ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 1 novembre 2013

Dalle geishe alle pagode buddiste: lo «Spirito del Giappone» secondo Suzanne Held

E’ un viaggio nel Paese del Sol Levante quello che propone il Mao - Museo d’arte orientale di Torino con la mostra «Spirito del Giappone», già presentata al Musée d’Arts Asiatiques di Nizza. Quaranta immagini della fotografa francese Suzanne Held restituiscono il volto intimo di una terra abitata dalla tradizione, dalla spiritualità e dalla contemplazione di una natura divinizzata e amata anche attraverso la meditazione. Quattro i grandi temi nei quali è articolato il percorso espositivo: la geisha, i giardini, i luoghi di culto dello Shinto e del Buddhismo.
Il grande formato delle immagini esposte consente al visitatore l’immersione in un Giappone senza tempo, lontano dall’effervescenza delle megalopoli e dalla febbre industriale, e nel quale l’armonia e la delicatezza del gesto si mescolano al rigore e alla precisione dei riti ancestrali.
Tra gli antichi cerimoniali nipponici di cui la mostra torinese dà conto vi è, per esempio, quello del tè, che vede protagoniste le geishe, non prostitute come si crede erroneamente in Occidente, ma «persone d’arte», ossia donne istruite nella musica, nella danza e nel canto, altamente apprezzate e richieste dai clienti per il loro talento. Suzanne Held ne racconta la filosofia di vita attraverso immagini cariche di colori, di luci cromatiche che irradiano dalle vesti indossate: kimono di seta decorati da motivi ricchi di significato, che variano in base alla stagione o all’età di chi li indossa (tinte vivaci per le giovani, tenui per le donne in età matura).
Altro elemento essenziale della cultura nipponica sono i giardini. Per i giapponesi, tutto è abitato. La pietra più piccola, il più piccolo ciuffo di muschio, ogni albero, foglia o fiore racchiudono uno spirito. Anche una porzione di natura che agli occhi di un occidentale può apparire casuale è, in realtà, un giardino minuziosamente organizzato, sistemato in modo da riprodurre lo spazio naturale nel quale vivono gli spiriti, con lo scopo di attirarli e di assicurarsene la benevolenza.
Le foto di Suzanne Held raccontano di spazi verdi all’insegna della perfetta integrazione tra uomo e natura e sono affiancate in mostra ad immagini suggestive di luoghi di culto legati allo Shintō e al Buddhismo, religioni che convivono pacificamente sul territorio, al punto che si usa dire: «i giapponesi nascono shintoisti e muoiono buddhisti».
La mostra fotografica, che prevede anche un ricco calendario di conferenze sulla cultura giapponese (con, tra l’altro, interventi sull’arte della calligrafia e sulla danza butoh), è arricchita dalla presenza di due antiche sculture buddhiste, ma anche di kimono, haori e di altri elementi che richiamano le tradizioni estetiche e culturali dell’arcipelago. Tra questi spiccano i bonsai e l’ikebana, l’arte di disporre composizioni floreali in vaso, con esemplari realizzati della Wafu School of Ikebana e dall'atelier di ceramica del monastero di Bose.
In contemporanea, il Mao – Museo d’arte orientale presenta un nuovo allestimento nella galleria delle stampe e dei disegni giapponesi. Al secondo piano dello spazio espositivo torinese è, infatti, possibile vedere la prima metà della serie «Le 53 stazioni della Tokaido», realizzata da Utagawa Hiroshige (1797-1858) nel biennio 1833-34. Si tratta di xilografie policrome dove il maestro, principale rivale di Katsushika Hokusai (1760-1849) per le opere paesistiche, restituisce il volto della cosiddetta «Strada del mare orientale», la maggiore arteria che collegava la capitale shogunale del Giappone, Tokyo, a quella imperiale, Kyoto, lungo la costa meridionale dell’isola di Honshu.
Tra le stampe esposte meritano una segnalazione «Neve notturna a Kambara», «Nebbia mattutina a Mishima» e «Scenario del lago a Hakone», un’opera tra le più famose dell’artista, che influenzò profondamente la pittura europea tra il XIX e il XX secolo con i suoi colori vivaci e irreali, le sue superfici scomposte e campite delle rocce, la sua profondità di campo.
Nella sala principale al secondo piano sono, invece, stati sostituiti otto kakemono (dipinti in formato verticale), che forniscono un assaggio della produzione pittorica dal periodo Momoyama (1573-1603) all’era Meiji (1868-1912). Tra di essi meritano una segnalazione l’opera «Gibbone e luna riflessa nell'acqua», realizzata sul finire del XVI secolo da Kaiho Yusho (1533-1615), e la tela «Pesce palla (fugu)», datata alla prima metà del XIX secolo e attribuibile a Katsushika Hokusai (1760-1849). Non meno interessante è il «Paesaggio con pagoda e capanne», realizzato intorno alla metà XVII secolo da Tan'yu (1602-1674), pittore capo dell’Edokoro, l’ufficio dei pittori alla corte shogunale di Tokyo, e grande maestro di scuola Kano, realtà fondata tra il XV e il XVI secolo, che riuscì nell’intento di mediare tra l’austera tradizione dello stile cinese e il decorativismo che caratterizzava lo stile giapponese. Nel rotolo presentato a Torino la mano dell’artista ha sconfinato nel terreno delle raffigurazioni incorporee e astratte del buddhismo zen: con ampie velature e pochi tratti decisi di inchiostro più carico ha reso magistralmente l’atmosfera nebbiosa di un villaggio montano, con un tempio seminascosto dalla vegetazione su uno sperone roccioso.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Suzanne Held, Kyoto, Sanctuaire shintoiste Heian-jingu, cm 120x180; [fig. 2] K Suzanne Held, Kyoto, quartier de Gion, deux maiko de do, cm 180x120; [fig. 3]  Suzanne Held,Tokyo, temple Senso-ji d'Asakura, bonze mediant, cm 180x120; [fig. 4] Suzanne Held, Kyoto, jardin du temple buddhique Ryoan-ji, erables, cm 180x120

Informazioni utili
«Spirito del Giappone». Fotografie di Suzanne Held. Mao - Museo d’arte orientale, via San Domenico, 11 – Torino. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00 (la biglietteria chiude un’ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso mostra e collezioni museali: intero € 10,00, ridotto € 8,00 gratuito fino 18 anni. Informazioni. tel. 011.4436928. Sito internet: www.maotorino.it. Fino a domenica 12 gennaio 2014. 

mercoledì 30 ottobre 2013

Apre a Venezia il museo più profumato d’Italia

(sam) «Il profumo ha una forza di persuasione più convincente delle parole, dell'apparenza, del sentimento e della volontà». Vengono in mente queste parole dello scrittore tedesco Patrick Suskind passeggiando tra le sale di Palazzo Mocenigo a Venezia, elegante dimora nobiliare di impronta settecentesca, con annesso un Centro studi di storia del tessuto e del costume, che venerdì 1° novembre 2013 riapre le porte al pubblico, dopo un importante intervento di restyling degli spazi e di riassetto dei percorsi espositivi.
Il nuovo progetto museografico, studiato dall’architetto e regista teatrale Pier Luigi Pizzi per il sistema dei Musei civici veneziani, include, infatti, un inedito capitolo espositivo sulla storia del profumo e delle essenze, realizzato grazie alla consulenza della Mavive Spa, azienda veneziana della famiglia Vidal.
L’iniziativa, unica nel panorama museale italiano, nasce con l’intento di far riscoprire e valorizzare la vocazione millenaria che colloca il nostro Paese, e in particolare la città di Venezia, tra i capostipiti della tradizione profumiera mondiale. Fu, infatti, proprio nel centro lagunare che gli spezieri inventarono, nel Quattrocento, le prime eau de toilette con essenze diluite in alcool, o meglio in purissima acquavite, e che, nei decenni successivi, si diffuse il commercio di saponi profumati per l’igiene personale.
Sotto gli occhi del visitatore curioso scorrono così ricettari antichi, boccette, astucci, flaconi e manuali di cosmetica, tra i quali il prezioso volume «I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria» di Giovanventura Rosetti, primo ricettario d’Occidente, risalente al 1555, che cataloga più di trecento formule per la cura della persona in uso nella città veneta durante il Rinascimento.
Insieme con una selezione di preziosi compendi sul regno vegetale provenienti dal Museo di storia naturale di Venezia, tra i quali il celebre Erbario Mattioli, il percorso espositivo presenta anche alcuni esemplari del fondo bibliotecario della Cosmetica Italia (l’ex Unipro) e la straordinaria collezione di flaconi Storp: oltre duemilacinquecento oggetti, alcuni dei quali databili fino al 2.000 a.C., che sono stati donati al circuito Muve dalla nota casa essenziera tedesca Drom. Tra questi manufatti sono, tra l’altro, degni di rilievo un’elegante ampolla pendente in oro, con madreperla e rubini, risalente all’Ottocento e una colorata boccetta in vetro, a forma di animale marino, fabbricata nel XVII secolo.
Il progetto, che vede anche il coinvolgimento del Centro di cosmetologia della Università di Ferrara e della Seguso vetri d'arte, prevede, inoltre, la presenza di sei «stazioni olfattive» didattiche, per introdurre il pubblico alla conoscenza del profumo, straordinaria invenzione legata al mondo olfattivo, che si pone anche in stretta relazione con la moda.
Completa il viaggio tra le sale del museo -donato dall’ultimo discendente della famiglia Mocenigo, Alvise Nicolò, al Comune di Venezia nel 1945 ed entrato nel circuito dei Musei civici nel 1985- un focus sugli usi e i costumi del Settecento, che mette in mostra arredi, tessuti, ricami, dipinti, cornici, accessori e abiti d’epoca: manufatti provenienti dalle collezioni e dai depositi dell’antico palazzo sulla Salizada di San Stae, ma anche da altre raccolte dei musei cittadini (come il Correr e Ca’ Rezzonico), in gran parte restaurati per l’occasione.
Il nuovo layout espositivo, che coinvolge diciannove sale al piano nobile di palazzo Mocenigo, ripropone, dunque, fedelmente le suggestioni di un’abitazione nobiliare veneziana del XVIII secolo, restituendone all'antico splendore i principali elementi architettonici e strutturali, ma anche i fastosi affreschi, gli stucchi e i marmorini, i preziosi pavimenti e gli infissi. Il tutto concorre a portare lo spettatore in una Venezia da mito, quella di Giacomo Casanova e di Carlo Goldoni, quella della quale rimangono indimenticabili pagine sui volumi di storia dell’arte mondiale, con gli spaccati di vita quotidiana dei Tiepolo, con le luminose vedute del Canaletto e del Guardi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume. Fondazione Musei civici di Venezia. Foto di Stefano Soffiato; [Fig. 2] Chatelaine. Necessaire per cinque pezzi e digitale e contenitore per profumo. Agata marrone con montatura in bronzo dorato. Francia o Inghilterra, 2° metà del XVIII secolo. Lunghezza 210 mm. Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia; [fig. 3] Spruzzatore per acqua di rose. Bottiglietta a forma sferica che si assottiglia a mo’ di imbuto. Elegante beccuccio a pomello con decorazione. Vetro Cobalto. Persia (Shiraz), XVIII-XIX secolo. Altezza 165 mm Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia; [fig. 4]  Flacone. Forma di animale marino, bianco avorio con strisce colorate e rilievi di lamponi; margine a pettine. Vetro, tappo in argento. Italia, Venezia, XVII secolo. Altezza 90 mm. Collezione Storp, Germania. Venezia, Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume _sezione del profumo. Fondazione Musei civici di Venezia

Informazioni utili 
Palazzo Mocenigo – Centro studi di storia del tessuto e del costume, Santa Croce, 1992 - Venezia. Orari: dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00-16.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima); dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00-17.00 (la biglietteria chiude mezz'ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 8,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni, studenti dai 15 ai 25 anni, cittadini over 65, personale del Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo; titolari di Carta Rolling Venice; soci FAI) € 5,50; ingresso gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia, bambini da 0 a 5 anni, membri Icom, portatori di handicap, guide autorizzate e interpreti turistici che accompagnino gruppi. Informazioni e prenotazioni: call center 848082000 (dall’Italia) e +39.041.42730892 (dall’estero). Sito internet: mocenigo.visitmuve.it. Inaugurazione: giovedì 31 ottobre, dalle ore 10.00 alle ore 17.00, esclusivamente su invito e fino a esaurimento dei posti disponibili. Aperto da venerdì 1° novembre 2013. 

lunedì 28 ottobre 2013

«Wildlife Photographer of The Year», la natura selvaggia in mostra a Milano

Chi ama gli animali selvatici, la natura incontaminata e i paesaggi da cartolina non può perdersi la mostra «Wildlife Photographer of the Year», organizzata da Roberto Di Leo, presidente dell’associazione culturale «Radicediunopercento», presso gli spazi del museo Minguzzi di Milano, nel cuore di Brera.
Mentre a Londra trionfa il fotografo sudafricano Greg du Toit con l’immagine «Essence of Elephants», raffigurante un gruppo di elefanti intenti ad abbeverarsi in una pozza d’acqua all’interno di una riserva naturale del Botswana, le cento migliori fotografie delle passata edizione del prestigioso premio fotografico indetto dal Natural History Museum, in collaborazione con il «Bbc Wildlife Magazine», approdano (grazie all’interessamento della «Pas Events» di Torino) all’ombra della Madonnina.
La mostra, articolata sui quattro piani del museo, consente al visitatore di immergersi in un viaggio affascinante negli aspetti più incontaminati e sorprendenti del paesaggio naturale, ‘catturato’ dagli autori grazie alla loro conoscenza dell’ambiente, alla capacità di esprimersi con la macchina fotografica, alla creatività, alla pazienza e naturalmente alla passione.
Una tartaruga marina che nuota nelle acque cristalline di Tenerife, due leoni che si riposano all’interno del parco nazionale del Serengeti in Tanzania, uno scoiattolo che si nasconde tra i rottami di una vecchia automobile: sono solo alcuni degli scatti che compongono il percorso espositivo, frutto di una rigorosa selezione tra le immagini che più di 48mila concorrenti, provenienti da 98 Paesi, hanno deciso di spedire alla sede del «Wildlife Photographer of the Year» nel 2012.
«Selvaggio» è la parola d’ordine di questo premio, nato nel 1964 e articolato in diciotto categorie fotografiche, che spaziano dal mondo sottomarino alla natura in città, dal comportamento animale al regno botanico, senza dimenticare un’attenzione particolare a temi socialmente impegnati come le specie a rischio di estinzione e il bracconaggio.
Impossibile non rimanere stregati di fronte alla fotografia «Bubble-jetting emperor» con la quale il canadese Paul Nicklen si è aggiudicato il premio più ambito, il Veolia Environnement Wildlife Photographer of the Year. Si tratta di un’immagine spettacolare di pinguini imperatori, scattata nel Mar di Ross, in Antartide, che l’autore è riuscito a realizzare rimanendo immobile, con le gambe bloccate nel ghiaccio, fino a quando questi animali non sono saltati fuori, all’improvviso, dalla profondità delle acque. Mentre lo stesso premio per la categoria junior, 11-14 anni, è stato vinto dall’inglese Owen Hearn con la fotografia «Flight paths», che ritrae un’aquila e, sullo sfondo, un aeroplano. L’immagine è stata scattata nel luogo originariamente scelto per il terzo aeroporto di Londra, nel 1960, quando le aquile rischiavano l’estinzione; l’opposizione alla costruzione dello scalo ha fatto sì che oggi questi uccelli possano volare ancora liberi nel cielo.
Di immagine in immagine, catturati dalla magia dei colori e dalla stranezza di scene al limite della fantasia, il visitatore si imbatterà anche negli scatti di due fotografi italiani che hanno ricevuto altrettante menzioni speciali al premio: Fortunato Gatto, che nell’immagine «Celebration of a grey day» ritrae la Laig Bay in Scozia, e Hugo Wassermann, che in «Positioning» ha immortalato un’upupa su un tronco, immersa nella nebbia.
Sarà, inoltre, ospite del museo Minguzzi l’artista milanese Michele Vitaloni, rappresentante di spicco della Wildlife Art e dell'iperrealismo scultoreo, che correderà lo spettacolo fotografico della mostra con alcune affascinanti sculture di animali di grandi dimensioni: il «Colossus - Rinoceronte nero» (2010), il «Pensatore – Orango» (2013), l’«Emersione – Hippo» (2011) e le «4 Farfalle - Tropical butterflies» (2012).

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] John E Marriott (Canada), «Fluff-up», Wildlife Photographer of the Year 2012; [fig. 2] Steve Winter (USA), «Last wild picture», Wildlife Photographer of the Year 2012;[fig. 3] Pal Hermansen (Norway), «Bumper life», Wildlife Photographer of the Year 2012; [fig. 4] Michele Vitaloni, «Il Pensatore - Orango», 2013

Informazioni utili 
«Wildlife Photographer of The Year». Museo Minguzzi, via Palermo, 11 – Milano. Orari: ore 10.00 - 19.00, chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 6,00; ridotto € 4,00 (convenzioni Fai e Touring Club, bambini 6 - 12 anni, over 65); tessera associativa € 1,00, gratuito per bambini dagli 0 ai 5 anni. Catalogo: The Natural History Museum, Londra. Informazioni: tel. 02.36565440 o info@wpymilano.it o info@radicediunopercento.it. Sito internet: www.wpymilano.it e www.radicediunopercento.it. Fino al 22 dicembre 2013.