ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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giovedì 2 luglio 2020

Firenze, a Manifattura Tabacchi un’estate di arte nel nuovo Cortile della Ciminiera

Concerti, proiezioni cinematografiche, installazioni artistiche, laboratori per bambini, letture drammatizzate, dj set, performance. Ma anche lezioni di yoga, biciclettate culturali nei quartieri, degustazioni di specialità eno-gastronomiche e un mercatino dell’usato interamente dedicato agli amanti del libro.
La Manifattura Tabacchi di Firenze non lascia soli i suoi concittadini o chi sceglierà la città toscana come meta vacanziera in questa lunga e complicata estate, con il Coronavirus ancora in circolazione.
A fare da filo rosso tra i vari appuntamenti, in programma fino al prossimo 13 settembre, sarà un tema quanto mai attuale come quello del rapporto tra l’uomo e l’ambiente.
È nata da qui l’idea di creare uno spazio ad hoc, all’aperto, per trascorrere i prossimi mesi in sicurezza, nel rispetto delle norme anti-Covid.
Da qualche giorno in città ha, infatti, aperto, in modalità temporanea, il Cortile della Ciminiera, un nuovo spazio verde ideato dall’architetto, paesaggista e botanico milanese Antonio Perazzi, che trasforma la corte in un giardino dove il pubblico può interagire con alberi, piante, fiori e specchi d’acqua.
La sistemazione di questo spazio trova ispirazione nella storia dell’ex fabbrica di sigari che negli anni in cui è rimasta vuota, ovvero dal 2001, è stata progressivamente conquistata da specie vegetali, autoctone e non, sbucate spontaneamente dal cemento.
Queste piante pioniere, che si sono adattate a sopravvivere negli spazi abbandonati dall’uomo e hanno ripopolato e abitato la Manifattura fino a oggi, diventano ora protagoniste in un nuovo spazio iconico che anticipa i principi alla base della rigenerazione del complesso edilizio fiorentino e della sua architettura razionalista.
Nel progetto, insieme con i trentotto alberi già allestiti all’ingresso di via delle Cascine, in occasione della passata edizione del festival «God is green» (tenutosi nel settembre 2019), e con il verde cresciuto spontaneamente nel cortile, si trovano settecento nuovi elementi tra fiori, piante acquatiche, cespugli, rampicanti e tappezzanti capaci di adeguarsi a ogni superficie drenante.
Euphorbia, salvia, echinacea, verbena, pennisetum sono alcune delle piante erbacee scelte per il giardino, perché «capaci -racconta Antonio Perazzi- di regalare di continuo nuove architetture inaspettate fatte di prolifica generosità», crescendo e prosperando con una minima manutenzione.
Firenze si ritrova così con una nuova, accogliente, piazza verde sempre aperta, dove incontrarsi, fermarsi e farsi ispirare dalla cultura.
All’interno del cortile è attualmente visibile «Arno - Imaginary Topography», un intervento site-specific di circa trecentocinquanta metri quadri, firmato da Andreco. L’opera, posta sotto la ciminiera del cortile centrale, rappresenta una topografia immaginaria che, a partire dalle forme del fiume Arno, porta idealmente all’interno del Cortile della Ciminiera quei luoghi suggestivi della Toscana in cui è inserito il complesso. Il floor-drawing, dalle tonalità rosse e blu, vuole, infatti, essere -racconta l’autore- «un omaggio alla geologia, ai fiumi, alle zone umide, agli ecosistemi, ai dislivelli dei territori toscani, ma anche alla storia di Manifattura Tabacchi».
«Il dipinto -racconta ancora l’artista- decostruisce gli elementi architettonici presenti, fluidifica le architetture industriali, restituendo a queste una nuova vita e un nuovo inizio».
Per quanto riguarda l’arte, lo spazio fiorentino presenterà anche «Nam - Not A Museum», piattaforma d’arte contemporanea basata sul principio dell’interdisciplinarietà, sul coinvolgimento della comunità, sulla collaborazione tra vari attori artistici e sull’indagine del rapporto tra arte, natura e scienza.
Qui -racconta la curatrice Caterina Taurelli Salimbeni- «l’arte è intesa nella sua accezione rinascimentale, una capacità di fare in senso trasversale, alla quale tuttavia si aggiunge la volontà di agire sul contesto attuale e sulle sue urgenze, prima tra tutte quella ambientale».
«Not A Museum» ambisce, dunque, a essere un luogo dove è possibile provare, fare esperienza, intraprendendo anche strade poco battute. Per il programma estivo sono stati chiamati Radio Papesse, l’artista multimediale Alessio De Girolamo, il collettivo Phase, gli Attivisti della danza e Fumofonico.
A Manifattura Tabacchi sono, inoltre, visibili anche lo spazio di approfondimento sulla filosofia dell’Aerocene (una nuova era utopica che promuove la consapevolezza ambientale), una grande scultura tra kitsch e minimalismo di Marcello Spada e la mostra «La meraviglia» con opere dei giovanissimi Davide D’Amelio, Anna Dormio, Bekhbaatar Enkhtur, Esma Ilter, Giulia Poppi e Negar Sh, che hanno preso parte a una residenza d’artista a Manifatture Tabacchi.
L’estate della nuova arena all’aperto di Firenze darà spazio anche al mondo delle sette note, con serate dedicate al jazz e al repertorio classico, tutte live, a cura della Scuola di musica di Fiesole, e con djset, che vedranno protagonisti i nomi più noti delle notti fiorentine.
Il giovedì sarà il giorno di «LoudLift Live», a cura di Matteo Gioli: sei appuntamenti con gli artisti più promettenti della scena indipendente nazionale, passando dalle voci femminili a one man band e sonorità neo-folk. Dal 21 luglio il Cortile della Ciminiera farà da scenario anche al cinema con una rassegna, a cura della Fondazione Stensen, che presenterà anteprime e film d’essai.
Tra i tanti appuntamenti in cartellone, tutti consultabili sul sito di Manifattura Tabacchi, ce n’è poi uno che piacerà tanto agli amanti della lettura. È «Per una libbra di libri», originale mercatino in programma ogni giovedì sera per iniziativa di Todo Modo: gli acquisti, fatti a peso, potranno essere impacchettati con vecchie copertine del «New Yorker».
Sarà un’estate ricca, dunque, quella che ha messo in cantiere Manifattura Tabacchi nella sua nuova area esterna che Antonio Perazzi ha progettato tenendo bene a mente questo suo pensiero: «I giardini sono fatti di idee, affondano le radici nella memoria e permettono a nuovi sogni di sbocciare».

Didascalie delle immagini
[Figg. 1,2,3] Giardino della ciminiera a Manifattura Tabacchi; Firenze. Foto: Niccolò Vonci; [figg.4,5] Fiori nel Giardino della ciminiera a Manifattura Tabacchi, Firenze; [fig. 6] Arno - Imaginary Topography». Intervento site specific  di Ardenco per il  Giardino della ciminiera a Manifattura Tabacchi; Firenze. Foto: Giovanni Andrea Rocchi 

Informazioni utili 
www.manifatturatabacchi.com

mercoledì 1 luglio 2020

Dagli Uffizi all’«Isadora Dance Project»: le arti su Tik Tok per conquistare la «generazione Z»

È il social network più amato dai teenager, ma è anche quello più scaricato al mondo sulle piattaforme (superando Youtube, Instagram, Whatsapp e Messenger). Ha più di ottocento milioni di utenti attivi al mese. E piace per la formula intuitiva e fresca, che permette di condividere clip di quindici o sessata secondi ai quali abbinare musica, effetti sonori e filtri. Stiamo parlando di Tik Tok, il social network nato in Cina nel 2016 da un’idea di Alex Zhu e Luyu Yang, che, nei mesi del lockdown, ha attirato l’attenzione anche degli Uffizi, primo ente culturale italiano di rilievo a fiutarne il potenziale.

Distanziamento sociale per la «Venere» del Botticelli, mascherina protettiva per la «Medusa» del Caravaggio: intrattenimento con il sorriso agli Uffizi
Sono diverse le clip, brevi e ironiche, che il museo toscano ha pubblicato, a partire dallo scorso 28 aprile, sulle notizie di attualità del momento: dalle autocertificazioni alle chiome ribelli per la mancanza del parrucchiere, dal distanziamento sociale alle lezioni on-line.
Il primo video di quindici secondi è stato una risposta alla challenge lanciata da Chiara Ferragni e dal marito Fedez, #festaincasa, e mostra il «Cavaliere Pietro Secco Suardo», dipinto nel Cinquecento da Giovanni Battista Moroni, aggirarsi per i corridoi degli Uffizi e la città di Firenze in cerca di un party esclusivo.
I post successivi hanno, invece, rivisitato in chiave ironica alcuni dei dipinti più celebri del museo. Ecco così che Federico da Montefeltro e Battista Sforza, i due duchi di Urbino ritratti da Piero della Francesca, appaiono intenti a dialogare su una passeggiata, una «lunga passeggiata», a «soli» duecento chilometri da casa.
La «Maddalena penitente» di Tiziano si lamenta, invece, dei suoi problemi tricologici con la Giuditta del pittore fiorentino Cristofano Allori, che ha appena dato ‘una spuntatina casalinga’ a Oloferne. Mentre la Venere del Botticelli rimprovera, con toni esageratamente isterici, Flora e le Tre Grazie, personaggi raffigurati nella «Primavera», per non aver mantenuto il distanziamento sociale di un metro.
C’è anche chi spiega attentamente tutte le regole della Fase 2 («punto primo: 1 metro di distanza, poi: mascherina, guanti, occhiali, disinfettante, non parlare, non respirare»): è la Madonna dipinta nell’«Annunciazione» di Lorenzo Credi. Mentre la terribile «Medusa» del Caravaggio, mascherina sul volto, riesce a pietrificare il Coronavirus che si aggira indisturbato per le sale del museo.
Non manca, poi, una bella lezione on-line con Lorenzo Magnifico, ritratto da Giorgio Vasari, negli inediti panni dell’insegnante, e con il Bacco del Caravaggio, la «Bia dei Medici» del Bronzino e la «Venere di Urbino» del Tiziano (in pigiama e patatine a portata di mano) in quelli degli allievi.
Qualcuno ha storto il naso, ma Eike Schmidt, il direttore degli Uffizi, ha spiegato bene il senso dell’iniziativa: «così come un giornale non è completo senza la vignetta e la caricatura della prima pagina anche un museo può fare umorismo: serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere in modo nuovo e scanzonato. In particolare, in un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia».
Il «pubblico diverso» è quello della cosiddetta generazione Z, ovvero i veri nativi digitali venuti al mondo tra il 1995 e il 2010, sui quali stanno puntando l’attenzione anche moli altri importanti musei europei sbarcati sul popolare social network: dal Prado di Madrid al Rijksmuseum di Amsterdam, dal Naturkundemuseum di Berlino al Grand Palais di Parigi.

Danza contemporanea su Tik Tok con il progetto «Isadora»
Tik Tok diventa, in questi giorni, protagonista anche di un progetto di danza contemporanea: una residenza artistica digitale con una coppia inedita di professionisti dello spettacolo, quella composta da Giselda Ranieri, danzatrice e coreografa di formazione classica e contemporanea, e da Simone Pacini, docente allo Ied e all’università «La Sapienza» di Roma, specializzato in social media storytelling.
Il lavoro, che prenderà il via mercoledì 1° luglio, si intitola «Isadora – The TikTok Dance Project», in omaggio a Isadora Duncan, donna emancipata e danzatrice rivoluzionaria, ed è il primo a partire tra i sei progetti vincitori, in una rosa di circa quattrocento candidature nazionali e internazionali, del bando «Residenze digitali», promosso nei mesi del lockdown dalle associazioni toscane Armunia e CapoTrave/Kilowatt, in collaborazione con Amat – Associazione marchigiana attività teatrali e Anghiari Dance Hub.
La call aveva invitato la comunità artistica a esplorare le possibilità creative del digitale in un momento in cui l’attività del teatro si era repentinamente trasferita sul web, spesso senza porsi la domanda più importante: come intervenire efficacemente sui social e sulle varie piattaforme on-line?
Il bando ha posto l’accento su questo quesito e insieme a «Isadora» sono risultate convincenti le risposte di Agrupación Señor Serrano (Barcellona) con «Prometheus», Nicola Galli con «Genoma scenico | dispositivo digitale», Enchiridion con «Shakespeare Showdown/ Romeo & Juliet» e Umanesimo Artificiale/Joana Chicau e Jonathan Reus, Illoco Teatro con il progetto «K».
Per quanto riguarda «Isadora», Giselda Ranieri creerà dall’indirizzo www.tiktok.com/@isadora.danceme una web performance interattiva, basata sull’improvvisazione, in cui darà corpo alle coreografie degli adolescenti a partire da un processo partecipativo, ispirato alla didattica a distanza.
«I ragazzi coinvolti -spiegano gli organizzatori- realizzeranno una coreografia basata su parametri quali la ripetizione, il ritmo, lo stop motion, la segmentazione del movimento, dando vita a un processo di ricerca in linea con il learning by doing della generazione Z, iper-connessa, performativa, che si mette al centro, con forte spirito autodidatta».
Nel contempo Simone Pacini monitorerà le reazioni dei followers e del contesto, in un dialogo con la danzatrice utile al processo artistico, ma anche all’analisi delle potenzialità di Tik Tok in ambito culturale.
Il progetto si concluderà, in autunno, con un evento on-line al quale si potrà partecipare iscrivendosi al gruppo Facebook «Il Foyer di Isadora», platea virtuale che potrebbe essere utilizzata, in futuro, per nuovi progetti performativi.
Diventeranno virali le coreografie di Giselda Ranieri? «Isadora» riuscirà a conquistare i giovanissimi? C’è un mese di tempo, tutto luglio, per scoprirlo.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Tik Tok; [figg. 2-4] Tik Tok ali Uffizi; [fig. 5] Giselda Ranieri in scena. Foto di Ilaria Scarpa; [fig. 6] Le coreografie espressive o "face dances" di Giselda Ranieri. Foto di Marco Pezzati

Informazioni utili
www.tiktok.com/@uffizigalleries
www.tiktok.com/@isadora.danceme

lunedì 30 settembre 2019

«Unconventional Verdi», al Fidenza Village il volto contemporaneo dell’opera lirica

L’opera lirica incontra i linguaggi della fashion photography e del design upcycle. Al Fidenza Village, lo shopping center di lusso a pochi chilometri da Parma, Aida, Otello, Don Carlo, Nabucco, Giovanna D’Arco, Rigoletto e il Trovatore -tutti i grandi protagonisti dei più amati capolavori verdiani- vengono rinarrati attraverso i nuovi linguaggi dell’arte visiva e della moda, passando per le Instagram stories. Il risultato è «Unconventional Verdi - The extraordinary Maestro», un progetto dello studio creativo Kreativehouse che ha visto all’opera due giovani talenti nostrani: il fotografo Luca Cacciapuoti (Napoli, 1993), che in passato ha lavorato anche come performer in compagnie di teatro indipendenti, e Nicola Pantano (Taormina, 1996), consulente di moda nel settore dell’editoria per «Vogue Italia».
L’occasione è offerta dall’edizione 2019 del Festival Verdi che ogni anno, intorno al 10 ottobre, data di nascita del maestro, porta nelle sue terre, la Bassa Parmigiana, i colori e le emozioni di opere dal fascino immortale che parlano di temi e sentimenti sempre attuali come l’amore eterno e inconsolabile, il dolore, la gelosia o il conflitto tra culture.
Quest’anno il Teatro Regio, ente organizzatore della manifestazione, promette, fino al 20 ottobre, il debutto di quattro nuovi allestimenti di altrettante opere verdiane: «I due Foscari», per la regia di Paolo Arrivabeni, «Aida», nell’allestimento originale di Franco Zeffirelli e con la direzione di Michele Mazza, «Nabucco», sotto l’abile bacchetta di Roberto Abbado, e «Luisa Miller», che animerà la monumentale Chiesa di San Francesco del Prato, gioiello del XIII secolo, grazie a Lev Dodin, uno dei più grandi maestri del teatro russo.
«Unconventional Verdi», piccola anticipazione anche degli eventi che incoroneranno Parma Capitale italiana della cultura 2020, si configura come un esperimento di fotografia artistica open-air e di installazioni poetiche con le parole più iconiche delle opere verdiane: scatti sofisticati e frasi e parole del genio di Busseto, che evocano sentimenti come la passione, la dolcezza, la bellezza e l’umanità, prendono così vita sulle pareti di Fidenza Village, struttura le cui architetture si ispirano proprio alle scenografie di opere verdiane, dai palazzi in stile egizio che rievocano le suggestioni di «Aida» alle arcate moresche di alcune boutique che richiamano alla mente la storia del moro «Otello».
Scenario di alcuni scatti è una location di grande suggestione come il prestigioso Grand Hotel et de Milan (in via Manzoni 29, a Milano), un luogo ricco di atmosfera, denso di tracce del passaggio di illustri personaggi, il cui nome è scritto nella storia. È, infatti, nella Suite 105 che Giuseppe Verdi soggiornò dal 1872, alternando così la vita cittadina e di lavoro, a quella tranquilla di Sant’Agata, la sua tenuta di campagna. Ed è in questa ampia stanza con camino -da cui la storia racconta che, acclamato dalla folla, si fosse affacciato con il tenore Tamagno per intonare alcune delle sue arie- che il maestro compose «Otello» e «Falstaff».
Jil Sander, Vivienne Westwood, Missoni, Ermenegildo Zegna, Hugo Boss, Paul Smith, Sergio Rossi, Etro, Nike, Marni e Le Silla -brand presenti a Fidenza Village con le loro boutique- sono alcuni dei marchi di moda che hanno accettato la sfida di «Unconventional Verdi».
I loro capi iconici vestono così moderni Otello, Aida, Violetta in un sofisticato gioco di rimandi letterari e cinematografici.Lo stesso gioco che si trova nel fashion film che ha come protagonista Luca Cacciapuoti (Arsenyco), il fotografo protagonista degli scatti, e come colonna sonora un cut-up poetico delle più belle parole verdiane, con i loro richiami alla mitologia, alle fiabe, alla grande letteratura e con il loro potenziale romantico ancora capace di commuovere, stupire, emozionare.

Informazioni utili
Matteo Martignoni, cell. 329.4971561, m.martignoni@kreativehouse.it.

sabato 28 settembre 2019

«Play with food», quando il cibo va a teatro

Il teatro incontra il mondo del cibo e della convivialità. Succede in Piemonte dove, per l’ottavo anno consecutivo, va in scena il festival «Play with food». In questa nuova edizione l’appuntamento, che vede ancora una volta all’organizzazione il Collettivo Canvas / Associazione Cuochilab e alla direzione artistica Davide Barbato (ideatore della rassegna, nel 2010, insieme con Chiara Cardea), è in cartellone dal 29 settembre al 6 ottobre.
Torino, Moncalieri e Asti sono le tre piazze che faranno da scenario al festival, il cui titolo cita e sovverte ironicamente il vecchio monito «non giocare con il cibo», invitando gli artisti e il pubblico non solo a divertirsi, ma anche a recitare, a suonare, a creare con le pietanze e i loro ingredienti, facendone emergere significati e valori inaspettati e sorprendenti.
Novità di questa edizione, che esce per la prima volta fuori dai confini del capoluogo, sarà una nuova coproduzione, realizzata con «Le Sillabe» di Torino. Si tratta di un pranzo e di una cena in silenzio, una performance nata da un'idea dell'artista Fabio Castello, che mette insieme movimento, atto performativo, meditazione e convivialità.
«Settanta spettatori/commensali, guidati da otto performer, -raccontano gli organizzatori- assisteranno e parteciperanno ad un vero e proprio rito, un momento in cui le parole lasciano spazio al silenzio e il silenzio diventa la parola».
L'esperienza verrà replicata due volte: a pranzo, nella giornata di domenica 29 settembre, con scenario la suggestiva cornice del Giardino delle rose del Castello di Moncalieri, e a cena, nella serata di martedì 1°ottobre, sul palco del teatro Astra di Torino.
Altra novità in programma è la serata dedicata al vincitore del primo premio di drammaturgia per testi inediti sul cibo, indetto lo scorso anno da «Play with Food» con «Torino Arti Performative». Lunedì 30 settembre, nell’inconsueta cornice dell'Osteria Enoteca Rabezzana (tra i Maestri del gusto di Torino e provincia 2019-2020), la compagnia «Il Mulino di Amleto» metterà in scena, sotto la regia di Marco Lorenzi, lo spettacolo «La fauna batterica», opera del giovane autore pugliese Antonio Casto, apprezzata per la sua scrittura incalzante ed esilarante.
Barbara Mazzi, Alba Porto e Angelo Tronca metteranno in scena la storia di Rufo, giovane artista in crisi, protagonista, insieme alla madre e alla fidanzata, di una serie di dialoghi e situazioni paradossali, che ruotano intorno all'ossessione per il cibo.
Ampio spazio verrà, poi, dato quest'anno a una serie di appuntamenti che il pubblico ha dimostrato in passato di gradire molto: le «Undeground Dinner», cene teatrali per piccoli gruppi di spettatori, programmate in luoghi segreti il cui indirizzo viene svelato solo ai partecipanti, poche ore prima dell'evento. Ad inaugurare il programma sarà Mariella Fabbris, mercoledì 2 ottobre, con lo spettacolo di narrazione «Cibo Angelico». L'attrice -armata di una valigia carica di patate e di una sporta piena di farina, pomodori, formaggi, pesto e cannella- preparerà gli gnocchi per trenta spettatori, mentre darà vita al racconto «Beato Angelico» di Antonio Tabucchi. Trasformerà così il racconto originale fondendo insieme due antiche passioni: quella per il cibo e quella per il teatro di parola. Da questa intuizione nasce una narrazione nuova: la cucina tradizionale, i ricordi familiari e la forza di un teatro del fare che mette in scena gesti semplici e quotidiani: pelare le patate, portarle a bollore, impastare la farina, cucinare.
Sarà poi il turno di «Terre Spezzate» con la prima assoluta di «Marinara», un evento davvero originale che mette insieme performance e cucina attraverso la pratica del gioco di ruolo dal vivo. Dodici giocatori-spettatori-commensali, invitati a calarsi nei panni dei membri di una famiglia di emigrati italiani che vive negli Stati Uniti, cucineranno e poi mangeranno insieme, ma soprattutto esploreranno, attraverso il potere evocativo del cibo, temi come l’identità e l’appartenenza culturale, lo spaesamento di vivere in un paese lontano dalle proprie radici, la difficoltà ad integrarsi, i rapporti familiari. «Marinara» debutterà mercoledì 2 e giovedì 3 ottobre ad Asti, grazie alla nuova collaborazione con il Teatro di Dioniso, e replicherà a Torino, in collaborazione con Welcome Home, venerdì 4 e sabato 5 ottobre.
A chiudere il programma delle «Underground Dinner» sarà «Mali Weil», piattaforma artistica i cui progetti spaziano dal design alle pratiche relazionali, in una continua contaminazione tra arte e vita quotidiana.
«Amare Alcibiade», questo il titolo del lavoro presentato a «Play with food», è una performance che incrocia convivialità, filosofia e food design.
Dieci commensali sono invitati a prendere parte alla rievocazione di un simposio greco.
Il fil rouge narrativo è la relazione tra Socrate e il giovane Alcibiade, illustre uomo politico dell'Atene del V secolo ed irresistibile seduttore.
«La performance -raccontano gli organizzatori- è orchestrata in modo da favorire conversazioni fra gli ospiti, che pur estranei trovano modo di confrontarsi su questa insolita accezione di erotica e di politica. I commensali sono invitati, attraverso il dialogo filosofico alimentato dalla condivisione del cibo, ad allenare la propria immaginazione politica e la propria visione del futuro».
«Play with food» darà spazio anche alla musica con il musicista Fabio Bonelli che sabato 5 ottobre, a Casa Fools, presenterà «Musica da cucina», un suggestivo concerto, presentato anche in Australia, con il quale dal 2007 l'artista porta in giro per il mondo i suoni della cucina, con pentole, grattugie e mestoli accompagnati da chitarra, clarinetto e fisarmonica.
A chiudere il cartellone saranno, nella serata di domenica 6 ottobre, Roberto Abbiati e Leonardo Capuano con «Pasticceri», spettacolo che riprende la trama di «Cyrano de Bergerac» di Rostand, riscrivendola e raccontandola all’interno di un laboratorio di pasticceria.
Due fratelli gemelli, aspettando la loro Rossana, si raccontano e discutono a colpi di fulminanti battute e coreografie a orologeria, tra cioccolata fusa, pasta sfoglia leggera come piuma, pan di Spagna, meringhe come neve, frittura araba, torta russa, biscotto alle mandorle e bavarese, prelibatezze che naturalmente saranno condivise con il pubblico alla fine dello spettacolo.
Sono, inoltre, previsti tanti altri appuntamenti collaterali, che negli anni hanno incontrato il favore del pubblico, come la tradizionale cine-colazione della domenica mattina, dedicata quest’anno alla commedia all’italiana, o l’aperitivo comico, animato da Francesco Giorda. Una settimana, dunque, ricca di appuntamenti quella di «Play with food», che permetterà di scoprire quanto il teatro possa essere buono e quanto il cibo possa essere protagonista del racconto scenico.

Informazioni utili 
 Play with Food | cell. 347.4828338 | info@playwithfood.it | Web: www.playwithfood.it - www.facebook.com/playwithfoodfestival

giovedì 26 settembre 2019

Imola, un murales di Kobra per ricordare Ayrton Senna

Da sette anni trasforma il volto di Imola. Stiamo parlando di RestArt, un festival di rigenerazione urbana e riqualificazione estetica della città attraverso la street art e più in generale la cultura, tenuto a battesimo nel settembre del 2013 dall’associazione Noi giovani, presieduta da Vincenzo Rossi.
L’ultima edizione, andata in scena dal 13 al 15 settembre all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, ha coinvolto oltre ventimila persone di tutte le età, permettendo loro di vedere mostre fotografiche, divertirsi ascoltando buona musica, partecipare a laboratori e, evento abbastanza raro, ammirare al lavoro importanti street artist di fama internazionale.
Questa edizione del festival -che gode del sostegno, tra gli altri, del Comune di Imola, della Città metropolitana di Bologna e della Regione Emilia- rimarrà nella memoria dei più per un evento artistico strettamente legato alla storia di quella che in molti chiamano la «città dei motori». RestArt ha, infatti, portato in Romagna uno dei più famosi street artist brasiliani, Eduardo Kobra, e lui ha regalato all’arredo urbano imolese un nuovo murales dedicato a uno dei più grandi piloti di sempre della Formula 1.
Da qualche giorno la pista dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari è abbellita dall’immagine di Ayrton Senna, il campione dal casco giallo e dalla tuta rossa, che proprio su quel circuito perse la vita il primo maggio di venticinque anni fa, rimanendo nel cuore di molti non solo per le sue imprese sulla pista, che gli valsero ben tre titoli mondiali (1988, 1990 e 1991), ma anche per le sue tante e silenziose opere di solidarietà.
Il murales è stato ideato per la facciata del Maicc - Museo multimediale autodromo di Imola Checco Costa, dove è attualmente allestita la mostra immersiva «Ayrton Magico, l’anima oltre i limiti»: un susseguirsi di immagini, audio e filmati concessi dagli archivi Rai, che raccontano il percorso del pilota sudamericano dal debutto del 1984 al fatale Gran Premio di San Marino del 1994.
Kobra, street artist di San Paolo del Brasile –la stessa città natale di Senna-, è famoso nel mondo per i suoi murales colorati e per l’attivismo su temi come la guerra e il cambiamento climatico. Al campione brasiliano della Fomula 1 l’artista ha già dedicato due murales, visibili a San Paolo e a Rio De Janeiro.
Quello di Imola è il primo lavoro sul pilota realizzato fuori dal suo Paese d’origine.
L’artista, che ha lavorato in Romagna con Agnaldo Brito e Marcos Rafael, ha scelto di ritrarre Senna mentre guarda la pista con le dita puntate verso l’alto, ringraziando Dio.
«Il pilota -spiega Kobra- è stato un esempio di applicazione, duro lavoro e fede. È un simbolo brasiliano, di cui siamo molto orgogliosi e che ci serve da ispirazione. Rappresenta i valori più importanti della nostra cultura e non solo in termini legati al mondo delle competizioni, ma anche a livello umano. Senna era una persona buona e generosa, era sempre pronto ad aiutare gli altri, senza fare notizia o chiedere nulla in cambio. Nonostante il Brasile abbia avuto tanti campioni, nessuno ha mai rappresentato il nostro Paese in maniera così positiva».
La tecnica usata da Kobra è solo quella dello spray e smalti da compressore, dopo aver suddiviso la parete in tanti quadrati, dove ad ogni quadrato corrisponde un colore o sfumatura e diversa.
 «Un dettaglio del murales -racconta ancora l’artista- è la bandiera dell’Austria, che ho inserito nel casco. Nella triste gara in cui ha perso la vita, Senna voleva onorare il collega austriaco Ratzenberger, deceduto nello stesso circuito, quello stesso fine settimana del 1994. La storia di Senna è presente sulla fascia gialla del casco, in cui mostro l’inizio della sua carriera sui kart». Una carriera che lo stesso pilota spiegava così: «Correre, competere, è nel mio sangue, fa parte della mia vita».

Didascalie delle immagini
Tutte le foto pubblicate sono di Adrian Lungu

Per saperne di più
https://www.facebook.com/restarturbanfestival/

domenica 9 giugno 2019

«Milano incontra la Grecia»: musica, danza e teatro al Piccolo e al Castello Sforzesco

Sarà il musicista e cantautore cretese Loudovikos Ton Anogion ad aprire la decima edizione di «Milano incontra la Grecia», festival di arte performativa ellenica, in cantiere dal 10 al 12 giugno, che offrirà al pubblico sei appuntamenti di teatro, danza e musica.
La manifestazione, che si avvale della collaborazione del Piccolo Teatro e dell'Estate Sforzesca, si propone di dimostrare come la Grecia, pur continuando a vivere in uno stato di forte depressione economica e tensione sociale, abbia una grande ricchezza dal punto di vista creativo e culturale.
Lunedì 10 giugno, alle ore 19, al Chiostro Nina Vinchi Loudovikos Ton Anogion porterà magicamente il pubblico sotto un albero, al tramonto, nella sua Creta dei miti per raccontargli, come un cantastorie, l'amore e i suoi colori attraverso le note di un mandolino.
A seguire (sempre lunedì 10 giugno, alle ore 20.30), al Piccolo Teatro Studio andrà in scena la prima nazionale di «Clean City», uno spettacolo-documentario creato da Anestis Azas e Prodromos Tsinikoris negli anni della crisi più profonda, quando la Grecia ha visto crescere le narrative di estrema destra che promettevano di allontanare gli stranieri dal Paese. Protagoniste del racconto scenico, realizzato in collaborazione con il festival Mittelfest di Friuli, sono cinque donne delle pulizie migranti, che offriranno il loro punto di vista sulle derive xenofobe nel territorio ellenico.
L'11 giugno, alle ore 20.30, ci si sposterà al Castello Sforzesco per ascoltare le «Composizioni per due pianoforti e voci» di Manos Hadjidakis, evento realizzato in collaborazione con la Greek National Opera Alternative Stage. Nei suoi lavori per pianoforte, il compositore greco esprime un linguaggio personale, dialogando con la forma classica attraverso i suoi riferimenti ai compositori classici, così come alla musica popolare greca, a cui si è avvicinato anche studiando il rebetiko.
Il giorno successivo, alle ore 19.30, si ritornerà al Piccolo Teatro Studio per «BSTRD», un assolo di danza basato sui concetti dell’impurità e dell’ ibridazione. «Ispirata principalmente dalla pratica di amalgamazione della cultura musicale House, la coreografa Katerina Andreou -raccontano gli organizzatori- ha sviluppato una fisicità che serve accuratamente il concetto di pura impurità. La scenografia è composta da un unico giradischi che diventa strumento per il discorso politico e poetico di una figura bastarda, libera da ogni recinzione e codificazione, ma rispettosa della sua realtà».
A seguire -sempre il 12 giugno, alle 22- sarà, invece, la volta di «In Case Of Loss», una ricerca sulla perdita e sulla volontà di ritornare. L’accattivante e illimitato movimento di Konstandina Efthimiadou e il suono unico di Panú creeranno una performance ricca e intensa dove la danza si nutre dalla musica e viceversa. «Fallendo e ricominciando, tornando indietro, ricostruendo, -raccontano gli organizzatori- i due artisti costruiscono un paesaggio visivo e musicale di oggetti mancanti, situazioni, persone che cercano la via del ritorno, che ritornano dall'Oscurità alla Luce».
Nella stessa serata, tra uno spettacolo e l’altro, dalle 20.30 alle 22.00, e a seguire alle 23.00, i dj di Radio Raheem, communication partner del festival e punto di riferimento per la scena indipendente, aspettano il pubblico in via Strehler per uno street party pieno di sapori greci, una grande festa per celebrare l'inizio dell'estate.
Artisti emergenti come le giovani coreografe Katerina Andreou e Konstantina Efthimiadou, ma anche artisti noti come i registi innovativi Anestis Azas e Prodromos Tsinikoris sfileranno, dunque, in due location simbolo della città, il Piccolo Teatro e il Castello Sforzesco, dando al pubblico la possibilità di conoscere una realtà culturale che raramente riesce ad emergere all’estero. Ancora una volta «Milano incontra la Grecia» tra teatro, danza e musica.

Per saperne di più
milanoincontralagrecia.com

domenica 7 aprile 2019

«La foresta dei violini» protagonista a «Human Spaces», la mostra di «Interni» per la Milano Design Week

Ci sono storie che sembrano uscite da un libro di favole. Quella del liutaio cremonese Antonio Stradivari che, tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, se ne va in val di Fiemme a cercare, tra mille sfumature di verde, i legni perfetti per i suoi violini, quelli dell’abete rosso, è una di queste. Quando tra il 29 e il 30 ottobre scorsi un'ondata di maltempo, con venti a duecento chilometri orari, ha sconvolto l’equilibrio secolare di quella parte delle Dolomiti, la notizia dei danni alla foresta di Paneveggio, detta anche «il bosco che suona», ha fatto il giro del mondo, perché è ancora lì, dove la natura si fa musica, che i maestri liutai di Cremona trovano la materia ideale per la costruzione della casse armoniche dei loro violini, violoncelli, clavicembali e arpe.
A questa storia ha rivolto la propria attenzione Piuarch -lo studio milanese di architettura fondato nel 1996 da Francesco Fresa, Germán Fuenmayor, Gino Garbellini e Monica Tricario- per la propria partecipazione alla Milano Design Week, il calendario di mostre, installazioni, party, percorsi culinari ed eventi culturali (in tutto 1256 appuntamenti), in programma da lunedì 8 a domenica 14 aprile, in occasione della 58esima edizione del Salone del mobile.
Ne è nata un’installazione evocativa, intitolata «La foresta dei violini», in mostra all’Università Statale di Milano, su concept progettuale di Nemo Monti, consulente nei processi di comunicazione per le imprese, specializzato nel racconto dell’architettura e del design, e grazie alla sponsorizzazione del progetto CityLife.
Due grandi tronchi di abete rosso emergono dal loggiato del Cortile d’onore: le radici sospese nel vuoto si affacciano a sbalzo dalla balaustra sulla corte, sorrette da un cavalletto architettonico realizzato anch’esso in abete rosso, ma lavorato.
Quelli utilizzati per questa installazione sono alberi della secolare foresta di Paneveggio, spezzati e sradicati dal vento lo scorso autunno, perdendo così il loro legame forte e intimo con la madre terra e diventando, per mano dell’uomo, frammenti di una memoria da preservare.
«Le radici esposte -racconta, a tal proposito, Giuseppe Pino Scaglione, professore di Progettazione urbana e del paesaggio all’Università di Trento (ente patrocinatore dell’evento)- gridano il dolore, il trauma, la ferita, la loro -così come la nostra- provvisorietà; mostrano come una vita lunga possa essere recisa, improvvisamente, in una notte buia e tempestosa da colpi di vento violenti e imprevedibili. Urlano, allo stesso tempo, una denuncia: il nostro pianeta è in pericolo».
Quei due abeti rossi messi davanti agli occhi dei visitatori della Milano Design Week, simbolo degli oltre dodici milioni di alberi distrutti lo scorso ottobre lungo l’arco alpino, sono, dunque, un invito a riflettere sulla natura violata e su ciò che noi possiamo fare per l’ambiente.
Questo è uno dei temi guida di «Human Spaces» (dall’8 al 19 aprile), la mostra diffusa promossa dalla rivista «Interni», dentro la quale si trova appunto «La foresta dei violini» di Piuarch, in cui una serie di installazioni sperimentali e interattive, frutto della collaborazione tra architetti di fama internazionale e aziende di riferimento, oltre che istituzioni e start-up, raccontano come il mondo della progettazione e il design possano e debbano essere a servizio dell’uomo e delle sue esigenze, perché -come diceva Oscar Niemeyer- «la vita è più importante dell’architettura».
I progetti esposti estendono il concetto di «Human Spaces» all’ambiente e alla sostenibilità, a partire da emergenze come l'inquinamento dei mari, il cambiamento climatico o l'esaurimento delle risorse, per raccontare come nell’ambito della progettazione, dalla produzione alla ricerca dei materiali, si possa ancora correre ai ripari grazie ad azioni virtuose.
Ideale punto di partenza della mostra è, nel cortile d’onore dell’Università degli Studi, il lavoro di Maria Cristina Finucci: quattro gigantesche lettere, fatte con circa due tonnellate di tappi di plastica, posizionate sul prato a comporre la lapidaria scritta «Help», che la sera si illuminerà trasformandosi -raccontano gli organizzatori- in «una ferita sanguinaria di magma incandescente», come fosse «un grido dell'umanità al fine di frenare il disastro ambientale dell'inquinamento dei mari, attualmente in corso».
Al mondo marittimo si ispira anche «From shipyard to courtyard», il lavoro ideato da Piero Lissoni per il Cortile del 700: un’imponente costruzione lunga 33 metri, dipinta di rosso, che reinterpreta, astraendolo, lo scafo di uno yacht e che richiama alla mente le strutture in legno costruite, in passato, dai maestri d’ascia, figure di spicco dei cantieri navali.
Di grande impatto scenografico è anche «Sleeping Piles», il progetto dei fratelli Fernando e Humberto Campana per il Cortile della farmacia: sette torri di cinque metri rivestite d'erba che riprendono, rovesciandole, le curve architettoniche delle arcate e dei pilastri del colonnato, invitando i visitatori a vedere quello spazio come un luogo deputato al riposo nei giorni caotici del Salone del mobile.
A dialogare con la storia del Cortile dei bagni e delle sue vasche centrali, costruite a partire dal XVIII secolo, sarà, invece, Piscine Laghetto con «Miraggi», progetto di Luigi Spedini, per il landscape design di Bearesi Giardini.
Acqua e luce sono i due elementi su cui è giocata questa installazione onirica, formata da due aree benessere organizzate intorno a due mini piscine, Playa Living e Dolcevita Divina, che la sera si tingeranno di blu grazie al light design di Davide Groppi, per omaggiare -racconta il progettista- «i corsi d’acqua e il cielo di Milano che si uniscono in un grande sogno».
Tra i tanti progetti esposti non potranno, poi, sfuggire all’attenzione dei visitatori le due monumentali giraffe dall’aria trasognata che sostengono un lampadario classico in stile Maria Teresa, progettate dal designer Marcantonio per il brand Qeeboo, o, sempre nel Cortile d’onore, l’installazione «The Perfect Time», pensata da Ico Migliore con M+S lab per Whirlpool, una grande bolla trasparente nella quale viene presentato il forno W Collection che, grazie a tecnologie di ultima generazione, è in grado di essere programmato anche da remoto, restituendo così all’uomo il valore del proprio tempo.
M + S Architects, ovvero il duo Migliore e Servetto, firma anche il progetto dell’installazione «Abitare il paese» nella hall dell’Aula Magna, ideato con l'intento di promuovere l’adozione di politiche pubbliche per le città e un programma nazionale di rigenerazione urbana. Mentre, al Loggiato Ovest, Fabio Novembre ha ideato per il brand PerDormire, della storica azienda pistoiese Materassificio Montalese, l’installazione «One upon a time», in cui un letto rosso lungo ventuno metri invita i visitatori a fermarsi per condividere spazi, momenti e pensieri, allietati dalla musica classica.
Come ogni anno la mostra di «Interni» esce anche fuori dalle mura dell’Università degli Studi per animare altri luoghi della città. Quest’anno tocca all’Arco della Pace, dove si svolgerà la settima edizione di Audi City Lab, un hub di analisi e riflessione sulla mobilità del futuro, a partire, ovviamente, da quella elettrica. La Torre Velasca, edificio simbolo di Milano, sarà, invece, trasformata in un'icona di luce da Ingo Maurer e Axel Schmid, con un progetto che guarda al cielo, prodotto da Urban Up – Unipol Projects Cities del Gruppo Unipol, proprietario dello storico edificio. «La maestosa torre brillerà in una magia blu, mistica e profonda, -raccontano gli organizzatori- mentre fasci di luce bianca proietteranno la sua geometria nell’infinità del cielo», proiettando una scritta che recita «nel blu dipinto di blu».
Infine, all’Orto botanico di Brera, lo Studio Carlo Ratti Associati racconterà con Eni l’economia circolare, attraverso l’uso di un materiale da costruzione inaspettato: i funghi, la cui radice fibrosa –il micelio–è stata impiegata per creare delle strutture monolitiche ad arco, alte circa quattro metri, che, al termine della mostra, saranno smantellate e riutilizzate in qualità di fertilizzante. Un’installazione, questa, che spiega bene il senso di «Human Spaces», raccontare come l'unico futuro possibile sia in sintonia con la natura e rispettoso dell'ambiente.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1, 2 e 3] Courtesy of Piuarch; [Figg. 6, 7 e 8] Courtesy of Migliore+Servetto Architects

Informazioni utili 
Human Spaces. Sedi: Università degli Studi di Milano (Via Festa del Perdono, 7): dall'8 al 14 aprile 2019, ore 10.00-24.00; dal 15 al 18 aprile, ore. 10.00-22.00; 19 aprile, ore 10.00-18.00; Orto Botanico di Brera – CircularEni (via Fratelli Gabba, 10; via Brera, 28): dall'8 al 14 aprile, ore 10.00-23.00; dal 15 al 18 aprile, ore 10.00-22.00; 19 aprile, ore 10.00-18.00; Arco della Pace e Caselli Daziari - Audi City Lab (piazza Sempione): 8 aprile, ore 10.00-24.00; 9 aprile, ore 10.00-16.00; 10 aprile, ore 20.00-24.00; dall'11 al 14 aprile, ore 10.00-24.00; Torre Velasca: dall'8 al 14 aprile, ore 20.00-03.00. Sito internet: internimagazine.com.

mercoledì 1 aprile 2015

«Musikè», sette mesi di musica, teatro e danza tra Padova e Rovigo

Saranno la bravura e la simpatia di Lucia Vasini e Antonio Cornacchione a inaugurare la quarta edizione di «Musikè», rassegna promossa e organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo che, da mercoledì 1° aprile a domenica 22 novembre, proporrà quindici appuntamenti: tredici a ingresso gratuito e due a pagamento, con il ricavato devoluto in beneficenza. Dalla musica classica al jazz, dal teatro alla danza è vario il cartellone ideato e coordinato da Alessandro Zattarin, con un gruppo di lavoro composto da Mario Giovanni Ingrassia, Claudio Ronda e Gabriele Vianelli, per questa stagione, che vedrà la presenza di artisti affermati e giovani talenti, sia italiani che internazionali.
Ad aprire il sipario sarà, al teatro Sociale di Rovigo, lo spettacolo «L'ho fatto per il mio paese» (ingresso: 10,00 euro per la platea e il primo ordine di palchi; 5,00 euro per tutti gli altri posti), testo scritto da Antonio Cornacchione con Francesco Freyrie e Andrea Zalone, la coppia di autori del fortunatissimo programma «Crozza nel paese delle meraviglie», che vede in scena lo stesso Cornacchione con una grande interprete del teatro italiano quale Lucia Vasini.
L’opera, in cartellone alle 21 di mercoledì 1° aprile, affronta, con ironia pungente e irresistibile, il dramma tutto italiano del mondo del lavoro: Benedetto, un uomo candido e senza soldi, con la disdetta dell’affitto in una tasca e la lettera di fine rapporto di lavoro nell’altra, decide, con piglio da Don Chisciotte, di sequestrare il ministro responsabile della legge che sposta di molti anni la sua pensione, dichiarando di farlo non solo per se stesso, ma anche per il suo Paese.
A questo spettacolo, il cui ingresso sarà devoluto in beneficenza all’Aism di Rovigo, seguirà, nella serata di venerdì 10 aprile, un concerto alla Sala dei Giganti del Liviano di Padova con Cristina Zavalloni, artista incredibilmente versatile, capace di spaziare dal canto lirico al canto jazz, dal repertorio classico a quello più sperimentale, che torna a «Musikè» dopo aver presentato il suo album  «La donna di cristallo» nella prima edizione della rassegna (2012).
Al suo fianco, quest’anno, ci sarà Andrea Rebaudengo, pianista che vanta collaborazioni con le principali istituzioni concertistiche italiane.
Insieme, i due artisti si sono esibiti alla Carnegie Hall di New York, al teatro della Maestranza di Siviglia, al teatro Rossini di Pesaro, al Festival di West Cork, al Festival del Castello di Varsavia e ai concerti del Quirinale; nel 2008 hanno inciso il disco «Tilim-Bom», dedicato a Stravinskij e Milhaud.
Per «Musikè» Cristina Zavalloni e Andrea Rebaudengo saranno impegnati in un repertorio che metterà in risalto le loro straordinarie doti tecniche e interpretative con composizioni di Satie, Stravinskij, Eisler, Schoenberg, Weill, Gershwin e Bernstein: un programma, questo, che si ricollega ai temi della mostra «Il demone della modernità - Pittori visionari all’alba del secolo breve», promossa dalla fondazione, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, a Palazzo Roverella a Rovigo.
Legato ai temi della rassegna veneta sarà anche il concerto con la violinista Emy Bernecoli e il pianista-compositore Francesco Grillo, in agenda domenica 19 aprile, alle ore 17, all’Accademia dei Concordi di Rovigo, il cui programma prevede musiche di Debussy, Respighi, Rachmaninov, Grieg e dello stesso Grillo.
La rassegna proseguirà, quindi, giovedì 23 aprile con i «Virtuosi dei Berliner Philharmoniker», l’ensemble d’archi formato dalle prime parti della celebri orchestra berlinese, che al Tempio della Beata Vergine del Soccorso, con il violino solista di Laurentius Dinca, proporrà un concerto di musiche di Respighi, Mendelssohn e Dvorak.
L’esplorazione musicale di «Musikè», prevede, poi, nella serata di lunedì 27 aprile, alle ore 21, il riallestimento del concerto «Bella ciao» ad oltre cinquant’anni dalla sua prima rappresentazione nel 1964, al Festival dei due mondi di Spoleto. La nuova edizione, ideata e curata da Franco Fabbri, vede impegnato un ensemble diretto e concertato dall’organettista Riccardo Testi, con il chitarrista Andrea Salvadori e il percussionista Gigi Biolcati, e vanta la presenza di alcune tra le voci più importanti della musica popolare e del canto sociale italiani degli ultimi trent’anni: Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi, Elena Ledda, Alessio Lega. Lo spettacolo, che verrà proposto alla Sala Petrarca del Multisala Pio X di Padova, si ricollega, fin dal titolo, alla mostra fotografica «Questa è guerra!», uno sguardo inedito sui grandi conflitti del XX secolo attraverso oltre trecento immagini selezionate da Walter Guadagnini.
Spazio, quindi, ai colori e alle suggestioni della cultura musicale argentina con il bandoneonista, compositore e improvvisatore Dino Saluzzi, che martedì 5 maggio, al teatro Sociale di Cittadella, presenterà al pubblico «El valle de la infancia», opera con la quale l’artista torna alle proprie radici radunando intorno a sé la propria «banda di famiglia»: il fratello Felix al sax tenore e clarinetto, il figlio José María alle chitarre e il nipote Matías ai bassi. Insieme a loro il batterista Quintino Cinalli, portato da Dino Saluzzi per espandere delicatamente il senso di libertà che caratterizza la sua musica, in cui convivono diversi generi e danze come la zamba, il carnavalito e la chacarera.
La musica lascerà, poi, spazio alla danza con la prima nazionale di «Almas», spettacolo di grande coreografa e danzatrice spagnola Aída Gòmez, in programma domenica 10 maggio, alle ore 21, al Piccolo Teatro Don Bosco di Padova. Le musiche di Albéniz, de Falla, Rodriguez, Parrilla e Batio faranno da cornice alle esibizioni della grande coreografa e danzatrice spagnola e dei ballerini della sua compagnia -Christian Lozano, María Martín, Mariano Bernal, Víctor Martín e Yolanda Murillo- in una serata di grande danza, nella quale il bolero e il flamenco si incontreranno con potenza e passione.
La rassegna proseguirà nella serata di giovedì 14 maggio al teatro Verdi di Padova con il duo «Igudesman & Joo», formato dall’eclettico compositore e attore Aleksey Igudesman al violino e dal pianista e compositore Hyung-ki Joo, che porterà in scena il suo nuovo spettacolo «And Now Mozart» (biglietti di ingresso da 10,00 a 5,00 euro).
L’ultimo appuntamento di «Musikè» prima della pausa estiva vedrà protagonista, sabato 6 giugno alla chiesa di Sant’Antonio abate di Padova, l’organista di fama internazionale Wayne Marshall, uno dei musicisti più estrosi e versatili di oggi, in grado di spaziare dalla musica classica al jazz sia come strumentista che come direttore d’orchestra, cimentarsi in un concerto di musiche di Bach e di improvvisazioni.
Dopo la pausa di luglio e agosto, gli spettacoli riprenderanno a settembre con «Musikè Giovani», la sezione dedicata ai talenti emergenti, che prevede quattro spettacoli tra Padova e Rovigo. Venerdì 18 settembre salirà sul palco il «Giovanni Perin European 6tet», fondato dal vibrafonista padovano Giovanni Perin e che vede al suo interno alcuni astri nascenti della scena jazz berlinese: Giulio Scaramella al pianoforte, Tommaso Troncon al sax tenore, Dima Bondarev alla tromba, Diego Pinera alla batteria e Marcel Krömker al contrabbasso. Sabato 3 ottobre al teatro comunale «Ferruccio Martini» di Trecenta andrà, invece, in scena il lavoro che ha vinto il «premio Scenario 2013»: lo spettacolo «Mio figlio era come un padre per me», scritto e interpretato dai fratelli Marta e Diego alla Via, alla loro seconda prova drammaturgica.
Mentre il 24 ottobre l’auditorium comunale «Andrea Ferrari» di Camposampiero è prevista l’esibizione del Ballet Junior de Genève, compagnia composta da oltre trenta giovani ballerini provenienti da tutto il mondo, che lavorano con alcuni tra i più interessanti e rinomati coreografi contemporanei. A chiudere il cartellone di «Musikè Giovani» sarà la Theresia Youth Baroque Orchestra, orchestra sinfonica professionale composta da musicisti sotto i 30 anni di età, provenienti dalle principali scuole di musica antica di tutta Europa.
Il concerto, in programma domenica 22 novembre all’Auditorium Pollini di Padova, prevede musiche di Boccherini e Haydn e vedrà alla direzione Chiara Bianchini, figura di riferimento per l’esecuzione della musica del XVII e XVIII secolo su strumenti originali nonché vincitrice del «Diapason d’or» per l’incisione delle «Sonate per violino solo» di Tartini e dell’integrale delle «Sonate» di Bach con cembalo concertato.
Il cartellone prevede altri due appuntamenti. Sabato 26 settembre, al teatro Goldoni di Bagnoli di Sopra, ci sarà lo spettacolo «La fabbrica dei preti», lavoro di indagine scritto e interpretato dall’attrice Giuliana Musso, che intreccia tre diverse forme di narrazione: reportage, proiezione e testimonianza. Lo sfondo di ogni racconto, che parla delle paure e della fragile bellezza di ogni essere umano, è quella stessa cultura cattolica che ha formato il nostro senso morale e insieme tutte le contraddizioni e le rigidità che avvertiamo nei nostri atteggiamenti, nei modelli di ruolo e di genere, nei comportamenti affettivi e sessuali.
Infine, l’intensità e il carattere ardente della musica argentina e la raffinata tradizione musicale giapponese si incontreranno, venerdì 13 novembre, al teatro Filarmonico di Piove di Sacco grazie al Gaia Cuatro, quartetto d’eccezione nato dal sodalizio tra due dei musicisti più emblematici della scena jazz giapponese, la violinista Aska Kaneko e il percussionista Tomohiro Yahiro, e due musicisti argentini particolarmente attivi sulla scena europea, il pianista Gerardo Di Giusto e il bassista Carlos «El Tero» Buschini. Quattro musicisti, questi, che portano l’arte dell’improvvisazione all’eccellenza, con una libertà tonale agli antipodi delle convenzioni stabilite, lavorando alla definizione di una musica totalmente inedita e allo stesso tempo familiare grazie alla sua naturale eleganza.

Didascalie delle immagini 
[Figg. 1 e 2] Una scena dello spettacolo «L'ho fatto per il mio paese», con Lucia Vasini e Antonio Cornacchione; [fig. 3] Una scena dello spettacolo «La fabbrica dei preti», con Giuliana Musso; [Fig. 4] Uno spettacolo con la compagnia di flamenco della coreografa Aida Gomez; [fig. 5] Una coreografia del Ballet Junior de Genève; [fig. 6] Il duo Igudesman & Jo; [fig. 7] I Virtuosi del Berliner Philharmoniker

Informazioni utili
«Musikè» - Edizione 2015.  Informazioni: tel. 345. 7154654 o info@rassegnamusike.it. Sito internet: www.rassegnamusike.it  o www.facebook.com/rassegnamusike. Da mercoledì 1° aprile a domenica 22 novembre 2015

venerdì 6 marzo 2015

Letizia Battaglia si racconta a «Domina Domna». Torna a Bergamo il festival sulla creatività al femminile

Bergamo si accende di rosa. La città lombarda torna a fare da scenario al festival «Domina Domna», rassegna di cultura e creatività al femminile, promossa per il quarto anno consecutivo dall’associazione «La scatola delle idee», che offre al pubblico un itinerario tra palazzi storici, sale espositive, librerie, cinematografi, caffè, auditorium, centri socio-culturali all’insegna di teatro, musica, fotografia, pittura, scultura, letteratura, cinema e laboratori per bambini.
La kermesse -spiegano gli organizzatori- «si propone di restituire al pubblico- al di là degli stereotipi legati all’universo femminile e alla sua produzione creativa- come quello delle donne sia uno sguardo complesso sul mondo, capace di suggerire nuove direzioni, tematiche ed espressive». Proprio per questo motivo la rassegna, in programma dal 21 al 29 marzo, è multidisciplinare e permette così di accostarsi al lavoro di una fotografa di grande talento come Letizia Battaglia e di una regista impegnata come Costanza Quatriglio (neo vincitrice del Nastro d’argento per il documentario «Triangle»), ma anche di vedere all’opera le attrici Giuliana Musso, Chiara Stoppa e Marta Dalla Via.

Palermo, andata e ritorno: una fotografa e la sua storia
Ad annunciare ai bergamaschi e ai turisti l’inizio del festival è, in questi giorni, la personale di Letizia Battaglia, uno tra le fotografe italiane più famose nel mondo, testimone con il suo obiettivo di uno dei periodi più oscuri della storia del nostro Paese: quello dell’orrore dei delitti di mafia a Palermo, con i volti del dolore di chi è rimasto e di chi cerca ogni giorno di riscattare l’anima della sua città nel ricordo degli «Invincibili» che hanno segnato la storia italiana.
A Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, rimarranno esposte fino al prossimo 5 aprile cinquantanove fotografie in bianco e nero, tutte provenienti dall’archivio personale dell’artista, che mettono a fuoco gli aspetti di ricerca, denuncia e analisi da lei condotti tra il 1974 e il 2015.
Il percorso espositivo, a cura di Alice Giacometti, si articola in quattro sezioni. Il viaggio comincia con «Palermo», in cui rivive l’anima del luogo nelle sue profonde contraddizioni. Gli scatti raccontano di una città piegata dagli effetti delle azioni mafiose sulla società siciliana -il lavoro minorile, la disoccupazione, il degrado ambientale-, ma trasmettono anche il fuoco della bellezza e delle tradizioni che arde tra queste strade.
C’è, poi, «Cronaca», frammento espositivo nel quale sono visibili immagini diventate icone in tutto il mondo degli anni bui delle guerre di mafia.
Dal 1974 Letizia Battaglia inizia a fotografare, giorno dopo giorno, i delitti mafiosi, documentando l’incedere della violenza. L’esecuzione con una raffica di mitra del magistrato Cesare Terranova e del maresciallo di pubblica sicurezza Lenin Mancuso, l’omicidio del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, l’uccisione di Salvo Lima, la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, in cui muoiono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono alcuni degli episodi finiti davanti all’obbiettivo dalla fotografa palermitana.
Letizia Battaglia non mette, però, il suo interlocutore di fronte al solo orrore della morte; gli racconta anche il dolore di chi rimane attraverso sguardi di donne che sono state madri, mogli, figlie, sorelle di uomini uccisi dalla guerra di mafia, come Rosaria Schifani, vedova di Vito, agente di scorta del giudice Falcone.
Dopo le stragi del ’92, la fotografa palermitana decide di andare a vivere a Parigi, in cerca di un po’ di pace. Nel 2004 nascono le «Rielaborazioni», terza tappa del progetto espositivo: alcuni dei suoi più famosi scatti di cronaca mafiosa vengono trasformati in altro, «sovrapponendo –raccontano gli organizzatori- alle immagini della morte, come in un rito di purificazione, quelle dell’acqua e di un nudo femminile, di una bambina o di un fiore, perché l’atrocità sia finalmente lasciata sullo sfondo portando in primo piano il richiamo alla bellezza e alla speranza».
Chiude la mostra, a ingresso libero, la serie «Gli Invincibili», nata nel 2013, con immagini che rendono omaggio ad alcuni dei miti dell’artista: tra gli altri, Gabriele Basilico, Pier Paolo Pasolini, Rosa Parks, «Il Crocifisso di Santo Spirito» di Michelangelo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, James Joyce, Marguerite Yourcenar e Che Guevara.

Teatro e musica raccontano le donne
Nell’ambito del festival «Domina Domna» è in cartellone anche un’altra mostra: «Siriani in transito», nata dall’esperienza di tre mediatrici interculturali nei centri di accoglienza milanesi. Agli appassionati di musica è, invece, dedicato lo spettacolo «Sudoku killer» al cineteatro del Borgo (venerdì 27 marzo, alle ore 21), che permetterà di accostarsi alle sperimentazioni del quartetto di Caterina Palazzi, le cui sonorità sono vicine al jazz mediterraneo e nord europeo, senza disdegnare un’influenza rock-psichedelica.
Mentre per gli amanti del cinema sono stati pensati due appuntamenti: una conversazione con Costanza Quatriglio (martedì 24 marzo, alle ore 20.30), alla quale seguirà la proiezione dei film «Fiato sospeso» e «Triangle», e l’incontro con la giovane regista Teresa Iaropoli (lunedì 23 marzo, alle ore 20).
Molti, poi, gli appuntamenti teatrali in cantiere. Si inizia con «Veneto Fair» (sabato 21 marzo, alle ore 21), nel quale la bravissima caratterista Marta Dalla Via affresca con ironia, dai tratti sociologici, i cliché, gli stereotipi, le aberrazioni e le miserie del nord Italia. Spazio, quindi, a Chiara Stoppa che porterà sul palcoscenico «Il ritratto della salute», un racconto autobiografico, diventato anche un libro per i tipi della Mondadori (la presentazione bergamasca si terrà martedì 24 marzo, alle ore 18, alla libreria Ibs), nel quale l’attrice racconta la sua esperienza di malata oncologica, dalla diagnosi -linfoma di Hodgkin- alla chemioterapia, dall'autotrapianto delle cellule staminali alla radioterapia, dalla scelta di una cura non tradizionale alla guarigione.
Vita, pagina scritta e palcoscenico si intrecceranno anche in «Dieci», libro di Andrej Longo (la presentazione è in agenda giovedì 26 marzo, alle ore 18) i cui personaggi si materializzeranno sul palco grazie al talento di Elena Dragonetti (venerdì 27 marzo, alle ore 21). La rassegna vedrà in scena anche Giuliana Musso, spesso interprete di temi scomodi, con il suo spettacolo «La fabbrica dei preti» (sabato 28 marzo, alle ore 21), nel quale tre anziani sacerdoti raccontano con franchezza -si legge nella sinossi- «la giovinezza in un seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, e poi l'impatto col mondo delle donne, le frustrazioni ma anche la ricerca e la scoperta di una personale forma di felicità umana».
Pamela Sabatini e Valeria Bianchi nel loro «Taccia per sempre» (giovedì 26 marzo, alle ore 21) narreranno, invece, un viaggio per l’Italia, «armate» solo di un registratore e di un piccolo organetto, con l’intento di rompere il silenzio. Mentre a chiudere il cartellone teatrale sarà «La zuppa di sasso» (domenica 29 marzo, alle ore 15 e alle ore 16.30) di Alice Paolini, che –si legge nella sinossi- «vuole mettere in risalto, attraverso l’utilizzo di grandi animali in stoffa, come la semplice condivisione di un piatto di minestra possa permettere di valicare le barriere della diffidenza, del pregiudizio e dell’individualismo, facendo incontrare sconosciuti o acerrimi nemici».
Infine, tra i laboratori in programma si segnalano «Il corpo che ascolta» (lunedì 23 marzo, alle ore 20.30) e «Antigone, parole e sassi» di Alice Bescapè (domenica 22 marzo, alle ore 14.30). Un progetto, dunque, di ampio respiro quello del festival «Domina Domna» per scoprire, come si legge nella brochure di presentazione, che «le donne hanno tanto da raccontare che si parli di altre donne, di altri uomini o della loro percezione del mondo».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Letizia Battaglia, Il giudice Falcone ai funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo. Palermo, 1982; [fig. 2] Letizia Battaglia, Rosaria Schifani. Palermo, 1992; [fig. 3] Letizia Battaglia, Il gioco del killer. Palermo, 1982; [fig. 4] Letizia Battaglia, Pier Paolo Pasolini - Serie Gli invincibili, 2013; [fig. 5] Una scena dello spettacolo La zuppa di sassi, con Valentina Paolini; [fig. 6] Alice Bescapè nello spettacolo Antigone, parole e sassi

Informazioni utili 
«Domina Domna» - Festival di cultura femminile. Bergamo, sedi varie. Programma: www.babelecomunicazione.it/Portals/0/DOMINA/PROGRAMMA%20brochure.compressed.pdf. Informazioni per il pubblico:associazione «La scatole delle idee», tel. 349.2632871 o info@dominadomna.it. Sito internet: www.dominadomna.it. Dal 21 al 29 marzo 2015. 

«Letizia Battaglia 1974-2015». Bergamo Alta – Palazzo della Ragione, piazza Vecchia – Bergamo Alta.  Orari: martedì – domenica, ore 10.00 – 19.00; chiuso lunedì. Ingresso libero. Informazioni per il pubblico:associazione «La scatole delle idee», tel. 349.2632871 o info@dominadomna.it. Sito internet: www.dominadomna.it. Fino al 5 aprile 2015.