Era la notte tra venerdì 11 e sabato 12 aprile 1997 quando, a Torino, un terribile incendio divampava all’interno della Cappella della Sindone, mirabile opera barocca di Guarino Guarini, collocata tra il Duomo e Palazzo Reale. Le fiamme divoravano l’altare progettato dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola, pregevole opera in marmo nero di Frabosa, con decorazioni e sculture in legno dorato, costruita tra il 1688 e il 1694 per volontà della famiglia Savoia, e più precisamente del duca Vittorio Amedeo II. Il rogo lambiva anche la robusta teca d’argento che conservava al proprio interno il «sacro lenzuolo» della Passione di Cristo, icona vivente della sofferenza dell’umanità, giunta a Torino nel 1578. Ma a scongiurare il peggio ci pensò un pompiere, Mario Trematore, che, sfidando le fiamme, riuscì a rompere la teca di cristallo antiproiettole che custodiva il sudario e a portare fuori la reliquia dalla chiesa. La Sindone, che dal 1993 era stata trasferita per alcuni interventi di restauro nel coro dei canonici della cattedrale, dietro l’altare maggiore, era, dunque, salva. Ma le fiamme avevano lasciato segni evidenti a quella che era da sempre la sua casa. Per il recupero della struttura ci sono voluti più di vent’anni e dopo la riapertura al pubblico della Cappella Guarini, festeggiata il 27 settembre 2018, la restituzione del monumento alla fruizione della comunità è stata da poco completata con l’altare di Antonio Bertola.
I lavori, cofinanziati dal Ministero della cultura - progetti Art Bonus 2018, dalla Fondazione compagnia di San Paolo e da una raccolta fondi lanciata nel 1997 della Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, hanno permesso di riportare l’opera all’antica bellezza.
«Finalmente, a 24 anni di distanza dal terribile rogo, – spiega Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali – vogliamo celebrare la rinascita di un’opera stupefacente e unica, la cui maestosa struttura era insieme un segno di rispetto per la reliquia, un punto focale per i fedeli in preghiera e una celebrazione del potere della casata regnante».
Simile a un gigantesco reliquario, l’altare della Cappella della Sindone, che ha conservato il sudario nell’urna centrale dal 1694 al 1993, ha un impianto che si adatta alla forma circolare della cappella e presenta due fronti, uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la cattedrale. «Benché non si conoscano i disegni di questo progetto, - si legge nella nota stampa - è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, che precedeva l’inquadramento al centro della loggia che si affaccia sul duomo, come fulcro prospettico per chi, dalla navata, volge lo sguardo verso il Palazzo Reale».
L’intervento di restauro è stato affidato al Consorzio San Luca di Torino, che si è avvalso della progettazione e della direzione dei lavori dell’architetto Marina Feroggio, aiutata dalla restauratrice Tiziana Sandri e dagli storici dell’arte Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali.
Il progetto, il cui cantiere è stato seguito passo dopo passo dal pubblico dei Musei reali, ha restituito all’altare la sua immagine architettonica. Sono state restaurate e integrate le parti lapidee e quelle lignee, e ricollocati nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei, scampati all’incendio in quanto ricoverati nell’attigua sacrestia, ovvero gli otto putti alati realizzati tra il 1692 e il 1694 dagli «Intagliatori di S.A.R.» Francesco Borello e Cesare Neurone, nonché i due angeli superstiti posti ai lati della cassa: l’angelo con la colonna della flagellazione (angolo destro, lato Palazzo Reale) e l’angelo con la spugna (angolo sinistro, lato Cattedrale). In ultimo, sono stati ricollocati gli arredi sacri: le quattro lampade pensili di Innocente Gaya e Carlo Balbino (1824-1828) in argento cesellato e sbalzato, volute dal re Carlo Felice, che fece destinare alla Cappella del Guarini due esemplari già destinati alla Basilica di Superga e ne ordinò altrettanti. Quella serie – ornata da stemmi sabaudi e ancora una volta da simboli della Passione come la Veronica e la Sindone stessa – fu allestita dagli anni Venti dell’Ottocento fino al cantiere di restauro precedente l’incendio, in sostituzione delle quattro lampade pensili di inizio Settecento, fuse per motivi economici alla fine del secolo.
Simile a un gigantesco reliquario, l’altare della Cappella della Sindone, che ha conservato il sudario nell’urna centrale dal 1694 al 1993, ha un impianto che si adatta alla forma circolare della cappella e presenta due fronti, uno rivolto verso il Palazzo Reale e l’altro verso la cattedrale. «Benché non si conoscano i disegni di questo progetto, - si legge nella nota stampa - è molto probabile che la struttura rifletta il pensiero scenografico di Guarino Guarini, che precedeva l’inquadramento al centro della loggia che si affaccia sul duomo, come fulcro prospettico per chi, dalla navata, volge lo sguardo verso il Palazzo Reale».
L’intervento di restauro è stato affidato al Consorzio San Luca di Torino, che si è avvalso della progettazione e della direzione dei lavori dell’architetto Marina Feroggio, aiutata dalla restauratrice Tiziana Sandri e dagli storici dell’arte Franco Gualano e Lorenza Santa dei Musei Reali.
Il progetto, il cui cantiere è stato seguito passo dopo passo dal pubblico dei Musei reali, ha restituito all’altare la sua immagine architettonica. Sono state restaurate e integrate le parti lapidee e quelle lignee, e ricollocati nella loro posizione originaria gli apparati decorativi scultorei, scampati all’incendio in quanto ricoverati nell’attigua sacrestia, ovvero gli otto putti alati realizzati tra il 1692 e il 1694 dagli «Intagliatori di S.A.R.» Francesco Borello e Cesare Neurone, nonché i due angeli superstiti posti ai lati della cassa: l’angelo con la colonna della flagellazione (angolo destro, lato Palazzo Reale) e l’angelo con la spugna (angolo sinistro, lato Cattedrale). In ultimo, sono stati ricollocati gli arredi sacri: le quattro lampade pensili di Innocente Gaya e Carlo Balbino (1824-1828) in argento cesellato e sbalzato, volute dal re Carlo Felice, che fece destinare alla Cappella del Guarini due esemplari già destinati alla Basilica di Superga e ne ordinò altrettanti. Quella serie – ornata da stemmi sabaudi e ancora una volta da simboli della Passione come la Veronica e la Sindone stessa – fu allestita dagli anni Venti dell’Ottocento fino al cantiere di restauro precedente l’incendio, in sostituzione delle quattro lampade pensili di inizio Settecento, fuse per motivi economici alla fine del secolo.
A completamento, si sono ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella, anch’esse completamente distrutte dall’incendio.
La chiusura dei musei, dovuta alle misure anti-pandemia per contrastare la diffusione del Coronavirus, non consente per il momento ai visitatori di accedere alla Cappella di Guarino Guarini, che fa parte del percorso di visita dei Musei reali di Torino; ma dal 31 marzo al 7 aprile, in via straordinaria, è stato aperto il grande finestrone che affaccia sulla navata del Duomo, così da permettere al pubblico, durante i riti della Settimana Santa, uno scorcio prospettico sull’altare e sul monumento che conserva la Sindone.
La Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino ha promosso la realizzazione di un progetto multimediale con lo scopo di offrire ai visitatori dei Musei Reali tutte le informazioni sul restauro della cappella e dell’altare, con la creazione di un’applicazione mobile gratuita, che utilizzerà la tecnologia della realtà aumentata. Attraverso contenuti interattivi sarà possibile vivere un’esperienza coinvolgente durante la visita. L’applicazione sarà rilasciata in occasione della riapertura al pubblico dei Musei Reali ed è stata realizzata in collaborazione con i partner tecnologici Ribes Solutions e Visivalab. Il pubblico potrà così, attraverso un’esperienza multimediale e immersiva, ma anche di rigoroso valore storico e culturale, avere tutte le informazioni sul restauro della Cappella della Sindone, casa di un'immagine capace di evocare il cuore stesso del cristianesimo con grande aderenza ai racconti evangelici.
La chiusura dei musei, dovuta alle misure anti-pandemia per contrastare la diffusione del Coronavirus, non consente per il momento ai visitatori di accedere alla Cappella di Guarino Guarini, che fa parte del percorso di visita dei Musei reali di Torino; ma dal 31 marzo al 7 aprile, in via straordinaria, è stato aperto il grande finestrone che affaccia sulla navata del Duomo, così da permettere al pubblico, durante i riti della Settimana Santa, uno scorcio prospettico sull’altare e sul monumento che conserva la Sindone.
La Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino ha promosso la realizzazione di un progetto multimediale con lo scopo di offrire ai visitatori dei Musei Reali tutte le informazioni sul restauro della cappella e dell’altare, con la creazione di un’applicazione mobile gratuita, che utilizzerà la tecnologia della realtà aumentata. Attraverso contenuti interattivi sarà possibile vivere un’esperienza coinvolgente durante la visita. L’applicazione sarà rilasciata in occasione della riapertura al pubblico dei Musei Reali ed è stata realizzata in collaborazione con i partner tecnologici Ribes Solutions e Visivalab. Il pubblico potrà così, attraverso un’esperienza multimediale e immersiva, ma anche di rigoroso valore storico e culturale, avere tutte le informazioni sul restauro della Cappella della Sindone, casa di un'immagine capace di evocare il cuore stesso del cristianesimo con grande aderenza ai racconti evangelici.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Altare Cappella della Sindone. Credits Musei Reali Torino; [figg.4 e 5] Cappella della Sindone. Altare di Antonio Bertola, fasi di integrazione e ritocco. Crediti Consorzio san Luca; [fig. 6] Altare Cappella della Sindone. Credits Musei Reali Torino
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