Creativa, sfrenata, libera, gioiosa e stimolante: sono questi gli aggettivi che più spesso si associano alla Belle Époque, periodo storico compreso tra l’ultimo ventennio dell’Ottocento e l’inizio della Prima guerra mondiale, che ha la sua capitale riconosciuta in Parigi.
Sono questi gli anni in cui vengono inventate l’illuminazione elettrica, il telefono, la radio, il processo chimico della pastorizzazione, il vaccino per la tubercolosi e i raggi X.
Gli Stati fanno a gara tra di loro nell’organizzare sontuose Esposizioni internazionali per mostrare le nuove meraviglie dell’evoluzione tecnologica; per queste occasioni vengono costruiti la Torre Eiffel a Parigi, il Crystal Palace a Londra, la Fiera a Milano.
Un vento di progresso spira anche nel mondo dell’arte. In tutta Europa è il trionfo dell’Art Nouveau (il Liberty italiano) con la sua eleganza e il suo stile floreale.
Compaiono anche nuove forme di intrattenimento come il cinema, il cabaret e gli spettacoli di illusionismo. Le persone, poi, si ritrovano nei cafè-concerto e nel più famoso di tutti, il Moulin Rouge, si balla una danza nuova, lo sfrenato e coinvolgente can-can, che Toulouse Lautrec consegna all’eternità in una serie di iconici dipinti e disegni.
Sulle strade cominciano a circolare le automobili. Nei cieli sfrecciano le mongolfiere e i primi aerei a motore. Sui binari ferroviari si vede sfrerragliare il mitico Oriente Express, che collega Parigi a Costantinopoli (l’attuale Instanbul). I mari sono solcati da transatlantici sempre più grandi e lussuosi.
Indiscusse protagoniste di questa stagione dal fascino unico sono le donne. Ammiccanti e maliziose, eteree e aristocratiche, sensuali o raffinate, fatali o perse nei propri pensieri, si fanno immortalare seminude o avvolte in abiti fruscianti, con ventagli piumati e grandi cappelli, da pittori del tempo come Giovanni Boldini e Giuseppe De Nittis, Edgar Degas e Auguste Renoir.
Il tutto concorre a creare il mito di una stagione destinata a scomparire sotto le bombe della Prima guerra mondiale, ma capace di affascinarci ancora oggi -forse soprattutto oggi- con la sua bellezza, la sua energia creativa, la sua gioia di vivere, la sua incondizionata fiducia nel futuro.
A questo momento storico «senza sangue, senza vincitori né vinti» guarda la mostra estiva del Museo delle dogane svizzero, allestito all’interno di una vecchia caserma a Cantine di Gandria, sulle rive del Ceresio, a pochi metri dal confine italiano, ma raggiungibile unicamente in battello da Lugano.
La rassegna, curata da Lorenzo Sganzini, presenta una collezione di manifesti provenienti dal Gabinetto delle stampe della Biblioteca nazionale elvetica. Si tratta di cartelloni pubblicitari, una ventina in tutto, dedicati ai laghi prealpini e al fascino turistico che essi ebbero, tra la fine dell' Ottocento e l’inizio del Novecento, ovvero negli anni in cui si sviluppò, tra la parte più agiata della popolazione, il costume di andare in vacanza per rilassarsi.
Nacquero proprio allora le prime mete turistiche in senso moderno, spesso termali o balneari, come la Costa Azzurra, il Lido di Venezia, Sanremo, Portofino, Recoaro Terme.
Ma anche gli specchi lacustri attirarono i nuovi turisti e così il Lago Maggiore, il Lago di Como e la città di Lugano, con la sua funicolare e i suoi hotel, fecero a gara per apparire sui manifesti pubblicitari dell’epoca.
La cartellonistica, in grande formato e a colori, aveva appena fatto la sua comparsa a Parigi con Jules Cheret ed Henri de Toulouse Lautrec, per poi diffondersi in tutta Europa.
Grandi, colorati, sfavillanti, i poster erano vere e proprie opere d’arte, nate con l’intento di pubblicizzare i primi brand o gli status symbol di un nascente stile di vita, e la vacanza era uno di questi, con immagini da sogno dalla linea sinuosa e dal colore piatto e uniforme.
Molti dei manifesti in mostra, di autori anonimi, sono stati realizzati dalle Officine d'arti grafiche Chiattone di Milano per pubblicizzare gli orari di navigazione dei battelli sul Lago Maggiore. Bambini dai volti sorridenti, che mostrano sul viso la salubrità dell’aria e dell’acqua di lago, donne mollemente adagiate su una chaise-longue, che sognano un’avventura galante con un ospite dell’albergo, dame eleganti e cosmopolite, intente a scrutare il paesaggio con un binocolo, a leggere un libro o a raccogliere dei fiori, paesaggi e mezzi di trasporto sono i soggetti ritratti più di frequente in questi lavori.
A completare l’allestimento, visibile fino al prossimo 18 ottobre, sono alcuni arredi e strumenti di battelli d’epoca, messi a disposizione dalla Società di navigazione del Lago di Lugano: vestigie di un’epoca in cui si viaggiava tra le città del lago su veri e propri palace naviganti, con i loro salotti riccamente arredati e ornati di eleganti figure a prua e a poppa. Quello che ci appare davanti agli occhi è così un mondo perduto, frivolo e appariscente, in cui il superfluo era necessario come un respiro, la gioia di vivere era uno stile di vita. (Annamaria Sigalotti)
Informazioni utili
Belle Époque .Museo delle dogane svizzero - Lugano (Cantine di Gandria). Orari: dalle 12:00 alle 16:00. Ingresso: adulti (>16 anni) CHF 5.00, ragazzi (6-15 anni) CHF 2.50, bambin: gratuito. Informazioni:+41(0)79.5129907, museodogane@lugano.ch. Sito internet: www.museodogane.ch. Note: Il Museo è raggiungibile unicamente in battello (fermate: «Museo doganale» o «Cantine di Gandria» (a 5 minuti a piedi dal Museo) | Misure anti-Covid-19: Il numero di visitatori ammessi contemporaneamente all’interno del Museo è limitato. Per facilitare la gestione degli accessi, i visitatori sono pregati di procurarsi i biglietti d’entrata al Museo prima di salire sul battello, alle casse degli imbarcaderi di Lugano-Centrale e Paradiso della Società Navigazione Lago di Lugano. I visitatori che si presentano al Museo senza biglietto, potrebbero dover pazientare prima di entrare. Fino al 31 ottobre 2020
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