Leonardo da Vinci ci ha lasciato un tesoro di oltre seimila pagine di quaderni, appunti e semplici fogli sparsi, in cui sono contenuti circa centomila tra schizzi, diagrammi e disegni. Questi lavori testimoniano in modo eccellente la vastità dei suoi interessi e l’inesauribile ricchezza delle sue scoperte. Alla sua opera grafica guarda la mostra «Leonardo, anatomia dei disegni», promossa dalla Biblioteca universitaria di Bologna in occasione del quinto centenario dalla morte dell’artista.
Al Museo di Palazzo Poggi sono esposti fino al prossimo 19 gennaio, per la curatela di Pietro Marani, cinque fondamentali disegni del maestro toscano, tra cui il celeberrimo «Uomo Vitruviano» della Gallerie dell’Accademia di Venezia e il noto «Paesaggio, 5 agosto 1473» degli Uffizi di Firenze.
Questi lavori sono mostrati non in originale ma tramite l'applicativo ISLe, «un artefatto comunicativo digitale elaborato -spiegano dall’ateneo bolognese- per surrogare, indagare, descrivere e comunicare i disegni originali, i loro metodi di rappresentazione e i loro contenuti, riproducendone accuratamente forma, caratteri e aspetto».
Ad elaborare l’applicativo è stato un team del Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna, guidato da Marco Gaiani e Fabrizio Ivan Apollonio, che ha iniziato i suoi studi nel 2010 con l’intento di ideare uno strumento capace di oltrepassare i limiti odierni nella conservazione e comunicazione dei disegni antichi.
Il visitatore ha così modo di vedere i disegni in modo nuovo. ISLe propone, infatti, la trasposizione delle opere in forma digitale come replica fotorealistica tridimensionale interattiva che -raccontano dall’Alma Mater- usa due paradigmi: «disegno come tra le mani» e «mostrare ciò che non vedi ad occhio nudo».
L’applicativo viene presentato su tavoli touchscreen da 55 pollici con risoluzione 4K, conducendo il visitatore in una dimensione virtuale che gli permette di vedere i disegni in 3D, mostrandone i più piccoli particolari.
«ISLe – spiega, a tal proposito, Marco Gaiani - è una soluzione che mira a ricostruire tridimensionalmente l’intera riflettanza spaziale degli artefatti, al fine di assicurare la visualizzazione dinamica multiscala ad alta fedeltà, in modo da rendere apprezzabili non solo i caratteri grafici dell’elaborato (segni e impressione della punta metallica per tracciare i segni), ma anche le ondulazioni e i movimenti della carta, oltre alle criticità conservative del foglio, come la corrosione dovuta all’acidità degli inchiostri. Il principale vantaggio di ISLe quindi è consentire una visualizzazione fedele che non si limita ad una semplice vista ortogonale, ma fornisce la capacità di documentare, visualizzare e analizzare i dettagli fini della superficie. Infine, il sistema è in grado di garantire, sia al semplice visitatore sia allo studioso, la possibilità non solo di vedere apparire i tanti straordinari particolari del disegno, ma anche di poterli collegare agli studi già fatti e arrivare a scoprire caratteri che fino a quel momento non erano stati resi visibili».
Applicare questa idea ai disegni di Leonardo non è certo stato semplice. «Le difficoltà che abbiamo incontrato durante il delicato lavoro di acquisizione sono soprattutto di natura dimensionale», aggiunge Fabrizio Apollonio. «Leonardo -spiega ancora lo studioso- utilizza spesso fogli assai piccoli, ad esempio il celeberrimo «Uomo Vitruviano» è realizzato su un foglio poco più grande di un comune A4, mentre il foglio 117 del Codice Atlantico, raffigurante una «Fortezza a pianta quadrata» è in un inusuale formato trapezoidale. Inoltre Leonardo utilizza un tratto straordinariamente fine, che va oltre il normale limite dell’occhio umano nel percepire i dettagli. In anni di lunga esperienza a contatto con disegni antichi non abbiamo mai riscontrato spessori grafici così sottili».
Le applicazioni multimediali sono accompagnate, oltre che da didascalie illustrative, anche da facsimili dei disegni originali, presentando inoltre il contesto storico e culturale in cui le opere sono nate.
Un’occasione, dunque, in più quella offerta da Bologna per conoscere Leonardo e capire come egli abbia trasferito nella prassi il suo «adunque è necessario figurare e descrivere», costruendo una tecnica per formare sistemi conoscitivi a tutt’oggi ineguagliata.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Disegno di Fabrizio I. Apollonio su originale per concessione del Ministero dei beni e le attività culturali e per il Turismo - Le Gallerie degli Uffizi; [fig. 2] Elaborazione creativa tramite applicativo ISLe (InSight Leonardo) di Studio di proporzioni del corpo umano detto Uomo vitruviano da originali per concessione del Ministero dei beni e le attività culturali e per il Turismo – Gallerie dell’Accademia di Venezia; [fig. 3] Elaborazione creativa tramite applicativo ISLe (InSight Leonardo) di Due mortai che lanciano palle esplosive da originali per concessione della Veneranda Biblioteca Ambrosiana/Mondadori Portfolio; [fig. 4 e seguenti] Allestimento della mostra Leonardo, anatomia dei disegni
Informazioni utili
«Leonardo, anatomia dei disegni».Museo di Palazzo Poggi, via Zamboni, 33 - Bologna. Orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 16; sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 18; chiusure 24 e 25 dicembre, 1 gennaio. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 051.2099610. Sito web: https://eventi.unibo.it/smamostre-leonardoanatomiadeidisegni/informazioni-per-la-visita. Fino al 19 gennaio 2020
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 29 novembre 2019
giovedì 28 novembre 2019
«U.mano», arte e scienza alla Fondazione Golinelli di Bologna
Indicano, benedicono, sorreggono, pregano, toccano, giocano: le mani, elemento di raccordo tra la dimensione del fare e quella del pensare, sono al centro del nuovo progetto espositivo della Fondazione Golinelli di Bologna, ente privato che si occupa in maniera integrata di educazione, formazione e cultura per favorire la crescita intellettuale ed etica dei giovani e dei giovanissimi con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo sostenibile del nostro Paese.
Lo spazio del Centro Arti e Scienze, progettato da Mario Cucinella Architects, è stato trasformato per l’occasione in un tempio classico, omaggio all’insegnamento degli antichi. Al suo interno sono collocate fino al prossimo 9 aprile le opere selezionate da Andrea Zanotti con Silvia Evangelisti, Carlo Fiorini e Stefano Zuffi, in un percorso che spazio dal Rinascimento ai giorni nostri.
«U.Mano», questo il titolo dell’esposizione, si apre con due grandi installazioni centrali, sviluppate a partire dalla digitalizzazione della mano destra del fondatore Marino Golinelli: in una le mani sono chiuse, diventando così emblema della riflessione sulla propria origine e interiorità, nell’altra sono aperte, a rappresentare la nostra voglia di esplorazione e di conoscenza del mondo circostante.
Tra i pezzi storici che è possibile ammirare c’è il «De Symmetria partium in rectis formis humanorum corporum libri» di Albrecht Dürer, un trattato sul disegno della figura umana le cui istruzioni sono state interpretate come uno dei primi algoritmi di arte generativa.
Si potranno anche vedere due atlanti anatomici straordinari -il «De humani corporis fabrica» di Andrea Vesalio e i «Deux Livres de chirurgie» di Ambroise Paré- e le cere di Anna Morandi Manzolini, strumento di conoscenza e di riproduzione mimetica della realtà, ma anche straordinaria opera scultorea del Settecento.
Riannodare i fili della memoria passata permette all’uomo di restare legato alla sua origine e, quindi, di procedere verso il futuro con più certezza. Pertanto, nel percorso della mostra sono collocati anche alcuni dipinti realizzati tra Cinquecento e Seicento: la «Madonna col Bambino» attribuita a Caravaggio, «Giuditta e Oloferne» di Giovan Battista Crespi, «Il Cristo della moneta» di Mattia Preti, la «Madonna col Bambino» di Ludovico Carracci, il «San Giovanni Battista» di Guercino e il «Ritratto di Francesco Arsilli» di Sebastiano del Piombo.
Il Medioevo che lascia definitivamente spazio a nuove e inedite imprese umane coincide con uno spostamento dell’asse antropologico, con l’uomo che diviene progressivamente padrone della propria fortuna.
Il percorso conduce, quindi, il visitatore a un indice puntato verso il cielo, a ricordare il destino di grandezza che attende l'uomo e che è tutto iscritto nel «Giudizio universale» della Cappella Sistina.
Quel dito, reinterpretato da Pistoletto nel «quadro specchiante» che ripropone la «Creazione di Adamo» di Michelangelo nella contemporaneità, indica un’idea della creazione diversa da quella della tradizione antica, in cui il tocco della mano rappresenta l’elemento di raccordo tra Creatore e creato, tra la pura capacità creativa e il mondo delle cose, avviando l’uomo alla conoscenza, invitandolo a sviluppare le proprie potenzialità.
Non manca lungo il percorso espositivo un riferimento a Leonardo da Vinci, di cui si ricordano quest’anno i cinquecento anni dalla morte. La perduta «Battaglia di Anghiari» è restituita al pubblico attraverso sofisticate rielaborazioni digitali di giovanissimi ricercatori.
L’ultimo passo nell’evoluzione della mano conduce a un presente avveniristico, nel quale è protagonista un arto bionico, un’opera di ingegneria avanzata realizzata dai giovani ricercatori di BionIt Labs srl –una delle start-up che operano nell’incubatore-acceleratore G-Factor– che hanno progettato un arto innovativo e adattabile a ogni paziente.
La dimensione del bello e del fruibile si incontrano, dunque, alla Fondazione Golinelli, perché, come afferma il curatore Andrea Zanotti nel suo testo in catalogo: «Le cose che creiamo non possono essere solo utili ma devono anche riflettere quella bellezza senza la quale il genere umano rischia di perdere la sua parte immateriale, la più preziosa: lo spirito».
Informazioni utili
U.mano. Centro Arti e Scienze Golinelli | Opificio Golinelli, via Paolo Nanni Costa, 14 – Bologna. Orari: da martedì a venerdì, ore 10.00-19.00; sabato e domenica ore 11.00-20.00. Ingresso: 10,00 € intero, 8,00 € ridotto, 10,00 € biglietto attività + visita per bambini e ragazzi (non applicabile riduzione). Catalogo: BUP - Bononia University Press – 24,00 €. Informazioni su: www.mostraumano.it | www.fondazionegolinelli.it. Ufficio stampa: Delos, info@delosrp.it - 02.8052151/335.5204067. Fino al 9 aprile 2020.
Lo spazio del Centro Arti e Scienze, progettato da Mario Cucinella Architects, è stato trasformato per l’occasione in un tempio classico, omaggio all’insegnamento degli antichi. Al suo interno sono collocate fino al prossimo 9 aprile le opere selezionate da Andrea Zanotti con Silvia Evangelisti, Carlo Fiorini e Stefano Zuffi, in un percorso che spazio dal Rinascimento ai giorni nostri.
«U.Mano», questo il titolo dell’esposizione, si apre con due grandi installazioni centrali, sviluppate a partire dalla digitalizzazione della mano destra del fondatore Marino Golinelli: in una le mani sono chiuse, diventando così emblema della riflessione sulla propria origine e interiorità, nell’altra sono aperte, a rappresentare la nostra voglia di esplorazione e di conoscenza del mondo circostante.
Tra i pezzi storici che è possibile ammirare c’è il «De Symmetria partium in rectis formis humanorum corporum libri» di Albrecht Dürer, un trattato sul disegno della figura umana le cui istruzioni sono state interpretate come uno dei primi algoritmi di arte generativa.
Si potranno anche vedere due atlanti anatomici straordinari -il «De humani corporis fabrica» di Andrea Vesalio e i «Deux Livres de chirurgie» di Ambroise Paré- e le cere di Anna Morandi Manzolini, strumento di conoscenza e di riproduzione mimetica della realtà, ma anche straordinaria opera scultorea del Settecento.
Riannodare i fili della memoria passata permette all’uomo di restare legato alla sua origine e, quindi, di procedere verso il futuro con più certezza. Pertanto, nel percorso della mostra sono collocati anche alcuni dipinti realizzati tra Cinquecento e Seicento: la «Madonna col Bambino» attribuita a Caravaggio, «Giuditta e Oloferne» di Giovan Battista Crespi, «Il Cristo della moneta» di Mattia Preti, la «Madonna col Bambino» di Ludovico Carracci, il «San Giovanni Battista» di Guercino e il «Ritratto di Francesco Arsilli» di Sebastiano del Piombo.
Il Medioevo che lascia definitivamente spazio a nuove e inedite imprese umane coincide con uno spostamento dell’asse antropologico, con l’uomo che diviene progressivamente padrone della propria fortuna.
Il percorso conduce, quindi, il visitatore a un indice puntato verso il cielo, a ricordare il destino di grandezza che attende l'uomo e che è tutto iscritto nel «Giudizio universale» della Cappella Sistina.
Quel dito, reinterpretato da Pistoletto nel «quadro specchiante» che ripropone la «Creazione di Adamo» di Michelangelo nella contemporaneità, indica un’idea della creazione diversa da quella della tradizione antica, in cui il tocco della mano rappresenta l’elemento di raccordo tra Creatore e creato, tra la pura capacità creativa e il mondo delle cose, avviando l’uomo alla conoscenza, invitandolo a sviluppare le proprie potenzialità.
Non manca lungo il percorso espositivo un riferimento a Leonardo da Vinci, di cui si ricordano quest’anno i cinquecento anni dalla morte. La perduta «Battaglia di Anghiari» è restituita al pubblico attraverso sofisticate rielaborazioni digitali di giovanissimi ricercatori.
L’ultimo passo nell’evoluzione della mano conduce a un presente avveniristico, nel quale è protagonista un arto bionico, un’opera di ingegneria avanzata realizzata dai giovani ricercatori di BionIt Labs srl –una delle start-up che operano nell’incubatore-acceleratore G-Factor– che hanno progettato un arto innovativo e adattabile a ogni paziente.
La dimensione del bello e del fruibile si incontrano, dunque, alla Fondazione Golinelli, perché, come afferma il curatore Andrea Zanotti nel suo testo in catalogo: «Le cose che creiamo non possono essere solo utili ma devono anche riflettere quella bellezza senza la quale il genere umano rischia di perdere la sua parte immateriale, la più preziosa: lo spirito».
Informazioni utili
U.mano. Centro Arti e Scienze Golinelli | Opificio Golinelli, via Paolo Nanni Costa, 14 – Bologna. Orari: da martedì a venerdì, ore 10.00-19.00; sabato e domenica ore 11.00-20.00. Ingresso: 10,00 € intero, 8,00 € ridotto, 10,00 € biglietto attività + visita per bambini e ragazzi (non applicabile riduzione). Catalogo: BUP - Bononia University Press – 24,00 €. Informazioni su: www.mostraumano.it | www.fondazionegolinelli.it. Ufficio stampa: Delos, info@delosrp.it - 02.8052151/335.5204067. Fino al 9 aprile 2020.
mercoledì 27 novembre 2019
«BilBOlbul», Il fumetto racconta lo «spaesamento quale condizione costitutiva del presente»
L'arte può essere un importante veicolo di riflessioni sul nostro presente. Lo prova chiaramente la nuova edizione di BilBOlbul, il festival internazionale di fumetto che dal 29 novembre al 1° dicembre animerà la città di Bologna.
La nuova edizione, la numero tredici, concentra, infatti, la propria attenzione su un tema attuale e di grande interesse come lo «spaesamento quale condizione costitutiva del presente», palesata sotto diverse forme: «la perdita di memoria storica, la disarmonia coi territori che abitiamo o attraversiamo, una crisi generale dell’immaginario che rende difficile pensare al futuro».
Cuore pulsante del festival, organizzato come consuetudine dall’associazione culturale Hamelin, sarà la Biblioteca Salaborsa, dove si potranno anche acquistare alcune delle più interessanti autoproduzioni internazionali e i libri della quattro giorni bolognese, oltre a partecipare ai firmacopie con gli autori. Ma la manifestazione coinvolgerà tutta la città -dal Mambo all’Accademia di Belle arti, passando per Palazzo Fava, l’Alma Mater, la libreria per ragazzi «Giannino Stoppani» e molti altri luoghi-, portando tra le loro sale mostre, incontri, presentazioni di novità editoriali, laboratori per ragazzi, attività dedicate alle scuole.
A firmare il manifesto di questa edizione è il franco-beninese Yvan Alagbé, che ha realizzato per l’occasione una rielaborazione del «Marron inconnu de Saint- Domingue», la statua raffigurante uno schiavo in fuga, che ha deposto a terra l’arma e lancia un richiamo, realizzata dall’architetto Albert Mangonès nel 1967 per celebrare la liberazione di Santo Domingo dai francesi. Per l’artista il concetto di spaesamento passa, infatti, attraverso la questione del colonialismo e delle migrazioni.
Yvan Alagbé sarà protagonista di BilBOlbul anche con due mostre.
All’Accademia di Belle arti si terrà, dal 30 novembre al 20 dicembre, «Una storia dell’amore», che ripercorre l’excursus creativo e politico dell’artista dal realismo spiazzante di «Negri gialli e altre creature immaginarie» (in uscita per Canicola nei giorni del festival), che tratteggia un ritratto profondamente umano della vita di una famiglia di sans-papier africani in Francia, fino alle tavole inedite di «Apocalypse des oiseaux», un libro in lavorazione da otto anni che racconta l’amore con un percorso visivo che attraversa i secoli, i simboli e l’immaginario collettivo, dove compaiono i film di Hollywood, le statuette del Neolitico, i mistici persiani, i drammi di Aristofane, il Vangelo, il Corano, le sculture classiche.
Yvan Alagbé sarà in mostra, dal 30 novembre al 7 dicembre, anche allo Squadro Stamperia Galleria d'arte (via Nazario Sauro, 27), dove esporrà, sotto il titolo di «Eros mostro», una serie di serigrafie che raccontano la storia di una valigia misteriosa dimenticata su un treno, a partire dal racconto inedito pubblicato nell’edizione italiana di «Negri gialli e altre creature immaginarie».
La riflessione sullo spaesamento connota anche il lavoro di Chris Reynolds, uno dei più importanti autori del fumetto contemporaneo, che proprio in occasione di BilBOlbul torna sulle scene, dopo un’assenza durata quasi trent’anni.
La mostra «Giorni nuovi… e migliori?», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre allo Spazio B5 (vicolo Cattani, 5/b), allinea le tavole originali di «Un mondo nuovo», la raccolta dei suoi principali racconti (la cui edizione italiana esce nei giorni del festival per Tunué), che porta il lettore in un mondo simile al nostro ma deformato da un conflitto interplanetario mai narrato direttamente.
Nei giorni di BilBOlBul esce anche «L’età d’oro», un volume prodotto in tiratura limitata da Banana Oil, portale dedicato al fumetto a cura di Matteo Gaspari, che raccoglie cinque racconti inediti di Chris Reynolds e un saggio.
Il concetto di «spaesamento quale condizione costitutiva del presente» sarà raccontato anche da Nora Krug, il cui graphic novel «Heimat» (Einaudi, 2019) è stato accolto dalla critica internazionale come uno dei più importanti libri degli ultimi anni.
Dopo vent'anni negli Stati Uniti, l’autrice è tornata nella sua patria, la Germania, per ricostruire la storia della sua famiglia e il suo ruolo durante il nazismo. Attraverso cimeli, documenti, foto, ha composto un’enciclopedia visiva che traccia il ritratto di una famiglia e insieme quello di una nazione intera, e riflette sulle impronte che la Seconda guerra mondiale ha lasciato su generazioni di persone, nel tentativo di superare il senso di colpa che è insieme personale e collettivo.
Nora Krug sarà protagonista di due mostre: la prima, intitolata appunto «Heimat», si terrà dal 30 novembre al 6 gennaio al Museo internazionale e biblioteca della musica, dove saranno visibili le tavole originali, ma anche le fotografie, i manoscritti, gli oggetti e i documenti che l'artista ha raccolto durante le sue ricerche in Germania. Nelle stesse settimane la Galleria d’arte Portanova12 (via Portanova, 12) ospiterà, invece, una personale dell'artista, che ne ripercorre la carriera a partire dagli esordi.
Negli stessi giorni di BilBOlbul si terrà anche la mostra «Alberto Breccia. Il signore delle immagini», a cura di Daniele Brolli: un grande omaggio al maestro del fumetto seriale e di quello autoriale, amato da intellettuali italiani come Oreste del Buono, Umberto Eco e Fruttero & Lucentini.
Dal 30 novembre al 7 gennaio, negli spazi della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (via delle Donzelle, 2) sarà possibile accostarsi al linguaggio di questo grande sperimentatore delle forme, che -si legge nella presentazione- «ha realizzato graphic novel quando ancora non esistevano. Ha usato la china e la pittura, il collage e il fotoritocco e ha vaticinato storie leggendo nella casualità del colore abbandonato ad asciugare sul cartoncino».
Sono circa centocinquanta i lavori selezionati, molti dei quali mai esposti prima, che ripercorrono l'intera carriera dell'artista, dalle illustrazioni per il libro «Il nome della rosa» a quelle per i racconti di Borges, senza dimenticare i riadattamenti delle opere di Edgar Allan Poe.
Il festival darà spazio anche alle giovani generazioni con la mostra «8x15 Quindici anni di fumetto e illustrazione in Accademia», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre, che presenta i lavori di otto studenti e studentesse del Corso di fumetto e illustrazione che sono riusciti a trasformare i loro progetti di tesi in libri pubblicati.
Altro giovane talento in mostra nei giorni del festival sarà Ida Cordaro, che a IGOR Libreria / Senape Vivaio Urbano (via Santa Croce 10/abc) presenterà, dal 29 novembre al 7 dicembre, il progetto «Lara», incentrata sull’omonimo fumetto d’esordio: un racconto intimo in cui una violenza consumata nello spazio domestico si propaga all’esterno.
Due autrici under 30 sono, poi, le protagoniste della trasformazione dell’albergo «Al Cappello Rosso», quartier generale degli ospiti del festival.
La BBB Room 2019 sarà curata da Mariachiara Di Giorgio, illustratrice per l’infanzia e autrice di «Professione coccodrillo» (Topipittori, 2017), vincitore del Premio Andersen come miglior libro senza parole.
Una seconda camera raccoglierà, invece, le illustrazioni dedicate all’hotel realizzate dagli ospiti dell’edizione 2018, in un set creato ad hoc da Kalina Muhova.
Ricco sarà anche il cartellone di incontri studiato per questa tredicesima edizione di BilBOlbul: un’occasione in più per riflettere su come la crisi che stiamo vivendo, la realtà del nostro presente, sia anche una singolare condizione germinativa, una possibilità straordinaria per l’immaginario degli artisti, chiamati a raccontare il mondo, nostro e loro, con matite, colori e occhi sensibili.
Didascalie delle immagini
[Fig 1] Manifesto di Yvan Alagbé per BilBOlBul; [fig. 2] Yvan Alagbé, Una storia dell'amore; [fig. 3] Yvan Alagbé, «Negri gialli e altre creature immaginarie» ; [fig. 4] Chris Reynolds, cover del libro «Un mondo nuovo»; [fig. 5] Nora Krug, cover del libro «Heimat»; [fig. 6] Nora Krug alla Galleria d’arte Portanova12 di Bologna; [fig. 6] Ida Cordaro, «Lara»
Informazioni utili
BilBOlbul – Festival internazionale del fumetto di Bologna. Informazioni: Hamelin associazione culturale info@bilbolbul.net | 051.233401 | www.bilbolbul.net. Ufficio stampa: Luciana Apicella | m. 335.7534485 | press@bilbolbul.net. Dal 29 novembre al 1° dicembre 2019
La nuova edizione, la numero tredici, concentra, infatti, la propria attenzione su un tema attuale e di grande interesse come lo «spaesamento quale condizione costitutiva del presente», palesata sotto diverse forme: «la perdita di memoria storica, la disarmonia coi territori che abitiamo o attraversiamo, una crisi generale dell’immaginario che rende difficile pensare al futuro».
Cuore pulsante del festival, organizzato come consuetudine dall’associazione culturale Hamelin, sarà la Biblioteca Salaborsa, dove si potranno anche acquistare alcune delle più interessanti autoproduzioni internazionali e i libri della quattro giorni bolognese, oltre a partecipare ai firmacopie con gli autori. Ma la manifestazione coinvolgerà tutta la città -dal Mambo all’Accademia di Belle arti, passando per Palazzo Fava, l’Alma Mater, la libreria per ragazzi «Giannino Stoppani» e molti altri luoghi-, portando tra le loro sale mostre, incontri, presentazioni di novità editoriali, laboratori per ragazzi, attività dedicate alle scuole.
A firmare il manifesto di questa edizione è il franco-beninese Yvan Alagbé, che ha realizzato per l’occasione una rielaborazione del «Marron inconnu de Saint- Domingue», la statua raffigurante uno schiavo in fuga, che ha deposto a terra l’arma e lancia un richiamo, realizzata dall’architetto Albert Mangonès nel 1967 per celebrare la liberazione di Santo Domingo dai francesi. Per l’artista il concetto di spaesamento passa, infatti, attraverso la questione del colonialismo e delle migrazioni.
Yvan Alagbé sarà protagonista di BilBOlbul anche con due mostre.
All’Accademia di Belle arti si terrà, dal 30 novembre al 20 dicembre, «Una storia dell’amore», che ripercorre l’excursus creativo e politico dell’artista dal realismo spiazzante di «Negri gialli e altre creature immaginarie» (in uscita per Canicola nei giorni del festival), che tratteggia un ritratto profondamente umano della vita di una famiglia di sans-papier africani in Francia, fino alle tavole inedite di «Apocalypse des oiseaux», un libro in lavorazione da otto anni che racconta l’amore con un percorso visivo che attraversa i secoli, i simboli e l’immaginario collettivo, dove compaiono i film di Hollywood, le statuette del Neolitico, i mistici persiani, i drammi di Aristofane, il Vangelo, il Corano, le sculture classiche.
Yvan Alagbé sarà in mostra, dal 30 novembre al 7 dicembre, anche allo Squadro Stamperia Galleria d'arte (via Nazario Sauro, 27), dove esporrà, sotto il titolo di «Eros mostro», una serie di serigrafie che raccontano la storia di una valigia misteriosa dimenticata su un treno, a partire dal racconto inedito pubblicato nell’edizione italiana di «Negri gialli e altre creature immaginarie».
La riflessione sullo spaesamento connota anche il lavoro di Chris Reynolds, uno dei più importanti autori del fumetto contemporaneo, che proprio in occasione di BilBOlbul torna sulle scene, dopo un’assenza durata quasi trent’anni.
La mostra «Giorni nuovi… e migliori?», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre allo Spazio B5 (vicolo Cattani, 5/b), allinea le tavole originali di «Un mondo nuovo», la raccolta dei suoi principali racconti (la cui edizione italiana esce nei giorni del festival per Tunué), che porta il lettore in un mondo simile al nostro ma deformato da un conflitto interplanetario mai narrato direttamente.
Nei giorni di BilBOlBul esce anche «L’età d’oro», un volume prodotto in tiratura limitata da Banana Oil, portale dedicato al fumetto a cura di Matteo Gaspari, che raccoglie cinque racconti inediti di Chris Reynolds e un saggio.
Il concetto di «spaesamento quale condizione costitutiva del presente» sarà raccontato anche da Nora Krug, il cui graphic novel «Heimat» (Einaudi, 2019) è stato accolto dalla critica internazionale come uno dei più importanti libri degli ultimi anni.
Dopo vent'anni negli Stati Uniti, l’autrice è tornata nella sua patria, la Germania, per ricostruire la storia della sua famiglia e il suo ruolo durante il nazismo. Attraverso cimeli, documenti, foto, ha composto un’enciclopedia visiva che traccia il ritratto di una famiglia e insieme quello di una nazione intera, e riflette sulle impronte che la Seconda guerra mondiale ha lasciato su generazioni di persone, nel tentativo di superare il senso di colpa che è insieme personale e collettivo.
Nora Krug sarà protagonista di due mostre: la prima, intitolata appunto «Heimat», si terrà dal 30 novembre al 6 gennaio al Museo internazionale e biblioteca della musica, dove saranno visibili le tavole originali, ma anche le fotografie, i manoscritti, gli oggetti e i documenti che l'artista ha raccolto durante le sue ricerche in Germania. Nelle stesse settimane la Galleria d’arte Portanova12 (via Portanova, 12) ospiterà, invece, una personale dell'artista, che ne ripercorre la carriera a partire dagli esordi.
Negli stessi giorni di BilBOlbul si terrà anche la mostra «Alberto Breccia. Il signore delle immagini», a cura di Daniele Brolli: un grande omaggio al maestro del fumetto seriale e di quello autoriale, amato da intellettuali italiani come Oreste del Buono, Umberto Eco e Fruttero & Lucentini.
Dal 30 novembre al 7 gennaio, negli spazi della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (via delle Donzelle, 2) sarà possibile accostarsi al linguaggio di questo grande sperimentatore delle forme, che -si legge nella presentazione- «ha realizzato graphic novel quando ancora non esistevano. Ha usato la china e la pittura, il collage e il fotoritocco e ha vaticinato storie leggendo nella casualità del colore abbandonato ad asciugare sul cartoncino».
Sono circa centocinquanta i lavori selezionati, molti dei quali mai esposti prima, che ripercorrono l'intera carriera dell'artista, dalle illustrazioni per il libro «Il nome della rosa» a quelle per i racconti di Borges, senza dimenticare i riadattamenti delle opere di Edgar Allan Poe.
Il festival darà spazio anche alle giovani generazioni con la mostra «8x15 Quindici anni di fumetto e illustrazione in Accademia», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre, che presenta i lavori di otto studenti e studentesse del Corso di fumetto e illustrazione che sono riusciti a trasformare i loro progetti di tesi in libri pubblicati.
Altro giovane talento in mostra nei giorni del festival sarà Ida Cordaro, che a IGOR Libreria / Senape Vivaio Urbano (via Santa Croce 10/abc) presenterà, dal 29 novembre al 7 dicembre, il progetto «Lara», incentrata sull’omonimo fumetto d’esordio: un racconto intimo in cui una violenza consumata nello spazio domestico si propaga all’esterno.
Due autrici under 30 sono, poi, le protagoniste della trasformazione dell’albergo «Al Cappello Rosso», quartier generale degli ospiti del festival.
La BBB Room 2019 sarà curata da Mariachiara Di Giorgio, illustratrice per l’infanzia e autrice di «Professione coccodrillo» (Topipittori, 2017), vincitore del Premio Andersen come miglior libro senza parole.
Una seconda camera raccoglierà, invece, le illustrazioni dedicate all’hotel realizzate dagli ospiti dell’edizione 2018, in un set creato ad hoc da Kalina Muhova.
Ricco sarà anche il cartellone di incontri studiato per questa tredicesima edizione di BilBOlbul: un’occasione in più per riflettere su come la crisi che stiamo vivendo, la realtà del nostro presente, sia anche una singolare condizione germinativa, una possibilità straordinaria per l’immaginario degli artisti, chiamati a raccontare il mondo, nostro e loro, con matite, colori e occhi sensibili.
Didascalie delle immagini
[Fig 1] Manifesto di Yvan Alagbé per BilBOlBul; [fig. 2] Yvan Alagbé, Una storia dell'amore; [fig. 3] Yvan Alagbé, «Negri gialli e altre creature immaginarie» ; [fig. 4] Chris Reynolds, cover del libro «Un mondo nuovo»; [fig. 5] Nora Krug, cover del libro «Heimat»; [fig. 6] Nora Krug alla Galleria d’arte Portanova12 di Bologna; [fig. 6] Ida Cordaro, «Lara»
Informazioni utili
BilBOlbul – Festival internazionale del fumetto di Bologna. Informazioni: Hamelin associazione culturale info@bilbolbul.net | 051.233401 | www.bilbolbul.net. Ufficio stampa: Luciana Apicella | m. 335.7534485 | press@bilbolbul.net. Dal 29 novembre al 1° dicembre 2019
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