Si potrebbe raccontare la storia del nostro Paese attraverso i tormentoni musicali che, dagli anni Sessanta a oggi, hanno accompagnato le nostre estati. La colonna sonora del 1967, l’anno che precedette le rivoluzioni sessantottine, fu, per esempio, l’effervescente «Stasera mi butto» di Rocky Roberts. Negli anni Ottanta, quelli dei capelli cotonati, delle giacche con le spalline e della spensieratezza esibita, Claudio Cecchetto fece, invece, ballare tutti con il «Gioca Jouer» (1981). Infine, nel 2006, l’anno dei mondiali in Germania, Checco Zalone conquistò l’Italia con «Siamo una squadra fortissimi». Si può, quindi, dire che la musica non solo fa parte della nostra vita, ma racconta anche la nostra storia, permette di esplorare e interpretare le grandi trasformazioni politiche e sociali in atto. Questo ragionamento fa da filo rosso anche alla mostra «Noi. Non erano solo canzonette», a cura di Gianpaolo Brusini, Giovanni De Luna e Lucio Salvini, prodotta da Bibibus Events e realizzata con la consulenza di Fabri Fibra, Marco Tullio Giordana, Vittorio Nocenzi, Giorgio Olmoti e Omar Pedrini. L’allestimento porta, invece, la firma della designer Francesca Seminatore; mentre le installazioni audio-video sono di Daniele Perrone.
Dopo essere stata esposta a Torino e a Bologna, la rassegna, patrocinata dal Mibact e dalla Siae, è arrivata a Pesaro, Città creativa Unesco della musica per essere esposta a Palazzo Mosca – Musei civici, luogo dell’identità culturale del capoluogo marchigiano, e al museo dedicato a Gioachino Rossini, la prima pop star ante litteram della musica.
Racchiusa fra due abbracci, quello di Domenico Modugno sul palco di Sanremo 1958 e quello di Paolo Rossi nella notte di Madrid che nel 1982 laureò l’Italia campione del mondo, la mostra procede cronologicamente raccontando venticinque anni della nostra storia e toccando ogni aspetto della vita sociale, del costume, della cronaca, del lavoro e dei cambiamenti nelle convinzioni etiche e morali di quegli anni.
Cento opere musicali italiane, selezionate nel repertorio di quel periodo, fanno da contrappunto al racconto, il cui repertorio iconografico proviene in parte dagli inestimabili archivi Publifoto IntesaSanpaolo e in parte dall’archivio storico de «Il Resto del Carlino». Le immagini esposte, destinate ai quotidiani, ai rotocalchi e ai settimanali illustrati dell’epoca, restituiscono lo sguardo del fotoreporter di cronaca e la sua grande abilità di rappresentare in modo acuto, profondo e preciso le molteplici realtà italiane. I video arrivano, invece, dagli archivi delle Teche Rai, oltre che dall’Archivio nazionale del cinema d’impresa di Ivrea, un centro di conservazione, valorizzazione e diffusione del patrimonio audiovisivo prodotto dalle imprese italiane.
Il percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo Eli– La Spiga, è suddiviso in quattordici aree tematiche in grado di coinvolgere tanto chi quegli anni li ha vissuti in prima persona, quanto le generazioni più giovani, in un comune percorso di immersione nella memoria collettiva italiana: dalla grande immigrazione verso le città del Nord della fine degli anni Cinquanta, sino al disimpegno che ha configurato gli anni Ottanta.
«Si parte -raccontano gli organizzatori- da Palazzo Mosca – Musei civici con le sezioni: «Volare» (penso che un sogno così non ritorni mai più), «Il treno del sole» (come è bella la città come è viva la città), «Il boom» (il mutare del profilo delle città e delle campagne), «Carosello» (l’avvento del consumismo), «Abbronzatissimi» (la conquista del tempo libero e delle vacanze di massa), «L’esercito del surf» (i giovani quale nuovo soggetto sociale) e «Pensiero Stupendo» con il lungo cammino dell’emancipazione femminile. Il percorso prosegue al Museo nazionale Rossini con le sezioni: «C’era un ragazzo che come me» (le rivendicazioni sociali e i movimenti studenteschi), «Contessa» (lotte operaie), «La locomotiva» (il terrorismo), «Musica ribelle» (le radio libere), «La febbre del sabato sera» (le discoteche), «Splendido Splendente» (il riflusso che darà inizio agli edonistici anni ’80) e, infine, «il Mundial» (la notte che ci cambiò per sempre)».
La fruizione musicale in mostra è a più livelli: dall’audio diffuso nelle varie sale, alle opere ascoltabili singolarmente grazie alle più recenti tecnologie, agli speaker direzionali per i filmati d’epoca. I cento brani scelti, utilizzando un criterio di massima inclusività, da Peppino di Capri a Francesco Guccini, da Patty Pravo a Fabrizio De André, sono in grado di trasmettere, anche a chi non c’era, il senso profondo di quella musica e di quegli anni.
Una canzone, non meno di un libro o di un dipinto, sa, infatti, riflettere il momento storico in cui è stata immaginata, scritta e cantata. Non esistono canzonette, dunque, ma solo canzoni, e sono state trattate per quello che sono: contributi culturali di importanza critica per il passato, il presente e il futuro della nostra società. Nei grandi avvenimenti come in quelli di minor rilievo, la musica narra, descrive, talvolta preconizza e, infine, fissa nella memoria.
Informazioni utili
«Noi. Non erano solo canzonette». Palazzo Mosca – Musei Civici, piazzetta Mosca, 29 / Museo Nazionale Rossini, ia G. Passeri 72 - Pesaro. Orari: Palazzo Mosca - Luglio – settembre > da martedì a giovedì ore 10-13 / 16.30-19.30; da venerdì a domenica e festivi ore 10-13 / 16.30-19.30; Ottobre > da martedì a giovedì ore 10-13, da venerdì a domenica e festivi ore 10-13 / 15.30-18.30 | Museo Nazionale Rossini, da martedì a domenica e festivi ore 10-13 / 15-18. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, ingresso libero minori di 19 anni, soci ICOM, disabili e persona che li accompagna. Informazioni: 0721.387541 biglietteria Musei Civici | 0721.1922156 biglietteria Museo Nazionale Rossini | pesaro@sistemamuseo.it. Sito internet: www.pesaromusei.it | www.mostranoi.it. Fino all'10 gennaio 2021.
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