ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 29 ottobre 2014

Dai tatuaggi di Lilin alla foto sensuali di Lachapelle: «Maravee» indaga il corpo umano

È il tema del corpo inteso come luogo di mutazione identitaria, mediante la ritualità del travestimento, del trucco, del tatuaggio, della performance e della creazione ambientale che sottende il principio della maschera a tessere la trama della tredicesima edizione di «Maravee», rassegna ideata e diretta da Sabrina Zannier, grazie al sostegno dell’assessorato alla Cultura della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, alla prestigiosa partnership dell’azienda Gervasoni e al contributo della Obalne Galerije di Capoditria e dei Comuni di Pordenone e Gemona.
Sei mostre, quattro eventi inaugurali, cinque incontri e un percorso tra generi artistici differenti, che spazia dalla performance alla pittura, dal video al tatuaggio, compongono l’offerta culturale del progetto, che verrà inaugurato il prossimo 31 ottobre al Castello di Susans, nella cittadina di Majano, con una serie di iniziative culturali. Tra di esse si segnalano uno spettacolo dell’Atelier enidUDanza di Udine, un evento di food design a cura di Kascia Raffin, una performance di azioni e parole sulla letteratura di Fernando Pessoa con Claudia Contin, Lorenza Franzoni e Rita Maffei e, dulcis in fundo, il tableaux-vivant «Clausuris. Elogio dell’immobilità», che avrà per protagonista la raffinata nobilidonna fiorentina Drusilla Foer, già attrice e jet setter negli anni Settanta, approdata di recente come opinionista in televisione, nella trasmissione «The show must go off» di Serena Dandini, e al cinema, nel film «Magnifica presenza» di Ferzan Ozpetek.
Cindy Sherman, David Lachapelle e Mustafa Sabbagh sono alcuni degli artisti internazionali che proporranno al pubblico, nella mostra fotografica «Il corpo abitato», cuore dell’iniziativa friulana, la propria visione sul tema della messa in scena della nostra fisicità quale estensione dell’anima, ovvero come luogo di mutazione identitaria che mediante la ritualità del travestimento e della maschera diviene costrutto di personaggi molteplici.
Scatti con uomini e donne affascinanti saranno, infatti, esposti lungo le pareti del secondo piano del castello e in postazioni sparse, per dimostrare come attraverso costumi e trucchi il corpo possa essere luogo da plasmare o da ri-creare. L’immagine fotografica esposta rappresenta, infatti, l’ultima tappa di una progettualità certosina, fondata sulla ricerca e la produzione di abiti, sull’attento studio di make-up, acconciature e parrucche, gesti ed espressioni, scenografie e ambientazioni.
A Majano sarà proposta anche la personale «Scritto sulla pelle» di Nicolai Lilin, scrittore russo nazionalizzato italiano, noto per il romanzo «Educazione siberiana», da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Salvatores. Al piano terra del Castello l’artista proporrà un percorso sull’antichissima arte dei tatuaggi siberiani, affrontato nel recupero dei suoi significati ancestrali, radicati nell’antropologia, senza dimenticare il suo passaggio a fenomeno di moda.
«Considerando la pelle come una membrana somatica pronta a trasformarsi in velo o in veste attraverso un processo rituale che affonda nello svelamento dell’identità e nella costruzione dell’individuo sociale», la mostra friulana, il cui progetto di allestimento è stato affidato alla scenografa Belinda De Vito, mette, infatti, in scena - si legge nella presentazione- «la ricerca segnica che il tatuaggio incide sul corpo per poi contaminare con i medesimi segni altre superfici legate alla corporeità: dal tessuto delle magliette all’oggettistica quotidiana».
Al Castello di Susans sarà, poi, possibile vedere la mostra «Nudo ma non crudo», che allinea una serie di fotografie tese ad indagare il concetto di nudità occultata e a raccontare la bellezza nel dettaglio corporeo, nel gesto e nella postura, ma anche una serie di abiti couture a cura del Mittelmoda International Lab di Gorizia, maschere e costumi scenici realizzati per il teatro da Claudia Contin e Giuseppe Maurizi, e ritratti animati di ogni artista performer che interverrà nel corso della serata inaugurale, alla cui realizzazione hanno lavorato gli studenti della sezione Multimediale e audiovisivo del liceo artistico «Sello» di Udine.
Il progetto «Maravee Corpus» prevede anche, dal 30 novembre, una mostra personale di Mustafa Sabbagh al Palazzo Elti di Gemona, nella quale saranno esposte una serie di fotografie sull'identità migrante, con corpi dipinti o velati, celati dietro maschere rituali. Alla Obalne Galerije di Capoditria sarà invece, allestita, dal prossimo 16 gennaio, la mostra «Corpi pubblici», che presenterà in prima assoluta il nuovo duo artistico CianoghaphicSisters, formato da Emanuela Biancuzzi e Debora Vrizzi, con l’inedito progetto PMC Talent Agency, riflessione su come l’immaginario generato dai media amplifichi il concetto di personaggio. Lorenza Matic risponderà a questo lavoro, costruito sull’invenzione di figure
cinematografiche, con l’installazione «Statue viventi», che inquadra in piccole cornici ritratti di artisti di strada su postazioni che alludono alle mobilie domestiche. Un «elogio del corpo come sistema sociale», stando anche a quanto dichiara il sottotitolo del progetto espositivo, caratterizza, dunque, la nuova edizione di «Maravee».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] David LaChapelle, «Awakened Daniel», 2007. Courtesy Poggiali e Forconi, Firenze; [fig. 2] Cindy Sherman, «Untitled # 136», 1984. Courtesy Metro Pictures, New York City e Le case d'arte, Milano; [fig. 3] Mustafa Sabbagh, «Senza Titolo», 2012, 100x80 cm., Courtesy dell'artista; [fig. 4] Nicolai Lilin, «Solide fondamenta», Disegno a matita su carta, 32,50 x 24 cm

Informazioni utili
«Maravee Corpus. L’elogio del corpo come sistema sociale: l’identità plurale in fotografie, video, costumi, performance e tatuaggi».
- Castello di Susan - Majano (Udine). Orari: martedì-domenica, ore 15.00-19.00; chiuso il lunedì - per gruppi e scolaresche sono disponibili anche visite in altri orari, previa prenotazione al numero 0432.948090 o all'indirizzo e-mail info@progettomaravee.com. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: venerdì 31 ottobre 2014, ore 19.00. Dal 1° al 30 novembre 2014.
- Palazzo Elti, via Blini, 9 - Gemona (Udine). Orari: martedì-domenica,ore 10.00–12.30 e ore 14.30–18.00; chiuso il lunedì. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: sabato 29 novembre 2014, ore 18.00. Dal 30 novembre al 1° febbraio 2015.
- Galleria Loggia, piazza Tito, 1 - Capodistria (Slovenia). Orari: martedì-sabato, ore 11.00-16.00; chiuso domenica e lunedì. Ingresso libero. Informazioni: info@atemporarystudio.com. Inaugurazione: venerdì 16 gennaio 2015, ore 18.00. Dal 16 gennaio al 14 marzo 2015.

martedì 28 ottobre 2014

Da Silvana Editoriale un libro sul teatro cinese nella collazione Pilone

Sono più di trecentosettanta i capolavori dell’Opera di Pechino contenuti nel volume «Jingju. Il teatro cinese nella collezione Pilone», che Silvana Editoriale distribuisce in questi giorni in libreria. La pubblicazione, presentata al pubblico e alla stampa nella serata di giovedì 23 ottobre, raccoglie gli esiti scientifici del pluriennale lavoro di ricerca che l’équipe del Museo delle culture di Lugano ha condotto dal 2009 ad oggi sulla collezione Pilone, una delle più importanti al mondo nel suo genere, riunita nella seconda metà del Novecento dalla sinologa e giornalista veneziana Rosanna Pilone (1931-2006),  traduttrice di alcune opere di Confucio e Laozi per la Rizzoli, e donata nel 2013 all’istituzionale del Canton Ticino dalla Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone» di Zurigo, alla quale appartengono anche oltre cinquemila fotografie giapponesi all’albumina dipinte a mano, risalenti alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento.
Oltre ai saggi delle curatrici Elisa Gagliardi Mangilli, docente all’università degli studi di Udine, e Barbara Gianinazzi, ricercatrice al Museo cantonale, il catalogo contiene i contributi di Liu Zhanwen, già direttore del Mei Lanfang Memorial Hall di Pechino, di Pi-Chung Wu, studiosa di teatro lirico e danza, e dei sinologi Isaia Iannaccone e Marco Musillo.
Realizzato in quadricromia, il volume propone, inoltre, due prefazioni istituzionali e le schede di tutte le opere della collezione, un terzo delle quali è corredato dalle relative fotografie a colori.
Per questo motivo, il testo può essere usato anche come catalogo della rassegna sul Teatro dell’Opera di Pechino attualmente in corso all’Heleneum, per la curatela di Barbara Gianinazzi e Marco Musillo.
L’esposizione, visitabile fino al prossimo 10 maggio, allinea un centinaio di oggetti tra visi dipinti, costumi e accessori per il trucco, copricapi, ventagli, calzature, armi di scena, strumenti musicali, elementi di arredo, modelli di scenografie del teatro tradizionale cinese.
Le opere esposte sono presentate al pubblico secondo un percorso espositivo organizzato in diverse sezioni che affrontano nuclei tematici quali l’architettura dell’edificio teatrale e la musica, il corpo dell’attore, i costumi e gli accessori, la scenografia e gli elementi evocativi e la riforma del teatro dell’Opera di Pechino.
È questa una pagina importante nella storia delle esperienze teatrali che si svilupparono nei secoli in Cina, perché frutto della sovrapposizione di diverse tradizioni storiche locali e mirabile amalgama di stili diversi che spaziano da musica a canto, da recitazione a letteratura e arti marziali.
Il teatro cinese affonda, infatti, le proprie radici in un’epoca lontana, e più precisamente nelle danze rituali praticate nelle corti dinastiche secoli prima della nascita di Cristo. Ma è a partire dall’epoca della dinastia Tang (618-907) che nascono, grazie all’appoggio imperiale, le prime accademie per lo studio e la pratica del teatro.
Evocare più che riprodurre: è il concetto su cui si fonda l’esperienza recitativa cinese. A partire dalla scenografia che crea una realtà altra soprattutto attraverso elementi simbolici, più che con la costruzione di veri e propri set in stile occidentale. Per esempio se un attore compare sulla scena impugnando un remo significa che si trova su un’imbarcazione. La stessa recitazione si basa sul concetto di evocazione: alzare un piede come se si iniziasse a camminare comunica fisicamente al pubblico che il protagonista sta iniziando un lungo viaggio a piedi. In quest’ottica è fondamentale il modo in cui gli attori muovono il corpo, si truccano il volto, si vestono. In particolare i costumi assumono un ruolo centrale nel teatro cinese, perché è solo attraverso di loro che lo spettatore può identificare i personaggi e i loro caratteri. I ruoli tipici del jingju, e quindi i differenti generi di costumi, sono racchiusi in quattro categorie principali: femminile (dan), maschile (sheng), faccia dipinta (mjing) e commediante o comico (chou). Un universo, dunque, che merita attenzione quello del teatro cinese, tanto è vero che agli inizi degli anni duemila l’Unesco ha riconosciuto il teatro Kunqu, matrice originaria del jingju, quale patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coperta del catalogo «Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone»; [fig. 2]Immagine che ritrae l'attore Liu Kuikui che indossa il costume gailiang kao [The Magic Cistern (Ju dagang). Personaggio Jinyan Bao (Golden-eyed Panther)], Pechino, giugno 2002. © 2014 Alexandra Bonds; [fig. 3] Burattino a guanto che ritrae un generale jing (净), faccia dipinta. Cina, seconda metà del XX secolo. Collezione Pilone, As.Orn.1.202.© 2014 Museo delle Culture

Informazioni utili
«Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone».Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano) 2014. Dati tecnici: cartonato con plancia, pp. 264, 200 illustrazioni a colori, Formato: cm 24,5x27,5. ISBN: 88-366-2992-X - EAN: 9788836629923. Prezzo: € 34,00. Sito internet: www.silvanaeditoriale.it/catalogo/prodotto.asp?id=4112

«Jingju. Il teatro cinese nella Collezione Pilone». Museo delle Culture -Heleneum, via Cortivo, 26 - Lugano (Svizzera). Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì e i giorni delle festività natalizie (24 e 25 dicembre);31 dicembre 2014, ore 10.00 - 16.00; 1° gennaio 2015, ore 14.00-18.00. Ingresso: Chf 12.-, ridotto Chf 8.- (AVS, AI, Lugano card, Tessera Agip Plus, Tessera di soggiorno, Touring Club Italiano, giovani 17-25 anni); entrata gratuita per bambini e ragazzi fino ai 16 anni, membri dell'associazione Amici del Museo, scuole del Canton Ticino e dei Grigioni Italiani, soci dell'International Council of Museum (ICOM), detentori della carta Banca Raiffeisen, possessori di un titolo di trasporto valido della Società Navigazione del Lago di Lugano (SNL), del passaporto dei musei e della tessera dei 18enni. Informazioni: tel. +41(0)58.8666960 o info.mcl@lugano.ch. Fino al 10 maggio 2015. 

lunedì 27 ottobre 2014

«Arte figurativa e arte astratta», alla Fondazione Cini di Venezia un convegno sulla ricerca storico-artistica del secondo dopoguerra

Esattamente sessant’anni fa, nel 1954, per volontà di un gruppo di storici dell’arte, capeggiato da Giuseppe Fiocco e composto da personalità del calibro di Sergio Bettini, Carlo Anti e Piero Zampetti, e grazie anche al convinto sostegno di Vittorio Cini, nasceva alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia l’Istituto di Storia dell’arte, chiamato a diventare subito uno dei centri di studio e ricerca più importanti a livello internazionale.
Per ricordare questo importante anniversario è stato organizzato un convegno di studi che nelle giornate di giovedì 30 e venerdì 31 ottobre animerà l’Isola di San Giorgio Maggiore e il teatrino di Palazzo Grassi, spazio messo a disposizione dalla Pinault Collection, che collabora all’evento.
Durante la due giorni di studi verrà riproposta la straordinaria attualità del convegno internazionale «Arte figurativa e arte astratta» che, tra il 4 e il 6 ottobre 1954, sancì ufficialmente la nascita dell’Istituto, ed ebbe un peso rilevante nel dibattito sulla ricerca storico-artistica sulle arti e sulla critica nei decenni successivi.
Coinvolgendo storici e teorici dello spessore di Sergio Bettini, Lionello Venturi e Giulio Carlo Argan e artisti di diverse generazioni e posizioni come Gino Severini, Felice Carena ed Emilio Vedova, l'appuntamento diede immediatamente, per il taglio critico e interdisciplinare e le ampie e diversificate direttrici metodologiche, il senso e la percezione di una vocazione primaria da parte dell’istituzione veneziana, quella cioè di porsi all’avanguardia non solo rispetto alla ricerca scientifica sulle arti del passato, ma di svolgere allo stesso tempo un ruolo di primo piano nel dibattito sull’arte contemporanea, promuovendo studi e mostre di rilievo internazionale.
Il linguaggio della critica artistica del dopoguerra sarà così l’oggetto degli interventi di Enrico Crispolti e Flavio Fergonzi che il 30 ottobre, nella sede della fondazione sull’Isola di San Giorgio Maggiore, apriranno i lavori, in programma dalle 9.30 alle 12.45 e dalle 14.15 alle 18.30. Questi contributi precederanno la relazione di Luca Massimo Barbero sulla Venezia del 1954, tra la Biennale e il convegno della Fondazione Cini. Gli scambi internazionali tra i critici e gli artisti dell’epoca, e in particolare tra francesi e italiani, saranno, quindi, evocati nel pomeriggio da Fabrice Hergott e Sileno Salvagnini. Mentre a concludere gli interventi della prima giornata di studi saranno Paolo Rusconi e di Stephen Petersen, con due relazioni dedicate rispettivamente alla figura di Renato Birolli e al tema dello spazio, un argomento centrale nell’arte sia astratta che figurativa.
Venerdì 31 ottobre il convegno si sposterà, quindi, al teatrino di Palazzo Grassi, che per l’occasione si configurerà in un laboratorio dove dibattere e confrontarsi in merito a problematiche, orientamenti, destini, visioni, progetti legati alla disciplina della storia dell’arte. Dalle 10 alle 18, saranno proiettati, in anteprima italiana, i cinque primi documentari della rassegna «Un œil, une histoire», realizzati da Marianne Alphant e Pascale Bouhénic e dedicati ad alcuni dei più importanti storici dell’arte del Novecento quali Georges Didi-Huberman, Rosalind Krauss, Gilles A. Tiberghien, Michel Thévoz e Victor Stoichita.
In questi documentari, ognuno degli studiosi coinvolti espone il proprio percorso e la propria passione per l’arte mediante una selezione di opere che considera particolarmente significative. Le immagini che accompagnano i racconti ci rendono partecipi del mondo in cui vivono i protagonisti, dei loro gusti, della loro lettura dei movimenti artistici, dei metodi di analisi e dei giudizi che hanno utilizzato nelle loro personali ricerche. I documentari, tutti sottotitoli in italiano, saranno, poi, proposti in replica nelle giornate dal 1° al 3 novembre.
La sessione di lavori al teatro di Palazzo Grassi sarà chiusa, alle 18.30, da una tavola rotonda (in lingua francese, con traduzione simultanea in italiano) alla quale parteciperanno parteciperanno Marianne Alphant, Pascale Bouhénic, Gilles A. Tiberghien, Michel Thévoz, Victor Stoichita.
L’ingresso a tutti gli incontri e alle proiezioni è libero sino a esaurimento posti.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1[ Veduta della Fondazione Cini di Venezia; [fig. 2] Emilio Vedova, «Immagine del tempo», 1949-1950, Venezia, eredi Cini (in comodato presso la Fondazione Giorgio Cini); [fig. 3] Gino Severini, «Nature morte (Le Vase bleu)», 1917, Venezia, Fondazione Giorgio Cini

Informazioni utili 
«Arte figurativa e arte astratta». Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore e Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260  - Venezia. Orari: giovedì 30 ottobre, ore 9.30-ore 18.30; venerdì 31 ottobre, ore 10.00-18.30. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti. Informazioni: Fondazione Giorgio Cini onlus - Istituto di storia dell’arte, tel.041.2710230 o arte@cini.it. Siti internet: www.cini.it, www.palazzocini.it. Dal 30 al 31 ottobre 2014.