L’arte dei nostri giorni arriva tra banchi di scuola. Succede nella Val d'Elsa grazie a «Fenice Contemporanea», progetto promosso dai Comuni di Poggibonsi, San Gimignano e Colle di Val d’Elsa, con la collaborazione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, di Vernice Progetti Culturali e della Fondazione Elsa e con il contributo economico della Regione Toscana nell’ambito di ToscaninContemporanea2013.
Per tutto il mese di marzo più di cento studenti delle scuole medie inferiori e superiori dell’area valdelsana, saranno coinvolti in un percorso di conoscenza dei linguaggi artistici a noi coevi a partire dalle installazioni presenti sul territorio: dalle opere di Mimmo Paladino a quelle di Antony Gormley, fino alle tante testimonianze artistiche ormai impresse nella geografia del paesaggio toscano.
Dopo aver fatto tappa al liceo classico e scientifico «Alessandro Volta» di Colle di Val d’Elsa e agli istituti «Roncalli-Sarrocchi» di Poggibonsi, gli incontri di presentazione di «Fenice Contemporanea», curati dagli storici dell’arte di «CultureAttive» e realizzati grazie alla collaborazione di «Arte Continua» e di «Comincon», faranno tappa, martedì 18 e mercoledì 20 marzo, alle scuole medie e superiori di San Gimignano.
I ragazzi potranno così andare virtualmente alla scoperta delle opere di Niccolò Cannicci e di Marcel Duchamp, ma anche di quelle di Felix Gonzales Torres e Maurizio Cattelan, per poi analizzare lavori più storicizzati dell’arte contemporanea, come quelli di Piero Manzoni e di Pino Pascali, fino a prendere in considerazione le installazioni presenti in Valdelsa: l'UMoCA di Cai Guo Qiang, le opere di Jospeh Kosuth e le sculture antropomorfe in bronzo di Antony Gormley.
Ad aprile e maggio, al termine degli incontri introduttivi, i ragazzi saranno, poi, coinvolti in una serie di laboratori e workshop durante i quali potranno lavorare e interagire direttamente con artisti e fumettisti di fama nazionale e internazionale, in residenza sul territorio della Val d’Elsa, dalla scultrice e pittrice americana Kiki Smith al collettivo di fumettisti Delebile, passando per Massimo Ricciardo e Maria Pecchioli.
Un progetto interessante, dunque, quello di «Fenice Contemporanea» che permette ai più giovani di conoscere due realtà come «Arte all’arte», iniziativa ideata nel 1996 dall’associazione «Arte Continua», e «Affinità», progetto lanciato nel 1994 da Giuliano Briganti e Luisa Laureati che ha visto dialogare con le architetture medioevali di San Gimignano artisti del calibro di Giulio Paolini, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Eliseo Mattiacci e Nunzio Di Stefano. Ed è proprio «Arte all’arte» ad aver portato una ventata di contemporaneità sul territorio, conosciuto dai più per le sue opere medioevali, dalle sculture di Arnolfo di Cambio agli affreschi di Taddeo di Bartolo, Ridolfo del Ghirlandaio e Alessandro Allori per la chiesa di Sant’Agostino a Colle Val d’Elsa. In poco meno di una ventina d’anni, la manifestazione ha avuto per protagonisti grandi nomi della scena artistica internazionale, da Ilya Kabakov a Sol LeWitt, da Marina Abramovic e Jannis Kounellis.
Ecco così abitare la Val d’Elsa opere come «I dormienti» di Mimmo Paladino e gli «Omini di ferro» del progetto «Fai spazio, prendi posto» di Antony Gormley a Poggibonsi, «I Gatti» di Sislej Xhafa alla chiesa di Mensano o, ancora, l’installazione di Anish Kapoor a San Gimignano, all’interno del torrione di Sant’Agostino: tante testimonianze di come l'arte contemporanea possa ridisegnare il volto di un paesaggio.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mimmo Paladino, «I dormienti» , 2000. Poggibonsi (Siena), Fontana delle fate; [fig. 2]Antony Gormley, «Fai spazio, Prendi posto» , 2004. Poggibonsi (Siena), sedi varie [fig. 3] Sislej Xhafa, «Gatti» , 2001. Casole d'Elsa (Siena), chiesa di Mensano
Informazioni utili
www.facebook.com/FeniceContemporanea
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 14 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
Silvano Bozzolini in mostra al nuovo Accabì-Hospitalburresi di Poggibonsi
Il vecchio ospedale diventa un centro di cultura: succede a Poggibonsi, in provincia di Siena, dove è stato recentemente inaugurato Accabì-Hospitalburresi, tremilaseicento metri quadri che comprendono una biblioteca con oltre quarantamila volumi più i fondi antichi, una scuola di musica e sale per incontri culturali, mostre e convegni. A tenere a battesimo gli spazi espositivi è la rassegna «Silvano Bozzolini, pitture 1946–1992», promossa dal Comune di Poggibonsi, dalla Fondazione Elsa, da Vernice progetti culturali e dalla Fondazione Monte dei Paschi nell’ambito delle iniziative culturali di Siena Capitale europea della cultura.
Sessantasei dipinti, selezionati da Beatrice Buscaroli e Luca Bozzolini, ripercorrono la parabola creativa dell’artista toscano, maestro dell’astrattismo europeo, attivo tra Italia e Francia nel secondo dopoguerra, che vanta studi alla Scuola di nudo di Felice Carena, presso l’accademia di Belle arti di Firenze, e le cui opere sono conservate in spazi espositivi quali la Collezione VAF-Stiftung di Rovereto, il Museo di Magi ‘900 di Pieve di Cento, la Galleria internazionale d’arte moderna di Firenze e la Biblioteca nazionale di Parigi.
I dipinti in mostra, visibili fino al prossimo 13 aprile, provengono dalla collezione del Comune di Poggibonsi, dall’Archivio Pieraccini-Bozzolini, da gallerie d’arte italiane ed europee, e da prestigiose collezioni private di Poggibonsi, Firenze, Roma, Milano, Genova, Bergamo e Parigi.
L’esposizione, cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Carlo Cambi editori, offre l’opportunità di conoscere meglio Silvano Bozzolini, artista che amava definirsi un «operaio della pittura», a partire dalla produzione relativa al periodo fiorentino, caratterizzato dalla fondazione della rivista «Posizioni» e dalle esperienze con il gruppo «Arte d’oggi», per giungere a quello parigino, che lo vide stringere amicizia con Alberto Magnelli e Sonia Delaunay, esporre presso la galleria Denise René e fondare, con André Bloc, il «Groupe Espace».
Interprete profondo dell’esigenza di rinnovamento di un gusto novecentesco ormai in crisi, l’artista toscano ha saputo spingere la propria ricerca oltre il linguaggio figurativo e oltre l’ambito di un certo astrattismo di maniera, verso la comprensione di ciò che egli stesso ha definito «un'altra realtà visiva che ha la sua radice nell’osservazione delle cose, dei fatti, della vita e dell’esistenza quotidiana dei nostri giorni: cioè non di ieri né di domani». Silvano Bozzolini è riuscito, dunque, a mettere l’accento su quel «nulla visivo» che per l’artista rappresenta l’insieme delle forme esteriori che definiscono l’uomo e le cose tutte, giungendo a cogliere anche le necessità più spirituali, con il ricorso a forme geometriche, conquiste spaziali, dinamismi visivi, incastri e contrasti cromatici, che si accompagnano ad una sorprendente capacità di invenzione e a quel rigore e quella severità nella composizione che caratterizzano gran parte della sua opera. La sua ricerca, infine, ha sempre mantenuto il legame fondamentale con la terra d’origine, l’identità toscana che è da sempre il tratto distintivo anche del suo essere stato un «Italien de Paris».
La mostra di Poggibonsi restituisce anche la storia dell’uomo Bozzolini, autodidatta della pittura a diciannove anni, operaio in un magazzino di tessuti a Milano, soldato nei Balcani e poi clandestino per non aver aderito all’esercito della Repubblica di Salò, ma soprattutto instancabile viaggiatore sulle strade di Svizzera, Austria, Jugoslavia e Bulgaria con la sua amata bicicletta.
La rassegna è anche un viaggio tra i paesi del cuore dell’artista toscano. Se l’Elba è il luogo del lavoro e del contatto fisico con la natura, Poggibonsi rappresenta per il maestro astrattista il profondo legame culturale con la realtà sociale italiana e toscana in particolare. E’ qui che per lunghi periodi soggiorna la moglie ed è qui che risiedono i grandi amici scelti nel periodo del dopoguerra e coltivati per tutta la vita. Se all’Elba l'artista gode della luce dell’isola e dell’amore dei figli e nipoti, a Parigi lo accompagna la presenza dei molti colleghi con i quali spesso espone. Nella grande casa di Procchio le sue tele rispondono, dunque, ai colori e all’armonia dell’ambiente, mentre nello studio di rue Camille Tahan viene privilegiata una maggiore introspezione e una più severa composizione.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ritratto di Silvano Bozzolini; [fig. 2] Silvano Bozzolini, «Situation positive» 1960, olio su tela, 146x114 cm. Collezione privata
Informazioni utili
«Silvano Bozzolini, pitture 1946–1992». Accabì-Hospitalburresi, via Carducci, 1 - Poggibonsi (Siena). Orari: mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica, ore 17.00-20.00. Ingresso gratuito. Catalogo: Carlo Cambi Editori. Informazioni: Ufficio Cultura, tel. 0577.986335, Fondazione Elsa tel. 0577.985697, Urp di Poggibonsi, tel. 0577.986203. Sito internet: www.comune.poggibonsi.si.it e www.politeama.info. Fino al 13 dicembre 2014.
Sessantasei dipinti, selezionati da Beatrice Buscaroli e Luca Bozzolini, ripercorrono la parabola creativa dell’artista toscano, maestro dell’astrattismo europeo, attivo tra Italia e Francia nel secondo dopoguerra, che vanta studi alla Scuola di nudo di Felice Carena, presso l’accademia di Belle arti di Firenze, e le cui opere sono conservate in spazi espositivi quali la Collezione VAF-Stiftung di Rovereto, il Museo di Magi ‘900 di Pieve di Cento, la Galleria internazionale d’arte moderna di Firenze e la Biblioteca nazionale di Parigi.
I dipinti in mostra, visibili fino al prossimo 13 aprile, provengono dalla collezione del Comune di Poggibonsi, dall’Archivio Pieraccini-Bozzolini, da gallerie d’arte italiane ed europee, e da prestigiose collezioni private di Poggibonsi, Firenze, Roma, Milano, Genova, Bergamo e Parigi.
L’esposizione, cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Carlo Cambi editori, offre l’opportunità di conoscere meglio Silvano Bozzolini, artista che amava definirsi un «operaio della pittura», a partire dalla produzione relativa al periodo fiorentino, caratterizzato dalla fondazione della rivista «Posizioni» e dalle esperienze con il gruppo «Arte d’oggi», per giungere a quello parigino, che lo vide stringere amicizia con Alberto Magnelli e Sonia Delaunay, esporre presso la galleria Denise René e fondare, con André Bloc, il «Groupe Espace».
Interprete profondo dell’esigenza di rinnovamento di un gusto novecentesco ormai in crisi, l’artista toscano ha saputo spingere la propria ricerca oltre il linguaggio figurativo e oltre l’ambito di un certo astrattismo di maniera, verso la comprensione di ciò che egli stesso ha definito «un'altra realtà visiva che ha la sua radice nell’osservazione delle cose, dei fatti, della vita e dell’esistenza quotidiana dei nostri giorni: cioè non di ieri né di domani». Silvano Bozzolini è riuscito, dunque, a mettere l’accento su quel «nulla visivo» che per l’artista rappresenta l’insieme delle forme esteriori che definiscono l’uomo e le cose tutte, giungendo a cogliere anche le necessità più spirituali, con il ricorso a forme geometriche, conquiste spaziali, dinamismi visivi, incastri e contrasti cromatici, che si accompagnano ad una sorprendente capacità di invenzione e a quel rigore e quella severità nella composizione che caratterizzano gran parte della sua opera. La sua ricerca, infine, ha sempre mantenuto il legame fondamentale con la terra d’origine, l’identità toscana che è da sempre il tratto distintivo anche del suo essere stato un «Italien de Paris».
La mostra di Poggibonsi restituisce anche la storia dell’uomo Bozzolini, autodidatta della pittura a diciannove anni, operaio in un magazzino di tessuti a Milano, soldato nei Balcani e poi clandestino per non aver aderito all’esercito della Repubblica di Salò, ma soprattutto instancabile viaggiatore sulle strade di Svizzera, Austria, Jugoslavia e Bulgaria con la sua amata bicicletta.
La rassegna è anche un viaggio tra i paesi del cuore dell’artista toscano. Se l’Elba è il luogo del lavoro e del contatto fisico con la natura, Poggibonsi rappresenta per il maestro astrattista il profondo legame culturale con la realtà sociale italiana e toscana in particolare. E’ qui che per lunghi periodi soggiorna la moglie ed è qui che risiedono i grandi amici scelti nel periodo del dopoguerra e coltivati per tutta la vita. Se all’Elba l'artista gode della luce dell’isola e dell’amore dei figli e nipoti, a Parigi lo accompagna la presenza dei molti colleghi con i quali spesso espone. Nella grande casa di Procchio le sue tele rispondono, dunque, ai colori e all’armonia dell’ambiente, mentre nello studio di rue Camille Tahan viene privilegiata una maggiore introspezione e una più severa composizione.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ritratto di Silvano Bozzolini; [fig. 2] Silvano Bozzolini, «Situation positive» 1960, olio su tela, 146x114 cm. Collezione privata
Informazioni utili
«Silvano Bozzolini, pitture 1946–1992». Accabì-Hospitalburresi, via Carducci, 1 - Poggibonsi (Siena). Orari: mercoledì, giovedì, venerdì, sabato, domenica, ore 17.00-20.00. Ingresso gratuito. Catalogo: Carlo Cambi Editori. Informazioni: Ufficio Cultura, tel. 0577.986335, Fondazione Elsa tel. 0577.985697, Urp di Poggibonsi, tel. 0577.986203. Sito internet: www.comune.poggibonsi.si.it e www.politeama.info. Fino al 13 dicembre 2014.
mercoledì 12 marzo 2014
Dal British Museum a Martigny: la bellezza secondo l’antica Grecia
Ci sono le riproduzioni del «Discobolo» di Mirone e del «Diadumeno» di Policleto tra le sculture che il British Museum di Londra ha prestato alla Fondazione Pierre Gianadda di Martigny, pregevole centro culturale svizzero con una ricca collezione di opere dei più grandi maestri del XIX e del XX secolo, in occasione della mostra «La bellezza del corpo nell’antica Grecia», curata da Ian Jenkins.
Fondato nel 1753 e aperto al pubblico sei anni dopo, il museo britannico è senz’altro uno dei importanti al mondo con le sue raccolte costituite da oltre sette milioni di oggetti, ma deve la propria notorietà soprattutto alle ventiquattro stanze che raccontano Roma e l’antica Grecia, all’interno delle quali si trovano manufatti che vanno dall’inizio della preistoria all'età bizantina.
Su espressa richiesta dello stesso British Museum a Léonard Gianadda, presidente dell’istituzione elvetica, una pregevole selezione di queste opere è in mostra, fino al prossimo 9 giugno, a Martigny, cittadina nella valle del Rodano che vanta origini celtiche e che è ricca di vestigia di epoca gallo-romana, a cominciare dai resti del tempietto su cui sorge proprio la Fondazione Gianadda.
Un felice connubio di pietra, bronzo e marmo unirà, dunque, per i prossimi tre mesi la sezione antica di uno dei musei più visitati al mondo con la capitale del Vallese romano, il Forum Claudii Vallensium, e con le sue testimonianze di un passato glorioso, dalla possente testa bronzea del «Toro tricorne» ai due torsi virili, provenienti dal Mediterraneo orientale e usati probabilmente come ornamento di una sala termale, che sono stati ritrovati nel 2011 in occasione della realizzazione di una nuova strada del quartiere delle Morasses. Entrambi i lavori, raffiguranti un «Ercole con mantello leonino» e un «Apollo Citaredo», sono in mostra nelle sale del museo svizzero, accanto a una piccola replica in marmo bianco dell’«Afrodite di Cnido» di Prassitele, trovata anch’essa a Martigny nel 1939. Il cuore della rassegna è, però, rappresentato dalle opere del British Museum, attraverso le quali si celebra la bellezza seguendo il filo rosso di sette temi: la prestanza del corpo maschile e la grazia di quello femminile, lo sport, la nascita, il matrimonio, la morte, l‘amore e il desiderio. Ecco così apparire davanti al visitatore le forme toniche ed eleganti del «Discobolo» di Mirone, raffigurato in una scultura in marmo del II secolo a.C., copia romana di un originale in bronzo, fuso nel V secolo a.C. e oggi perduto.
Ammalia per il suo portamento statuario anche il «Il Diadumeno», opera in marmo databile intorno al 50 a.C. e ritrovata in Provenza nel 1862, che raffigura un giovane atleta con la testa cinta dalla benda della vittoria ai Giochi olimpici dell'antica Grecia e che riproduce la famosa scultura in bronzo realizzata da Policleto nel V secolo a.C..
Nella sezione dedicata al corpo femminile spiccano, invece, una terracotta del 300-200 a.C. con le fattezze di una nobildonna greca, elegantemente abbigliata con una lunga tunica e un ampio cappello, e una statua bronzea del VI secolo a.C., forse di origine spartana, raffigurante «Una giovane donna che corre» secondo gli usi del tempo, stando a quanto scrive Pausania: «capelli al vento, tunica abbassata fin sotto le ginocchia, spalla destra completamente nuda e spogliata fino al seno».
Lungo il percorso espositivo, di cui è stato pubblicato un catalogo a documentazione, si trovano anche un possente Zeus in bronzo del I-II secolo a.C., un’anfora a figure nere di fattura greca con l’effige del dio Dioniso (520 a.C.) e una copia della piccola scultura «Eros mentre tende il suo arco» di Lisippo, databile alla fine del IV sec. a.C..
Fra divinità del passato e corpi tonici, è esposta anche una statuetta in terracotta del II secolo a.C. raffigurante il «tenutario del bordello», uno dei personaggi ricorrenti del teatro greco, con addosso la maschera da anziano e con la testa incoronata da strisce frammentate. Tanti volti, dunque, scorrono tra le sale della Fondazione Pierre Giannada a raccontare la bellezza, quella virtù che Stendhal definiva «promessa di felicità».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Il Discobolo, Marmo, periodo romano, II sec. d. C . © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [fig. 2] Il Diadumeno, marmo, 50 d.C. © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [Fig. 3] Giovane donna che corre, bronzo, Grecia, VI sec. a. C. © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [fog. 4] Afrodite di Cnido di Prassitele, marmo © Fondation Pierre Gianadda, Martigny
Informazioni utili
«La bellezza del corpo nell’antica Grecia». Fondazione Pierre Giannada, Rue du Forum, 59 - Martigny (Svizzera). Orari: ore 10.00-18.00. Ingresso: adulti ChF 15/€ 12,50; terza età ChF 13/€ 11,00, famiglie ChF 35/€ 28,00; bambini oltre 10 anni e studenti ChF 8/€ 6,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel.(+41)27.7223978. Informazioni in Italia: tel. 031.269393. Sito internet: www.gianadda.ch. Fino al 9 giugno 2014.
Fondato nel 1753 e aperto al pubblico sei anni dopo, il museo britannico è senz’altro uno dei importanti al mondo con le sue raccolte costituite da oltre sette milioni di oggetti, ma deve la propria notorietà soprattutto alle ventiquattro stanze che raccontano Roma e l’antica Grecia, all’interno delle quali si trovano manufatti che vanno dall’inizio della preistoria all'età bizantina.
Su espressa richiesta dello stesso British Museum a Léonard Gianadda, presidente dell’istituzione elvetica, una pregevole selezione di queste opere è in mostra, fino al prossimo 9 giugno, a Martigny, cittadina nella valle del Rodano che vanta origini celtiche e che è ricca di vestigia di epoca gallo-romana, a cominciare dai resti del tempietto su cui sorge proprio la Fondazione Gianadda.
Un felice connubio di pietra, bronzo e marmo unirà, dunque, per i prossimi tre mesi la sezione antica di uno dei musei più visitati al mondo con la capitale del Vallese romano, il Forum Claudii Vallensium, e con le sue testimonianze di un passato glorioso, dalla possente testa bronzea del «Toro tricorne» ai due torsi virili, provenienti dal Mediterraneo orientale e usati probabilmente come ornamento di una sala termale, che sono stati ritrovati nel 2011 in occasione della realizzazione di una nuova strada del quartiere delle Morasses. Entrambi i lavori, raffiguranti un «Ercole con mantello leonino» e un «Apollo Citaredo», sono in mostra nelle sale del museo svizzero, accanto a una piccola replica in marmo bianco dell’«Afrodite di Cnido» di Prassitele, trovata anch’essa a Martigny nel 1939. Il cuore della rassegna è, però, rappresentato dalle opere del British Museum, attraverso le quali si celebra la bellezza seguendo il filo rosso di sette temi: la prestanza del corpo maschile e la grazia di quello femminile, lo sport, la nascita, il matrimonio, la morte, l‘amore e il desiderio. Ecco così apparire davanti al visitatore le forme toniche ed eleganti del «Discobolo» di Mirone, raffigurato in una scultura in marmo del II secolo a.C., copia romana di un originale in bronzo, fuso nel V secolo a.C. e oggi perduto.
Ammalia per il suo portamento statuario anche il «Il Diadumeno», opera in marmo databile intorno al 50 a.C. e ritrovata in Provenza nel 1862, che raffigura un giovane atleta con la testa cinta dalla benda della vittoria ai Giochi olimpici dell'antica Grecia e che riproduce la famosa scultura in bronzo realizzata da Policleto nel V secolo a.C..
Nella sezione dedicata al corpo femminile spiccano, invece, una terracotta del 300-200 a.C. con le fattezze di una nobildonna greca, elegantemente abbigliata con una lunga tunica e un ampio cappello, e una statua bronzea del VI secolo a.C., forse di origine spartana, raffigurante «Una giovane donna che corre» secondo gli usi del tempo, stando a quanto scrive Pausania: «capelli al vento, tunica abbassata fin sotto le ginocchia, spalla destra completamente nuda e spogliata fino al seno».
Lungo il percorso espositivo, di cui è stato pubblicato un catalogo a documentazione, si trovano anche un possente Zeus in bronzo del I-II secolo a.C., un’anfora a figure nere di fattura greca con l’effige del dio Dioniso (520 a.C.) e una copia della piccola scultura «Eros mentre tende il suo arco» di Lisippo, databile alla fine del IV sec. a.C..
Fra divinità del passato e corpi tonici, è esposta anche una statuetta in terracotta del II secolo a.C. raffigurante il «tenutario del bordello», uno dei personaggi ricorrenti del teatro greco, con addosso la maschera da anziano e con la testa incoronata da strisce frammentate. Tanti volti, dunque, scorrono tra le sale della Fondazione Pierre Giannada a raccontare la bellezza, quella virtù che Stendhal definiva «promessa di felicità».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Il Discobolo, Marmo, periodo romano, II sec. d. C . © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [fig. 2] Il Diadumeno, marmo, 50 d.C. © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [Fig. 3] Giovane donna che corre, bronzo, Grecia, VI sec. a. C. © The Trustees of the British Museum (2014). All rights reserved; [fog. 4] Afrodite di Cnido di Prassitele, marmo © Fondation Pierre Gianadda, Martigny
Informazioni utili
«La bellezza del corpo nell’antica Grecia». Fondazione Pierre Giannada, Rue du Forum, 59 - Martigny (Svizzera). Orari: ore 10.00-18.00. Ingresso: adulti ChF 15/€ 12,50; terza età ChF 13/€ 11,00, famiglie ChF 35/€ 28,00; bambini oltre 10 anni e studenti ChF 8/€ 6,00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel.(+41)27.7223978. Informazioni in Italia: tel. 031.269393. Sito internet: www.gianadda.ch. Fino al 9 giugno 2014.
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