ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 4 marzo 2022

#notizieinpillole, cronache d'arte della settimana dal 28 febbraio al 6 marzo 2022

In mostra a Roma Jacopo Pontormo e i suoi disegni mai visti
È una mostra preziosa quella che l’Istituto centrale per la grafica di Roma dedica a Jacopo Carucci (1494-1556), artista meglio noto come il Pontormo dal luogo di nascita, la cui fama nel Cinquecento rivaleggiò con quella di grandi autori, da Raffaello ad Andrea del Sarto, da Bronzino a Vasari.
Fino al prossimo 18 aprile, nelle sale espositive di via della Stamperia, a due passi dalla Fontana di Trevi, è possibile vedere nella sua interezza il fondo di disegni pontormeschi, provenienti dalla prestigiosa collezione Corsini, donata nel 1883 all’Accademia dei Lincei e nel 1895, grazie all’interessamento dello storico dell’arte Adolfo Venturi, entrata a far parte del nascente Gabinetto nazionale delle stampe, confluito nel 1975 nell’Istituto nazionale per la grafica.
Considerata l’intrinseca fragilità dei manufatti presentati, a tal punto da sconsigliarne il prestito e l’esposizione se non ogni dieci anni almeno, questo importantissimo nucleo di opere, in parte inedite, è poco noto anche agli specialisti. Ciò nonostante, si tratta di capolavori che riferiscono dell'attività creativa più intima dell'artista, una sorta di archivio personale di bottega dal tratto «fresco» ed essenziale, visto che documentano principalmente studi per figure, prime idee o bozzetti di opere come, per esempio, la «Pala Pucci» di San Michele Visdomini a Firenze.
«Di mano di Jacopo da Puntorme»
, questo il titolo della rassegna per la curatela di Mario Scalini, Alessandro Cecchi e Giorgio Marini, propone, nello specifico, tutti e ventinove i fogli con i disegni di Jacopo Carucci posseduti dall'Istituto centrale per la grafica di Roma, la cui tecnica esecutiva è principalmente la «sanguigna», usata a volte in combinazione con la «pietra nera» o con le «lumeggiature a gesso».
La rassegna romana presenta anche i disegni sul verso di alcuni di questi fogli (in totale sono diciotto), esposti in facsimile per motivi di fragilità, data la sottigliezza dei manufatti per cui è sconsigliata un'esposizione verticale, a bandiera. I facsimile sono montati in passepartout e incorniciati. In definitiva, tra gli originali esposti nelle bacheche (recto) e i facsimili del verso alle pareti, sono quarantasette le opere di Pontormo esposte e ben ventitré di questi sono riferibili al cosiddetto «Taccuino Corsini».
La mostra, di cui rimarrà documentazione in un catalogo di Allemandi editore, propone, tra l’altro, fogli sciolti riferibili a studi per composizioni mai realizzate come il «San Cristoforo», immagine guida della mostra, lo studio per la «Lunetta con la Santa Cecilia» o gli studi per il «Ritratto di Piero de Medici».
In occasione dell’esposizione, l’Istituto centrale per la grafica ha siglato un accordo con la società Centrica, soggetto privato con cui già collaborano la Pinacoteca di Brera e la Galleria degli Uffizi, al fine di rendere visibili in rete e ad altissima definizione - cioè nei minimi dettagli - tutti i pezzi di cui dispone e su cui l'intera critica converge in merito alla autenticità.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: www.grafica.beniculturali.it

Nelle foto:  1. Madonna con il Bambino e san Giovannino, 1514-1515 sanguigna (pietra rossa) su carta vergata avorio mm 345 x 265 ICG FN2943r; 2. Studio per il san Giovannino della Pala Pucci, dal Taccuino, 1516-ante 1518 sanguigna (pietra rossa), pietra nera e tracce di gesso su carta preparata a sanguigna lavis mm 219x155 ICG FC124232

«Museocity 2022», un week-end d’arte tra Milano, Bergamo e Brescia

Sono oltre novanta le istituzioni pubbliche e private che parteciperanno alla sesta edizione di «Milano MuseoCity», manifestazione, in programma dal 4 al 6 marzo, nata con l’intento di far riscoprire e conoscere la ricchezza del patrimonio artistico dei musei cittadini, valorizzandone la funzione culturale.
Musei d’arte e di storia, musei scientifici, case museo, archivi d’artista, archivi e musei d’impresameneghini e, per la prima volta, anche di Bergamo e Brescia, le due città lombarde che insieme saranno Capitale Italiana della cultura nel 2023, apriranno al pubblico le loro porte fisiche o virtuali, proponendo un programma con centinaia di appuntamenti.
Visite guidate, laboratori per bambini, conferenze, incontri, aperture straordinarie e iniziative speciali compongono il cartellone, al quale fa filo rosso un unico tema conduttore: «Le stanze dell’arte», focalizzato sugli edifici che ospitano i musei (pubblici e privati), raccontati dai loro curatori e direttori.
Tra le iniziative da segnalare ci sono le aperture straordinarie della Sala delle Capriate di Palazzo della Ragione, a Bergamo, e della Casa museo di Palazzo Tosio, a Brescia, ma anche la visita guidata al Mumac – Museo della macchina per il caffè di Gruppo Cimbali, al suo decimo anniversario dalla sua fondazione e quella al Museo nazionale scienza e tecnologia Leonardo da Vinci per scoprire la storia del Monastero di San Vittore. Meritano, inoltre, una segnalazione il laboratorio proposto dal Pime - Museo popolo e culture per realizzare una camera delle meraviglie e la serata-tributo a Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita, con musica elettronica, arte e contenuti audiovisivi, al Pac.
Torna per l’occasione l’itinerario «Museo segreto», curato da Federica Giacobello con la supervisione di Gemma Sena Chiesa. L'attenzione sarà rivolta alle sedi, palazzi storici o di nuova creazione, di diverse istituzioni che partecipano a «Milano MuseoCity», dall’Acquario alla Fabbrica storica della Campari, dal Palazzo della Permanente alla Casa della memoria.
È, inoltre, in programma, nella giornata del 5 marzo, il convegno «Il Museo Sottopelle: la differenza insegna», a cura di Anna Detheridge, con un dibattito che proporrà spunti di riflessioni sul tema della differenza, dell’accessibilità e dell’inclusività in epoca post-Covid.
Il programma completo di tutte le iniziative sarà disponibile su www.museocity.it , su www.yesmilano.it e su app.museocity.it con anche alcune proposte di itinerari.

[Nella foto: Museo di Santa Giulia - Oratorio di Santa Maria in Solario. Il nuovo allestimento di luce/Nuovi scenari luminosi 2021. Oratorio romanico del XII secolo. Courtesy archivio fotografico Musei di Brescia]

 «#wunderkammer il museo delle meraviglie»: a Bologna concerti e incontri a tempo di musica
Si apre con un appuntamento dedicato ad Arcangelo Corelli la nuova edizione di #wunderkammer il museo delle meraviglie, rassegna di narrazioni musicali, visite guidate e concerti alla scoperta dei tesori segreti custoditi nello straordinario patrimonio documentario del Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna.
Il ciclo di appuntamenti, in programma dal 5 marzo all’11 giugno, è realizzato in collaborazione con Bologna Città della Musica Unesco e si avvale della collaborazione di Athena Musica, associazione culturale nata per iniziativa di do-centi e ricercatori interessati a promuovere i metodi, 
gli oggetti e le prospettive dell’estetica musi-cale all’interno della ricerca musicologica e delle discipline estetico-filosofiche, attraverso le storie di uno strumento, di un dipinto, di uno spartito.
Accanto al ciclo «Ri-Creazioni», che racconterà a suon di parole e note la «Musica picta del Cinquecento» (sabato 12 marzo), l’opera «Il Clavicembalo ben temperato» di Johann Sebastian Bach (domenica 13 marzo), la «Declaratio Musicae Disciplinae» di Ugolino da Orvieto (sabato 19 marzo), il «Mosé risorto dalle acque» di Giovanni Battista Bassani (sabato 26 marzo) e non solo, non mancheranno i concerti di «Insolita - la musica che non ti aspetti», la rassegna in cui i tesori musicali del museo e della biblioteca tornano a (ri)suonare.
Tutti i programmi sono, infatti, legati a un manoscritto, un’edizione a stampa, una lettera, un dipinto appartenenti alle collezioni felsinee. Il cartellone avrà come filo conduttore il viaggio musicale in Italia attraverso le città che sono state le capitali della musica lungo i secoli.
I primi quattro concerti della primavera ci porteranno nella Firenze medievale al tempo di Dante (venerdì 25 marzo), sull’Appennino delle Quattro Province (6 maggio), intorno ai crinali che dividono i territori di Pavia, Alessandria, Piacenza e Genova, per scoprire le sorprendenti commistioni tra tradizione colta e popolare nel ricchissimo repertorio di musiche, danze e canti tradi-zionali dei suonatori girovaghi del ‘600 e ‘700, ma anche nella Urbino del ‘400 (20 maggio) del duca Federico da Montefeltro, vero e proprio prototipo di corte rinascimentale per eccellenza, per terminare con quello straordinario crogiolo di culture musicali a cavallo tra Oriente e Occidente che è stata la Venezia del ’500 (3 giugno).
L’intero programma può essere consultato sul sito www.bolognamusei.it.
    
Anton Čechov secondo Roberto Valerio: debutto per lo «Zio Vanja» dell'Associazione teatrale pistoiese
«Volevo solo dire alla gente in tutta onestà: guardate, guardate come vivete male, in che maniera noiosa»: così Anton Čechov raccontava la genesi di una delle sue opere teatrali più famose, «una commedia, quasi un vaudeville», che vide il suo debutto ufficiale il 26 ottobre 1899 al teatro d'arte di Mosca, con la regia di Vladimir Ivanovič Nemirovič-Dančenko e Konstantin Sergeevič Stanislavskij.
Dramma delle grandi illusioni, della noia che è anticamera della depressione e della paura che paralizza impedendo di realizzare i propri progetti, «Zio Vanja» di Anton Čechov ritorna in scena in Italia per iniziativa dell’Associazione teatrale pistoiese, con la regia e l’adattamento di Roberto Valerio.
Giuseppe Cederna e Vanessa Gravina sono rispettivamente Zio Vanja e Elena; con loro sono sul palco Alberto Mancioppi (il professore), Mimosa Campironi (Sonja), Elisabetta Piccolomini (Marjia), Pietro Bontempo (Astrov) e Massimo Grigò (Telegin). I costumi sono stati realizzati da Lucia Mariani. Le luci vedranno al lavoro Emiliano Pona. Il suono è a cura di Alessandro Saviozzi.
Lo spettacolo, che avrebbe dovuto debuttare in questi giorni al teatro Manzoni di Pistoia (ma che è stato posticipato per problemi di salute di un membro della compagnia), sarà rappresentato a Cecina (13 marzo, teatro De Filippo), Russi (teatro Comunale, 15 marzo), Faenza (dal 16 al 18 marzo), Milano (teatro Franco Parenti, dal 22 al 27 marzo), Bellinzona (teatro Sociale, dal 29 al 30 marzo),  Lucca (dall' 1 al 3 aprile), Piombino (4 aprile), Cortona (5 aprile), Cormons (7 aprile), Prato (Politeama Pratese, 9-10 aprile), Pinerolo (12 aprile), Savigliano (13 aprile) e Alessandria (14 aprile), per poi approdare a Pistoia dal 22 al 24 aprile. 
La scena che anima l’adattamento di Roberto Valerio è semplice. In primo piano ci sono una vecchia credenza e un tavolo, elementi che rimandano alla quotidianità della vita in campagna. Sullo sfondo appaiono e scompaiono elementi onirici o iperrealistici: un’altalena che scende dal cielo, una botte di vino gigante per l’ubriacatura notturna, un pianoforte che ricorda l’infanzia, un albero di beckettiana memoria. Su questo scenario si muovono persone comuni, immerse nel flusso della vita, con i quali è facile immedesimarsi. Sono anime smarrite con passioni, slanci, delusioni, le stesse emozioni che accompagnano la vita di tutti noi.
«Zio Vanja» si configura, dunque, come «un’opera delle occasioni mancate, della rinuncia, basata su un vero e proprio meccanismo di inerzia. Così come in Beckett i due clown Vladimiro ed Estragone attendono Godot, - racconta Roberto Valerio - i personaggi di Čechov attendono, invano anch’essi, la felicità e un futuro migliore. Ma non manca l’ironia, che anzi pervade tutto il testo».
Realismo e onirico, dramma e commedia, risate e pianti, malinconie cecoviane ed energia pura sono, dunque, i due poli opposti entro cui si muove la messa in scena dell’Associazione teatrale pistoiese, perfetta rappresentazione della tragicommedia della vita.
I biglietti già acquistati per le recite di Pistoia, previste dal 4 al 6 marzo, saranno validi per le nuove date (per informazioni, contattare la biglietteria del teatro Manzoni al numero 0573.991609 /27112 (dal martedì al giovedì, dalle ore 16 alle ore 19, venerdì e sabato, dalle ore 11 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19). Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.teatridipistoia.it

[Foto di Gabriele Acerboni]

Presentazione milanese e web per il libro «Visioni, avventure nell’arte contemporanea»

Da Cabaret Voltaire e la Germania del Terzo Reich al Messico di Castaneda e Frida Kahlo. Da Marina Abramovic, seduta su una montagna di ossa di bue, nei giorni della guerra in Kossovo, alla clinica asettica di Aya Ben Ron, installata nel Padiglione israeliano della Biennale di Venezia, all’antivigilia della pandemia. È un viaggio nell’arte contemporanea quello che propone il nuovo libro di Manuela Gandini, «Visioni» (Haze-Auditorium Edizioni, 2022, Brossura, 240 pp., € 20,00, ISBN 9788898599806), che verrà presentato nella serata di giovedì 10 marzo, alle ore 18, a Milano, negli spazi di Progetto Logos – Studio Mintoy.
Il saggio ha origine dai post pubblicati dall’autrice, critica d’arte e docente di Critical Writing alla Naba di Milano, su Facebook e Instagram, dal primo lockdown in avanti, ogni giorno senza tregua, con la volontà di curare il trauma collettivo causato dalla pandemia.
Biografie, riflessioni e avventure di oltre duecento artisti scorrono lungo le pagine di questo volume, focalizzando l’attenzione sulle storie di chi ha illuminato il buio politico e sociale degli ultimi cento anni, raccontando – spiega l’autrice - «lo spazio siderale dell’arte, potente cura per l’anima, magica e mistica ma anche pericolosa, esplosione di energie che aprono squarci di futuro, di nuovi mondi, di libertà e sgomento».
Il voluto entra, dunque, nell’atmosfera del Cabaret Voltaire (1916), con Hugo Ball ed Emmy Hennings schedati dalla polizia come «protettore e puttana». Fa incontrare la figura di Kazimir Malevič, perseguitato dallo stalinismo, che dispose di collocare la propria salma sotto il «Quadrato Nero». Visita la mostra dell’«Arte Degenerata». Imbocca le strade di New York con i corpi nudi a pois di Yayoi Kusama e gli happenings di Alan Kaprov, per ritrovarsi con le artiste del collettivo femminista Guerrilla Girls ad attacchinare, clandestinamente, manifesti di denuncia. Pagina dopo pagina, si trovano, poi, le storie di Jack Kerouac, perduto nel vortice psichedelico e mistico della beat generation, o di Georgia O’ Keeffe, accampata nel deserto del New Messico per ascoltare le voci della notte.
Dal libro affiorano anche momenti pubblici e privati, legati agli studi e alle frequentazioni personali di Manuela Gandini con gli artisti e con le loro opere. Il tormento di Pollock, un aperitivo a casa di Yoko Ono, una passeggiata nel Cretto di Burri con Bob Wilson, l’universo di stoffa di Maria Lai, la mancanza di fiato e libertà di Marina Abramovic e Ulay nella performance «Breathing in / Breathing out» sono alcune delle «visioni» offerte dall’autrice al lettore.
Accompagnano i testi numerosi QR Code che riportano ai siti di artisti, associazioni, archivi citati nei saggi.
La presentazione del volume, che vedrà la presenza dell’editore Claudio Chianura e dell’artista Mintoy, potrà essere seguita anche on-line sul profilo Facebook di Manuela Gandini (https://www.facebook.com/manuela.gandini.12).
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.haze- auditoriumedizioni.it

«La forza nascosta», quattro scienziate del Novecento sul palco del Politecnico di Torino
Marietta Blau
, Chien-Shiung Wu, Milla Baldo Ceolin e Vera Cooper Rubin: quattro donne e il loro amore per la scienza sono al centro dello spettacolo «La forza nascosta - Scienziate nella fisica e nella storia», in programma martedì 8 marzo, alle ore 17:45, nell’aula magna «Giovanni Agnelli» del Politecnico di Torino. Sul palco saliranno l’attrice Elena Ruzza e la soprano Fé Avouglan, accompagnata al pianoforte da Diego Mingolla.
L’appuntamento teatrale - per la regia di Gabriella Bordin, che firma anche la drammaturgia con Elena Ruzza - offre una visuale sulla fisica del ‘900 attraverso gli occhi di quattro scienziate che ne sono state protagoniste, anche se hanno ricevuto solo in parte l’attenzione che avrebbero meritato per le loro scoperte e il loro ingegno. Dalle loro storie traspare un tessuto comune dal forte valore intellettuale e umano, una alchimia tra talento e determinazione, che le ha portate a raggiungere risultati scientifici fondamentali per la comprensione della natura.
All’astronoma americana Vera Cooper Rubin (Filadelfia, 23 luglio 1928 – Princeton, 25 dicembre 2016) si deve, per esempio, la scoperta dell’anomalia del moto delle stelle nelle galassie, evidenza sperimentale a sostegno della teoria della materia oscura formulata da Fritz Zwicky negli anni '30. Mentre la fisica nucleare cinese Chien-Shiung Wu (Shanghai, 31 maggio 1912 – New York, 16 febbraio 1997) progettò e realizzò un celebre esperimento che dimostrò la violazione della simmetria di parità nei processi dominati dalle interazioni deboli, aprendo nuovi scenari in fisica e la via al premio Nobel per Lee e Yang. L’austriaca Marietta Blau (Vienna, 29 aprile 1894 – Vienna, 27 gennaio 1970) portò, invece, alla luce le proprietà dei raggi cosmici e delle particelle ad alta energia, scoprendo il fenomeno delle stelle di disintegrazione nella spallazione nucleare. Milla Baldo Ceolin (Legnago, Verona, 12 agosto 1924 – Padova, 25 novembre 2011), cattedratica dell’Università di Padova, visse infine, da protagonista la transizione dalla «small science» dello studio delle particelle mediante emulsioni nucleari alla «big science» dei grandi acceleratori.
Lo spettacolo – che nasce da un’idea di Anna Ceresole, Nora De Marco, Emiliana Losma, Simonetta Marcello, Nadia Pastrone, Rita Spada - è, dunque, «un ottimo pretesto – raccontano gli organizzatori - per riaccendere in ciascuno spettatore, uomo o donna, giovane o meno, il desiderio di cercare e riconoscere i semi di quella forza nascosta, che spinge ad amare la scienza, luogo di rispetto e di civile convivenza».
L’ ingresso è libero, previa prenotazione al seguente link https://www.swas.polito.it/dotnet/eventi/eventi_liberi/iscrizioni_ev.aspx?id=268. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://laforzanascosta.to.infn.it/.

Venezia, un nuovo anno di iniziative comuni per i musei del Dorsoduro Museum Mile
A Venezia l’arte continua a fare sistema. È stato rinnovato anche per il 2022 l’accordo che lega quattro istituzioni culturali che si trovano lungo «il miglio dell’arte», nel sestiere veneziano di Dorsoduro: le Gallerie dell’Accademia, la Galleria di Palazzo Cini, la Collezione Peggy Guggenheim e Punta della Dogana - Collection Pinault.
Il Dorsoduro Museum Mile, ideato nel 2015 e rilanciato nel corso del 2020, offre uno straordinario percorso attraverso otto secoli di arte, dai capolavori medioevali e rinascimentali del Veneto alle più recenti sperimentazioni contemporanee, in un sestiere della città veneziana compreso tra il Canal Grande e il canale della Giudecca.
Riduzioni, progetti comuni, campagne social sono alcune delle attività che hanno visto collaborare i quattro musei in questi ultimi due anni, sostenendo e sviluppando iniziative integrate rivolte ad avvicinare il pubblico, che, nei vari spazi, può ammirare capolavori di Bellini, Piero della Francesca, Mantegna, Bosch, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo e Canova, ma anche del Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Piero di Cosimo, Pontormo Cosmè Tura e Dosso Dossi, nonché opere di artisti contemporanei quali Picasso, Kandinsky, Magritte, Pollock, Miro, Calder, Chagall, de Chirico e non solo.
Quest’anno i visitatori potranno visitare con tariffa ridotta le grandi mostre in programma nei prossimi mesi: «Anish Kapoor» alle Gallerie dell’Accademia (dal 20 aprile), «Joseph Beuys. Finamente Articolato» a Palazzo Cini (a partire dal 20 aprile), la mostra «Surrealismo e magia. La modernità incantata» alla Collezione Peggy Guggenheim (dal 9 aprile) e le esposizioni «Marlene Dumas - open end» (dal 27 marzo) e «Bruce Nauman. Contrapposto Studies» (fino al 27 aprile) a Palazzo Grassi – Punta della Dogana.
Una speciale scontistica a beneficio dei visitatori di ognuno dei musei del circuito permette di avere accesso alle sedi a tariffe ridotte semplicemente esibendo un biglietto a pagamento di una delle istituzioni coinvolte nel progetto. Ovvero, chi compra il biglietto in uno dei musei di Dorsoduro o possiede la Membership Card di una delle istituzioni partner godrà di una speciale riduzione sull’acquisto del titolo di accesso: da 16 € a 14 € alla Collezione Peggy Guggenheim, da 15 € a 12 € a Punta della Dogana, incluso Palazzo Grassi, da 10 € a 7 € alla Galleria di Palazzo Cini a San Vio, da 12 € a 9 € alle Gallerie dell’Accademia.
Dopo la campagna congiunta che il Dorsoduro Museum Mile ha dedicato alle celebrazioni dei 1600 anni di Venezia, con un progetto social che ha invitato a scoprire il miglio dell’arte attraverso cinque guide inedite, pubblicate sui rispettivi canali Instagram e curate dalle quattro istituzioni con il contributo attivo del pubblico digitale, nuovi progetti e attività animeranno il Dorsoduro Museum Mile anche nel 2022. Per conoscere le attività basterà seguire i siti web e i canali digitali delle quattro istituzioni e gli hashtags “#walkthemile #DorsoduroMuseumMile e #DDMM.
Per saperne di più: www.palazzocini.it | www.guggenheim-venice.it | www.palazzograssi.it | www.galleriaaccademia.it.

Radio Accademia, on-line sul sito della Galleria dell’Accademia di Firenze i nuovi podcast
Torna Radio Accademia, il progetto nato nel dicembre 2020, nei mesi del secondo lockdown, frutto della collaborazione tra due realtà fiorentine: l’Accademia di belle arti e la Galleria dell’Accademia. Dal 2 marzo saranno on-line, sul sito galleriaaccademiafirenze.it, i primi tre di sei nuovi podcast, nei quali verrà data voce ad alcuni capolavori conservati all’interno della sale dell’istituzione diretta da Cecilie Hollberg: il polittico «L’incoronazione della Vergine» di Giovanni Dal Ponte (nella foto 1 ), «Il ratto delle Sabine» del Giambologna (nella foto 2) e «David che calma i furori di Saul» di Silvestro Lega; a seguire saranno on-line «La Deposizione di Cristo dalla Croce» del Perugino, e «La musica sacra» di Luigi Mussini.
Mentre in occasione della festa della donna, l'8 marzo, sarà diffuso un podcast dedicato al dipinto «Santa Maria Maddalena e otto storie della sua vita» del Maestro della Maddalena. Verrà così ricostruita la storia di una figura controversa, alla quale fu cucito addosso erroneamente il ruolo di prostituta e peccatrice, a discapito della sua importanza come discepola di Cristo, una delle prime ascete della storia cristiana.
A dar voce ai capolavori della Galleria dell’Accademia sono gli studenti della Scuola di didattica dell’arte dell’Accademia di belle arti: Enrico Budri, Chiara Calzolari, Isabella Maria Gisotti, Francesca Alberghina, Dina Ceccherini, Marco Bello, Beatrice Cervi, Marco Delvecchio, Andrea Toschi, Andrea Ceddia, Carol De Sario, Priscilla Melchionno, Leonardo Moscardi e Beatrice Murphy. Il sound design è di Saverio Damiani.
Il progetto di Radio Accademia si è rivelato una vera e propria palestra per gli studenti che si avvicinano al mestiere di educatore museale e che, con questa iniziativa. sono stati messi alla prova su più piani: dalla stesura di testi e dialoghi alla registrazione e sonorizzazione delle tracce audio, avvalendosi dell’apporto scientifico dei funzionari del museo. Le registrazioni sono tutte home made, solo successivamente un tecnico del suono si è occupato di livellare e ripulire l’audio dei racconti. «Il nome Radio Accademia nasce – raccontano gli organizzatori - proprio dal suono, che ricorda un po’ quello delle trasmissioni radiofoniche di una volta, delle prime radio libere».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito galleriaaccademiafirenze.it

Una nuova stagione di eventi per Terre Borromeo. Completato il restauro dell’albergo ristorante Delfino sull’Isola Bella
Preziosi arazzi di epoca rinascimentale, dipinti seicenteschi, tele dell’Ottocento, marionette e scenografie teatrali, partiture musicali, bambole, carillon, porcellane, automi francesi e tedeschi, ma anche fiori dai vivaci colori e dai profumi persistenti come camelie antiche, glicini giapponesi, tulipani, viole e rose. È un itinerario tra arte e natura quello che propone il circuito turistico Terre Borromeo, che dal prossimo 18 marzo ritorna ad aprire al pubblico la Rocca di Angera, il Parco Pallavicino e il Mottarone Adventure Park e i , davanti a Stresa.
Tra le principali novità di quest’anno c’è la completa ristrutturazione e la nuova apertura, entro l’estate, dell’Albergo ristorante Delfino sull’Isola Bella. Gli ospiti avranno a disposizione due suite esclusive e un ristorante da circa 150 posti, aperto anche al pubblico tutto il giorno. Nel recupero dell’edificio sono stati impiegati materiali e colori originali che conservano l’allure vintage dell’architettura e degli arredi. È il caso della facciata sulla cui parte più antica, risalente probabilmente al 1791, sono state ritrovate e restaurate tracce di cornici dipinte intorno alle finestre. Una suggestiva terrazza che affaccia sul lago è il luogo di relax perfetto, in un’atmosfera d’altri tempi, per iniziare la giornata con una deliziosa prima colazione o per godersi il tramonto con un aperitivo, dopo la visita al museo e ai giardini botanici.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.isoleborromee.it.

«Realtà metafisica»: a Siena un contest fotografico per gli under 35
Riscoprire la fotografia come strumento per guardare «oltre» quello che si vede, così da scattare immagini «pensate», capaci di offrire una interpretazione soggettiva e originale della realtà: è questo lo scopo di «Realtà metafisica», il concorso fotografico nazionale, a iscrizione gratuita, promosso dall’associazione «FotograficaMente Siena», con il Comune di Siena.
Per il sesto anno consecutivo, il contest, rivolto ai giovani dai 14 ai 35 anni, vuole, dunque, offrire occasione a chi usa il mezzo fotografico in modo quotidiano (soprattutto grazie alla frequentazione dei social network), di ripensare alla fotografia come un linguaggio affascinante e complesso che oltre a documentare, indagare e raccontare, può essere occasione di espressione concettuale. La sfida è pertanto quella di rappresentare ambienti, persone, luoghi «oltre» il loro aspetto realistico: attraverso l’osservazione di «soggetti» quotidiani sarà così possibile scoprire un mondo di significati diversi.
Ogni partecipante può inviare un massimo di tre fotografie esclusivamente in formato digitale che potranno essere realizzate con ogni tecnica ed elaborazione. Le opere (obbligatoriamente in formato Jpg dalle dimensioni minime di pixel 1200 nel lato lungo) dovranno essere inviate tramite wetransfer all’indirizzo: concorso@fotograficamentesiena.it entro le ore 23.59 del 30 aprile.
Le fotografie saranno valutate da una giuria composta dai membri di «Fotograficamente Siena»: Gianfranco Bernardo, Andrea Lensini, Lucia Lungarella, Gigi Lusini e Luciano Valentini.
Sono previsti premi per i primi tre classificati. I vincitori saranno premiati il 14 maggio nella suggestiva sede senese delle Logge del Papa, dove sarà allestita fino al 27 maggio una mostra con le opere premiate e quelle ritenute più interessanti che resterà aperta al pubblico.
Il regolamento completo con tutte le indicazioni da seguire è consultabile su: www.fotograficamentesiena.it.

Al via la decima edizione del «Porada International Design Award»
Riflettori puntati sulle poltrone per la nuova edizione del «Porada International Design Award», le cui iscrizioni rimarranno aperte fino al prossimo 15 dicembre.
Originalità, innovazione e ricerca di nuove soluzioni progettuali riferite alla lavorazione tipica del legno massello sono le linee guida che dovranno ispirare i designer che prenderanno parte alla decima edizione del concorso lanciato da Porada, azienda leader nel settore della produzione di mobili e complementi per l’arredo, e POLI.design, Società consortile del Politecnico di Milano, con il patrocinio di Adi - Associazione per il disegno industriale.
Il contest, per il quale sono previsti sei vincitori (tre nella categoria professionisti e tre in quella studenti) per un montepremi complessivo di 10mila euro, si rivolge a progettisti e creativi italiani e stranieri (singoli o in gruppo), liberi professionisti o dipendenti, studenti o professionisti.
Le soluzioni di poltrone presentate per l’edizione 2022 dovranno essere originali e inedite e finalizzate a valorizzare l’impiego di tecnologie produttive e processi di lavorazione e nobilitazione tipici del legno lavorato in massello e dovranno tener conto, oltre che della rispondenza alla funzionalità specifica, del rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza, del rispetto dei requisiti ergonomici e dell’attenzione ai requisiti ambientali e di progettazione sostenibile. Il legno, in essenza naturale, preferibilmente tra quelle di uso prevalente dell’azienda, o laccato, potrà essere abbinato a rivestimenti in tessuto, pelle, cuoietto, canna d’India, e accessori in metallo.
A giudicare e selezionare i progetti vincitori una giuria formata da esperti del settore. Nella valutazione degli elaborati, saranno presi in considerazione: originalità, grado di innovazione e ricerca di nuove soluzioni progettuali riferite alla lavorazione tipica del legno massello, sperimentazione sui materiali e sulle finiture superficiali, capacità dei progetti di definire e anticipare scenari d’uso e concept innovativi nell’utilizzo del mobile in legno e del complemento d’arredo contemporaneo con particolare riguardo alle determinazioni tipologiche, tecnologiche e morfologiche.
Per maggiori dettagli sulle modalità di partecipazione e per presentare la propria domanda di partecipazione è possibile visitare i siti www.porada.it o www.porada-design-award.polidesign.net.

Milano, «dipinti antichi» in mostra da Artcurial
Arrivano a Milano le opere che saranno battute all’incanto il prossimo 23 marzo a Parigi, nella sede di Artcurial, nell’asta «Old Masters e XIX Century». Fino a martedì 8 marzo il capoluogo lombardo ospiterà una mostra di venti opere, tra dipinti su tavola e altri supporti e bozzetti.
La preziosa selezione, attuata appositamente per il pubblico italiano, si estende dal XIV al XVIII secolo circa e include lotti straordinari, di inestimabile valore, tra cui «Il figliol prodigo» di Mattia Preti (Taverna, 1613 - La Valletta), olio su tela, stimato tra i 300.000 e i 500.000 euro, di provenienza italiana. Si tratta di un’ulteriore variazione su un tema su cui l’artista è tornato spesso nel corso della sua attività, di cui un esemplare è conservato a Palazzo reale di Napoli.
Altro artista italiano protagonista di questa selezione è Bernardo Daddi (Firenze, verso 1290 – 1348), importante pittore pre-rinascimentale, documentato a Firenze nella prima metà del Trecento, che ha lavorato nelle maestranze a seguito di Giotto. L’opera presentata in mostra è una tavola raffigurante «San Domenico resuscita il giovane Napoleone Orsini» (nella foto), dipinta a uovo su fondo oro e arrecante un sigillo in cera rossa sul retro, stimata tra i 200 000 e i 300 000 euro. Il pannello era probabilmente parte di una pala, in parte perduta, citata nel 1338 nella chiesa dei frati predicatori di Firenze, Santa Maria Novella, e raffigurante tre santi domenicani, di cui si conservano attualmente solo quattro scene in vari musei del mondo.
Tra i maestri italiani la mostra include, inoltre, Giuseppe Maria Crespi (Bologna, 1665 – 1747) detto «Lo spagnolo» con il dipinto «La pianista e i suoi ammiratori», Bernardino Campi (Reggio Emilia, 1520 – 1591) con quello che è stato definito il ritratto di Ippolita Gonzaga, Andrea di Niccolò (Siena, 1440 circa – 1514) con una tempera su tavola «Allegoria della speranza», Bernardino Licinio (Venezia, 1489 – 1565) con il ritratto su supporto ligneo di una giovane veneziana, Boccaccio Boccaccino (Ferrara, 1460 circa - Cremona, 1525) con un meraviglioso studio a sanguigna de «La nascita della Vergine». Sono, inoltre, esposte due attribuzioni: il «Ritratto di uomo che tiene un libro», olio su rame associato a Lavinia Fontana (Bologna, 1552 - Roma, 1614), e la «Scena dell'harem», probabilmente di Francesco Guardi (Venezia, 1712 – 1793).
Non mancano, poi, i grandi maestri della storia dell’arte moderna europea come lo spagnolo Bartolomeo Esteban Murillo (Siviglia, 1617 – 1682) con uno «Studio di Sant'Antonio da Padova», e Peter Brueghel il Giovane (Bruxelles, 1564 circa - Anversa, 1637/38) con un olio su rovere dal titolo «La trappola per uccelli».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.artcurial.com.

«Pasolini: il lungo addio»: al Maxxi di Roma tre incontri a cura di Walter Siti
Roma rende omaggio a Pier Paolo Pasolini. In occasione del centesimo anniversario dalla nascita dello scrittore e regista bolognese, Il Maxxi - Museo nazionale delle arti del XXI secolo organizza un ciclo di tre incontri, a cura di Walter Siti, vincitore del Premio Strega nel 2013. La rassegna, promossa con la Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, vuole essere introduttiva al grande progetto espositivo «Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo» che l’Azienda speciale Palaexpo, le Gallerie nazionali di arte antica e lo stesso Maxxi hanno in programma per il prossimo autunno.
Walter Siti, che ha avuto con l’opera dello scrittore una frequentazione lunga oltre mezzo secolo, dialogherà con diversi ospiti, provando a interrogarsi su ciò che è scomparso e ciò che invece ancora vive di questa figura cardine del Novecento, delle cui chiavi interpretative della realtà, a volte scomode, non riusciamo a fare a meno. Le azioni, rivoluzionarie e politiche, di Pier Paolo Pasolini hanno, infatti, contribuito all’evoluzione della coscienza sociale e a volte modificato il corso degli eventi. Come ad esempio il tentativo di ritirarsi dalla gara – impossibile da regolamento – durante l’edizione 1968 del Premio Strega, per spingere i giurati del premio a interrogarsi sulla qualità delle opere presentate in quella edizione. Una vera e propria «tempesta perfetta» che diede come risultato un numero straordinario di schede bianche o nulle.
«Pasolini: il lungo addio»
, questo il titolo del progetto, si aprirà con «La letteratura», un appuntamento dedicato a Pier Paolo Pasolini poeta, narratore e saggista e si svolgerà il giorno effettivo del centenario della nascita (sabato 5 marzo, alle ore 18). Introdotti da Giulia Ferracci, curatrice del Maxxi, e Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, interverranno Walter Siti e il critico letterario Andrea Cortellessa. Sono previste lettura dell’attrice Rossella Pugliese. Il secondo incontro, «La realtà», è in programma per venerdì 8 aprile, alle ore 18:30, ed è dedicato a un fantasma - quello della realtà appunto - che Pier Paolo Pasolini insegue per tutta la vita e che lo spinge a fare cinema. Siti dialogherà con Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista.
Il ciclo di incontri si concluderà venerdì 27 maggio, alle ore 18:30, con «La storia (e la cronaca»), dedicato a Pier Paolo Pasolini polemista corsaro, osservatore delle trasformazioni sociali e delle instabilità politiche del Paese. Insieme a Walter Siti interverrà il giornalista Andrea Purgatori.
Ogni incontro sarà arricchito dalle letture di alcune delle pagine più celebri dell’autore e da un breve estratto della serie podcast «Perché Pasolini?», prodotta da Chora Media per Archivio Luce. Ulteriori spunti saranno offerti dalla nuova edizione di «Petrolio», a cura di Maria Careri e Walter Siti (Garzanti), dai saggi di Siti raccolti nel volume «Quindici riprese – Cinquant’anni di studi su Pasolini» (Rizzoli).
Per maggiori informazioni: www.maxxi.art.

[Nelle immagini: 1. Pasolini, Monte Dei Cocci, Roma1960 © Archivio Fotografico Paolo Di Paolo. Courtesy Collezione Fotografia MAXXI; 2. Paul Ronald, Foto di scena da La ricotta di Pier Paolo Pasolini, 1963]

«Omaggio a Oliviero Toscani», il fotografo che ha cambiato la storia della comunicazione contemporanea
Triennale Milano celebra gli ottant’anni di Oliviero Toscani, uno dei più importanti fotografi a livello internazionale, attraverso due giornate di incontri. Si inizia venerdì 4 marzo, alle ore 18:30, quando una serie di ospiti, ripercorrerà vita e carriera dell’artista, inventore geniale di immagini che hanno fatto la storia della comunicazione contemporanea, a volte scardinandone i clichés e sovvertendo i pregiudizi della pubblica opinione, a partire dal libro «Oliviero Toscani. Ne ho fatte di tutti i colori. Vita e fortuna di un situazionista», edito da La Nave di Teseo.
Durante l’incontro sarà proiettato il documentario «Oliviero Toscani. Chi mi ama mi segua», con la regia di Fabrizio Spucches e la collaborazione di I Wonder Pictures. Nel lungometraggio, della durata di 90 minuti, il fotografo racconta sé stesso e fornisce retroscena inediti della sua vita privata e lavorativa. Fotografie di archivio e aneddoti, famiglia e amori, interviste e scoop, pubblicità e backstage, provocazioni e critiche, personaggi e fatti che hanno influenzato e alimentato la vita ed i sogni di Toscani punteggiano il racconto. La narrazione si focalizza, infine, sulle case di moda con le quali il fotografo ha collaborato: i vari reportage diventano il mezzo tramite il quale egli descrive le sfide e sperimentazioni fotografiche che lo hanno portato sempre di più a definire la sua cifra stilistica e soprattutto il concetto di immagine pubblicitaria, supporto e veicolo di un messaggio politico in senso etimologico, e ciò connesso con i motivi o le vicende della vita pubblica.
Sabato 5 marzo, dalle ore 15, si svolgerà, invece, una «maratona» di contributi e omaggi di figure del mondo dell’arte, della cultura, dell'imprenditoria, del giornalismo e della moda che, attraverso una pluralità di voci e punti di vista, restituirà la complessità del lavoro e della poetica di Toscani. Sono previsti interventi di: Marina Abramović, Settimio Benedusi, Stefano Boeri, Marco Boglione, Achille Bonito Oliva, Gisella Borioli, Paolo Crepet, Domenico De Masi, Oscar Farinetti, Peter Knapp, Gad Lerner, Micaela Sessa, Carla Sozzani e molti altri ospiti.
L’ingresso è libero, con prenotazione al link https://www.eventbrite.it/e/biglietti-triennale-milano-rende-omaggio-al-grande-fotografo-oliviero-toscani-287898400867.

giovedì 3 marzo 2022

«La scena delle donne» fa ritorno in Friuli Venezia Giulia

Compie diciotto anni «La scena delle donne», festival promosso dalla «Compagnia di arti e mestieri» di Pordenone, diretta da Bruna Braidotti, punto di riferimento della scena italiana, dal 1987 impegnata in un percorso di approfondimento e valorizzazione del ruolo della creatività femminile nei vari settori del teatro e della cultura scenica. «Connessioni generazionali» è il sottotitolo di questa nuova edizione, che avrà per protagoniste attrici, registe e drammaturghe italiane e internazionali, come l’apprezzata e pluripremiata Marta Cuscunà o Natasha Czertok dello storico Teatro Nucleo di Ferrara, che animeranno i cartelloni culturali di varie città del Friuli Venezia Giulia.

La programmazione inizierà sabato 5 marzo, alle ore 17:30, a Pordenone con il racconto-laboratorio «Parole e Sassi», dedicato all’«Antigone», «antica vicenda – si legge nella presentazione - di fratelli e sorelle, di patti mancati, di rituali, di leggi non scritte e di ciechi indovini, che è stata narrata, nei secoli, a partire dal dramma scritto da Sofocle nel 440 a.C.».
I riflettori saranno puntati su Valentina Rivelli, attrice del Teatro della Sete, che dal 2011 fa parte del Collettivo Progetto Antigone, un gruppo di lavoro composto da venti attrici, una per ogni regione italiana, che racconta, principalmente ai più giovani, la grande storia di emancipazione femminile e potere nata dalla penna dello scrittore greco, usando solo con pietre e sassi, dando così vita a un rito collettivo che coinvolge anche il pubblico, invitato ad agire e a parlare (i posti solo limitati; prenotazioni all’indirizzo: info@compagniadiartiemestieri.it).

Il festival proseguirà nella serata di martedì 8 marzo, quando, nella Sala consiliare di Vigonovo di Fontanafredda, andrà in scena quello che l’edizione 2007 del Premio donne e teatro ha definito «notevole e raro esempio di teatro civile osservato con occhio femminile»: «Italia. Le donne italiane al voto», spettacolo scritto, diretto e interpretato da Bruna Braidotti, in scena con Bianca Manzari. Attraverso la storia di una donna battezzata con il nome di Italia e della sorella Margherita, l’appuntamento teatrale spiega come il voto delle donne abbia aperto il contrastato cammino delle successive conquiste femminili, con l’augurio che si realizzino quelle ancora da raggiungere.
 
Sarà, poi, la volta del pluripremiato spettacolo «Sorry, boys», di e con Marta Cuscunà, in scena a Pordenone, all’Auditorium Concordia, nella serata di venerdì 11 marzo. L’appuntamento teatrale trae spunto da un fatto di cronaca del 2008: in una scuola superiore di Gloucester diciotto ragazze rimangono incinte contemporaneamente; alcune di loro avrebbero pianificato la loro gravidanza per allevare i bambini in una specie di comune femminile. Scoppia una vera e propria tempesta mediatica e la vita privata delle diciotto ragazze diventa uno scandalo che imbarazza tutta la comunità di Gloucester. I protagonisti vengono interpretati da pupazzi ridotti a teste mozze: Cuscunà si muove leggera dietro la struttura metallica che regge le teste, manovrando il meccanismo che regola il movimento facciale e producendo dodici voci dialoganti, ciascuna con la propria identità vocale ed emotiva.


Venerdì 18 marzo
, sempre all’Auditorium Concordia, i riflettori si accenderanno, invece, su Natasha Czertok e lo spettacolo «Kashimashi», una produzione del Teatro Nucleo, nata nell’ambito di un percorso di ricerca sui temi del femminile e sulla rappresentazione di genere. Il titolo riprende ironicamente un utilizzo stereotipato e discriminante nella lingua giapponese: «Kashimashi» significa, infatti, «rumoroso, caotico», regalo di una visione tradizionale che vorrebbe le donne come origine di confusione e disordine.
 
La programmazione proseguirà con «La stanza delle anime», spettacolo di e con Arianna Addonizio, per l’accompagnamento musicale originale dal vivo di Nicola Milan, in programma venerdì 25 marzo, ore 20:45, all’Auditorium Concordia. L’appuntamento teatrale, nato da un’idea di Bruna Braidotti, riporta al tempo contemporaneo due personalità vissute nel Medioevo che hanno dedicato all’aldilà le loro opere più importanti: Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», e Hildegard von Bingen, monaca scrittrice e mistica tedesca che cento anni prima del «Sommo poeta» descrisse in modo analogo le sue visioni sulla vita dopo la morte. Immaginata nei panni di una conduttrice radiofonica, Hildegard von Bingen decide di rendere omaggio a Dante, che rivive nelle vesti di un rapper contemporaneo, intento a dare voce alle anime femminili che ha raccontato in suoi tre album di successo: «Inferno», «Purgatorio» e «Paradiso». È così che Francesca Da Rimini, Pia De Tolomei, Sapia Salani, Piccarda Donati, Cunizza da Romano, Beatrice Portinari diventano donne di oggi.

A chiudere il cartellone sarà sabato 2 aprile «Emancip(h)ate» della compagnia romana Teatro al femminile, con Sabrina Biagioli, Giulia Capuzzimato, Jessica Di Bernardi, Sara Morassut, Virginia Risso, Lorenza Sacchetto. All’Auditorium «Aldo Moro» a Cordenons, alle ore 20:45, andrà in scena – raccontano le attrici - «un grido di protesta verso tutte le ingiustizie che il genere femminile ancora subisce, ma di cui poco si parla». Violenza fisica e femminicidi rappresentano soltanto la punta di un iceberg di prevaricazioni, soprusi e discriminazioni. Il gender gap, la legge 194 e il processo per stupro sono i tre tasselli di un racconto che, alla fine, «lascia un amaro in bocca difficile da levare via».

Informazioni utili 

martedì 1 marzo 2022

La cultura contro la guerra: dalle iniziative social di #museumsagainstwar alle sirene d’allarme dei teatri italiani


«L’Italia ripudia la guerra». Il mondo dell’arte lavora, a suo modo, per la pace. Il Ministero della Cultura ha, per esempio, lanciato la campagna digitale «la cultura unisce il mondo», che sta coinvolgendo in queste ore musei, biblioteche, archivi e istituti culturali statali. Centinaia di realtà di tutto il Paese sono impegnate, giorno dopo giorno, a condividere sui propri profili social, con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar, immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra o, al contrario, l’armonia e la prosperità del tempo di pace. Dal Museo egizio di Torino, con l’amuleto ankh di lunga vita e protezione, a Capodimonte, con l’«Allegoria della Giustizia» di Giorgio Vasari, dal Museo archeologico nazionale di Orvieto, con una testa equina lapidea che ricorda la stravolta espressione del cavallo di «Guernica», a quello di Reggio Calabria, con i bronzi di Riace, il Web è un vero e proprio tripudio di colombe, ramoscelli d'ulivo, amuleti e abbracci. 

Tra le iniziative più incisive a livello comunicativo c’è quella della Pinacoteca di Brera che espone on-line la sua collezione di libri per bambini in lingua ucraina, «nella speranza – dichiara il direttore James Bradburne - che possano essere letti ai più piccoli spaventati e rifugiati in casa o sottoterra. La voce umana e il sapere possono essere d’aiuto e dare conforto. Tutti noi, insieme ai bambini, dobbiamo alzare la voce e gridare: Basta con la guerra!».
 
Sul Web è appena partito, con la diffusione on-line di due opere di Angelo Zuena («Angelo cosmonauta», 2018) e Francesco Verio («No War», 2022; nell'ultima foto), anche il progetto «Arte per la pace», lanciato dallo Spazio Comel di Latina. La galleria laziale ha deciso di diffondere attraverso i propri canali social messaggi di pace e solidarietà nei confronti delle vittime del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Dal 1 °al 20 marzo gli artisti sono invitati a partecipare, inviando al numero Whatsapp 371.4466655, la foto di un’opera che parli di fratellanza, amore e di unione tra i popoli con la relativa didascalia ed eventualmente una frase di commento. Le immagini saranno raccolte nell’album #allospaziocomelarteperlapace e pubblicate sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram della galleria. Per richiedere maggiori informazioni è possibile inviare una email all’indirizzo info@spaziocomel.it.

L'onda d'urto dell'arte contro la guerra ha visto anche illuminare con i colori della bandiera dell’Ucraina, il giallo e il blu, monumenti simbolo del nostro Paese come il Colosseo, i templi di Paestum, il Cristo di Maratea o l’arco di Traiano a Benevento, ma anche luoghi importanti di altri Stati europei, dalla porta di Brandeburgo a Berlino alla Torre Eiffel a Parigi.
 
Più concreta è, invece, l’iniziativa messa in campo dal Museo del cinema di Torino, che tra i primi ha aderito alla raccolta di farmaci necessari per la popolazione ucraina, organizzata dell'associazione «Made in Ucraine for Italy», diretta dall'attrice ucraina Oksana Filonenko e coordinata dal Consolato generale ucraino a Milano e dall'Ambasciata dell'Ucraina a Roma. Recandosi alla Mole Antonelliana sarà possibile lasciare medicinali e materiali di primo soccorso da inviare nelle città e nelle zone colpite dal conflitto in Ucraina.
Il Maxxi di Roma, invece, ha deciso di devolvere tutti gli incassi dei giorni di domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo al fondo costituito da Unhcr Italia – Agenzia Onu per i rifugiati, Unicef Italia e Croce rossa italiana.

Anche il mondo del teatro si sta mobilitando contro la guerra. Lo fa facendo, prima di ogni spettacolo, con una sirena d’allarme, un suono che parla di emergenza, bombe e rifugi, a cui fa seguito un messaggio. Una voce registrata recita: «Quella che avete appena sentito è una sirena d’allarme ma ad essa non farà seguito nessuno colpo di cannone, nessuno strepito di mitragliatrice, nessuna esplosione di bombe, perché si tratta di un suono registrato, di un suono finto. Purtroppo, quello vero è tornato a risuonare in molte città abitate da donne, uomini e bambini che fino a ieri andavano a teatro, al cinema o a un concerto, proprio come noi stasera. Abbiamo deciso di introdurre lo spettacolo che sta per cominciare con questo suono per dire che il mondo del teatro italiano non è indifferente alla tragedia che si sta consumando in queste ore, che ripudia la guerra e che si stringe con commozione e solidarietà al dolore delle vittime».
Alla proposta, lanciata dal regista Andrea De Rosa, direttore di Tpe - Teatro Piemonte Europa, hanno già aderito i teatri nazionali di Roma e di Napoli, il Franco Parenti e il Carcano di Milano, il Biondo di Palermo, il Centro teatrale bresciano e il Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, ma anche alcune realtà francesi e tedesche come il Théâtre di Sete, il festival Sens Interdit di Lione, il Dieppe Scène Nationale.