ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 12 ottobre 2021

Umbria: prosa, danza, comedy up e progetti artistici per il nuovo corso del Manini di Narni

«La casa è il luogo di tutte le cose, un luogo in cui tutte le discussioni, le fragilità, le gioie o i dolori trovano un angolo dedicato. La casa è un luogo in cui puoi tornare quando sei stanco. La casa è un luogo che puoi cercare quando vuoi andare lontano». Nei prossimi mesi, la casa sarà, per gli abitanti di Narni, anche il loro teatro: il Manini. È questo l’obiettivo dei nuovi direttori artistici, Francesco Montanari e Davide Sacco, che vogliono trasformare la sala umbra in «una casa per le drammaturgie, quelle della strada o quelle che viaggiano per l'Europa. Una casa per i registi, per farci raccontare il tempo futuro. Una casa per gli attori, perché possano trovare materia viva nella propria arte. Una casa per tutte le maestranze, per costruire insieme nuovi modi di sapere ciò che sappiamo e di vedere ciò che già abbiamo visto o ancora dobbiamo immaginare».
Queste parole fanno da filo rosso alla programmazione della stagione di prosa e danza 2021/2022, orchestrata nel segno della trasversalità. Spettacoli, stand up comedy, progetti speciali come «Un teatro tutto per sé», dedicato al corpo politico della donna, ma anche occupazioni cittadine, progetti di digital art e produzioni itineranti come il «mini manini» – in cui il teatro ridotto in scala girerà per le piazze delle città con il claim «se non vai a teatro il teatro viene da te» – compongono il nuovo cartellone.
Nella visione stilistica offerta dal nuovo Manini, il foyer è stato completamente ripensato come un luogo fruibile per i cittadini e arredato con mobili di «Less is More», in cui ritrovare una biblioteca teatrale e un’opera artistica di Cracking Art, «#Raneanarni», che finanzierà un progetto culturale e ambientale in programma nel giugno 2022. L’ingresso è, invece, stato arricchito da un’installazione di prato verticale, in collaborazione con l’Umbria Green Festival.
A inaugurare la stagione sarà, venerdì 15 ottobre, «Theatrical Mystery Tour», evento a cura della direzione artistica, dedicato ai possessori della tessera «Manini Prime» (una nuova tessera fidelity che dà diritto a un cartellone parallelo di attività), invitati a vivere lo spazio a 360° attraverso le performing art e le suggestioni che raccontano il teatro che verrà. Il cartellone prevede, poi, per la serata di sabato 23 ottobre, l’anteprima nazionale di «Museo Pasolini», il nuovo spettacolo di Ascanio Celestini. Mentre sabato 13 novembre sarà in scena Euridice Axen con «Settimo senso», tratto da un racconto di Ruggero Cappuccio, per la drammaturgia e regia di Nadia Baldi. Sabato 27 novembre sarà, invece, la volta di Linda Caridi, attrice protagonista de «Il bambolo» di Irene Petra Zani, per la regia di Giampiero Judica, spettacolo che affronta, con ironia, la patologia dell’anoressia, intesa nell’accezione di sintomo e difesa a seguito di un abuso avvenuto nell’infanzia. Sabato 18 dicembre andrà, quindi, in scena «L’Inizio del buio» di Walter Veltroni, nell’adattamento teatrale di Sara Valerio e per la regia di Peppino Mazzotta. Giancarlo Fares e la stessa Sara Valerio ricorderanno la tragedia di Alfredino Rampi, il bimbo di sei anni finito nel 1981 in fondo a un pozzo artesiano a Vermicino.
Il 2022 si aprirà con uno spettacolo per la Giornata della memoria: venerdì 28 e sabato 29 gennaio sarà in scena «Il Terzo Reich», di Romeo Castellucci, interpretato da Gloria Dorliguzzo e Jessica D’Angelo. La stagione proseguirà, nelle serate da mercoledì 9 a sabato 12 febbraio, con il debutto nazionale de «L’uomo più crudele del mondo», scritto e diretto da Davide Sacco, con Francesco Montanari e Lino Guanciale. Sarà, quindi, la volta di «Meduza», coregrafia e scenografia a cura di Marie Gourdain, con in scena Sabina Bočková, Florent Golfier, Marek Menšík, Jaro Ondruš e Matthew Rogers, in programma il 15 febbraio. Sabato 19 e domenica 20 marzo sarà, invece, in programmazione «Sesto potere», debutto regionale dello spettacolo che racconta la nascita di una democrazia violata dall’odio, dal denaro e dalla vendetta. Sul palco saliranno, sotto la regia di Davide Sacco,Gianluca Gobbi, Tommaso Arnaldi, Guglielmo Poggi, Valentina Violo; parteciperanno in video Francesco Montanari e in voce di Antonio Zavatteri. Mentre martedì 5 aprile andrà in scena «Macbettu», di Alessandro Serra, rivisitazione in chiave sarda del testo tratto dal «Macbeth» di William Shakespeare, con protagonisti Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Alessandro Burzotta, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu e Felice Montervino.
A chiudere il cartellone sarà, il prossimo 21 maggio, «Così è (o mi pare). Pirandello in VR», riscrittura per realtà virtuale di «Così è (se vi pare)» di Luigi Pirandello, nell’adattamento e regia di Elio Germano, con Elio Germano, Gaetano Bruno, Serena Barone, Michele Sinisi, Natalia Magni, Caterina Biasiol, Daniele Parisi, Maria Sole Mansutti, Gioia Salvatori, Marco Ripoldi, Fabrizio Careddu, Davide Grillo, Bruno Valente, Lisio Castiglia, Luisa Bosi, Ivo Romagnoli e con la partecipazione di Isabella Ragonese e Pippo Di Marca.
È, poi, in programma una mini-rassegna di stand up comedy, che vedrà in scena: Filippo Giardina con «Dieci» (venerdì 17 dicembre), Francesco De Carlo con «Pensieri stupendi» (venerdì 28 gennaio), «Undiceximo» con Giorgio Montanini (venerdì 25 febbraio) e «Daniele Fabbri Live» con Daniele Fabbri (sabato 26 marzo).
La nuova stagione del Manini ha, poi, in agenda anche una serie di spettacoli per bambini. Si inizierà domenica 5 dicembre con «Gretel», di cui è autrice e interprete Clara Storti. Il 19 dicembre sarà la volta de «Il fantasma di Canterville», liberamente ispirato all’omonimo racconto di Oscar Wilde, di e con Angela De Gaetano, per la regia di Tonio De Nitto. Toccherà, quindi, a «Paloma, Ballata Controtempo», di e con Michela Marrazzi, anche lei diretta da De Nitto. Mentre un mese dopo, nella serata di venerdì 25 marzo, ci sarà lo spettacolo «Annibale. Memorie di un elefante», progetto, drammaturgia e regia di Nicola Cavallari, che sarà sul palco insieme a Giorgio Branca e Tommaso Pusant Pagliarini.
Sono in cartellone anche dei progetti speciali. Da domenica 7 a sabato 27 novembre partirà il progetto «Un teatro tutto per sé». Nel mese di dicembre ci sarà «Occupazioni cittadine», in cui i cittadini si sfideranno nella gestione del teatro Manini, in collaborazione con l’Ente Corsa all’Anello, mentre nel mese di maggio sarà la volta del «Festival delle nuove tecnologie» e nel mese di giugno ritornerà il «Narni Città Teatro», seguito nel mese di luglio 2022 dal progetto «Mini Manini», un teatro Manini in miniatura che viaggerà per le frazioni di Narni con attività di spettacolo e di audience engagement.

Didascalie delle immagini
Le foto della sala sono di Lorenzo Isoni 

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lunedì 11 ottobre 2021

«Esserci o non esserci»? Ad Arezzo torna il Festival dello spettatore

Si intitola «Esserci o non esserci» la sesta edizione del Festival dello spettatore, un appuntamento unico nel panorama nazionale, in programma da mercoledì 20 a domenica 24 ottobre ad Arezzo, per iniziativa della Rete teatrale aretina. Giornate di studi, seminari, workshop, spettacoli di nuova drammaturgia, presentazioni si alterneranno in luoghi diversi della città e del territorio.
La programmazione spazierà dal teatro contemporaneo di Carrozzeria Orfeo, con «Miracoli metropolitani» (mercoledì 20, ore 21, al teatro Petrarca), al monologo eco – sostenibile di Mulino ad arte, con «Mi abbatto e sono felice» (sabato 23, ore 21.30, alle case popolari di via Malpighi), passando per l’originale omaggio dantesco dello spettacolo «Nel mezzo dell’inferno» (da giovedì 21 a domenica 24, dalle ore 9:30 alle ore 22:30 alla sala Sant’Ignazio), ideato da Fabrizio Pallara per CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia e Lac - Lugano arte e cultura. Riservato a uno spettatore per volta, il progetto teatrale pone il pubblico a contatto, grazie all’utilizzo di un casco per realtà virtuale, «con la possibilità – si legge nella sinossi - di un altrove, di una dimensione fantastica che non sia però alternativa e dissociata da quella reale, ma a questa interconnessa, nella convinzione che il fantastico e il virtuale siano immersi nel reale molto più di quanto non si creda».
Grande spazio avrà anche la programmazione dedicata ai più piccoli, promossa in collaborazione con il Festival meno alti dei pinguini, che vedrà in scena «La famiglia Mirabella» della compagnia Il teatro viaggiante (domenica 24, ore 11:30, in piazza Risorgimento), «Il teatro alla finestra» di Nata teatro (venerdì 22, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, in piazza San Jacopo), «Lo sbernecchio del Bubbù» di Pindoc (sabato 23, ore 18:30 e ore 21:30, al teatro Pietro Aretino) e «La bella e la bestia» di Stivalaccio teatro (domenica 24, ore 17.30, al teatro Petrarca). Non mancherà anche nella programmazione riservata ai bambini un omaggio a Dante Alighieri, a settecento anni dalla morte. A portarlo in scena sarà Tommaso Taddei nello spettacolo «Bambini all’Inferno» (mercoledì 20, ore 9, al cinema Odeon) di Renzo Boldrini per Giallo Mare Minimal Teatro, nel quale l’attore si trasformerà in una sorta di Virgilio per «incontrare Paolo e Francesca, Ulisse, diavoli di ogni risma e creature fantastiche e mitologiche di ogni genere».
Fra gli appuntamenti classici del festival ritornerà, poi, il Pullman dello spettatore, che quest’anno porterà il pubblico a Terranova Bracciolini per «Hess» di KanterStrasse Teatro (giovedì 21, ore 19 e ore 21:30, all’auditorium le Fornaci), un appuntamento per non dimenticare gli orrori della Seconda guerra mondiale, e al teatro Verdi di Monte San Savino per la «Cenerentola» di Zaches Teatro (venerdì 22 ottobre, ore 21:30), un viaggio alla scoperta di una delle figure più conosciute delle fiabe, un'eroina dai mille volti, artefice del proprio destino, capace di passare dalla cenere alla corte.
Numerosi sono, poi, all’interno del programma i momenti dedicati alla riflessione sulla figura dello spettatore, ideati con il Festival teatro fra le generazioni: la tavola rotonda «Fare e vedere teatro a scuola nell’era post-pandemica» (mercoledì 20, dalle ore 15:00 alle ore 18:00, all’Aula magna del Liceo Piero della Francesca) e le giornate di studi «Spettacolo dal vivo e linguaggi digitali, un nuovo patto spettatoriale» (giovedì 21, dalle ore 15 alle ore 18:30, al teatro Pietro Aretino) e «Sostenibilità della cultura - Cultura della sostenibilità» (venerdì 22, dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 17:30, al teatro Pietro Aretino). 
Completano la programmazione la presentazione del libro «Lavoro culturale e occupazione» di Franco Angeli editore, con gli autori Antonio Taormina e Valentina Montalto (sabato 23, ore 11, alla libreria Feltrinelli), la proiezione del film «Rastrelli. Arte, teatri e attori al tempo della peste», di e con Andrea Merendelli (domenica 24, ore 17:30, al cinema Eden), il laboratorio «Orme – danze selvatiche e domestiche» (venerdì 22 ottobre, ore 15:30 e ore 17, al Centro Camu), con Sosta Palmizi, e «Spettatori la gran reunion #6», appuntamento nazionale dei gruppi di spettatori in Italia, (sabato 23, ore 14:30, al teatro Pietro Aretino).
Dopo «Lo spettatore digitale», ovvero l’edizione del 2020 interamente dedicata al tema del rapporto tra spettacolo dal vivo e linguaggi e mezzi digitali, il Festival dello spettatore si concentra, dunque, su due tematiche, tra loro connesse: la prosecuzione del percorso sulla «questione digitale», sempre più oggetto di studio dopo la pandemia da Covid-19, che ha rivisitato il nostro modo di vivere, e il rapporto tra cultura e sostenibilità.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Locandina del Festival dello spettatore 2021; [fig. 2] Immagine guida dello spettacolo «Cenerentola» di Zaches Teatro; [fig. 3] Cover dello spettacolo «Nel mezzo dell’inferno»; [fig. 4] Carrozzeria Orfeo in «Miracoli metropolitani»
 
Informazioni utili
segreteria@reteteatralearetina.it,  tel. 331.7880087 | Sito web: festivaldellospettatore.it

sabato 9 ottobre 2021

«Venezia. Infinita avanguardia», al cinema milleseicento anni di storia in Laguna

«Molteplice, labirintica, avvolgente, onirica»: in una parola Venezia. A milleseicento anni dalla sua fondazione, la città continua a essere unica per il suo ambiente urbano - fatto di pietra, terra e acqua -, per la sua storia-leggenda e per la sua identità, un vero e proprio ossimoro, che tiene insieme una formidabile contraddizione: il fascino della decadenza e la frenesia dell'avanguardia.
Al capoluogo veneto è dedicato l’ultimo progetto di NexoDigital e 3D Produzioni: il film «Venezia. Infinita avanguardia», nelle migliori sale cinematografiche italiane dall’11 al 13 ottobre.
Realizzato con la collaborazione, tra gli altri, della Fondazione musei civici di Venezia, del Fai – Fondo per l’ambiente italiano, del teatro La Fenice e di Villaggio Globale International, grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo, il documentario si avvale del soggetto di Didi Gnocchi, della sceneggiatura di Sabina Fedeli, Valeria Parisi, Arianna Marelli e dello stesso  Didi Gnocchi e della regia di Michele Mally.
A consegnarci la memoria della città è Carlo Cecchi, maestro del teatro italiano che ha studiato, conosciuto e lavorato con i grandi intellettuali, registi, letterati e attori della cultura del Novecento. Oltre a lui, nel film, vediamo muoversi per i luoghi più simbolici della città una talentuosa pianista polacca, Hania Rani, tra i fenomeni della scena modern classic internazionale. La giovane donna cerca ispirazione e suggestioni per comporre la colonna sonora del film, in un gioco di rimandi e riflessi tra musei, calli e meraviglie veneziane. A tenere il filo tra questi due diversi sguardi e, soprattutto, tra due differenti generazioni c'è la voce narrante di Lella Costa.
La trama prende avvio dall’immenso patrimonio della città per raccontare i palazzi che ospitano capolavori e oggetti storici, le connessioni artistiche e culturali, i nessi visivi che, viaggiando tra le epoche, vanno a comporre il ritratto di una città futuribile. Scorrono così davanti agli occhi dello spettatore le vedute di Canaletto, le opere di Francesco Guardi, Pietro Longhi, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Vittore Carpaccio, Tiziano, Tintoretto, Veronese. Ma non mancano anche le sculture di Antonio Canova, le fotografie d’epoca di Carlo Naja ed Enrico Fantuzzi, le meraviglie in vetro di Giuseppe Lorenzo Briati, le creazioni contemporanee di Emilio Vedova, gli intarsi di Andrea Brustolon che Balzac soprannominò il «Michelangelo del legno». Ci sono, nel film, anche le variazioni cromatiche dell’inglese William Turner e gli interventi misteriosi di Banksy, uno dei più famosi street artist contemporanei. Si vedono, poi, le strutture architettoniche di luoghi simbolici come il Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Palazzo Fortuny, il Caffè Florian e il teatro La Fenice, uno dei templi della musica più belli al mondo. Si focalizza, infine, l’attenzione sul fascino del Canal Grande e di piazza San Marco, sulle suggestioni della Giudecca e del mercato di Rialto, ma anche sulle luci delle isole lagunari di Torcello e Burano e sull’eleganza del Lido.
Raccontare Venezia - lo spiega bene il film - significa anche avventurarsi in un labirinto di storie, tradizioni e stravaganze, in un percorso che spazia dalle trasgressioni del Carnevale alle meraviglie alchemiche delle antiche fornaci e dei laboratori vetrari di Murano, dalla creatività della Biennale con i suoi focus sulle varie arti al Mose con la relativa emergenza ambientale.
Venezia è anche uno scrigno prezioso di racconti che hanno il sapore della leggenda. Come non associare, per esempio, il nome della città al libertino Casanova e alle sue fughe d’amore, all’eccentrica e imprevedibile Peggy Guggenheim e al suo mecenatismo illuminato, a Carlo Goldoni e alle sue pièce che riformarono la Commedia dell’arte, ma anche a Mariano Fortuny e ai suoi tessuti, a John Ruskin e ai suoi taccuini, a Hugo Pratt e  ai suoi disegni, a Sergej Djagilev e Igor Stravinskij, che scelsero la Laguna per il loro riposo eterno. 
Venezia è, poi, anche una città di figure femminili forti e determinate, ben lontane dalle dame imbellettate che ci consegnano tanti dipinti. Il film le racconta in un percorso che spazia da Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata della storia, alle pittrici Giulia Lama e Rosalba Carriera, dalla principessa Sissi alla marchesa Casati Stampa
Ma sono ancora tante le curiosità che la città custodisce tra le pieghe del suo vissuto e che il documentario narra tra connessioni e suggestioni, dall’arrivo in città del Circo Togni coi suoi elefanti sui ponti storici a Carmelo Bene che legge il Manifesto futurista «Contro Venezia passatista». Il perché di tante sfaccettature è ovvio: la città non si è mai fossilizzata nella conservazione di una sola identità storica, ma ha sempre lasciato che il genio e la creatività dei viaggiatori di passaggio e dei suoi stessi abitanti, con estro e trasgressione, continuassero a reinventarla.
Accanto a questi tanti tasselli di una storia indimenticabile, nel film scorrono le testimonianze di storici dell’arte, urbanisti, sociologi, filosofi, curatori, musicisti, scrittori, giornalisti, artisti, nostri contemporanei. Tra di loro ci sono l’artista e attivista cinese Ai Weiwei, la storica dell’arte Gabriella Belli, l’artista tedesco Anselm Kiefer, lo scenografo Pier Luigi Pizzi, lo storico dell’arte Pierre Rosenberg, la figlia di Arnold Schoenberg e moglie di Luigi Nono Nuria Schönberg e Tiziana Lippiello, rettore dell’Università Ca’ Foscari.
Guardare al passato diventa così un modo per affrontare con più decisione le sfida del futuro, per risolvere le emergenze e i problemi che la città si trova a vivere, continuando a essere all’avanguardia nella cultura, nella creatività ma anche nella sostenibilità. Venezia ha sempre fatto così. Ha sempre guardato avanti, mostrando, di secolo in secolo, la sua voglia di essere una città futuribile. La prova? L’affresco «Il mondo novo» di Giandomenico Tiepolo, conservato a Ca' Rezzonico e scelto per la locandina del film, dove la società veneziana del ‘700, accorsa ad ammirare quella sorta di «lanterna magica» che era il cosmorama, si accalca a stupirsi e a nutrirsi delle meraviglie del mondo che verrà, in un gioco di incastri e di illusioni ottiche. Il futuro è la scommessa di Venezia. 

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venerdì 8 ottobre 2021

#notizieinpillole, le cronache d'arte della settimana dal 4 al 10 ottobre 2021

A TRENTO ALLA RISCOPERTA DI ANNA, UNA DONNA PRIMA CHE SANTA
Una donna anziana con il volto segnato dal peso degli anni. Una nonna riservata che contempla in silenzio il nipotino. Una madre dall’aria mite e dimessa che mostra alla figlia un libro di preghiere. Sono queste le immagini oggi più conosciute di Sant’Anna, per la tradizione cristiana la madre di Maria e la nonna di Gesù. Ma la donna è sempre stata raccontata in questo modo nel corso dei secoli? A questa domanda hanno provato a rispondere Alessandra Galizzi Kroegel e Stefanie Paulmichl con la mostra allestita, fino al prossimo 10 dicembre, al Museo diocesano di Trento.
Il percorso dell’esposizione, intitolata «Anna, la madre di Maria. Culto e iconografia nel Tirolo storico», si apre con una serie di sculture, altari a portelle e tavole dipinte nei primi decenni del Cinquecento, provenienti dal Trentino-Alto Adige e dall’Austria meridionale. Tra gli artisti presenti lungo il percorso ci sono il Meister der Habsburger, Jörg Arzt e Marcello Fogolino. La seconda parte è, invece, raccontata da alcune pale d'altare, firmate, tra gli altri, da Jacopo Ligozzi, Carlo Pozzi e dai fratelli Unterperger, oltre che da una serie di oggetti della devozione popolare soprattutto di ambito Trentino, databili dalla fine del XVI al XVIII secolo.
Ne emerge un ritratto fortemente modificato nel corso dei secoli. Nel tardo Medioevo e soprattutto in epoca rinascimentale Sant’Anna era un modello di emancipazione e successo «Il suo culto – commenta la professoressa Alessandra Galizzi Kroegel - godeva di enorme popolarità tra le classi alte, cui piaceva l’idea di un personaggio che la leggenda voleva facoltoso e a capo di una genealogia ampia e prestigiosa. Poi, con la Riforma e con la Controriforma, questa immagine scomparve del tutto «oppure – racconta ancora la docente trentina - venne «addomesticata» in tanti modi diversi: invecchiandola, imbruttendola, relegandola in secondo piano e soprattutto eliminando i suoi tre mariti», con le due vedovanze, le tre figlie e i sette nipoti.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.museodiocesanotridentino.it/pagine/trento-mostre

[Nella foto: Intagliatore della Germania meridionale Sant’Anna Metterza 1490-1520 circa legno policromo; 63x30,5x21 cm Bressanone, Museo Diocesano - Hofburg, inv. p455 Provenienza: San Giacomo in Valle Aurina, chiesa di San Giacomo]

ROMA: MILENA VUKOTIC RACCONTA EMILIE DU CHÂTELET, «SOPRENDENTE MATEMATICA» E «MERAVIGLIOSA LIBERTINA»
Prosegue con un altro nome importante della scena italiana la programmazione dell’Off/Off Theatre di Roma. Dopo Roberto Herlitzka salirà sul palco di via Giulia Milena Vukotic. Da martedì 12 a domenica 17 ottobre andrà in scena «Milena ovvero Emilie du Châtelet», spettacolo di Francesco Casaretti, per la regia di Maurizio Nichetti, che mette in scena la storia di una grande scienziata che, con le sue scoperte sulla natura della luce, ha addirittura anticipato per certi versi, la «teoria della relatività».
Il monologo, che segna la rinnovata collaborazione tra Nichetti e Vukotic dopo il film «Stefano Quantestorie» del 1993, ci racconta la vita di Emilie du Châtelet che, con il suo intelletto, è stata tra le menti più brillanti del XVIII secolo e la cui «importanza nella storia della scienza - si legge nella sinossi - non è minore di quella che Voltaire ha avuto nella storia della letteratura».
Nata in una famiglia dal rango riconosciuto, vissuta all'interno di un ceto sociale privilegiato, grazie agli incarichi che suo padre aveva alla corte del Re Sole, Luigi XIV, la donna fu stimolata sin dalla tenera età a sviluppare interessi linguistici e scientifici, all'epoca privilegio solo dei rampolli di sesso maschile. Nonostante gli studi, Emilie du Châtelet non limitò le proprie esperienze di vita, talvolta frivole e mondane che, dopo i 16 anni, furono sempre più frequenti. A soli 19 anni sposò il marchese Florent Claude du Châtelet, più grande di lei di più di dieci anni e con cui crebbe tre figli. Eppure, questo non le impedì di vivere amori e intessere relazioni al di fuori del letto coniugale, anche se fu il suo rapporto con Voltaire ad esser ricordato come il sodalizio culturale e sentimentale più importante e duraturo della sua vita.
Prende vita così sul palco, grazie a Milena Vukotic, la storia di una «sorprendente matematica» e di una «meravigliosa libertina».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina http://off-offtheatre.com/.

24 ORE CULTURA, IN LIBRERIA DUE NUOVI TITOLI DELLA COLLANA «ART ESSENTIALS» E LA MONOGRAFIA DI ZANELE MUHOLI Si arricchisce di due nuovi titoli
«Art Essentials», la collana di volumi agili, piccoli ed essenziali di 24 Ore Cultura pensata per gli amanti dell’arte, con l’intento di offrire un’introduzione di prim’ordine alle idee, ai personaggi e alle opere che più hanno influenzato il nostro modo di vivere il mondo. Dal 7 ottobre sono in libreria «Capire l’arte» (brossura 14 x 21,5 cm, 176 pp., € 14,90, Codice ISBN: 978-88-6648-553-7), a cura di Janetta Rebold Benton, e «I simboli dell’arte» (brossura 14 x 21,5 cm, 176 pp., € 14,90, Codice ISBN: 978-88-6648-457-8,) di Matthew Wilson.
Il primo volume è un’utile guida per l’osservazione e la comprensione delle opere. Attraverso esempi tratti da ogni epoca e da tutto il mondo, il volume rivela le principali chiavi di lettura di un lavoro d’arte: dalle tecniche compositive all’uso del colore, dal contesto storico ai significati simbolici. La parte finale del libro è dedicata al racconto di sei artisti diventati icone del loro tempo: Leonardo da Vinci, Rembrandt van Rijn, Vincent van Gogh, Frida Kahlo, Pablo Picasso e Andy Warhol.
L’altro libro guida il lettore nell’affascinante mondo della simbologia nell’arte, spaziando dalle antiche civiltà fino ad artisti dei nostri giorni come Olafur Eliasson e Bill Viola, È così possibile scoprire che significato hanno in un dipinto, in una scultura o in un’installazione contemporanea la raffigurazione di animali, fiori, piante; oggetti e parti del corpo, o ancora cosa rappresentino elementi come l’acqua o il fuoco, gli astri o le costellazioni. Un cane, per esempio, è spesso associato alla fedeltà, la bilancia è legata alla giustizia, mentre il fulmine diventa strumento di punizioni o rivelazioni divine. Ma non sempre l’interpretazione – ci insegna Matthew Wilson - è un processo univoco.
In questi giorni, 24 Ore Cultura porta in libreria anche la prima monografia di Zanele Muholi (Umlazi, Durban, 1972), artista visiva e attivista sudafricana insignita di importanti riconoscimenti internazionali come il Prince Claus Award, il Carnegie Fine Prize e il Chevalier des Arts et des lettres, che ha esposto in importanti musei internazionali come la Tate Modern di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Brooklyn Museum. Dall’esperienza dell’Apartheid alla rivendicazione della blackness fino alla lotta per i diritti Lgbtqi: Zanele Muholi è sempre stata dalla parte dei più deboli come raccontano gli oltre novanta autoritratti fotografici e i contributi firmati esclusivamente da donne (ventiquattro autrici e poetesse, curatrici, performer, femministe e attiviste) racchiusi all’interno del volume «Somnyama Ngonyama – Ave, Leonessa» (cartonato 26,5 x 35,5 cm; 212 pp. corredate da 100 illustrazioni; € 79,90; codice ISBN: 978-88-6648-558-2).
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.24orecultura.com.

«GLASSTRESS», ALL’ ERMITAGE DI SAN PIETROBURGO UNA MOSTRA SUL VETRO DI MURANO
È un omaggio al vetro di Murano quello che propone il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo con la mostra «Glasstress. Finestra sul futuro», che allinea all'interno del General Staff Building – in dieci sale, incluse le monumentali Grand Enfilade e White Hall, così come gli spazi intimi della Courtyard Gallery e della Red Hall – una cinquantina di opere realizzate da artisti contemporanei.
Tra i partecipanti all’esposizione, per la curatela di Dimitri Ozerkov, Yelisei Zakharenkov e Olga Kozhura, ci sono artisti famosi come Ai Weiwei, Renate Bertlmann, Koen Vanmechelen, Michael Joo, Petah Coyne, Mat Collishaw, Laure Prouvost, Ilya ed Emilia Kabakov, Chapman Brothers, Jaume Plensa e Hans Op de Beeck.
Tra le opere più spettacolari della mostra russa, aperta fino al prossimo 31 ottobre, si segnale «Black Chandelier in Murano Glass» di Ai Weiwei, una complessa scultura in vetro composta da teschi, scheletri, ossa di animali, organi interni e parti di granchi. Si tratta una reinterpretazione del classico lampadario in vetro veneziano, che ne ribalta funzioni e significati. L'opera è, infatti, una riflessione dell'artista sul deterioramento del rapporto delle persone con la natura, l'impatto sul mondo animale e il futuro nebuloso dell'umanità.
Ai magnifici lampadari veneziani guarda anche «Babylon» di Joana Vasconcelos, una moltitudine di lunghi tentacoli lavorati a maglia, impreziositi da perline e sfere di vetro, trafitti da decine di lampade a Led, che si intersecano e si intrecciano con grandi elementi rotondi in vetro di Murano.
Altri pezzi di indubbio fascino, selezionati con la collaborazione di Berengo Studio e Fondazione Berengo, sono «The Man Climbing Over the Wall», conosciuta anche come «The Eternal Emigrant» (1995/2004), di Ilya ed Emilia Kabakov e «See No Evil, Hear No Evil, Speak No Evil» di Jaume Plensa, riferimento alla rappresentazione orientale delle tre scimmie sagge, famosa in tutto il mondo.
A proposito della rassegna, il curatore Dimitri Ozerkov ha commentato: «Il veneziano Adriano Berengo ha dato una svolta incredibilmente importante alla storia del vetro moderno di Murano. È riuscito a coniugare la tradizionale industria del vetro con il fenomeno dell'arte contemporanea nella sua versione postmodernista. Ciò gli ha permesso di portare il lavoro con il vetro fuori dalla tradizionale sfera decorativa e delle arti applicate, che era il suo luogo storico, per approdare nella sfera della creatività concettuale».
Il vetro di Murano si è trasformato così da materiale ordinario adatto per realizzare vasi, recipienti per bere, lampadari e bigiotteria a prezioso mezzo creativo per gli artisti di oggi.
Per maggiori informazioni: https://www.hermitagemuseum.org/wps/portal/hermitage

SPETTATORI-ESCURSIONISTI PER «MUSICA IN QUOTA»: FABRIZIO BOSSO SI ESIBISCE A PIANA DI VIGEZZO
È un concerto speciale quello che il festival «Musica in quota» ha organizzato per la mattina di domenica 10 ottobre, nell'incantevole scenario della valle dei pittori, nell'alto Piemonte.Location dell’evento, in programma dalle ore 11:30, è la Piana di Vigezzo, balcone naturale affacciato sulla valle del foliage, a mille e settecento metri d’altezza. In questo luogo incantevole, che può essere raggiunto in cabinovia con partenza da Prestinone di Craveggia o a piedi da località Promez (Toceno), attraverso un sentiero in un bosco di faggio e tra i pascoli degli alpeggi della «Colma», si terrà l’esibizione del trombettista Fabrizio Bosso e del musicista Alberto Gurrisi all'organo Hammond.
In questo live dal titolo «Dal bepop alla canzone», i due artisti – si legge nella nota stampa - «si racconteranno attraverso i brani che più amano, senza distinzione di generi, passando dalla tradizione jazzistica al blues, fino alla canzone italiana dei grandi autori, affrontandoli in totale libertà, dandone la loro personalissima interpretazione».
Il concerto è gratuito, con prenotazione obbligatoria attraverso il portale www.musicainquota.it/registrazioni.
in caso di maltempo l’appuntamento sarà ospitato dal teatro Comunale di Santa Maria Maggiore («l'accesso – fanno sapere gli organizzatori - sarà garantito alle prime 240 persone prenotate attraverso la piattaforma ufficiale e solo se munite di Green pass»).
Per maggiori informazioni, anche sul pacchetto speciale proposto dagli impianti della Piana di Vigezzo, comprensivo di pranzo in quota, è possibile consultare il sito www.pianadivigezzo.it. Per maggiori notizie sull’evento la pagina di riferimento è, invece, www.musicainquota.it

«MILANO GLOBALE», 24 ORE CULTURA PUBBLICA IL NUOVO CATALOGO DEL MUDEC
24 Ore Cultura porta in libreria, giovedì 7 ottobre, «Milano globale. Il mondo visto da qui» (brossura con alette 15 x 22,5 cm, 346 pp. con 200 illustrazioni, € 25,90, Codice ISBN 978-88-6648-537-7), catalogo delle opere e guida al percorso espositivo del Mudec - Museo delle culture di Milano, che offre un viaggio nel mondo dal XVI secolo alla contemporaneità.
Il volume si apre con i saggi di Anna Maria Montaldo e Carolina Orsini, rispettivamente direttrice e conservatrice dell’istituzione milanese, che indagano le ragioni che hanno portato al nuovo allestimento della collezione permanente, dopo sette anni dall’inaugurazione. Attraverso saggi, focus tematici e schede delle opere in mostra, corredate da un ricco apparato iconografico, il volume esplora gli scambi tra Milano, considerata la città più «internazionale» d’Italia, ed Europa, Asia, Africa e Americhe, riflettendo su temi complessi come lo sfruttamento globale delle risorse, l’avvento della società dei consumi, gli imperialismi, i colonialismi e le migrazioni.
Partendo dalle opere esposte in mostra, il libro si divide in cinque sezioni, una per ogni sala espositiva. Il primo capitolo è dedicato a «Milano nel mondo spagnolo» e approfondisce i traffici della città con l’America, grazie ai quali oro, argento e beni di lusso extraeuropei entrano a far parte di collezioni cittadine all’avanguardia come quelle Visconti Borromeo, Ardemanio, Landi, Monti e Settala. Nella seconda sezione, intitolata «La nuova dimensione globale del continente asiatico», viene analizzata la prima età della globalizzazione, che va dalla seconda metà del Quattrocento alla fine del Settecento, e che vede l’Asia come protagonista della manifattura mondiale, i cui prodotti viaggiano in tutto il mondo grazie al ruolo delle Compagnie delle Indie. Il filo narrativo, nella terza sezione intitolata «La corsa all’Africa», subisce una svolta di carattere militare finalizzata al controllo e possesso di sempre più vasti territori non industrializzati. A chiudere il catalogo sono due sezioni intitolate «Verso la città multiculturale» e «Afrodiscendenti nella Milano globale», che raccontano una Milano globale e multiculturale figlia del fenomeno delle migrazioni volontarie, sia dal sud Italia che dall'estero. In particolare l’ultimo capitolo esplora il senso dell’essere milanesi e italiani per le persone afrodiscendenti.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.24orecultura.com.

«ARTE ALLE DONNE», SEI INCONTRI ON-LINE A CURA DELLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
Si intitola «Arte alle donne!» il nuovo corso on-line di storia dell’arte della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia. Dal prossimo 11 ottobre, con un incontro gratuito e aperto a tutti, prenderanno il via sei lezioni su Zoom, riservate ai soci, che ripercorreranno la lotta delle donne contro le convenzioni sociali e il cammino verso l’affermazione del loro valore. In cattedra salirà la professoressa Alessandra Montalbetti della Pinacoteca di Brera, che in questi ultimi anni ha ideato e condotto le Guggenheim Art Classes in presenza e le recenti serie on-line «Incontri» e «L’arte è vita». Le lezioni si dipaneranno nell’arco di due mesi, tutti i lunedì, fino al 22 novembre, sempre a partire dalle ore 19.
Il corso intende porre l’attenzione proprio sulle figure femminili che hanno scritto la storia dell’arte, dal XVI secolo ai giorni nostri. Si spazierà dalle pittrici del passato, come Artemisia Gentileschi, Lavinia Fontana e Fede Galizia, alle protagoniste delle avanguardie storiche, quali Sonia Terk Delaunay e Georgia O’Keeffe, e dell’arte contemporanea, come Louise Bourgeois e Marina Abramović, per arrivare a parlare di celebri critiche d’arte e galleriste, come Lea Vergine, Palma Bucarelli e la stessa Peggy Guggenheim, toccando, infine, figure femminili sconosciute ma protagoniste di celeberrimi capolavori.
In occasione del corso «Arte alle donne!», il museo inizierà una collaborazione con il progetto «Lei - Leadership, energia, imprenditorialità», promosso dall’Università Ca’ Foscari Venezia per favorire l'occupabilità delle giovani donne. Quale avvicinamento al mondo dell'arte al femminile, dieci studentesse iscritte alla laurea magistrale verranno selezionate per partecipare gratuitamente alle sei lezioni. Le giovani selezionate avranno anche modo di prendere parte a tre appuntamenti curati e condotti dall’artista-regista Mattia Berto che si terranno in museo, a porte chiuse, e che ripercorreranno le biografie di alcune artiste le cui opere sono esposte a Palazzo Venier dei Leoni.
In vista della ripartenza della stagione espositiva e dell’inizio delle attività, dall’1 al 17 ottobre, si potrà acquistare la membership card del museo con una riduzione del 20% su tutti i livelli associativi.
I proventi del corso, sotto forma di una liberalità di 75 euro deducibile fiscalmente, sosterranno le iniziative il museo. Per informazioni è possibile chiamare il numero 041.2405429 o scrivere a membership@guggenheim-venice.it.
Il sito internet di riferimento è www.guggenheim-venice.it.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Peggy Guggenheim sui gradini del padiglione greco alla XXIV Biennale d’Arte di Venezia, 1948. © Fondazione Solomon R. Guggenheim, foto Archivio CameraphotoEpoche, donazione Cassa di Risparmio di Venezia, 2005; [fig. 2] Artemisia Gentileschi, «Cleopatra», 1633-35 ca. © Collezione privata / Photo Giorgio Benni 

NEL SENESE UNA MOSTRA SULLA STORIA DELLA LAVORAZIONE DEL TRAVERTINO
È un viaggio nella storia della lavorazione del travertino a Rapolano Terme quello che offre la mostra audiovisiva «Fervet opvs» (venerdì, dalle ore 16 alle ore 19, sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 13 e dalle ore 15 alle ore 19; ingresso gratuito), allestita fino al 30 ottobre nel Museo dell'Antica Grancia e dell'olio a Serre di Rapolano, in provincia di Siena.
La mostra prende spunto, come suggerisce il titolo (tradotto in italiano in «il lavoro ferve»), dalle parole di Virgilio nelle Georgiche incise all’entrata del laboratorio di scalpellini della ditta locale «Le Querciolaie».
Attraverso tre sezioni si puntano i riflettori su un’attività produttiva dai profondi risvolti economici e sociali sul territorio attraverso foto, video, interviste e oggetti. La prima parte racconta la vita dei lavoratori nelle cave dall’inizio del ‘900 fino agli ultimi decenni del secolo scorso, i loro mezzi di trasporto, le lotte sindacali e per la sicurezza sul lavoro, i banchetti delle maestranze e la mensa. La seconda sezione è dedicata ai sistemi di lavorazione della pietra dalla cava al cantiere, trasformati nel tempo da artigianale a industriale con ripercussioni sui posti di lavoro, mentre la terza parte ricorda la scuola di avviamento professionale per gli scalpellini, nata a Serre di Rapolano nel 1941, voluta dal Comune e dagli imprenditori delle cave per formare mano d’opera qualificata e rimasta attiva fino al 1970.
L’esposizione è allestita nell’ambito del progetto «Tradere», avviato nel 2008 dal Comune di Rapolano Terme e dall’associazione culturale Sat, con il supporto della Provincia di Siena, per tutelare la memoria e il valore socioeconomico della lavorazione manuale del travertino a Rapolano Terme. Nel corso degli anni, grazie a questa iniziativa, sono state raccolte circa 3.500 fotografie d’epoca e contemporanee, oltre a testimonianze video di operai e scalpellini dedicate al loro lavoro e alla loro vita prima che la lavorazione della pietra assumesse aspetti industriali.
Per informazioni è possibile scrivere all’indirizzo mail museoanticagrancia@museisenesi.org o contattare l’Ufficio turistico ai numeri 0577.705055 o 0577.724079. 

A TERNI LA PRIMA EDIZIONE DELLA «KID DESIGN WEEK»
«Sette giorni fuori dalle righe in cui sperimentare, incontrare, conoscere, attraverso laboratori, talk, atelier, momenti formativi» tutto ciò che definiamo con il termine creatività: ecco «Kid Design Week», il festival in programma a Terni fino al prossimo 10 ottobre, in vari spazi cittadini come Caos – Centro arti opificio Siri, la Bct – Biblioteca di Terni e le strutture dei Servizi educativi comunali.
Musica, bellezza, corpo, colore, design, mondo sono le parole chiave di questa prima edizione, che vede alla direzione artistica Francesco Maria Giuli e che è stata organizzata anche grazie all’aiuto di Aiap – Associazione italiana design della comunicazione visiva, Adi – Associazione per il disegno industriale e Ied - Istituto europeo di design.
Tra le proposte più interessanti c’è il Colormuro, una grande superficie verticale urbana dove un gruppo di studenti del Liceo artistico «O.Metelli», allestirà durante tutto il festival, un murale permanente sui temi della solidarietà e dell'accoglienza. Alessandro Bonaccorsi proporrà, invece, un workshop sul metodo del «disegno brutto» come strumento di crescita personale e professionale, per far emergere potenzialità creative in grandi e bambini. Mentre Danilo Casertano presenterà la sua «Scuola nel bosco», basata sul metodo educativo dell’outdoor education che considera lo spazio esterno il luogo privilegiato dell’apprendimento. Susanna Odevaine porterà, poi, il pubblico a scoprire i disegni invisibili del movimento per abitare lo spazio e incontrare gli altri attraverso la pedagogia artistica della danza.
In cartellone ci sono anche esperienze musicali di gruppo con l’orchestra dell’improvvisazione e dell’errore del Liceo «Angeloni». Mentre Daniela Riganelli racconterà l’esperienza del progetto «Novamont@Scuola», che contribuisce allo sviluppo di percorsi di educazione ambientale nelle scuole.
Infine, saranno proposte delle «Apple Room» dove far scoprire agli studenti delle scuole cittadine come la realtà aumentata, le App e le nuove tecnologie possano supportarci, in maniera inclusiva, nel far germogliare nuove forme di creatività e di accoglienza.
L’intero programma è visibile sul sito www.kidesignfestival.it.

«SCRIPTA FESTIVAL», «L’ARTE A PAROLE» VA IN SCENA A FIRENZE
A Firenze torna «Scripta Festival. L’arte a parole», che per questa sua quinta edizione ha come sottotitolo l’espressione «Forte movimento» a evocare la potenza tellurica dell’arte, la sua forza capace di propagarsi e di raggiungere tutti, anche pubblici lontani dagli epicentri della cultura. A segnare il debutto del festival, che vede alla direzione artistica Pietro Gaglianò, è stata l’inaugurazione, nella giornata di giovedì 7 ottobre, dell’installazione «La storia», appositamente realizzata dall’artista Vittorio Corsini (1956), per la Libreria Brac.
Seguiranno, da venerdì 8 a domenica 10 ottobre, nove appuntamenti alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella, sede della Fondazione Architetti di Firenze, sul rapporto tra l’arte e le parole degli scrittori.
Il programma di quest’anno vedrà, tra i protagonisti, Laura Pugno, autrice di uno dei testi contenuti nel volume di Vittorio Corsini, «Voci», dedicato al progetto di Peccioli (edito da Gli Ori). Verrà, quindi, dato spazio alla raccolta «Editoriale», voluta e curata da Luca Lo Pinto ed edita da Humboldt, ma anche al testo di Claudio Giunta che ci accompagna, ripercorrendo, sul filo dei ricordi, la storia dello stabilimento Fiat in Unione Sovietica, nel viaggio fotografico di Giovanna Silva nella città russa di «Togliatti» (Humboldt).
Ancora grande attenzione sarà dedicata al teatro e alle pratiche performative con Teresa Macrì e il suo «Slittamenti della performance» (Postmedia Books), e con Roberta Ferraresi, che ha curato la pubblicazione che celebra i cinquant’anni del più importante festival italiano dedicato alle arti della scena in «Santarcangelo 50 Festival» (Corraini).
Il lavoro culturale, le pratiche collettive e la complessità di un mondo sempre in «forte movimento» trovano, invece, voce nei saggi di Lucilla Meloni («Le ragioni del gruppo. Un percorso tra gruppi, collettivi, sigle, comunità nell'arte in Italia dal 1945 al 2000», Postmedia Books), Vincenzo Estremo («Teoria del lavoro reputazionale. Saggio sul capitalismo artistico», Milieu Edizioni) e nel progetto editoriale «COMP(H)OST – Immaginari Interspecie» (Nero) di a.titolo. Chiuderà le tre giornate alla Palazzina Reale Fabio Ciaravella con «Atlante della vergogna. Una seduta psicoanalitica collettiva per l’architettura europea» (LetteraVentidue).
«Scripta Festival» proseguirà nei successivi due fine settimana. Il 16 ottobre, al circolo Sms di Peretola, la regista e attrice Chiara Lagani presenterà «La mia battaglia» (Einaudi), testo scritto a quattro mani con Elio Germano. Il 23 ottobre, alla Cdp Il Progresso, si terrà un incontro con l’artista Fausto Gilberti, autore di una fortunata serie di volumi illustrati per i tipi di Corraini sulle vite dei grandi nomi dell’arte contemporanea, l’ultimo dei quali è dedicato a Keith Haring. Nella stessa giornata l’autore terrà anche un laboratorio di illustrazione.
Completano il programma un laboratorio di cianotipia con Fargo (dal 9 al 16 ottobre) e un simposio di disegno aperto a tutti, senza maestri senza allievi, con Francesco Lauretta e Luigi Presicce (9 ottobre).
Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito; per partecipare è possibile scrivere a scriptafestival@gmail.com.

«VISION», AL VIA LA PRIMA EDIZIONE DELLA «MILAN GLASS WEEK»
Il vetro è andato in scena a Milano. Da martedì 4 a venerdì 8 ottobre la città ha ospitato, in occasione della ventiduesima edizione di «Vitrum» a FieraMilano Rho (Padiglioni 22-24), la prima edizione di «Vision Milan Glass Week», fuori salone che ha coinvolto il pubblico, anche dei non addetti ai lavori, con esposizioni, laboratori per ragazzi, incontri, musica e spettacoli.
Piazza Gae Aulenti è stato l’epicentro della manifestazione, che ha coinvolto anche sei musei, dodici glass building e altri ventisei luoghi della città, fra i quali gli showroom Barovier&Toso, Memphis, OminDecor, Reflex e Veterie di Empoli e i laboratori La Vetraia, Unique Home, Dossena, VetrHobby e Vetrogioielli.
L’installazione «Il mostro della laguna», nata dalla collaborazione tra ila Consorzio Promovetro Murano e Forme d’Acqua Venice Fountains, è stata l’opera più simbolica di questa prima edizione, intitolata «Vision: focusing on a sustainable future». Si tratta di un’inusuale creatura marina disegnata da Simona M. Favrin, con un’epidermide di vetro, realizzata dal maestro Nicola Moretti, che ricopre uno scheletro in acciaio e un’innovativa anima tecnologica.
Insieme a eventi speciali ideati in tutta la città dalle realtà milanesi legate al vetro di design, ci sono state visite guidate lungo «La via dei vetri antichi», ovvero ai musei Archeologico, Bagatti Valsecchi, Poldi Pezzoli e delle arti decorative al Castello Sforzesco, nonché all’antiquarium Alda Levi, riaperto per l’occasione (per tutte le visite è obbligatoria la prenotazione, fino a disponibilità posti promozione@storiadelvetro.it).
La Milan Glass Week ha, poi, dedicato a bambini e ragazzi laboratori creativi gratuiti (con prenotazione obbligatoria) che mirano a far conoscere in maniera non convenzionale il vetro. C’è stato anche un party on the road in venti bar e ristoranti cittadini, che hanno proposto trenta opere a tema, tra le quali una batteria musicale in vetro.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.glassweek.it.

VENEZIA, A PALAZZO GRASSI APPRODA L'INTERNATIONAL FESTIVAL OF FILMS ON ART DI MONTREAL
Approda a Venezia «The International Festival of Films on Art (Fifa)», la rassegna filmica dedicata alle arti visive, performative, mediali, all’architettura e alla vita degli artisti, attiva a Montreal da circa quarant’anni e diretta da Philippe Del Drago. Da giovedì 7 a domenica 10 ottobre il teatro di Palazzo Grassi ospita la prima edizione italiana del festival, proponendo un cartellone di sedici titoli tra corto e lungometraggi internazionali.
La rassegna è partita giovedì 7 ottobre, alle ore 18, con un’introduzione d’eccezione: il direttore artistico Philippe Del Drago ha incontrato il pubblico lagunare per presentare la rassegna e i suoi obiettivi. Si è proceduto, poi, con la proiezione di cinque titoli. «Mobilize» di Caroline Monnet ha condotto alla scoperta del Canada più selvaggio; mentre «Le pomme» di Katherine Nequado ha raccontato il desiderio di lasciare la propria comunità per provare a scrivere un nuovo futuro partendo alla conquista della città. Sono, stati poi, in agenda «Bookanima: Andy Warhol» di Shon Kim, «Symposium / In the Distance» di Luigi Capasso, un vero e proprio inno alla tavola mediterranea, e «J’ai retrouvé Christian B.», ricordo di Christian Boltanski composto da Alain Fleischer.
Venerdì 8 ottobre si sono avvicendati sullo schermo del Teatrino altri tre titoli: «Over the top» di Justine Cappelle, «Wearing my culture» di Olivia Lya Thomassie, sui significati profondi dei capi di abbigliamento, e «Mary Bauermeister – One and One Is Three», omaggio alla madre del movimento Fluxus.
Sabato 9 ottobre si comincerà con «Nikamowin» di Kevin Lee Burton, dedicato alla lingua della popolazione indigena Cree legata alle tradizionali danze narrative. Dal Canada ci si sposterà in Europa Orientale con «Body Place Image» di Gigisha Abashidze, che porterà in scena undici artisti georgiani ritratti durante il processo di creazione di un’opera per il Khidi, uno dei club tecno di Tbilisi. Sono, poi, in programma «[The Black Man in the Cosmos]» di Kitoko Diva e «Playback» di Agustina Comedi, che racconta, attraverso la testimonianza di La Delpi, l’epopea delle Kalas, un gruppo di amiche transgender e drag queen che animavano le notti argentine esibendosi in playback. Il cartellone della giornata terminerà con «We Are Not Princesses» di Bridgette Auger e Itab Azzam, ambientato in un campo profughi libanese, con protagoniste quattro donne di origini siriane con una passione per l’Antigone di Sofocle.
Domenica 10 ottobre si inizierà con «The Walking Man» di Giulio Boato e Lorenzo Danesin, una visione in soggettiva che rivela le enormi contraddizioni che caratterizzano Roma. Ci si ritroverà, poi, catapultati negli anni Trenta con «Betty Boop Forever» di Claire Duguet. Infine, si vedrà il film «Comme une vague» di Marie-Julie Dallaire, un omaggio alla musica che è anche un tour lungo alcuni dei centri di produzioni più prestigiosi al mondo: da Montréal a Cremona, passando per la Svezia, il Messico e la West Coast americana, alla scoperta di scienziati e artisti che spiegano il legame fondamentale tra ritmo, musica, pianeta, cervello, vita quotidiana e umanità.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.palazzograssi.it.

martedì 5 ottobre 2021

A Triennale Milano Teatro dieci spettacoli per uno «sguardo sul mondo»

Danza, teatro, performance, ma anche musica per interrogarsi sul senso della nostra epoca: ecco quanto propone Triennale Milano Teatro con la sua nuova stagione. Umberto Angelini, il direttore artistico, ha scelto dieci spettacoli, con alcune delle figure più interessanti del panorama nazionale e internazionale, per il «ritorno del teatro in presenza» a Palazzo dell’arte. «Lo sguardo sul mondo» è il titolo che fa da filo rosso tra gli appuntamenti in programma da ottobre a dicembre.
A inaugurare la stagione, la cui fruizione degli spettacoli sarà agevolata grazie ai sovratitoli in doppia lingua (italiano e inglese), la cui leggibilità è pensata sulla base di necessità specifiche delle persone sorde e ipoacusiche, sarà una serata musicale. Mercoledì 6 ottobre, alle ore 19, Radio Raheem proporrà un set live dal titolo «A New Season», con Jolly Mare (alias di Fabrizio Martina), in duo con il chitarrista e compositore Francesco Neglia. Durante l’opening, il pubblico potrà scoprire le sonorità dei due ultimi album dell’artista: «Epsilon» e «Logica Natura».
Sotto i riflettori salirà, quindi, in prima nazionale, lo spettacolo «3 annonciations» del regista e coreografo francese Pascal Rambert (12 e 13 ottobre), con protagoniste tre intense attrici internazionali - Silvia Costa, Barbara Lennie e Audrey Bonnet – che interpreteranno a turno, ognuna nella propria lingua, l’Arcangelo nel momento dell’Annunciazione alla Vergine, proponendo un percorso attraverso tre differenti luoghi e tempi della storia, che spazia dal Quattrocento italiano a un futuro remoto e solo immaginato, passando per la Semana Santa spagnola.
Sarà, poi, la volta di «Cleopatràs» di Giovanni Testori, nella rilettura di Valter Malosti e Anna Della Rosa (dal 15 al 17 ottobre). «Di fronte allo spettatore, - si legge nella sinossi - va in scena l’ultima ora di vita di una regina, gran signora, menagèr, star al tramonto di una vita grandiosa, alla quale sfilano davanti agli occhi le immagini e i suoni salienti di una vita piena di eros, di amore, di soldi, di passione e anche di tenerezza».
La sala farà, quindi, da scenario a «JazzMi» (dal 21 al 31 ottobre), festival che per il sesto anno consecutivo porterà in città il meglio del jazz internazionale, mantenendo la sua formula vincente fatta non solo di musica, ma anche di uno storytelling che racconta le trasformazioni di Milano attraverso concerti, divulgazione e condivisione.
Il cartellone proseguirà con l’attesissimo debutto milanese di «Tutto brucia» (dal 4 al 6 novembre) dei romagnoli Motus, da trent’anni tra i massimi protagonisti della ricerca internazionale. Il titolo del nuovo lavoro della formazione guidata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò evoca le parole di Cassandra nella riscrittura delle «Troiane» di Jean Paul Sartre, un’espressione che già di per sé mette a nudo la traiettoria del progetto che, dopo il viaggio dentro l’Antigone, prosegue lo scavo fra le più scomode figure femminili del tragico. Al centro dello spettacolo – si legge nella sinossi - «ci sono il dolore e lo strazio del lutto, che, fuori dalla sfera personalistica, aprono una questione fortemente politica: quali sono i corpi da piangere e quali no?
Quali forme abbiamo a disposizione per esprimere il lutto, il dolore della perdita (o anche la separazione dal proprio luogo d’origine, come avviene per le comunità diasporiche)?». Difficile provare a rispondere a queste domande – spiegano i Motus - senza pensare ai migranti morti in mare o ai corpi sepolti senza un saluto durante il primo lockdown per la pandemia da Covid- 19.
Completano il cartellone della stagione altri tre spettacoli: il visionario «Imitation of life» di Kornél Mundruczó / Proton Theatre (26 e 27 novembre), sull’inesorabilità del destino, «Paradiso» di Virgilio Sieni (1 e 2 dicembre), che traduce nella dolcezza del gesto il messaggio dantesco, e il nuovo «Hamlet» di Dewey Dell (15 e 16 dicembre), sul tema dell’identità.
Quella che prende il via il prossimo 6 ottobre è anche la prima stagione che vede Romeo Castellucci, uno dei più importanti artisti contemporanei, Grand Invité di Triennale. A partire dal teatro, la collaborazione continuerà fino al 2024 toccando i molteplici ambiti di azione del regista, abbracciando le diverse attività di Triennale e dando così vita a una sinergia unica. 
La collaborazione inizierà con lo spettacolo «Bros» (dall’11 al 14 novembre), un esame profondo della responsabilità individuale e collettiva e del nostro rapporto con la legge, e proseguirà con la proiezione del trittico «La Divina Commedia. Inferno, Purgatorio, Paradiso» (5 dicembre), proposto nel 2008 per il Festival d’Avignon e definito dal quotidiano francese «Le Monde» «una tra le dieci produzioni culturali che hanno segnato il primo decennio del Duemila, accanto all’opera «Split-Rocker» dell’artista visivo Jeff Koons e al romanzo «La Strada di Cormac» McCarthy».
Castellucci sarà, inoltre, impegnato nel percorso formativo «Nascondere». Il progetto, realizzato in collaborazione con la Direzione generale Creatività contemporanea del MiC, invita un gruppo di professionisti e studenti nel campo delle arti contemporanee, selezionati attraverso una call pubblica, a misurarsi con personalità provenienti da differenti ambiti artistici con l’obiettivo di individuare una differente modalità di progetto formativo trasversale alle discipline della creatività e prevede una testimonianza finale aperta al pubblico.
All’intera stagione sottende, dunque, una domanda utile quanto necessaria: «qual è la relazione fra spazio poetico e vita?». I temi del contemporaneo finiscono così sotto i riflettori, il tutto con uno scopo: «il tentativo, impossibile ma necessario, di restituire l’irriducibile complessità del presente» attraverso i linguaggi dell'arte.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Dewey Dell, Hamlet © John Nguyen; [fig. 2] Pascal Rambert, 3 annonciations © Marc Domage; [fig. 3] Virgilio Sieni, Paradiso © Renato Esposito; [fig. 4] Romeo Castellucci, Divina Commedia © Luca Del Pia; [figg.5 e 6] Motus, Tutto Brucia © Vladimir Bertozzi

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lunedì 4 ottobre 2021

Da «Jackie» ai Familie Flöz: al via la nuova stagione del Menotti di Milano

«È solo un nuovo inizio»
: è questo lo slogan che il teatro Menotti di Milano ha scelto per la sua stagione 2020-2021, non quella della ripartenza, perché di fatto la sala non si è mai veramente fermata, ma quella - dichiarano gli organizzatori - della «straordinaria normalità», con un pubblico che supera le residue e legittime paure per l’attuale situazione sanitaria e, si spera, con il ritorno alla capienza totale degli spazi della cultura.
Ventuno titoli tra produzioni e spettacoli ospiti, un festival internazionale, due focus sul teatro di Saverio La Ruina e di Alessandro Benvenuti, oltre centocinquanta alzate di sipario sono i numeri della nuova offerta cultura della sala, oggi intitolata al mecenate Filippo Perego.
Musica e parole, comicità d’autore, impegno civile, classici rivisitati compongono il cartellone, al quale fa da «epigrafe» una frase di Calderòn de la Barca, tratta da «La vita è sogno»: «¿Qué es la vida? Una ilusión, una sombra, una ficción», «Che cosa è la vita? Un’illusione, un’ombra, una finzione».
La vita – raccontano al teatro Menotti - è un’illusione come quella che hanno messo in scena i ballerini volanti di «No Gravity» con il loro omaggio a Dante Aligheri, nello spettacolo di apertura della stagione, ed è un’ombra come dimostra l’esistenza di Jackie, ovvero Jacqueline Lee Kennedy Onassis, sotto i riflettori, dal 6 al 17 ottobre, con un testo teatrale del premio Nobel Elfriede Jelinek, nell’interpretazione di Romina Mondello e con la regia di Emilio Russo.
Ma la vita è anche finzione, realtà che diventa teatro per farci riflettere con occhi nuovi su ciò che ci circonda. Ecco così che la stagione del Menotti proseguirà con Saverio La Ruina, attore calabrese tra i più premiati della scena italiana, il cui teatro potente e necessario, frutto di una sapiente unione tra parole ed emozioni, sarò in cartellone dal 19 al 31 ottobre. Il focus sull’artista, più volte vincitore dei premi Hystrio e Ubu, si articola in quattro appuntamenti: la prima nazionale di «Da Saverio e Chadli vs Mario e Saleh», spettacolo sul tema dell’immigrazione (dal 19 al 24 ottobre), e «Dissonorata. Un delitto d’onore in Calabria» (26 e 27 ottobre), «La Borto» (28 e 29 ottobre) e «Polvere» (30 e 31 ottobre), tre testi in cui domina la figura della donna vittima dell’egoismo maschile.
Il cartellone prevede, poi, la due giorni di OnStage! Festival, che il 9 e il 10 novembre porterà sul palco del Menotti tre produzioni made in Usa: «When We Went Electronic» di Caitlin Saylor Stephens , un miscuglio psicotropico che descrive l’esperienza della sopravvivenza allo stupro, «The Lost Sock Laundry» di Ivan Faute, sulla tematica dell’integrazione razziale, e «In Their Footsteps» di Ashley Adelman, con cinque storie di donne soldato raccolte che mostrano una visione della guerra al femminile.
Seguirà, quindi, lo spettacolo «Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti» (11-21 novembre), un’immersione leggera e stravagante nel mondo del Bardo, un omaggio divertito e divertente al grande drammaturgo seicentesco, che vedrà in scena Fabrizio Checcacci, Roberto Andrioli e Lorenzo Degl’Innocenti.
I riflettori saranno, quindi, puntati su Alessandro Averone, protagonista dal 25 novembre al 5 dicembre dello spettacolo «Metti, una sera a teatro» di Lawrence Casler, commedia situazionale contemporanea, ironica e tagliente, che prende spunto dalla messa in scena dell’«Amleto» di Shakespeare per raccontare, tra una caramella scartata e una costante disattenzione a ciò che avviene sul palco, la vita di tutti i giorni.
Sarà, poi, la volta dello spettacolo «Cronache del bambino anatra» (8-10 dicembre) di Sonia Antinori, riflessione sulla dislessia, e di «Far finta di essere sani» (14-31 dicembre), con i monologhi e le canzoni indimenticabili di Giorgio Gaber, nell’interpretazione di Andrea Mirò, Enrico Ballardini e Musica da Ripostiglio.
Il 2022 si aprirà con «Fuga dall’Egitto» (7-16 gennaio) di Miriam Selima Fieno e Nicola Di Chio, che affronta un tema doloroso come le violenze e persecuzioni del regime nell’Egitto contemporaneo. A salire sul palco del Menotti sarà, poi, David La Rible con «Il clown dei clown» (29 e 30 gennaio), uno spettacolo che guarda alla lezione di Charlie Chaplin e che vanta tra i suoi ammiratori Nicola Piovani, Charles Aznavour, Sandra Bullock, Francis Ford Coppola e Steven Soderbergh.
Donatella Finocchiaro, con Claudia Potenza e Luana Rondinelli, sarà, invece, la protagonista di «Taddrarite - Pipistrelli» (1-6 febbraio), il racconto di una veglia funebre che diventa occasione per parlare di violenze che non si è mai osato confessare.
Ritornerà, quindi, in scena «Possiamo salvare il mondo prima di cena» (8-20 febbraio), testo di Jonathan Safran Foer con il Collettivo Menotti, nel quale viene raccontata, con straordinario impatto emotivo, la crisi climatica del nostro pianeta alternando, in modo originale, storie di famiglia, ricordi personali, episodi biblici, dati scientifici e suggestioni futuristiche.
Si parlerà anche di morte con «L’uomo dal fiore in bocca» (22-27 febbraio) di Luigi Pirandello, nell’adattamento di Francesco Zecca, con Lucrezia Lante Della Rovere nella parte della donna vestita di nero, una figura femminile muta e dolorante a cui è rimasta una sola cosa: «attaccarsi così, con l’immaginazione alla vita».
Il palcoscenico sarà, quindi, tutto di Alessandro Benvenuti, in cartellone con un tris di spettacoli «Chi è di scena» (dal 4 al 6 marzo), «Panico ma rosa: diario di un non intubabile» (dall'8 all'11 marzo), sul primo lockdown del 2020, e «Un comico fatto di sangue» (12 e 13 marzo).
Mentre la compagnia della Fortezza di Volterra presenterà il suo ultimo spettacolo: «Naturae» (dal 17 al 20 marzo 2022), per la regia e la drammaturgia di Armando Punzo, dove a dominare saranno illusioni, ombre, finzioni. Infine, ritornerà sul palco del Menotti la compagnia Familie Flöz con due spettacoli caratterizzati dalle sue tipiche atmosfere cariche di misteriosa comicità: «Teatro Delusio» (dal 22 al 27 marzo) e «Feste» (dal 29 marzo al 3 aprile). Il pubblico potrà così veder riaprire il loro baule senza fondo e senza fine di meraviglie, stupore, poesia, divertimento e tenerezza. E ancora una volta, prima della chiusura del sipario, l’«illusione», l’«ombra» e la «finzione» animeranno il palco, raccontando la vita che si fa teatro e il teatro che si fa vita.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] «Feste» dei Familie Flöz. Foto di Simon Wachter; [fig. 2] Lucrezia Lante Della Rovere; [fig. 3] Romina Mondello. Foto di Maf Studio: [fig. 4] «Le opere complete di William Shakespeare in 90 minuti». Foto di Marco Borrelli; [fig. 5] Donatella Finocchiaro, con Claudia Potenza e Luana Rondinelli; [fig. 6] Alessandro Benvenuti. Foto di Carlotta Benvenuti; [fig. 7] Saverio La Ruina

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