«Raffaello 1520-1483», alle Scuderie del Quirinale «la mostra dell’anno»
Inaugurata ai primi di marzo dal presidente Sergio Mattarella e subito chiusa per l’emergenza Coronavirus, l’esposizione capitolina, allestita alle Scuderie del Quirinale, è rimasta bloccata per quasi tre mesi. Grandi teli neri hanno coperto disegni e manoscritti, che non possono essere esposti alla luce del sole per più di quattordici settimane di fila, ma anche quadri simbolo come la Fornarina, la Velata, la Madonna del Granduca, il Ritratto di Leone X.
Solo grazie alla generosità del direttore degli Uffizi di Firenze, Eike Schmidt, e poi degli altri prestatori –una cinquantina in tutto, dal Louvre di Parigi alla National Gallery di Londra- «Raffaello 1520-1483» -questo il titolo della rassegna, curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi, con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro - riapre, proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto chiudere i battenti, per rimanere visitabile fino al prossimo 30 agosto.
Le prenotazioni sono state inizialmente riservate a chi aveva comprato il biglietto prima della quarantena e non lo aveva potuto utilizzare, poi al resto del pubblico; e gli amanti dell’arte non hanno fatto mancare il proprio apprezzamento per l’iniziativa: il primo giorno di programmazione è già sold out con novecento potenziali visitatori in fila.
Potranno entrare settantacinque persone all’ora, dalle nove del mattino fino alle dieci di sera, ma Mario De Simoni, presidente e ad di Ales, la società del Ministero dei beni e delle attività culturali che gestisce le Scuderie del Quirinale, ha assicurato all’Ansa che «se l’entusiasmo del pubblico lo richiederà, il museo è pronto ad allungare l’orario di apertura fino a notte».
Tenuto conto delle misure di sicurezza rese necessarie dalla pandemia, la mostra su Raffaello non avrà e non potrà avere l’afflusso atteso di circa 3000-3500 visitatori giornalieri, ma i numeri del primo giorno sono senz’altro una sorpresa positiva in tempi di distanziamento sociale e di paura del contagio.
Di certo, come sta avvenendo per gli altri musei italiani che hanno già aperto le proprie porte, la visita sarà più intima e contemplativa rispetto all’epoca pre-Covid; avrà il sapore di una quasi esclusiva.
Dopo il triage dell'accoglienza, con termo-scanner, gel per le mani e tappetino per la disinfezione delle scarpe, il pubblico, suddiviso in gruppi di sei persone, potrà godersi un’ora e venti minuti tra oltre duecento opere, centoventi delle quali del maestro marchigiano, il «divin pittore» del Rinascimento, che viene raccontato nella mostra in un viaggio a ritroso, dalla morte prematura, avvenuta tra il 6 e il 7 aprile 1520, a soli trentasette anni, ai suoi inizi. L’«Autoritratto» giovanile degli Uffizi chiude l’esaustivo percorso espositivo, che nei giorni di lockdown è stato possibile approfondire on-line grazie agli interessanti focus e video-racconti del progetto «Oltre la mostra», ancora visibile sul sito internet delle Scuderie del Quirinale.
Dal cinema di Sergio Leone alla politica di Carlo Levi: le mostre dei Musei civici romani
Martedì 2 giugno a Roma tornano a spalancare le proprie porte anche tutti gli spazi dei Sistema Museo in Comune. Dopo la riapertura del 19 maggio dei Capitolini e dei Museo di Roma a Palazzo Braschi (dove è in programma, fino al prossimo 21 giugno, un bell’omaggio ad Antonio Canova), riaprono anche i Fori imperiali, il Circo Massimo e molti altri musei cittadini, a partire dall’Ara Pacis, dove è in corso la grande mostra «C’era una volta…Sergio Leone», con cui la città celebra, a trent’anni dalla morte e a novant’anni dalla sua nascita, uno dei miti assoluti del cinema italiano. L’esposizione, prorogata al 30 agosto, ripercorre -con l'ausilio di fotografie, filmati, oggetti di scena e personali, locandine, spartiti e manoscritti- la vita e l'iter artistico e professionale del regista, che ci ha lasciato pellicole come «Per un pugno di dollari» e «Il buono, il brutto, il cattivo».
Mentre alla Centrale Montemartini sarà visibile dal 2 giugno, e fino al primo novembre, la mostra «Colori degli Etruschi. Tesori di terracotta»,straordinaria selezione di lastre parietali figurate e decorazioni architettoniche a stampo in terracotta policroma, provenienti dal territorio di Cerveteri (l’antica città di Caere), in parte inedite. Questi reperti archeologici, di fondamentale importanza per la storia della pittura etrusca, sono recentemente rientrati in Italia grazie a un’operazione di contrasto del traffico illegale.
Alla Centrale Montemartini, e in contemporanea alla Gam, è programmata, fino al 23 agosto, anche la mostra «Miresi. Sguardi e architetture. Berlino/Roma/Barcellona», una serie di opere dedicate agli sguardi e alle architetture delle tre capitali in parallelo con gli spazi museali e le loro collezioni.
Alla Galleria d’arte moderna è allestita, inoltre, la rassegna «La rivoluzione della visione. Verso il Bauhaus. Moholy-Nagy e i suoi contemporanei ungheresi», dedicata all’arte di László Moholy-Nagy, artista d’origine ungherese e figura chiave del movimento Bauhaus nel mondo, in occasione delle celebrazioni per i centoventicinque anni dalla sua nascita (1895-2020). Nell’ambito della mostra, prorogata al 23 agosto, nell’area del chiostro/giardino, è presente un’installazione di Sàndor Vàly, in una prospettiva di ricostruzione ambientale contemporanea delle teorie sulla luce dello stesso fondatore del Bauhaus.
Sempre alla Gam sarà visibile, fino al prossimo 11 ottobre, un progetto espositivo e di workshop per i quarant’anni del Centro ricerca e documentazione arti visive (1979-2019), istituito grazie a una cospicua donazione del critico Francesco Vincitorio e volto alla raccolta di cataloghi, monografie, letteratura grigia (inviti, comunicati stampa, dépliant, ecc.), periodici, video, materiale fotografico.
L’esposizione è da intendersi come un’occasione per approfondire scientificamente temi e problematiche dell’arte nazionale e internazionale a Roma, dalla ricostruzione post-bellica fino agli ultimi decenni del XX secolo, passando per il rinnovamento intellettuale e stilistico degli anni Sessanta e Settanta, quello pittorico e teoretico degli anni Ottanta, fino ai nuovi centri espositivi degli anni Novanta, indissolubile palestra artistica e creativa anche per molta critica d’arte contemporanea.
Per gli appassionati di fotografia una tappa immancabile sarà, fino al prossimo 20 settembre, il Museo di Roma in Trastevere. Qui si potrà ammirare una bella mostra del fotografo turco Ara Güler, lucido osservatore della storia e della società del proprio Paese d’origine, nominato tra i sette migliori fotografi al mondo dal British Journal of Photography Yearbook e insignito del prestigioso titolo di «Master of Leica». Reclutato negli anni Cinquanta da Henri Cartier-Bresson per l’agenzia Magnum e diventato primo corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano «Times» nel 1956, Ara Güler viene raccontato attraverso un’ottantina di immagini, tra cui si segnalano quarantacinque splendide vedute in bianco e nero di Instanbul, preziosa testimonianza di un’umanità ormai quasi cancellata, e una serie di ritratti di personaggi famosi come Federico Fellini, Pablo Picasso, Salvator Dalì, Sophia Loren, papa Paolo VI e Winston Churchill.
Sempre al Museo di Roma in Trastevere è visibile la mostra «Frammenti. Fotografie di Stefano Cigada», un lavoro che indaga il patrimonio statuario di alcuni grandi musei attraverso il medium fotografico. Divinità, animali, guerrieri, atleti, ninfe: l’artista dialoga con statue antiche di ogni foggia, senza preferenze, scegliendo quelle che gli «parlano» e che lo illuminano, «cercando -per sua stessa ammissione- quello che manca, quello che non si vede, cercando l’infinito nel frammento».
Tra le mostre che sarà possibile rivedere a Roma dal 2 giugno c’è anche quella che il Museo napoleonico dedica al volto utopico della città sognato da Napoleone e rimasto in gran parte solo sulla carta.
All’architettura dell’Urbe è dedicata anche la rassegna «Civis Civitas Civilitas» ai Mercati di Traiano – Museo dei Fori Imperiali, che illustra, attraverso plastici degli edifici sacri e pubblici, il modello di vita urbano romano, esportato militarmente anche nelle città dell’impero.
Da visitare, in questi primi giorni di riapertura dei musei romani dopo l’emergenza sanitaria, è anche l’esposizione che i Musei di Villa Torlonia, negli spazi del Casino dei Principi, dedicano a Carlo Levi (Torino, 1902 ‒ Roma, 1975), autore del romanzo «Cristo si è fermato ad Eboli» (pubblicato nel 1945), e all’arte della politica. Cinquantaquattro opere grafiche realizzate, a cavallo degli anni 1947-1948, per le pagine del quotidiano «L’Italia Socialista», diretto da Aldo Garosci, dialogano con una trentina di tele, riferibili all’ambito cronologico 1945-1950, e un’altra quarantina di opere pittoriche, datate tra il 1932 e il 1973. Completano il percorso espositivo cinquantotto disegni, che raccontano, in forma artistica, sintetica e ironica, la stagione politica di formazione dell'Italia Repubblicana e registrano il passaggio cruciale che porterà, dal 1949, alcuni protagonisti di quella stagione (Olivetti in primis) all'impegno nella «politica del fare».
Il viaggio tra i musei romani che riaprono il 2 giugno termina al
È tempo di riapertura anche per il Museo di scultura antica Giovanni Barracco, il Museo Pietro Canonica, il Museo della Repubblica romana e della memoria garibaldina, il Museo di Casal de’ Pazzi e il Museo delle Mura.
L’ingresso a tutti i musei civici, compresi quelli ad accesso gratuito, sarà prenotabile al numero 060608 oppure on-line sul sito www.museiincomuneroma.it. Al momento della prenotazione verrà assegnata anche la propria fascia oraria di visita. Ai vari spazi si accederà dopo aver misurato la temperatura corporea e senza passare dalla biglietteria, mostrando il biglietto pre-acquistato sullo smartphone o stampato. All’ingresso e nelle sale interne saranno disponibili gel disinfettanti; sarà obbligatorio l'utilizzo delle mascherine e il mantenimento della distanza di sicurezza.
Accanto all’esperienza dal vivo della visita al museo proseguirà la grande e apprezzata offerta digital del progetto #laculturaincasa, promossa da Roma Capitale con la collaborazione di tutte le istituzioni culturali cittadine, che in queste settimane di lockdown ha proposto agli utenti rubriche dedicate alle collezioni museali e archeologiche, cinema, musica, teatro, spazi di didattica e tanti giochi per piccoli e grandi.
Aperti anche i Musei Vaticani e la mostra «Impressionisti segreti» a Palazzo Bonaparte
Nella giornata del 2 giugno saranno aperti anche i Musei vaticani (dal lunedì al giovedì, dalle 10 alle 20; il venerdì e il sabato, dalle 10 alle 22), che hanno anticipato la loro riapertura al primo giorno del mese, testando così le nuove modalità di accesso imposte dall’emergenza Covid-19: prenotazione obbligatoria sul portale tickets.museivaticani.va, mascherina a copertura di naso e bocca, controllo della temperatura corporea, distanza interpersonale di oltre un metro.
Visitabile a Roma durante la giornata di martedì 2 giugno, e anche mercoledì 3, sarà, poi, la mostra «Impressionisti segreti» a Palazzo Bonaparte, che avrebbe dovuto chiudere lo scorso 3 maggio. Ancora per due giorni, grazie all’impegno di Arthemisia, il pubblico potrà rivedere cinquanta capolavori di Monet, Renoir, Cézanne, Pissarro, Sisley, Caillebotte, Morisot, Gonzalès, Gauguin, Signac e altri ancora, che ritorneranno, poi, nelle «case segrete» che li ospitano abitualmente.
Tra gli altri luoghi già accessibili al pubblico ci sono anche il Colosseo, la Galleria Borghese, il Palazzo delle Esposizioni con una mostra di Jim Dine e il Maxxi – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, che dal 22 maggio accoglie il pubblico in sicurezza, con autocertificazione e biglietto solidale, permettendogli di vedere una raffinata mostra di Giò Ponti.
Gagosian e La Fondazione: ripresa all'insegna della collaborazione in via Crispi
Hanno scelto per ripartire una data simbolo come quella del settantaquattresimo compleanno della Repubblica anche due spazi di via Crispi: la Gagosian e La Fondazione, che per l’occasione uniscono le forze e propongono, in alternanza, un continuum d’arte a coprire l’intero arco delle ventiquattro ore. Un invito, questo, a lasciarsi travolgere dall’energia prorompente della creatività, con la speranza di ritornare presto a fruirne in libertà e sicurezza. Ad iniziare sarà, nel tardo pomeriggio del 2 giugno, La Fondazione con il progetto «#80 | #90 & more», a cura di Pier Paolo Pancotto. Si tratta di un’esplorazione video in orario notturno, dalle 18 alle 11 del mattino successivo, di opere video realizzati da giovani artisti: Rosa Aiello, Lisa Dalfino & Sacha Kanah, Alessandro Di Pietro, Christian Fogarolli, Alice Guareschi, Invernomuto, Beatrice Marchi, Nicola Martini, Namsal Siedlecki e Andrea Zucchini.
La presentazione delle opere avverrà a rotazione settimanale; il nome dell’artista sarà svelato il venerdì per il martedì con un post sul canale Instagram della Fondazione, con l’hashtag #unboxingproject.
Mercoledì 3 giugno, alle 10, riprende l’attività la Gagosian con una piccola anticipazione della mostra di Stanley Whitney (Philadelphia, 1946), in cartellone dal prossimo settembre. Solo tre le opere in esposizione, che racconteranno la costante sperimentazione cromatica dell’artista americano, che ha sviluppato un metodo compositivo che libera il colore componendo un originale linguaggio visivo tanto musicale quanto pittorico. «L’opera di Whitney -raccontano dalla galleria capitolina- trae ispirazione da una vasta gamma di fonti, come il free jazz, l’architettura italiana antica, la tradizione americana delle trapunte quilt, l’archeologia etrusca e l’astrazione del XX secolo. L’esperienza in Italia, dove ha vissuto per anni negli anni ’90 e dove ancora oggi possiede uno studio nei pressi di Parma, lo ha portato alla definizione della sua struttura compositiva a griglia su cui si stagliano i «botta e risposta» cromatici che ne caratterizzano l’opera. Le tonalità calde e terrose del paesaggio emiliano in particolare costituiscono una costante fonte di arricchimento per la sua tavolozza».
Qualità e territorio: le due parole chiave della ripartenza
Roma si riappropria, dunque, dei suoi spazi di bellezza e di cultura dopo il blocco di emergenza per il Covid-19. Non è tempo di grandi numeri e di certo la nostra «nuova quotidianità», fatta di ingressi contingentati e di regole da rispettare, non permetterà la consueta fruizione dei musei. Ma il grande lavoro fatto on-line in questi mesi da molte strutture ha di certo facilitato l’interesse degli italiani per le raccolte e le mostre del proprio territorio. Ora è tempo di ammirare dal vivo ciò che si è potuto scoprire virtualmente. Ed è da quello che è ci più vicino a casa, dalle bellezze italiane, e anche dai piccoli musei spesso trascurati dai grandi flussi turistici, oltre che da poche mostre, ma di importante rigore scientifico -come quella di Raffaello a Roma- che si può e si deve ripartire.
Didascalie delle immagini
[Figg. 1, 2 e 3] Allestimento della mostra «Raffaello 1520-1483» alle Scuderie del Quirinale di Roma; [fig. 4] Un'immagine dal set del film Per un pugno di dollari. Mostra «C’era una volta…Sergio Leone» all'Ara Pacis di Roma; [fig. 5] Un'opera di Stefano Cigada per la mostra mostra «Frammenti» al Museo di Roma in Trastevere; [fig. 6] Un'immagine di Ara Güler esposta nella mostra al Museo di Roma in Trastevere; [fig. 7] Autoritratto con orologio e pennelli di Carlo Levi, esposto ai Musei di Villa Torlonia; [fig. 8] L'arte della politica, disegno di Carlo Levi esposto ai Musei di Villa Torlonia; [fig. 9] Moholy-Nagy László, Modulatore spaziale, 1945 , matita, gesso su carta, 203×264 mm; Debrecen, Collezione Antal – Lusztig; [fig. 10] Esterno dei Musei vaticani; [fig. 11] Cover della mostra Impressionisti segreti; [fig. 12]Stanley Whitney, Bertacca 2, 2019. © Stanley Whitney, Foto: Giorgio Benni. Courtesy di Gagosian; [fig. 13] La Fondazione. ©La Fondazione. Foto: Daniele Molajoli
Per saperne di più
www.scuderiequirinale.it
www.museiincomuneroma.it
www.museivaticani.va
www.arthemisia.it/it/impressionisti-segreti
www.maxxi.art
www.lafondazione.info
www.gagosian.com
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