ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 8 marzo 2021

Un 2021 di grandi mostre per la Fondazione Cini di Venezia

Sono passati settant’anni da quando a Venezia prendeva il via, sull’isola di San Giorgio Maggiore, l’attività della Fondazione Giorgio Cini. Nonostante la pandemia, il calendario per questo 2021 è ricco di eventi, sia in presenza che on-line. Dalla storia dell’arte alla musica, dal teatro agli studi religiosi, si contano oltre trenta incontri (tra convegni, giornate di studio, workshop, seminari e presentazioni), una nuova stagione concertista all’auditorium «Lo Squero», sette mostre, oltre venti progetti editoriali e un premio (la VIII edizione del «Benno Geiger» per la traduzione poetica).
Tra gli eventi artistici più importanti dell’anno, c'è senz'altro l'apertura stagionale, a partire da maggio, della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, raffinata casa-museo sorta nel 1984, che custodisce un prezioso nucleo della raccolta d’arte antica di uno dei più importanti collezionisti del novecento italiano: l’imprenditore e filantropo Vittorio Cini (1885 – 1977). La collezione custodisce un prezioso nucleo di opere di Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Piero di Cosimo e Pontormo, oltre a un raro nucleo di dipinti del Rinascimento ferrarese, con capolavori di Ercole de’ Roberti, Cosmè Tura e Dosso Dossi.
Attesa è anche la seconda edizione di «Homo Faber: Crafting a more human future. Living Treasures of Europe and Japan», grande progetto sull’alto artigianato artistico organizzato da Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, in partnership con la Fondazione Cini, la Fondazione Cologni dei mestieri d’arte e la Japan Foundation. Dal 9 al 26 settembre, i visitatori scopriranno capolavori, mostre, installazioni e workshop che - grazie al lavoro di un team di curatori internazionali, coordinati da Alberto Cavalli - presenteranno il lavoro di grandi maestri artigiani europei e della terra del Sole nascente. Il designer nipponico di fama internazionale Naoto Fukasawa, l’acclamata fotografa giapponese Rinko Kawauchi, l’iconico regista americano Robert Wilson, il collezionista ed esperto britannico Simon Kidston, il professore universitario veneziano Stefano Micelli, l’executive director del Museo d’arte di Hakone Tokugo Uchida, i celebri architetti italiani Michele De Lucchi, Stefano Boeri e Alessandro Pedron, la docente londinese di moda Judith Clark, il designer tedesco Sebastian Herkner, gli esperti e consulenti d’arte David Caméo e Frédéric Bodet, e il gallerista italo-belga Jean Blanchaert sono i nomi di prestigio chiamati a immaginare i sedici spazi espositivi di «Homo Faber».
Prosegue con due nuove mostre anche l’attività de «Le stanze del vetro», iniziativa per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria veneziana del Novecento, nata dalla collaborazione tra Fondazione Cini e Pentagram Stiftung. Si inizia con «L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg» (22 marzo – 1° agosto), rassegna curata da Giordana Naccari e Cristina Beltrami, che ripercorre - in modo originale e coinvolgente - la storia del vetro muranese del Novecento attraverso un’angolazione inedita: l’animale di vetro.
Si prosegue con la mostra «Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri» (5 settembre - 10 gennaio), a cura di Marino Barovier. L’esposizione, che era già in cantiere per il 2020 ed è saltata a causa della pandemia, guiderà il pubblico tra due aspetti della stessa realtà, due generi quasi agli antipodi ma ugualmente fondanti: il minimalismo del nordico Tapio Wirkkala, che tanto influenzò il dialogo di prospettiva tra Finlandia e Italia, e il «Bestiario lagunare» di Toni Zuccheri, che trovò nella natura una costante fonte da cui lasciarsi contaminare e ispirare.
Un’altra esposizione già in cartellone per il 2020 e saltata a causa della pandemia è quella in programma in primavera negli spazi dell’Ala napoleonica della Fondazione Giorgio Cini: «EST. Storie italiane di viaggi, città e architetture» (dal 29 aprile al 30 luglio), a cura di Luca Molinari, già curatore del Padiglione Italia alla dodicesima Biennale di Architettura.
La rassegna vuole raccontare storie di luoghi e città guardando il mondo verso Est partendo dall’Italia, che rimane il perno del percorso narrativo. Al centro del progetto -raccontano gli organizzatori- c’è «il 'fare italiano', che rifugge una pratica colonizzatrice per un atteggiamento di dialogo e assimilazione di mondi diversi dal nostro, avendo poi la capacità di immaginare e costruire spazi e luoghi significativi per la realtà in cui si sono insediati».
Dal 19 maggio al 18 luglio, in parziale concomitanza con la XVII edizione della Biennale di Architettura, la Fondazione Cini organizzerà, poi, una mostra, curata da Valerio Terraroli, con circa cento opere, tra disegni e acquerelli, realizzate dall'architetto Tomaso Buzzi tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta Si tratta – raccontano i responsabili dell’istituzione culturale sull’isola di San Giorgio Maggiore - di «disegni schizzati su fogli volanti così come su taccuini, fatti de visu o estratti dalla memoria, con inchiostro, acquerelli, biro, talvolta con un pensiero, una didascalia, un luogo, giusto per fissare sulla carta, o sul cartoncino, avvenimenti, specialmente concerti o feste, sia mondane, sia popolari, vedute di Venezia e della Laguna, architetture, immagini fantastiche».
L’Istituto per il Teatro e il Melodramma riproporrà, invece, al pubblico la mostra «Creatura – Va’ – Vivi nel tuo raggio» (maggio – dicembre 2021), curata da Maria Ida Biggi. Con questo nuovo allestimento, l’intenzione è quella di gettare nuova luce su «Antonio e Cleopatra», uno dei tre copioni shakespeariani di cui Arrigo Boito curò la traduzione e l’adattamento sulla base delle peculiarità artistiche e recitative di Eleonora Duse. In mostra sarà possibile visionare preziosi materiali d’archivio: manoscritti, fotografie di scena e lettere che l’attrice e il letterato si scambiarono riguardo la messa in scena del dramma.
È in programma anche una mostra on-line su «Nino Rota e il pianoforte»: manoscritti musicali, lettere, fotografie, ritagli di stampa e registrazioni sonore inedite offriranno l'opportunità di esplorare la genesi e la ricezione di un repertorio pianistico nel quale si riflettono tutte le sfaccettature della poetica rotiana.
Infine, quest’anno, per la prima volta nella storia dell’istituzione veneziana, andrà all’estero - al Centre d’art Hôtel de Caumont, riferimento culturale e artistico di Aix-en-Provence - una grande e variegata selezione di capolavori d’arte antica appartenenti all’Istituto di Storia dell’arte. Curata da Luca Massimo Barbero, in collaborazione con l’architetto Daniela Ferretti, la mostra «Trésors de Venise. La collection Cini» (novembre 2021 – primavera 2022) allineerà ottanta opere e celebrerà in Europa il gusto collezionistico di Vittorio Cini, «l’italiano più faustiano» che io abbia mai conosciuto» come scrisse Bernard Berenson.
Accanto a queste iniziative, la fondazione organizzerà svariati appuntamenti convegnistici e una corposa rassegna musicale; sarà, inoltre, impegnata a portare avanti la valorizzazione del patrimonio monumentale, artistico, materiale e immateriale custodito sull’Isola di San Giorgio Maggiore, promuovendo lo studio dei suoi archivi, grazie all’erogazione di borse di studio. L'istituzione veneta continuerà, poi, il processo di digitalizzazione dei suoi archivi grazie al nuovo centro Archive – Analysis and Recording of the Cultural Heritage in Venice, realizzato grazie al fondamentale contributo dell’Helen Hamlyn Trust. 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Fondazione Giorgio Cini - Chiostro Palladiano. Foto di Matteo De Fina. Per gentile concessione della Fondazione Giorgio Cini; [fig. 2] Scalone monumentale di Baldassarre Longhena. Foto di Enrico De Santis. Per gentile concessione della Fondazione Giorgio Cini; [fig. 3] La Nuova Manica Lunga. Foto di Matteo De Fina. Per gentile concessione della Fondazione Giorgio Cini; [fig. 4] Auditorium Lo Squero, Fondazione Giorgio Cini: [fig. 5] Palazzo Cini, La Galleria; [fig. 6] Veduta aerea dell’Isola di San Giorgio Maggiore; [fig. 7] Homo Faber 2021. Curatori e direttori con il fondatore Franco Cologni e il direttore Alberto Cavalli. Foto di Laila Pozzo. ®Michelangelo Foundation

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venerdì 5 marzo 2021

«Un seme di collina», in un libro di Mudima la Sicilia «sensuale e misteriosa» di Nerina Toci

Sensuali e misteriose: sono questi i primi due aggettivi che vengono in mente guardando le fotografie che Nerina Toci (Tirana, 21 gennaio 1988), artista vincitrice nel 2016 del concorso «Guido Orlando - Premio fotografico Peppino Impastato», ha scattato tra il 2017 e il 2020 in Sicilia, la terra adottiva dove trascorre gran parte del suo tempo.
Questo suo work in progress, realizzato principalmente tra i versanti asimmetrici dei monti Nebrodi, è al centro del volume «Un seme di collina», appena pubblicato da Mudima.
Il libro, per la curatela di Davide di Maggio, contiene saggi critici di Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella, oltre a un testo della stessa fotografa, protagonista in questi giorni a Milano della collettiva «La Face autre de l'autre Face» (visibile fino al 12 marzo), che raccoglie, proprio negli spazi espositivi di Mudima (le gallerie private sono aperte anche in zona arancione scuro), le opere di ventuno artisti, in prevalenza italiani, tra cui Gabriele Basilico, Francesco Jodice, Christiane Löhr, Uliano Lucas, Sabrina Mezzaqui, Ugo Mulas e Nicola Samorì.
La giovane fotografa albanese, originaria di Tirana, che per molti anni ha vissuto in Sicilia e che ora divide la sua vita tra Palermo e Milano, si occupa di fotografia dal 2015 e riserva da sempre, nel suo lavoro, un ruolo centrale alla sua terra di adozione.
Se all’inizio del suo percorso di ricerca artistica, lo sguardo era condizionato dai sogni e dall’emotività ed era focalizzato sull’indagine della sua identità, oggi Nerina Toci si propone di catturare, con il suo lavoro, l’identità universale attraverso l’esperienza del sensibile. Questo sentire ha portato l'artista a una graduale eliminazione della figura umana dagli scatti.
L’interesse antropologico – con la costante riflessione sulla figura femminile, sul senso del luogo e del confine – e l’interrogazione sul reale spostano, poi, la funzione della fotografia da quella estetica a quella reale: «la vera risposta -afferma la stessa artista - sta non nel catturare e possedere la realtà, ma nell'accettazione della sua esistenza».
Nei sui lavori – dei quali anche Letizia Battaglia ha sottolineato l’inquietudine e la grazia –, Nerina Toci riesce a dare forma alla sua immaginazione sconfinata, che varca i confini della fotografia e ci porta in un mondo incantato. La chiave per capire il suo lavoro va cercata nel fatto che, applicando leggi proprie, supera la visione monoculare che la fotografia impone. 
Il lavoro di Nerina Toci parte, dunque, dalla fotografia ma prende subito altre rotte, diventando opera d’arte. La macchina fotografica è semplicemente un mezzo che le consente di esprimere quello che per un fotografo è impossibile: uscire dalla realtà che ci circonda per addentrarsi in una sorta di Wunderkammer – una realtà personale che diventa universale – nella quale entriamo insieme a lei.
Davide di Maggio, curatore del volume, dice di Nerina Toci: «Il fotografo blocca un istante in eterno, lei apre quell’istante all’infinito. Le sue fotografie non hanno a che fare con l’effimero della nostra società, ma hanno piuttosto quella 'perennità' delle opere che si tramandano nel tempo. Il tempo non è un limite ma diventa suo alleato». 
Nerina Toci non è interessata alla realtà che ci circonda: «la sua - prosegue lo studioso - è un instancabile ricerca di un mondo che non trova, ma che è ben chiaro nella sua lucidissima immaginazione e che riesce a esprimere nelle sue fotografie anche grazie ad un grandissimo talento. Questa è la forza di Nerina Toci, il suo fascino, il suo magnetismo. E questo è il sogno dell’arte che grazie a lei si avvera».
Nerina Toci ci porta così dentro un mondo incantato dove la fantasia è libera di viaggiare, dove il dato oggettivo si trasforma in poesia.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cover del libro Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020; [fig. 2] Nerina Toci, ritratto; [fig. 3] Untitled, 2020 © Nerina Toci. Courtesy Fondazione Mudima

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Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020. A cura di: Davide Di Maggio. Contributi di: Davide Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella. E uno scritto di: Nerina Toci. Pagine: 178. Lingua: Italiano/Inglese. Copertina in brossura cartonata. Dimensioni: 22x26 cm. Prezzo: 30 Euro. Il libro è acquistabile sul sito di Fondazione Mudima (www.mudima.net | sezione Shop) e in libreria

giovedì 4 marzo 2021

Punta Conterie, una pausa tra arte e cibo nel cuore di Murano

(Aggiornato il 27 aprile 2020, alle ore 11.00) -Non è stata una ripartenza facile quella di Punta Conterie, l’hub frutto dell’impegno e della visione di Alessandro Vecchiato e Dario Campa nato due anni fa nel cuore di Murano, l’isola simbolo della tradizione vetraria a livello internazionale. Nel 2019 i due imprenditori non solo hanno restituito al comprensorio veneziano, un patrimonio architettonico inestimabile - una delle costruzioni più rappresentative dell’edilizia industriale muranese nel crocevia di navigazione tra il Canale Grande e il Canale San Donato - ma hanno anche dato vita a uno spazio fluido in cui le arti e il cibo, la creatività e l’enogastronomia, si compenetrano stimolando percorsi visivi, culturali e del gusto inusuali.
La riapertura graduale di Punta Conterie, inizialmente prevista per marzo e poi posticipata per l'aggravarsi della situazione sanitaria, si chiuderà sabato 1° maggio con la proposta food and wine dei nuovi menù - à la carte, degustazione, classico o del territorio, vegano - studiati per il «Vetri Restaurant / Bistrot» e per il «Vetri Café» dallo chef, di origini filippine, Johnmark Nanit, sotto la supervisione di Dario Campa. La valorizzazione della materia prima e la ricerca dell’equilibrio di sapori e consistenze giustapposti saranno alla base di piatti unici tra stagionalità e sperimentazione da assaporare in un angolo di Murano carico di storia: il complesso tra Palazzo Giustinian e la Basilica di San Donato che, nel 1891, iniziò a ospitare la Società veneziana per l’industria delle conterie, le minute perle in pasta vitrea ricavate dal taglio di una lunga e sottilissima canna forata arrotondata a caldo in particolari contenitori metallici.
Stessa scuola di pensiero si respira anche nella pasticceria del pastry chef Allaraj Selam: un mix di sapori in equilibrio e consistenze sorprendenti per delle proposte sfiziose solo in apparenza semplici, come un Babà-raj al rum con cannella, liquirizia e gelato al mascarpone o un Bonet e amaretti, gelato al cioccolato fondente 72% con barolo chinato, da accompagnare a centrifugati e estratti di frutta e verdura.
Con l'apertura di Punta Conterie ritornano accessibili al pubblico anche i due store dell’hub muranese: «InGalleria Shop» e «Fioraio Green Boutique».
Con una vasta selezione di prodotti a firma Punta Conterie, il cui filo conduttore è rappresentato dal vetro: piccoli oggetti di design, perle in vetro di Murano, gioielli contemporanei e accessori moda tra tradizione lagunare e alto artigianato, che da qualche mese sono disponibili anche sul nuovo canale di e-commerce di Punta Conterie.
«Fioraio Green Boutique» è, invece, l’angolo green dove poter scegliere tra piante stagionali, composizioni floreali uniche, piccoli oggetti e fragranze d’ambiente ispirati a profumi e colori della natura.
Ad affascinare i visitatori non è solo l’offerta alternativa di questo hub nel cuore di Murano, ma anche la sua costruzione. Il rapporto tra spazi esterni e interni si articola in modo naturale sui due livelli della struttura rinnovandosi in ogni ambiente. Situato al piano terra il «Vetri Café» gode di un ampio plateatico esterno cinto dai tipici mattoni industriali dell’epoca, accanto si apre lo spazio dedicato al green design con affaccio sulle aree industriali delle antiche Conterie. Al primo piano — dove si trovano l’area espositiva «InGalleria» e il «Vetri Restaurant / Bistrot» — la luce naturale rivela i dettagli originali dello spazio come il pavimento in rovere a spina di pesce completamente recuperato e restaurato, le travi a vista del soffitto, i cassonetti alla «sansovino» con i decori floreali anch’essi recuperati e restaurati e i toni grigio scuro e sabbia alle pareti che donano ulteriore profondità alle stanze.
Punta Conterie è anche sinonimo di mostre temporanee di caratura internazionale che raccontano le relazioni tra vetro e design negli spazi di «InGalleria Art Gallery».
Da sabato 10 aprile sono riprese le attività espositive di questa realtà con l'anteprima di «Murano in focus», mostra fotografica con protagonisti Luigi BussolatiMassimo Gardone e Roberta Orio.
Coordinato da Alessandro Vecchiato - anima artistica di Punta Conterie - il progetto presenta complessivamente ventuno opere sull’isola veneziana del vetro, frutto di tre sguardi molto diversi per contenuto, per supporto, per messaggio.
Luigi Bussolati
, chiamato a rappresentare le architetture industriali – che sono i luoghi di lavoro di chi ha costruito la fortuna artistica e commerciale di Murano –, suona le corde dello strumento che più gli è congeniale, e attraverso il suo peculiarissimo uso della luce ci restituisce delle immagini che, pur mantenendo un loro grande peso concreto, ci appaiono come realtà sospese, mondi sconosciuti e al tempo stesso rivelati finalmente nella loro interezza.
Massimo Gardone racconta, invece, mondi immaginari portandoci dentro i suoi «Orizzonti», facendoci sognare immersi negli oceani per poi proiettarci in prospettive costruite da riflessi. Il suo lavoro, stampato su una superficie specchiante, porta lo spettatore dentro l’immagine, permettendogli così di mettere in atto un proprio personale sguardo sulla poetica dell’opera.
Infine, il lavoro di Roberta Orio, punto di unione tra queste due letture – e ponte tra due mondi – concentra la sua visione nelle tracce di chi Murano la vive perché ci abita, perché ci lavora, ci passa del tempo della propria vita, e restituisce segni, parti, sezioni del modo che l’isola veneziana oggi rappresenta. Punta Conterie presenta, dunque, tre mostre in una per uno sguardo corale che è anche un grande omaggio a Murano e alle sue vetrerie, attività che, essendo strettamente connesse al turismo internazionale, hanno risentito più di altre la crisi per il Covid-19.

 
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] PuntaConterie. Foto di Maris Croatto; [fig. 2] PuntaConterie, terrazza del «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Maris Croatto; [fig. 3] PuntaConterie, «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Valentina Cunja; [fig. 4] Punta Conterie. Foto di Roberta Orio; [figg. 5 e 6] Punta Conterie, «In Galleria Shop». Foto di Valentina Cunja; [fig. 7] Punta Conterie, «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Maris Croatto 

Informazioni utili
Punta Conterie, Fondamenta Giustinian, 1 Venezia. Informazioni: tel. 041.5275174, info@puntaconterie.com. Sito internet: www.puntaconterie.com