La fotografa franco-cubana Ana Gloria Salvia presenta una selezione di immagini sull'architettura del XX secolo a L'Avana, nella quale dominano geometrie pure, generatrici di spazi e luci. Veronica Gaido propone il progetto «Atman», «un caleidoscopio fluido di colori e di forme dai toni pastello che nasce -per usare le parole della stessa autrice- dall’unione di due elementi fondamentali come l’anima e l’acqua». Mario Giacomelli e i suoi grafismi in bianco e nero dialogano con i giochi di luce ed ombra di Massimiliano Camellini, autore di un curioso lavoro sul mondo dei trapezisti circensi, in esposizione per iniziativa della galleria Artistocratic. Sono questi tre dei tanti progetti espositivi che animeranno la quarta edizione di Mia - Milan Image Art Fair, la fiera internazionale di fotografia che, da venerdì 23 a domenica 25 maggio, torna ad occupare gli spazi versatili e accoglienti di Superstudio Più, prima di sbarcare ad ottobre nel continente asiatico, e più precisamente al Marina Bay Sands di Singapore.
Diretto ancora una volta da Fabio Castelli, l’evento mercantile meneghino, che nel 2013 ha coinvolto più di ventimila visitatori, rispolvera la sua innovativa formula espositiva che tanto successo ha avuto negli anni passati: «uno stand per ogni artista – ad ogni artista il suo catalogo» (o meglio il suo e-book).
Centoottanta gli espositori italiani e stranieri coinvolti -tra gallerie, fotografi indipendenti, editoria specializzata-, la cui selezione è stata curata da un comitato scientifico composto dalla «3/3 photography projects» di Roma, con i critici Gigliola Foschi, Elio Grazioli, Roberto Mutti ed Enrica Viganò. In mostra e in vendita, tra gli altri, autori come Tazio Secchiaroli, Francesca Woodman, Martin Parr, Luigi Ghirri, Francesco Jodice, Mario Giacomelli, Giovanni Gastel e Franco Fontana.
Tanti gli eventi collaterali in agenda, a cominciare dall’attesa performance di videoarte e musica, che vedrà protagonisti la cantante Irene Grandi e il duo fiorentino Pastis, composto dai fratelli Marco e Saverio Lanza (sabato 24 maggio, ore 19.30). Lavazza proporrà, per esempio, il progetto curatoriale «Caffè artistico», con sei fotografi presentati da tre curatori internazionali: Antonio Arévalo ha selezionato per l’occasione il lavoro di Ricardo Miguel Hernández e Graziano Folata, Luca Panaro quello di Guido Meschiari e Matilde Soligno, Francesco Zanot quello di Francesco Neri e del collettivo The Cool Couple.
Bnl - Gruppo Bnp Paribas, altro main sponsor della manifestazione, sarà, invece, presente a Mia con uno stand, all’interno del quale ospiterà due opere della mostra «the sea is my land. Artisti dal Mediterraneo», promossa in occasione del suo centenario di attività e curata da Francesco Bonami ed Emanuela Mazzonis. Alla piccola preview dell’esposizione, che dal 16 giugno al 24 agosto sarà esposta alla Triennale di Milano, sarà affiancata la terza edizione del premio Bnl, un riconoscimento concreto attribuito al miglior artista tra quelli che presenteranno i propri lavori tramite le gallerie d’arte.
Tra gli altri premi che faranno la loro passerella alla fiera milanese ci sono «Born Electric by Bmw», dedicato al tema della mobilità sostenibile, e «Tempo ritrovato - Fotografie da non perdere», ideato da «Io Donna», con la collaborazione del Museo di fotografia contemporanea di Cinisello Balsamo e con il patrocinio della Regione Lombardia, che riconosce annualmente un compenso economico a un archivio privato di un autore italiano, oggi dimenticato, il cui lavoro rappresenta un patrimonio di rilevanza artistica e di grande valore artistico.
Anche il Fondo Malerba lancerà, in fiera, la prima edizione del suo premio fotografico, rivolto ai partecipanti al workshop «Dalla fotografia all’immagine digitale. Storia, linguaggi, mercato», a cura di Francesco Cascino, Fabio Castelli e Walter Guadagnini. L’associazione culturale milanese sarà a Mia anche con una mostra, a cura di Roberto Mutti, dedicata all’Oriente, che allineerà immagini, tra gli altri, di Philip-Lorca diCorcia, Thomas Struth, Nobuyoshi Araki, Yamasuma Morimura, Naoya Hatakeyama, Daido Moriyama e Toshio Shibata.
Non mancherà, poi, la consueta lettura dei portfolio: quarantacinque artisti, selezionati dal comitato scientifico, potranno sottoporre, nella giornata di sabato 24 maggio, il proprio lavoro ad alcuni dei massimi esperti di collezionismo a livello internazionale, tra i quali Joe Baio, Anne-Marie Beckmann, Alessandro Malerba, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo e Janina Vitale.
Ricco si presenta anche il programma culturale, tra cui spiccano la lectio magistralis dell’artista belga Hans Op de Beeck, la conferenza di Francesco Bonami e Urs Stahel sull’importanza delle fondazioni culturali e delle loro prestigiose collezioni, e l’incontro con Cristina Manasse e l’avvocato Joe Baio, che discuteranno di social network e indebita appropriazione.
Suggestiva si presenta, infine, la videoinstallazione «Parlando con voi» che documenterà, attraverso una sequenza di schermi, la vita e la carriera di trenta artiste italiane, che hanno fatto scelte coraggiose, perseguendo, dagli inizi del secolo ad oggi, la loro grande passione per la fotografia, quell’arte magica che cattura il minuto, che imprime nella memoria un piccolo frammento di realtà facendola diventare storia.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tazio Secchiaroli, Sophia Loren fotografata da Richard Avedon, 1966, New print ai sali d'argento su carta baritata, cm 40x50, 1/5, courtesy Wave Gallery Corsini; [fig. 2] Franco Fontana, «Landscapes 1978», Stampa lambda su Diasec, cm 70X100, ed. 5, courtesy Sabrina Raffaghello arte contemporanea; [fig. 3]Mario Giacomelli, «La domenica prima», 2000, Stampa in gelatina d'argento, cm 30 x 40, Vintage; [fig. 4] Giovanni Gastel, «Untitled, Cernobbio», 2008, Stampa Fine-Art Giclée a colori su carta fotografica, cm 89x72 Rag, ed 5, courtesy Photo&Contemporary
Informazioni utili
Mia Fair – Milan Image Art Fair 2014. Superstudio Più, via Tortona, 27 - Milano. Orari: venerdì 23 e sabato 24 maggio, ore 11.00-21.00; domenica 25 maggio, ore 10.00-20.00. Ingresso: intero € 15,00, pass per due giorni € 21,00; pass per tre giorni € 31,00; ridotto (studenti fino a 21 anni; over 65) € 12,00; convenzionati (soci Touring club, Fai, Acacia, Cact, Castello di Rivoli, Fai Swiss, Fondazione Volume, Gamec, Mamco, Museo nazionale della fotografia di Brescia, Museo Santa Giulia, On Fair, Palazzo Grassi, Palazzo Morando, Teatro San Carlo, Triennale, Villa Manin) € 12,00; gratuito per i bambini fino ai 12 anni. Biglietteria on line: www.miafair.it (diritto di prevendita € 1,5). Informazioni: tel. / fax +39.0283241412 o info@miafair.it. Sito internet: www.miafair.it. Dal 23 al 25 maggio 2014
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
martedì 20 maggio 2014
lunedì 19 maggio 2014
I Templari , in mostra a Genova una storia che sa di leggenda
Ci sono il «San Pietro» di Simone Martini (Siena, 1284 circa – Avignone, 1344), che con il suo raffinato impianto gotico rappresenta una degli elementi più prestigiosi del ricco sistema museale di Orvieto, e l’elegante «Madonna del colloquio», disegnata nel marmo bianco da Giovanni Pisano (Pisa, 1248 circa – Siena, 1315 circa) intorno al 1280 e oggi conservata al Museo dell’Opera del Duomo di Pisa, tra i reperti che compongono il percorso espositivo della mostra «Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio», allestita negli spazi romanici del museo-teatro della Commeda di Prè, a due passi dall’Acquario di Genova, per iniziativa della Fondazione DnArt di Milano e in collaborazione con il Mu.Ma - Istituzione musei del mare e delle migrazioni, sotto l’alto patronato del Pontificium Consilium de Cultura e dell’Arcidiocesi di Genova.
La rassegna, curata da Cosimo Damiano Fonseca e Giancarlo Andenna, ripercorre la storia dell’ordine religioso templare, difensore dei pellegrini in Terrasanta e attore fondamentale durante le Crociate contro i musulmani d’Oriente, conosciuto anche con il nome di Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, attraverso un articolato percorso espositivo in otto sezioni, di alto valore scientifico e di impagabile fascino.
Passeggiando sotto le antiche volte dello spazio espositivo genovese, sottoposto cinque anni fa ad accurato restauro, il visitatore si trova, infatti, a confronto con significativi reperti storico-artistici come icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali e codici miniati, dati in prestito da prestigiosi archivi e musei italiani ed europei, tra i quali la British Library di Londra, l’Archivio di Stato di Parigi, l’Accademia dei Lincei, la Biblioteca apostolica vaticana, la Galleria nazionale dell’Umbria, il Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, la Cattedrale di Modena e la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.
Quella che scorre sotto gli occhi del visitatore nel suggestivo complesso ligure, gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, è una storia di tonaca e spada lunga due secoli. Il percorso espositivo prende, infatti, avvio dal XII secolo, epoca di fondazione dell’ordine dei monaci-cavalieri i cui valori fondanti erano la protezione dei deboli, la subordinazione degli interessi particolari al bene generale e l’abnegazione al dovere. E si chiude settecento anni fa, il 18 marzo 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Gran maestro dei cavalieri del Tempio, viene bruciato sulla pubblica piazza a Parigi per volontà del re Filippo IV il Bello, più stimolato a conquistare le immense ricchezze del gruppo e a sopprimere nel sangue il suo senso di autonomia nei confronti del potere che a combattere una presunta eresia.
Dal prezioso codice manoscritto con la Regola di fondazione dei Templari, oggi conservato all’Accademia dei Lincei, fino alla bolla «Vox in excelso» e alla «Pergamena di Chinon», documenti provenienti dall’Archivio segreto Vaticano, a firma di papa Clemente V, che prima accusano e poi assolvono l’ordine monastico-cavalleresco, si dipana una vicenda che ha il sapore della leggenda e che si intreccia con le storie di re Baldovino, del feroce Saladino, di Riccardo Cuor di Leone e di san Bernardo di Chiaravalle, alla cui opera «De laude novae militiae» guardano i primi milites, i sette fondatori dell’ordine, guidati da Ugo da Payns, per darsi una propria Regola di vita, approvata nel 1128 dal Concilio di Troyes.
L’esposizione, giocata principalmente intorno a due elementi quali il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio, propone anche un focus sulla figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino. E ricostruisce per la prima volta il Giardino dei Templari, grazie a una ricerca condotta dal professor Marcello Maimone e della III A dell’Istituto tecnico agrario «Bernardo Marsano» di Genova, che ha portato a scoprire l’impiego di un particolare humus per il compostaggio e ricette medicinali come l’unguento di iperico e l’«Elisir di Gerusalemme», una miscela di vino di palma, polpa di aloe e di canapa che si diceva garantisse una straordinaria longevità. Un aspetto, questo, poco conosciuto dei Templari, il cui mantello bianco con la Croce rossa sulla spalla sinistra, simbolo del sangue versato in nome di Gesù Cristo, è entrato nel mito, legandosi a leggende esoteriche e occulte come quella narrata per la prima volta dal poeta Wolfram von Eschenbach, secondo cui l’ordine è custode del Santo Graal.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Croce Stradale in marmo lavorato a bassorilievo, fine XII-inizi XIII secolo. Museo nazionale d’arte medioevale, Arezzo; [fig. 2] «L’esecuzione dei Templari», miniatura dal «Grandes chronique de France», The British Library, Londra; [fig. 3] Stauroteca, Crux Veliterna, prima metà XII secolo d.C.. Museo Capitolare, Velletri
Informazioni utili
«Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio». Commenda di Prè, piazza della Commenda, 1 - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, scuole € 5,00, ridotto AcquarioVillage € 5,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 010.5573681, info@fondazionednart.it o templari@fondazionednart.it. Fino al 2 giugno 2014.
La rassegna, curata da Cosimo Damiano Fonseca e Giancarlo Andenna, ripercorre la storia dell’ordine religioso templare, difensore dei pellegrini in Terrasanta e attore fondamentale durante le Crociate contro i musulmani d’Oriente, conosciuto anche con il nome di Pauperes commilitones Christi templique Salomonis, attraverso un articolato percorso espositivo in otto sezioni, di alto valore scientifico e di impagabile fascino.
Passeggiando sotto le antiche volte dello spazio espositivo genovese, sottoposto cinque anni fa ad accurato restauro, il visitatore si trova, infatti, a confronto con significativi reperti storico-artistici come icone, scrigni, reliquiari, manoscritti, statue, troni, sigilli, lastre tombali e codici miniati, dati in prestito da prestigiosi archivi e musei italiani ed europei, tra i quali la British Library di Londra, l’Archivio di Stato di Parigi, l’Accademia dei Lincei, la Biblioteca apostolica vaticana, la Galleria nazionale dell’Umbria, il Museo dell’Opera del Duomo a Orvieto, la Cattedrale di Modena e la Basilica del Santo Sepolcro di Barletta.
Quella che scorre sotto gli occhi del visitatore nel suggestivo complesso ligure, gioiello medioevale di singolare bellezza costruito nel 1180 come luogo di assistenza a pellegrini e crociati che si recavano o tornavano dalla Terrasanta, è una storia di tonaca e spada lunga due secoli. Il percorso espositivo prende, infatti, avvio dal XII secolo, epoca di fondazione dell’ordine dei monaci-cavalieri i cui valori fondanti erano la protezione dei deboli, la subordinazione degli interessi particolari al bene generale e l’abnegazione al dovere. E si chiude settecento anni fa, il 18 marzo 1314, quando Jacques de Molay, ultimo Gran maestro dei cavalieri del Tempio, viene bruciato sulla pubblica piazza a Parigi per volontà del re Filippo IV il Bello, più stimolato a conquistare le immense ricchezze del gruppo e a sopprimere nel sangue il suo senso di autonomia nei confronti del potere che a combattere una presunta eresia.
Dal prezioso codice manoscritto con la Regola di fondazione dei Templari, oggi conservato all’Accademia dei Lincei, fino alla bolla «Vox in excelso» e alla «Pergamena di Chinon», documenti provenienti dall’Archivio segreto Vaticano, a firma di papa Clemente V, che prima accusano e poi assolvono l’ordine monastico-cavalleresco, si dipana una vicenda che ha il sapore della leggenda e che si intreccia con le storie di re Baldovino, del feroce Saladino, di Riccardo Cuor di Leone e di san Bernardo di Chiaravalle, alla cui opera «De laude novae militiae» guardano i primi milites, i sette fondatori dell’ordine, guidati da Ugo da Payns, per darsi una propria Regola di vita, approvata nel 1128 dal Concilio di Troyes.
L’esposizione, giocata principalmente intorno a due elementi quali il fascino dell’Oriente e il processo contro il Tempio, propone anche un focus sulla figura di Caffaro, un uomo politico genovese che fu in Terrasanta al tempo di re Baldovino. E ricostruisce per la prima volta il Giardino dei Templari, grazie a una ricerca condotta dal professor Marcello Maimone e della III A dell’Istituto tecnico agrario «Bernardo Marsano» di Genova, che ha portato a scoprire l’impiego di un particolare humus per il compostaggio e ricette medicinali come l’unguento di iperico e l’«Elisir di Gerusalemme», una miscela di vino di palma, polpa di aloe e di canapa che si diceva garantisse una straordinaria longevità. Un aspetto, questo, poco conosciuto dei Templari, il cui mantello bianco con la Croce rossa sulla spalla sinistra, simbolo del sangue versato in nome di Gesù Cristo, è entrato nel mito, legandosi a leggende esoteriche e occulte come quella narrata per la prima volta dal poeta Wolfram von Eschenbach, secondo cui l’ordine è custode del Santo Graal.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Croce Stradale in marmo lavorato a bassorilievo, fine XII-inizi XIII secolo. Museo nazionale d’arte medioevale, Arezzo; [fig. 2] «L’esecuzione dei Templari», miniatura dal «Grandes chronique de France», The British Library, Londra; [fig. 3] Stauroteca, Crux Veliterna, prima metà XII secolo d.C.. Museo Capitolare, Velletri
Informazioni utili
«Templari: storia e leggenda dei cavalieri del Tempio». Commenda di Prè, piazza della Commenda, 1 - Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, scuole € 5,00, ridotto AcquarioVillage € 5,00. Informazioni e prenotazioni: tel. 010.5573681, info@fondazionednart.it o templari@fondazionednart.it. Fino al 2 giugno 2014.
venerdì 16 maggio 2014
Dall’Asia alla Zegna, lungo la via della seta con i video di Studio Azzurro
Un viaggio attraverso i secoli, verso terre lontane, per scoprire l’origine di uno dei filati più preziosi e misteriosi della storia tessile: ecco quanto propone la mostra «La seta dall’Asia alla Zegna», progettata da Marco Strina per Casa Zegna, archivio storico e polo di aggregazione culturale di Trivero, località del Biellese.
Attraverso un percorso multimediale, con contributi video di Studio Azzurro, il visitatore potrà ripercorrere l’avventura millenaria dell’impalpabile e magico tessuto, a partire dalla metamorfosi del baco da seta (nome comune per indicare la larva di Bombix mori) per giungere ai sapienti gesti artigianali che hanno dato vita alle collezioni di Ermenegildo Zegna.
Si volerà così virtualmente in Cina, dove si dice che nel 2640 a.C. sia nata la bachicoltura per iniziativa dell’imperatrice Xi Ling Shi, per poi fare tappa in Giappone, dove i primi bachi da seta giunsero nel 300 d.C., e in Europa, i cui principali poli di sviluppo dell’industria serica furono, in Italia, Catanzaro, Como e Palermo a partire dal XII secolo, e, in Francia, Lione, sul finire del Seicento. In questo viaggio, da Oriente ad Occidente, si farà tappa anche a Biella, città che ha vissuto il suo periodo d’oro dei bachi e dei gelsi nel Settecento, e in un altro centro piemontese, Caraglio, il cui «Filatoio Rosso», costruito intorno al 1670 da Giovanni Francesco e Giovanni Girolamo Galleani, è indicato come «il più antico setificio ancora esistente in Europa».
Largo spazio nella mostra ha ovviamente l’avventura ideativa della seta Zegna, esempio di sinergia vincente tra tradizione e innovazione.
Nel 2009, il gruppo manifatturiero piemontese ha acquisito la Tessitura di Novara, fondata nel 1932; la storia feconda e il know how di questa azienda hanno stimolato nuovi progetti e nuove sfide. Sino ad allora, infatti, la «Ermenegildo Zegna» aveva utilizzato la seta solo come elemento di caratterizzazione e decorazione dei suoi tessuti o in ambiti specifici, come la maglieria intima o quella sportiva. Oggi il gruppo ha totalmente rivoluzionato il modo di intendere questo filato, visto non più e non solo come materia estiva e leggera per antonomasia.
Il lanificio rimane, infatti, il più importante partner nella nuova storia della Tessitura di Novara ed è questa joint venture interna al gruppo piemontese a rappresentare un connubio industriale che vede, ad oggi, nella seta cardata, realizzata per la stagione autunno/inverno 2013, il suo più apprezzabile e inedito risultato tecnico-creativo.
Il prezioso tessuto che evoca ricordi di antichi viaggi sulle rotte dell'estermo Oriente viene così lanciato verso utilizzi nuovi, anche invernali, con aspetti e colori simili al più pregiato cashmere.
Attraverso una ricerca sulla lavorazione della fibra, il lanificio è stato anche in grado di sviluppare di recente, in collaborazione con la centenaria casa automobilistica Maserati, un tessuto per l’auto che mantenesse non solo l’aspetto di un abito da uomo con un pattern tipico, lo spigato, del look maschile e della tradizione tessile, ma tutta la sensorialità tattile, la morbidezza, la sofficità e la preziosità di un tessuto Zegna in 100% seta.
«Elegante, dandy, easy, colorata, sempre sofisticata», per usare le parole di una pubblicità del gruppo, la seta che esce dalla Tessitura di Novara ha ancora molte carte in tavola da giocare, ma ora è tempo di celebrare il passato per progettare il futuro.
Informazioni utili
«La seta dall’Asia alla Zegna». Casa Zegna, via Marconi, 23 - Trivero (Biella). Orari: domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 015.7591463 o archivio.fondazione@zegna.com. Sito internet: www.casazegna.org. Inaugurazione: sabato 17 maggio, dalle ore 16.00, con laboratori gratuiti per bambini. Da domenica 18 maggio a domenica 29 giugno 2014.
Attraverso un percorso multimediale, con contributi video di Studio Azzurro, il visitatore potrà ripercorrere l’avventura millenaria dell’impalpabile e magico tessuto, a partire dalla metamorfosi del baco da seta (nome comune per indicare la larva di Bombix mori) per giungere ai sapienti gesti artigianali che hanno dato vita alle collezioni di Ermenegildo Zegna.
Si volerà così virtualmente in Cina, dove si dice che nel 2640 a.C. sia nata la bachicoltura per iniziativa dell’imperatrice Xi Ling Shi, per poi fare tappa in Giappone, dove i primi bachi da seta giunsero nel 300 d.C., e in Europa, i cui principali poli di sviluppo dell’industria serica furono, in Italia, Catanzaro, Como e Palermo a partire dal XII secolo, e, in Francia, Lione, sul finire del Seicento. In questo viaggio, da Oriente ad Occidente, si farà tappa anche a Biella, città che ha vissuto il suo periodo d’oro dei bachi e dei gelsi nel Settecento, e in un altro centro piemontese, Caraglio, il cui «Filatoio Rosso», costruito intorno al 1670 da Giovanni Francesco e Giovanni Girolamo Galleani, è indicato come «il più antico setificio ancora esistente in Europa».
Largo spazio nella mostra ha ovviamente l’avventura ideativa della seta Zegna, esempio di sinergia vincente tra tradizione e innovazione.
Nel 2009, il gruppo manifatturiero piemontese ha acquisito la Tessitura di Novara, fondata nel 1932; la storia feconda e il know how di questa azienda hanno stimolato nuovi progetti e nuove sfide. Sino ad allora, infatti, la «Ermenegildo Zegna» aveva utilizzato la seta solo come elemento di caratterizzazione e decorazione dei suoi tessuti o in ambiti specifici, come la maglieria intima o quella sportiva. Oggi il gruppo ha totalmente rivoluzionato il modo di intendere questo filato, visto non più e non solo come materia estiva e leggera per antonomasia.
Il lanificio rimane, infatti, il più importante partner nella nuova storia della Tessitura di Novara ed è questa joint venture interna al gruppo piemontese a rappresentare un connubio industriale che vede, ad oggi, nella seta cardata, realizzata per la stagione autunno/inverno 2013, il suo più apprezzabile e inedito risultato tecnico-creativo.
Il prezioso tessuto che evoca ricordi di antichi viaggi sulle rotte dell'estermo Oriente viene così lanciato verso utilizzi nuovi, anche invernali, con aspetti e colori simili al più pregiato cashmere.
Attraverso una ricerca sulla lavorazione della fibra, il lanificio è stato anche in grado di sviluppare di recente, in collaborazione con la centenaria casa automobilistica Maserati, un tessuto per l’auto che mantenesse non solo l’aspetto di un abito da uomo con un pattern tipico, lo spigato, del look maschile e della tradizione tessile, ma tutta la sensorialità tattile, la morbidezza, la sofficità e la preziosità di un tessuto Zegna in 100% seta.
«Elegante, dandy, easy, colorata, sempre sofisticata», per usare le parole di una pubblicità del gruppo, la seta che esce dalla Tessitura di Novara ha ancora molte carte in tavola da giocare, ma ora è tempo di celebrare il passato per progettare il futuro.
Informazioni utili
«La seta dall’Asia alla Zegna». Casa Zegna, via Marconi, 23 - Trivero (Biella). Orari: domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 015.7591463 o archivio.fondazione@zegna.com. Sito internet: www.casazegna.org. Inaugurazione: sabato 17 maggio, dalle ore 16.00, con laboratori gratuiti per bambini. Da domenica 18 maggio a domenica 29 giugno 2014.
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