ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 18 aprile 2014

Da Picasso a Fontana, in un museo l’arte amata da Paolo VI

«Noi abbiamo bisogno di voi»: con queste parole papa Paolo VI si rivolgeva il 7 maggio 1964 a una delegazione di artisti riuniti nella Cappella Sistina per la solennità dell’Ascensione, consegnando loro il capitolo VII della costituzione sulla sacra liturgia «Sacrosanctum Concilium» (4 dicembre 1963), nel quale venivano tracciate le coordinate per ripensare il rapporto tra arte e vita della Chiesa.
In questo modo il pontefice intendeva ristabilire un rapporto con gli artisti, «creatori, sempre vivaci, zampillanti di mille idee e di mille novità», rinnovando un’amicizia che, per secoli, era stata «veicolo, tramite, interprete, ponte» tra il mondo religioso e la società e che, agli inizi del Novecento, si era «guastata» da entrambe le parti, sia col ricorrere a un’arte staccata dalla vita, sia con il pretendere l’assuefazione a cliché e modelli che Paolo VI aveva definito «di pochi pregi e di poca spesa».
«Vi abbiamo talvolta messo una cappa di piombo addosso, possiamo dirlo; perdonateci!» era l’accorato appello che papa Giovanni Battista Montini rivolgeva ai pittori e agli scultori riuniti nella Cappella Sistina, la cui opera poteva essere «segno e simbolo della realtà soprannaturale».
Iniziava con questa omelia, dagli accenti commossi e dal grande pathos, un rinnovato dialogo tra Chiesa e arte. Un dialogo che il pontefice avrebbe sollecitato in molte altre occasioni, a partire dalla «Gaudium et spes» (1965) fino all’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei vaticani (1973), come ricorda il libro «Paolo VI. Su l’arte e agli artisti. Discorsi, messaggi e scritti (1963-1978)» delle edizioni Studium.
Il prezioso rapporto tra Giovanni Battista Montini e i pittori e gli scultori contemporanei diede origine, negli anni dell’episcopato e del pontificato, a una ricca collezione privata formata da oltre settemila opere tra dipinti, incisioni, stampe, sculture e medaglie, della cui conservazione e esposizione si occupa, dal 1987, l’associazione «Arte e Spiritualità» di Brescia.
Henri Matisse, Marc Chagall, Pablo Picasso, Salvador Dalí, René Magritte, Gino Severini, Mario Sironi, Giorgio Morandi, Felice Casorati, Georges Rouault ed Emilio Vedova sono solo alcuni degli artisti presenti nella raccolta, di proprietà dell’Opera per l’educazione cristiana, alla quale è giunta attraverso vari lasciti disposti prevalentemente da monsignor Pasquale Macchi, segretario del pontefice, e della quale sono stati pubblicati nel 1995 e nel 2006 due cataloghi generali a cura di Cecilia De Carli. Dal 2011 la collezione si è, inoltre, arricchita di circa duecento lavori conferiti in comodato dalla Cei e realizzati da artisti contemporanei per illustrare i volumi del nuovo lezionario da messa.
Aperta al pubblico dal 1988 nella cittadina di Concesio, nel Bresciano, e ospitata dal 2009 in una nuova realtà espositiva, ubicata nelle vicinanze della casa natale di papa Montini, la raccolta è visibile dallo scorso febbraio con un regolare orario di visita, dal martedì al sabato, dopo che per lungo tempo era stato possibile garantirne l’accesso esclusivamente a gruppi su prenotazione. Si tratta di una prima tappa di un piano di rilancio triennale che prevede incontri, conferenze, visite guidate, laboratori per bambini, collaborazioni e scambi con i musei più prestigiosi del mondo, e che, recentemente, ha visto la struttura diventare punto Fai (Fondo per l’ambiente italiano).
Articolato su due piani, per un totale di quasi mille metri quadrati di superficie espositiva, il museo allinea circa duecentosettantacinque opere, che testimoniano «il grande impegno profuso da Paolo VI –scrive Paolo Bolpagni, nella guida breve alla collezione- per la promozione dell’arte contemporanea nelle sue più varie manifestazioni, nella ricerca di un dialogo – talvolta anche tormentato, difficile, contrastato – e di una reciproca comprensione». La raccolta non sposa, dunque, uno stile e non indica nemmeno una via allo sviluppo di una pittura e di una scultura «sacra», ma mostra tutte quelle forme di espressione artistica intrise di domande profonde, escatologiche e di ricerca di senso che hanno caratterizzato il Novecento. Ecco così esposte opere dalla componente aniconica che rimandano a una prospettiva altra, quella del divino e dell’ultraterreno, come la tela «T 1966 – E 9» (1966) di Hans Hartung, e lavori legati alla dimensione liturgica come le due tempere su carta del giapponese Kengiro Azuma per il progetto della «Santa Croce» nel convento dei frati cappuccini di Sion (in Svizzera), o ancora la piccola «Croce» (1942) in terracotta dipinta di Mirko Basaldella e la «Crocifissione» (1955-1960) in ceramica di Lucio Fontana per il concorso della Quinta Porta del Duomo di Milano, nella quale «il Cristo -scrive Paolo Bolpagni- sembra contemporaneamente patiens e triumphans, inchiodato alla Croce ma già proiettato verso la Resurrezione».
Uno spazio importante del museo è dedicato alla grafica, per la quale è stato studiato un piccolo «Gabinetto delle stampe», un ambiente intimo e raccolto nel quale trovano posto, tra l’altro, alcune opere di soggetto biblico di Marc Chagall, un’acquaforte della serie «Miserere» di Georges Rouault e nove litografie di Henri Matisse, riferite al suo intervento decorativo nella Cappella del Rosario delle suore domenicane di Vence, in Provenza. Un museo, dunque, interessante quello di Concesio per scoprire come papa Paolo VI fosse riuscito a riannodare i fili tra il mondo dell’arte e la Chiesa, a farsi rispondere affermativamente a quella domanda, franca e sentita, che rivolse ai presenti nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964: «Rifacciamo la pace? Quest’oggi? Qui? Vogliamo ritornare amici? Il Papa ridiventa ancora l’amico degli artisti?».

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Ernst Günter Hansing, «Paolo VI raccolto in preghiera», 1969, tempera su carta, inv. 2314; [fig. 2] Entrata della Collezione Paolo VI di Concesio (Brescia); [figg. 3 e 4] Vista interna della Collezione Paolo VI di Concesio (Brescia); [fig. 5] Lucio Fontana, «Crocifissione», 1955-1960, ceramica colorata e riflessata, inv. S81

Informazioni utili

Collezione Paolo VI, via Marconi,15 - Concesio (Brescia). Orari: martedì-venerdì, ore 9-00-12.00 e ore 15.00-17.00; sabato, ore 14.00-19.00. Ingresso: € 5,00. Visita guidata: € 30,00 + il biglietto di ingresso. Agevolazioni soci Fai: sconto del 50% sul biglietto d’ingresso al museo, e riduzione del 20% sull’acquisto dei libri in vendita nel bookshop. Informazioni: tel. 030.2180817 o info@artespiritualita.org. Sito internet: www.collezionepaolovi.it


giovedì 17 aprile 2014

La grande bellezza di Roma nelle incisioni di Luigi Rossini

È una mostra preziosa, forse di nicchia, quella che il m.a.x. di Chiasso -museo svizzero nato nel 2005 con l’intento di divulgare la conoscenza dell’arte grafica, del design, della fotografia e dell’architettura- dedica a Luigi Rossini (Ravenna, 1790-Roma, 1857), incisore di talento, cugino del più famoso Gioachino, che per la critica è stato l’ultimo grande illustratore delle meraviglie di Roma dopo Giuseppe Vasi e Giovan Battista Piranesi e prima dell’avvento della fotografia, che sostituì l’acquaforte tra i souvenir della Città eterna preferiti dai viaggiatori del Grand tour.
La rassegna, curata da Nicoletta Ossanna Cavadini e Maria Antonella Fusco, espone per la prima volta al pubblico opere provenienti da collezioni private e della famiglia come suggestivi disegni acquerellati, schizzi, lettere e appunti di viaggio, oltre a preziosi rami e a rare incisioni provenienti dall’Istituto nazionale per la grafica di Roma, una delle tre principali raccolte pubbliche di matrici al mondo, dove la rassegna sull’artista ravennate verrà proposta il prossimo autunno.
Attraverso le oltre centocinquanta opere in mostra, riunite sotto il titolo «Luigi Rossini (1790-1857), incisore. Il viaggio segreto», sarà possibile ripercorrere il percorso artistico e biografico del maestro romagnolo, caro amico dello scultore Adamo Tadolini e collaboratore di Bartolomeo Pinelli, che nella sua vita beneficiò anche della stima e della protezione di Antonio Canova e Vincenzo Camuccini.
La preziosità dell’esposizione svizzera, corredata da un catalogo bilingue (in italiano e in inglese) pubblicato da Silvana editoriale, consiste nella possibilità di veder raffrontati l’acquarello preparatorio, la matrice e, infine, la stampa di molti lavori di Luigi Rossini, così da poter studiare tutti le sue volute variazioni e i suoi leggeri spostamenti di punti di vista.
Attraverso opere di elegante fattura come «Il monte Quirinale preso in cima al Palazzo Caligola» (1827) o «Puteale di Pompei» (1830 ca.), la mostra al m.a.x. di Chiasso documenta le varie fasi del lavoro dell’artista che, partito dalla «visionarietà» tipica di Giovan Battista Piranesi, approda a una cultura dell’antico aperta alle prime espressioni del Romanticismo e del Pittoresco. Lungo il percorso ci sono anche una sezione libraria contenente i preziosi in folio e la collezione di gemme antiche e impronte in ceralacca, ma ciò che cattura lo sguardo del visitatore sono soprattutto le fantasie architettoniche acquerellate e le splendide incisioni (in alcuni casi addirittura editio princeps), realizzate dagli anni Venti agli anni Cinquanta dell’Ottocento.
Nato a Ravenna nel 1790 da «famiglia oscura ma onestissima» originaria di Lugo di Romagna, Luigi Rossini studia all’Accademia di Bologna ed ha come maestri Leandro Marconi nell'ornato e il celebre Giovanni Antonio Antolini nell'architettura. Nel 1813 viene insignito del «Premio del regno Italico», poi ottiene l'alunnato all'Accademia italiana di palazzo Venezia a Roma. Data al 1817 una prima serie di cinquanta «prospettive di Roma incise a contorno, e colorate», stampata con il nome di Giovanni Rossini. Segue la pubblicazione, tra il 1823 e il 1829, della serie «Le antichità romane», ben centouno vedute dell'Urbe che inaugurano la ricca produzione grafica dell’artista dedicata alla Città eterna e riunita nelle raccolte «Le antichità dei contorni di Roma» (1826-'29), «I sette colli» (1829), «Le porte antiche e moderne» (1829) e «I monumenti più interessanti» (1830). Si tratta di lavori che portano serenità economica a Luigi Rossini, dopo gli anni giovanili di ristrettezze, tanto è vero che lo stesso artista in una lettera del 1830 a Carlo Emanuele Muzzarelli, pubblicata a Torino nel 1853 da Diamillo Müller nelle «Biografie autografe e inedite di illustri italiani di questo secolo», si definisce «ben agiato e contento».
Seguono le lastre «Archi trionfali, onorarii e funebri» (1836), «Viaggio pittoresco da Roma a Napoli» (1839), «Scenografia degl'interni delle più belle chiese e basiliche antiche» (1839-'43), «Scenografia di Roma moderna» (1850) e «I principali fori di Roma antica» (1850): un ricco gruppo di opere che racconta la Città eterna come meta turistica e che, finalmente, con questa mostra in Svizzera, nel vicino Canton Ticino, ottiene la giusta consacrazione.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Luigi Rossini, Disegno preparatorio - Parte del foro romano e monte Capitolino col tempio di Giove, 1827-1829, acquarello; [fig. 2] Luigi Rossini, Il Monte Capitolino e parte del Foro Romano coll’incendio nel Tempio di Giove Capitolino e col saccheggio dato da Genserico a Roma, 1827, matita e inchiostro color seppia acquerellato su carta vergata con cornice riquadrata, 60,5 x 83 cm, Collezione privata; [fig. 3] Luigi Rossini, Schizzo di Piazza Navona o Circo Agonale col Mercato, 1839, penna e acquerello color seppia su carta vergata, 45 x 64,5 cm, Courtesy Gian Enzo Sperone Switzerland; [fig. 4] Luigi Rossini, Puteale in Pompei, senza data (ca. 1830), matita e inchiostro color seppia acquerellato su carta vergata, 46 x 57,5 cm, Collezione privata

Informazioni utili
«Luigi Rossini (1790-1857), incisore. Il viaggio segreto». m.a.x. museo, via Dante Alighieri, 4 -  Chiasso (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-12.00 e ore 15.00-18.00; lunedì chiuso. Intero: ChF 10; ridotto ChF 7. Informazioni: tel. +41.91.6825656 o info@maxmuseo.ch. Sito internet: www.maxmuseo.ch. Fino al 4 maggio 2014. 

mercoledì 16 aprile 2014

Da Palazzo Ducale a Ca’ Pesaro: è Venezia la città italiana più presente nel Google Art Project


È Venezia la città italiana più presente nel Art Poject di Google, la piattaforma sviluppata per preservare e ammirare on-line le opere d'arte e gli interni dei più importanti musei al mondo.
Dopo la prima fase di collaborazione, che ha visto, nel mese di novembre 2013, il lancio sul portale di oltre centocinquanta opere raccolte in tre gallery dedicate a Ca’ Pesaro, al Correr e al Museo del vetro di Murano, la Fondazione musei civici veneziani propone, da qualche giorno, un viaggio virtuale in altre tre realtà afferenti alla sua rete: Palazzo Ducale, Ca’ Rezzonico e il Centro studi di storia del tessuto e del costume. Trecentosettanta le immagini ad alta definizione inserite sul sito, nato nel febbraio 2011 con l’obiettivo di «democratizzare» l'accesso alla cultura e di promuovere la sua conservazione per le generazioni future.
Di Palazzo Ducale, vero e proprio simbolo millenario della storia, della cultura e dell’arte veneziana, sarà possibile ammirare capolavori straordinari come il celebre affresco di Tiziano raffigurante il «San Cristoforo», l’opera «Nettuno offre a Venezia le ricchezze del mare» di Giambattista Tiepolo, tre meravigliosi lavori di Paolo Veronese che decorano le sale istituzionali dell’edificio -ovvero «Vecchio orientale e giovane donna», «Giunone offre a Venezia il corno dogale» e «L’apoteosi di Venezia»- e, ultimo ma non ultimo, una stupefacente tela di Jacopo e Domenico Tintoretto, «Paradiso», considerata, con i suoi ventidue metri di larghezza per sette metri in altezza, la più grande al mondo.
Navigando tra le opere di Ca’ Rezzonico ci si potrà, invece, immergere nell’atmosfera e nel gusto del Settecento veneziano attraverso le celebri scene di genere di Pietro Longhi, le splendide decorazioni a soffitto «La Nobiltà e la Virtù che abbattono l’ignoranza» e «Il Trionfo di Zefiro e Flora» a firma di Giambattista Tiepolo, e gli affreschi staccati da villa Zianigo, con il suggestivo «Mondo Novo» e le scene della vita di «Pulcinella», realizzati da Giandomenico Tiepolo. Nella gallery on-line sono state inserite anche due magnifiche vedute giovanili del Canaletto: la «Veduta del Rio dei Mendicanti» e il «Canal Grande da Ca’ Balbi verso Rialto».
Di Palazzo Mocenigo a San Stae, recentemente riaperto al pubblico dopo un radicale intervento di restyling, sarà, infine, possibile ammirare le importanti collezioni di rari tessuti e costumi, tra cui originali e sfarzosi abiti del Settecento, di particolare pregio.
Ma le novità non finiscono qui. Per Palazzo Ducale e Ca’ Rezzonico sono state ideate anche due speciali visite virtuali agli straordinari ambienti interni, che consentono di apprezzare ulteriormente la bellezza dei percorsi espositivi delle due sedi, soffermandosi su particolari aspetti o opere come il «Leone marciano andante» del Carpaccio o la veduta del «Canal Grande da Ca’ Balbi verso Rialto» del Canaletto, eccezionalmente disponibili in risoluzione Gigapixel.
Si arricchisce, dunque, di un tassello interessante la sezione italiana del Google Art Project, che vanta già tra i suoi partner le Gallerie degli Uffizi e Palazzo Vecchio a Firenze, i Musei capitolini, il Museo Poldi Pezzoli e il Museo diocesano di Milano, il Museo archeologico di Ferrara, i Musei di Strada nuova a Genova, la Fondazione musei senesi, la Venaria Reale di Torino e Palazzo Grassi a Venezia.
I visitatori della piattaforma Art Project possono sfogliare le opere in base al nome dell'artista, al titolo illustrativo, al tipo di arte, al museo, al paese, alla collezioni e al periodo temporale.
Facebook, Twitter, Google+ e video sono integrati nella piattaforma, consentendo agli utenti di invitare gli amici a vedere e discutere le loro opere preferite.
Tra le altre funzioni a disposizione dei visitatori virtuali, ci sono «Le mie Gallerie» che permettono di salvare viste specifiche delle opere d'arte selezionate e di costruire un proprio museo personale.
I commenti possono essere aggiunti a ogni dipinto e l'intera galleria può essere condivisa con gli amici. Inoltre, la funzione «Confronta» consente di esaminare due opere d'arte «fianco a fianco», nella stessa schermata, per vedere più da vicino come lo stile di un artista si è evoluto nel tempo, collegare le tendenze artistiche, o osservare in profondità due particolari di un’opera.
Google Art Project si qualifica, quindi, come un tool digitale che permette agli utenti collegati da ogni parte del mondo di avvicinarsi alle opere d’arte, ai reperti storici e ai manufatti artistici, con un semplice click, scoprendone i dettagli più nascosti.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Schermata dedicata al Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 2] Carrellata delle opere conservata al Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 3] Street View del Palazzo Ducale di Venezia su Google Art Project; [fig. 4] Dettaglio su Google Art Project dell'opera «Canal  Grande da Ca’ Balbi verso Rialto» del Canaletto, conservata a Ca' Rezzonico di Venezia; [fig. 5] Dettaglio del «Leone marciano andante» del Carpaccio su Google Art Project 

Informazioni utili 
www.google.com/culturalinstitute/project/art-project?hl=it

martedì 15 aprile 2014

Da Torino a Roma, quando l’arte incontra il calcio

L’arte contemporanea incontra il mondo del calcio. Succede a Torino, dove sta prendendo il via il progetto «Invasione di campo», nato dalla partnership tra la Gam e lo Juventus Museum.
In attesa del 2015, quando il capoluogo piemontese sarà Capitale europea dello sport, quattro artisti contemporanei rivisitano gli spazi del museo di via Druento, dove sono raccontati centoquindici anni di storia bianconera attraverso memorabilia di vario genere, come le maglie di grandi leggende del club o i trofei vinti in Italia e all’estero, e nel quale un’installazione multimediale di grande impatto scenografico permette al pubblico di vivere l’emozione di scendere in campo con la propria squadra del cuore.
L’appuntamento espositivo, in programma da venerdì 18 aprile a domenica 27 luglio, nasce nel segno della cosiddetta audience development, ossia con l’intento di mescolare i pubblici per creare una «contaminazione positiva» tra due mondi apparentemente distanti come il calcio e l’arte.
Lo Juventus Museum si trasforma così per la prima volta in uno scenario di sperimentazione artistica contemporanea, grazie alle installazioni site specific di Francesco Barocco, Gianni Caravaggio, Rä di Martino e Sissi, quattro artisti presenti nelle collezioni della Gam e con all’attivo numerose mostre sia in Italia che all’estero.
Grandi disegni, incisioni, xilografie assemblate assieme per tracciare una mappa del corpo, dei suoi movimenti e dei suoi sforzi è quanto propone Sissi per il progetto «Invasione di campo». Con sguardo medico, che si diluisce poi in una dimensione poetica, l’artista mette in mostra una visionarietà anatomica fatta di fasci muscolari, ossa, nervi e vasi sanguigni capaci di tracciare un sconvolgente panorama interiore. Alla fisicità degli atleti guarda anche Rä Di Martino, che espone allo Juventus Museum due scatti fotografici in cui il corpo del calciatore è ripreso nel momento dell’atterraggio, frontale e laterale.
L’«Ercole» di Francesco Barocco è, invece, un altare improvvisato alla divinità della forza sul quale si accatastano gli ex-voto dei giornali sportivi; mentre Gianni Caravaggio presenta un lavoro più spirituale: «una grossa pietra –si legge nella nota stampa- che squarcia il cielo, un rettangolo di paesaggio lacerato dalla forza dirompente di un cuneo di materia. Il campo da gioco è un ritaglio dell’Universo, è lo specchio capovolto del rettangolo verde, un prato stellare dove il vigore e la forza strappano il terreno».
Mentre la Juventus sposa l’arte contemporanea, la AS Roma celebra gli ottantasette anni della sua storia con una mostra alla Factory Pelanda, uno degli spazi espositivi più suggestivi dell’ex Mattatoio di Testaccio. L’esposizione, intitolata «Roma Ti Amo», è organizzata da Arthemisia group, società leader a livello nazionale nell’organizzazione e produzione di grandi mostre d’arte, con il sostegno dell’assessorato alla Politiche giovanili di Roma Capitale.
In uno spazio di oltre milletrecento metri quadrati sono esposti tutti i trofei della società, le maglie storiche, i documenti più significativi e molto altro materiale grazie al quale il tifoso romanista o l’appassionato di calcio potrà rivivere l’intera avventura della squadra giallorossa, da quando nel 1927 la fusione di tre formazioni (Alba-Audace, Fortitudo-ProRoma e Foot Ball Club di Roma) diede vita all'Associazione sportiva Roma. Scorrono così davanti agli occhi del visitatore non solo i trionfi (e le immancabili delusioni) di uno dei club più longevi d'Italia, ma anche i volti dei tanti uomini che hanno fatto la sua storia: Attilio Ferraris IV, il Core de Roma Giacomo Losi, Piedone Manfredini, il fornaretto Amadei, il divino Falcao, Agostino Di Bartolomei, Bruno Conti, il bomber Pruzzo, fino al capitano Francesco Totti.
La mostra -all’interno della quale sono esposte centinaia di prime pagine del «Corriere dello Sport», partner speciale dell’iniziativa espositiva, prossimo a festeggiare i suoi novant’anni- ha anche un’ottima componente di interattività, con schermi e monitor che trasmetteranno partite storiche, interviste, video inediti, racconti tra i più particolari e suggestivi. Non mancano installazioni sensazionali, come il calcio balilla con ‘omìni’ alti più di due metri, suddivisi in due squadre romaniste: una indossa le maglie della rosa attuale, l’altra quelle della celebre «Hall of Fame», composta da grandissimi atleti della storia della squadra come Aldair Nascimento Santos, Amedeo Amadei, Fulvio Bernardini, Marcos Evangelista de Moraes ‘Cafu’, Bruno Conti, Agostino Di Bartolomei, Paulo Roberto Falcao, Giacomo Losi, Roberto Pruzzo, Francesco Rocca, Franco Tancredi, Attilio Ferraris IV, Vincenzo Montella, Sebino Nela e Giuseppe Giannini. Un’occasione, questa, per ricordare divertendosi.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Opera di Francesco Barocco per la mostra «Invasione di campo» allo Juventus Museum. Foto: La Presse; [Fig.2] Opera di Rä di Martino per la mostra «Invasione di campo» allo Juventus Museum. Foto: La Presse; [fig. 3] Opera di Sissi per la mostra «Invasione di campo» allo Juventus Museum. Foto: La Presse; [fig. 4] Opera di Gianni Caravaggio per per la mostra «Invasione di campo» allo Juventus Museum. Foto: La Presse; [fig. 5] Scultura Calcio Balilla Franco Tancredi (cm 65x185x40). Opera di Cesare Inzerillo per la mostra «Roma ti amo»; [fig. 6] Brivido Pop, «Magica Erre - la sistina giallorossa», 2014. Alluminio, cm 286x193

Informazioni utili
«Invasione di campo». Juventus Museum, via Druento, 153/42 – Torino. Orari: lunedì-venerdì, ore 10.30-19.00; sabato, domenica e festivi, ore 10.30-19.30; chiuso il martedì. Ingresso: €18,00 museo+stadium tour, € 12,00 solo museo, € 5,00 solo mostra, € 15,00 museo+stadium tour per possessori del biglietto della Gam di Torino; € 10,00 solo museo per possessori del biglietto della Gam di Torino. Informazioni:  juventus.museum@juventus.com. Fino a domenica 27 luglio 2014. 

«Roma ti amo». Factory Pelanda (Ex Mattatoio di Testaccio), piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma. Orari: martedì - venerdì, ore 16.00-22.00, sabato e domenica, ore 10.00-22.00 (la biglietteria chiude un'ora prima); aperture straordinarie: 20 aprile, ore 10.00–22.00, 21 aprile, ore 10.00–22.00, 25 aprile, ore 16.00–22.00, 1° maggio, ore 16.00–22.00, 2 giugno, ore 16.00–22.00, 29 giugno, ore 10.00–22.00. Ingresso: intero € 10,00, ridotto gruppi € 8,00, ridotto bambini € 5,00. Catalogo: 24 Ore Cultura, gruppo Il Sole 24 Ore. Informazioni: tel. 06.98373340. Sito internet:  
www.mostraromatiamo.it  o www.asroma.it/romatiamo. Fino al 20 luglio 2014.

lunedì 14 aprile 2014

«A piccoli passi», scatti della Settimana Santa in Puglia

Il Venerdì santo la Puglia si veste di dolore. La Chiesa ricorda la passione e la morte di Gesù Cristo e, da Foggia a Taranto, è un pullulare di processioni di statue, di cortei di donne velate e di uomini incappucciati, di ali di folla silenziose e commosse, di musiche funebri e solenni suonate dalle bande musicali.
Fede e folklore si mescolano in riti che proseguono fino al giorno di Pasqua: passioni teatrali, pellegrinaggi penitenziali al Sepolcro, processioni per rinnovare la gioia della Resurrezione. A queste tradizioni millenarie che animano la Settimana Santa è dedicato il progetto fotografico «A piccoli passi» firmato da Carlos Solito, fotoreporter e scrittore pugliese che vanta collaborazioni con importanti giornali italiani e che firma il blog «Tachicardia» per la rivista «Vanity Fair». Quarantacinque gli scatti in bianco e nero che compongono il lavoro, in mostra fino a martedì 6 maggio al MuDi - Museo diocesano di Taranto per iniziativa della Oz Film, produttore che ha al proprio attivo collaborazioni per pellicole come «Io non ho paura» di Gabriele Salvatores, «La Terra» di Sergio Rubini, «Il passato è una terra straniera» di Daniele Vicari e la fiction televisiva «Braccialetti rossi».
L’esposizione, patrocinata dall’agenzia regionale per il turismo Puglia Promozione e dalla Società geografica italiana nell’ambito dell’Ente Premio Sele d’Oro Mezzogiorno, racconta le fasi salienti della Settimana Santa, dalla vestizione degli incappucciati, che s’incamminano per il viaggio della penitenza, fino alla fotografia finale di Cristo Risorto. Timidi gesti di fede, sguardi ammirati, veglie e preghiere costruiscono un reportage in bianco e nero carico di pathos che ripercorre le nuance e i chiaroscuri di un neorealismo tutto meridionale.
Fotografia dopo fotografia, il visitatore percorre un viaggio lentissimo, senza tempo: una sorta di Via Crucis che tocca le città di Taranto, Grottaglie, Pulsano, Castellaneta e Francavilla Fontana. Ogni centro, unicum di tradizioni, ha proposto, in sostanza, i tasselli che compongono il puzzle d’insieme per la lettura dei rituali della Settimana Santa in terra pugliese, un momento dell’anno in cui –si legge nella nota stampa- «devoti, addolorate, penitenti, incappucciati rallentano il loro metabolismo, per dedicarsi, anima e corpo, lentamente, a piccoli passi (da qui il titolo della mostra fotografica) al millenario sentimento di fede».
In considerazione della scelta stilistica del suo lavoro, Carlos Solito ha prediletto la bicromia bianco e nero che rende bene quel clima di fede, di devozione e di folklore in bilico tra antico e presente che caratterizza le tradizioni del Sud Italia.
In occasione della rassegna, il nuovo, e già diffuso, settimanale «Credere», diretto da don Antonio Rizzolo, pubblica un reportage all’interno del numero in edicola da giovedì 10 aprile. Un’occasione, questa, per scoprire tutti i segreti di un lavoro che la nota photo editor Giovanna Calvenzi ha descritto con queste parole: «Carlos Solito ci accompagna in un lungo viaggio in bianco e nero, intenso, drammatico, magistralmente composto. Un viaggio nella profondità delle emozioni, nella rappresentazione della spiritualità. Ogni sua immagine è una costruzione di equilibri fatti da forza narrativa e lirica».

Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2, 3 e 4] Uno scatto del progetto «A piccoli passi» di Carlos Solito

Informazioni utili 
«A piccoli passi». MuDi - Museo diocesano, vico Seminario, 1 - Taranto. Orari: fino al 20 aprile, ore 10.00-12.00 e ore 17.00-21.00; dal 21 aprile al 6 maggio, giovedì, ore 9.30-12.00 e ore 16.30-19.30; sabato e domenica, ore 9-30-12.00. Ingresso libero. Supporto editoriale alla mostra: brochure, totem, striscione microforato, reportage pubblicato sul numero di Credere del 10 aprile 2014. Informazioni: tel. 099.4709636. Sito internet: www.carlossolito.com o www.facebook.com/pages/Carlos-Solito/319205728214357?ref=hl. Fino al 6 maggio 2014.