ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 9 luglio 2020

Venezia, a Palazzo Grassi una grande mostra su Henri Cartier-Bresson

Lo hanno definito l’«occhio del secolo» per la sua capacità di cogliere, attraverso la fotografia, l’essenza del Novecento e della società a lui contemporanea. È stato il maestro del «momento decisivo», quell’attimo irripetibile in cui scattare per cogliere l’essenza di una situazione. Con la sua Leica e l’eleganza del bianco e nero ha saputo raccontare la storia, quella con la S maiuscola, dal Surrealismo alla Guerra fredda, dal secondo conflitto bellico alle rivolte in Spagna. Ci ha lasciato immagini iconiche come «Paris. Place de l’Europe. Gare Saint Lazare» (1932) o «The Var department – Hyères» (1932), «Dimanche sur les bords de Seine» (1938) o «Simiane La Rotonde» (1969).
Henri Cartier-Bresson (Chanteloup-en-Brie, 22 agosto 1908 – L'Isle-sur-la-Sorgue, 3 agosto 2004) è il protagonista della mostra con cui la Fondazione Pinault riapre, da sabato 11 luglio, gli spazi di Palazzo Grassi a Venezia, dopo l’emergenza sanitaria per il Coronavirus.
«Le Grand Jeu» è il titolo del progetto espositivo, ideato e coordinato da Matthieu Humery, che prende spunto dalla Master Collection, trecentoottantacinque immagini selezionate, agli inizi degli anni Settanta del Novecento, dallo stesso fotografo su richiesta dei suoi amici di lunga data e collezionisti John e Dominique de Menil.
Momenti storici epocali, ritratti di vita popolare e grandi personaggi dell’epoca come Henri Matisse e Alberto Giacometti compongono la selezione che, intorno al 1973, viene stampata nel laboratorio parigino di fiducia, in formato 30x40 e in cinque esemplari ciascuna, oggi conservati presso il Victoria and Albert Museum di Londra, la University of Fine Arts di Osaka, la Bibliothèque nationale de France, la Menil Foundation di Houston, la Fondation Henri Cartier-Bresson e la Pinault Collection.
A partire da questa collezione la mostra mette a confronto lo sguardo di cinque curatori particolari: il regista Wim Wenders, la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, la curatrice Sylvie Aubenas (direttrice del dipartimento di stampe e fotografia della Bibliothèque nationale de France) e, naturalmente, il padrone di casa, il collezionista Francois Pinault.
A tutti loro è stato chiesto di scegliere una cinquantina di immagini tra quelle che compongono la Master Collection.
La regola del gioco -perché di gioco si tratta, come recita anche il titolo della mostra «Le Grand Jeu», appunto- è una sola: selezionare in piena autonomia e solitudine un gruppo di scatti e offrirli in un allestimento che rispecchia il proprio gusto personale.
Ciascuno dei «giocatori» non ha avuto accesso alle decisioni altrui, sperimentando, dunque, sentimenti propri del lavoro curatoriale come il dubbio e l’infinito interrogarsi sul buon esito delle direzioni intraprese.
La rassegna veneziana offrirà così in un unico percorso cinque mostre differenti, proponendo angolazioni inedite per conoscere il lavoro di Henri Cartier-Bresson.
In contemporanea, La Fondazione Pinault di Venezia, che ha da poco alla guida Bruno Racine, propone, sempre a Palazzo Grassi, la mostra «Once Upon a Dream», curata da Matthieu Humery e Jean-Jacques Aillagon, che ha per oggetto il lavoro fotografico di Youssef Nabil (Il Cairo, 1972).
La ricerca dei reperti identitari, le preoccupazioni ideologiche, sociali e politiche del XXI secolo, la malinconia di un passato lontano sono i soggetti che l’artista predilige nei suoi lavori. L’allestimento invita a ripercorrere la carriera del fotografo dagli inizi fino all’ultima stagione creativa, seguendo un ritmo narrativo trasognato.
Realizzate con la tecnica tradizionale egiziana largamente utilizzata per i ritratti fotografici di famiglia e per i manifesti dei film che popolavano le strade del Cairo sino agli anni Settanta e Ottanta del Novecento, le fotografie successivamente dipinte a mano da Youssef Nabil restituiscono, infatti, la suggestione di un Egitto leggendario tra simbolismo e astrazione.
A Punta Dogana apre, invece, la mostra «Untitled, 2020. Tre sguardi sull'arte di oggi», concepita e curata da Caroline Bourgeois, Muna El Fituri e dall’artista Thomas Houseago. Spaziando tra diversi media, dalla scultura al video, dalla pittura alla fotografia, l'esposizione presenta il lavoro di una sessantina di artisti, provenienti dalla Pinault Collection e da musei internazionali e collezioni private, che offrono uno spaccato sulle tematiche fondamentali dell'arte contemporanea, dall’inizio del Novecento a oggi.
Con la riapertura di Palazzo Grassi e di Punta Dogana, Venezia offre, dunque, due nuovi musei da visitare in questa estate del post-emergenza Covid, caratterizzata da aperture con orari ridotti e da code per l’ingresso contingentato negli spazi espositivi.

Didascalie delle immagini 
[Fig.1] Henri Cartier-Bresson, Dimanche sur les bords de Seine, France, 1938, épreuve gélatino-argentique de 1973  © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos; [fig. 2] Henri Cartier-Bresson, Simiane-la-Rotonde, France, 1969, épreuve gélatino-argentique de 1973  © Fondation Henri Cartier-Bresson / Magnum Photos; [fig. 3]Youssef Nabil - You Never Left # III, 2010. Hand colored gelatin silver print. Courtesy of the Artist and Nathalie Obadia Gallery, Paris/Brussels; [fig. 4] Llyn Foulkes, Day Dreams, 1991 © Llyn Foulkes. Pinault Collection 

Informazioni utili
www.palazzograssi.it 

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