È il manifesto pittorico del proletariato italiano, simbolo delle battaglie politico-sociali dei lavoratori, ed è uno dei dipinti che meglio rappresenta il passaggio dal Divisionismo di fine ’800 alla modernità. Stiamo parlando dell’olio su tela «Quarto Stato» di Giuseppe Pellizza da Volpedo, usualmente conservato al Museo del Novecento di Milano.
L’opera si aggiunge al prezioso archivio di immagini digitali di Haltadefinizione, tech company della casa editrice Franco Cosimo Panini, che ha avviato da tempo, in collaborazione con i musei di tutta Italia, un progetto per rendere l’arte accessibile al pubblico in ogni momento e in ogni parte del mondo. L'idea di poter visitare le opere nel profondo attraverso la riproduzione digitale, che rivela nel dettaglio ogni singola pennellata, è un'esperienza affascinante che contribuisce alla conoscenza dei nostri artisti e dei nostri musei.
Di grandi dimensioni (293×545 cm), il «Quarto Stato» è il risultato finale di un processo creativo durato dieci anni. Giuseppe Pellizza da Volpedo la termina nel 1901 dopo vari tentativi insoddisfacenti, tra i quali si ricorda la «Fiumana», il bozzetto preparatorio realizzato tra 1895 e il 1896, oggi conservato alla Pinacoteca di Brera, anch’esso disponibile sul sito di Haltadefinizione.
Dopo essere stato acquisito con una tecnica fotografica ad altissima risoluzione, il «Quarto Stato» è ora accessibile in gigapixel e può, quindi, essere ingrandito infinite volte grazie al visore multimediale che rivela nel dettaglio ogni particolare, dalle tre figure in primo piano (due uomini e una donna, con in braccio un bambino) al cielo violaceo alle spalle, che fa da scenario a un popolo di lavoratori che costruisce il suo stato di diritto marciando verso il futuro.
Per maggiori informazioni: https://www.haltadefinizione.com/.
TERMINATO A TORINO IL RESTAURO DEL «GRANDE ASSENTE». RITORNA NELLA GALLERIA DELLA SINDONE IL DIPINTO DEL CONTE VERDE
Il «Grande Assente» è ritornato ai Musei Reali di Torino. Dopo diversi mesi di attente indagini diagnostiche e scrupoloso restauro, il dipinto «Amedeo VI presenta a Urbano V il patriarca di Costantinopoli», dedicato al celebre Conte Verde, è finalmente stato ricollocato al suo posto d'onore nella Galleria della Sindone.
Nell’autunno del 2020 l’importante tela, realizzata nel 1849 dal pittore livornese Tommaso Gazzarrini su commissione di re Carlo Alberto e gravemente danneggiata nel 1997 durante l’incendio della Cappella della Sindone, è stata protagonista di una raccolta fondi digitale, promossa dal Rotary Club Torino Palazzo Reale e da un team di giovani partecipanti al corso di alta formazione «Talenti per il Fundraising» della Fondazione Crt. Trecentosettantadue donatori hanno partecipato alla campagna, intitolata proprio «Il Grande Assente», per la quale sono stati raccolti 15mila euro.
L’intervento conservativo, realizzato tra l’aprile e il luglio 2021 da Koiné Conservazione beni culturali, ha interessato il consolidamento della tela di supporto e degli strati pittorici, nonché la pulitura della pellicola pittorica, le cui ritrovate cromie appaiono ora particolarmente vivide e brillanti.
La grande tela di Tommaso Gazzarrini - quattro metri e sessanta di altezza per metri metri e settanta di larghezza - mostra un ampio concorso di persone: più di quaranta figure circondano il papa, seduto sul suo seggio e ritratto in un ambiente ecclesiastico di stampo classicista, caratterizzato da colonne, pilastri, architravi e lunette dipinte. Riconoscibile, al centro della tela, c’è Amedeo VI di Savoia, in età giovanile, con casacca rossa con croce sabauda bianca, e mantello dai risvolti appunto verdi.
«Il quadro come si disse all’epoca, ha quell’elemento di bravura illusionistica che caratterizza certi spazi, dove si fatica a numerare la moltitudine dei presenti, che si accalcano fin su di uno sfondo remoto, – scrive Franco Gualano nella brochure realizzata per l’occasione - e fu sempre molto ammirato». Si ritrovano, infatti, in questa tela tutti i tratti caratteristici della pittura di Tommaso Gazzarrini: l’influenza dei modelli del classicismo cinquecentesco di Raffaello e di fra’ Bartolomeo, l’apertura al gusto verista, lo stile pittorico sintetico e personale, fatto di pennellate ora robuste, ora appena accennate, e di un disegno maggiormente svincolato dalle norme accademiche.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina museireali.beniculturali.it.
DAL «CONCERTO A PEDALI» AL TANGO DI PIAZZOLLA: AL VIA IL MONCALIERI JAZZ FESTIVAL
Dal Green jazz day a Fred Buscaglione, da Astor Piazzolla a Dante e Beatrice: sono questi i fili conduttori della ventiquattresima edizione del Moncalieri Jazz Festival, in programma dal 30 ottobre al 14 novembre.
A tenere a battesimo la manifestazione sarà un appuntamento con le sette note a impatto zero. Alla Cascina «Le Vallere» il gruppo Magasin Du Cafè si esibirà nel «Concerto a pedali», dove l’energia sufficiente ad alimentare l’audio e le luci per tutta la band sarà prodotta dalle pedalate di un musicista.
Mentre a chiudere il festival sarà un appuntamento promosso in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri: l’opera epica-jazz «Beatrice», le cui musiche sono di Roger Treece, nella quale sarà la donna cardine del Dolce Stil Novo a prendere parola in un ribaltamento di specchi e ad accompagnare il poeta durante il suo viaggio lungo tutta una vita. Scenario dell'appuntamento, in prima assoluta, sarà l’auditorium Rai Toscanini di Torino. Sul palco saliranno l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, la grande pianista solista Rita Marcotulli, il fisarmonicista Ugo Viola, Albert Hera con il soundteller narrativo, il gruppo vocale Real Circle Project, il coro di voci bianche della Scuola musicale di Mondovì e dell’Istituto civico musicale «Giuseppe Verdi» di Asti, diretti da Maurizio Fornero, insieme con gli attori Alessia Navarro e Pino Insegno, nel ruolo di Dante e Beatrice.
Il cartellone ricorderà, poi, due centenari di spicco, quelli di Astor Piazzolla e Fred Buscaglione. Giovedì 11 novembre, alle Fonderie teatrali Limone, il pubblico sarà ammaliato dalle note del tango, negli arrangiamenti di Andrea Ravizza e nell'esecuzione di musicisti del calibro del fisarmonicista Ugo Viola (direttore artistico del Mjf) e di Gegè Telesforo, Flavio Boltro, Fulvio Albano e Fabrizio Bosso, nonché del Sestetto Renacerò e dell'Orchestra filarmonica di Torino. Sabato 13 novembre, sempre alle Fonderie teatrali Limone, si terrà, invece, «Che notte questa notte!!!», con Fred Chiosso e gli AsterVjas. Oltre a questo concerto, a Fred Buscaglione verrà dedicata la tavola rotonda «Parole & musica», con interventi, tra gli altri, di Fred Chiosso, Maurizio Tarnavasio e Franco Bergoglio.
Sul palco del Moncalieri jazz festival saliranno anche i Rhythm and Bones, Gegè Telesforo 4tet, Fabrizio Bosso e il suo quartetto, nonché l’ensemble di giovani talenti italiani e svizzeri, creatosi in occasione della prima edizione dell’Italian&Swiss Jazz Festival per il Consolato d’Italia in Basilea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.moncalierijazz.com.
«STRAPPI», A PALAZZO GRASSI DI VENEZIA UN «CANTIERE DI RESTAURO A SCENA APERTA» Il «Grande Assente» è ritornato ai Musei Reali di Torino. Dopo diversi mesi di attente indagini diagnostiche e scrupoloso restauro, il dipinto «Amedeo VI presenta a Urbano V il patriarca di Costantinopoli», dedicato al celebre Conte Verde, è finalmente stato ricollocato al suo posto d'onore nella Galleria della Sindone.
Nell’autunno del 2020 l’importante tela, realizzata nel 1849 dal pittore livornese Tommaso Gazzarrini su commissione di re Carlo Alberto e gravemente danneggiata nel 1997 durante l’incendio della Cappella della Sindone, è stata protagonista di una raccolta fondi digitale, promossa dal Rotary Club Torino Palazzo Reale e da un team di giovani partecipanti al corso di alta formazione «Talenti per il Fundraising» della Fondazione Crt. Trecentosettantadue donatori hanno partecipato alla campagna, intitolata proprio «Il Grande Assente», per la quale sono stati raccolti 15mila euro.
L’intervento conservativo, realizzato tra l’aprile e il luglio 2021 da Koiné Conservazione beni culturali, ha interessato il consolidamento della tela di supporto e degli strati pittorici, nonché la pulitura della pellicola pittorica, le cui ritrovate cromie appaiono ora particolarmente vivide e brillanti.
La grande tela di Tommaso Gazzarrini - quattro metri e sessanta di altezza per metri metri e settanta di larghezza - mostra un ampio concorso di persone: più di quaranta figure circondano il papa, seduto sul suo seggio e ritratto in un ambiente ecclesiastico di stampo classicista, caratterizzato da colonne, pilastri, architravi e lunette dipinte. Riconoscibile, al centro della tela, c’è Amedeo VI di Savoia, in età giovanile, con casacca rossa con croce sabauda bianca, e mantello dai risvolti appunto verdi.
«Il quadro come si disse all’epoca, ha quell’elemento di bravura illusionistica che caratterizza certi spazi, dove si fatica a numerare la moltitudine dei presenti, che si accalcano fin su di uno sfondo remoto, – scrive Franco Gualano nella brochure realizzata per l’occasione - e fu sempre molto ammirato». Si ritrovano, infatti, in questa tela tutti i tratti caratteristici della pittura di Tommaso Gazzarrini: l’influenza dei modelli del classicismo cinquecentesco di Raffaello e di fra’ Bartolomeo, l’apertura al gusto verista, lo stile pittorico sintetico e personale, fatto di pennellate ora robuste, ora appena accennate, e di un disegno maggiormente svincolato dalle norme accademiche.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina museireali.beniculturali.it.
DAL «CONCERTO A PEDALI» AL TANGO DI PIAZZOLLA: AL VIA IL MONCALIERI JAZZ FESTIVAL
Dal Green jazz day a Fred Buscaglione, da Astor Piazzolla a Dante e Beatrice: sono questi i fili conduttori della ventiquattresima edizione del Moncalieri Jazz Festival, in programma dal 30 ottobre al 14 novembre.
A tenere a battesimo la manifestazione sarà un appuntamento con le sette note a impatto zero. Alla Cascina «Le Vallere» il gruppo Magasin Du Cafè si esibirà nel «Concerto a pedali», dove l’energia sufficiente ad alimentare l’audio e le luci per tutta la band sarà prodotta dalle pedalate di un musicista.
Mentre a chiudere il festival sarà un appuntamento promosso in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri: l’opera epica-jazz «Beatrice», le cui musiche sono di Roger Treece, nella quale sarà la donna cardine del Dolce Stil Novo a prendere parola in un ribaltamento di specchi e ad accompagnare il poeta durante il suo viaggio lungo tutta una vita. Scenario dell'appuntamento, in prima assoluta, sarà l’auditorium Rai Toscanini di Torino. Sul palco saliranno l’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, la grande pianista solista Rita Marcotulli, il fisarmonicista Ugo Viola, Albert Hera con il soundteller narrativo, il gruppo vocale Real Circle Project, il coro di voci bianche della Scuola musicale di Mondovì e dell’Istituto civico musicale «Giuseppe Verdi» di Asti, diretti da Maurizio Fornero, insieme con gli attori Alessia Navarro e Pino Insegno, nel ruolo di Dante e Beatrice.
Il cartellone ricorderà, poi, due centenari di spicco, quelli di Astor Piazzolla e Fred Buscaglione. Giovedì 11 novembre, alle Fonderie teatrali Limone, il pubblico sarà ammaliato dalle note del tango, negli arrangiamenti di Andrea Ravizza e nell'esecuzione di musicisti del calibro del fisarmonicista Ugo Viola (direttore artistico del Mjf) e di Gegè Telesforo, Flavio Boltro, Fulvio Albano e Fabrizio Bosso, nonché del Sestetto Renacerò e dell'Orchestra filarmonica di Torino. Sabato 13 novembre, sempre alle Fonderie teatrali Limone, si terrà, invece, «Che notte questa notte!!!», con Fred Chiosso e gli AsterVjas. Oltre a questo concerto, a Fred Buscaglione verrà dedicata la tavola rotonda «Parole & musica», con interventi, tra gli altri, di Fred Chiosso, Maurizio Tarnavasio e Franco Bergoglio.
Sul palco del Moncalieri jazz festival saliranno anche i Rhythm and Bones, Gegè Telesforo 4tet, Fabrizio Bosso e il suo quartetto, nonché l’ensemble di giovani talenti italiani e svizzeri, creatosi in occasione della prima edizione dell’Italian&Swiss Jazz Festival per il Consolato d’Italia in Basilea.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.moncalierijazz.com.
«HIGH-KEY ON JAZZ»: UNA MOSTRA FOTOGRAFICA DI ROBERTO CIFARELLI PER JAZZMI
Eleganza e serenità: sono questi due sentimenti ad animare le immagini in mostra al Blue Note di Milano, nell’ambito della nuova edizione di JAZZMI, la kermesse, in programma fino al 31 ottobre, che offre al pubblico più di duecento eventi in oltre sessanta diverse location.
«High-Key on Jazz», questo il titolo dell’esposizione, raccoglie tredici scatti di Roberto Cifarelli realizzati con la tecnica dell’High-Key, grazie alla quale la luce invade le superfici e i contrasti vengono ridotti al minimo. Dal sapiente utilizzo di questa particolare tecnica nascono immagini molto chiare, con una netta predominanza del colore bianco, e caratterizzate da un’intensa luminosità che elimina quasi del tutto i giochi di ombra e conferisce allo scatto un’aura di brillantezza.
I soggetti ritratti da Roberto Cifarelli, tutti musicisti jazz, sono avvolti da una luminosità innaturale che a volte sottolinea ed esalta sorrisi ed espressioni di gioia, a volte edulcora con l’inganno e nasconde concentrazione e tensione suggerendo sensazioni di pace e di misticismo, rendendo i protagonisti delle fotografie eteree presenze.
«Roberto Cifarelli - racconta Daniele Genovese, direttore generale di Blue Note Milano - stupisce ancora una volta con la sua capacità di rappresentare e interpretare il mondo della musica in modo davvero autentico». I toni chiari che predominano in questi scatti vogliano anche essere un augurio di serenità per il mondo dello spettacolo, dopo il periodo buio appena trascorso e i tanti mesi di chiusura di teatri e luoghi della cultura.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.bluenotemilano.com.
Eleganza e serenità: sono questi due sentimenti ad animare le immagini in mostra al Blue Note di Milano, nell’ambito della nuova edizione di JAZZMI, la kermesse, in programma fino al 31 ottobre, che offre al pubblico più di duecento eventi in oltre sessanta diverse location.
«High-Key on Jazz», questo il titolo dell’esposizione, raccoglie tredici scatti di Roberto Cifarelli realizzati con la tecnica dell’High-Key, grazie alla quale la luce invade le superfici e i contrasti vengono ridotti al minimo. Dal sapiente utilizzo di questa particolare tecnica nascono immagini molto chiare, con una netta predominanza del colore bianco, e caratterizzate da un’intensa luminosità che elimina quasi del tutto i giochi di ombra e conferisce allo scatto un’aura di brillantezza.
I soggetti ritratti da Roberto Cifarelli, tutti musicisti jazz, sono avvolti da una luminosità innaturale che a volte sottolinea ed esalta sorrisi ed espressioni di gioia, a volte edulcora con l’inganno e nasconde concentrazione e tensione suggerendo sensazioni di pace e di misticismo, rendendo i protagonisti delle fotografie eteree presenze.
«Roberto Cifarelli - racconta Daniele Genovese, direttore generale di Blue Note Milano - stupisce ancora una volta con la sua capacità di rappresentare e interpretare il mondo della musica in modo davvero autentico». I toni chiari che predominano in questi scatti vogliano anche essere un augurio di serenità per il mondo dello spettacolo, dopo il periodo buio appena trascorso e i tanti mesi di chiusura di teatri e luoghi della cultura.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.bluenotemilano.com.
ROMA, A VILLA MEDICI UNA NOTTE BIANCA ALL’INSEGNA DELL’ARTE
Torna la Notte bianca dell’Accademia di Francia a Roma. L’appuntamento è per giovedì 4 novembre, dalle ore 19:00 a mezzanotte, quando i sedici borsisti in residenza a villa Medici fino all’estate del 2022 - artisti visivi, storici dell’arte, compositori, scrittori, architetti, designer e videomaker - presenteranno un saggio delle loro ricerche individuali e multidisciplinari.
Opere di arte visiva, performance, videoproiezioni, installazioni, interventi sonori, conferenze creeranno un percorso dinamico che unirà il grande parco alla sede centrale dell’Accademia di Francia, una dimora del XVI secolo sulle colline del Pincio, svelando anche ambienti solitamente non accessibili al pubblico. Da questo punto di vista, la Notte bianca rappresenta un’occasione unica di visita alla villa romana, in una condizione – di notte e con i contributi dei borsisti – densa di suggestioni.
Parteciperanno alla serata: Kaouther Adimi (scrittrice), Ivàn Argote (artista visivo e regista), Charlie Aubry (artista visivo e musicista), Théodora Barat (artista visiva), Samir Boumediene (dottore in storia), Nidhal Chamekh (artista visivo), Aude Fourel (cineasta), Marta Gentilucci (compositrice), Noémie Goddard (architetta d'interni), Evangelia Kranioti (artista visiva), Marielle Macé (scrittrice), Benoît Maire (artista visivo), Hèctor Parra Esteve (compositore), Julie Pellegrin (critica e curatrice), Mathieu Peyroulet Ghilini (designer) e Guy Regis Jr. (scrittore e regista teatrale). Cura il progetto Saverio Verini.
La Notte bianca avrà una dimensione laboratoriale. Non sarà cioè una vera e propria mostra e nemmeno un tradizionale open studio, ma una serata in cui i borsisti avranno l’opportunità di presentarsi a Roma e al suo pubblico, e di prendere confidenza con gli spazi di villa Medici.
Per questa edizione è stato scelto il titolo «Presto, la notte», riferimento al contesto in cui l’iniziativa ha luogo, tra il crepuscolo e le prime ore della notte; e esortazione a riappropriarsi delle ore estreme della giornata, a margine di un periodo nel quale il nostro rapporto con esse è stato messo in discussione nei periodi di confinamento e coprifuoco.
Per maggiori informazioni: www.villamedici.it.
Torna la Notte bianca dell’Accademia di Francia a Roma. L’appuntamento è per giovedì 4 novembre, dalle ore 19:00 a mezzanotte, quando i sedici borsisti in residenza a villa Medici fino all’estate del 2022 - artisti visivi, storici dell’arte, compositori, scrittori, architetti, designer e videomaker - presenteranno un saggio delle loro ricerche individuali e multidisciplinari.
Opere di arte visiva, performance, videoproiezioni, installazioni, interventi sonori, conferenze creeranno un percorso dinamico che unirà il grande parco alla sede centrale dell’Accademia di Francia, una dimora del XVI secolo sulle colline del Pincio, svelando anche ambienti solitamente non accessibili al pubblico. Da questo punto di vista, la Notte bianca rappresenta un’occasione unica di visita alla villa romana, in una condizione – di notte e con i contributi dei borsisti – densa di suggestioni.
Parteciperanno alla serata: Kaouther Adimi (scrittrice), Ivàn Argote (artista visivo e regista), Charlie Aubry (artista visivo e musicista), Théodora Barat (artista visiva), Samir Boumediene (dottore in storia), Nidhal Chamekh (artista visivo), Aude Fourel (cineasta), Marta Gentilucci (compositrice), Noémie Goddard (architetta d'interni), Evangelia Kranioti (artista visiva), Marielle Macé (scrittrice), Benoît Maire (artista visivo), Hèctor Parra Esteve (compositore), Julie Pellegrin (critica e curatrice), Mathieu Peyroulet Ghilini (designer) e Guy Regis Jr. (scrittore e regista teatrale). Cura il progetto Saverio Verini.
La Notte bianca avrà una dimensione laboratoriale. Non sarà cioè una vera e propria mostra e nemmeno un tradizionale open studio, ma una serata in cui i borsisti avranno l’opportunità di presentarsi a Roma e al suo pubblico, e di prendere confidenza con gli spazi di villa Medici.
Per questa edizione è stato scelto il titolo «Presto, la notte», riferimento al contesto in cui l’iniziativa ha luogo, tra il crepuscolo e le prime ore della notte; e esortazione a riappropriarsi delle ore estreme della giornata, a margine di un periodo nel quale il nostro rapporto con esse è stato messo in discussione nei periodi di confinamento e coprifuoco.
Per maggiori informazioni: www.villamedici.it.
DAI PRIMI DAGHERROTIPI ALLE PIÙ RECENTI SPERIMENTAZIONI DIGITALI: IN UN LIBRO DI DAVE BATE LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA
La fotografia è stata definita un’arte democratica, perché è una tecnologia alla portata di tutti. Ma, al giorno d’oggi, avere una fotocamera a disposizione fa di ciascuno di noi un fotografo? Parte da questo quesito il viaggio tra le pagine del libro «Fotografia» (brossura 14 x 21,5 cm, 176 pp. corredate da 100 illustrazioni, € 14,90, ISBN 978-88-6648-552-0), nuovo volume della collana «Art Essentials» di 24 Ore Cultura.
L’autore, David Bate, ripercorre la nascita e l’evoluzione del mezzo fotografico, dai primi dagherrotipi alle più recenti sperimentazioni digitali, rivelandone la natura eclettica, le molteplici forme e l’impatto sulla storia dell’arte e della cultura. Il libro offre anche suggerimenti bibliografici essenziali per comprendere al meglio i principali argomenti trattati, nonché riferimenti a importanti mostre che hanno segnato un cambiamento di prospettiva.
Il viaggio parte dai primi esperimenti compiuti dai pionieri della fotografia, tra cui Joseph Nicéphore Niépce, Louis-Jacques-Mandé Daguerre e William Henry Fox Talbot, chimici che si cimentavano in complesse formule, calcolavano i tempi di esposizione, valutavano le condizioni della luce e la composizione delle immagini. Si prosegue, poi, con il Pittorialismo, uno dei primi movimenti artistici legato alla fotografia, e con le continue sperimentazioni delle avanguardie dei primi decenni del Novecento, tra cui il Costruttivismo russo e il Surrealismo francese.
Il racconto continua, quindi, con la fotografia «umanista» del dopoguerra di Henri Cartier-Bresson e la nascita della fotografia istantanea grazie all’avvento della Polaroid, fino ad arrivare al movimento concettuale e postmoderno.
A chiudere il percorso, è la fotografia contemporanea, che vede una molteplicità di approcci e tendenze, e nuove tecnologie che espandono il concetto tradizionale di immagine.
Bate si discosta da un racconto di stampo euro-americano e include opere che hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo, come quelle di Tsuneko Sasamoto (1914), prima fotogiornalista del Giappone, dei coniugi Mu Chen e Shao Yinong (1961 e 1970), che fotografano spazi sociali in Cina risalenti all’epoca della Rivoluzione culturale degli anni Sessanta, e di Farah Al Qasimi (1991), che documenta i nuovi scenari culturali dei Paesi arabi.
Nelle pagine del libro viene dato ampio spazio anche a fotografi che, con i loro scatti, hanno dato un volto a minoranze e comunità spesso emarginate. È il caso di James Van Der Zee (1886-1983), uno dei fotografi più importanti a operare all’inizio del XX secolo nel quartiere afroamericano newyorkese di Harlem, o di Nan Goldin (1954), riconosciuta come una maestra della fotografia a colori e icona per donne e artisti Lgbtq.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.24orecultura.com.
L’autore, David Bate, ripercorre la nascita e l’evoluzione del mezzo fotografico, dai primi dagherrotipi alle più recenti sperimentazioni digitali, rivelandone la natura eclettica, le molteplici forme e l’impatto sulla storia dell’arte e della cultura. Il libro offre anche suggerimenti bibliografici essenziali per comprendere al meglio i principali argomenti trattati, nonché riferimenti a importanti mostre che hanno segnato un cambiamento di prospettiva.
Il viaggio parte dai primi esperimenti compiuti dai pionieri della fotografia, tra cui Joseph Nicéphore Niépce, Louis-Jacques-Mandé Daguerre e William Henry Fox Talbot, chimici che si cimentavano in complesse formule, calcolavano i tempi di esposizione, valutavano le condizioni della luce e la composizione delle immagini. Si prosegue, poi, con il Pittorialismo, uno dei primi movimenti artistici legato alla fotografia, e con le continue sperimentazioni delle avanguardie dei primi decenni del Novecento, tra cui il Costruttivismo russo e il Surrealismo francese.
Il racconto continua, quindi, con la fotografia «umanista» del dopoguerra di Henri Cartier-Bresson e la nascita della fotografia istantanea grazie all’avvento della Polaroid, fino ad arrivare al movimento concettuale e postmoderno.
A chiudere il percorso, è la fotografia contemporanea, che vede una molteplicità di approcci e tendenze, e nuove tecnologie che espandono il concetto tradizionale di immagine.
Bate si discosta da un racconto di stampo euro-americano e include opere che hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo, come quelle di Tsuneko Sasamoto (1914), prima fotogiornalista del Giappone, dei coniugi Mu Chen e Shao Yinong (1961 e 1970), che fotografano spazi sociali in Cina risalenti all’epoca della Rivoluzione culturale degli anni Sessanta, e di Farah Al Qasimi (1991), che documenta i nuovi scenari culturali dei Paesi arabi.
Nelle pagine del libro viene dato ampio spazio anche a fotografi che, con i loro scatti, hanno dato un volto a minoranze e comunità spesso emarginate. È il caso di James Van Der Zee (1886-1983), uno dei fotografi più importanti a operare all’inizio del XX secolo nel quartiere afroamericano newyorkese di Harlem, o di Nan Goldin (1954), riconosciuta come una maestra della fotografia a colori e icona per donne e artisti Lgbtq.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.24orecultura.com.
Prenderà il via mercoledì 27 ottobre a Venezia, negli spazi di Palazzi Grassi, «Strappi», cantiere di restauro aperto al pubblico di due dipinti murali di grandi dimensioni di Carlo Innocenzo Carloni (Scaria d'Intelvi, 1687 – Scaria d'Intelvi, 17 maggio 1775), realizzati tra il 1740 e il 1745 per la Villa Colleoni Capigliata di Calusco d’Adda. Si tratta delle opere «L’imperatore Federico II riceve dal Colleoni un salvacondotto per recarsi a Roma» e «Papa Paolo II riceve Colleoni e gli affida l’incarico di combattere i Turchi», oggi parte del patrimonio mobile della Pinault Collection.
Strappati negli anni Cinquanta dal loro contesto originale e riportati su supporti rigidi per ragioni conservative legate allo stato di abbandono della villa, questi dipinti murali sono stati acquistati dall'azienda milanese Snia Viscosa sul mercato antiquario e sono entrati a Palazzo Grassi come elementi di arredo. Negli anni Ottanta sono finiti in deposito e ora, in accordo con la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, vengono restaurati da Paolo Roma, Laura Ruggieri, Sara Savian, Martina Serafin e Marina Vece di Seres Srl.
Il progetto, che si avvale di un allestimento firmato ad hoc dallo studio di grafica e design Zaven, si sviluppa prima al secondo piano espositivo e, poi, nell’atrio di Palazzo Grassi, il luogo dove i dipinti di Carlo Innocenzo Carloni erano allestiti prima degli anni Ottanta. Dal 27 ottobre - ogni mercoledì alle ore 11, 12, 15 e 15:45 - il pubblico potrà scoprire le operazioni più delicate che si svolgono orizzontalmente sulle opere ripristinandone la foderatura. Nei mesi successi, dopo il trasferimento dei dipinti nell'atrio piccolo, si potranno, invece, osservare gli aspetti più dinamici dei lavori che riguardano direttamente la pellicola pittorica per restituirne l’originale splendore.
Il progetto proseguirà, nei prossimi mesi, con il restauro dei dipinti «Colleoni riceve dal Doge il bastone del comando».
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito https://www.palazzograssi.it/it/.
Strappati negli anni Cinquanta dal loro contesto originale e riportati su supporti rigidi per ragioni conservative legate allo stato di abbandono della villa, questi dipinti murali sono stati acquistati dall'azienda milanese Snia Viscosa sul mercato antiquario e sono entrati a Palazzo Grassi come elementi di arredo. Negli anni Ottanta sono finiti in deposito e ora, in accordo con la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, vengono restaurati da Paolo Roma, Laura Ruggieri, Sara Savian, Martina Serafin e Marina Vece di Seres Srl.
Il progetto, che si avvale di un allestimento firmato ad hoc dallo studio di grafica e design Zaven, si sviluppa prima al secondo piano espositivo e, poi, nell’atrio di Palazzo Grassi, il luogo dove i dipinti di Carlo Innocenzo Carloni erano allestiti prima degli anni Ottanta. Dal 27 ottobre - ogni mercoledì alle ore 11, 12, 15 e 15:45 - il pubblico potrà scoprire le operazioni più delicate che si svolgono orizzontalmente sulle opere ripristinandone la foderatura. Nei mesi successi, dopo il trasferimento dei dipinti nell'atrio piccolo, si potranno, invece, osservare gli aspetti più dinamici dei lavori che riguardano direttamente la pellicola pittorica per restituirne l’originale splendore.
Il progetto proseguirà, nei prossimi mesi, con il restauro dei dipinti «Colleoni riceve dal Doge il bastone del comando».
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito https://www.palazzograssi.it/it/.
[Foto di Matteo De Fina]
A MILANO SEI INCONTRI PER SCRIVERE IL «MANIFESTO DELLA NUOVA CERAMICA»
La Fondazione Ica – Istituto contemporaneo per le arti di Milano prova a scrivere un «Manifesto della nuova ceramica» e lo fa attraverso sei talk, in programma da giovedì 28 ottobre a giovedì 3 marzo.
Gli appuntamenti sono curati da Irene Biolchini, autrice del libro «Viva. Ceramica arte libera», edito da Gli Ori, e porteranno alla stesura di un documento a firma unitaria, un’occasione per «tornare ad affermare – si legge nella nota stampa - chi sono oggi gli artisti della ceramica accettando le molteplici contraddizioni di ogni identità e di qualsiasi dichiarazione di intenti».
Il primo appuntamento (giovedì 28 ottobre, ore 18:30) ha visto la presenza di Ugo La Pietra, che ha recentemente pubblicato, per Marsilio editore, il libro «Terre. Artigianato artistico italiano nella ceramica contemporanea».
I talk che seguiranno sono organizzati per gruppi di ceramisti accomunati dal contesto geografico di provenienza o dall’appartenenza ad aree di ricerca limitrofe. Biolchini metterà così a fuoco gli ultimi sviluppi della plastica in ceramica, caratterizzati da un nuovo modo di creare che nasce «senza padri né madri, senza ombelichi e senza cordoni». Tra gli artisti al centro degli incontri ci sono Liliana Moro, una delle voci di «Milano chiama terra» (11 novembre, ore 18:30), Claudia Losi, tra i protagonisti del talk «L'incontro. Il workshop, la performance e la ceramica» (18 novembre, ore 18:30), Sissi e Francesco Simeti, le cui produzioni saranno trattate nell’appuntamento «Natura e terra, organi e rami» (3 marzo, ore 18:30). Completano il calendario gli incontri «La plastica, la scultura, il ritratto e l'autoritratto» (9 dicembre, ore 18:30) e «Oggetto, non oggetto, opera» (10 febbraio, ore 18:30). Gli incontri sono aperti al pubblico previa prenotazione obbligatoria all’indirizzo rsvp@icamilano.com. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.icamilano.com.
INAUGURATA «THE JOURNEY», LA NUOVA OPERA DEL PARCO ARTE SELLA
Da più di trent’anni Arte Sella è sinonimo di arte nella natura. Eduardo Souto de Moura, Kengo Kuma, Michelangelo Pistoletto, Edoardo Tresoldi, Michele de Lucchi, Stefano Boeri, Giulio Mauri e Aldo Cibic sono solo alcuni degli artisti che hanno dato vita a opere di land art e installazioni site specifc, trasformando questo inedito parco tra i boschi della Valsugana, in Trentino, in una meta turistica per gli amanti dell’arte contemporanea.
In questi ultimi giorni il percorso si è arricchito di una nuova installazione architettonica: «The Journey», realizzata dai giovani progettisti di YACademy, sotto la guida di MC A - Mario Cucinella Architects e con il contributo di Scrigno.
Il risultato è un’architettura nomade, insieme riparo per i viandanti e luogo di meditazione, che invita al viaggio inteso come percorso interiore. La struttura, che ricorda quella di una tenda, è formata da aste lignee che partono da due basi disegnate sul profilo della sezione aurea, per incontrarsi alla sommità, per lasciando libera la vista del cielo. All’interno si trova un grande masso proveniente dal torrente Moggio, che scorre vicino a pochi metri. L’incontro tra l’elemento della terra e quello del cielo vuole simboleggiare il ritorno alle origini così come il carattere precario e nomade della permanenza dell’uomo su questo pianeta.
L’intero progetto è stato concepito per essere climate positive prevedendo, quindi, di assorbire più gas serra di quello emesso durante la costruzione dell’opera e incarnando così la volontà di lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore. Per ottenere questo risultato, sono stati piantumati nuovi alberi di varie specie - aceri, betulle, sorbi, faggi, carpini, noccioli e abeti rossi - nelle vicinanze della struttura, creando così una sinergia concreta fra arte e natura.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.artesella.it.
[Le immagini fotografiche sono di Giacomo Bianchi]
ARRIVA A TORINO LA MOSTRA «GRANI D’AUTORE:
DALLA SEMINA AL RACCOLTO DEL GRANO DURO BARILLA»
Palazzo Madama apre le proprie porte alla mostra itinerante «Arte e cucina grani d’autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla», in programma a Torino dal 28 ottobre al 1° novembre in occasione di «Buonissima» 2021, manifestazione che intreccia gastronomia, cultura e creatività.
Punto di partenza e ispirazione del progetto artistico, già presentato a Milano e Parma, è l’innovativa visione di prodotto e di filiera riassunta nel «Manifesto del grano duro, un prospetto in dieci punti con gli impegni e i valori guida dell’azienda emiliana per una pasta di qualità prodotta responsabilmente.
Undici artisti italiani, professionisti di calibro internazionale e talenti emergenti, raccontano in illustrazioni uniche e originali la loro visione di questo programma, attraverso l’utilizzo di linee, forme, simboli e colori ispirati alla nuova pasta. Sono, dunque, le cromie calde dell’azzurro, del giallo e del rosso a fare da fil rouge tra tutte le illustrazioni. Mentre i temi trattati spaziano dalla sostenibilità al territorio, dalla sicurezza alla condivisione, dall’innovazione alla tradizione, dalla filiera alla collaborazione, e molto altro ancora.
Ospite di casa è la talentuosa e visionaria Elisa Seitzinger, le cui immagini si ispirano all’arte classica, medioevale sacra e cortese, alla pittura primitiva e alle icone russe e ai mosaici bizantini. Insieme a lei, espongono a Torino la romana Irene Rinaldi, la palermitana Giulia Conoscenti, la napoletana Andrea Boatta, la fiorentina Celina Elmi, la ferrarese Emiliano Ponzi, il parmigiano Cristian Grossi, il vicentino Ale Giorgini, il leccese Massimiliano di Lauro, la pesarese Alessandro Baronciani e il milanese Francesco Poroli.
L’esposizione, curata Maria Vittoria Baravelli, è una vera e propria mostra esperienziale: grazie alla realtà aumentata, le illustrazioni prendono vita diventando dinamiche e interattive. L’esperienza di visita può continuare on-line, dove è possibile scoprire le storie degli artisti e il loro pensiero. Il sito offre, inoltre, la possibilità di partecipare a un tour guidato virtuale e di scaricare i wallpaper delle opere per stampa e riproduzione.
Per scoprire di più sul progetto è possibile consultare la pagina barilla.it/granidautore.
Palazzo Madama apre le proprie porte alla mostra itinerante «Arte e cucina grani d’autore: dalla semina al raccolto del grano duro Barilla», in programma a Torino dal 28 ottobre al 1° novembre in occasione di «Buonissima» 2021, manifestazione che intreccia gastronomia, cultura e creatività.
Punto di partenza e ispirazione del progetto artistico, già presentato a Milano e Parma, è l’innovativa visione di prodotto e di filiera riassunta nel «Manifesto del grano duro, un prospetto in dieci punti con gli impegni e i valori guida dell’azienda emiliana per una pasta di qualità prodotta responsabilmente.
Undici artisti italiani, professionisti di calibro internazionale e talenti emergenti, raccontano in illustrazioni uniche e originali la loro visione di questo programma, attraverso l’utilizzo di linee, forme, simboli e colori ispirati alla nuova pasta. Sono, dunque, le cromie calde dell’azzurro, del giallo e del rosso a fare da fil rouge tra tutte le illustrazioni. Mentre i temi trattati spaziano dalla sostenibilità al territorio, dalla sicurezza alla condivisione, dall’innovazione alla tradizione, dalla filiera alla collaborazione, e molto altro ancora.
Ospite di casa è la talentuosa e visionaria Elisa Seitzinger, le cui immagini si ispirano all’arte classica, medioevale sacra e cortese, alla pittura primitiva e alle icone russe e ai mosaici bizantini. Insieme a lei, espongono a Torino la romana Irene Rinaldi, la palermitana Giulia Conoscenti, la napoletana Andrea Boatta, la fiorentina Celina Elmi, la ferrarese Emiliano Ponzi, il parmigiano Cristian Grossi, il vicentino Ale Giorgini, il leccese Massimiliano di Lauro, la pesarese Alessandro Baronciani e il milanese Francesco Poroli.
L’esposizione, curata Maria Vittoria Baravelli, è una vera e propria mostra esperienziale: grazie alla realtà aumentata, le illustrazioni prendono vita diventando dinamiche e interattive. L’esperienza di visita può continuare on-line, dove è possibile scoprire le storie degli artisti e il loro pensiero. Il sito offre, inoltre, la possibilità di partecipare a un tour guidato virtuale e di scaricare i wallpaper delle opere per stampa e riproduzione.
Per scoprire di più sul progetto è possibile consultare la pagina barilla.it/granidautore.
L’arte celebra Torino capitale mondiale del tennis. In occasione delle Nitto Atp Finals, importante torneo indoor maschile in programma nella città piemontese 14 al 21 novembre, ORG presenta «Throwing Balls at Night» di Jacopo Miliani (ingresso libero fino al raggiungimento della capienza massima).
Ispirata al poème-dansé «Jeux» di Claude Debussy, Sergej Diaghilev e Vaslav Nijinsky, la performance intreccia cultura sportiva ed espressione artistica, descrivendo l’incontro fortuito, in un parco di notte, di tre giocatori di tennis che, non potendo riprendere il gioco, si intrattengono in un corteggiamento reciproco, lasciando spazio a momenti di ambiguo erotismo.
Opera del 1913, «Jeux» è passato alla storia come un balletto profetico e anticonvenzionale per tre motivi: il suo uso dello sport sulla scena, lo spazio dedicato a identità sessuali all’epoca oggetto di censura, e la scelta di un linguaggio privato, da club, che sembrava presagire la cultura giovanile degli Anni Venti. Mescolando danza accademica e atteggiamenti tratti dalla vita moderna, il balletto ha avuto una fortuna critica molto contestata, ma si è guadagnato un posto nella storia della danza per la sua visionarietà, in seguito associata alla nascita del cosiddetto balletto neoclassico.
Partendo da queste suggestioni, Jacopo Miliani fonde in «Throwing Balls at Night» l’assoluta modernità delle tecniche coreutiche e delle concezioni rivoluzionarie di Nijinsky con il «Vogueing» degli anni Ottanta newyorkesi. Così, dopo qualche minuto di ascolto di Debussy, i danzatori/performer iniziano a muoversi al ritmo di MikeQ – leggenda del ballroom sound – scaldando il lungo catwalk allestito per la serata con movimenti, gesti, pose.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.ogrtorino.it.
Nella foto: Jacopo Miliani, Throwing Balls at Night, 2016. Performance at David Roberts Art Foundation, London. Performers divaD Magnifique, Prince Maya Magnifique, Benjamin Milan, Eve Stainton. Photo Sylvain Deleu Still from documentation Reynir Hutber
John Travolta e Sylvester Stallone, Elvis Presley e Louis Amstrong, Frank Sinatra e Marlon Brando, Maria Callas, Sophia Loren, Frank Zappa e Richard Burton, Elton John e Yves Saint Lauren, Mick Jagger e Jackie Kennedy, Truman Capote e Andy Warhol: è un viaggio nella storia americana dagli anni Cinquanta in poi quello che propone la nuova mostra on-line di Photology, a cura di Davide Faccioli.
Protagonista è Ron Galella, «il re dei paparazzi», che per oltre sessant’anni ha inseguito e fotografato per strada, fuori dai locali più famosi, nei vernissage delle mostre o alle anteprime cinematografiche attori, registi, cantanti e politici, narrando, rigorosamente in bianco e nero, il mondo delle celebrities. Ne è nato un archivio di oltre 3 milioni di fotografie meticolosamente custodite nell’immensa villa che il fotografo americano ha in un angolo di campagna del New Jersey.
La mostra sul sito di Photology, visibile fino al prossimo 30 novembre, allinea, nello specifico, una quarantina di opere fotografiche, tratte dal libro «Exclusive Diary», pubblicato da Photology nel 2004. Si tratta di immagini edite sui principali magazine di tutto il mondo e oggi presenti nei musei più prestigiosi, suddivise in due categorie: singole o «sequenze d’azione», composte da due o tre stampe ciascuna.
La piattaforma 3D è disponibile con un sistema di navigazione semplice e intuitivo che permette agli utenti di muoversi all’interno di uno spazio virtuale ma allo stesso tempo del tutto realistico, dove i lavori esposti possono essere ingranditi, guardati nei dettagli e visti da varie angolazioni. I testi, i contributi video e gli apparati informativi sono inseriti nel contesto espositivo per una omogeneità di informazione.
La mostra è visibile al link http://www.photology.com/rongalella/.
Nella foto: Ron Galella, Sophia Loren, Americana Hotel, NYC 22 December 1965, Vintage gelatin silver print. @2004 by Ron Galella-Courtesy Photology Milano
DA DEUTSCHE BANK UN DIBATTITO ON-LINE SULL’INVISIBILITÀ DELLE DONNE NELL’ARTE
«La discriminazione di genere si può manifestare in tutti gli ambiti della vita di una persona e il mondo dell’arte non ne è esente: le donne hanno una minor rappresentatività nei musei e nelle esposizioni, minor visibilità sui libri, minori riconoscimenti e minore valorizzazione economica delle loro opere». Partendo da questo spunto di riflessione, Deutsche Bank ha organizzato l’incontro digitale «Da Gentileschi ad Abramovic: conversazione sull’invisibilità delle donne nel mondo dell’arte», in programma nel pomeriggio di martedì 9 novembre.
Sul tema dell’invisibilità delle donne nel mondo dell’arte si confronteranno, a partire dalle ore 15, tre esponenti d’eccezione: Liliana Moro, artista milanese affermata in Italia e all’estero, Raffaella Cortese, fondatrice dell’omonima galleria d’arte a Milano, nella quale su 30 artisti rappresentati, 22 sono donne, e Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (nella foto), collezionista e presidente dell’omonima fondazione torinese, fra le donne più autorevoli nel panorama artistico e nelle istituzioni d’arte in Italia e nel mondo. Modererà la discussione Patrizia Zambianchi.
L’evento, parte dei progetti di Deutsche Bank dedicati alla diversità e all’inclusione, si inserisce nella cornice di «4 Weeks 4 Inclusion» (#4W4I), una grande maratona interaziendale di quattro settimane, in programma fino al 22 novembre, in cui oltre duecento partner si alternano in una staffetta di 187 tra webinar ed eventi condivisi dedicati alla valorizzazione delle diversità e all’inclusione.
Per partecipare, è possibile iscriversi al link https://dbevents.cventevents.com/event/6993a557-d419-4f6f-9997-3a41e1231fe1.
Maggiori informazioni sono disponibili su www.4w4i.it.
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