ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 24 ottobre 2024

Matera ritrova Palazzo Lanfranchi, il suo Museo nazionale d’arte medioevale e moderna

È conosciuta come «la città dei sassi» per via del suo nucleo urbano originario, dichiarato nel 1993 Patrimonio mondiale dell’Umanità da Unesco, che si sviluppa a partire dalle grotte naturali scavate nella roccia e successivamente modellate in strutture sempre più complesse all’interno di due grandi anfiteatri naturali quali il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano. Ma Matera, piccolo gioiello della Lucania dalla «dolente bellezza», definita da Carlo Levi «espressiva e toccante», ha ancora molte carte da giocare per attirare i turisti, malgrado gli evidenti problemi di collegamento ferroviario e aeroportuale. Lo ha dimostrato tutte le volte che le sue abitazioni rupestri sono state scelte come location per film importanti, da «Il Vangelo secondo Matteo» (1964) di Pier Paolo Pasolini a «Cristo si è fermato ad Eboli» (1979) di Francesco Rosi, da «L'uomo delle stelle» (1995) di Giuseppe Tornatore a «La Passione di Cristo» (2004) di Mel Gibson, da «Il sole anche di notte» (1990) di Paolo e Vittorio Taviani a «007 No time to die» (2019) di Cary Fukunaga, con Daniel Craig nei panni dell’agente segreto più famoso del cinema. E lo ha dimostrato anche nel 2019, l’anno in cui è stata Capitale europea della Cultura, affascinando il pubblico internazionale con la sua antica anima di tufo, un vero e proprio presepe, che le ha fatto dare l’appellativo di «Betlemme d’Italia», costruito attorno alla Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant’Eustachio, nel quale le case si sovrappongono l’una all’altra aprendosi e dischiudendosi su cortili, scalinate, vicoli e piazze, e dove molti edifici sono stati riqualificati per ospitare raffinati boutique hotel, ristoranti tipici, botteghe artigiane.

Matera, con il suo «velo di poesia e di malinconia», per dirla con le parole di Giovanni Pascoli, è, dunque, di per sé un museo a cielo aperto e offre molti itinerari agli amanti della cultura, dal circuito delle chiese rupestri (a partire dalla splendida Cripta del peccato originale, denominata «la Cappella Sistina della pittura parietale su roccia») al Palombaro Lungo (un’enorme cisterna fatta costruire nell’Ottocento) e al Castello di Tramontano, senza dimenticare i tanti musei, che consentono di far un viaggio che spazia dal Paleolitico all’età medioevale, dall’arte moderna alle nuove frontiere del multimediale. È il caso del Museo nazionale «Domenico Ridola», di Casa Ortega, del Musma – Museo della scultura contemporanea a Palazzo Pomarici o, ancora, di Casa Noha, bene protetto dal Fai – Fondo per l’ambiente italiano, che narra una storia millenaria scritta su una roccia friabile e porosa come il tufo attraverso un inedito e avvincente viaggio multimediale che narra il territorio da diverse prospettive - dall’architettura alla storia dell’arte, dall’archeologia al linguaggio cinematografico – con il documentario «I Sassi invisibili - Viaggio straordinario nella storia di Matera» di Giovanni Carrada.

A questo percorso tra i musei si è aggiunto, da qualche giorno, Palazzo Lanfranchi, elegante edificio progettato tra il 1668 e il 1672 dal frate Francesco da Copertino su commissione del vescovo Vincenzo Lanfranchi, che dal 2003 ospita il Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata. Dopo un significativo intervento di restauro e valorizzazione degli spazi espositivi, questo prezioso scrigno del Barocco materano ha riaperto i battenti con un rinnovato percorso espositivo.

I lavori di riqualificazione hanno coinvolto, in questi ultimi anni, sia le superfici architettoniche esterne, su cui ora risaltano i dettagli originali, incluse le rime epigrafiche sugli architravi delle finestre (anche grazie a un progetto di illuminotecnica valoriale a Led), sia gli interni dell'edificio, con una particolare attenzione all’accessibilità e alla valorizzazione delle opere, anche grazie all’utilizzo delle tecnologie multimediali.

Al piano terra di Palazzo Lanfranchi, sono state inaugurate due nuove sale dedicate alle opere di altrettanti maestri dell’arte del Novecento: una con i lavori di Carlo Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975) - compresa la monumentale tela «Lucania '61» -, che ha visto la curatela Daniela Fonti, e l'altra con centocinquanta tele di Luigi Guerricchio (Matera, 1932-1996), a cura di Maria Adelaide Cuozzo. Al primo piano, invece, sono fruibili la sezione «Arte del territorio», che riunisce un gruppo di opere locali di arte sacra dal Medioevo al Settecento, e la prestigiosa collezione di pittura napoletana seicentesca raccolta nell'Ottocento da Camillo d’Errico, la cui esposizione si avvale della curatela di Stefano Causa.
 
Una delle grandi innovazioni di questa riapertura è l’introduzione di tre nuove sale multimediali. La prima è una camera immersiva che, grazie a una sapiente combinazione di arte, creatività e intelligenza artificiale (AI), permette un’interazione unica con i dipinti di Carlo Levi. La visita alle sale che ospitano le opere di Luigi Guerricchio è, invece, introdotta da una video-narrazione a cura dell’artista, attraverso un racconto biografico pensato per catturare l’attenzione del visitatore.

Infine, la sala dedicata alla pinacoteca di Camillo d'Errico offre un’esperienza multisensoriale che arricchisce la fruizione delle opere della celebre collezione con una grande proiezione a tutta parete. 
Due tavoli multimediali touch screen dedicati alla gamification e un’imponente riproduzione del telero «Lucania ’61» di Carlo Levi, dipinto in occasione della mostra «Italia 1961», organizzata a Torino per celebrare il Centenario dell’Unità d’Italia, e ora ricostruito con l’impiego di oltre 220.000 mattoncini LEGO®, aspettano, invece, i piccoli visitatori nella nuova sala didattica, progettata integrando strumenti tecnologici al rinnovato allestimento degli arredi. Si tratta di un esempio unico di come la combinazione di tecnologia, design e creatività possa dare vita a spazi didattici innovativi e multifunzionali, adatti a un pubblico eterogeneo, nel pieno rispetto delle finalità culturali del museo lucano, che intende essere sempre più inclusivo e partecipativo.

Palazzo Lanfranchi si configura così come un punto di riferimento imprescindibile per l’arte e la cultura di Matera e della Basilicata, una tappa obbligatoria per chi voglia vedere come l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per raccontare il nostro patrimonio.

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