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venerdì 24 luglio 2020

Da Urbino a Loreto, le Marche celebrano Raffaello

È l’anno di Raffaello Sanzio, pittore del quale quest’anno si celebra il cinquecentenario della morte, e tante sono le iniziative in programma in tutta Italia, dalle Scuderie del Quirinale al Museo diocesano di Salerno, per ricordare l’anniversario. Cuore pulsante di questo omaggio è la regione natale dell’artista, le Marche, che la guida Lonely Planet Best in Travel 2020 ha inserito tra le dieci migliori destinazioni al mondo. Il viaggio non può che partire dalla città che ha visto nascere Raffaello, Urbino, recentemente classificata dal «New York Times» tra le migliori mete turistiche dell’anno.
Ancora oggi in questo borgo, inserito nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità da Unesco, è possibile visitare la casa dell’artista, il luogo dove Raffaello «ha imparato - scriveva Carlo Bo, nel 1984- la divina proporzione degli ingegni», ma soprattutto ha appreso «il valore della filosofia, della dignità da dare al suo lavoro di pittore».
Al primo piano della dimora si apre un'ampia sala con soffitto a cassettoni dove è conservata l'«Annunciazione», tela del padre Giovanni Santi, umanista, poeta e pittore alla corte di Federico da Montefeltro. Sono, poi, esposte copie ottocentesche di due opere realizzate da Raffaello: la «Madonna della Seggiola» e la «Visione di Ezechiele». Mentre in una piccola stanza attigua, ritenuta la stanza natale del pittore, è collocato l'affresco della «Madonna col Bambino», attribuito dalla critica ora a Giovanni Santi, ora a Raffaello giovane. Di particolare interesse lungo il percorso espositivo sono, poi, un disegno attribuito a Bramante (1444 - 1514) e la raccolta di ceramiche rinascimentali della collezione Volponi, qui in deposito temporaneo.
Al piano superiore, sede dell’Accademia Raffaello, sono, invece, conservati alcuni oggetti strettamente connessi al maestro urbinate -copie di suoi dipinti, bozzetti per il suo monumento, omaggi di altri artisti- e una ricca documentazione della storia delle città in campo artistico, civile e religioso e del mito che in varie epoche ha accompagnato la figura del «Divin pittore».
A pochi passi da lì, si arriva a Palazzo Ducale, dimora principesca tra le più belle d’Europa, voluta da Federico da Montefeltro. In questi spazi oggi è ospitata la Galleria nazionale delle Marche, che conserva nelle sue collezioni uno dei dipinti più enigmatici di Raffaello, il «Ritratto di gentildonna detta la Muta», per le labbra perfettamente sigillate. Probabilmente l’artista ha dipinto lo stesso soggetto in due fasi diverse: una prima stesura risale al periodo giovanile, quando la donna viene rappresentata con forme più morbide, i capelli mossi e una scollatura più ampia, mentre la figura ora visibile mostra tratti di austerità nel volto, i capelli raccolti, una posizione leggermente diversa delle spalle e non ha la scollatura, segno della morte del marito che avvenne nel 1501.
Il museo ospita, fino al 27 settembre, anche la mostra «Raphael Ware. I colori del Rinascimento», a cura di Timothy Wilson e Claudio Paolinelli, che presenta oltre centoquaranta raffinati esemplari di maiolica italiana rinascimentale, provenienti dalla più grande collezione privata al mondo di questo genere, con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione su quell’importante momento della tradizione artistica italiana a cui viene associato il nome del grande pittore urbinate, in inglese Raphael Ware appunto.
Sempre a Urbino, nelle sale di Palazzo Ducale, si terrà, dal 19 luglio al 1° novembre, la mostra «Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti di corte», a cura di Vittorio Sgarbi ed Elisabetta Losetti.
L’esposizione racconta in modo del tutto originale la vicenda di Baldassarre Castiglione, un intellettuale finissimo e un attento politico, vicino a grandi artisti, a Raffaello prima di tutti, ma anche a scrittori, intellettuali, regnanti e papi, che ci ha lasciato un’opera famosa come il «Cortegiano».
Attingendo alla fonte imprescindibile delle sue lettere e facendo uso di strumenti multimediali, la rassegna di Urbino vuole ricostruire l’intera vicenda di Baldassare Castiglione ponendola, correttamente, nel contesto del suo tempo, accanto a figure altrettanto complesse e affascinanti come quelle di Guidobaldo da Montefeltro, Leone X, Isabella d’Este, Pietro Bembo, Luca Pacioli, l’Imperatore Carlo V, i Medici, gli Sforza, i Gonzaga e artisti -Raffaello innanzitutto, ma anche Leonardo, Tiziano, Giulio Romano.
Sempre dal 18 luglio sarà visibile il progetto «Raffaello Bambino», rivolto soprattutto ai più piccoli, che propone immagini, testi e indicazioni in un circuito di scoperta tra le vie della città di Urbino.
Nella cittadina marchigiana, negli spazi del Collegio Raffaello, sarà, inoltre, visibile, dal 25 luglio al 1° novembre, «Una mostra impossibile», progetto ideato e curato da Renato Parascandolo, con la direzione scientifica di Ferdinando Bologna, recentemente scomparso, che presenta quarantacinque dipinti di Raffello - compreso l’affresco «La Scuola di Atene» - riprodotti in scala 1:1 e riuniti insieme, permettendo così di ammirare in un unico allestimento opere disseminate in diciassette Paesi diversi: un’impresa, questa, che non riuscì nemmeno allo stesso artista.
Il viaggio alla scoperta di Raffaello può, dunque, spostarsi a Loreto, dove, fino al 30 agosto, nei rinnovati spazi espositivi del Bastione Sangallo, viene presentato per la prima volta in assoluto l’arazzo da cartone di Raffaello raffigurante Ananias e Saphira, appartenente alla collezione Bilotti Ruggi d’Aragona.
Sempre a Loreto, il Museo pontificio della Santa Casa presenterà, in autunno, «La Madonna del velo o Madonna di Loreto di Raffaello. Storia avventurosa e successo di un’opera», curata da Fabrizio Biferali e Vito Punzi, con la consulenza dei Musei vaticani, che darà conto della storia di un celebre soggetto caro all’urbinate, la cosiddetta Madonna di Loreto appunto, una cui pregevole replica della bottega dello stesso maestro - di cui ora di sono perse le tracce - fu donata all’inizio del XVIII secolo al santuario lauretano.
Mentre a Jesi, ai Musei civici di Palazzo Pianetti, sempre in autunno andrà in scena la mostra «Raffaello e Angelo Colocci. Bellezza e scienza nella costruzione del mito della Roma antica», a cura di Giorgio Mangani, Francesco P. Di Teodoro, Ingrid Rowland, Vincenzo Farinella, Fabrizio Biferali e Paolo Clini. L’esposizione vuole esplorare le connessioni tra Raffaello e l’umanista jesino Angelo Colocci, punto di riferimento a Roma per artisti, antiquari e poeti, attraverso documenti originali e l’uso di tecnologie digitali innovative che permetteranno ricostruzioni dei capolavori raffaelleschi.
Un omaggio a Raffaello viene, infine, presentato a Pesaro, alla Fondazione Pescheria centro arti visive, con la mostra «Disgregazione e unità. Solcando la misura rinascimentale di Urbino», personale dell’artista marchigiano Oscar Piattella (Pesaro 1932).
La mostra, a cura di Alberto Mazzacchera, ha come fulcro il corpus di opere dell'ultimissima quanto densa produzione del pittore pesarese che, nell’atelier sotto le imponenti pareti rocciose del Catria, per una vita intera ha indagato declinazioni e rifrazioni della luce. Oscar Piattela ha nutrito e nutre la sua ricerca di matrice informale, solcando la misura del Rinascimento matematico del Ducato di Urbino e, nel rileggere in chiave attualissima le magistrali fughe prospettiche presenti in tanta pittura, propone una sua personale e avvincente inquadratura, una prospettiva altra, gravata del compito di introdurre lo sguardo verso l‘infinito.
Da qui l’omaggio a Raffaello e alla sua città natale, che si articola in cinquantacinque dipinti su tavola. Nel Loggiato sono esposti due nuclei di lavori storici: dieci opere materiche (a partire dal 1957) e diciotto opere semi-materiche (anni 2000-2011); nella chiesa del Suffragio ci sono ventisei dipinti e un grande polittico (anni 2014 -2020), chiaro riferimento alla Pala di Giovanni Bellini conservata ai Musei civici di Pesaro.
Le Marche offrono, dunque, tante occasioni per avvicinarsi a Raffaello, artista di cui Antonio Luigi Lanzi, nella sua Storia pittorica dell’Italia, elencava questi indiscussi pregi: «un gusto naturale per la scelta del bello, una facoltà intellettuale di estrarre da molte particolari bellezze per comporne una perfetta, un sentimento vivacissimo, e quasi un estro per concepire gli aspetti formali dell’attività momentanea di una passione, una facilità di pennello ubbidientissima a’ concetti della immaginativa».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Raffaello (attribuito), Madonna di Casa Santi, Raffaello Sanzio, 1498 circa. Urbino, Casa Santi: [fig. 2] Raffaello, Ritratto di gentildonna (La Muta). Olio su tavola, 65,2 x 48 cm. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche; [fig. 3] Tiziano, Ritratto di Giulio Romano, Museo civico di Palazzo Te, Mantova. Esposto alla mostra Baldassarre Castiglione e Raffaello. Volti e momenti di Corte; [fig. 4] La Scuola di Atene nel percorso epositivo di Raffaello Una mostra impossibile; [fig. 5] Arazzo da cartone di Raffaello raffigurante Ananias e Saphira; Oscar Piattella_l'universo il cuore il rosso 2016. Foto Sanio Panfili

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