ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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giovedì 25 febbraio 2021

«Baci dal mondo», le Terre Malatestiane festeggiano on-line l’anno dantesco con il «Francesca Day»

Dalle tragedie di Silvio Pellico e Gabriele D’Annunzio alla «Fantasia sinfonica» di Pëtr Il'ič Čajkovskij, senza dimenticare l’opera scultorea di Auguste Rodin, il ciclo incisorio di Gustave Dorè e la parodia teatrale di Antonio Petito. Ma anche i disegni e le pitture di Jean Auguste Dominique Ingres, Dante Gabriele Rossetti, Mosè Bianchi e Gaetano Previati. Sono innumerevoli gli artisti che, dal Settecento a oggi, hanno rivolto la propria attenzione all’appassionante storia d’amore e di morte tra Francesca da Polenta e Paolo Malatesta. Tanto è vero che si stima l’esistenza di 1078 componimenti letterari, 85 tragedie, 599 opere d’arte visiva, 435 eventi musicali, una decina di film e persino un fotoromanzo dedicati alla coppia adulterina che Dante Alighieri rese immortale nelle pagine del Canto V dell’«Inferno», quello incentrato sui «peccatori carnali che la ragion sommettono al talento», puniti da una «bufera infernal che mai non resta».
La storia dell’avvenente e sfortunata fanciulla ravennate, per la quale Gabriele D’Annunzio coniò l’espressione «un fiore in mezzo a tanto ferro», e del suo amante, il giovane uomo che Giovanni Boccaccio definì «piacevole» e «costumato», non poteva non tornare sotto i riflettori nell’anno in cui si celebra il settecentesimo anniversario dalla morte di Dante Alighieri.
Si aprirà, infatti, con il «Francesca Day», in programma l’8 marzo, il cartellone dei festeggiamenti danteschi promosso dai Comuni di Rimini e Gradara, con i territori malatestiani e le Regioni Emilia Romagna e Marche.
La scelta della data non è casuale. Si è, infatti, deciso di celebrare Francesca da Rimini nel giorno della festa della donna perché il suo «mito, che appare con Dante, -racconta Ferruccio Farina - esplode con l’Illuminismo e il Romanticismo per affermare una donna non più peccatrice, ma vittima innocente di inganni e di violenze, emblema di bellezza, libertà e coraggio». Francesca è, dunque, una donna a tutto tondo, «una donna guerriera», costretta a un matrimonio di interesse, per ragioni di guerra e potere, con il crudele e deforme signore di Rimini, ingannata anche dal padre che le fa credere che il suo futuro sposo sia «Paolo il bello», il cognato, e capace, con coraggio, di scegliere l’amore vero a costo della sua stessa vita.
«Baci dal mondo» è il titolo dell’iniziativa organizzata per l’occasione: un «flash mob ecumenico», nato da un’idea di Ferruccio Farina, che vedrà la regia del teatro Amintore Galli di Rimini e la partecipazione di ventuno università di tutto il mondo, «da Adelaide a Siena, da Parigi a San Paolo, da Quito a Ekaterinburg, da Friburgo a Buenos Aires, da Ravenna a Shanghai, da Santiniketan a New York, da Barcellona a Los Angeles, da Gottinga a Toronto, da Amsterdam a Johannesburg».
Insegnanti e universitari dai quattro angoli del pianeta reciteranno, animeranno e commenteranno, nella lingua del loro Paese, il canto V dell’«Inferno» con i versi più celebri al mondo dedicati alla passione e al bacio.
Le animazioni si susseguiranno on-line, in diretta streaming, a partire dalle ore 9.30 del mattino (UTC+1) e verranno diffuse attraverso il sito dedicato – www.bacidalmondo.com – e vari canali social. Dai filmati verrà ricavato un documentario e una pubblicazione a stampa da diffondere con finalità didattiche e divulgative.
Con «Baci dal mondo» si apre «Francesca 2021», un calendario di trenta appuntamenti all’insegna di Francesca da Rimini, uno dei personaggi più noti e amati della «Divina Commedia», che vedrà la straordinaria eroina d’amore e di passione invadere città e castelli delle vallate riminesi, con mostre, spettacoli teatrali, musicali e cinematografici, convegni, rievocazioni storiche e giornate di studio.
I vari appuntamenti, che verranno presentati entro il 28 febbraio, avranno per protagonista – si legge nella nota stampa - «Francesca non solo in veste di espressione poetica, di icona del bacio e della fedeltà, ma anche come simbolo di libertà e di affermazione di diritti, come, tra Otto e Novecento, l’hanno sentita, vissuta e descritta più di duemila artisti romantici d’ogni paese d’Europa e d’America». Emblematica, in tal senso, è la mostra «Rodin a Gradara», con «Il bacio», capolavoro dello scultore francese Auguste Rodin, in una fusione originale di proprietà della prestigiosa Fondazione Gianadda di Martigny, che avrà come sede la Rocca, scenario della passione infelice e contrastata tra Paolo e Francesca, di cui «galeotto fu ’l libro» sull’amore tra Ginevra e Lancillotto.
Multidisciplinarietà
, rigore scientifico, internazionalità, divulgazione e attenzione alla didattica sono le parole chiave che animeranno il programma, all’interno del quale ci saranno, tra l’altro, un convegno internazionale e numerose Lecturae Dantis con sessioni nei castelli della Valmarecchia, alle quali parteciperanno le più preparate autorità accademiche al mondo. Il tutto per raccontare il volto di una donna che è diventata, nei secoli, simbolo di valori positivi come l’amore, la passione, la fedeltà, il coraggio, la libertà, il rispetto della vita e dei diritti della persona, affascinando molti artisti, da Byron a Boccioni, da Keats a Guttuso, da Zandonai a Borges. (sam)

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Locandina per il progetto Francesca 2021. Sullo sfondo: Gustave Doré, Paolo e Francesca,  disegno preparatorio della tavola Poeta volentieri dell’Inferno, inchiostro a guazzo bianco su carta, 1861. Strasbourg, Musée d’Art Moderne et Contemporain; [fig. 2] Locandina per l'iniziativa Baci dal mondo. Sullo sfondo: Auguste Rodin, Le baiser, Il bacio, già Paolo e Francesca, 1886. Scultura, marmo, ht. 182,2 cm. Realizzata nel 1904 da Rodin per l’archeologo inglese Edward Perry Warren. Londra, Tate Gallery; [fig. 3] Amos Cassioli (1832-1891), Il bacio, olio su tela, 1870 ca.  Replica della prima versione del dipinto oggi disperso. È l’immagine più popolare del bacio di Paolo e Francesca ; [fig. 4] Ary Scheffer, Francesca da Rimini e Paolo Malatesta, 1855, olio su tela, cm 171 × 239. Parigi, Louvre. Provenienza: Legato del 1900 di Mme Marjolin-Scheffer, figlia dell’artista. E' una delle dieci repliche, almeno, della celebre tela del 1835; [fig. 5] Franz von Bayros, Francesca da Rimini, illustrazione per Dante Alighieri, Die Gottliche Komedie, Lipsia e Vienna, 1921

martedì 16 febbraio 2021

«Progetto Pop-App»: Torino celebra il libro animato con un centro studi, un museo, quattro mostre, un convegno e una rivista

Un centro studi, un convegno internazionale, una rivista on-line, un nuovo spazio espositivo e quattro mostre temporanee da visitare in modalità digitale: è ricco il programma dell’edizione 2021 del progetto «Pop-App», lanciato nel 2019 dalla Fondazione Tancredi di Barolo e dall’università «La Sapienza» di Roma non solo per evidenziare le potenzialità artistiche, creative ed educative dei libri animati, ma anche per sottolinearne i legami con le tecnologie e le applicazioni digitali, sempre più presenti nel nostro quotidiano. 
Dopo la sospensione dello scorso febbraio, a causa della pandemia, il progetto riprende il suo cammino e trova anche una sede permanente nella città di Torino, all’interno della Fondazione Tancredi di Barolo, che conserva al suo interno il Musli – Museo della scuola e del libro d’infanzia, la più importante collezione di libri animati a disposizione del pubblico presente in Italia, con oltre mille esemplari tra Otto e Novecento.
Il nuovo centro studi, che vedrà alla direzione Gianfranco Crupi e Pompeo Vagliani, verrà presentato nell’ambito del convegno «Pop-App. International conference on description, conservation and use of movable books» in programma dal 16 al 19 febbraio (tutti i giorni, dalle 15.30 alle 18.30) in modalità on-line dal Salone d’onore di Palazzo Barolo. L’evento - riservato a cinquecento partecipanti registrati sulla piattaforma Zoom (il link di riferimento è https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg), ma aperto a tutti tramite il canale YouTube (dove rimarranno visibili le registrazioni degli interventi in programma) - vedrà la presenza di trenta relatori italiani e stranieri, fra cui le statunitensi Suzanne Karr Schmidt, della Newberry Library di Chicago, e Jacqueline Reid-Walsh, della Pennsylvania State University, considerate tra le massime esperte mondiali per quanto riguarda rispettivamente il libro animato antico e quello moderno.
«È la prima conferenza internazionale di questo genere realizzata in Europa – assicurano Pompeo Vagliani e Gianfranco Crupi –; si parlerà di antico e moderno del libro animato e dell’apertura verso le nuove frontiere dell’interattività multimediale e del pop-up design contemporaneo, grazie anche all’apporto di Massimo Missiroli. Vi saranno focus su descrizione, catalogazione, restauro e valorizzazione di questi beni. Vogliamo coinvolgere non solo studiosi, ma anche studenti e appassionati di libri e libri animati».
Il nuovo centro studi permanente nasce a Torino per coordinare a livello nazionale e internazionale le ricerche scientifiche, le attività di conservazione e valorizzazione del libro animato e avrà come oggetto sia i volumi di interesse storico che la multimedialità e il libro d’artista. Nello specifico l’istituzione vuole, inoltre, contribuire a definire gli standard di catalogazione e le modalità di conservazione e restauro, favorendo la fruibilità anche on-line del patrimonio di libri animati, sviluppando una rete di collegamento e di confronto con i fondi conservati nelle istituzioni pubbliche, private, collezionisti ed esperti, coinvolgendo il mondo della scuola, favorendo l’utilizzo del libro animato come mezzo per lo sviluppo della creatività.
«In occasione del convegno internazionale – sottolinea Pompeo Vagliani – il Musli presenterà un allestimento inedito, con l’inaugurazione di una nuova sala espositiva messa a disposizione dall’Opera Barolo e realizzata anche con il contributo degli eredi di Emilio Clara, grande bibliofilo torinese. Verranno esposte nuove acquisizioni relative a preziosi libri animati antichi e a materiali del pre-cinema, fruibili anche attraverso postazioni e applicativi multimediali realizzati ad hoc».
Dal 18 febbraio il Pop-App Musli sarà visibile in presenza così come le quattro mostre ideato in occasione di questo importante appuntamento inaugurale, durante il quale verrà presentata anche la rivista on-line «Journal of Interactive Books», diretta da Gianfranco Crupi, con cui il centro studi piemontese racconterà ai lettori, a partire dal prossimo autunno, i libri animati. In febbraio il museo sarà aperto: giovedì 18 e venerdì 19 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30, e da lunedì 22 a giovedì 25 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30. In base alla situazione epidemiologica verranno, in seguito, indicate nuove date di apertura. 
Le mostre in cartellone, visitabili virtualmente a partire dal 17 febbraio, si aprono con la rassegna «Made in China. New trends in new environment», a cura degli studiosi Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, che si sono avvalsi per l'occasione della collaborazione di Guan Zhongping della Chongqing University of Education. Diciannove libri pop up contemporanei, destinati all’infanzia, pubblicati in Cina e visibili per la prima volta in Italia, consentono di avvicinarsi al mondo, in parte sconosciuto, degli artisti, paper-engineer ed editori cinesi. Questi volumi, molto avanzati dal punto di vista cartotecnico, trattano tematiche specifiche quali la natura, il fantasy e i festeggiamenti per ricorrenze tipiche come il Capodanno. Il 2020, anno del Topo, ha visto, per esempio, la pubblicazione del primo pop up cinese raffigurante Topolino, prodotto dalla Disney.
La mostra «Italian Style. 10 opere di 10 artisti del libro animato italiano contemporaneo», a cura di Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, presenta, invece, una selezione di lavori editi e inediti di autori che hanno in comune l’utilizzo creativo di soluzioni cartotecniche originali, esempio significativo dello stato dell’arte del libro animato in Italia.
Mentre «Pop up for creativity» è un’esposizione di dieci libri animati realizzati dagli studenti del liceo artistico Passoni di Torino. Infine, la mostra «Tante teste tanti cervelli. Lanterna magica delle facce umane», realizzata in collaborazione con il Museo nazionale del cinema, allinea circa settanta libri animati, illustrati, abbecedari e giochi dell’Ottocento e del primo Novecento provenienti dall’archivio e dalla biblioteca della Fondazione Tancredi di Barolo. L’esposizione, per la curatela di Pompeo Vagliani, esplora i rapporti tra libri animati e pre-cinema, con un focus specifico sul tema delle metamorfosi del volto. 
Un programma, dunque, ricco e completo quello del «Progetto Pop-App», che permette al pubblico di ammirare la magia del libro animato, piccolo gioiello d’arte tutto da sfogliare. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coverdi «Progetto Pop-App»; [fig. 2] Esempi delle opere esposte nella mostra «Made in China. New trends in new environment»; [fig. 3] Sebastianus Theodoricus, Nouae quaestiones sphaerae, hoc est, de circulis coelestibus & primo mobili, in gratiam studiosae iuuentutis scriptae, VVitebergae, 1578; [fig. 4] The History and Adventure of Little Henry, exemplified in a series of figures, 4a ed., London, S. & J. Fuller, 1810 ; [fig. 5] Allestimento della sala del MUSLI con diorami teatrali e libri teatro. Roberto Cortese © ASCT 2020 ; [fig. 6] Globo meccanico di carta da costruire, produzione tedesca di inizio Ottocento

Informazioni utili
Per assistere al convegno di «Progetto Pop-App» è necessario registrarsi (gratuitamente), utilizzando il seguente link: https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg. A registrazione avvenuta, gli iscritti riceveranno il link zoom per accedere alle quattro sessioni del convegno come attendees, che permetterà loro di interagire tramite chat durante le fasi di dibattito. Per tutti i partecipanti sarà disponibile in formato pdf, prima del convegno, l’insieme degli abstract e dei curricula dei relatori. Le mostre saranno visitabili virtualmente, a partire dal 17 febbraio sul sito www.pop-app.org. Altre informazioni su: www.fondazionetancredidibarolo.com

lunedì 15 febbraio 2021

«In compagnia del lupo»: Sky Arte racconta «il cuore nero delle fiabe» anche con illustrazioni animate

«Le conosciamo bene, le fiabe. Ce le hanno raccontate così tante volte, sempre le stesse, da bambini, per farci addormentare, che non hanno più segreti. Conosciamo i meccanismi, i colpi di scena, i personaggi, la morale, sappiamo perfettamente chi è il buono e chi il cattivo: il lupo, naturalmente. Ma è davvero così? O forse c’è qualcosa, sotto, dietro, addirittura prima, che non ci hanno mai detto? Qualcosa di diverso, di strano, o anche di oscuro, più bello o più inquietante, che non conosciamo? Insomma: siamo davvero sicuri che il cattivo sia proprio il lupo?» Sono queste le parole scelte da Sky Arte per presentare il suo nuovo progetto televisivo: «In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe», ciclo di otto puntate che vede la conduzione di Carlo Lucarelli e la regia di Antonio Monti.
Da lunedì 15 febbraio, alle ore 21.15, il pubblico andrà alla scoperta di che cosa si svela dietro ai più classici «c'era una volta», alle storie che hanno accompagnato la nostra infanzia, scoprendo – con l’accompagnamento di illustrazioni animate – i risvolti insoliti, avventurosi, talvolta terribili e spaventosi che si celano al loro interno, nella vita dei loro autori, nei fatti di cronaca che le hanno ispirate, nei costumi delle epoche in cui sono nate.
«Da scrittore di noir– racconta il conduttore emiliano, autore di personaggi da romanzo come l’ispettrice Grazia Negro e il commissario De Luca – ho sempre ammirato il lato horror delle fiabe; una concezione un po’ terroristica di una certa pedagogia le riempiva di mostri e fattacci di sangue che hanno sempre fatto fare un salto sulla sedia a tutti i bambini. Dentro però, c’è molto di più. Oltre a personaggi bellissimi e una tecnica narrativa sempre efficace, nelle fiabe c’è la capacità di raccontare il contesto storico in cui sono nate, con le sue problematiche e le sue contraddizioni, attuali adesso come allora. Uno specchio dei tempi e del cuore umano». 
Basti pensare che dietro la storia di «Cappuccetto rosso» - al centro della prima puntata, che avrà come ospite la sociologa Rosa Tiziana Bruno - si nasconde l’ossessione seicentesca per la licantropia. Mentre in «Peter Pan» -di cui si parlerà lunedì 15 marzo, con la scrittrice Simona Vinci - si ritrova il fenomeno delle frequenti morti premature dei bambini nell’Ottocento e il protagonista è un malinconico angelo della morte.
Nella prima puntata, quella del 15 febbraio, a a partire dalle ore 21.45, si andrà anche alla scoperta, in compagnia dell’aviatore e scrittore Alessandro Soldati, di un altro classico amato da grandi e bambini: «Il piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry. La puntata offrirà l’occasione anche per parlare della misteriosa scomparsa dell’autore del libro, probabilmente morto in un incidente aereo.
Si andrà, quindi, alla scoperta, nella serata del 22 febbraio, con lo psichiatra e scrittore Massimo Picozzi, di un personaggio che è diventato un vero e proprio archetipo: «Barbablù», l’uomo che nella fiaba uccide una dopo l’altra le mogli disobbedienti, figura che si ispira alla vita di Gilles de Rais, il serial killer vissuto in Francia nel 1400, raccontato in tante ballate bretoni.
Il 1° marzo è, quindi, in calendario una puntata dal titolo «La Bella E Pedro La Bestia» , che vedrà la presenza dell’antropologo Duccio Canestrini. Durante l’appuntamento si parlerà della storia di un bimbo dal corpo pieno di peli e dall’intelligenza vivace, donato a Enrico II e fatto sposare, all’età di trentasei anni, con la bellissima figlia di una domestica di Caterina de’ Medici, che alla vista del giovane svenne.
La serie televisiva permetterà, poi, di scoprire che ci sono fiabe che nascondono personaggi molto più forti e valorosi di quanto li abbiamo sempre immaginati, come quelle dei fratelli Grimm, in cui le protagoniste sono bambine coraggiose che combattono per cambiare il loro destino. Se ne parlerà lunedì 8 marzo con la scrittrice Simona Vinci. Tra le protagoniste di questa puntata ci saranno anche Biancaneve, che a soli sette anni chiede al cacciatore di lasciarla viva e si avventura nel bosco, e Cenerentola, che si reca a un ballo al quale non è stata neppure invitata con l’intenzione di cambiare il proprio destino.
Infine, in alcuni casi, è la vita stessa degli autori che entra nelle fiabe, come per Hans Christian Andersen, il cui tormento, gli sbalzi di umore e il bisogno di approvazione lo portano a scrivere storie tristi con risvolti angoscianti, come «La piccola fiammiferaia» e «Il brutto anatroccolo». Se ne parlerà lunedì 22 marzo con Barbara Baraldi.
A chiudere la serie sarà, lunedì 29 marzo, una puntata su «Hansel e Gretel», con Duccio Canestrini, racconto dietro cui si nasconde la storia vera di Hans e Grete Metzler, non due bambini ma due fratelli adulti, pasticceri, che volevano appropriarsi della speciale ricetta del panpepato di Katharina Schraderin e che, per questo, l’avevano prima denunciata per stregoneria e poi uccisa, celando il cadavere nella bocca di un forno. Questa storia, come tante altre, ci fa pensare che mai avremmo immaginato da bambini che nelle fiabe, oltre al lupo, agli orchi e alle streghe, potesse esserci qualcosa di ancora più pauroso e inquietante. E invece c'era, anche se rimaneva nascosto: la realtà.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Carlo Lucarelli; [fig. 2] Illustrazione per la puntata su Cappuccetto rosso; [fig. 3] Illustrazione per la puntata su Peter Pan; [fig. 4] Illustrazione per la puntata sul Piccolo principe; [fig. 5] Illustrazione per la puntata sui fratelli Grimm

Informazioni utili

venerdì 5 febbraio 2021

Settecento anni senza Dante Alighieri. Progetti virtuali e in presenza omaggiano il «Sommo poeta»

Dopo Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio, l’Italia ricorda un altro dei suoi figli illustri. Nel 2021 ricorrono i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», simbolo e icona della cultura italiana nel mondo. 
Il calendario delle iniziative messo in cantiere per omaggiare il «sommo poeta» è veramente fitto e, pandemia permettendo, si potrà viaggiare sulle tracce dello scrittore facendo tappa in vari luoghi italiani: dalla natia Firenze a Ravenna, la città dove riposano le sue spoglie mortali, passando per Verona e Forlì, senza dimenticare Roma,Torino, Arezzo, Pisa e Bologna (con tutta la Via Emilia).
Mostre e spettacoli, restauri e convegni, manifestazioni di approfondimento scientifico e attività formative, restauri ed eventi on-line, ma anche itinerari turistici e pubblicazioni di libri compongono il ricco cartellone, che viene presentato attraverso vari siti, tra i quali www.vivadante.it, www.700dantefirenze.itwww.danteverona.it e www.dantesettecen-to.it.
Ora che i musei hanno riaperto in zona gialla, pur nell’incertezza della continuità che potrebbe avere l’offerta culturale legata al mantenimento dell’Rt sotto l’uno nelle varie regioni italiane, può ripartire la macchina organizzativa per celebrare degnamente l’anniversario, che cade il prossimo 13 settembre, ma che avrà un primo momento ufficiale con il DanteDì, previsto per il 25 marzo, la data nella quale, secondo gli studiosi, il poeta toscano avviò il suo viaggio nell’aldilà, iniziando la stesura della «Divina Commedia».

Da Zuccari a Dorè: disegni e incisioni sulla «Divina Commedia» per il primo omaggio fiorentino 
Tra gli eventi che hanno già preso il via c’è «Dante. Il poeta eterno», un progetto «multimodale» di Felice Limosani per il Complesso monumentale di Santa Croce, a Firenze, che prende spunto dalla straordinaria opera dell'incisore francese Gustave Dorè (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), pubblicata nel 1861, con centotrentacinque tavole sulla «Divina Commedia» - settantacinque sull’«Inferno», quarantadue sul «Purgatorio» e diciotto sul «Paradiso» -, che emanano un indubbio gusto romantico e un grande virtuosismo tecnico.
La mostra, visitabile fino al 22 gennaio 2022, prende spunto dalla digitalizzazione in altissima risoluzione di queste immagini, rese disponibili dalla collezione privata della Fratelli Alinari e messe in esposizione in un percorso perfettamente in armonia con il Chiostro del Brunelleschi, la Cappella Pazzi, la Cripta e il Cenacolo di Santa Croce. 
«L’allestimento – si legge nella nota stampa - prevede tre livelli di esposizione con immagini statiche retro illuminate, immagini animate con proiezioni e movimento nelle immagini attraverso la realtà virtuale, per una fruizione intimistica e contemplativa abbinata all’esperienza interattiva e digitale. Un unicum che offrirà un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi, rispettosa del luogo ed evoluta nella sua narrazione».
Sempre made in Firenze è il progetto espositivo «A riveder le stelle», promosso dagli Uffizi, una rassegna virtuale, o meglio un’«ipervisione», dedicata all’intero corpus di disegni realizzato alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari per illustrare la «Divina Commedia». 
Si tratta di ottantotto fogli appartenenti alla raccolta del museo fiorentino, digitalizzati in alta definizione e presentati per l’occasione nella loro totalità con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi.
Ideata tra il 1586 e il 1588, durante il soggiorno di Federico Zuccari in Spagna, l’intera raccolta è entrata nella collezione degli Uffizi nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici
Da allora, custodita nel Gabinetto dei disegni e delle stampe, è stata esposta al pubblico, parzialmente, soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze, in Palazzo Medici-Riccardi, nel 1865 e alla Casa di Dante, in Abruzzo, nel 1993.
A parte questi episodi, i disegni di Federico Zuccari - uno dei maestri del Manierismo, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore - sono rimasti perlopiù noti a un pubblico ristretto di studiosi e appassionati: infatti, come tutte le opere su carta, sono normalmente custoditi in ambienti protetti, termoregolati, senza luce e possono (salvo limitate esigenze di studio) essere esposti solo ogni cinque anni. Anche da qui deriva la scelta degli Uffizi di digitalizzare nella sua completezza, rendendolo disponibile a tutti, questo consistente nucleo di fogli fisicamente fragile e per sua natura non adatto ad esser consultato regolarmente.
Il percorso creativo di Federico Zuccari, la più imponente compagine illustrativa della «Commedia» realizzata prima dell’Ottocento, si dipana dalla «selva oscura» in cui Dante smarrisce la «diritta via» fino alle alte sfere del «Paradiso», in un complesso gioco di rimandi tra parole e immagini. I fogli erano, infatti, anticamente rilegati in un volume: aprendolo, all’illustrazione sulla pagina destra corrispondeva, a sinistra, la trascrizione dei versi del poema e un breve commento dello stesso artista.
Sempre nella sezione «Ipervisioni» del museo fiorentino, è presente il percorso virtuale «Non per foco ma per divin’arte», una scelta di undici lavori dalle suggestioni dantesche, presentate da Paolo Procaccioli, tra cui il celeberrimo affresco di Andrea del Castagno raffigurante il poeta, ma anche scene dalla «Divina Commedia» come «La selva oscura» di Federico Zuccari e l’«Ingresso nell’Ade con Virgilio» di Livio Mehus, oltre a capolavori di Cimabue, Giotto, Botticelli e Pio Fedi.

Da Firenze a Verona, passeggiate «sulle tracce» di Dante
Racconta il rapporto tra Dante e Firenze anche il volume «Emergenze dantesche» (pp. 144; 14,5X20 cm; brossura; 15,00 euro; ISBN: 978-88-314991-9-4) del giornalista Marco Ferri, appena pubblicato dalla casa editrice Linea di Padova, con una prefazione di Cristina Acidini, già Soprintendente per il Polo museale fiorentino.
Del «Sommo poeta» non è noto alcun documento autografo, ma la sua presenza a Firenze è un po’ ovunque, a cominciare dal Battistero di San Giovanni, in piazza Duomo, dove, davanti ai suggestivi mosaici di Coppo di Marcovaldo, lo scrittore trasse quasi certamente ispirazione per la sua «Commedia». Il viaggio dove «incontrare» le «tracce» del poeta toscano porta, poi, al Museo nazionale del Bargello, all’antica sede dell’Arte dei giudici e notai, all’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio, oggi inglobata negli Uffizi, a piazza Santa Croce, alle storiche biblioteche di città e alla Società dantesca.
Una passeggiata per la città viene proposta anche da Verona, primo approdo del poeta dopo l’esilio da Firenze e luogo nel quale videro la luce il «De vulgari eloquentia» e buona parte del «Paradiso». 
Dalla chiesa di Sant’Elena ai palazzi scaligeri affacciati su piazza dei Signori, dalle Arche scaligere alle chiese di San Zeno, San Fermo e Sant’Anastasia, il visitatore potrà seguire le tracce dello scrittore, percorrendo le sue stesse strade, entrando nei palazzi e nelle chiese che egli ammirò.
Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti in un'agile mappa, un prezioso vademecum cartaceo e virtuale per guidare il visitatore in un immaginario viaggio spazio-temporale. 
Questa iniziativa è il primo tassello di un ricco programma ideato da Verona per ricordare Dante Alighieri.
Tra la primavera e l’autunno sono, infatti, in calendario la rassegna «Dante e Shakespeare: il mito di Verona» alla Gam, la mostra «L’Inferno di Michael Mazur» a Castelvecchio, il restauro della Statua di Dante di Ugo Zannoni, in piazza dei Signori, ma anche il convegno «Con altra voce omai, con altro vello. Dante tra antico e moderno» e, quando i teatri riapriranno, gli spettacoli «Visioni di Dante» del Teatro Stabile del Veneto, «Dantexperience», con la Budapest National Philarmonic Orchestra e Sonia Bergamasco, e «Cantiere Dante» di Marco Martinelli e Ermanna Montanari.
 
Dall’Inferno ai luoghi e ai personaggi danteschi, quando la mostra è virtuale 
Tra le mostre già inaugurate, visibile sia in presenza che on-line, c’è, poi, «Visioni dell’Inferno» a Rovigo, nelle sale di Palazzo Roncale. L'esposizione allinea le opere di grandi artisti come il francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), lo statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e la tedesca (a noi contemporanea) Brigitte Brand, che si sono lasciati ispirare dalla Cantica più ricca di potenza evocativa dell'opera simbolo dantesca.
A completare la rassegna ci sono, poi, alcune preziose edizioni della «Commedia», la prima del 1512, importanti per le glosse o per le illustrazioni, proprietà dell’Accademia dei Concordi e della Biblioteca del seminario, realtà entrambe rodigine.
Lungo il percorso sono presenti anche le illustrazioni di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti in residenza a Fabrica, il laboratorio artistico Benetton, e «L’Inferno di Topolino», l’edizione speciale del celebre fumetto, disegnata da Angelo Bioletto e sceneggiata in terzine dantesche da Guido Martina.
In modalità virtuale è visibile anche «Dante 700», un racconto del mondo lirico, politico e biografico di Dante Alighieri attraverso venti fotografie, a cura del fotoreporter Massimo Sestini, che ritraggono il volto del poeta in luoghi che ne conservano memoria, da Firenze a Ravenna, passando per Venezia, Roma, Verona Poppi e la sorgente dell'Arno sul Monte Falterona.      
Anche la Fondazione Creberg di Bergamo partecipa al cartellone di #Dante700 con un docu-film sui personaggi della «Divina Commedia». Il filmato, della durata di circa quarantacinque minuti, si avvale delle suggestive illustrazioni di Angelo Celsi.  Le musiche originali sono state appositamente composte ed eseguite da Alessandro Fabiani; mentre l'elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina. Nato da un progetto di Angelo Piazzoli ed Enzo Noris, il docu-film - disponibile su tutti i canali social della fondazione bergamasca - narra nel dettagli personaggi più o meno noti delle tre Cantiche, da Paolo e Francesca a Ciacco, da Farinata degli Uberti a Pier Delle Vigne, da Ulisse al Conte Ugolino, da Piccarda Donati a San Bernardo di Chiaravalle.                            
Si apre così il ricco calendario di appuntamenti che nei prossimi mesi celebrerà Dante Alighieri e l’attualità della sua scrittura. Una scrittura capace di descrivere, oggi come ieri, i vizi e i difetti dell’uomo e, dunque, sempre di interessante lettura. (sam)

venerdì 29 gennaio 2021

Dalla nuova illuminazione del cortile d’onore ai libri della collezione Adler: luci e colori in scena a Brera

È tempo di novità a Brera. A distanza di due anni dalla conclusione del grande progetto di riallestimento delle trentotto sale del museo, l’architettura del cortile d’onore - fulcro centrale del complesso braindense, che ospita la Pinacoteca, l'Accademia di Belle arti, la biblioteca, l'osservatorio astronomico e l'orto botanico - viene valorizzata da una nuova illuminazione, realizzata da due architetti di interni: Alessandra Quarto e Angelo Rossi.
Entrando di sera da via Brera, il visitatore verrà calato in una dimensione emozionale di indubbio fascino grazie a una nuova luce morbida che fa risaltare tutti i particolari architettonici dell’ingresso, dalla loggia a doppio ordine sovrapposto, capolavoro dell’architetto Francesco Maria Richini, all’apparato scultoreo che si trova nelle nicchie e nelle arcate: statue, busti e monumenti, dedicati a illustri personaggi milanesi, vissuti alla fine del ‘700 e nel corso dell’800, che si sono resi benemeriti nelle diverse discipline delle arti e delle scienze.
La teoria degli archi e delle volte su doppio ordine emerge con delicatezza grazie a una luce diffusa ed equilibrata, mentre l’illuminazione d’accento, riservata alle statue e ai busti collocati lungo il perimetro del loggiato superiore e nelle nicchie, oltre che ai due monumenti lungo lo scalone di accesso alla Pinacoteca, mette in risalto le figure e i volti della storia di Brera. Scrittori, poeti, scienziati, matematici, filologi, economisti sono animati grazie alla luce che ne esalta la plasticità rendendoli quasi animati.
Il nuovo sistema di illuminazione potrà avere anche una colorazione blu, rossa, verde con scenografie variopinte che saranno programmate per i prossimi eventi temporanei, «con la speranza -spiegano da Brera- di riaprire presto le porte del museo al pubblico» (la Lombardia è attualmente in zona arancione).
Sempre il 21 gennaio la Biblioteca braidense ha inaugurato la mostra «Tempi terribili – Libri belli», a cura di Federica Rossi, che festeggia la recente acquisizione, tramite donazione, della collezione Adler, importante testimonianza della letteratura per l’infanzia nell’Unione sovietica con i suoi duecentocinquantasette libri per bambini, di cui centosessantanove in russo, ottantacinque in ucraino e tre in yiddish, per la maggior parte pubblicati fra la fine degli anni Venti e il 1933.
Il percorso espositivo, visibile on-line per gli abbonati della piattaforma Brera Plus+, raccoglie centoquaranta opere - centoventitré della collezione Adler, diciassette provenienti da raccolte private – accanto a ventiquattro preziose spille sovietiche della collezione Sandretti e ad alcuni manufatti come le terracotte di Vjatsk dai colori vivaci o giocattoli popolari russi.
«Il libro per bambini è una delle armi più potenti dell’educazione socialista delle giovani generazioni», diceva Nadežda Krupskaja, la moglie di Lenin. Per creare un nuovo paradiso socialista, nell'Unione Sovietica, che usciva da momenti drammatici come la Prima guerra mondiale e la rivoluzione bolscevica, la cultura dei bambini era, dunque, fondamentale e questa passava dai libri, strumenti che dipingevano il quadro di una nuova era per l’umanità dopo secoli di guerra, povertà e servitù, con la vivacità dei colori, le studiate geometrie e la fantasia nell’uso dei caratteri calligrafici, elementi capaci di infondere grande allegria e stimolare la fantasia dei bambini.
Questi volumi venivano creati da artisti che avevano assimilato la lezione dell’arte avanguardista, una tendenza artistica che si distaccava radicalmente dalla tradizione accademica ottocentesca. Non stupisce, dunque, che gli architetti di origine ebrea Hans Edward Adler e Hedwig Feldmann, arrivati in Unione Sovietica dalla Germania nel 1930 per contribuire alla costruzione delle nuove città socialiste, collezionassero questi volumi, significativi dal punto di vista estetico e formale, tanto da essere una fonte di ispirazione per il loro lavoro di designer e progettisti. Dopo decenni, i testi, che hanno attraversato incolumi le persecuzioni naziste nel chiuso di una malconcia valigia di pelle marrone, conservata in un solaio a Colonia, sono state trovate dalla figlia dei due progettisti, Susan, e sono state donate a Brera, costituendo una delle poche, forse l’unica, collezione di questo genere in Italia.
All’interno della raccolta Adler si possono ammirare edizioni rare di Vladimir Lebedev (1891-1967), definito dai contemporanei il «re del libro per bambini», ma anche opere di Vera Ermolaeva (1893-1937), artista che era succeduta a Marc Chagall nella direzione della scuola popolare d’arte di Vitebsk, e di Aleksandr Dejneka (1899-1969), uno dei maggiori artisti sovietici, a cui si devono i mosaici che decorano il soffitto della stazione Majakovskaja, forse la più suggestiva del metro di Mosca. Nella raccolta degli Adler sono, inoltre, presenti volumi dei grandi classici per ragazzi, come Kipling e Tolstoj, in edizioni sovietiche a opera dei principali illustratori del periodo come Vladimir Favorskij (1886-1964) e David Šterenberg (1881-1948). Ci sono, infine, anche lavori degli artisti della scuola di Michailo Boičuk, tra cui Maria Kotljarevskaja e Oleksandr Dovgal.
La mostra a Brera è arricchita da opere provenienti da collezioni private come il libro «Indovinelli» di Samuil Maršak, con illustrazioni di Kuz’ma Petrov Vodkin, i volumi di Ivan Bylibyn, che si rifanno all'arte popolare russa, e due edizioni di «Che cosa è bene, che cosa è male?» («Čto takoe chorošo i čto takoe plocho?») del famoso poeta Vladimir Majakovskij - l'una del 1930, l'altra del 1943 - che mostrano il passaggio dalle avanguardie al realismo socialista. 
Da fine gennaio sarà, inoltre, disponibile il catalogo della mostra, pubblicato da Corraini: un’occasione in più per conoscere la collezione Adler e la sua storia da favola. Una favola che potrebbe iniziare con il più classico degli incipit: «c’era una volta»…una vecchia valigia di pelle marrone, un po’ malconcia, ma con all’interno un grande tesoro, tutto da sfogliare.

Didascalie delle immagini
Fig. 1 Pinacoteca di Brera, cortile d’onore illuminato © Foto di Andrea Cherchi - 2021; [fig. 2] Pinacoteca di Brera, cortile d’onore illuminato © Courtesy of ERCO - 2021; [fig. 3] Biblioteca Nazionale Braidense Sala Maria Teresa Allestimento mostra Tempi terribili - Libri belli La collezione Adler alla Biblioteca Braidense; [fig. 4] Samuil Maršak Posta (Počta), Leningrado, Molodaja gvardija, 1932 (settima edizione).  Illustrazioni di Michail Cekanovskij. Collezione Adler, Biblioteca Nazionale Braidense; [fig. 5] Aleksandr Vvedenskij, La cavalleria di Budennyj (Konnaja Budennogo), Leningrado, Molodaja gvardija, 1931. Illustrazioni di Valentin Kurdov. Collezione Adler, Biblioteca Nazionale Braidense; [fig. 6] Vladimir Lebedev, Le avventure di uno spaventapasseri (Priključenija Ĉuč-lo), Petersburg, Epocha, 1922. Illustrazioni dell’autore. Collezione Adler, Biblioteca Nazionale Braidense 

Informazioni utili

Riapertura dal 9 febbraio 2021
Pinacoteca di Brera, via Brera, 28 - Milano. Orari: dal martedì al venerdì, ore 9.30-18.30 (ultimo ingresso ore 17.00) | prenotazione obbligatoria per i singoli su brerabooking.org. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 02.72001140. Sito web: pinacotecabrera.org. Da martedì 9 febbraio 2021.

lunedì 25 gennaio 2021

Brafa Art Fair, una fiera diffusa per gli amanti dell’antiquariato

Brafa Art Fair
, la tradizione rassegna belga d’arte antiquaria, che ogni anno accoglie oltre 65mila visitatori, cambia volto. Per non arrendersi alla pandemia da Coronavirus che rende difficoltosi gli spostamenti tra gli Stati, l’Associazione Foire des Antiquairs de Belgique, con il supporto di Delen Private Bank, ha ideato una vera e propria «fiera diffusa».
Dal 27 al 31 gennaio in trentasette città, ubicate in tredici nazioni prevalentemente europee, sarà possibile vedere centoventisei mostre a tema, unendo così nel segno dell’antiquariato luoghi come ParigiAmsterdamMoscaLisbonaZurigoAnversaLondraBudapest e Roma, ma non solo. 
«L'epicentro» organizzativo sarà il sito brafa.org, dove gli utenti potranno vedere le singole esposizioni dei galleristi in video, volando con la fantasia anche in Giappone, a Nagoya, e negli Stati Uniti, nelle città di San Francisco e New York.
Ogni gallerista avrà la propria pagina personale, sulla quale potrà esporre fino a nove opere (tre dal momento dell’iscrizione, altre sei opere dal giorno della preview, prevista in tutti i Paesi per il 27 gennaiodalle 14 alle 21), con descrizioni complete, recapiti, nonché una mappa e un video personale e originale, registrato appositamente per l'occasione.
Ma in contemporanea sarà anche possibile riscoprire il piacere dell’incontro con un’opera d’arte grazie all’apertura di tutte le gallerie coinvolte in questa inedita edizione di Brafa Art Fair, fiera che debutta sulla scena artistica belga nel 1956, all’interno dell’Arlequin Hall della Galleria Louiza di Bruxelles, grazie a un’idea di Charles Van Hove e Mamy Wouters, all’epoca rispettivamente presidente e vicepresidente della Camera reale belga degli antiquari, e che nel 1995, con Christian de Bruyn al vertice, apre i suoi confini a tutto il mondo, diventando l’apprezzato evento mercantile europeo che conosciamo oggi.
Tutti i partecipanti saranno aperti nelle stesse date e negli stessi orari: dopo l'anteprima di mercoledì 27, saranno visitabili da giovedì 28 gennaio a domenica 31 gennaio, dalle 11 alle 18, salvo le undici sedi di Knokke-Heist, località balneare belga, che hanno scelto date e orari di apertura adeguati alle specificità del luogo: sabato 30 e domenica 31 gennaio e sabato 6 e domenica 7 febbraio, dalle 11 alle 18.
Tra le centoventisei gallerie presenti a questa edizione di Brafa Art Fair ce ne sono undici al debutto: Artimo Fine Arts (Bruxelles), Arts et Autographes (Parigi), Dr. Lennart Booij Fine Arts e Rare Items (Amsterdam), Hadjer (Parigi), Nao Masaki (Nagoya), Jordi Pascual (Barcellona), São Roque - Antiguidades e Galerie de Arte (Lisbona), Tenzing Asian Art (San Francisco), Van der Meij Fine Arts (Amsterdam), Maurice Verbaet (Knokke) e Waddington Custot (Londra).
Altre, invece, esporranno nella sede di un collega. A Knokke-Heist, per esempio, Véronique Bamps proporrà le sue opere da Berko Fine Paintings; a Bruxelles, invece, i lavori delle gallerie Jean Lemaire e Francis Janssens van der Maelen saranno in mostra da Costermans e Pelgrims de Bigard, mentre quelle di Dr. Lennart Booij Fine Arts & Rare Items da Huberty & Breyne.  I membri della Clam - Chambre professionnelle belge de la librairie ancienne et moderne, l'associazione dei librai antiquari belgi esporranno nelle gallerie Claude Van Loock e Le Tout VenantAdrian SchlagDe Jonckheere e Whitford Fine Art hanno selezionato location speciali a Bruxelles, proprio come la Galleria Repetto, che sarà in mostra a Milano, a pochi passi dal Castello Sforzesco, negli eleganti spazi di via Vincenzo Monti 8.  Oltre a ricevere gli appassionati d'arte nelle loro gallerie, Didier ClaesXavier EeckhoutCéline e Fabien MathivetGabriela e Mathieu Sismann e Benjamin Steinitz saranno ospiti di Francis Maere Fine Arts (Gand), a margine della mostra collettiva «Paris-Gent-NYC». Infine, Univers du Bronze e Brame & Lorenceau accoglieranno una mostra nella loro galleria di Parigi oltre ad esporre opere l’una in un indirizzo temporaneo a Bruxelles, l’altra a La Patinoire Royale - Galerie Valérie Bach
Per visitare in presenza i vari spazi espositivi sarà possibile scaricare la mappa della città di proprio interesse, disponibile in pdf sul sito di Brafa Art Fair, dove sarà possibile anche consultare il catalogo e i vari pezzi proposti.
Anche l’Italia sarà tra le protagoniste di questa inedita edizione della fiera belga ribattezzata per l'occasione Brafa in the galleries
 A Milano sarà possibile ammirare il miglior design italiano del '900 da Robertaebasta (via Fiori Chiari 2-3), capolavori di arte africana e orientale da Dalton Somaré (via Borgonuovo 5), opere di ebanisteria da Brun Fine Arts (via Carlo Pisacane 40), arte contemporanea nelle sale di Cortesi Gallery (via Morigi 8) e da Repetto Gallery, nella sua sede temporanea in via Vincenzo Monti 8.
Roma saranno in mostra principalmente dipinti del XIX secolo grazie alla partecipazione di Paolo Antonacci (via Alibert 16/A) e W. Apolloni (Palazzo Patrizi, via Margutta 53B).
La Gioielleria Nardi di Venezia (piazza San Marco 69) esporrà, invece, le sue iconiche creazioni che raccontano lo spirito della città attraverso l'oro e le pietre preziose.
Mentre ad Arezzo si potrà entrare nella wunderkammer contemporanea di Theatrum Mundi (via Cesalpino 20) per meravigliarsi davanti a un fossile di 175 milioni di anni fa o a un casco originale arrivato direttamente dal set di «Star Wars».
In Piemonte, infine, la galleria Chiale Fine Art di Racconigi (via Stefano Tempia 22) festeggerà i cinquant’anni di attività con una selezione di arredi, dipinti e sculture dal XIV al XX secolo.
In un percorso che spazia dal tavolo in micro-mosaico con vedute di Roma su gueridon in mogano realizzato da Paul Sormani (1817-1866) alla ceramica policroma «Cristo» (1956-57) di Lucio Fontana, dall’iconica spilla pendente «L’albero della vita» in oro bianco e diamanti alla «Poltrona di Proust» firmata da Alessandro Mendini per Cappellini (1978), dalla tela «Omaggio a La Fornarina» del pittore belga Philippe-Jacques van Bree (1786-1871) a «La rosa» (1981) di Michelangelo Pistoletto, sono tanti i pezzi di qualità che le gallerie italiane presenteranno a Brafa Art Fair, importante vetrina per l’arte antiquaria e per i collezionisti, che da sempre scelgono questo evento mercantile per i loro investimenti d’arte.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Albero della vita. Spilla pendente di Nardi Moretto realizzata in oro bianco 18 kt, incastonata con più di 6 ct. di diamanti. Opera in mostra alla Gioielleria Nardi di Venezia; [fig. 2]  Poltrona di Proust firmata da Alessandro Mendini per Cappellini (1978). Opera d'arte esposta alla galleria Robertaebasta di Milano; [fig. 3]  Philippe-Jacques van Bree (Anversa 1786-1871 Bruxelles), Omaggio alla Fornarina: un panificio a Roma. Olio su tela, 128 x 100 cm. Firmato P: van Brée. Roma. Opera esposta da Apolloni a Roma; [fig. 4] Carla Accardi (Trapani 1924-2014 Roma), Negativo (ideogramma), 1954. Smalto e caseina su tela, 88,50 x 116,50 cm. Firmato Opera esposta alla galleria Robertaebasta di Milano; [fig. 5] Lucio Fontana (Rosario, Argentina 1899-1969 Comabbio, Italia), Cristo, 1956-1957. Ceramica policroma smaltata, H 38 x L 15 x P 12 cm. Firmato sul retro L. F.. Certificato di autenticità della Galleria Blu. Registrato dall'Archivio Lucio Fontana al n. 1185/15, Milano. Provenienza: Galleria Blu, Milano; collezione privata, Trento. Opera esposta dalla Galleria Repetto

Informazioni utili 

Brafa in the galleries.Orari: anteprima - mercoledì 27, dalle ore 14 alle ore 21 | 28-31 gennaio, dalle ore 11 alle ore 18. Sito internet: www.brafa.art. Da mercoledì 27 a domenica 31 gennaio 2021 

sabato 23 gennaio 2021

Nasce «Art.live!». Da Claude Monet ad Artemisia Gentileschi, la visita virtuale alle mostre è in diretta su Zoom

Oltre tremila biglietti venduti in pochi giorni e spettatori collegati non solo dall'Italia, ma anche da Francia, Canada, Portogallo e Stati Uniti: è stato un successo oltre le aspettative quello del progetto pilota di Art.live!, nuovo format tutto italiano nato per visitare le mostre quando i musei sono chiusi o non ci si può spostare da una regione all’altra.
Il primo esperimento, che ha ottenuto da più parti il plauso, è stato fatto durante le vacanze natalizie con la rassegna «Monet e gli Impressionisti», allestita a Bologna, negli spazi di Palazzo Albergati.
Dietro l’innovativo progetto c’è Arhemisia, azienda leader nel settore espositivo, da sempre sinonimo di innovazione e di arte al servizio di tutti - dagli addetti ai lavori ai semplici curiosi -, con le audioguide gratuite per ogni visitatore, il linguaggio pop delle presentazioni e dei contenuti esplicativi, le coinvolgenti campagne promozionali.
Ma che pregi in più ha Art.live rispetto alle solite mostre virtuali? A differenza dei tanti contenuti disponibili gratuitamente su Internet, - assicurano da Arthemisia- «la visita guidata in diretta coinvolge il pubblico in maniera più attiva», offrendo la stessa identica emozione che si prova passeggiando realmente tra le sale di un museo. «La diretta – spiegano ancora dall’azienda presieduta da Iole Siena - rende l’esperienza «vera» e, nonostante si sia collegati con centinaia di persone contemporaneamente, è come fare una visita privata ed esclusiva», al termine della quale è anche possibile fare domande e approfondire i temi della visita.
Partecipare è semplice. Dopo la prenotazione e il pagamento di un biglietto al costo simbolico di cinque euro, ci si connette in maniera intuitiva tramite Zoom e si entra nelle sale delle mostra – da soli, in compagnia degli amici o della famiglia e da qualsiasi luogo del mondo si voglia – ‘passeggiando’ tra le opere esposte, guidati da esperti comunicatori, come in «una visita guidata ‘in carne ed ossa’».
Dopo la fase sperimentale, Art.live! ha già pronti due nuovi appuntamenti per domenica 24 e 31 gennaio, alle ore 18, sempre all’interno delle sale di Palazzo Albergati. Sergio Gaddi, noto divulgatore d’arte, condurrà ancora una volta il pubblico alla scoperta della mostra «Monet e gli Impressionisti», curata da Marianne Mathieu: un viaggio unico tra le suggestioni pittoriche di quegli artisti che, sul finire dell'Ottocento, immortalarono sulla tela la luce e l'aria. L'offerta proseguirà, poi, anche nei mesi successivi. 
L’esposizione allinea, nello specifico, cinquantasette capolavori, provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi, che portano la firma, tra gli altri, di Claude Monet, Eduard Manet, Pierre Auguste Renoir, Edgar Degas, Jean-Baptiste Camille Corot, Alfred Sisley, Gustave Caillebotte, Berthe Morisot, Eugéne Boudin, Camille Pissarro e Paul Signac.
Sala per sala, sarà possibile ammirare accanto a opere cardine dell’Impressionismo francese come «Portrait de Madame Ducros» (1858) di Degas, «Portrait de Julie Manet» (1894) di Renoir e «Nymphéas» (1916-1919 ca.) di Monet, lavori inediti perché mai usciti dal museo parigino. È il caso di «Portrait de Berthe Morisot étendue» (1873) di Édouard Manet, «Le Pont de l’Europe, gare Saint- Lazare» (1877) di Claude Monet e «Jeune Fille assise au chapeau blanc» (1884) di Pierre Auguste Renoir.
«Sono molto orgogliosa di questo progetto – dice Iole Siena -. Ho osservato le tante cose offerte da Internet in questo periodo, ma non mi convincevano, mancava qualcosa. La gratuità e l’accesso libero sminuiscono il valore dell’offerta, che peraltro è talvolta autoreferenziale e noiosa. Ho voluto sperimentare le visite in diretta senza aver nessun riferimento perché nessuno lo ha fatto prima di noi, e sono rimasta colpita dal seguito che abbiamo avuto. E la cosa che più mi piace di questo nuovo progetto, è che non finirà con il Covid, ma anzi si svilupperà sempre di più allargando il bacino di utenza delle mostre. La visita in diretta on-line non è un sostituto della visita ‘vera’, ma consente a tutti di vedere quelle mostre che non si potranno visitare per i motivi più diversi. Vedo del grande potenziale in questo progetto, e il mio obiettivo è di far visitare in questo modo tutte le mostre del mondo».
Nel frattempo, Arthemisia sta già pensando di proporre visite guidate in diretta per altre due sue mostre: «Manolo Valdés. Le forme del tempo», allestita al Museo di Palazzo Cipolla di Roma, e l’attesa esposizione «Le signore dell’arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600», in prossima apertura a Palazzo Reale di Milano.
La prima esposizione, per la curatela di Gabriele Simongini, allinea una sessantina di opere, alcune delle quali di grandi dimensioni, che danno conto della produzione di Valdés dai primi anni Ottanta a oggi. Nella ricerca figurativa e ludicamente visionaria dell'artista, i maestri del passato più o meno lontano - da Velázquez a Rubens e Zurbarán, da El Greco a Ribera fino a Léger, Matisse e Lichtenstein - diventano interlocutori con cui intrattenere un contatto giornaliero. L’immagine prelevata da Valdés nel passato più o meno recente si trasforma recependo i mutamenti dell’arte successiva (soprattutto attraverso l’informale e la Pop art) «fino ad approdare – spiegano da Arthemisia - in una nuova veste davanti a noi, con i buchi e le lacerazioni della materia impressi da questo lungo viaggio nel tempo».
«Le signore dell’arte» è, invece, il titolo della mostra, per la curatela di Anna Maria Bava, Gioia Mori e Alain Tapié, con cui Milano rende omaggio, nelle sale di Palazzo Reale, alle più grandi artiste vissute tra ‘500 e ‘600: Artemisia Gentileschi, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana, Elisabetta Sirani, Fede Galizia, Giovanna Garzoni e molte altre, anche poco note, come la nobildonna romana Claudia del Bufalo.
L'esposizione allinea, nello specifico, oltre centocinquanta opere di trentaquattro artiste, provenienti da sessantasette enti prestatori, tra cui - per rimanere nella sola Italia - le gallerie degli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, il Castello Sforzesco, la Galleria nazionale dell’Umbria, la Galleria Borghese, i Musei reali di Torino e la Pinacoteca nazionale di Bologna.
Tra le opere esposte, ci sono la pala della «Madonna dell’Itria» di Sofonisba Anguissola, che non ha mai lasciato prima d’ora la Sicilia, la «Madonna Immacolata e san Francesco Borgia» di Rosalia Novelli, unica opera certa del catalogo dell’artista, e la tela «Matrimonio mistico di Santa Caterina» di Lucrezia Quistelli. Ma lungo il percorso espositivo si possono ammirare anche la «Consacrazione alla Vergine» di Lavinia Fontana, la «Giovane donna in vesti orientali» di Ginevra Cantofoli e l’iconica «Giuditta con la testa di Oloferne» di Fede Galizia.
Tre progetti espositivi di indubbio fascino si svelano così, grazie all’innovativo progetto di Arthemisia, anche agli occhi di chi, a causa della pandemia, non potrà spostarsi con agilità tra Bologna, Milano e Roma, rendendo un po’ più luminosi questi tempi bui per il mondo della cultura.



Didascalie delle immagini 
[Figg. 1, 2, 3  e 4] Inaugurazione della mostra «Monet e gli Impressionisti» al Palazzo Albergati di Bologna; [fig. 5] Fede Galizia, Giuditta con la testa di Oloferne, 1601. Olio su tela, 123x92 cm. Ministero per i beni e le Attività culturali e per il Turismo – Galleria Borghese; [fig. 6] Ginevra Cantofoli, Giovane donna in vesti orientali, seconda metà del XVII secolo. Olio su tela, 65x50 cm. Padova, Museo d'arte medioevale e moderna, legato del Conte Leonardo Emo Capodilista, 1864; [fig. 7] Elisabetta Sirani, Cleopatra, 1664 circa. Olio su tela, 110x91 cm. Collezione Privata
Art.live! con Monet. Acquisto su www.arthemisia.it o www.palazzoalbergati.com (acquisto possibile fino alle ore 14.00 del giorno di svolgimento della visita): Biglietto: 5€ (+ diritti d'agenzia). Modalità di partecipazione: App Zoom. Date e orari: - 24 gennaio, ore 18.00; - 31 gennaio, ore 18.00; 7 febbraio, ore 18.00; 14 febbraio, ore 18.00; 21 febbraio, ore 18.00; 28 febbraio, ore 18.00; 18 marzo, ore 19.00, con lo storico dell’arte Leonardo Catalano; 21 marzo, ore 18.00, con l’esperto d’arte Sergio Gaddi; giovedì 1° aprile, ore 19.00, con lo storico dell’arte Leonardo Catalano; sabato 3 aprile, ore 18.00, con l’esperto d’arte Sergio Gaddi; sabato 3 aprile, ore 18.00, con l’esperto d’arte Sergio Gaddi; domenica 11 aprile, ore 19.00, con lo storico dell’arte Leonardo Catalano; domenica 18 aprile, ore 19.00, con l’esperto d’arte Sergio Gaddi, domenica 25 aprile, ore 19.00, con l’esperto d’arte Sergio Gaddi. Istruzioni per partecipare:  - acquistare la visita su www.arthemisia.it o www.palazzoalbergati.com (*se si tratta di un regalo a terzi, specificare nei campi appositi i dati del partecipante all’evento: nome, cognome e email) | - a partire dalle ore 15.00 del giorno dell’evento, riceverete da Zoom la mail con il link e le credenziali di accesso per partecipare alla visita in diretta. In ogni caso, un’ora prima della partenza del tour, verrà inviata una mail di promemoria | - scaricare la app Zoom | - accedere a Zoom cliccando sul link ricevuto o inserendo le credenziali indicate |- momento Q&A alla fine della visita  (aggiornato sabato 3 aprile 2021, alle ore 11.30)

venerdì 22 gennaio 2021

Giornata della memoria 2021, su RaiUno e Rai Play il film «#AnneFrank. Vite parallele»

«…E cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se… non ci fossero altri uomini al mondo». Si chiude così il «Diario» di Anna Frank. È il 1° agosto del 1944. La giovane scrive per l’ultima volta a Kitty, la sua amica immaginaria. Le racconta le sue frustrazioni di ragazzina, il suo sentirsi «un fastello di contraddizioni», le insicurezze che la rende sorella di tanti coetanei adolescenti di tutti i tempi. Tre giorni dopo, il 4 agosto 1944, la Gestapo entra nell’appartamento segreto di Amsterdam, in cui la ragazza si nasconde con la famiglia per sfuggire alla persecuzione nazista. L’unica colpa di Anna Frank è di essere ebrea in un mondo che crede nella superiorità della razza ariana e che considera nemico ciò che è diverso. 
La giovane viene deportata nel campo di concentramento nazista di Bergen Belsen, dove muore di stenti tra il febbraio e il marzo del 1945, insieme alla sorella Margot, a causa di un’epidemia di tifo. Di lei ci rimangono poche foto e un diario, pubblicato per la prima volta nel 1947 in tremila copie, per volontà del padre Otto, con il titolo «Het Achterhuis» («Il retrocasa»).
Sono quelle pagine, la cui fama circola presto in tutta Europa (la prima edizione italiana è del 1954 e vede la prefazione di Natalia Ginzburg per Einaudi), a restituirci il volto di una ragazzina che sogna di diventare scrittrice e che conquista i lettori con il suo strenuo ottimismo e la sua toccante fede nell'umanità a dispetto dei tempi oscuri. «...È un gran miracolo - si legge, infatti, nel «Diario» - che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo che può sempre emergere...»
In occasione della Giornata della memoria 2021, la storia di Anna Frank rivive in un documentario, realizzato da 3D Produzioni e Nexo Digital, in partecipazione con Rai Cinema Channel e in collaborazione con l’Anne Frank Fonds di Basilea e con il Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa. Si tratta di «#AnneFrank. Vite parallele», film scritto e diretto da Sabina Fedeli e Anna Migotto, con la colonna sonora di Lele Marchitelli, nel quale veste i panni di guida d’eccezione Helen Mirren, premio Oscar® come migliore attrice per «The Queen». 
Il documentario andrà in onda sabato 23 gennaio, in seconda serata e in prima visione assoluta, su RaiUno; mentre alcuni spezzoni sono già disponibili in anteprima su Rai Play
Come sarebbe stata la vita di Anna Frank se avesse potuto vivere dopo Auschwitz e Bergen Belsen? Cosa ne sarebbe stato dei suoi desideri, delle speranze di cui scriveva nei suoi diari? Cosa ci avrebbe raccontato della persecuzione, dei campi di concentramento? Come avrebbe interpretato la realtà attuale, il rinascente antisemitismo, i nuovi razzismi? Sono tante le domande che ci vengono in mente ripensando alla giovane donna che più di altre è, nell'immaginario collettivo, simbolo della Shoah, la cui storia verrà raccontata da Helen Mirren attraverso le pagine del «Diario», un testo straordinario che ha fatto conoscere a milioni di lettori in tutto il mondo la tragedia del nazismo, pur non raccontandola in maniera diretta.
A fare da sfondo al documentario è la camera del rifugio segreto di Amsterdam, in cui la ragazzina resta nascosta per oltre due anni. Quella stanza è il cuore della memoria. Per questo motivo è stata nuovamente ricostruita nei minimi dettagli dagli scenografi del Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, fondato da Giorgio Strehler, permettendoci così di ritornare in quel 1942, in cui inizia la storia di Anna Frank nel rifugio olandese. Nella stanza ci sono gli oggetti della sua vita, le fotografie con cui aveva tappezzato le pareti, i quaderni su cui scriveva.
La vicenda della ragazza si intreccia con quella di altre sopravvissute all’Olocausto, bambine e adolescenti come lei, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio: Arianna Szrenyi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Helga Weiss e le sorelle Andra e Tatiana Bucci.
L’attrice Martina Gatti, simbolo delle tante teenager che si sentono ancora vicine ad Anna, ci conduce nei luoghi che hanno fatto da scenario alle storie di queste giovani. Viaggia per l'Europa, dal campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania al Memoriale della Shoah di Parigi. Scatta selfie. Scrive post. Compila una sorta di diario digitale, fatto di hashtag ed sms, capace di parlare ai suoi coetanei: un modo immediato per mettere in relazione le tragedie passate con il presente, per capire quale sia oggi l’antidoto contro ogni forma di razzismo, discriminazione e antisemitismo.
È la curiosità di questa giovane donna, la sua voglia di non restare indifferente, a farci riscoprire l’assoluta contemporaneità delle parole di Anna Frank, ma anche la potenza delle voci di chi ancora può ricordare: Arianna, Sarah, Helga, Andra e Tatiana. Come la giovane tredicenne di Francoforte, queste donne hanno subito, da giovanissime, la persecuzione e la deportazione. A loro è stata negata l’infanzia. Hanno perduto nei lager madri, padri, fratelli, amici, amori. I loro racconti danno così voce al silenzio del «Diario», a quello che avrebbe ancora potuto raccontare Anna Frank se fosse sopravvissuta o se avesse avuto il diario con sé dopo l’arresto del 4 agosto 1944.
I diari si intrecciano: alle emozioni di Katerine nel suo viaggio rispondono le riflessioni forti e inaspettate di Anna che vive il mondo dal chiuso della sua stanza. Così la Storia arriva potente e attuale ai ragazzi di oggi, isolati nel lockdown, consegnando loro un messaggio di resistenza e di fiducia nell'uomo, nonostante e malgrado tutto.
In occasione della prima televisiva e della seconda serata di RaiUno è stato riaperto il Piccolo Teatro di Milano, dove è stata nuovamente ricostruita la stanza di Anna Frank, già utilizzata come set nel docu-film. 
In questo luogo della memoria, si alterneranno molte testimonianze di intellettuali italiani, messi in dialogo con le paure, le speranze e la voglia di vivere dell’autrice del «Diario». 
A tal proposito Duilio Giammaria, direttore di Rai Documentari, ha commentato: «questo documentario ci ha dato l’opportunità di far rivivere l’esperienza e le emozioni che questa stanza porta con sé anche alla società civile italiana, che ha risposto a gran voce. Tanti talenti del mondo dello spettacolo, della cultura, del giornalismo, dell’associazionismo, hanno aderito al nostro invito. Solo per citarne alcuni: Ferruccio De Bortoli, Maurizio Molinari, Carla Fracci, Beppe Sala, Emilio Isgrò, Massimo Recalcati, Linus, Gherardo Colombo, don Gino Rigoldi, Antonio Albanese, Giuliano Pisapia, Gad Lerner, monsignor Gianantonio Borgonovo, Claudio Longhi». Questi interventi saranno proposti come anteprima del documentario «#AnneFrank. Vite parallele», antidoto contro ogni forma di razzismo, ma anche - a sorpresa - invito alla resistenza culturale lanciato da uno dei luoghi simbolo del teatro italiano, il Piccolo di Milano, che come tutto il mondo dello spettacolo sta soffrendo per la crisi causata dal Coronavirus, per l'assenza di pubblico nella sua platea e di attori sul suo palco. (sam)

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