021», performance e installazione dell’artista Francesca Grilli, in programma sabato 7 e domenica 8 maggio al Macte - Museo di arte contemporanea di Termoli, in provincia di Campobasso.Il progetto, a cura di Paola Tognon, promosso da Contemporary Locus e realizzato grazie al sostegno dell'Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell'arte italiana della Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura, vede protagonista Agata, la figlia dell’artista, che accompagnerà gli adulti, uno per volta, in un percorso di svelamento e di interpretazione del loro futuro, attraverso la lettura della mano.
Con questo semplice gesto l’artista sovverte il ruolo dei più piccoli, rendendoli una guida per gli adulti, artefici di visioni e riflessioni, innescando l’azione minima ma rivoluzionaria di consegnare nelle mani dell’infanzia la lettura del nostro futuro come gesto di speranza e rottura con il nostro passato.
L’intera performance si basa su tre elementi: le mani punto di contatto tra generazioni diverse, la loro lettura, gioco condotta da Agata per esprimere immaginazione e desideri, e alcuni cappelli-scultura, uno dei quali viene indossato dalla bambina all’inizio della performance, per proteggerla dagli sguardi.
Cappelli/elmi e da una traccia sonora elaborata e amplificata che deriva dalle registrazioni delle immaginifiche predizioni della bambina compogono, invece, l’installazione «Sparks 2021», esposta al Macte di Termoli con «Rays», un video a canale singolo.
Per maggiori informazioni: www.fondazionemacte.com.
Foto di Mario Albergati
«Monumento», un’installazione di Edoardo Tresoldi per le Procuratie Vecchie di Venezia
Porta la firma di Edoardo Tresoldi l'imponente installazione che accoglie i visitatori alle Procuratie Vecchie di Venezia, l’iconico edificio in piazza San Marco che ha da poco aperto le porte al pubblico, dopo un importante restauro realizzato dallo studio David Chipperfield Architects Milan, per iniziativa di Generali.
«Monumento», questo il titolo del lavoro, è, dunque, il biglietto da visita della nuova realtà culturale veneziana, sede della Ong «The Human Safety Net», che in occasione della cinquantanovesima edizione della Biennale d’arte sta anche ospitando una mostra di Louise Nevelson.
La monumentale installazione di Edoardo Tresoldi – realizzata in collaborazione con Carlotta Franco per lo sviluppo del concept architettonico e con il supporto progettuale di Gico Studio – rielabora il linguaggio della colonna monumentale.
L’opera - in rete metallica, legno per edilizia, vetro frammentato, tondini in ferro e pietre, con un’altezza di 15,5 metri - è posizionata nello spazio attorno al quale si sviluppa lo scalone delle Procuratie Vecchie. Le sue proporzioni dialogano con quelle del vano e il visitatore è invitato a una visione ravvicinata che sovverte la tradizionale retorica del monumento. Salendo la scala lo spettatore, infatti, ha modo di vedere la colonna nella sua interezza, dalla base all’estremità, in un cambio di prospettiva che innesca a sua volta un ribaltamento concettuale.
Condensando passato e presente in una narrazione contemporanea, Edoardo Tresoldi converte, dunque, la retorica del monumento in antiretorica, offrendo – spiega l’autore – una «riflessione sul nostro tempo e sulla retorica dei valori a cui ambisce la nostra società; una società che ribadisce la necessità di ridefinire il concetto di forza, di rileggere il ruolo della fragilità e che propone l’ascolto e il dialogo al centro delle relazioni interculturali».
Per maggiori informazioni: https://thehomevenice.com/it/. Vedi la galleria fotografica: https://www.facebook.com/foglidarte/photos/pcb.325367356346156/325365816346310/.
Porta la firma di Edoardo Tresoldi l'imponente installazione che accoglie i visitatori alle Procuratie Vecchie di Venezia, l’iconico edificio in piazza San Marco che ha da poco aperto le porte al pubblico, dopo un importante restauro realizzato dallo studio David Chipperfield Architects Milan, per iniziativa di Generali.
«Monumento», questo il titolo del lavoro, è, dunque, il biglietto da visita della nuova realtà culturale veneziana, sede della Ong «The Human Safety Net», che in occasione della cinquantanovesima edizione della Biennale d’arte sta anche ospitando una mostra di Louise Nevelson.
La monumentale installazione di Edoardo Tresoldi – realizzata in collaborazione con Carlotta Franco per lo sviluppo del concept architettonico e con il supporto progettuale di Gico Studio – rielabora il linguaggio della colonna monumentale.
L’opera - in rete metallica, legno per edilizia, vetro frammentato, tondini in ferro e pietre, con un’altezza di 15,5 metri - è posizionata nello spazio attorno al quale si sviluppa lo scalone delle Procuratie Vecchie. Le sue proporzioni dialogano con quelle del vano e il visitatore è invitato a una visione ravvicinata che sovverte la tradizionale retorica del monumento. Salendo la scala lo spettatore, infatti, ha modo di vedere la colonna nella sua interezza, dalla base all’estremità, in un cambio di prospettiva che innesca a sua volta un ribaltamento concettuale.
Condensando passato e presente in una narrazione contemporanea, Edoardo Tresoldi converte, dunque, la retorica del monumento in antiretorica, offrendo – spiega l’autore – una «riflessione sul nostro tempo e sulla retorica dei valori a cui ambisce la nostra società; una società che ribadisce la necessità di ridefinire il concetto di forza, di rileggere il ruolo della fragilità e che propone l’ascolto e il dialogo al centro delle relazioni interculturali».
Per maggiori informazioni: https://thehomevenice.com/it/. Vedi la galleria fotografica: https://www.facebook.com/foglidarte/photos/pcb.325367356346156/325365816346310/.
Foto di Roberto Conte
Si intitola «Tiziano e i suoi: un progetto, una prospettiva» il convegno di studi in programma fino al 7 maggio a Belluno, nelle sale di Palazzo Bembo. Coordinato per la parte scientifica da Enrico Maria dal Pozzolo, docente dell’Università di Verona, l’appuntamento affronta aspetti scientifico-culturali sull’artista cadorino e sulla sua bottega attraverso ricerche recenti, e in parte inedite, proponendo anche un focus specifico sui restauri finanziati da Save Venice. In particolare si racconteranno i lavori condotti su tre opere: «Il Sebastiano e donatore», unico dipinto noto di Sebastiano Zuccato (primo maestro di Tiziano), conservato al Museo Correr, «L’Annunciazione» della Cappella Malchiostro, nella Cattedrale di Treviso, e il capolavoro tizianesco dell’«Assunta», conservato alla Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Il convegno, aperto al pubblico, vedrà la partecipazione di importanti studiosi italiani e internazionali, ma anche di economisti, rappresentanti delle istituzioni e operatori culturali alla luce della grande forza identitaria e della straordinaria capacità evocativa di questo protagonista dell'arte del Cinquecento, nato e vissuto tra le dolomiti bellunesi, ma ammirato e conosciuto in tutto il mondo, delineando prospettive per il futuro di Belluno nel segno dell’eredità culturale vecelliana, in relazione agli itinerari tematici dedicati all’artista e all’analisi del rapporto tra offerta turistico-culturale e ricaduta economica.
Ad accompagnare i dibattiti, la sera del 6 maggio, è prevista la proiezione del docufilm «Tiziano senza fine», per la regia di Luca e Nino Criscenti, che in cinquantadue minuti riesce a condensare la grandezza dell’artista veneto attraverso le sue opere iconiche e la sua personalità. Tre voci d’eccezione - Enrico Maria dal Pozzolo, Augusto Gentili e Stefania Mason – e le musiche di Matteo d’Amico, tra i più ricercati compositori contemporanei, arricchiscono il progetto filmico, per la prima volta proposto al pubblico.
La prima giornata - moderata da Enrico Maria dal Pozzolo e da Stefania Mason, docente di Storia moderna all’Università di Udine e presidente del consiglio scientifico della Fondazione Centro studi Tiziano e Cadore - sarà segnata dalla partecipazione di vari studiosi, tra cui Maria Agnese Chiari Moretto Wiel, che proporrà un percorso sulle opere di Tiziano della Scuola Grande di San Rocco, Peter Lüdeman, che indagherà un possibile ruolo dell’artista come disegnatore di opere scultoree, e Peter Humfrey, che si soffermerà su «La Venere allo Specchio di Tiziano» e le sue varianti alla luce delle indagini diagnostiche compiute recentemente. Nella stessa giornata, lo storico dell'arte Giorgio Reolon proporrà nuove piste di ricerca su Cesare e Fabrizio Vecellio, di cui non esiste alcuna sicura opera autografa, approfondendo le ipotesi di ricostruzione della loro attività. Mentre Francesca Cocchiara illustrerà l’eccezionale nucleo di stampe tizianesche conservate a Pieve di Cadore, paese natale di Tiziano, divenuto ormai il più consistente in Italia sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Nela sessione del 7 maggio, coordinata da Maurizio Cecconi, si parlerà, invece, delle strategie di valorizzazione del patrimonio di «Dolomiti Contemporanee» e del ruolo della Fondazione centro studi Tiziano e Cadore quale fondamentale avamposto scientifico nel territorio, a tutela dell’indissolubile legame tra Tiziano e le sue terre.
...E poi...
In queste settimane la rubrica «Notizie in pillole» è uscita anche con due approfondimenti speciali:
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