È Stefano Arienti (Asola, 1961) il nuovo protagonista dell’«Antinori Art Project», piattaforma di ricerca, dedicata alle arti visive e agli artisti del nostro tempo, promossa dalla famiglia Antinori.
All’artista mantovano, uno dei più apprezzati italiani sulla scena internazionale, è stato commissionato un nuovo progetto nato per essere in dialogo con un capolavoro della storia dell’arte rinascimentale: la lunetta raffigurante «La resurrezione di Cristo», realizzata agli inizi del XVI secolo da Giovanni Della Robbia (Firenze, 1469 – 1529/30), su commissione di Nicolò di Tommaso Antinori.
L’opera, oggi proprietà del Museo di Brooklyn, è al centro di una mostra aperta fino al prossimo 8 aprile al Museo nazionale del Bargello di Firenze e ritorna a essere presentata al pubblico a seguito di un importante restauro sostenuto negli Stati Uniti dalla famiglia Antinori.
Il progetto di Stefano Arienti si articola in due opere distinte ma complementari che trasformeranno e si riappropriano in maniera diversa della famosa lunetta.
Al Bargello, in una sala attigua a quella della lunetta, sarà installata l’opera dal titolo «Scena Fissa», creando quindi un dialogo diretto tra arte rinascimentale e contemporanea, nella mostra «Da Brooklyn al Bargello: Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti».
In contemporanea, presso l’avveniristica cantina Antinori nel Chianti Classico sarà esposta una nuova installazione site-specific, «Altorilievo», che entrerà a far parte della collezione di famiglia, attualizzando e rendendo visibile il forte legame con la storia e la tradizione mecenatistica.
Stefano Arienti nella sua lunga carriera, si è spesso ispirato a immagini che fanno parte dell'iconografia della storia dell'arte per appropriarsene in un processo di riduzione e semplificazione.
Il suo lavoro prende le mosse da materiali, oggetti e immagini preesistenti - dai grandi artisti del passato fino alla cultura popolare - compiendo alterazioni di forma e traduzioni che ne modificano il significato in un processo creativo che guarda al passato senza giudizio, ma rivisitandolo e riappropriandosene in maniera personale quasi intima. Rielaborando materiali poveri come la carta, i libri e le immagini tratte da cartoline, poster o fotocopie, oppure materiali della cultura di massa come il polistirolo, la plastica, la plastilina, le stoffe, Arienti realizza opere che stupiscono lo spettatore, lo invitano a riflettere sul tema della meraviglia.
Questo atteggiamento riguarda il concetto di immagine nel suo complesso; come afferma l’artista: «viviamo in una specie di dittatura degli oggetti e di conseguenza delle immagini, e potrebbe sembrare che esse debbano solo essere consumate; invece possiamo tranquillamente entrare all’interno di esse, produrne di nuove e farle vivere diversamente, rendendole indipendenti dal passato ma anche da noi stessi».
Nel doppio intervento di Stefano Arienti, al Museo del Bargello e alla Cantina Antinori nel Chianti Classico, gli elementi compositivi di questa lunetta verranno isolati e distribuiti nello spazio, per acquisire un’indipendenza formale e una nuova narrativa.
In questo caso, infatti, l’artista è partito dallo studio del risultato del restauro dell’opera, dove le varie parti che formano la composizione non sono state saldate o incollate insieme come erano originariamente ma lasciate volutamente separate: i quarantasei elementi sono in vista e mantengono una loro forte identità nella rappresentazione finale con giochi di scala e prospettive inaspettate.
Il lavoro al Museo del Bargello sarà realizzato su supporto bidimensionale, una pittura ad inchiostro metallico, oro o rame, su telo antipolvere bianco da cantiere, raffigurerà i personaggi che compaiono nella lunetta ma aumentati leggermente in dimensione sino ad arrivare ad una scala quasi reale, 1:1.
L’allestimento che occuperà le tre pareti della stanza dedicata a Stefano Arienti, avrà caratteristiche simili a quelle della sala in cui sarà esposta la Lunetta, comunicante con essa, in modo da non modificare la percezione dello spettatore che passando da una stanza all’altra potrà facilmente leggere i tratti di continuità delle due opere e di traduzione di una nell’altra.
Queste sinopie strappate mostrano la modernità compositiva e formale del capolavoro tardo rinascimentale, la bicromia così come la bidimensionalità delle figure portano la linea del disegno ad emergere.
«Altorilievo», nato per la Vinsataia della cantina Antinori nel Chianti Classico, si articola come la scomposizione di un alto-rilievo scultoreo, in cui le figure della lunetta, sempre monocrome, vengono riproposte nelle quarantasei campiture strutturali del capolavoro di della Robbia, in una rinnovata distribuzione spaziale delle figure, capace di trasformare l’impianto narrativo della lunetta e ponendo l’osservatore all’interno della scena e assegnandogli un ruolo attivo nella fruizione dell’opera.
L’opera, disegnata sempre su teli antipolvere, assumerà una tridimensionalità quasi marmorea, che permetterà all’artista di ricreare uno spessore simile a quella dell’opera originale realizzata in terracotta invetriata, liberando i personaggi dalla posizione impostagli dalla storia e tessendo così una nuova trama.
L’allestimento spinge il pubblico ad una lettura più dinamica e personale del capolavoro restaurato, offrendo la possibilità di un percorso di ricerca in cui le immagini sono sottoposte a infinite variazioni, e dove lo spettatore è coinvolto in un processo mentale indipendente, critico e consapevole.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] La Resurrezione di Cristo. Giovanni della Robbia. XVI Secolo. Terracotta Invetriata. PHCourtesy of Brooklyn Museum; [fig.2 ] Stefano Arienti © Edoardo Sardano; [fig. 3] La Resurrezione di Cristo. Giovanni della Robbia. XVI Secolo. Terracotta Invetriata. PHCourtesy of Brooklyn Museum; [fig. 4] Il Cristo - Inchiostro metallico su telo antipolvere Stefano Arienti, 2017 © Edoardo Sardano
Informazioni utili
www.bargellomusei.beniculturali.it
Nessun commento:
Posta un commento