«Più festival che scandali, ed è tutto dire»: con questo titolo ironico Beppe Severgnini raccontava nei giorni scorsi, in un suo articolo per la rubrica «Italians» del «Corriere della Sera», la passione tutta italiana di riunirsi in nome della cultura.
Dal viaggio alla letteratura, dal teatro al giornalismo: non c'è città del nostro Paese che, nel ricordo di un suo concittadino illustre o per valorizzare il proprio patrimonio artistico, non si faccia tentare dall'idea di promuovere un festival.
Tra gli ultimi nati c'è quello di Bea - Branded Entertainment & Arts, società di comunicazione pubblicitaria che si occupa della produzione di contenuti culturali e d’intrattenimento per la creative community KleinRusso: il Festival per Dire.
La rassegna, i cui appuntamenti saranno tutti a ingresso gratuito, nasce da un’idea di Fabrizio Russo e dall’esperienza del BeaCafé, il caffè letterario di via Giano Parrasio, tra Trastevere e Monteverde vecchio, condotto e coordinato da Andrea Ballarini, che da circa un anno, ogni giovedì, rappresenta un vero crocevia di autori e artisti.
Sabato 7 e domenica 8 giugno a Testaccio, negli spazi del centro di produzione culturale «La Pelanda», i riflettori saranno così puntati sull'affabulazione, sul racconto dal vivo, sulle storie vissute o semplicemente immaginate.
Per questa prima edizione, patrocinata dall’Assessorato alla cultura, creatività e promozione artistica di Roma Capitale, la rassegna può contare sulla presenza di ospiti illustri, a cominciare dal bolognese Stefano Benni che parlerà della sua conoscenza enciclopedica degli animali esotici e di come nascono i suoi menù fantasmagorici. A seguire, i ragazzi del Centro sperimentale di cinematografia proporranno una lettura teatrale a più voci in cui, attraverso le memorie di illustri cinematografari, si ripercorrerà quel momento indimenticabile che il cinema italiano ha vissuto da dopo la guerra fino agli anni Settanta. Seguirà, quindi, un incontro con Valeria Merilini, una delle più importanti restauratrici italiane che ha già al suo attivo il restauro di tre opere del Caravaggio. I giornalisti e scrittori Claudio Cerasa e Michele Masneri parleranno, poi, della politica italiana da dietro le quinte; mentre l’illustratore Filippo Scòzzari racconterà l’esperienza de «Il Male», giornale che ha cambiato per sempre il linguaggio della satira con le sue opere irriverenti e piene di poesia.
Nella giornata di sabato 7 giugno sarà ospite del festival anche lo scrittore Andrea Villani con un monologo teatrale dedicato alla figura romantica e guascona di Luciano Lutring, il solista del mitra. A seguire, la scena sarà occupata dal popolare artista toscano David Riondino, il cui estro affabulatore sarà declinato in vari campi: dall’improvvisazione in rima alla canzone d’autore, dal cabaret al monologo. Spazio, quindi, alle suadenti note del jazz in attesa del breakfast di domenica 8 giugno con la scrittrice Sandra Petrignani, protagonista dell’incontro «Tutte le storie sono storie d’amore».
Gli eventi vedranno, poi, in scena gli esperti di radio Massimo Cirri e Josè Bagnarelli, lo chef Claudio Dordei, il fotografo Nadir Naldi, l’esperto di cinema Anton Giulio Onofri, lo scrittore Luca Scarlini e, per concludere, il critico Filippo La Porta, il teorico dell’innovazione Andrea Granelli e la giornalista Flavia Trupia.
Agli appassionati d’arte si segnala l’incontro con Gea Casolaro che, nella giornata di domenica 8 giugno, parlerà del suo progetto «Still here», nato durante un periodo di residenza a «La Cité Internationale des Arts» di Parigi.
Alternando lunghe camminate a piedi nelle strade parigine alla visione di centinaia di film girati nella capitale francese, l’artista ha creato la propria memoria di quei luoghi, dotandosi di ricordi non vissuti direttamente, ma introiettati attraverso le storie viste al cinema o in televisione. Grazie al ricorso a pellicole che coprono circa cento anni di storia cinematografica, Gea Casolaro ha, dunque, fatto propria la città; ha compiuto un attraversamento che riattualizza quella prerogativa tipicamente parigina della flânerie, esaltata da Baudelaire, analizzata da Benjamin e poi rinnovata da Guy Debord nell’accezione di «deriva».
A condurre il festival sarà Andrea Ballarini, romanziere e saggista, in un’ideale continuazione con le serate del BeaCafé. Ad affiancarlo nell’intero week-end ci saranno i racconti illustrati dei fumettisti Marco Corona e Luca Ralli e la voce fuori campo del giovane attore Nick Russo. Una due giorni, dunque, interessante quella proposta a Roma per «stare lontani dalla banalità del chiacchiericcio televisivo e per -spiegano gli organizzatori- riscoprire il piacere di raccontare e ascoltare».Con la certezza che «a volte una persona –lo diceva l'americano Barry Lopez- per sopravvivere ha bisogno di una storia più ancora che di cibo».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina della prima edizione del Festival per Dire di Roma; [figg. 2 e 3] Un incontro al BeaCafè di Roma, il caffè letterario di via Giano Parrasio dove è nata l’idea del Festival per Dire; [fig. 4] Un frame del progetto «Still here» di Gea Casolaro; [fig. 5] Ritratto di Stefano Benni. Foto di Marco Cella; [fig. 6] Ritratto dell’illustratore Filippo Scozzari
Informazioni utili
Festival per Dire. La Pelanda – Centro di produzione culturale, piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma. Orari: sabato 7 giugno, dalle 10.30 alle 24; domenica 8 giugno, dalle 10.30 alle 19.30. Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Programma: http://www.festivalperdire.com/#programma. Informazioni: Elettra Filardo, tel. 06.5880682 o info@festivalperdire.com. Sito internet: www.festivalperdire.com. Da sabato 7 a domenica 8 giugno 2014.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 6 giugno 2014
giovedì 5 giugno 2014
Andersen Festival, Sestri Levante è per quattro giorni il paese delle favole
È tempo di Andersen Festival. Per il diciassettesimo anno consecutivo Sestri Levante si colorerà di arte, musica, teatro, giochi per bambini e magia nel ricordo dello scrittore danese che inventò i personaggi della Sirenetta e della Principessa sul pisello.
Circa un centinaio gli eventi, tutti a ingresso gratuito, promossi dall’amministrazione comunale, con l’organizzazione di Artificio 23 e con la direzione artistica di Leonardo Pischedda, che da giovedì 5 a domenica 8 giugno animeranno lo splendido borgo ligure, affacciato sul Golfo del Tigullio.
Narrazioni, spettacoli, incontri, concerti, circo contemporaneo e teatro di strada saranno i protagonisti dell’intensa quattro giorni che porterà artisti e compagnie da tutto il mondo, oltre a decine di migliaia di spettatori di ogni età, nella Bimare, soprannome con cui è conosciuta nel mondo Sestri Levante per la sua particolare conformità geografica che la divide in due baie, dette del Silenzio e delle Favole.
Un incrocio di generi e molti progetti inediti e speciali, studiati appositamente per la rassegna, sono da sempre i due punti di forza della kermesse ligure, nata da una costola del premio H.C. Andersen-Baia delle Favole per fiabe inedite, ideato nel lontano 1967 dal medico sestrese David Bixio.
Ad aprire la manifestazione, il cui tema scelto come filo conduttore per questa edizione è «Arte come energia», sarà, nella mattinata di giovedì 5 giugno, una festosa e colorata parata di più mille bambini, accompagnati dalla banda del paese. Si tratta degli studenti delle scuole locali che, da febbraio ad oggi, hanno partecipato agli AndersenLab, laboratori di arte, ceramica, musica e teatro condotti da Monica Marcenaro, Antonio Panella, Susanna Groppello, Enrico De Nicola, Alfredo Gioventù, Daniela Mangini e Lorenzo Capello.
Insieme alle dimostrazioni dei più piccoli daranno sapore alla prima giornata del festival altri due eventi: le sintetiche dimostrazioni di creatività di Pecha Kucha, un’idea nata nel 2003 a Tokyo per fare rete tra giovani designer e oggi diffusa in oltre settecento città di tutto il mondo, e la performance dell’originale poeta-artista Ivan, che realizzerà una versione marina di «Poesia persa l’onda», un’invasione di barchette di carta, realizzate dai bambini sestresi, che attraverseranno il mare con il loro carico di liriche.
I più piccoli passeranno, quindi, il testimone agli artisti. Tanti gli appuntamenti pensati per il pubblico in età scolare che animeranno per tre pomeriggi gli spazi del seicentesco convento dell’Annunziata. Sarà, per esempio, possibile assistere alle favole «Il gatto con gli stivali» e «I Musicanti di Brema» nell’interpretazione del popolarissimo Teatrino dell’Erba Matta, ma anche vedere «Pollicino» nella rilettura di Ilaria Gelmi o lo spettacolo «Le dodici fatiche di Ercole», concepito dal Teatro della Tosse come un grande gioco dell’oca tra le storie del Mediterraneo antico.
Tra gli eventi più attesi in cartellone ci sono quelli riuniti sotto il titolo «Racconti della Baia del Silenzio», che saranno inaugurati nella serata di venerdì 6 giugno da Francesco Tricarico con il progetto «Luce dei miei occhi, dove hai messo l’interruttore?», una narrazione multidisciplinare che mescola voce, musica e pittura. Nella serata di sabato 7 sarà, invece, la volta di Arturo Brachetti, grande attore-trasformista di fama mondiale, che nello spettacolo «Fantasia» parlerà dell’arte intesa come energia e sviluppo della creatività, anche in senso manuale e artigianale. Mentre la chiusura di questa sezione sperimentale del festival sarà affidata a Corrado Augias che, accompagnato al pianoforte da Giuseppe Fausto Modugno, introdurrà, nella serata di domenica 8, «I segreti della musica di Ludwig Van Beethoven». Un’occasione unica, questa, per scoprire aspetti inediti sulla vita e le opere del grande compositore del quale Franz Grillparzer, scrittore e drammaturgo austriaco, scrisse nell’orazione funebre: «Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l’opera sua fino agli estremi confini dell’arte».
Non meno attesi sono gli appuntamenti musicali in programma alla Baia del Silenzio, nella splendida cornice del palco sul mare. Venerdì 6 giugno la band Zibba e Almalibre presenterà, per esempio, il suo nuovo spettacolo, «Il tempo e le parole», progetto acustico parallelo al tour «Senza pensare all’estate». Creato appositamente per la kermesse ligure è anche lo spettacolo «Andersen Special Acoustic / Arisa featuring Gnu Quartet», un «progetto in edizione limitata» (come viene definito in cartella stampa) che sabato 7 porterà nel Tigullio la vincitrice dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, accompagnata al pianoforte da Gioni Barbera. Un altro imperdibile momento musicale del festival è l’omaggio al genio poetico di Fabrizio De André, proposto nella serata di domenica 8 dal Laboratorio ripercussioni sociali che sarà protagonista di un concerto dalle sonorità mediterranee ideato per celebrare i trent’anni di un album entrato nel mito: «Crêuza de mä».
Dall’imbrunire fino a tarda notte, strade e piazze del borgo saranno, inoltre, animate da compagnie internazionali di teatro e di circo di strada. Dalla Gran Bretagna arriverà Mat Ricardo, il giocoliere gentiluomo amato dal pubblico per la sua arte che sposa commedia e improvvisazione dando vita a un cabaret surreale. Dalle Hawaii Sara Kunz, che lascerà il pubblico a bocca aperta con una performance in cui utilizzerà contemporaneamente venti hula hoop. Dal Cile Mauricio Villarroel, in arte Mistral, che, attraverso la passione e l’audacia di tecniche circensi come l’acrobatica a terra e sul palo cinese, gioca con la memoria del passato rievocando i viaggi dei nostri antenati, emigranti da un continente all’altro. Dall’America del Sud arriverà anche Emiliano Sanchez Alessi, argentino residente in Francia, a Tolosa, che mescola con sapienza e poesia la scuola sudamericana e quella d’Oltralpe. A Sestri si esibiranno, poi, I Mole People, particolarissimo e strano duo genovese (strano perchè formato da una sola persona: la giovane cantante, attrice e musicista Elisabetta Granara) che unisce avanguardia e gusto retrò, Juan Manuel Goma, che proporrà il suo collaudatissimo e sempre ricco di sorprese «Atari Show», e Daniel War, in arte Dado, che trasforma gli oggetti in un parco delle meraviglie, convertendoli ad usi improbabili in un’atmosfera fra demenziale, pura classe e abilità tecnica.
Un evento a sè stante sarà il laboratorio esperienziale di equilibrio su cavo e scrittura tenuto dal grande funambolo Andrea Loreni, insieme con la scrittrice Francesca Frediani. Per l’occasione verrà anche presentato in prima nazionale il documentario «Equilibrio», a cura di Simone Rigamonti e Gabriele Savoldi, che racconta di come camminare su un filo, sospesi tra il cielo e l’abisso, riguardi tutti noi e di come la scrittura possa spiegarcelo.
Questa edizione del festival sestrese pensa anche all’arte come strumento per lo sviluppo sociale ed in questo spirito è stata organizzata la sezione «Realtà del mondo», che propone un focus sul Rwanda nel ventennale del genocidio. Alla manifestazione ligure prenderà così parte la scrittrice Esther Mujawayo, insignita nel 2009 del Premio internazionale Women’s World Award, che dialogherà con Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, e con il giornalista Giovanni Porzio.
Non mancherà, come da tradizione, la cerimonia di chisura della quarantasettesima edizione del Premio H.C. Andersen-Baia delle Favole per fiabe inedite, durante la quale verranno lette da Enrico Campanati le storie più belle giunte alla segreteria del concorso, mentre i disegnatori del neonato gruppo Uvaspina trasformeranno i racconti in colorate illustrazioni. Nella stessa cerimonia, in programma nella mattinata di sabato 8 giugno, verranno premiati anche i tre vincitori di «Scatti da Favola», il nuovo concorso dedicato alle immagini fotografiche che i partecipanti hanno realizzato ispirandosi a fiabe famose di Andersen. Ricco, dunque, il carnet di proposte messo in cantiere da Artificio 23 per questa nuova edizione del festival, che per quattro giorni trasformerà Sestri Levante nella capitale italiana della favola, in un vero e proprio paese a misura di bambino.
Per saperne di più
Premio Andersen, un concorso per fiabe e «Scatti da favola»
Una fiaba in uno scatto: un concorso per fotografi al premio Andersen
«Scatti da favola», quando una foto rilegge Andersen
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Il palco sul mare dell’Andersen Festival alla Baia del Silenzio di Sestri Levante; [fig. 2] Arisa. Foto di Emilio Tini; [fig. 3] Arturo Brachetti. Foto di Paolo Ranzani; [fig. 4] L’artista Sara Kunz
Informazioni utili
Andersen Festival. Sestri Levante (Genova), sedi varie. Programma: www.andersenfestival.it/2014/wp-content/uploads/2014/05/ANDERSEN-FESTIVAL-2014.pdf. Informazioni: tel. 0187.257213 o info@artificio23.it. Sito web: www.andersenfestival.it o www.ariafestival.it. Da giovedì 5 a domenica 8 giugno 2014.
Circa un centinaio gli eventi, tutti a ingresso gratuito, promossi dall’amministrazione comunale, con l’organizzazione di Artificio 23 e con la direzione artistica di Leonardo Pischedda, che da giovedì 5 a domenica 8 giugno animeranno lo splendido borgo ligure, affacciato sul Golfo del Tigullio.
Narrazioni, spettacoli, incontri, concerti, circo contemporaneo e teatro di strada saranno i protagonisti dell’intensa quattro giorni che porterà artisti e compagnie da tutto il mondo, oltre a decine di migliaia di spettatori di ogni età, nella Bimare, soprannome con cui è conosciuta nel mondo Sestri Levante per la sua particolare conformità geografica che la divide in due baie, dette del Silenzio e delle Favole.
Un incrocio di generi e molti progetti inediti e speciali, studiati appositamente per la rassegna, sono da sempre i due punti di forza della kermesse ligure, nata da una costola del premio H.C. Andersen-Baia delle Favole per fiabe inedite, ideato nel lontano 1967 dal medico sestrese David Bixio.
Ad aprire la manifestazione, il cui tema scelto come filo conduttore per questa edizione è «Arte come energia», sarà, nella mattinata di giovedì 5 giugno, una festosa e colorata parata di più mille bambini, accompagnati dalla banda del paese. Si tratta degli studenti delle scuole locali che, da febbraio ad oggi, hanno partecipato agli AndersenLab, laboratori di arte, ceramica, musica e teatro condotti da Monica Marcenaro, Antonio Panella, Susanna Groppello, Enrico De Nicola, Alfredo Gioventù, Daniela Mangini e Lorenzo Capello.
Insieme alle dimostrazioni dei più piccoli daranno sapore alla prima giornata del festival altri due eventi: le sintetiche dimostrazioni di creatività di Pecha Kucha, un’idea nata nel 2003 a Tokyo per fare rete tra giovani designer e oggi diffusa in oltre settecento città di tutto il mondo, e la performance dell’originale poeta-artista Ivan, che realizzerà una versione marina di «Poesia persa l’onda», un’invasione di barchette di carta, realizzate dai bambini sestresi, che attraverseranno il mare con il loro carico di liriche.
I più piccoli passeranno, quindi, il testimone agli artisti. Tanti gli appuntamenti pensati per il pubblico in età scolare che animeranno per tre pomeriggi gli spazi del seicentesco convento dell’Annunziata. Sarà, per esempio, possibile assistere alle favole «Il gatto con gli stivali» e «I Musicanti di Brema» nell’interpretazione del popolarissimo Teatrino dell’Erba Matta, ma anche vedere «Pollicino» nella rilettura di Ilaria Gelmi o lo spettacolo «Le dodici fatiche di Ercole», concepito dal Teatro della Tosse come un grande gioco dell’oca tra le storie del Mediterraneo antico.
Tra gli eventi più attesi in cartellone ci sono quelli riuniti sotto il titolo «Racconti della Baia del Silenzio», che saranno inaugurati nella serata di venerdì 6 giugno da Francesco Tricarico con il progetto «Luce dei miei occhi, dove hai messo l’interruttore?», una narrazione multidisciplinare che mescola voce, musica e pittura. Nella serata di sabato 7 sarà, invece, la volta di Arturo Brachetti, grande attore-trasformista di fama mondiale, che nello spettacolo «Fantasia» parlerà dell’arte intesa come energia e sviluppo della creatività, anche in senso manuale e artigianale. Mentre la chiusura di questa sezione sperimentale del festival sarà affidata a Corrado Augias che, accompagnato al pianoforte da Giuseppe Fausto Modugno, introdurrà, nella serata di domenica 8, «I segreti della musica di Ludwig Van Beethoven». Un’occasione unica, questa, per scoprire aspetti inediti sulla vita e le opere del grande compositore del quale Franz Grillparzer, scrittore e drammaturgo austriaco, scrisse nell’orazione funebre: «Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l’opera sua fino agli estremi confini dell’arte».
Non meno attesi sono gli appuntamenti musicali in programma alla Baia del Silenzio, nella splendida cornice del palco sul mare. Venerdì 6 giugno la band Zibba e Almalibre presenterà, per esempio, il suo nuovo spettacolo, «Il tempo e le parole», progetto acustico parallelo al tour «Senza pensare all’estate». Creato appositamente per la kermesse ligure è anche lo spettacolo «Andersen Special Acoustic / Arisa featuring Gnu Quartet», un «progetto in edizione limitata» (come viene definito in cartella stampa) che sabato 7 porterà nel Tigullio la vincitrice dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, accompagnata al pianoforte da Gioni Barbera. Un altro imperdibile momento musicale del festival è l’omaggio al genio poetico di Fabrizio De André, proposto nella serata di domenica 8 dal Laboratorio ripercussioni sociali che sarà protagonista di un concerto dalle sonorità mediterranee ideato per celebrare i trent’anni di un album entrato nel mito: «Crêuza de mä».
Dall’imbrunire fino a tarda notte, strade e piazze del borgo saranno, inoltre, animate da compagnie internazionali di teatro e di circo di strada. Dalla Gran Bretagna arriverà Mat Ricardo, il giocoliere gentiluomo amato dal pubblico per la sua arte che sposa commedia e improvvisazione dando vita a un cabaret surreale. Dalle Hawaii Sara Kunz, che lascerà il pubblico a bocca aperta con una performance in cui utilizzerà contemporaneamente venti hula hoop. Dal Cile Mauricio Villarroel, in arte Mistral, che, attraverso la passione e l’audacia di tecniche circensi come l’acrobatica a terra e sul palo cinese, gioca con la memoria del passato rievocando i viaggi dei nostri antenati, emigranti da un continente all’altro. Dall’America del Sud arriverà anche Emiliano Sanchez Alessi, argentino residente in Francia, a Tolosa, che mescola con sapienza e poesia la scuola sudamericana e quella d’Oltralpe. A Sestri si esibiranno, poi, I Mole People, particolarissimo e strano duo genovese (strano perchè formato da una sola persona: la giovane cantante, attrice e musicista Elisabetta Granara) che unisce avanguardia e gusto retrò, Juan Manuel Goma, che proporrà il suo collaudatissimo e sempre ricco di sorprese «Atari Show», e Daniel War, in arte Dado, che trasforma gli oggetti in un parco delle meraviglie, convertendoli ad usi improbabili in un’atmosfera fra demenziale, pura classe e abilità tecnica.
Un evento a sè stante sarà il laboratorio esperienziale di equilibrio su cavo e scrittura tenuto dal grande funambolo Andrea Loreni, insieme con la scrittrice Francesca Frediani. Per l’occasione verrà anche presentato in prima nazionale il documentario «Equilibrio», a cura di Simone Rigamonti e Gabriele Savoldi, che racconta di come camminare su un filo, sospesi tra il cielo e l’abisso, riguardi tutti noi e di come la scrittura possa spiegarcelo.
Questa edizione del festival sestrese pensa anche all’arte come strumento per lo sviluppo sociale ed in questo spirito è stata organizzata la sezione «Realtà del mondo», che propone un focus sul Rwanda nel ventennale del genocidio. Alla manifestazione ligure prenderà così parte la scrittrice Esther Mujawayo, insignita nel 2009 del Premio internazionale Women’s World Award, che dialogherà con Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere Italia, e con il giornalista Giovanni Porzio.
Non mancherà, come da tradizione, la cerimonia di chisura della quarantasettesima edizione del Premio H.C. Andersen-Baia delle Favole per fiabe inedite, durante la quale verranno lette da Enrico Campanati le storie più belle giunte alla segreteria del concorso, mentre i disegnatori del neonato gruppo Uvaspina trasformeranno i racconti in colorate illustrazioni. Nella stessa cerimonia, in programma nella mattinata di sabato 8 giugno, verranno premiati anche i tre vincitori di «Scatti da Favola», il nuovo concorso dedicato alle immagini fotografiche che i partecipanti hanno realizzato ispirandosi a fiabe famose di Andersen. Ricco, dunque, il carnet di proposte messo in cantiere da Artificio 23 per questa nuova edizione del festival, che per quattro giorni trasformerà Sestri Levante nella capitale italiana della favola, in un vero e proprio paese a misura di bambino.
Per saperne di più
Premio Andersen, un concorso per fiabe e «Scatti da favola»
Una fiaba in uno scatto: un concorso per fotografi al premio Andersen
«Scatti da favola», quando una foto rilegge Andersen
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Il palco sul mare dell’Andersen Festival alla Baia del Silenzio di Sestri Levante; [fig. 2] Arisa. Foto di Emilio Tini; [fig. 3] Arturo Brachetti. Foto di Paolo Ranzani; [fig. 4] L’artista Sara Kunz
Informazioni utili
Andersen Festival. Sestri Levante (Genova), sedi varie. Programma: www.andersenfestival.it/2014/wp-content/uploads/2014/05/ANDERSEN-FESTIVAL-2014.pdf. Informazioni: tel. 0187.257213 o info@artificio23.it. Sito web: www.andersenfestival.it o www.ariafestival.it. Da giovedì 5 a domenica 8 giugno 2014.
mercoledì 4 giugno 2014
Alberto Pasini, un pittore ottocentesco innamorato delle luci d’Oriente
Bazar brulicanti di gente e pieni di sfumature di ogni colore, carovane in viaggio nel deserto sconfinato, giardini lussureggianti impregnati di una calda luce estiva, paesaggi e architetture che sembrano usciti dal libro «Le mille e una notte»: il fascino esotico di terre lontane come l’Arabia e la Persia trova casa alla Fondazione Accorsi – Ometto di Torino. Il museo di arti decorative piemontese propone, fino a domenica 29 giugno, la mostra monografica «L’Oriente di Alberto Pasini», curata dal professor Giuseppe Luigi Marini e realizzata in collaborazione con «Arte Futura» di Giuliana Godio. Una sessantina di opere tra schizzi, litografie e dipinti, provenienti principalmente da collezioni private, dialoga con una serie di fotografie e di disegni, appartenenti ai discendenti del pittore e per la prima volta esposti al pubblico, testimonianza storica fondamentale per comprendere il vissuto dell’artista emiliano, concittadino di Giuseppe Verdi, che ebbe largo riconoscimento del suo talento in Francia.
Formatosi all’Accademia di belle arti di Parma, Alberto Pasini (Busseto - Parma, 3 settembre 1826- Cavoretto - Torino, 15 dicembre 1899) inizia la sua carriera come incisore, per passare alla pittura alla metà degli anni Cinquanta, su impulso di Théodore Chassériau, conosciuto durante un soggiorno a Parigi. Il giovane artista emiliano è alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo, che lo porta in principio ad accostarsi alle novità della scuola di Barbizon, quando il maestro parigino gli offre, nel marzo del 1855, l’occasione di partire come disegnatore al seguito della missione diplomatica del ministro plenipotenziario Prosper Bourée presso lo scià di Persia.
Il viaggio nel «favoloso Oriente», terra che nell’Ottocento romantico sprona la fantasia del mondo occidentale con il suo velato erotismo e il suo fascino esotico che ha il sapore di spezie sconosciute, dura più di un anno e fa tappa in Persia, Turchia, Siria, Arabia ed Egitto. Al ritorno, nell’agosto del 1856, Alberto Pasini sanziona il proprio addio alla litografia con una splendida serie di dodici vedute pubblicate dalle edizioni Lemercier con il titolo «Viaggio nell’Egitto, nella Persia e nell’Armenia». Inizia così la fortunata stagione orientalista dell’artista, una stagione che lo vedrà più volte tornare in Oriente fra il 1859 e il 1873, facendo tappa in Paesi come il Sinai, la Palestina e il Libano, o visitare località spagnole dalla forte impronta araba quali Cordoba e Granada e città come Venezia che, per i suoi colori e le sue luci, gli sembreranno una preziosa alternativa al mondo orientale.
La pittura di Alberto Pasini, cronaca a colori di un paesaggio e di una quotidianità esperita, al contrario della maggior parte delle opere orientaliste dei colleghi, cariche di suggestioni letterarie, di fantasie convenzionali e di preconcetti interpretativi, acquista rapidamente una larga notorietà, assecondata dall’abile professionalità del mercante Adolphe Goupil.
Un disegno esatto e attento a imprimere sulla tela anche il più piccolo dei particolari, un felice equilibrio nella composizione, un impasto pittorico sobrio ma ricco di bagliori, giocato su poche tonalità, e un’attenzione quasi fotografia, verista, alla realtà circostante sanciscono la fortuna del pittore, definito da Ugo Ojetti «il più delicato e luminoso degli orientalisti».
Tele come «Mercato orientale», «Forno a Istanbul», «Caravanserraglio», «Cavalli all’abbeverata» e «Fuori le mura» documentano in mostra lo stile di Alberto Pasini e conducono il visitatore in un viaggio che alterna le eleganti architetture della moschea Moristan con i colori vanigliati e rosei del Cairo, il blu terso dei cieli di Damasco con la laboriosità dei bazar arabi e, ancora, le carovane insabbiate e i loro cammellieri con le strade tinteggiate dalla gente di Costantinopoli.
Assiduo ai Salons parigini che ne decretano la fama internazionale di sommo pittore orientalista, Alberto Pasini partecipa anche a varie mostre italiane ed è in realtà Torino, città dove fissa la sua residenza, acquistando una casa sulle colline nel 1870, che, un anno prima della morte, gli rende il più importante riconoscimento, presentando all’Esposizione del 1898, oltre centonovanta studi dal vero, freschi di tocco e di espressione, che costituiscono la sua personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto. Un omaggio, dunque, dovuto quello della Fondazione Accorsi – Ometto, che espone in contemporanea, nella rassegna «Cugini del Re», una serie di collari dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata, tra cui uno proveniente da Palazzo Reale di Torino. L’occasione è offerta dal recente acquisto del piccolo collare che appartenne al conte Luigi Cibrario, storico e uomo politico, investito del titolo di cavaliere daVittorio Emanuele II di Savoia nel 1869.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alberto Pasini, «Mercato orientale», 1870. Olio su tela, cm 55,2 x 45,2. Collezione privata; [fig. 2] Alberto Pasini, «Scena orientale (Moschea araba)», 1873. olio su tela, cm 35,4 x 27. Fai – Fondo ambiente italiano / Villa Flecchia, Magnano di Biella / Collezione Enrico; [fig. 3]Alberto Pasini, «Cavalieri al galoppo», 1862. Olio su tela, cm 46,5 x 38,4. Collezione privata
Informazioni utili
«L’Oriente di Alberto Pasini». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–18.00; sabato e domenica, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero sola mostra o mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 6,00; intero mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 8,00; possessori Abbonamento musei € 3,00. Catalogo: disponibile in mostra.Informazioni: tel. 011.837688, int. 3 o info@fondazioneaccorsi-ometto.it. Sito internet: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino al 29 giugno 2014.
Formatosi all’Accademia di belle arti di Parma, Alberto Pasini (Busseto - Parma, 3 settembre 1826- Cavoretto - Torino, 15 dicembre 1899) inizia la sua carriera come incisore, per passare alla pittura alla metà degli anni Cinquanta, su impulso di Théodore Chassériau, conosciuto durante un soggiorno a Parigi. Il giovane artista emiliano è alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo, che lo porta in principio ad accostarsi alle novità della scuola di Barbizon, quando il maestro parigino gli offre, nel marzo del 1855, l’occasione di partire come disegnatore al seguito della missione diplomatica del ministro plenipotenziario Prosper Bourée presso lo scià di Persia.
Il viaggio nel «favoloso Oriente», terra che nell’Ottocento romantico sprona la fantasia del mondo occidentale con il suo velato erotismo e il suo fascino esotico che ha il sapore di spezie sconosciute, dura più di un anno e fa tappa in Persia, Turchia, Siria, Arabia ed Egitto. Al ritorno, nell’agosto del 1856, Alberto Pasini sanziona il proprio addio alla litografia con una splendida serie di dodici vedute pubblicate dalle edizioni Lemercier con il titolo «Viaggio nell’Egitto, nella Persia e nell’Armenia». Inizia così la fortunata stagione orientalista dell’artista, una stagione che lo vedrà più volte tornare in Oriente fra il 1859 e il 1873, facendo tappa in Paesi come il Sinai, la Palestina e il Libano, o visitare località spagnole dalla forte impronta araba quali Cordoba e Granada e città come Venezia che, per i suoi colori e le sue luci, gli sembreranno una preziosa alternativa al mondo orientale.
La pittura di Alberto Pasini, cronaca a colori di un paesaggio e di una quotidianità esperita, al contrario della maggior parte delle opere orientaliste dei colleghi, cariche di suggestioni letterarie, di fantasie convenzionali e di preconcetti interpretativi, acquista rapidamente una larga notorietà, assecondata dall’abile professionalità del mercante Adolphe Goupil.
Un disegno esatto e attento a imprimere sulla tela anche il più piccolo dei particolari, un felice equilibrio nella composizione, un impasto pittorico sobrio ma ricco di bagliori, giocato su poche tonalità, e un’attenzione quasi fotografia, verista, alla realtà circostante sanciscono la fortuna del pittore, definito da Ugo Ojetti «il più delicato e luminoso degli orientalisti».
Tele come «Mercato orientale», «Forno a Istanbul», «Caravanserraglio», «Cavalli all’abbeverata» e «Fuori le mura» documentano in mostra lo stile di Alberto Pasini e conducono il visitatore in un viaggio che alterna le eleganti architetture della moschea Moristan con i colori vanigliati e rosei del Cairo, il blu terso dei cieli di Damasco con la laboriosità dei bazar arabi e, ancora, le carovane insabbiate e i loro cammellieri con le strade tinteggiate dalla gente di Costantinopoli.
Assiduo ai Salons parigini che ne decretano la fama internazionale di sommo pittore orientalista, Alberto Pasini partecipa anche a varie mostre italiane ed è in realtà Torino, città dove fissa la sua residenza, acquistando una casa sulle colline nel 1870, che, un anno prima della morte, gli rende il più importante riconoscimento, presentando all’Esposizione del 1898, oltre centonovanta studi dal vero, freschi di tocco e di espressione, che costituiscono la sua personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto. Un omaggio, dunque, dovuto quello della Fondazione Accorsi – Ometto, che espone in contemporanea, nella rassegna «Cugini del Re», una serie di collari dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata, tra cui uno proveniente da Palazzo Reale di Torino. L’occasione è offerta dal recente acquisto del piccolo collare che appartenne al conte Luigi Cibrario, storico e uomo politico, investito del titolo di cavaliere da
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alberto Pasini, «Mercato orientale», 1870. Olio su tela, cm 55,2 x 45,2. Collezione privata; [fig. 2] Alberto Pasini, «Scena orientale (Moschea araba)», 1873. olio su tela, cm 35,4 x 27. Fai – Fondo ambiente italiano / Villa Flecchia, Magnano di Biella / Collezione Enrico; [fig. 3]Alberto Pasini, «Cavalieri al galoppo», 1862. Olio su tela, cm 46,5 x 38,4. Collezione privata
Informazioni utili
«L’Oriente di Alberto Pasini». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–18.00; sabato e domenica, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero sola mostra o mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 6,00; intero mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 8,00; possessori Abbonamento musei € 3,00. Catalogo: disponibile in mostra.Informazioni: tel. 011.837688, int. 3 o info@fondazioneaccorsi-ometto.it. Sito internet: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino al 29 giugno 2014.
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