ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 14 maggio 2021

«Fotografia europea 2021»: nei musei e nelle piazze «Fate largo ai sognatori»

«Sulla Luna, per piacere, / non mandate un generale: / ne farebbe una caserma / con la tromba e il caporale. / Non mandateci un banchiere / sul satellite d'argento, / o lo mette in cassaforte / per mostrarlo a pagamento. / Non mandateci un ministro / col suo seguito di uscieri: / riempirebbe di scartoffie / i lunatici crateri. / Ha da essere un poeta / sulla Luna ad allunare: / con la testa nella Luna / lui da un pezzo ci sa stare... / A sognar i più bei sogni / è da un / pezzo abituato: / sa sperare l'impossibile / anche quando è disperato. Or che i sogni e le speranze / si fan veri come fiori, / sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori!». Con questi versi Gianni Rodari, lo scrittore per bambini più famoso d’Italia, sembra parlarci dei nostri tempi incerti, fornendoci anche la ricetta per un domani migliore. Una ricetta, o meglio un invito a continuare a guardare in alto, a trovare nuovi colori per disegnare il futuro, che il festival Fotografia europea ha scelto come titolo della sua sedicesima edizione: «sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori».
Dopo la pausa forzata, dovuta alle limitazioni imposte dalla pandemia, che ha portato alla cancellazione della passata edizione, la manifestazione, promossa e prodotta dalla Fondazione Palazzo Magnani, con la locale Amministrazione comunale, è pronta a invadere la città di Reggio Emilia con decine di progetti fotografici che si interrogano sul ruolo della cultura visiva in questo particolare momento storico, ponendo l’attenzione sulla natura complessa e sfaccettata delle immagini, che proprio grazie alla loro indeterminatezza, provvisorietà, ambiguità e complessità, sono un ottimo punto di partenza per aiutarci a ripensare il mondo in cui viviamo.
L’appuntamento per gli amanti della fotografia è fissato, pandemia permettendo, per il periodo che va dal 21 maggio al 4 luglio.
Con una rinnovata direzione artistica, in cui Walter Guadagnini sarà affiancato da Diane Dufour – direttrice fino al 2007 di Magnum Photos, fondatrice dello spazio espositivo Le Bal (Parigi) e collaboratrice di Fotografia europea dal 2015 al 2017 – e di Tim Clark – curatore e docente, fondatore e capo redattore del magazine on-line «1000 Words» – il festival animerà i palazzi Magnani e da Mosto, i Chiostri di San Pietro e quelli di San Domenico, la Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra, i Musei civici, la collezione Maramotti e, per la prima volta, sette piazze cittadine, così da far convivere al meglio le restrizioni di questo periodo con la nostra voglia di cultura.
A causa dell’attuale situazione sanitaria, si è scelto per il weekend inaugurale, quello dal 21 aò 23 maggio, un palinsesto di eventi digitali, rimandando al fine settimana dal 18 al 20 giugno gli incontri con gli artisti, le conferenze, il bookfair dedicato agli editori indipendenti, le letture portfolio e i workshop, pensati per alimentare un confronto culturale trasversale a partire dalla fotografia. In quella occasione il pubblico potrà ascoltare le lectio magistralis degli architetti Mario Cucinella e Stefano Boeri e incontrare artisti come Joan Fontcuberta, Alex Majoli, Antoine D’Agata, Sophie Whettnall, Vittorio Mortarotti e Anush Hanzehiam, David Jimenez, Noemie Goudal, Francesco Jodice e molti altri.  

Dal teatro quotidiano di Alex Majoli al Giappone di Marco Di Noia: mostre open air
Open air
sarà, per esempio, il progetto «Opera Aperta» di Alex Majoli, commissionato e prodotto dalla Fondazione I Teatri e da Reggio Parma Festival, in collaborazione con Fotografia europea: una trentina di gigantografie sparse per la città racconteranno la teatralità della nostra vita quotidiana. «Mi son detto, cosa succede se monto delle luci, degli strobe potenti, attorno a persone che stanno facendo qualcosa di normale, che so, prendere un caffè, fare la spesa, seguire un funerale?», spiega a questo proposito il fotografo sul sito della Magnum. «Succede – rispondono dalla Fondazione I Teatri - che la scena della strada diventa la scena di un teatro e tutto sembra avvenire su un palcoscenico».
All’aperto, al Parco del Popolo, sarà visibile anche #nyc, un’indagine multiforme, comica e straziante sulla vita contemporanea a firma di Jeff Mermelstein; mentre «Virus» di Antoine d’Agata, progetto sul Covid-19, sarà allestito sulle finestre di un palazzo di via Secchi. In piazza Vittoria, invece, si terrà la mostra «Eden» di Soham Gupta, dedicata a una città immaginaria che progressivamente lascia spazio alla natura. Infine, Joan Fontcuberta presenterà un importante progetto partecipativo, realizzato per donare a Reggio Emilia un’opera permanente dedicata alle collezioni di Palazzo dei Musei, da sempre fonte di ispirazione per il fotografo catalano. Si tratta di «Curiosa meraviglia», un grande foto-mosaico simile a un album di famiglia o una pagina di Facebook a cielo aperto. 
Con lo spazio aperto si confronterà anche il fotografo vincitore della open call lanciata dal festival per questa edizione: Marco Di Noia con «Tottori», progetto che racconta la storia di uno strano fenomeno astronomico: un’opera multimediale ispirata alle dune di una piccola e tranquilla città sulla costa occidentale del Giappone. Una mostra open air sarà anche «Terra – Luna», il progetto degli otto ragazzi dai 18 ai 25 anni che hanno partecipato, tra febbraio e marzo, allo «Speciale Diciottoventicinque», il percorso formativo organizzato da Fotografia europea.

Nove mostre ai Chiostri di San Pietro, cuore pulsante del festival

Per gli eventi al chiuso Fotografia europea sta mettendo a punto modalità «flessibili» e «alternative», disposta a fare ricorso anche alle visite virtuali e alle dirette in streaming per workshop, incontri e presentazioni di libri, pur di non mancare all’appuntamento con il suo pubblico. Così Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, spiega la scelta: «L'epoca che stiamo vivendo ha più che mai bisogno di bellezza, di sapere, di socialità. Il tema stesso di Fotografia europea 2021 è in sé una sfida, uno stimolo, peraltro profondamente radicato nella nostra terra. Sognare un presente e un futuro che sappiano affrancarci dai terribili effetti dell'emergenza sanitaria è l'unico modo per continuare a vivere. A fianco delle misure mediche, della difesa del diritto alla vita, alla salute, c'è bisogno di pensiero, di confronto, di arte».
Cuore pulsante del festival saranno, come consuetudine, i Chiostri di San Pietro, dove sono in programma nove mostre. Si spazia da «L’isola» di Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian a «Telluris» di Noémie Goudal, da «Aura» di David Jimènez a «Halfstory Halflife» di Raymond Meeks, progetto realizzato alle cascate delle Catskill Mountains di New York, che indaga l’amicizia e la giovinezza. Donovan Wylie, con «The Tower Series», esamina, invece, le architetture, per lo più invisibili, che intrecciano la presenza del conflitto nel tessuto della vita quotidiana; mentre Piergiorgio Casotti ed Emanuele Brutti, con «Index G», mettono in scena una specie di opera teatrale del silenzio, fatta di assenza di personaggi e delle loro storie peculiari, in cui le cose viste e raccontate rimangono non dette e sospese nel tempo.
Concludono il percorso espositivo del primo piano i lavori di Lebohang Kganye e Yasmina Benabderrahmane, mentre al piano terra è esposta la mostra «Universo dentro di Sophie Whettnall, artista che usa la fotografia come mezzo di archiviazione e fonte di ispirazione.
 
Da Palazzo Magnani alla Biblioteca Panizzi, una città intera per scoprire il meglio della fotografia internazionale 
Palazzo Magnani riproporrà, invece, «True fiction – Fotografia visionaria dagli anni '70 ad oggi», la prima antologica in Italia dedicata al fenomeno della staged photography, la tendenza che, a partire dagli anni Ottanta, ha rivoluzionato il linguaggio fotografico e la collocazione della fotografia nell’ambito delle arti contemporanee mostrando il lato più immaginifico della fotografia.
Mentre a Palazzo da Mosto ci saranno l’esposizione «Home Is Where One Starts From», dedicata ai photobooks di natura documentaria e artistica, e «Camere che sognarono camere», con i lavori del tedesco Thomas Demand e dello scozzese Martin Boyce per la collezione d’arte contemporanea Girefin di Reggio Emilia.
Ai Chiostri di San Domenico va in mostra la «Giovane fotografia italiana», progetto, alla sua ottava edizione, che valorizza i talenti under 35. Domenico Camarda, Irene Fenara, Alisa Martynova, Francesca Pili, i Vaste Programme (ovvero Leonardo Magrelli, Alessandro Tini e Giulia Vigna), Martina Zanin ed Elena Zottola sono i protagonisti della nuova mostra, che si avvale della curatela di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi.
Il percorso può continuare ai Musei civici, dove sarà allestita la mostra «Incontri! Arte e persone», con gli scatti nati dal lungo laboratorio che ha coinvolto il fotografo Luca Manfredi e persone con fragilità. Alla Biblioteca Panizzi, infine, si terrà «Tesori in mostra», esposizione di alcuni tra gli oggetti più preziosi della collezione che vanno a creare - si legge nella presentazione - «una Wunderkammer civica, un’enciclopedia visiva che porta al cuore della storia, delle vicende, della ‘biografia’ della città».
Come consuetudine, Fotografia europea avrà anche un Circuito Off, con centinaia di mostre cittadine in negozi, ristoranti, studi, cortili e case private, sedi storiche, gallerie d’arte.
Che siano in bianco e nero o a colori, che prendano la forma canonica della fotografia a parete o quelle più contemporanee del wallpaper o dell’installazione tridimensionale, le tante immagini esposte a Reggio Emilia affrontano il mondo contemporaneo con la volontà non solo di raccontarlo, ma anche di trasformarlo e di renderlo un posto migliore. «Perché sognare - raccontano i curatori di Fotografia europea - significa anche farsi veggenti, nel momento in cui il mondo, come in questa difficile stagione, diventa opaco, difficile da interpretare».

Didascalie delle immagini
Andy Skoglund, Revenge of the Goldfish, 1981. Archival color photograph, cm 88.9 x 69.2 ca..Courtesy: Paci contemporary gallery (Brescia – Porto Cervo, IT); [fig. 2] Andy Skoglund, True Fiction Two, 1986 - 2004. Ink and blue car, cm 25 x 62.5. Courtesy: Paci contemporary gallery Brescia – Porto Cervo, IT); [fig. 3] Alex Majoli, Scene #0410. Grecia. Lesbos. Mytilene. 2015; [fig. 4] COVID-19, Paris, France, Lockdown, 2020 © Antoine d’Agata e Magnum Photos; [fig. 5] Soham Gupta, Eden, 2018-incorso; [fig. 6] Raymond Meeks, Halfstory #1370997, 2017. Casemore Kirkeb; [fig. 6] ©Alisa Martynova, Untitled from series Nowhere Near, 2019; [fig. 7] © Domenico Camarda, Untitled 02, from Liquido series, 2017; [fig. 8] ©VasteProgramme, The long way of Ivan Putnik, 2019

Informazioni utili 
Fotografia europea 2021 - Sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori!. Reggio Emilia, sedi varie. Preview: 15-16 maggio 2021. Dal  21 maggio al 4 luglio 2021. Sito internet: www.fotografiaeuropea.it

giovedì 13 maggio 2021

Quando arte fa rima con vino: nasce il premio Domenico Clerico

«Esiste una leggenda che racconta di un bambino mai cresciuto, che ha sempre voluto volare senza regole, selvatico nell’anima e nel cuore». Quel bambino era Domenico Clerico, un grande nome del Barolo in Italia e nel mondo. La storia della sua prestigiosa cantina, a Monforte d’Alba, coincide con la storia di un uomo che ha rivoluzionato il concetto della viticoltura nelle Langhe, animato dal desiderio di sperimentare per raggiungere l’eccellenza che da sempre caratterizza i suoi vini.
Domenico Clerico è stato un precursore nello studio del Nebbiolo, ma anche della Barbera D’Alba e del Dolcetto, il vino da cui ha iniziato a costruire il suo sogno già dal 1976. Il suo legame intenso con la terra, il lavoro instancabile tra i filari e la passione per il «nettare di Bacco», quel liquido speciale che «unisce il cielo e la terra» e nel quale «vivono sangue, luce e amore», hanno costruito negli anni un patrimonio unico, che oggi viene portato avanti dalla moglie Giuliana e da un team di esperti guidato da Oscar Arrivabene, enologo e direttore generale.
Azienda Domenico Clerico
Un'azienda moderna è un'azienda che si rinnova, mantenendo fede alla propria storia, devota a una filosofia che attraversa inalterata il tempo. Domenico Clerico voleva creare un vino che sapesse racchiudere in sé «eleganza, capacità di invecchiare, ricchezza al palato e note fruttate». Un vino che fosse ambasciatore di un territorio, che sapesse raccontare le Langhe, sito patrimonio mondiale dell’Umanità di Unesco.
Quello di Domenico Chirico era un lavoro plasmato di umiltà e genio, di studio e voglia di sperimentare. Era un'arte e proprio al mondo dell'arte ha guardato l'azienda piemontese per un suo nuovo progetto.
Nel 2020 è nato «Arte Edizione Limitata», con l’intento di trasmettere attraverso opere d’arte trasformate in etichette, l’essenza del vino Arte Langhe Rosso DOC di Domenico Clerico. Bruno Murialdo, autore di «pinto-poesie, libere come le ali di un passero», e Paolo Baraldi, detto «il Baro», sono stati i primi due artisti scelti per impreziosire e personalizzare i grandi formati dell’annata 2019, con cinque illustrazioni ciascuno.
Paola Gribaudo, presidente Accademia Albertina di Torino
Quest’ anno, invece, l’azienda ha deciso di fare un accordo su base triennale con l’Accademia di Belle Arti di Torino istituendo un premio per coinvolgere e sostenere i giovani creativi, per stimolare i talenti di domani a raccontare il connubio tra arte e vino, frutto di un mix speciale di bellezza, radici, valori e legame con il territorio.
«L'iniziativa rappresenta per i nostri studenti - racconta Paola Gribaudo, presidente dell'ente educativo piemontese - un’occasione di formazione e crescita al di fuori dalle aule della scuola. La creatività delle nuove generazioni - che in Accademia non studiano solo pittura, scultura o incisione, ma anche fotografia, digital art, progettazione artistica per l’impresa, design e decorazione, nuove tecnologie - può portare una nuova visione a un prodotto di grande qualità come il vino della cantina Domenico Clerico».
Ogni partecipante sarà chiamato a realizzare, con qualsiasi tecnica espressiva, un minimo di cinque opere inedite sul tema arte-vino. Una commissione decreterà i due vincitori che riceveranno un premio in denaro.
Una rosa di dieci diverse etichette celebrerà, quindi, le caratteristiche dell’annata e la personalità dell’Arte Langhe Rosso DOC di Domenico Clerico. Successivamente il cliente che acquisterà il vino potrà scegliere l’etichetta preferita tra quelle proposte e personalizzare così la propria bottiglia di «Arte» realizzata in un numero limitatissimo di esemplari, solo su prenotazione attraverso il sito dell’azienda.
Il termine di iscrizione alla prima edizione del Premio Domenico Clerico scade domenica 30 maggio 2021 (entro le ore 18); le opere dovranno essere consegnate dai partecipanti entro giovedì 15 luglio 2021. Successivamente verranno resi noti i nomi dei vincitori.

Informazioni utili 

mercoledì 12 maggio 2021

Ritornano le Giornate Fai di primavera, un «prezioso regalo» per gli italiani amanti della cultura

Castello di Sammezzano, Reggello (FI) Foto Michele Squillantini (C) FAI (5)
Ville e parchi storici, aree archeologiche e musei insoliti, residenze reali e giardini, ma anche orti botanici, castelli, percorsi naturalistici e itinerari in borghi che custodiscono antiche tradizioni: è ricco l'elenco dei beni che aprono le porte, nelle giornate di sabato 15 e domenica 16 maggio, per la ventinovesima edizione delle Giornate Fai di primavera, il primo grande evento nazionale dedicato ad arte e cultura dopo l’ultimo periodo di confinamento.
Seicento luoghi in trecento città e diciannove regioni, molti dei quali poco conosciuti o accessibili in via eccezionale, saranno visitabili in totale sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti (ovvero con prenotazione obbligatoria sul sito www.giornatefai.it fino a esaurimento posti disponibili ed entro la mezzanotte del giorno precedente la visita).
Castello di Sammezzano, Reggello (FI) Foto Michele Squillantini (C) FAI (5)
Il Fai, che dal 1993 conduce gli italiani per mano alla scoperta di bellezze spesso dimenticate del nostro Paese, definisce quest’ultima edizione un «piccolo miracolo» e un «prezioso regalo agli italiani», frutto di «un’incontenibile voglia d’Italia» e di «un lavoro difficile e senza sosta», affrontato «con grande tenacia e una buona dose di audacia», nei mesi in cui il Paese era fermo a causa dell’emergenza. Nell’organizzazione sono stati coinvolti i volontari di 335 Delegazioni e Gruppi Fai attivi in tutta Italia, vero motore dell’evento, ma anche la Protezione civile, la Cri - Croce rossa italiana e l’Arma dei carabinieri.
Coraggio, orgoglio e generosità sono le tre parole che fanno da filo rosso a questa ventinovesima edizione, per la quale è richiesto un contributo minimo di partecipazione di 3,00 euro: un aiuto per il Fai, in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, per portare avanti la sua missione e «compiere – si legge nella nota stampa - tanti altri miracoli di cui essere orgogliosi». Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente la fondazione con contributi di importo maggiore, attraverso l’iscrizione annuale - sottoscrivibile on-line e in piazza in occasione dell’evento - o ancora con l’invio di un sms solidale al numero 45586, attivo fino al 23 maggio.
Cremona, Teatro Amilcare Ponchielli_Foto (C) Fondazione Teatro A. Ponchielli (2)
Tra i beni aperti per l’occasione c’è, in Toscana, il Castello di Sammezzano, caleidoscopico trionfo dell’architettura eclettica di stile orientalista, riprogettato nell’Ottocento dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes D’Aragona, che ha fatto da set ad alcuni film come «Il racconto dei racconti» di Matteo Garrone, «Il fiore delle Mille e una notte» di Pier Paolo Pasolini e «Sono un fenomeno paranormale» di Alberto Sordi. Chiuso al pubblico e da decenni in cerca di una nuova vocazione, vincitore del censimento del «I luoghi del cuore» nel 2016 e classificatosi al secondo posto nel 2020, il castello sarà visitato da novecento persone (le prenotazioni sono andate sold out nel giro di poche ore) che potranno così apprezzare i capolavori di arte indiana e moresca conservati al suo interno.
Offida (AP)_Foto Katia Camplone_2021_(C) FAI - Fondo Ambiente Italiano
A Genova sarà, invece, visitabile il Castello Mackenzie, oggi sede della Cambi Casa d’aste, eclettico maniero cittadino in stile rinascimentale e neogotico costruito alla fine dell’Ottocento dall’allora sconosciuto architetto Gino Coppedè. Sempre in Liguria, ad Albissola Marina, si potrà ammirare la settecentesca Villa Durazzo Faraggiana, che custodisce, tra saloni affrescati, veri capolavori della scultura barocca genovese. Pregevole è, tra l’altro, la cappella dedicata a Nostra Signora di Misericordia, la cui apparizione è raffigurata sopra l’altare nell’affresco, datato 1736, del pittore savonese Giovanni Agostino Ratti
Bologna, Grand Hotel Majestic ex Baglioni_Foto Paolo Panzera-OFV studio_2021_(C) FAI  (2)
Mentre, in occasione delle Giornate Fai, a Torino sarà visitabile in anteprima l'appartamento di Carlo Felice di Savoia, appena restaurato in vista della realizzazione di un percorso museale fruibile al pubblico. All'ombra della Mole si potrà vedere anche il Campus Onu, centro di formazione delle Nazioni unite, realizzato negli anni ’60 per l’Esposizione universale lungo la sponda del Po.
Spostandoci verso sud, a Matera aprirà, in anteprima per le Giornate di primavera, Palazzo Malvinni Malvezzi, testimonianza della vita altoborghese della città ed esempio di commistione di stili, dal barocco al neoclassico, di cui sono stati appena conclusi i lavori di restauro a seguito del terremoto del 1980. 
Vicenza, Risorgive del Bacchiglione_Foto (C) Alberto Piccoli (2)
Mentre a Bologna sarà aperto al pubblico Palazzo Caprara, sede della Prefettura dal 1927, di cui si visiterà anche la Camera di Napoleone,. A Roma, invece, sarà visitabile la Villa «Il Vascello», solitamente inaccessibile, progettata nel Seicento dalla prima architettrice nota, Plautilla Bricci, e dal 1985 sede del Grande Oriente d’Italia, la più antica istituzione massonica del Paese.
La Lombardia, invece, ha deciso di accendere i riflettori sui teatri, con l’apertura, a Milano, del Museo teatrale alla Scala, che permetterà l’accesso al Palco reale e al ridotto Toscanini, e del Franco Parenti, a Cremona del Ponchielli e a Mantova del Sociale.
Roma, Villa Il Vascello_Foto Giovanni Formosa_2021_(C) FAI  (7)
Gli iscritti alla Fai potranno, inoltre, godere di ingressi dedicati e accessi prioritari. Tra le aperture riservate solo a loro ci sono Palazzo Borromeo, edificio di Roma progettato da Pirro Ligorio nel Cinquecento e Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede sin dal 1929, la Martinelli Luce di Lucca, eccellenza nel campo del design con la sua galleria che contiene sistemi di illuminazione e prototipi, la Rocca Costanza di Pesaro, e il Grand Hotel Majestic (ex Baglioni) di Bologna, costruito nel Settecento come seminario arcivescovile e trasformato in albergo a inizio Novecento, dove hanno soggiornato, tra i tanti, Nicola Romanov, Lady Diana e Federico Fellini.
Questa edizione della manifestazione offrirà anche l’occasione per raccontare, attraverso l’attenta scelta dei luoghi e la narrazione che ne verrà fatta, la nuova visione culturale della Fai che vede l’ambiente come indissolubile intreccio tra natura e storia e la cultura come sintesi delle scienze umane e naturali. Da nord a sud, grande attenzione verrà così riservata a parchi, percorsi nella natura e itinerari all’aperto alla scoperta di tanti borghi storici.
Genova, Castello-mackenzie (C) Cambi Casa d'Aste (1)
Una meta da non perdere è Offida, borgo posto su uno sperone roccioso tra le valli del Tesino e del Tronto, dove sarà aperta straordinariamente la Chiesa di Santa Maria della Rocca, uno dei maggiori esempi di architettura romanica nelle Marche. Sulle pareti, che in origine dovevano essere interamente affrescate, si vedono dei dipinti murali attribuiti al cosiddetto Maestro di Offida, che prende questo nome convenzionale proprio dall’attività qui svolta, e al Maestro Ugolino di Vanne da Milano e Fra’ Marino Angeli da Santa Vittoria, mentre la «Madonna col Bambino e Santo», dipinta sul lato destro del transetto è attribuita a Vincenzo Pagani, pittore del XVI secolo. 
Altro borgo sotto i riflettori in questa ventinovesima edizione delle Giornate Fai di primavera è Bagnoreggio, in provincia di Viterbo, tra Orvieto e Bolsena, dove nella cattedrale dedicata ai Santi Nicola, Donato e Bonaventura verrà esposta eccezionalmente una Bibbia in pergamena del XIII secolo, probabilmente appartenuta a San Bonaventura. 
Saranno, poi, visitabili il Parco del Castello di Aglié, le Risorgive del Bacchiglione a Dueville, sito di grande importanza naturalistica, il Parco di San Giovanni a Trieste, nell’ex Ospedale psichiatrico dove lavorò Franco Basaglia, oggi sede di attività culturali e di imprenditoria sociale; mentre a Latronico si potranno scoprire le Cascate termali, vera oasi di pace e benessere, vicino alle quali si trova l'installazione permanente Earth Cinema, realizzata da Anish Kapoor
Le proposte sono ancora molte e possono essere tutte scoperte sul sito www.giornatefai.it.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Castello di Sammezzano, Reggello (FI). Foto Michele Squillantini (C) FAI; [fig. 3] Cremona, Teatro Amilcare Ponchielli.Foto (C) Fondazione Teatro A. Ponchielli; [Fig. 4] Offida (AP). Foto Katia Camplone, 2021. (C) FAI - Fondo Ambiente Italiano; [ig. 5] 5. Bologna, Grand Hotel Majestic ex Baglioni.Foto Paolo Panzera-OFV studio, 2021. (C) FAI; [fig. 6] Vicenza, Risorgive del Bacchiglione. Foto (C) Alberto Piccoli; [fig. 7] 2. Roma, Villa Il Vascello. Foto Giovanni Formosa, 2021. (C) FAI; [fig. 8[ Genova, Castello-mackenzie. (C) Cambi Casa d'Aste 

Informazioni utili

martedì 11 maggio 2021

Sessant’anni di «Merda d’artista». Teatro, cinema, design e arte omaggiano Piero Manzoni

Piero Manzoni, Merda d’artista n. 63, maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, 4,8 × ∅ 6 cm © Fondazione Piero Manzoni, Milano
Era il maggio del 1961 quando Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963), autore di uno sperimentalismo neodadaista e concettuale, che avrebbe lasciato in eredità alla storia dell’arte lavori come i palloncini di «Corpo d’aria», le «Sculture viventi», «Uovo con impronta» e le superfici bianche imbevute di gesso, colla o caolino liquido di «Achrome», realizzava una serie di opere destinate a scandalizzare il mondo dell'arte: «Merda d'artista». Si trattava di novanta scatolette, presentate per la prima volta nell'agosto dello stesso anno nella collettiva «In villeggiatura da Pescetto», nell’omonima galleria di Albissola Marina, in cui l'artista asseriva di aver conservato trenta grammi delle proprie feci. Ogni scatoletta, del tipo impiegato per la conservazione e la vendita della carne in scatola, era sigillata, munita di etichetta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), numerata e firmata («Produced by Piero Manzoni»). Il prezzo veniva fissato in trenta grammi d’oro zecchino (come a dire che gli escrementi dell'artista valevano tanto oro quanto pesavano).
La critica reagì in modo feroce alla provocazione. Il pubblico non capì e la leggenda del personaggio bohémien e scapestrato si affermò ancora di più. Piero Manzoni venne definito, dai più gentili, un «caccautore»; il celebre giornalista Dino Buzzati (1906-1972) scrisse che le «intenzioni ironiche o rivoluzionarie non bastano a riscattare la volgarità e il cattivo gusto di stampo goliardico».
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
Ancora oggi nessuno sa con certezza che cosa ci sia dentro le scatolette. Nel 2007, l’artista Agostino Bonalumi, amico di Piero Manzoni, ha dichiarato al «Corriere della Sera»: «Posso tranquillamente asserire che si tratta di solo gesso. Qualcuno vuole constatarlo? Faccia pure. Non sarò certo io a rompere le scatole». D’altronde la troppa curiosità deturperebbe l’opera e ne alienerebbe il valore di mercato.
Sessant’anni dopo la «Merda d’artista» è entrata nella leggenda e nell’immaginario collettivo. La si trova in musei come la Tate Modern di Londra, il Centro Georges Pompidou di Parigi e il Museum of Modern Art di New York. Nel 2016 è stata battuta all’asta, dalla casa «Il ponte» di Milano, al prezzo di 275 mila euro.
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
«Citata in libri e film, canzoni e video musicali, quest’opera è stata oggetto di omaggi nei più diversi materiali e misure da parte di altri artisti. Tuttavia, forse non è ancora stata completamente capita», raccontano dalla Fondazione Piero Manzoni di Milano, che ha in programma un anno di iniziative per celebrare storie e leggende legate a uno dei lavori più iconici del Novecento.
Si inizia con il sito merdadartista.org, che si arricchirà nel corso dei mesi di nuovi contenuti, creati ad hoc, tra cui la serie di conversazioni «30, 20, 10 minuti di ‘Merda’».
In occasione dell’anniversario, poi, la Casa degli artisti di Milano ospiterà, da giovedì 13 a domenica 30 maggio, una mostra realizzata in collaborazione con l’azienda toscana Taplab wall covering, autrice di una serie di wall covering ad hoc riuniti sotto il titolo «8PER / Omaggio a ‘Merda d’artista’ di Piero Manzoni». Si tratta di otto nuove carte da parati, molto diverse tra loro, che «condividono con la scatoletta - si legge nella nota stampa - lo spirito ironico e leggero che ritroviamo in quelle cose che riescono a esprimere idee profonde con creatività».
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
L’allestimento, che vedrà eccezionalmente esposta la scatoletta originale n°63, è di Valer Palmieri di Nexhibit Design, che già nel 2014 si era occupato della grande mostra sull’artista a Milano, negli spazi di Palazzo Reale, curata da Flaminio Gualdoni e Rosalia Pasqualino di Marineo
In occasione dell’appuntamento espositivo, la Fondazione Piero Manzoni regalerà centoottanta gadget a tema, realizzati nel 2013, che saranno a disposizione del pubblico come ricompensa a seguito di una donazione alla Casa degli artisti.
È in arrivo anche un agile libro pubblicato dalla Carlo Cambi Editore, in quattro lingue, che ci accompagnerà attraverso i saggi di quattro autori - Luca Bochicchio, Flaminio Gualdoni, Rosalia Pasqualino di Marineo e Marco Senaldi - in un viaggio alla scoperta della «famigerata scatoletta». La presentazione del volume si terrà mercoledì 26 maggio, nell’ambito della mostra «8PER / Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni».
Ma non è tutto. «Ursula», la rivista di Hauser & Wirth (la galleria svizzera che rappresenta l'artista in esclusiva mondiale), sta preparando un numero dedicato all'operazione artistica manzoniana, con interviste e testi di approfondimento. Il regista Andrea Bettinetti sta lavorando a dei brevi documentari per approfondire temi specifici, tra cui ad esempio lo scandalo del 1971, quando una scatoletta venne esposta alla Galleria d’arte moderna di Roma e ne conseguì una interrogazione parlamentare contro Palma Bucarelli, l’allora direttrice del museo. Mentre il regista e drammaturgo cremonese Filippo Siddi sta scrivendo tre brevi monologhi per il teatro.
“Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni”, carta da parati della collezione 8per, taplab design © TapLab 2021
Sono, dunque, tante le occasioni che avremo quest’anno per cogliere i significati più profondi di un’opera che voleva essere critica nei confronti dei meccanismi e delle dinamiche che muovevano la società dei consumi e il mercato dell'arte contemporanea, pronto ad accettare come oro colato anche degli escrementi in scatoletta purché firmati e autenticati dall'artista. Sessant'anni dopo non è cambiato molto.  

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Piero Manzoni, «Merda d’artista n. 63», maggio 1961, scatoletta di latta, carta stampata, 4,8 × ∅ 6 cm © Fondazione Piero Manzoni, Milano  [Altre immagini] «Omaggio a Merda d’artista di Piero Manzoni, carta da parati della collezione 8per», taplab design © TapLab 2021 

Informazioni utili 

«8PER / Omaggio a ‘Merda d’artista’ di Piero Manzoni. Casa degli artisti - Milano. Opening: 13 maggio, ore 14:00-21:00. Apertura: 14-30 maggio, ore 10:30-21:00; chiuso il lunedì. Prenotazioni obbligatorie solo per sabato e domenica: Fondazione Piero Manzoni, tel. 02.49437786, cell. 349.8141872, merdadartista@gmail.com

lunedì 10 maggio 2021

Il Piccolo di Milano riapre il sipario con due mesi di spettacoli

Una scena dello spettacolo «Nel lago del cor», di e con Danio Manfredini. Foto di Andrea Macchia
«Il momento, lo sappiamo e lo viviamo nella nostra quotidianità, è ancora complesso, ma mettendo in campo ogni azione possibile per tutelare la salute di tutte e tutti – spettatrici e spettatori, così come lavoratrici e lavoratori dello spettacolo – siamo finalmente in grado di riaccogliere il pubblico in sala». Così il direttore Claudio Longhi ha annunciato la riapertura del Piccolo Teatro di Milano, che, dopo sei mesi di chiusura, è tornato ad alzare il sipario nelle sue tre sale.
A segnare il «nuovo» debutto della stagione 2021 è stata, nella serata di martedì 4 maggio, la prima nazionale dello spettacolo «Ladies Football Club» di Stefano Massini, per la regia di Giorgio Sangati e con Maria Paiato (nel suo palmarès i premi Ubu, Flaiano, Hystrio e Duse). Il monologo, ancora in cartellone allo Studio Melato, prende spunto da una storia vera, la creazione da parte di undici operaie inglesi di una squadra di calcio femminile, negli anni della Prima guerra mondiale.
Una scena dello spettacolo «A German Life» di Christopher Hampton, con Franca Nuti, per la regia di Claudio Beccari. Foto di Masiar Pasquali
La riapertura è, dunque, avvenuta all’insegna di una nuova produzione del Piccolo Teatro e ne sono in programma altre due nelle settimane a venire. Sabato 8 maggio ha fatto il suo debutto «A German Life», testo del premio Oscar Christopher Hampton, con Franca Nuti nei panni di Brunhilde Pomsel, impiegata del Terzo Reich a partire dal 1933, segretaria di Joseph Goebbels (il teorico dello sterminio ebraico) dal 1942 al 1945, e, dunque, testimone dell’orrore nazista. Lo spettacolo, diretto da Claudio Beccari, rimarrà in cartellone fino al 16 maggio al teatro Grassi. Mentre il 5 giugno, allo Studio Melato, debutterà «Hamlet» di William Shakespeare, con la regia di Antonio Latella, spettacolo che era pronto per andare in scena alla vigilia del primo lockdown.
In questi giorni parte anche la collaborazione tra il Piccolo Teatro e Pasta Rummo: il progetto multimediale «Fiabe, maestri e giovani eroi», destinato alle scuole – primarie e secondarie di primo e secondo grado –, a partire da Lombardia e Campania, e alle famiglie.
Una scena dello spettacolo «A German Life» di Christopher Hampton, con Franca Nuti, per la regia di Claudio Beccari. Foto di Masiar Pasquali
Si inizia lunedì 10 maggio con «#Pinocchio. Una fiaba per immagini», un progetto tra cinema e teatro, con la regia di Beniamino Barrese, che vede la collaborazione della Compagnia marionettistica Carlo Colla e Figli e The Box Films.
La fiaba per immagini è divisa in sette episodi della durata di tre minuti ciascuno, che verranno pubblicati - dal 10 al 31 maggio, ogni lunedì e mercoledì - sui profili social di Pasta Rummo, Piccolo Teatro e Compagnia Colla, raggiungendo, quindi, pubblici diversi.
A settembre è, invece, in programma un laboratorio, dal titolo «We (can be) heroes», nel quale il drammaturgo Davide Carnevali accompagnerà i ragazzi in un percorso di esplorazione e confronto tra il linguaggio narrativo dell’epica e quello dei social media. Inizia così una collaborazione che troverà compimento nei prossimi mesi, quando Pasta Rummo diventerà partner della sala milanese per la stagione 2021-2022 dedicata ai bambini e ai ragazzi.
Il Piccolo Teatro ha imbastito anche un interessante cartellone per i prossimi due mesi, frutto di un importante lavoro di riprogrammazione di titoli già attesi se pure, in parte, diversamente dislocati.
Una scena di «Macbeth, le cose nascoste» di Carmelo Rifici. Foto LAC - Studio Pagi
Dall’11 al 23 maggio
, allo Strehler, andrà in scena «Macbeth, le cose nascoste», che prosegue, quattro anni dopo «Ifigenia, liberata», l’incursione di Carmelo Rifici tra i classici. La sua versione del testo shakespeariano – scritta a quattro mani con Angela Dematté –nasce da un viaggio nell’anima degli attori, alla ricerca dei loro lati nascosti, e indaga gli archetipi dell’inconscio di tutti noi.
Mentre dal 18 al 23 maggio, al Grassi, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi porteranno in scena «Antichi Maestri», uno degli ultimi romanzi di Thomas Bernhard, vero e proprio studio teatrale sulla funzione dell’arte, in bilico tra farsa e tragedia, tra inno d’amore e dichiarazione di resa, tra confessione testamentaria e nostalgia per un amore perduto. Fulcro del racconto, dedicato all’arte figurativa, è la figura del musicologo di grande fama Reger che, da trent’anni, si reca ogni due giorni al Kunsthistorisches Museum di Vienna e osserva, ossessivamente, un dipinto di Tintoretto, alla ricerca dei difetti di quel capolavoro perché – dichiara il protagonista - «il tutto e il perfetto non li sopportiamo». Nella riduzione drammaturgica di Fabrizio Sinisi, Federico Tiezzi trasforma l’opera di Bernhard, scritta nel 1985, in un vero e proprio studio teatrale sulla funzione dell’arte, i limiti della bellezza, la nevrosi della modernità, l’angoscia della solitudine e la disperazione della marginalità.
Roberto Sturno e Glauco Mauri. Foto di Manuela Giusto
Ancora il Grassi, dal 25 al 30 maggio, farà da scenario allo spettacolo «Nel lago del cor», di e con Danio Manfredini, un viaggio nell’inferno del lager e della Shoah, nella ferocia dell’uomo e nell’umiliazione. «Un deportato, durante la ‘marcia della morte’, ripercorre sfinito le esperienze drammatiche che ha vissuto nel campo – si legge nella sinossi -. Come un fantasma, si fonde alle immagini del lager e rientra in un incubo fatto di miseria, morte, pioggia, neve, freddo, paura. Le parole del deportato sono stralci di dialoghi, frasi salvate dalla memoria, suoni in lingue diverse, di una strana Babele e si intrecciano alle canzoni del soldato liberatore che, come un angelo, lo accompagna in quell’inferno».
Una scena dello spettacolo «Nel lago del cor», di e con Danio Manfredini. Foto di Andrea Macchia
Negli stessi giorni, dal 25 maggio al 6 giugno, al teatro Strehler, andrà in scena «Variazioni enigmatiche» di Éric-Emmanuel Schmitt, con la Compagnia Mauri Sturno: un thriller psicologico, «una partita a scacchi dei sentimenti, giocata sul filo del rasoio» da due personaggi, lo scrittore premio Nobel Abel Znorko, che ha scelto di isolarsi dal mondo, e il giornalista Erik Larsen, che vuole strappargli un’intervista esclusiva. «Un’intervista - spiega Glauco Mauri - che presto si trasforma in un’affannosa, affascinante scoperta di verità taciute».
La programmazione proseguirà con «maggio ‘43» di e con Davide Enia, in cartellone al Grassi dal 1°al 6 giugno. Lo spettacolo porterà il pubblico nella Palermo della Seconda guerra mondiale, una città sotto le bombe degli Alleati pronti allo sbarco in Sicilia, che viene raccontata attraverso gli occhi del dodicenne Gioacchino. Le parole di Davide Enia, accompagnate dalla musica di Giulio Barocchieri, raccontano di «tempi cupi, in cui era necessario ingegnarsi per riuscire a sopravvivere. Erano tempi atroci – racconta lo scrittore -, in cui la morte cadeva inattesa dall’alto o dal basso dei mercati neri, che stritolavano con prezzi schizzati alle stelle. Erano tempi malati e bugiardi, tempi cinici e bari».
Sarà, poi, la volta, dall'8 al 20 giugno, di «Furore» di Massimo Popolizio, spettacolo tratto dall'omonimo romanzo di John Steinbeck, che indaga le condizioni dei braccianti sospinti in California dalle regioni centrali degli Stati Uniti (Oklahoma e Arkansas), sterili per le tempeste di sabbia e la siccità.
L'estate porterà, poi, il tradizionale appuntamento con la Compagnia Carlo Colla & Figli: dall’8 al 20 giugno ci sarà «Una Divina Commedia» raccontata con i burattini, in occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri.
Dal 22 al 24 giugno al Piccolo Teatro Strehler tornerà, infine, il Milano Flamenco Festival, con un’edizione speciale – la quattordicesima – che racconterà la magia e la sensualità di questa danza spagnola, Patrimonio immateriale dell’Umanità di Unesco dal 2010.
Questi spettacoli e la riapertura al pubblico dei palcoscenici del Piccolo Teatro di Milano scandiscono, dunque, l’avvio di un tempo diverso per tutti noi. «Se il teatro è, infatti, lo specchio di una città, rivestendo una preziosa funzione pubblica, la ripartenza dei teatri – racconta ancora Claudio Longhi – marca l’avvio di una nuova fase nella vita della nostra comunità». La speranza è che i sipari possano continuare ad aprirsi sera dopo sera. Vorrà dire che il peggio è passato.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena dello spettacolo «Nel lago del cor», di e con Danio Manfredini. Foto di Andrea Macchia;  [figg. 2 e 3] Una scena dello spettacolo «A German Life» di Christopher Hampton, con Franca Nuti, per la regia di Claudio Beccari. Foto di Masiar Pasquali; [fig. 4] Una scena di «Macbeth, le cose nascoste» di Carmelo Rifici. Foto LAC - Studio Pagi; [fig. 5] Roberto Sturno e Glauco Mauri. Foto di Manuela Giusto; [fig. 6] Una scena dello spettacolo «Nel lago del cor», di e con Danio Manfredini. Foto di Andrea Macchia; [fig. 7] «#Pinocchio. Una fiaba per immagini», regia di Beniamino Barrese. Produzione del Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con la Compagnia Marionettistica Carlo Colla & Figli e The Box Films. Foto di Masiar Pasquali

Informazioni utili

domenica 9 maggio 2021

#Notizieinpillole n. 2: cronache d'arte della settimana dal 3 al 9 maggio 2021

«Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro». Inizia così una delle odi più conosciute di Alessandro Manzoni: il «Cinque maggio», dedicata a Napoleone Bonaparte, uomo politico e militare francese tra i più gloriosi e influenti della sua epoca. 
A duecento anni dalla morte dello statista, la Pinacoteca di Brera e gli Uffizi di Firenze propongono due mostre celebrative, una in presenza e l'altra on-line, mentre l'isola d'Elba annuncia un grande evento espositivo per l'estate. 
«Fogli d'arte» ne ha parlato questa settimana sulla sua pagina Facebook (@foglidarte), ricordando un altro bicentenario importante, quello della nascita del capolavoro manzoniano «I Promessi sposi», al centro in questi giorni di un progetto audio e video del Piccolo Teatro di Milano e di Intesa San Paolo
 In settimana Manifattura Tabacchi ha annunciato i vincitori del bando internazionale «Superblast». Studio Chiesa ha presentato il suo progetto «Digital Re-life Experience», partendo con un tour virtuale della mostra «Steellife», presentata alla Triennale di Milano nel 2009. Silvana editoriale ha portato nelle librerie il volume «The Story of (my) Exhibitions», uno degli ultimi imponenti lavori editoriali di Germano Celant. Al Museo Diocesano di Milano è arrivata la Membership Card; mentre alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia è in partenza un corso di storia dell'arte sul Surrealismo. Infine, tra i tanti musei che hanno aperto le porte questa settimana, c'è anche il Part di Rimini, che ha appena lanciato «Una voce a Part», un progetto audio e video per far conoscere la collezione della fondazione San Patrignano. 
Queste i fatti al centro della seconda puntata di #Notizieinpillole della settimana dal 3 al 9 maggio 2021. 
Buona lettura! 

[Nella foto di copertina: Prima carta della minuta autografa del «Cinque maggio» di Alessandro Manzoni, Milano, Biblioteca Nazionale Braidense. Opera esposta nella mostra titolo «La Milano di Napoleone. Un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821» (dal 5 maggio al 10 luglio 2021), alla Biblioteca Braidense di Milano | Fonte: ufficio stampa Pinacoteca di Brera]

1. UFFIZI DIFFUSI, ALL’ISOLA D’ELBA UNA MOSTRA SU NAPOLEONE
Gli Uffizi di Firenze celebrano Napoleone Bonaparte, a duecento anni dalla morte. Il prossimo 30 giugno inaugurerà sull’isola d’Elba, negli spazi della Pinacoteca Foresiana di Portoferraio, una mostra d’arte a tema napoleonico, con una selezione di opere provenienti dal museo fiorentino e da collezioni locali.
L’esposizione è una delle prime tappe progetto «Uffizi diffusi», nuova e rivoluzionaria prospettiva policentrica, ideata dal direttore Eike Schmidt, che si prefigge di distribuire l'immenso patrimonio artistico del museo fiorentino, conservato nei depositi e quindi non visibile al pubblico, in un centinaio di realtà espositive della Toscana.
Nell’attesa di poter ammirare la mostra elbana, gli Uffizi celebrano Napoleone con una «Ipervisione», curata da Alessandra Griffo ed Elena Marconi. Dal 5 maggio è on-line, sul sito www.uffizi.it, una rassegna virtuale con cinquantasette opere a tematica napoleonica, ingrandibili ad alta definizione. Si tratta principalmente di ritratti dipinti o scolpiti del sovrano e della sua famiglia, ma anche di opere che ne celebrano le gesta militari sul modello dei grandi tableaux alla David. È il caso, per esempio, dell’olio su tela «Il giuramento dei Sassoni dopo la battaglia di Jena» (1812) di Pietro Benvenuti o lo studio grafico «Apoteosi di Napoleone Bonaparte» di un anonimo del XIX secolo, ripreso da un disegno di Andrea Appiani.
I testi di accompagnamento sono scritti da Fabiano Angelotti, Rita Balleri, Andrea Cartia, Liletta Fornasari, Vanessa Gavioli, Alessandra Griffo, Elena Marconi, Fabrizio Paolucci, Giuseppe Rizzo, Chiara Ulivi.
Dal 24 maggio a settembre, su Facebook, ci saranno anche delle dirette tematiche su Napoleone per la serie «Uffizi on air». La mostra on-line può essere vista al link: https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/napoleone-uffizi.

2. LA BIBLIOTECA BRAIDENSE RICORDA L’EPOPEA DI NAPOLEONE A MILANO 
La Biblioteca Braidense di Milano, dove si conserva l’autografo del «Cinque maggio» di Alessandro Manzoni, non poteva mancare all'appuntamento celebrativo dei duecento anni dalla morte di Napoleone Bonaparte. La ricorrenza verrà commemorata con una mostra dal titolo «La Milano di Napoleone. Un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821». La rassegna, in agenda dal 5 maggio al 10 luglio nella Sala Maria Teresa, è curata da Giorgio Panizza e Giulia Raboni, con la collaborazione di Gianluca Albergoni, Alviera Bussotti, Margherita Centenari, Aldo Coletto, Christian Del Vento, Matilde Esposito, Loredana Garlati, Mariella Gofredo, Carmela Marranchino, Alessandro Morandotti, Mauro Novelli e Duccio Tongiorgi.
147 opere, delle quali 123 appartengono al patrimonio conservato nella Biblioteca Braidense, mostrano la forza delle idee, le passioni, i contrasti e le contraddizioni che animavano Milano negli anni a cavallo tra il Settecento e l'Ottocento, un periodo storico nel quale si creava un primo Stato unitario con il nome di Italia. La città, capitale del Regno, era un laboratorio che vedeva attivi, tra i molti, intellettuali come Vincenzo CuocoVincenzo MontiUgo FoscoloGiuseppe Bossi, e in cui si andava sviluppando una riflessione della quale l’ode di Alessandro Manzoni lascia a noi posteri il più memorabile sguardo retrospettivo.

Il completamento del Duomo, la costruzione dell'Arena e dell'Arco della Pace, il progetto grandioso del Foro Bonaparte, la nascita della Pinacoteca di Brera, concepita come una grande quadreria nazionale sul modello del Louvre parigino, sono i lasciti napoleonici in città.
Il percorso espositivo allinea autografi di Pietro Verri, la prima edizione delle «Ultime lettere di Jacopo Ortis» e quella dei «Sepolcri» di Ugo Foscolo, un esemplare postillato da Stendhal, e molto altro, fino alle stesure autografe del «Cinque maggio» e ai documenti sulla sua larga diffusione, compresa la traduzione di Goethe, nonostante il divieto della censura milanese.
Arricchiscono il percorso i ritratti di tre protagonisti, in quadri che fanno parte del patrimonio della Braidense: gli oli «Ritratto di Napoleone I imperatore» (1810) di Giuseppe Diotti e «Ritratto di Ugo Foscolo» (1822) di Filippo Pistrucci, e la tela «Alessandro Manzoni a 20 anni» (1805), già attribuita a Maria Cosway.
La mostra, inserita nelle iniziative del Comitato per il bicentenario napoleonico 1821-2021, sarà visibile a maggio sulla piattaforma BreraPlus+, in una visita guidata on-line con i curatori.
Per informazioni: www.pinacotecabrera.org | www.bibliotecabraidense.org.

Didascalie delle immagini
[Fig.1] Giuseppe Diotti, «Ritratto di Napoleone I imperatore» , 1810. Olio su tela. Milano. Milano, Biblioteca Braidense. Opera esposta nella mostra titolo «La Milano di Napoleone. Un laboratorio di idee rivoluzionarie. 1796-1821» (dal 5 maggio al 10 luglio 2021), alla Biblioteca Braidense di Milano

3. «STEELLIFE», UNA MOSTRA VIRTUALE SULL’ARTISTICITÀ DELL’ACCIAIO
Da un lato un materiale unico: l'acciaio. Dall'altro un'azienda che ha fatto la storia dell'industria italiana: Marcegaglia. Dalla loro unione, nel 2009, nacque una mostra: «Steellife», a cura di Elisabetta Pozzetti, che allineava negli spazi della Triennale di Milano una selezione di installazioni ambientali legate all'acciaio, alle sue caratteristiche e peculiarità, capaci di coinvolgere il visitatore attraverso l’espressività di otto artisti internazionali.
Quel progetto espositivo torna a vivere grazie all’agenzia di comunicazione Studio Chiesa e alla sua «Digital Re-life Experience»: un'esposizione virtuale che vive «onlife» integrando perfettamente la realtà aumentata del virtual tour con le immagini reali della mostra del passato.
Dalla viva voce della curatrice e grazie a una navigazione facile e intuiva, lo spettatore si potrà, dunque, muovere tra le opere della mostra milanese, ideata una decina di anni fa in occasione dei cinquant’anni dalla fondazione del gruppo Marcegaglia. Protagonisti di questa «esperienza phygital», che porta on-line la cultura d’impresa e una nuova modalità per (ri)vivere l’arte, saranno i lavori di Magdalena Fernandez Arriaga (Caracas, 1964), Julia Bornefeld (Kiel, 1963), Tetsuya Nakamura (Chiba, 1968), Luc Mattenberger (Ginevra, 1980), Adeela Suleman (Karachi, 1970), Francesco Bocchini (Cesena, 1969), Subodh Gupta (Khagaul, 1964) e Zhang Huan (An Yang City, 1965).
«Digital Re-life Experience non nasce da una mera volontà mnemonica o archivistica di ciò che è stato, ma scaturisce piuttosto dall'esigenza di rigenerare l'incanto dello sguardo mediante un'esperienza similare, certamente affine, ma nuova e totalmente rinnovata e potenziata grazie agli strumenti di approfondimento e di scoperta digitali – afferma Elisabetta Pozzetti -. Questa modalità si addice a ri-animare i progetti culturali conclusi e dare a essi nuova linfa per essere fruiti in un tempo potenzialmente infinito, ma diviene pure una strategia allestitiva e narrativa per creare quelle mostre che nella realtà non hanno potuto vivere o quegli archivi o collezioni che non possono essere manifesti al grande pubblico». 
La mostra «Steellife Digital Re-life Experience» può essere vista al link https://studiochiesa.it/steellife4k/

4. MANIFATTURA TABACCHI ANNUNCIA GLI ARTISTI VINCITORI DELLE PROSSIME RESIDENZE DI NAM – NOT A MUSEUM 
Cosa significa fare arte oggi? Come ricostituire un equilibrio tra l’uomo, la città e il mondo naturale? Una nuova ecologia del pensiero è possibile? Sono queste le domande a cui si propongono di rispondere i progetti selezionati nell’ambito del bando internazionale «Superblast», lanciato da NAM – Not A Museum, il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi a Firenze.
Su 707 candidature pervenute, provenienti da 48 diversi Paesi e presentate da 567 artisti singoli e 140 collettivi, sono stati selezionati sei artisti multidisciplinari per altrettante residenze creative: Antonio Bermudéz Obregón (1991, Bogotà), Edoardo Aruta (1981, Roma), Federica di Pietrantonio (1996, Roma), Oliviero Fiorenzi (1992, Osimo; nella foto la sua installazione per Numana del 2019), Violette Maillard (Bourg La Reine, 1984) e Iper-Collettivo (Prato, Pistoia, Londra).
Gli artisti scelti esplorano molteplici forme d’arte, dall’installazione al suono, dalla scultura al video, intervenendo sui paradigmi precostituiti del pensiero occidentale in merito alla relazione tra natura e cultura, l’uomo e le altre specie viventi, l’individuo e la collettività e attingendo da un insieme semantico che spazia tra pensiero ecologico, linguaggi digitali, pratiche colonialiste, rapporti con l’industria, storia e politica.
Ogni artista selezionato sarà accompagnato da un curatore per la stesura di un testo critico volto alla realizzazione di un progetto editoriale dedicato. Le sei opere, che saranno realizzate tra giugno e luglio, confluiranno in una mostra collettiva in programma a settembre, il mese che Manifattura Tabacchi vuole dedicare alla sostenibilità dando spazio alla sperimentazione artistica e veicolando la sensibilità comune rispetto al cambiamento climatico verso forme inedite di espressione e azione.
Ciascun artista avrà a disposizione 5.000 euro per la produzione del proprio lavoro, uno spazio dove realizzarlo e 500 euro per il rimborso delle spese di viaggio e trasporto.
Per informazioni: www.manifatturatabacchi.com | www.superblast.it.

5. «UNA VOCE A PART», SEI PILLOLE VIDEO E SEI PODCAST PER CONOSCERE GLI ARTISTI E LE OPERE DELLA COLLEZIONE SAN PATRIGNANO 
Si intitola «Una voce a Part» il progetto digitale di Pcm Studio Milano per far conoscere il Part - Palazzo delle arti di Rimini, museo inaugurato lo scorso 24 settembre, dopo un progetto di riqualificazione e ridestinazione funzionale dei palazzi del Podestà e dell’Arengo, all'interno del quale si trova la collezione della Fondazione San Patrignano, raccolta di opere di affermati artisti contemporanei in costante espansione, avviata nel 2017 con il coordinamento curatoriale di Clarice Pecori Giraldi.
La serie - realizzata da «ArtAround», con la direzione artistica di Cristiana Campanini - è stata inaugurata lo scorso 28 aprile dall’artista Emilio Isgrò, che ha raccontato come è nata l’opera «Le Tavole della Legge ovvero la Bibbia di vetro» (1994). Questa settimana il protagonista è stato Flavio Favelli con tre appuntamenti (trailer lunedì 3 maggio | podcast mercoledì 5 maggio | minivideo venerdì 7 maggio).
Nelle prossime settimane sono in programma altri dodici appuntamenti: quattro pillole video e quattro podcast, anticipati da altrettanti trailer, che usciranno a cadenza settimanale. Protagonisti della rassegna saranno, oltre a Emilio Isgrò e Flavio Favelli, Claudia Losi (trailer lunedì 10 maggio | podcast mercoledì 12 maggio | minivideo venerdì 14 maggio), Roberto Coda Zabetta (trailer lunedì 17 maggio | podcast mercoledì 19 maggio | minivideo venerdì 21 maggio), Elisa Sighicelli (trailer lunedì 24 maggio | podcast mercoledì 26 maggio | minivideo venerdì 28 maggio) e Alberto Garutti (trailer lunedì 31 maggio | podcast mercoledì 2 giugno | minivideo venerdì 4 giugno).
I singoli podcast, della durata di circa sei/sette minuti ciascuno, introdurranno il visitatore nelle sale dei medievali del nuovo museo e all'interno della sua raccolta, offrendo la possibilità di incontrare virtualmente gli artisti. Ogni episodio è modellato sulla durata dell’esperienza di visione reale di chi voglia approfondire la conoscenza di un'opera. Le pillole video, invece, saranno l’occasione per poter vedere l’opera nella sua interezza, con immagini di dettaglio insieme al contesto in cui è esposta e con l’accompagnamento eventuale di materiali di archivio.
Oltre a essere pubblicati sul sito web www.palazziarterimini.it, i podcast saranno caricati sulla pagina Spotify di Part, mentre i brevi video saranno visibili sul canale YouTube.

6. IN LIBRERIA «THE STORY OF (MY) EXHIBITIONS», L’ARTE DI ESPORRE SECONDO GERMANO CELANT 
562 pagine, 325 immagini (di cui molte inedite) e una ricca raccolta di documenti e testi critici per raccontare 34 mostre progettate tra il 1967 e il 2018: tutto questo è «The Story of (my) Exhibitions», uno degli ultimi imponenti lavori editoriali di Germano Celant (Genova, 11 settembre 1940 – Milano, 29 aprile 2020), pubblicato da Silvana Editoriale in collaborazione con Studio Celant.
«Il volume racconta – si legge nella nota stampa - la logica dell’esporre che ha caratterizzato il lavoro del critico, la metodologia della ricerca e le diverse tipologie di allestimento utilizzate di volta in volta, presentando una selezione di mostre in ordine cronologico che riflettono la complessità del suo contributo alla storia delle esposizioni».
Si parte dal 1967 con la prima definizione di Arte povera, per poi dedicarsi alle vicende contemporanee internazionali con «Conceptual art Arte povera Land art» (1970) alla Galleria civica d’arte moderna e Contemporanea di Torino, per approdare nel 1976 alla grande mostra sul tema «Ambiente/Arte», alla Biennale di Venezia.
L’excursus continua coprendo diversi ambiti di ricerca, presentati nelle più importanti sedi espositive e museali italiane e internazionali nei decenni successivi: dalla ripresa e rilettura in chiave storica dell’Arte povera in mostre come «Coerenza in coerenza» (1984) alla Mole Antonelliana di Torino, «The Knot Arte Povera at P.S.1» (1985) a New York, «Arte povera 2011» in varie sedi, alle vicende dell’arte italiana del Novecento in mostre come «Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959» (1981) al Centre Georges Pompidou di Parigi, «Arte italiana. Presenze 1900-1945» (1989) a Palazzo Grassi a Venezia, «Italian Metamorphosis 1943-1968» (1994-95) al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.
Il libro tratta anche il tema della contaminazione tra linguaggi come arte e moda in esposizioni come «Il tempo e la moda» (1996) alla Biennale di Firenze, arte e architettura come in «Arti & architettura 1900-2000» (2004) a Genova, arte e musica in «Art or Sound» (2014) alla Fondazione Prada di Venezia, o ancora arte e cibo nella mostra «Arts & Foods» (2015) alla Triennale di Milano.
Al tema del reenactment, infine, sono dedicati progetti espositivi come «When Attitudes Become Form. Bern 1969/Venice 2013» alla Fondazione Prada di Venezia, e «Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943» (2018) alla Fondazione Prada a Milano.
«The Story of (my) Exhibitions» rivela così – si legge nella nota stampa - «la ricchezza di uno straordinario percorso umano e professionale, in cui una costante tensione culturale, alimentata dal rigore scientifico, si risolve nella spettacolare messa in scena delle opere d’arte, capaci di suggestioni e sensibilità ad ampio spettro: una dicotomia che rivela la profondità del lavoro di Germano Celant, traccia il perimetro della sua eredità scientifica e ne rappresenta un vivo testamento intellettuale».
Informazioni su www.silvanaeditoriale.it.

7. «GLI SPOSI PROMESSI»: PODCAST E VIDEO PER I DUECENTO ANNI DALLA PRIMA STESURA DEL CAPOLAVORO MANZONIANO 
 Era il 24 aprile 1821 quando Alessandro Manzoni iniziava la scrittura dei «Promessi sposi». Il percorso verso l’edizione definitiva fu lungo e implicò non solo cambiamenti strutturali, ma anche un incessante e quasi ossessivo lavoro di revisione più strettamente stilistica e linguistica. Due anni dopo, nel 1823, era pronta una «prima minuta», «Fermo e Lucia», a cui sarebbe seguita, nel 1824, una «seconda minuta», «Gli Sposi promessi». Nel 1825, con la pubblicazione a stampa di quella che oggi conosciamo come «ventisettana», Alessandro Manzoni correggeva il titolo del suo romanzo in «Promessi sposi». Le revisioni dell’opera sarebbero, invece, continuate fino al biennio 1840-1842.
Per festeggiare il bicentenario della nascita del capolavoro manzoniano, il Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, è andato a rispolverare «Gli Sposi promessi», «il romanzo – si legge nella nota stampa - di un Manzoni più romanzesco, avventuroso, europeo».
A partire dal 5 maggio, sul sito gruppo.intesasanpaolo.com e sulle piattaforme audio streaming Spotify, Apple Podcast e Google Podcast di Intesa Sanpaolo, viene pubblicata, in trentasette puntate e quattro parti, quanti sono i capitoli e i tomi di cui si compone il romanzo, la lettura integrale dell’opera, in forma di podcast, con l’aggiunta finale della «Storia della colonna infame».
Sono le voci di Anna Della Rosa, Sergio Leone, Umberto Orsini, Stella Piccioni, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi e Massimiliano Speziani, introdotti da prefazioni di studiosi manzoniani, a restituirci le parole di Alessandro Manzoni.
Il progetto, a cura di Paola Italia e Giulia Raboni, offrirà anche l’occasione per un confronto sui temi caldi della contemporaneità. Ognuna delle quattro parti sarà, infatti, introdotta da un video, nel quale personalità del mondo della cultura e della ricerca, fra i quali Salvatore Nigro, Andrea Colli, Alberto Mantovani, approfondiranno alcuni dei temi centrali dell’opera – giustizia, migrazioni, economia e pandemia – che hanno un legame particolare con il mondo odierno. I video verranno registrati in cornici evocative dell’universo manzoniano: la Biblioteca Braidense, le Gallerie d’Italia, la Biblioteca Ambrosiana, Casa Manzoni e il Castello Sforzesco.
Informazioni su www.piccoloteatro.org.

8. AL MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI DI MILANO ARRIVA LA MEMBERSHIP CARD
Si chiama «My Mudimi Card» ed è la novità del Museo diocesano Carlo Maria Martini di Milano per questi primi giorni di apertura, dopo il periodo di chiusura forzata per limitare la diffusione della pandemia. Si tratta di una membership card annuale (euro 45,00), in vendita dal 29 aprile, che consentirà ai possessori l’ingresso gratuito e illimitato alle collezioni e alle mostre organizzate dal museo, ma anche di partecipare a numerose proposte e ad attività pensate proprio per loro: visite esclusive e incontri dedicati con il direttore, i conservatori e i curatori delle esposizioni temporee (appuntamenti che si potranno tenere on-line o, quando sarà possibile, in presenza).
Tra i benefit che «My Mudimi Card» offre vi è anche l’ingresso ridotto per un accompagnatore (solo in orario diurno), una newsletter dedicata con le novità in anteprima, lo sconto del 10% ai campus estivi per bambini e al bookshop su tutte le pubblicazioni.
Per tutti coloro che acquisteranno la Membership card entro giovedì 27 maggio è previsto, inoltre, un regalo speciale: la partecipazione gratuita all’incontro on-line «Il volto di Maria», nel quale si analizzerà l’iconografia della Vergine attraverso le opere presenti nelle collezioni del Museo diocesano, in programma domenica 30 maggio.
«My Mudimi Card»– afferma la direttrice Nadia Righi - «nasce come risposta a una richiesta espressa in più occasioni durante questo lungo anno in cui il pubblico ha seguito con grande fedeltà e affetto i nostri appuntamenti on-line e in presenza. In molti hanno manifestato, infatti, il desiderio di una card dedicata a chi vuole sentirsi legato al museo e partecipare più attivamente alla vita dello stesso, in dialogo con il nostro staff».
Il Museo diocesano è tornato ad accogliere i visitatori da martedì 27 aprile, con i seguenti orari: dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 (la biglietteria chiuderà alle 17.30); per poter accedere nei giorni di sabato e domenica è obbligatoria la prenotazione a www.midaticket.it/eventi/museo-diocesano-di-milano.

9. AL VIA SU ZOOM IL CORSO «MITI, MUSE E MODELLE» DELLA COLLEZIONE GUGGENHEIM DI VENEZIA
La Peggy Guggenheim di Venezia si prepara alla mostra «Surrealismo e magia. La modernità incantata», a cura di Gražina Subelytė, in programma la prossima primavera (dal 9 aprile al 26 settembre 2022). 
Dal 10 maggio, alle ore 19:00, prende il via «Miti, muse e modelle», un ciclo di tre lezioni on-line ideato da Ellen McBreen, professore associato del Dipartimento di arte visuale e storia dell'arte del Wheaton College di Norton, negli Stati Uniti, e co-curatrice della mostra «Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall'Oceania e dalle Americhe» nella collezione Peggy Guggenheim.
Durante i tre incontri in lingua inglese, che si terranno su Zoom, verranno trattati alcuni aspetti legati alla mitologia, tra le tematiche centrali del movimento surrealista. Il primo appuntamento è aperto a tutti; mentre i due successivi, in programma lunedì 17 e lunedì 24 maggio, sono dedicati ai soci del museo (fino al 31 maggio è possibile aderire usufruendo di uno sconto del 20%).
Il corso rappresenta, dunque, una prima tappa di avvicinamento all’attesa esposizione che analizzerà a fondo il rapporto tra l'avanguardia surrealista e la magia, la mitologia e l’occulto. Le tre lezioni della professoressa McBreen prenderanno in esame archetipi collegati al movimento surrealista, diffusisi tra il 1930 e il 1960 circa: la femme fatale, la femme-fleur e la fertile matriarca-guerriera. Per molti artisti della collezione di Peggy Guggenheim, da Max Ernst ad Alberto Giacometti, da Leonor Fini ad André Masson, questi ideali, a livello collettivo, adempiono il ruolo di muse o modelle. Nel corso dei tre appuntamenti i partecipanti potranno, inoltre, approfondire più da vicino le storie dei maestri avanguardisti e delle donne che hanno ispirato la loro opera.
Per maggiori informazioni: https://www.guggenheim-venice.it/it/.