ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 27 ottobre 2020

Da Berlino a Rimini: la Madonna Diotallevi al museo «Luigi Tonini» per il cinquecentenario di Raffaello

Rimini
partecipa alle celebrazioni per il cinquecentesimo anniversario dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520), genio della pittura rinascimentale e indiscussa icona dell’arte italiana e mondiale.
Dopo centosettantotto anni la città romagnola torna a ospitare la Madonna Diotallevi, capolavoro giovanile dell’artista, databile presumibilmente al 1504, oggi conservato nella Gemäldegalerie, ovvero nella Pinacoteca statale del Bode Museum di Berlino.
L’opera, per anni attribuita al Perugino, il maestro del pittore urbinate, porta il nome dell’ultimo proprietario privato, cosa che avviene spesso nel catalogo raffaellesco per quanto riguarda le raffigurazioni della Vergine. Basti pensare, per esempio, alla «Madonna Solly», alla «Madonna Terranuova», alla «Piccola Madonna Cowper» o alla «Madonna del Granduca», tela che fu di proprietà di Ferdinando III Lorena.
Il dipinto oggi in mostra al museo «Luigi Tonini» apparteneva, infatti, ad Audiface Diotallevi, gonfaloniere della città di Rimini, vice-console del re di Francia e socio fondatore della locale Cassa di risparmio.
La storia di quest’opera, allo stato attuale delle conoscenze, non fornisce purtroppo informazioni né sulla sua precedente vicenda né sulla sua provenienza originaria.
Per quanto riguarda gli accadimenti antecedenti all’Ottocento ci si muove, infatti, solo nel campo delle ipotesi. Roberto Longhi, per esempio, sostiene che la tavola sia stata «dipinta a più tornate»: la prima intorno al biennio 1500-1502 e l’altra tra il 1504 e il 1505, durante il «periodo fiorentino». Questo perché la Madonna appare più «primitiva» e «peruginesca» rispetto alle figure del Bambino e di San Giovannino, che mostrano un’armonia e una plasticità formale ispirata alla lezione di Leonardo e di Michelangelo, padri di quell’humus creativo che animava la città toscana nei primi anni del Cinquecento.
Sappiamo, invece, per certo che il dipinto giunse da Rimini in Germania grazie allo spirito di iniziativa dello storico dell’arte tedesco Gustav Friedrich Waagen che nel 1842, in visita alla città romagnola, nella quale erano appena stati fondati i primi bagni sul mar Adriatico e che andava scoprendo la sua vocazione turistica, riuscì ad avere accesso alla collezione di Audiface Diotallevi, composta da circa centocinquanta opere.
Lo studioso riconobbe la tela, allora attribuita a Perugino, come opera giovanile del «Divin pittore». Se ne innamorò e la raccomandò per l’acquisto all’allora direttore generale dei Musei imperiali di Berlino Ignaz von Olfers: «questo dipinto presumibilmente sarà -scrisse- uno dei più richiesti del mondo». Il «numero uno» dei musei tedeschi si convinse della bontà del consiglio e procedette repentinamente all’acquisizione per la cifra di centocinquanta talleri Luigini.
Da allora dinnanzi alla «Madonna Diotallevi» si sono avvicendati i più grandi critici, da Passavant a Bode, da Cavalcaselle a Morelli, da Fischel a Venturi, da Berenson a Longhi, restituendo una serie di suggestioni e affascinanti letture.
La splendida tavola, frutto ancora acerbo ma già carico di promesse dell’arte raffaellesca, è stata collocata al primo piano del Museo di Rimini in un’area temporanea allestita nel rispetto dei protocolli anti-Covid e sarà accessibile a piccoli gruppi di massimo quattordici persone in compagnia di una guida qualificata.
Intorno al dipinto è stata costruita una mostra per la curatela di Giulio Zavatta, storico dell’arte dell’Università di Venezia, e con l’allestimento dello studio riminese Cumo Mori Roversi architetti.
L’esposizione presenta altre due opere, entrambe facenti parte della collezione Diotallevi ed emblematiche, con i loro bagliori d’oro, della Scuola riminese del Trecento: il «Crocifisso» di Giovanni da Rimini, donato da Adauto Diotallevi al museo cittadino nel 1936, e l’«Incoronazione della Vergine» di Giuliano da Rimini (meglio nota come polittico del duca di Norfolk) appartenuta allo stesso Audiface, che è stata restituita alla città nel 1998.
Il ritorno a Rimini della «Madonna Diotallevi» diventa così occasione anche per parlare della città romagnola e della sua nuova vocazione di ambasciatrice di bellezza nel mondo, come hanno dimostrato i recenti restauri del teatro Amintore Galli e della sede del Part, casa della collezione d’arte della Fondazione San Patrignano.

Vedi anche

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Raffaello, Madonna Diotallevi, 1504. Olio su tavola, 69 x 50 cm. Bode Museum, Berlino; [fig. 3] Giovanni da Rimini, Crocefisso. Foto: Paritani; [fig. 4] Giuliano da Rimini, Polittico. Foto: Paritani

Informazioni utili
Madonna Diotallevi. Museo della Città Luigi Tonini, via Luigi Tonini, 1 - Rimini. Orari: da martedì a sabato, ore 9.30-13.00 e ore 16.00-19.00; sabato domenica e festivi, ore 10.00-19.00; lunedì non festivi chiuso. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00:; biglietto speciale famiglia € 20,00, gratuito fino ai 6 anni.Note: la visita può avvenire esclusivamente previa prenotazione, collegandosi al sito del Festival del Mondo Antico http://antico.comune.rimini.it/ oppure al sito http://www.museicomunalirimini.it/ | l’ingresso è consentito a gruppi di massimo 14 persone. Catalogo di NFC Edizioni, a cura di Giulio Zavatta. Informazioni: tel. 0541.793851. Fino al 10 gennaio 2021

lunedì 26 ottobre 2020

Firenze, Lorenzo Puglisi davanti al crocifisso di Michelangelo

Era il dicembre del 2000 quando il Crocifisso di Santo Spirito, scultura lignea policroma attribuita a Michelangelo, faceva ritorno nella sua casa fiorentina. Dopo vari tentativi, sul finire del millennio, i Padri agostiniani erano riusciti a trovare un accordo con Pina Ragionieri per riavere nella loro basilica l’opera che, dopo il ritrovamento e il successivo restauro, era stata collocata a casa Buonarroti.
Ritenuto perso all’epoca dell’occupazione francese, il crocifisso michelangiolesco, citato da Giorgio Vasari nelle sue «Vite», era stato rinvenuto nel 1962 dalla storica dell’arte tedesca Margrit Lisner, ricercatrice nota per il suo censimento sui crocifissi toscani del XV secolo effettuato su base stilistica, storica e tipologica.
Utili per la sua ricerca, resa possibile anche grazie all’ospitalità di padre Guido Balestri, erano state le fonti conosciute all’epoca: non solo il racconto di Giorgio Vasari, ma anche le descrizioni del pittore cinquecentesco Ascanio Condivi, che parlò per l’opera di una dimensione «poco meno che ’l naturale», e del Bottari, che, nel Settecento, definì il crocifisso «alto circa due braccia e mezzo».
La studiosa aveva ritrovato il manufatto proprio all’interno di Santo Spirito, nel Refettorio, sotto una ridipintura che ne alterava la forma e il carattere.
L’opera, che oggi orna la Cappella Barbadori della Sacrestia di Giuliano da Sangallo, fu realizzata da Michelangelo nel 1493, ad appena diciotto anni, «a compiacenza del priore» Niccolò di Lapo Bichiellini che gli diede «comodità di stanze». L’artista volle cioè ringraziare l’ordine religioso dell’ospitalità e dell’opportunità di studiare anatomia, ovvero di analizzare i cadaveri provenienti dall’ospedale del convento, cosa resa possibile anche grazie all’intercessione di Piero de’ Medici.
Michelangelo raffigurò il Cristo nella sua totale nudità, in posizione sofferente, con il capo reclinato verso sinistra e le gambe piegate, leggermente direzionate verso destra, così da dare una forte sinuosità all’intera composizione. Il modellato, nonostante la precisa resa anatomica, è morbido e attento ai dettagli più delicati, come la resa dei soffici capelli e dei peli del pube. Gesù appare quasi indifeso e fragile di fronte al dramma del martirio e alla morte.
Per festeggiare i vent’anni dal ritorno del crocifisso nella Basilica di Santo Spirito è stata organizzata da Francesca Sacchi Tommasi di Etra studio, in collaborazione con ArtCom Project, la mostra «Lorenzo Puglisi | Davanti a Michelangelo. Crocifissione, umanità, mistero»
 L’artista, che vive e lavora a Bologna, ha realizzato per l’occasione un dipinto a olio su tavola di pioppo sagomata a forma di croce con fondo nero, su cui compaiono solo i risultati della sua ricerca di essenzialità, cioè le rappresentazioni della testa inclinata, delle mani e dei piedi del Cristo morto in croce. La tecnica usata riprende una tradizione storico-artistica che origina dalla pittura dei primitivi e che nell’arte contemporanea si era completamente perduta.
Come scrive padre Giuseppe Pagano, «Lorenzo Puglisi sarà davanti a Michelangelo per esprimere tutta la forza della crocifissione, tutta l’umanità e il mistero. Rimane così l’interesse dell’artista per la natura umana e il mistero dell’esistenza, cercando di raffigurarla con una pittura nel buio, quasi a voler esprimere quella luce che c’è, che spinge, ma che è ancora trattenuta dall’oscurità, così come Michelangelo abbatte la realtà della morte in croce con la bellezza e il sorriso che sono già espressione di una realtà diversa da quella che si vede».
Dal canto suo Puglisi sottolinea che «la crocifissione è un’immagine simbolica e reale al tempo stesso, sia nella tradizione cristiana, sia nella riflessione più intima sulla condizione, la possibilità e la ragion d’essere dell’uomo, così come si può comprendere dal sapere trasmessoci nel tempo dagli antichi, in numerose forme. La visione della scultura di Michelangelo tocca il cuore e ha una leggerezza e una delicatezza rare. Per me pittore, da subito, è emersa l’esigenza di cercare una pittura vitale e scultorea, e Michelangelo ne è stato grande maestro. Per cui il mio tentativo di pittura si rivolge alla visione di qualcosa che è altro dal visibile empirico, ma col quale è inseparabilmente intrecciato, è mescolato ad esso; la ricerca dell’essenziale della rappresentazione, come ambizione e fine, è legato alla ricerca di essenzialità nella vita e ne è conseguenza e speranza di conoscere. Crocifissione, umanità, mistero. È tutto in queste tre parole».

Informazioni utili
Lorenzo Puglisi | Davanti a Michelangelo. Crocifissione, umanità, mistero. Basilica di Santo Spirito, piazza santo spirito, 30 – Firenze. Orari: lunedì-sabato ore 10-12.45 e 15-17.45; domenica ore 11.30-13.15 e 15-17.45; mercoledì chiuso. Biglietto: 2,00 euro. Informazioni: tel. 055.210030. Sito web: www.basilicasantospirito.it. Fino al 1° novembre 2020.

domenica 25 ottobre 2020

«La Treccani dei ragazzi», un’enciclopedia sul mondo contemporaneo che parla anche il linguaggio del fumetto

Che cosa ne sa la generazione dei Post-Millennials, i giovani nati tra il 1995 e il 2010, delle enciclopedie? Poco o niente. Per i nativi digitali, quelli che passano il loro tempo su Tik Tok e che hanno come modelli di riferimento influencer e youtuber, l’approfondimento passa attraverso la Rete. È, dunque, una bella sfida quella dell’Istituto italiano di enciclopedia Treccani che ha pensato a una nuova iniziativa editoriale interamente dedicata ai giovani cresciuti a pane e social.
È nata così - si legge nella nota di presentazione – «un’opera destinata all’educazione delle generazioni a venire», una stimolante «guida interdisciplinare alla comprensione del mondo contemporaneo e della sua storia», con approfondimenti sulle nozioni e i personaggi più significativi ed emblematici, utile sia per la crescita culturale e personale dei giovani studenti che per il loro percorso scolastico.
Al progetto hanno lavorato pedagogisti, giornalisti, storici, scienziati ed esperti di vari settori con lo scopo - si legge ancora nella presentazione – di «fornire ai ragazzi e ai loro genitori uno strumento di efficace funzione educativa che fosse complementare a quella della scuola».
La proposta di Treccani appare, dunque, molto utile in questo momento storico nel quale la frequenza scolastica non è più così scontata e c’è bisogno di nuovi strumenti per stimolare la mente dei ragazzi e per aiutarli a superare il momento di incertezza e disorientamento che stiamo vivendo.
L’opera può essere usata a seconda dell’età e dei vari livelli di apprendimento ed è pensata addirittura per la generazione Alpha, ovvero per i bambini che frequentano il primo ciclo scolastico. Ma è certo che la nuova enciclopedia soddisferà anche le curiosità dei genitori e dei fratelli maggiori grazie all’attualità e alla varietà dei temi trattati.
«La Treccani dei ragazzi», questo il nome dell'ultimo progetto della casa editrice romana, dà così vita a «un modo di fare cultura - si legge nella presentazione - che crea condivisione, capace di unire le generazioni, grazie al quale scoprire o riscoprire anche il piacere di sfogliare, mentre si acquisiscono le conoscenze necessarie per porre le basi di una visione del mondo corretta e consapevole, presupposto per la formazione di coscienze e persone migliori».
Acquistabile sul portale Emporium dallo scorso 15 ottobre, l'opera è composta da dieci volumi agili, maneggevoli e di facile consultazione, con all’interno 2500 voci, 40 box di approfondimento, circa 6000 immagini tra mappe, disegni, illustrazioni scientifiche e fotografie, e 10 storie a fumetti. Questi ultimi sono racconti «educativi e di formazione» illustrati da altrettanti artisti: Ilaria Palleschi, GUD, Eleonora Antonioni, Rita Petruccioli, Virginio Vona, Marta Baroni, Capitan Artiglio, Daniel Cuello, Rachele Aragno e Loputyn.
Quella della Treccani è anche un’enciclopedia al passo con i tempi: l’opera è, infatti, arricchita da una serie di contenuti digitali e percorsi scolastici di approfondimento a cui ogni giovane studente può accedere direttamente da casa.
Per rendere ancora più accattivante e stimolante l’enciclopedia si è pensato a copertine colorate diverse per ogni volume, il cui allineamento disegna una vivace scala cromatica con sfumature cha vanno dal rosso al blu, passando per il giallo e il verde.
Tra le tante voci, la selezione include parole e nomi come «arte», «ambiente», «Abramovic», «Banksy», «blockchain», «Brexit», «Cattelan», «comunità», «design», «equazioni», «ghetto», «Hirst», «labirinto», «paura» e «Zuckerberg», spiegate con grande chiarezza. Si vuole così sottolineare l'importanza di costruire un sapere trasversale alla base della conoscenza e dell'apprendimento.
La Treccani mette, dunque, a disposizione dei più giovani uno strumento di conoscenza certificata per guidarli nella comprensione del mondo e per aiutarli ad orientarsi nell’epoca delle fake news e dell’utilizzo del web come filtro della realtà, talvolta ingannevole. Ma non è tutto: la nuova enciclopedia offre alle generazioni Z e Alpha anche il piacere, ormai quasi dimenticato in quest’epoca iper-connessa, di sfogliare un bel libro.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 3] Illustrazione di Eleonora Antonioni per la voce Do Giovanni dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 4] Illustrazione di Ilaria Palleschi per la voce Bello e bellezza dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020; [fig. 5] Illustrazione di Rita Petruccioli per la voce Fake news dell'enciclopedia La Treccani dei ragazzi, 2020

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