Ci sono idee che fanno la storia. È il caso della felice intuizione avuta negli anni Settanta del grecista
Benedetto Marzullo, membro del Consiglio superiore di pubblica istruzione e grande amante del teatro, al quale si deve la nascita del
Dams di Bologna, il corso di laurea in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo che portò a insegnare sotto le Torri personalità del calibro di
Umberto Eco,
Renato Barilli,
Luciano Anceschi,
Gianni Polidori,
Luigi Squarzina,
Thomas Maldonato,
Paolo Monti,
Giuliano Scabia,
Carlo Volpe,
Roberto Leydi,
Gianni Celati,
Furio Colombo e molti altri.
Era il 1971 e chi voleva fare della cultura il suo lavoro aveva finalmente un ateneo dove studiare e specializzarsi. Ma non fu facile dare vita, all’interno della Facoltà di lettere e filosofia di Bologna, a quel laboratorio di sperimentazione, di utopia e di critica culturale che metteva in cattedra la creatività in ogni sua forma. Nell’Italia che viveva tutte le tensioni politiche ed economiche dei cosiddetti «anni di piombo», quella sfida visionaria «non aveva - affermò, tempo dopo, lo stesso Benedetto Marzullo - precedenti, ma solo avversari», sia all’interno della gloriosa Alma Mater Studiorum, che si avvicinava ai novecento anni di storia, sia in città, dove per molto tempo gli studenti del Dams vennero visti come un gruppo di scapestrati e «caciaroni», poco dediti allo studio, «da evitare assolutamente – ricorda
Cristian Tracà -, come inquilini per i proprietari e come coinquilini per i ‘veri studenti’, la futura classe dirigente».
Ma il mondo, si sa, è di chi ha il coraggio di credere nei propri sogni e gli stereotipi e i pregiudizi, le etichette appiccicate velocemente e distrattamente, sono fatte solo per ingannare la mente.
Quei giovani intellettuali che riempivano a dismisura l’Aula Magna per ascoltare
Umberto Eco in un pirotecnico assolo che mischiava semiotica e letteratura, cinema e fumetto, o che, con il drammaturgo
Giuliano Scabia, coloravano Bologna lanciando in cielo piccole mongolfiere erano destinati a diventare la classe dirigente di un settore che, purtroppo, è ancora oggi la Cenerentola dell’economia italiana, quello dell’industria culturale, ma anche ad affermarsi nel giornalismo, nella televisione e persino in politica. Sui banchi del Dams si sono, infatti, seduti il musicista
Paolo Fresu, la giornalista
Milena Gabanelli, lo scrittore e saggista
Pier Vittorio Tondelli, il fumettista
Andrea Pazienza, il cantautore
Roberto «Freak» Antoni, il regista
Carlo Mazzacurati, il conduttore
Patrizio Roversi, il politico
Gianni Cuperlo e una schiera di ragazzi e ragazze con l’ambizione di diventare attori, registi, compositori, artisti, pubblicitari, curatori, drammaturghi, musicisti.
Talento, passione e sensibilità, talvolta voglia di andare controcorrente e di sfidare i limiti, ma anche rigore, disciplina e impegno: era questo che si insegnava, e tuttora si insegna, al Dams di Bologna, un progetto che è stato, poi, «esportato» in più parti d’Italia, da Torino a Firenze, da Roma a Palermo.
Da quel 1971 che vide nel capoluogo emiliano la nascita del primo corso di laurea in discipline delle arti, della musica e dello spettacolo sono passati cinquant’anni; per festeggiare questo importante traguardo è stato organizzato
un lungo e ricco calendario di appuntamenti culturali, on-line e in presenza:
incontri,
dialoghi con ex alunni,
mostre, una laurea
honoris causa,
convegni,
spettacoli e, pandemia permettendo,
una festa lunga tre giorni – dal 18 al 20 giugno – in piazza Maggiore e in diversi luoghi del centro storico.
«Smettere di evolverci: l’unica cosa che non impareremo mai» è lo
slogan scelto dall’agenzia creativa
The Big Now/mcgarrybowen, con
BAM! Strategie culturali, per pubblicizzare questa iniziativa, ribattezzata
«Dams50», che raccoglie una trentina di eventi, a partire da una serie di
live-streaming attraverso la pagina Facebook e YouTube di DAMSLAb/LaSoffitta, con professionisti passati dai banchi dell’ateneo bolognese. Fra le testimonianze in programma ci sarà, giovedì 25 marzo, quella del curatore e critico d'arte contemporanea
Massimiliano Gioni, in conversazione con
Roberto Pinto; mentre mercoledì 31 sarà
Chiara Alessi a parlare di cultura materiale, di
design e della sua ormai celebre rubrica #designinpigiama, insieme con
Anna Rosellini e
Francesco Spampinato.
Molto ricco è anche il programma di aprile e maggio: in agenda ci sono gli incontri con l’attore e regista
Toni Servillo (laureato
ad honorem nel 2015), il giornalista e scrittore
Stefano Bartezzaghi, il regista
Romeo Castellucci, il trombettista
Paolo Fresu, il giornalista
Riccardo Iacona e il cantautore
Giovanni Lindo Ferretti, ma anche gli appuntamenti
in absentia dedicati alla memoria di Tondelli, Pazienza, «Freak» Antoni e Mazzacurati.
Il cartellone prevede anche
tre progetti espositivi. Si inizierà il 24 aprile, al
Museo della musica in Strada Maggiore, con
«No Dams! 50 anni di Corso di laurea in Discipline delle arti, della musica e dello spettacolo»: fotografie, articoli di giornale, documenti ufficiali e filmati storici, materiali provenienti da archivi pubblici e privati, tessono la trama di un avvincente racconto, iniziato nel 1971 e ancora in corso, che si avvale dell’allestimento immersivo progettato dall’architetto
Eric Lapierre. Dal 29 aprile è, invece, in programma, in
SalaBorsa, una mostra di
Mimmo Paladino sui suoi disegni dedicati alla grande letteratura universale, da Omero a Collodi, da Dante a Manzoni, preludio alla laurea
ad honorem che sarà conferita all’artista il 14 maggio al teatro Comunale di Bologna. A corollario, per le vie del centro storico, in giugno, sarà, infine, possibile imbattersi nel
progetto di public art ideato appositamente per «Dams50», che presenterà delle video-installazioni architettoniche realizzate da ex studenti dell’ateneo bolognese. Le sedi di Palazzo Marescotti-Brazzetti (via Barberia 4), del Complesso di Santa Cristina (piazzetta Morandi) e del DAMSLab (piazzetta Pasolini) verranno rispettivamente «accese» da tre interventi di
Tommaso Arosio,
Apparati Effimeri e
Riccardo Benassi, mentre le sedi storiche di via Guerrazzi, Strada Maggiore e l’Ospedale dei Bastardini saranno oggetto di un intervento di
Elisa Seravalli a partire dai materiali d’archivio esistenti.
Di un ex alunno, ovvero di
Ambrogio Lo Giudice, è anche il
docu-film «Andate a lavorare», realizzato per l’occasione, che ripercorre, in bilico tra finzione e realtà, la straordinaria avventura del Dams.
Non mancheranno, poi, appuntamenti teatrali: da un laboratorio con
Marco Martinelli (attualmente previsto per i giorni dal 20 al 29 aprile) a una
lectio magistralis di
Giuliano Scabia. Completerà il cartellone un progetto dedicato a
Torgeir Wethal, storico attore dell’Odin Teatret, a cura di Teatro Ridotto - Casa delle culture, che prevede, tra l’altro, dialoghi con
Eugenio Barba,
Roberta Carreri e
Iben Nagel Rasmussen (2 maggio), oltre alla presentazione di
«Fiori per Torgeir» (3 e 4 maggio), spettacolo che parla di lutto e di dolore, raccontando come la morte di una persona cara ci cambi per sempre e come la gratitudine per ciò che è stato è la chiave di volta per guardare al futuro. «Non sono la stessa che ero prima della morte di Torgeir, e mai tornerò ad esserlo - racconta Roberta Carreri, autrice e attrice dello spettacolo -. Ma sono ancora capace di cantare e di sorridere, accompagnata dalla sua assenza per il resto del mio cammino. Si dice che si muore due volte. La seconda è quando si viene dimenticati. Io non voglio che Torgeir sia dimenticato». Memoria e futuro si incontrano, dunque, in questo spettacolo così come nell’intero cartellone di «Dams50», un invito ad evolversi, guardando alla storia passata senza nostalgia,
- racconta
Giacomo Manzoli, direttore del Dipartimento delle arti al Dams - ma con un po’ orgoglio».
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