ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

domenica 8 maggio 2022

Arriva al cinema il film-evento «Tutankhamon. L’ultima mostra» di Ernesto Pagano

«Vedo cose meravigliose».
Sono passati cento anni da quando l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, fatto un piccolo foro nell’intonaco di copertura di una parete sotterranea nella Valle dei Re, in Egitto, pronunciava questa frase gettando per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza era stracolma di oggetti meravigliosi, un ricchissimo corredo funerario dal valore inestimabile, miracolosamente scampato a saccheggi e distruzioni, che si apprestava a entrare nella leggenda.
Quel giovane elevato al rango di semidio ad appena nove anni e morto prematuramente e inaspettatamente nel 1824 a.C., non ancora ventenne, per un intreccio di casualità, 3342 anni dopo la sua sepoltura, stava per diventare uno dei faraoni più famosi dell’antico Egitto, l’unico capace di guadagnarsi la celebrità per il suo sarcofago d’oro massiccio, per i suoi gioielli, per le sue armi, per le sue gemme, per il suo trono e, ultimo ma non ultimo, per quella leggendaria e misteriosa «maledizione» che sembra aver colpito tutti quelli che parteciparono al ritrovamento della tomba.
A questa storia, che principia il 26 novembre 1922, è dedicato il nuovo film-evento del progetto «La grande arte al cinema» di Nexo Digital, «Tutankhamon. L’ultima mostra», su soggetto e per la regia di Ernesto Pagano, in cartellone nei principali cinema italiani dal 9 all’11 maggio.
Ad accompagnare lo spettatore nel racconto di questa vicenda entusiasmante - che farà tappa anche tra le sale del Museo egizio del Cairo e nelle location di Los Angeles, Londra e Parigi, dove, a partire dal 2018, sono stati ospitati centocinquanta oggetti del tesoro appartenuto al leggendario faraone egizio (l’intero corredo è composto da 5398 manufatti) - sarà Manuel Agnelli, vincitore del David di Donatello per la migliore canzone originale con la sua «La profondità degli abissi», brano inserito nel film «Diabolik» dei Manetti Bros.
Mentre la colonna sonora del progetto cinematografico di Ernesto Pagano, che sarà disponibile da questo maggio su etichetta Nexo Digital, porta la firma di Marco Mirk, che ha realizzato per l’occasione, a suo dire, «musiche orchestrali e sognanti, colorate da chitarre elettriche dilatate e pianoforti arpeggiati», ma anche melodie «più psichedeliche con synth scuri e dal sapore enigmatico» o «più post rock con batterie riverberate e chitarre desertiche». 
 Il docu-film, prodotto da Laboratoriorosso, nasce, inoltre, da un confronto serrato tra Ernesto Pagano e il fotografo Sandro Vannini, conosciuto per il suo lavoro ormai ventennale attorno alle antichità egiziane e, in particolare, alla figura di Tutankhamon. Sono, infatti, sue le immagini che corredano il catalogo della più grande mostra internazionale mai dedicata al «Golden Boy», l’ultima in assoluto che ha acceso i riflettori sul tesoro del giovane faraone perché, per volere del governo egiziano, ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. 
Le fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, unico fotografo ad aver avuto accesso al tesoro liberato dalle sue vetrine, prima della partenza per la tournée internazionale della mostra «King Tut. Treasures of the Golden Pharaoh», raccontano come gli oggetti danneggiati nel corso della Rivoluzione egiziana del 2011 abbiano recuperato le loro fattezze originarie grazie al sapiente lavoro dei restauratori.
Il lavoro di Sandro Vannini, commissionato nel 2017 dalla società Img, è basato principalmente su tecnologie digitali sofisticate e d'avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei patrimoni artistici e culturali. 
Grazie all’incarico ricevuto in esclusiva, il fotografo non ha solo avuto la fortuna di poter «mettere in posa» il tesoro del giovane faraone, ma si è anche trovato nella posizione unica di raccontare dall’interno come viene spostato un capolavoro fragile e prezioso come l’imponente Statua del guardiano del re in legno dipinto e dorato (mai più mossa da quando Carter l’aveva inviata da Luxor al Cairo alla fine degli anni Venti).
Attraverso le spettacolari e rivoluzionarie fotografie di Sandro Vannini si snoda anche la ricostruzione di stralci della vita e del rituale funebre del faraone della XVIII dinastia.
Mentre grazie a uno dei più ricchi archivi fotografici privati del mondo dedicati al tesoro e a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta della tomba e del suo tesoro, l’eco della celebre maledizione di Tutankhamon, i frammenti della storia del giovane faraone.
Come in una macchina del tempo, il docu-film porterà, dunque, gli spettatori a cento anni fa raccontando – anche attraverso interviste a esperti e letture drammatizzate dei diari di Howard Carter – la storia dell’epocale scoperta del 1922, con la conseguente ondata di «Tutmania», che rese un archeologo inglese ostinatamente innamorato dell’Egitto e il suo finanziatore, Lord Carnarvon, due star mediatiche. «Nel 1924, mentre Billy Jones & Ernest Hare – racconta, a tal proposito, il regista - suonavano il primo pezzo ballabile di successo, intitolato «Old King Tut», alla British Empire Exhibition di Wembley veniva aperta al pubblico una ricostruzione della tomba di Tutankhamon capace di attirare folle oceaniche di visitatori». Era l’inizio di una fama che non è mai andata scemando».
Il racconto storico permetterà di arrivare anche all’epoca contemporanea quando il celebre archeologo Zahi Hawass, Ministro delle antichità egizie fino al 2011, trasformò il «Golden Boy» in un ambasciatore d’Egitto nel mondo. Fu in quegli anni che per la prima volta venne fattaa una Tac alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte: proprio alle scansioni di quelle Tac è stato concesso l’accesso esclusivo in occasione del docu-film.
La storia del progetto cinematografico di Ernesto Pagano è, dunque, avvincente ed ha anche una morale. Secondo gli egizi, l’eternità di un uomo finirà soltanto quando non ci sarà più nessuno al mondo a pronunciare il suo nome. Cento anni fa il «Golden Boy», a lungo dimenticato, è ritornato sotto i riflettori. La giostra dei media e delle mostre internazionali, così come dei documentari e dei libri fotografici, continua ancora oggi a vorticare, luccicante e piena di fascino, attorno al suo nome e al suo volto, riscoperto grazie alla folle ostinazione di un uomo innamorato dell’archeologia. La maschera d’oro di Tutankhamon e la scoperta di Howard Carter rimangono e rimarranno ben incise e vive nella memoria dell’umanità. I loro nomi continueranno a essere pronunciati ad alta voce. Saranno consegnati all’eternità.


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sabato 7 maggio 2022

Torino Fringe Festival, un palcoscenico diffuso per oltre duecento eventi all’insegna dell’«Extravaganza»

Era il 2013 quando all’ombra della Mole prendeva vita il Torino Fringe Festival, una manifestazione nata sulla scia dei più importanti festival off europei, incentrata sulla massima accessibilità e sul coinvolgimento del tessuto urbano e sociale della città di riferimento.
Nove anni (e una pandemia) dopo la rassegna, che nel frattempo è entrata a far parte del prestigioso network World Fringe, ritorna ad animare il capoluogo sabaudo, dal centro alla periferia, trasformandolo in un palcoscenico diffuso che ospiterà oltre duecento repliche di spettacoli teatrali, trenta eventi speciali, talk, mostre d’arte, live performance, appuntamenti con linguaggi performativi e audio-visivi innovativi, momenti site-specific di danza, concerti, party e molto altro.
La decima edizione del festival, che ritorna dopo due anni nelle sue consuete date di maggio sarà, dunque, all’insegna dell’«Extravaganza» grazie alla varietà delle espressioni artistiche in cartellone, che vedono accostati nomi noti a quelli di giovani emergenti, e all’eterogeneità degli spazi coinvolti, non solo luoghi «canonici» come teatri e cinema, ma anche birrerie, sale da ballo, stazioni, dimore storiche, mercati, musei, piazze e gallerie d’arte.
Tutto è stato realizzato con l’interno di confermare la nomea del Torino Fringe Festival, a oggi uno dei migliori appuntamenti in Italia dedicati alla Performing Arts e al teatro Off, che negli anni è stato capace di coinvolgere oltre duecentosettanta compagnie nazionali e internazionali per un totale di 1770 repliche in più di 60 spazi di Torino al chiuso e 32 all’aperto che hanno visto la presenza di oltre 100.000 spettatori.
Ad aprire il cartellone sarà, il 7 maggio, il comico Natalino Balasso, che porterà sul palco del neo riaperto cinema teatro Maffei lo spettacolo «Recital», una raccolta di brani tratta dai suoi ultimi lavori.
L’inaugurazione del festival, soprannominata Grand Opening Fringe, si terrà, invece, nella serata del 13 maggio e sarà affidata a Davide Olivieri che, al ToolBox, presenterà «Maia - A Live Cinematic and Interactive Performance»: un’esperienza che attraverso immagini, suoni e tecnologie coinvolgerà i sensi della vista e dell’udito in un percorso che avrà come meta finale una terza dimensione, posta sul confine labile tra sogno e realtà.
Per il Grand Opening Fringe è stato ideato anche un altro evento speciale: il «California Love - Tiny Splendor Show», una mostra realizzata dalla casa editrice indipendente di print-making californiana Tiny Splendor, in collaborazione con Graphic Days e Print Club, che fino al 29 maggio presenterà, negli spazi di ToolBox, un centinaio di opere tra risografie, litografie, serigrafie e zines, create da oltre quaranta artisti internazionali provenienti principalmente dalla California, dal Messico, da East e West Coast degli Stati Uniti.
Il cartellone, che vedrà esibirsi nell’arco di tre settimane oltre cinquecento artisti da tutto il mondo, prevede, poi, tanti appuntamenti in grado di attrarre un pubblico eterogeneo, ma si configura nello stesso tempo, grazie al Fringe in rete nato sul modello dell’esperienza pilota di Edimburgo, come una vetrina nella quale gli operatori possono visionare spettacoli e produzioni da inserire, poi, nelle proprie programmazioni.
Sul fronte del teatro sono in programma ventotto spettacoli, proposti in dieci differenti location, tra prime nazionali, debutti internazionali, prosa, musica, appuntamenti interattivi, stand up comedy e performance adatte a tutta la famiglia.
Gli appassionati di acrobazie, danza e marionette potranno assistere in prima nazionale a «Wir Wollen Nie Nie Nie», performance della compagnia berlinese Raum 305, in scena il 17 e 18 maggio alla Casa del teatro ragazzi e giovani. Da Berlino arriva anche Willy The Clown con il suo «ClownLastShow» (ogni sera, dal 24 al 29 maggio, a Casa Fools) e con la gioia di indossare un naso rosso e di vivere il momento più importante, «il qui e ora». Arrivano, invece, da Amburgo i F.ART Kollektiv, che il 19 e il 20 maggio si esibiranno allo spazio Kairòs con «Enter the Muuve», altra performance in prima nazionale: un tentativo di usare il linguaggio e il corpo per muovere sé stessi e smuovere empaticamente il pubblico.
Molto attesa dal Torino Fringe Festival è, poi, la greca Eliza Soroga, vincitrice dell'International Arte Laguna Prize (Venezia, 2017), che porterà per la prima volta in Italia «My Job interviews», performance interattiva dedicata al mondo multiforme del mercato del lavoro (dal 20 al 22 maggio, sedi varie). Parla, invece, di ambiente «T'es rien sans la terre - T'es rien sans la terre» del francese Aurelie Dauphin, artista del Cirque du Soleil che usa l’arte come strumento d sensibilizzazione, con il desiderio che con la danza, la musica e l’immagine si possa innescare un cambiamento (il 29 maggio, alla Casa del teatro ragazzi e giovani).
Un altro appello a smuovere le coscienze è «XPand Danceforchange» di Club Futuro che, dal 27 al 29 maggio, porta al Torino Fringe Festival un’esperienza di clubbing trasformativo per sensibilizzare i partecipanti sul tema del cambiamento climatico e promuovere la transizione ecologica nel settore della dance music industry.
Non manca nel programma la collaborazione con un altro importante festival teatrale torinese, il «Play with food - La scena del cibo», che porterà sul palco «Il talismano della felicità» con il collettivo «LunAzione», un viaggio immersivo e sensoriale all’insegna del sapore (dal 20 al 22 maggio, a L’Artificio), e il «Pranzo in silenzio» (29 maggio, birreria La Baltea), più che un appuntamento conviviale una pratica meditativa da condividere.
Il programma del Torino Fringe Festival è ricco ancora di tanti altri eventi da scoprire sfogliando la guida e da scegliere in base ai propri interessi e alla voglia del momento. Si riderà, per esempio, con «La supercasalinga» di e con Roberta Paolini, una sorta di avventura da supereroi all’insegna della cura della casa (dal 17 al 22 maggio, a L’Artificio), e con il monologo «Confessioni psicolavabili» di Dario Benedetto (dal 24 al 29 maggio, allo Spazio Ferramenta). Si rifletterà con «Io odio – Apologia di un bulloskin» dei Santibriganti Teatro (dal 17 al 22 maggio, al teatro Giulia di Barolo), «Horror Vacui – Un’indagine paranormale vera ll’85%» (dal 17 al 22 maggio, allo Spazio Kairos) o il monologo «Questa è casa mia» di Alessandro Blasioli, sul terremoto abruzzese (dal 24 al 29 maggio, a L’Artificio). 
Si potranno, poi, scoprire storie vere ridotte per la scena come «r/Place» di e con Matteo Santucci, viaggio che percorre la nascita della più grande opera d’arte collettiva della storia dell’umanità (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A., in prima nazionale), «Cazzima&Arraggia», prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, che racconta le trattative per l’arrivo di Maradona al Napoli (dal 17 al 22 maggio, allo Spazio Kairos) o «L’uomo senza paura» di Enchiridion, sulla vita del pugile Sandro Mazzinghi, nato a Pontedera sotto le bombe della Seconda guerra mondiale e diventato due volte campione del mondo dei pesi medi jr (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A.), solo per fare qualche esempio. Ci sono, infine, anche spettacoli interattivi come «Shakespeare Showdown», che permette di determinare il destino di personaggi come Romeo e Giulietta (dal 17 al 22 maggio, all’Unione culturale F.A.; dal 23 al 29 maggio, a Casa Fools) o «Niki e l’onda energetica» (dal 20 al 22 maggio e dal 27 al 29 maggio, al teatro Giulia di Barolo), pensato per i più piccoli. 
Non resta che scegliere il proprio appuntamento preferito, uscire di casa e farsi avvolgere dalla magia del teatro. Ne varrà la pena…

Informazioni utili 
www.tofringe.it

venerdì 6 maggio 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte dal 18 aprile all'8 maggio 2022

Da Roma a Bologna, in mostra alla Pinacoteca nazionale la «Sibilla Cumana» del Domenichino
Il suo viso, con la bocca appena socchiusa come a intonare un canto, ha i toni rosei della gioventù. I suoi capelli, biondi, sono ordinatamente raccolti in un morbido turbante. Il suo abito elegante, dalle tonalità oro, è ricco di panneggi ed è reso ancora più prezioso da un manto color arancio decorato con motivi dorati. Un libro, un manico di viola, un cartiglio con delle note e una pianta di vite, alle spalle, arricchiscono la scena. C’è tutto il classicismo e l’amore per la musica di Domenico Zampieri detto il Domenichino nella «Sibilla Cumana», in mostra fino al 31 luglio alla Pinacoteca nazionale di Bologna, nell’ambito di una progettualità di scambi e iniziative comuni con la Galleria Borghese di Roma.
Il dipinto, entrato nella 1617 nella collezione di Scipione Borghese, è esposto nella Sala di Guido Reni in prossimità della Sibilla reniana, proveniente dal lascito di sir Denis Mahon al museo felsineo. Le due opere, pur nella diversità cronologica e ideativa che contrappone la complessa costruzione di Domenichino all’essenzialità dell’ultimo Reni, condividono la comune matrice raffaellesca raggiungendo esiti tra i più significativi nell’ambito dell’ideale classico seicentesco. Il dipinto consentirà, inoltre, interessanti connessioni anche con altre opere dell’artista conservate nella pinacoteca bolognese, ma anche con la «Sibilla con cartiglio» del Guercino e la «Sibilla» di Elisabetta Sirani.
Lo spartito dipinto è stato relazionato dagli studiosi alle «Nuove musiche» di Giulio Caccini, raccolta di brani a voce sola e basso continuo pubblicata nel 1602. Domenichino condivideva con il musicista l’interesse per lo stile monodico. Lo documenta anche la raffigurazione della Sibilla con le labbra socchiuse in atto di cantare come solista, e una viola da gamba, strumento del basso continuo, accanto a lei.
Le relazioni tra Domenichino e la musica verranno approfondite il 26 maggio da Arianna De Simone, mentre il 19 maggio Francesca Cappelletti parlerà dei rapporti fra l’artista e il cardinale Scipione Borghese. Sono, inoltre, previste visite guidate.
Per maggiori informazioni: www.pinacotecabologna.beniculturali.it/it/

Nelle fotografie:Domenichino, Sibilla Cumana, 1617. Olio su tela, cm 123 x 89. Roma, Galleria Borghese. Foto: Mauro Coen 

Da Schiele a Sironi, una mostra sulle recenti acquisizioni dell’Istituto centrale per la grafica
C’è anche «Sitzender Männerakt» (1910), un acquerello dell’artista austriaco Egon Schiele (1890-1918), assoluta rarità in relazione all’esigua presenza di suoi lavori sul territorio italiano, nella mostra «Acquisizioni 2019-2022. Istituto centrale per la grafica», in programma fino al 24 luglio a Roma, nelle sale espositive del Palazzo della calcografia. Curata da Rita Bernini, Gabriella Bocconi, Maria Francesca Bonetti, con la collaborazione di Ilaria Savino, l’esposizione presenta al pubblico una cinquantina di opere: stampe, disegni, fotografie, video d’artista e libri selezionati tra gli oggetti pervenuti negli ultimi anni attraverso doni e acquisti.
Oltre all’opera di Schiele, negli ultimi quattro anni sono entrati nei fondi dell’Istituto centrale per la grafica altri disegni di notevole pregio, tra cui un foglio di ambito berniniano (una scenografia ispirata a piazza del Popolo), una scena di battaglia firmata da Guglielmo Cortese, detto il Borgognone (1628-1679), e due grandi studi preparatori di Luigi Ademollo (1754-1849), esposti per la prima volta al pubblico.
La mostra comprende anche testimonianze grafiche del Novecento riferite alle attività di Carlo Alberto Petrucci (1881-1963) e Alfredo Petrucci (1888-1969), rispettivamente direttori della Calcografia e del Gabinetto nazionale delle stampe nel periodo tra le due guerre e nei primi anni del boom economico. Il pubblico potrà così ammirare opere di Alberto Martini, Mario Sironi, Umberto Prencipe, Luigi Bartolini, Anselmo Bucci e Duilio Cambellotti, e un raro tanka, componimento poetico inedito di Harukichi Shimoi (1883-1954). Non mancano i linguaggi del contemporaneo con lavori di Nunzio, Marisa Albanese, Nikè Arrighi Borghese e Lisetta Carmi, ma anche di Helen Cammock, Cascione&Lusciov, Andrea Martinucci e Marta Roberti.
Parola e incisione dialogano, invece, attraverso Mario Ceroli, Mario Luzi, Valerio Magrelli, Emilio Vedova e Massimo Cacciari. Mentre la fotografia è rappresentata da alcuni ritratti di GhittaCarell e da stampe di Bruno Stefani, Riccardo Moncalvo e di esponenti del fotoreportage degli anni Sessanta-Settanta quali Calogero Cascio, Antonio Sansone, Fausto Giaccone e Mario Dondero. Accanto alle fotografie viene, infine, presentata una selezione di volumi provenienti dalla biblioteca fotografica di Luigi Albertini, dedicata in particolare alla fotografia documentaria e al fotogiornalismo internazionale del Novecento.
Per maggiori informazioni: www.grafica.beniculturali.it.  

Didascalie delle immagini: 1. Egon Schiele (1890–1918), Sitzender Männerakt (Nudo maschile seduto), 1910. Matita acquarellata, tempera e carbone.: 2. Guillaume Courtois [il Borgognone] (1628–1679), La Battaglia di Giosuè a Gabeon, ante 1657. Penna, inchiostro bruno acquerellato, rialzi in biacca, quadrettatura a penna. 

#David140, un cartellone di eventi per celebrare i 140 anni della scultura di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia di Firenze
Ci sarà anche Patti Smith, una delle figure femminili più carismatiche e dirompenti della storia della musica dalla fine degli anni Sessanta a oggi, tra i protagonisti di «David140», il cartellone di eventi ideato per festeggiare l’arrivo del «David» di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia. Era, infatti, il luglio del 1882 quando la scultura originale, simbolo di Firenze nel mondo, veniva esposta nella Tribuna del museo fiorentino, concepita appositamente dall’architetto Emilio de Fabris.
In questo spazio, da lunedì 9 maggio, si susseguiranno musicisti, storici dell’arte, intellettuali, italiani e internazionali, per celebrare con un loro personale omaggio l’opera michelangiolesca,che raffigura – ricorda la direttrice Cecilie Hollberg - «l’eroe David, giovane re di Giuda e di Israele che vince il gigante Golia; una figura leggendaria, simbolo del bene che lotta contro il male, che nei secoli ha affascinato tanti artisti, così da essere oggetto di molte sculture del Rinascimento e non solo».
A aprire il cartellone sarà un concerto de «La Cappella de la Torre», uno degli ensemble più importanti al mondo per gli strumenti a fiato, fondato nel 2005 e diretto da Katharina Bäuml.
Mentre il 16 maggio si esibirà Théotime Langlois de Swarte, giovanissimo musicista francese, virtuoso del violino, che per l’occasione suonerà strumenti musicali antichi accompagnato dalla cembalista Violaine Cochard. La musica sarà ancora protagonista il 30 maggio con l’Accademia del Maggio musicale fiorentino, che presenterà i Sonetti XVI e XXXI della raccolta «Seven sonets of Michelangelo op.22» di Benjamin Britten, oltre ad arie e brani tratti dalle opere «Attila» ed «Ernani» di Giuseppe Verdi.
Il 23 maggio i riflettori saranno, invece, accesi su Cristina Acidini, storica dell’arte, presidente dell’Opera di Santa Croce, dell'Accademia delle Arti del Disegno e della Fondazioni Casa Buonarroti e Roberto Longhi. Nella conferenza «Travi e rotaie. Il trasporto del David alla Galleria dell'Accademia nel 1873», la studiosa racconterà del complesso «traslocamento» della scultura, da piazza della Signora fino al suo trionfale ingresso all’Accademia, su un carro in legno, ideato dagli ingegnari Porra e Poggi. Lo spostamento durò ben 5 giorni, dal 31 luglio al 4 agosto, e, visto il caldo, fu eseguito solo dalle 4 alle 11 del mattino.
il 6 giugno, invece, Felipe Pereda, professore di Arte spagnola alla Harvard University, parlerà del suo libro «Torrigiano. L'uomo che ha rotto il naso a Michelangelo», pubblicato da la Penn State University. Toccherà, poi, ad Aldo Cazzullo con la conferenza «Firenze patria morale degli italiani», in programma il 13 giugno. Mntre la chiusura della prima parte del programma spetterà proprio a Patti Smith, che il 27 giugno presenterà un reading sul Buonarroti.
Per maggiori informazioni: www.galleriaaccademiafirenze.it

«Un’Arca per l’Ucraina», opere d’arte e non solo per la speciale asta di Cambi
Vi piacerebbe soggiornare a Milano, negli appartamenti preferiti da Giuseppe Verdi? Sognate di appendere alle pareti di casa una litografia acquarellata da Dario Fo o di stappare una preziosa bottiglia di merlot «L’Apparita», proveniente dalle cantine del Castello di Ama? Pensate che sia giunto il momento di godervi un week-end ad Ancona, in una cornice da favola come Palazzo delle cento finestre, o di sfoggiare nella vostra collezione un Derain appartenuto allo storico dell’arte e scrittore Maurice Rheims, amministratore dei beni di Picasso? Lunedì 9 maggio potete avere l’occasione di aggiudicarvi all’incanto una di queste esperienze e, nello stesso tempo, di fare del bene.
La sede milanese di Cambi casa d’aste ospita, in collaborazione con la Fondazione Progetto Arca Onlus, «Un’Arca per l’Ucraina, charity auction». A battere i lotti dello speciale catalogo, nato da un’idea di Marco De Gregorio e frutto della generosità di importanti donatori, sarà il conduttore televisivo Fabio Fazio.
Il mondo dell’arte ha risposto con entusiasmo all’invito della maison genovese: In catalogo sono presenti un’opera di Luca Monterastelli donata dalla Galleria Lia Rumma (stima: 3.000 – 8.000 €), una di Lorenzo Mattotti offerta dalla Galleria Nuages (stima: 5.000 – 15.000 €) e una di Marco Reichert (stima: 300 – 1.000 €) proveniente dalla Galleria Ribot. L’artista, fotografa e designer Marina Aliverti ha, invece, donato due fotografie (stima: 400 – 1.200 € ciascuna) mentre Lady Be ha realizzato, appositamente per l’evento, l’opera «Stand with Ucraine – Una preghiera per la pace» (stima: 750 – 3.500 €).
In catalogo ci sono, poi, un abito su misura offerto da Canali (stima: 800 – 2.500 €), un cardigan di cashmere di Brunello Cucinelli (stima: 300 – 1.000 €), le colonie di Acqua di Parma in limited edition (55 – 165 € ciascuna) e un cofanetto con tre fragranze di Montale (stima: 150 – 500 €). Il mondo dei vini partecipa, invece, con le tre magnum di Amarone donate da Aneri (stima: 150 – 400 € ciascuna), 18 bottiglie offerte da Barbanera Vini (stima: 150 – 400 €) e 5 magnum donate da WineTip.
Un capitolo a parte meritano le esperienze, come il massaggio di coppia da 50 minuti al Grand Spa dell'Hotel Palazzo Parigi di Milano (stima: 80 – 280 €) o la speciale giornata di shopping al Fidenza Village con pranzo di degustazione al Taglieré Ruinart e un Vintage Car Gourmet Tour pomeridiano (stima: 300 – 1.000 €). Ci sono ancora all’asta i soggiorni al Grand Hotel et de Milan nella suite Verdi (stima: 500 – 2.000 €), all’Oasi Zegna Experience (stima: 800 – 2.500 €) o al The Barefoot Eco Hotel di Hanimadhoo nelle Isole Maldive (stima: 1.000 – 3.000 €). Non mancano le visite esclusive offerte dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano a Torre e Casa Campatelli a San Gimignano (stima: 80 – 200 €), alle Saline Conti Vecchi ad Assemini (CA) (stima: 70 – 200 €) e a Villa e collezione Panza a Varese (stima: 80 – 200 €).
Per maggiori informazioni: www.cambiaste.com

Da Haltadefinizione un Giovan Francesco Caroto in 3D e gigapixel
La più conosciuta e amata opera del Museo di Castelvecchio a Verona è un unicum nella storia della pittura italiana del Cinquecento. L’iconografia non convenzionale del «Ritratto di fanciullo con disegno» (1515-1520) di Giovan Francesco Caroto, artista veronese allievo del Mantegna e attivo a Milano al tempo di Leonardo, incuriosisce da sempre gli studiosi per il suo sincero realismo, in netta contrapposizione con l’idealizzazione classicheggiante in voga a quel tempo.
L’innovativo olio su tavola raffigura un fanciullo sui dieci-dodici anni con lunghi capelli rossi. Il soggetto, osservato da vicino, indossa un farsetto verde sopra una camicia bianca ed è ripreso di scorcio, a mezzo busto, su uno sfondo scuro. Dal margine in basso a sinistra del dipinto spunta il lembo di una stoffa rossa, si direbbe di un berretto. Il ragazzino è immortalato nel momento di rivolgersi allo spettatore per mostrare il disegno che impugna tra le dita della mano destra. Appare divertito, spalanca gli occhi vivaci e ride con le labbra semiaperte in atteggiamento di soddisfazione. Quello che ha in mano, uno scarabocchio tipico dei bambini, è il primo disegno infantile della storia dell’arte.
È, quindi, meritevole l’iniziativa di Haltadefinizione, tech company di Franco Cosimo Panini Editore, che, in collaborazione con il partner tecnologico Memooria, ha realizzato un’immagine in gigapixel + 3D del capolavoro carotiano, una riproduzione fedele in termini materici ed estetici che può sostituire l’originale durante un prestito.
Il «Ritratto di fanciullo con disegno» di Caroto rimarrà, infatti, molti mesi lontano dalla sua casa scaligera: fino a pochi giorni fa era a Roma, all’interno del percorso espositivo della rassegna «Gribouillage / Scarabocchio. Da Leonardo da Vinci a Cy Twombly» a Villa Medici; mentre, dal 13 maggio al 2 ottobre, sarà al centro della grande mostra «Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese» alla Gran Guardia di Verona, per la curatela di Francesca Rossi, Gianni Peretti ed Edoardo Rossetti.
La copia del dipinto permette così ai visitatori del Museo di Castelvecchio un’esperienza di visita alla collezione integrale. Il lavoro eseguito per la realizzazione della riproduzione è, poi, un ottimo strumento per gli studiosi. Le sofisticate tecnologie di digital imaging e stampa tridimensionale elaborate da Haltadefinizione hanno, infatti, come obiettivo il monitoraggio dei dipinti, per conoscerne lo stato di conservazione, e permettono la loro visione anche dal divano di casa, alla scoperta, click dopo click, dei minimi particolari.
L’opera in alta definizione può essere visionata al link https://www.haltadefinizione.com/visualizzatore/opera/ritratto-di-fanciullo-con-disegno-giovan-francesco-caroto.  

Da Murano a Palermo, quattro eco-walks per riflettere sui temi del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia
Prende il via da Murano il progetto che porta «Storia della notte e destino delle comete»;, il Padiglione Italia alla cinquantanovesima Biennale d’arte, fuori dai confini delle Tese delle Vergini all’Arsenale di Venezia. La mostra di Eugenio Viola, che vede esporre Gian Maria Tosatti con la sua fabbrica silente, prevede, infatti, un ricco Public program, coordinato da Adriana Rispoli, che annovera al suo interno anche quattro eco-walks in ambiente aperto, condotte da G. Olmo Stuppia, dal titolo «Sposare la notte».
Il primo cammino avrà luogo sabato 7 maggio dalle ore 19 alle ore 24. I partecipanti andranno in barca verso Sacca San Mattia di Murano (Meeting point: 2839, fond. Ormesini), isola artificiale dove si sono stratificate nel tempo spinte e pulsioni modernizzatrici ormai fallite. Il vetro frantumato e colorato, che caratterizza l’isola veneziana, si mischia qui a detriti e resti organici.
Le passeggiate proseguiranno il 10 giugno, dalle ore 17:30 alle ore 22, allo stabilimento Fincantieri di Palermo. I partecipanti percorreranno a piedi luoghi semi abbandonati, guidati da operai locali, in parte originari della borgata di Mare Arenella. L’attuale tessuto urbano che caratterizza il quartiere popolare, conglomerato industriale dall’aspetto comune nel meridione italiano, nasce in seguito alla chiusura delle fabbriche chimiche e di laterizio che si trovavano nell’area e su tutta la costa settentrionale della Sicilia.
Ci si sposterà, poi, nella giornata del 9 settembre (tra le ore 18 e le ore 24), a Brancaccio, quartiere popolare post-industriale di Palermo, racchiuso tra il fiume Oreto e il nuovo centro commerciale «Forum», che si estende a sud della città antica, «inglobando – si legge nella presentazione - tutti gli elementi, antichi e moderni, in un conglomerato di lamiere, case Aiacp (case popolari siciliane), Ina e fabbriche di laterizio di risorgimentale memoria».
Mentre il quarto e ultimo percorso (meeting point al Padiglione Italia), in programma sabato 22 ottobre (dalle ore 18 alle ore 22) e svolto completamente in barca, porterà i visitatori alla scoperta del Mose, spazio meccanizzato nel cuore della Laguna veneziana, solo in parte funzionante.
«Il fil rouge che lega i quattro itinerari è – raccontano gli organizzatori - l’osservazione dell’imporsi del provincialismo sulle forme, l’abuso di potere della cultura industriale verso lo spazio e, infine, la rivincita quest’ultimo: la collisione tra sensibilità ‘italica’ antica e consumismo».
Per tutte le eco-walks è prevista la prenotazione obbligatoria al numero +39.3933154973.
Per maggiori informazioni: www.creativitacontemporanea.beniculturali.it | www.notteecomete.it.

«Giardini in arte», Enrica Borghi espone al Monte Verità di Ascona

Da oltre un secolo il Monte Verità, piccola collina che sovrasta il borgo svizzero di Ascona e si affaccia sul lago Maggiore, è un polo magnetico di incontri e scambi di idee. Qui, all’alba del Novecento, si è realizzato quello che l’architetto ticinese Mario Botta ha definito «il laboratorio di una tra le più radicali utopie artistiche e sociali dell’epoca». Qui nel 2018 è nato un appuntamento, molto apprezzato, che studia le relazioni tra creatività e natura: «Giardini in arte».
Sabato 7 e domenica 8 maggio questa rassegna culturale ritorna ad animare il Monte Verità con un’edizione focalizzata sull’ambiente, che vede protagonista Enrica Borghi, artista piemontese che lavora da anni con i materiali di scarto, ridando vita e bellezza a oggetti destinati a essere gettati nei rifiuti. «Molecole d’acqua» (nella foto, immagine di Irene Fanizza) è il suo ultimo lavoro, inaugurato lo scorso marzo negli spazi del Crea alla Giudecca dell’Arsenale di Venezia. L’universo acquatico che lega la laguna veneta al lago Maggiore è protagonista dell’esposizione ticinese, per la curatela di Nicoletta Mongini e Riccardo Caldura, dove ricci di mare, onde, molecole e canne di bambù affiorano vestendosi di plastica. I colori che da sempre caratterizzano il lavoro dell’artista piemontese, anima di Asilo Bianco ad Ameno (Novara), sulle colline del lago d’Orta, lasciano spazio, nella prima parte della mostra, al bianco e al nero, un gioco di opposti che vuole essere un invito a riflettere sulla nostra disattenzione nei confronti dell’ambiente, per ritornare, in seguito, ad animare lo spazio quasi a dire che l’arte e la creatività possono essere strumenti per creare un nuovo dialogo tra l’uomo e la natura.
Le tinte forti, luminose e gioiose fuoriescono, per esempio, da un palo totemico in serizzo, quasi a simulare un carotaggio, che emerge simbolicamente nella radura di fronte al Museo di Harald Szeemann.
Nel corso del week end si terranno anche un momento di riflessione con la giovane attivista zurighese Marie Claire Graf, in dialogo con la giornalista Natascha Fioretti, e i laboratori didattici «Waste – Value», a cura di Enrica Borghi e dell’associazione Asilo Bianco, dedicati al recupero dei materiali plastici di scarto e sono organizzati con le scuole comunali di Ascona, nell’ambito del programma di «Asconosc(i)enza».
Per maggiori informazioni: www.monteverita.org.

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Verona, performing art a Palazzo Maffei con «Me Time – Una stanza tutta per sé»
Arte, danza e musica si incontrano a Verona, nelle sale seicentesche di Palazzo Maffei. La realtà museale scaligera che espone, su progetto su progetto museografico di Gabriella Belli, parte della straordinaria ed eclettica raccolta d’arte del collezionista Luigi Carlon (oltre 500 opere dall’archeologia greco-romana alla contemporaneità) apre le porte al progetto «Me Time – Una stanza tutta per sé», liberamente ispirato all’omonimo libro di Virginia Woolf.
Protagoniste del progetto, a cura del Teatro Stabile di Verona, sono la coreografa e danzatrice Camilla Monga e la violista e compositrice Federica Furlani, che, nei fine settimana dal 7 maggio al 5 giugno (ogni sabato e domenica, alle ore 11:15), offriranno, attraverso dieci appuntamenti, una riflessione sul valore positivo della solitudine in ambito creativo ed artistico.
Il visitatore verrà coinvolto in un viaggio sonoro, da sperimentare tramite il sistema Silent Play, che metterà in dialogo i pezzi della collezione con le azioni coreografiche, facendo riflettere sulla realtà e sull’universo, sul tempo e sulla materia, ma anche su come l’identità dell’uomo sia legata alla natura nel passato, presente e nel futuro.
Il percorso parte dalla sala «Antiquarium», il luogo di raccolta delle vestigia antiche, dove si può leggere una citazione di Marco Aurelio in sintonia con il tema dell’evento. La sala «Vedute» è, invece, dedicata ai paesaggi e il brano «Eight Pointed Star» di Federica Furlani è in stretto dialogo con l’opera «Piccola nube di Magellano» di Giuseppe Gallo che coniuga una visione contemporanea del mondo ad echi antichi proprio come la traccia musicale unisce canti ancestrali e musica elettronica.
Le coreografie di Camilla Monga, non nuova a confrontarsi con spazi espositivi (sue azioni sceniche sono state presentate al Mart di Rovereto, alla Biennale di Venezia, al Museo d’arte moderna di Mosca, alla Triennale di Milano), segnano il percorso che guida i visitatori ed è la sua presenza a indicare una connessione stretta tra opera artistica e musicale. Ogni azione coreografica evidenzia il rapporto musicale e d’immagine soprattutto con le opere di Fausto Melotti e degli altri artisti presenti nella sezione «Sulla natura dello spazio e della materia».
Chiude il percorso la traccia «Hypnotized» che delinea panorami sempre più meditabondi ed eterei vicino all’opera «Tempo globale» di Eliseo Mattiacci e «Lotus Maffei». Per maggiori informazioni: www.palazzomaffeiverona.com | www.teatrostabileverona.it.

«Sparks 2021», al Macte di Termoli una performance a un’installazione di Francesca Grilli sull’infanzia

I bambini sono il nostro futuro, ma possono essere anche le guide del nostro presente. Parte da questa considerazione «Sparks 2021», performance e installazione dell’artista Francesca Grilli, in programma sabato 7 e domenica 8 maggio al Macte - Museo di arte contemporanea di Termoli, in provincia di Campobasso.
Il progetto, a cura di Paola Tognon, promosso da Contemporary Locus e realizzato grazie al sostegno dell'Italian Council (IX edizione, 2020), programma di promozione internazionale dell'arte italiana della Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura, vede protagonista Agata, la figlia dell’artista, che accompagnerà gli adulti, uno per volta, in un percorso di svelamento e di interpretazione del loro futuro, attraverso la lettura della mano.
Con questo semplice gesto l’artista sovverte il ruolo dei più piccoli, rendendoli una guida per gli adulti, artefici di visioni e riflessioni, innescando l’azione minima ma rivoluzionaria di consegnare nelle mani dell’infanzia la lettura del nostro futuro come gesto di speranza e rottura con il nostro passato.
L’intera performance si basa su tre elementi: le mani punto di contatto tra generazioni diverse, la loro lettura, gioco condotta da Agata per esprimere immaginazione e desideri, e alcuni cappelli-scultura, uno dei quali viene indossato dalla bambina all’inizio della performance, per proteggerla dagli sguardi.
Cappelli/elmi e da una traccia sonora elaborata e amplificata che deriva dalle registrazioni delle immaginifiche predizioni della bambina compogono, invece, l’installazione «Sparks 2021», esposta al Macte di Termoli con «Rays», un video a canale singolo.
Per maggiori informazioni: www.fondazionemacte.com.

Foto di Mario Albergati 

«Monumento», un’installazione di Edoardo Tresoldi per le Procuratie Vecchie di Venezia
Porta la firma di Edoardo Tresoldi l'imponente installazione che accoglie i visitatori alle Procuratie Vecchie di Venezia, l’iconico edificio in piazza San Marco che ha da poco aperto le porte al pubblico, dopo un importante restauro realizzato dallo studio David Chipperfield Architects Milan, per iniziativa di Generali.
«Monumento», questo il titolo del lavoro, è, dunque, il biglietto da visita della nuova realtà culturale veneziana, sede della Ong «The Human Safety Net», che in occasione della cinquantanovesima edizione della Biennale d’arte sta anche ospitando una mostra di Louise Nevelson.
La monumentale installazione di Edoardo Tresoldi – realizzata in collaborazione con Carlotta Franco per lo sviluppo del concept architettonico e con il supporto progettuale di Gico Studio – rielabora il linguaggio della colonna monumentale.
L’opera - in rete metallica, legno per edilizia, vetro frammentato, tondini in ferro e pietre, con un’altezza di 15,5 metri - è posizionata nello spazio attorno al quale si sviluppa lo scalone delle Procuratie Vecchie. Le sue proporzioni dialogano con quelle del vano e il visitatore è invitato a una visione ravvicinata che sovverte la tradizionale retorica del monumento. Salendo la scala lo spettatore, infatti, ha modo di vedere la colonna nella sua interezza, dalla base all’estremità, in un cambio di prospettiva che innesca a sua volta un ribaltamento concettuale.
Condensando passato e presente in una narrazione contemporanea, Edoardo Tresoldi converte, dunque, la retorica del monumento in antiretorica, offrendo – spiega l’autore – una «riflessione sul nostro tempo e sulla retorica dei valori a cui ambisce la nostra società; una società che ribadisce la necessità di ridefinire il concetto di forza, di rileggere il ruolo della fragilità e che propone l’ascolto e il dialogo al centro delle relazioni interculturali».
Per maggiori informazioni: https://thehomevenice.com/it/. Vedi la galleria fotografica: https://www.facebook.com/foglidarte/photos/pcb.325367356346156/325365816346310/

Foto di Roberto Conte 

«Tiziano e i suoi: un progetto, una prospettiva», a Belluno una due giorni dedicati all’artista cadorino
Si intitola «Tiziano e i suoi: un progetto, una prospettiva» il convegno di studi in programma fino al 7 maggio a Belluno, nelle sale di Palazzo Bembo. Coordinato per la parte scientifica da Enrico Maria dal Pozzolo, docente dell’Università di Verona, l’appuntamento affronta aspetti scientifico-culturali sull’artista cadorino e sulla sua bottega attraverso ricerche recenti, e in parte inedite, proponendo anche un focus specifico sui restauri finanziati da Save Venice. In particolare si racconteranno i lavori condotti su tre opere: «Il Sebastiano e donatore», unico dipinto noto di Sebastiano Zuccato (primo maestro di Tiziano), conservato al Museo Correr, «L’Annunciazione» della Cappella Malchiostro, nella Cattedrale di Treviso, e il capolavoro tizianesco dell’«Assunta», conservato alla Gallerie dell’Accademia di Venezia.
Il convegno, aperto al pubblico, vedrà la partecipazione di importanti studiosi italiani e internazionali, ma anche di economisti, rappresentanti delle istituzioni e operatori culturali alla luce della grande forza identitaria e della straordinaria capacità evocativa di questo protagonista dell'arte del Cinquecento, nato e vissuto tra le dolomiti bellunesi, ma ammirato e conosciuto in tutto il mondo, delineando prospettive per il futuro di Belluno nel segno dell’eredità culturale vecelliana, in relazione agli itinerari tematici dedicati all’artista e all’analisi del rapporto tra offerta turistico-culturale e ricaduta economica.
Ad accompagnare i dibattiti, la sera del 6 maggio, è prevista la proiezione del docufilm «Tiziano senza fine», per la regia di Luca e Nino Criscenti, che in cinquantadue minuti riesce a condensare la grandezza dell’artista veneto attraverso le sue opere iconiche e la sua personalità. Tre voci d’eccezione - Enrico Maria dal PozzoloAugusto Gentili e Stefania Mason – e le musiche di Matteo d’Amico, tra i più ricercati compositori contemporanei, arricchiscono il progetto filmico, per la prima volta proposto al pubblico.
La prima giornata - moderata da Enrico Maria dal Pozzolo e da Stefania Mason, docente di Storia moderna all’Università di Udine e presidente del consiglio scientifico della Fondazione Centro studi Tiziano e Cadore - sarà segnata dalla partecipazione di vari studiosi, tra cui Maria Agnese Chiari Moretto Wiel, che proporrà un percorso sulle opere di Tiziano della Scuola Grande di San Rocco, Peter Lüdeman, che indagherà un possibile ruolo dell’artista come disegnatore di opere scultoree, e Peter Humfrey, che si soffermerà su «La Venere allo Specchio di Tiziano» e le sue varianti alla luce delle indagini diagnostiche compiute recentemente. Nella stessa giornata, lo storico dell'arte Giorgio Reolon proporrà nuove piste di ricerca su Cesare e Fabrizio Vecellio, di cui non esiste alcuna sicura opera autografa, approfondendo le ipotesi di ricostruzione della loro attività. Mentre Francesca Cocchiara illustrerà l’eccezionale nucleo di stampe tizianesche conservate a Pieve di Cadore, paese natale di Tiziano, divenuto ormai il più consistente in Italia sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Nela sessione del 7 maggio, coordinata da Maurizio Cecconi, si parlerà, invece, delle strategie di valorizzazione del patrimonio di «Dolomiti Contemporanee» e del ruolo della Fondazione centro studi Tiziano e Cadore quale fondamentale avamposto scientifico nel territorio, a tutela dell’indissolubile legame tra Tiziano e le sue terre.

...E poi...
In  queste settimane la rubrica «Notizie in pillole» è uscita anche con due approfondimenti speciali:

giovedì 5 maggio 2022

#notizieinpillole, dall'open call «Spazio libero» al Premio Nittardi: AAA artisti e curatori cercansi

Premio Nittardi, alla ricerca di sei artisti per le etichette e le carte veline del Chianti classico «Vigna Doghessa»
C’è un luogo nel cuore del Chianti Classico in cui, da secoli, il vino incontra l’arte. È la tenuta Nittardi, proprietà, nel Rinascimento, di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, Michelangelo Buonarroti, che, leggendo le carte antiche, la acquistò nel 1549, durante i lavori alla Cappella Sistina, mentre progettava anche alcune migliorie alle mura della Repubblica fiorentina, per offrire il suo vino come «dono genuino» a papa Giulio II.
Dal 1981 questa azienda sulle colline al confine tra le province di Firenze e Siena, situata tra Castellina in Chianti e la Maremma toscana, è di proprietà della storica veneziana Stefania Canali e del marito Peter Femfert, gallerista tedesco (Die Galerie) con una passione per le proposte contemporanee più promettenti e sfaccettate.
La vocazione artistica è, dunque, nel Dna di questa fattoria, che conta quaranta ettari vitati e che dal 2013 è gestita dal figlio Léon Femfert. Lo dimostra lo straordinario parco di sculture contemporanee: un sentiero abitato da quarantacinque opere di grandi artisti internazionali come Miguel Berrocal, Horst Antes, Victor Roman, Raymond Waydelich, Friedensreich Hundertwasser. Lo provano gli artisti d’eccezione che ogni anno, fin dal 1981, creano due opere – un’etichetta e una carta seta d’autore - dedicate allo storico Chianti classico. Emilio Tadini, Valerio Adami, Igor Mitoraj, Mimmo Paladino, Yoko Ono, il pittore Pierre Alechinsky, unico esponente in vita del famoso Gruppo CoBrA, Dario Fo e Fabrizio Plessi sono solo alcuni degli artisti che hanno collaborato al progetto, vestendo con i loro colori e i loro disegni le bottiglie dell’esclusivo Chianti prodotto dalla «Vigna Doghessa».
Per festeggiare l’annata 2020, la quarantesima che racconta la lunga storia d’amore tra vino e arte nella tenuta Nittardi, la famiglia Canali-Femfert ha deciso di scegliere non un solo artista ma ben sei per realizzare l’etichetta (dimensioni 30 cm di altezza x 39 cm di larghezza o 40 cm x 52 cm o 50 cm x 65 cm) e la carta velina (dimensioni 40 cm di altezza x 57 cm di larghezza o 50 cm x 71 cm o 60 cm x 85 cm) che avvolge le bottiglie Chianti Classico «Vigna Doghessa» 2020. Per coinvolgere anche i più giovani è stato così indetto il Premio Nittardi.
Gli interessati potranno presentare le proprie proposte entro il 3 luglio. Il motivo e la tecnica artistica (olio o acrilico su tela, pastello, gouache, collage, matita colorata o acquerello su cartone, fotografia o altre tecniche) sono a libera scelta dell'artista. I vincitori verranno premiati con una settimana di soggiorno per due persone durante l’autunno 2022 e con ventiquattro bottiglie di Chianti classico. Le loro opere d'arte saranno esposte, insieme a tutte le etichette e le veline delle 39 annate precedenti, il prossimo autunno a Firenze e nel 2023 alla Die Galerie di Francoforte (Germania).
Maggiori informazioni sono reperibili sul sito www.nittardi.com

Venezia, da Ca’ Select una open call per artisti e visual designer under 35
Era il 1920 quando i giovani Fratelli Pilla, grazie alla loro esperienza liquoristica, davano vita a Venezia, nel sestiere di Castello, al Select. Cento anni dopo l’azienda e il suo inconfondibile aperitivo ritornano nella città lagunare e, dal prossimo autunno, avranno una nuova sede nel sestiere di Cannaregio.
Il progetto di Ca’ Select, firmato dallo studio Marcante-Testa, prevede il recupero di un antico fabbricato industriale che, oltre ad ospitare il cuore del processo produttivo dell’aperitivo veneziano, sarà uno spazio esperienziale aperto alla città, con un’area degustazione, un’area eventi per iniziative sociali e culturali e un’area espositiva che racconterà in maniera multimediale e interattiva la storia di Select, così profondamente intrecciata a quella di Venezia.
Per l’occasione è stato lanciato un contest rivolto ad artisti e visual designer under 35 per la realizzazione di un’opera site specific, della larghezza di circa cinque metri, che reinterpreti l’immaginario e della tradizione veneziana attraverso il linguaggio della grafica. L’ intervento artistico sarà posizionato su una parete dell’area Bar&Mixology di Ca’ Select e vi rimarrà in esposizione per dodici mesi a partire dall’inaugurazione dello spazio.
Per aderire alla open call, le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al 29 maggio, ogni partecipante dovrà prima di tutto motivare la propria personale connessione con la città di Venezia per esperienza diretta o per affinità ideale. 
I candidati saranno, poi, liberi di interpretare gli elementi della tradizione veneziana creando un’opera con una «connotazione grafica» nelle forme. Per la sua realizzazione, l’artista potrà scegliere tecniche diverse fra loro come pittura, collage, tessuto, wallpaper o poster, lavorando sull’astrazione o sulla figurazione. 
Al vincitore verrà, infine, richiesto di consegnare a Select una linear version dell’opera come testimonianza dell’intervento artistico realizzato nello spazio.
Le proposte artistiche saranno valutate da Aurora Fonda, curatrice del progetto e fondatrice della School for Curatorial Studies Venice, e da Federica Sala, curatrice e design advisor
Il bando è scaricabile dal sito www.caselectarte.it.

Ritorna la Nomadic School in alpeggio, aperta la open call di Oht – Office for a Human Theatre
Negli anni Sessanta l’architetto Cedric Price e la regista teatrale Joan Littlewood davano vita al progetto «Fun Palace» con l’intento di realizzare un’Università della strada, un laboratorio del divertimento. A questa esperienza guarda Oht [Office for a Human Theatre], studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta. Nasce così «Little Fun Palace», una piccola roulotte che si trasforma in luogo effimero di aggregazione, ospitando incontri, dialoghi, balli e ogni forma di spontaneità possibile.
Qui, dal 25 giugno al 3 luglio, si terrà anche la Scuola nomadica (Nomadic School) di Oht, progetto che sperimenta diverse possibilità di apprendimento e condivisione del sapere attorno alle arti performative. Con workshop, esperimenti, incontri, camminate e micro performance, i partecipanti sono incoraggiati a riconsiderare la propria centralità e perifericità all’interno di uno spazio condiviso come quello scenico.
Questa edizione della Scuola nomadica si terrà alle Torri del Vajolet, sulle Dolomiti, a 2.300 metri sul livello del mare. Dodici partecipanti – ospitati in un rifugio di montagna – saranno completamente immersi nel paesaggio alpino dove vita e studio diverranno un tutt’uno.
Per partecipare è necessario rispondere a un’open call aperta a chiunque abbia interesse nella produzione e percezione dello spazio e dello studio del paesaggio. I partecipanti dovranno provenire da discipline quali teatro, danza, architettura, geografia, antropologia, filosofia, scienze naturali, letteratura, musica, arti visive e design e avere conoscenza della lingua inglese. Per partecipare bisogna inviare, entro il 15 maggio, la propria candidatura, con un curriculum e un testo motivazionale, a info@oht.tn.it.
La Scuola nomadica – che sabato 2 e domenica 3 luglio accoglierà anche il pubblico generico – vede la partecipazione di alcuni mentori che, nel rispetto delle loro pratiche, affrontano il ruolo dello spazio e di come produce realtà. Per questa edizione sono stati coinvolti Enrico Malatesta (percussionista e sound-researcher), Chiara Pagano (artista ed ex Nomadica), Christian Casarotto (glaciologo e collaboratore del Muse), Industria Indipendente (collettivo di arti performative e visive), Gabriella Mastrangelo (spatial designer ed ex Nomadica), Annibale Salsa (antropologo), Stefania Tansini (danzatrice e coreografa), Daniel Blanga Gubbay (curatore e ricercatore), Rugilė Barzdžiukaitė (film-maker e regista teatrale), Davide Tomat (musicista e sound designer).
Per maggiori informazioni: http://www.oht.art/it/lfp-nomadic-school-2022.html.

«Spazio libero», a Milano una doppia open call per artisti e curatori
Un luogo in cui sperimentare i linguaggi della creatività e confrontare il proprio lavoro con gli altri: è questo l’obiettivo di «Spazio libero», la doppia open call lanciata dalla Casa degli artisti di Milano, luogo storico al centro del quartiere Garibaldi-Brera, con oltre cento anni di vita alle spalle, che ha riaperto le porte nel febbraio 2020, configurandosi da subito come centro di residenza, produzione e fruizione pubblica.
Il concorso si inserisce in «Human Nature», il programma ideato per il 2022 che sottende i tanti interrogativi su cosa significhi essere umani oggi nelle relazioni dell’uomo con sé stesso, con gli altri, con l’altro, con gli spazi che abita, con gli altri esseri viventi, con la natura.
Milovan Farronato - tutor della open call, le cui iscrizioni sono aperte fino all’8 maggio per i curatori e fino al 15 maggio per gli artisti - parla di «Spazio libero» come di «una pagina bianca»; «una casa aperta a nuovi fantasmi»; «terra fresca che chiama spore per complicarsi»; «un luogo che disconosce la neutralità»; «uno spazio in cui le coincidenze si dispongono a complicare la visione d’insieme». «Spazio libero» vuole, dunque, farsi cassa di risonanza delle domande, delle inquietudini, dell’incertezza e dei pericoli che tutti stiamo sentendo e lo fa con l’idea che l’arte possa offrire nuove possibilità alla nostra vita.
Il progetto coinvolgerà, nello specifico, due curatori e sei artisti, che nell’ultima settimana di giugno entreranno nelle sale di corso Garibaldi e lavoreranno insieme per stabilire come iniziare a muoversi nell’ambiente. Successivamente i prescelti, ai quali verrà assegnato un contributo spese di mille euro, prenderanno possesso degli atelier che saranno messi loro a disposizione per la residenza e la realizzazione dei progetti, lasciando emergere la circolarità della produzione artistica.
I risultati della residenza, qualsiasi forma conquisteranno, saranno presentati al pubblico in una open house nel mese di novembre, occupando integralmente ogni spazio disponibile di Casa degli artisti.
Le candidature devono pervenire alla mail: opencall@casadegliartisti.org. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito www.casadegliartisti.org.

Al via la terza edizione del Torino Social Impact Art Award, residenza per due giovani artisti con background multiculturale
È partita la macchina organizzativa per la terza edizione del «Torino Social Impact Art Award», open call ideata nell’ambito di «Artissima», che offre a due giovani talenti con una formazione nel mondo dell’arte contemporanea e un background multiculturale e migratorio una residenza d’artista per la creazione di un’opera fotografica o video.
Ogni edizione del concorso è caratterizzata da un bando rivolto a giovani under 35, diffuso nelle principali Accademie di belle arti e università italiane. Ai vincitori verranno offerti un contributo forfettario di 3mila euro e l’alloggio per trenta giorni all’hospitality partner Combo, un innovativo concept di ospitalità nel cuore di Porta Palazzo a Torino, quartiere storico e multiculturale.
Dopo «Quante Italie?» e «Zoom in/Zoom out», il bando del 2022 si intitola «Ribellioni e rinascite: il potenziale creativo del confronto» e invita gli artisti a riflettere sul tema del conflitto sociale nelle sue diverse manifestazioni e forme latenti. «Contestazione e dissenso – spiegano gli organizzatori - possono diventare uno strumento generativo e creativo se il confronto non sfocia in atteggiamenti e comportamenti distruttivi, ma viene mediato al fine di suscitare lo sviluppo di nuove visioni e trasformazioni sociali. Il conflitto sociale, infatti, oltre a mettere in luce questioni di giustizia sociale e spaziale, è generativo di nuove rappresentazioni, idee, esercizi di negoziazione e contaminazione, resistenza e mutuo-aiuto, che portano alla nascita di pratiche innovative e linguaggi inediti. All’interno della complessità del confronto sociale, l’arte non può che essere un alleato in questa sfida di ricomposizione e rigenerazione».
All’inizio della residenza è prevista un’intera giornata di workshop, con l’obiettivo di promuovere una relazione e uno scambio tra artisti e territorio. La città sarà attraversata da un capo all’altro con la linea 4 del tram, famoso a Torino per il suo tragitto che la ripercorre dal quartiere Mirafiori Sud al quartiere di Falchera, a Nord. Il percorso sarà inframezzato da incontri e visite a luoghi significativi, come gli Orti Generali o le Case dei quartieri, che, spesso in totale rottura con la propria storia passata, lavorano per affermare un certo immaginario di città, basato su valori quali la prossimità, le relazioni, le reti, le esperienze di collaborazione, la cura e il mutuo-aiuto, il rispetto per l’ambiente. Gli artisti potranno, inoltre, avvalersi di un servizio di tutoring a cura di Matteo Mottin e Ramona Ponzini, fondatori dell’art project Treti Galaxie.
I video o le fotografie prodotte nel periodo di residenza - lavori che diffondano messaggi capaci di trasformare positivamente la percezione di ciò che può comunemente apparire come lontano, estraneo o diverso - verranno presentati ad Artissima 2022 (3-6 novembre).
La scadenza per partecipare è il 23 maggio. Per maggiori informazioni è possibile scrivere all’indirizzo segreteria@artissima.it. Il sito di riferimento è www.torinosocialimpact.it.

Nelle fotografie: 1. Monia Ben Hamouda, winner of the second Torino Social Impact Art Award. © Giorgio Perottino. Courtesy Torino Social Impact and Artissima; 2. Caterina Shanta (winner of the first Torino Social Impact Art Award) at Combo Torino, working on the project “Talking about visibility”. © Giorgio Perottino; 3. Artissima 2021, stand Torino Social Impact Art Award, Oval Lingotto, Torino Crediti fotografici: Perottino-Piva / Courtesy Artissima