Venezia è, nel mondo, sinonimo di vetro. E’ di questi giorni, per esempio, la notizia che, in occasione della mostra Venice: Canaletto and his rivals, la National Gallery di Londra aprirà uno spazio dedicato al celebre manufatto muranese, con diciotto pezzi realizzati per l’occasione da altrettante aziende italiane. Si rivela, dunque, di sicuro appeal la nuova proposta del Premio Arte Laguna: una residenza per artista, della durata di un mese, presso l’importante scuola Abate Zanetti di Venezia.
L'iniziativa rappresenta un’occasione unica per conoscere e approfondire le tecniche di lavorazione del vetro in un luogo che è custode di tradizioni millenarie e di abilità tecnica, ma che è anche punto d'incontro per chi si occupa dei temi dell'avanguardia artistica e del design.
La residenza a Venezia culminerà con un’esposizione finale che racconterà il lavoro e il percorso realizzato dall’artista prescelto nell’arco del suo soggiorno. Al riconoscimento speciale, le cui iscrizioni si chiuderanno il prossimo 28 ottobre, possono prendere parte tutti i candidati alle altre sezioni del Premio Arte Laguna, che abbiano presentato almeno due opere.
In Laguna, le occasione per talenti esordienti non terminano qui. Dalla Fondazione Bevilacqua La Masa giungono, infatti, altre due opportunità: i bandi per la novantaquattresima collettiva giovani artisti e per l'assegnazione di dodici atelier della durata di un anno.
Il primo concorso è dedicato a residenti o domiciliati nel Triveneto, regolarmente iscritti ad Accademie di Belle Arti o a istituti universitari delle regione, con un’età compresa tra i 18 e i 35 anni. Gli artisti concorrenti dovranno presentare personalmente le proprie opere (tassativamente non più di due, ma di qualsiasi tecnica artistica) presso la sede della fondazione, a Palazzetto Tito, nei giorni giovedì 18, venerdì 19 e sabato 20 novembre. Una commissione sceglierà, tra i lavori presentati, quelli ritenuti meritevoli di essere esposti in una collettiva che si svolgerà, presso la sede della Galleria di Piazza San Marco, dal 19 dicembre al 23 gennaio 2011. Ai tre autori giudicati più meritevoli saranno, inoltre, attribuite una borsa di studio del valore di 3.000,00 euro e due borse di studio del valore di 1.500,00 euro messe a disposizione dalla Fondazione Bevilacqua La Masa. Stessi requisiti valgono per chi volesse disegnare l’immagine grafica della novantaquattresima collettiva giovani artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa. In questo caso, i progetti dovranno essere presentati in scala non inferiore a 1:5, su fogli A/4 (cm. 21 x 30). Il vincitore verrà premiato con la somma di 800,00 euro e vedrà la sua immagine riprodotta sul manifesto, sugli inviti e sulla copertina del catalogo della Collettiva 2010.
Dalla fondazione veneziana giunge, poi, anche un bando in conformità con quanto disposto nel testamento olografo della duchessa Felicita Bevilacqua La Masa: l’assegnazione a dodici giovani artisti meritevoli di uno spazio a Venezia presso il complesso dei SS Cosma e Damiano alla Giudecca e presso Palazzo Carminati a San Stae, da adibire a studio per la durata di un anno.
Per partecipare alla selezione, i richiedenti dovranno avere un’età compresa tra i 18 e i 35 anni alla data del presente bando, risultare residenti o domiciliati per motivi di lavoro o di studio nel Triveneto, disporre di redditi in misura non superiore a 10.000,00 euro lordi ed essere iscritti all’Archivio Artisti della Fondazione Bevilacqua La Masa. Le domande dovranno pervenire entro il 16 dicembre 2010.
Per saperne di più
http://www.premioartelaguna.it/
http://www.bevilacqualamasa.it/
Notizie utili
Premio Internazionale Arte Laguna. c/o Arte Laguna, via Roma, 29/A - 31021 Mogliano Veneto (Treviso), tel. (+ 39)041.5937242, fax (+39)041.8627948, info@premioartelaguna.it.
Bandi di concorso per la 94esima Collettiva Giovani Artisti e per l’assegnazione degli Atelier. Fondazione Bevilacqua La Masa, Dorsoduro 2826 -30123 Venezia, tel. (+39)041.5207797, fax (+39)041. 5208955.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
martedì 12 ottobre 2010
martedì 29 giugno 2010
Ritorna in Italia il «Salvator Mundi» di Carpaccio
Trova casa nel Bresciano, nella cittadina di Carzago di Calvagese, la prima opera firmata da Vittorio Carpaccio (Venezia, 1465 circa – 1525/1526). La preziosa tavola giovanile, raffigurante il Salvator Mundi tra quatto santi, sarà esposta al pubblico presso la Fondazione Luciano e Agnese Sorlini, ricca pinacoteca nei pressi del lago di Garda, al cui interno sono conservati dipinti, soprattutto d’arte lombarda e veneta e in particolare del Sei e Settecento.
La prestigiosa tavola, che reca visibile l’iscrizione del cognome dell’artista nella forma veneziana originaria, «Vetor Scarpazo», andrà così ad arricchire l’elegante quadreria del seicentesco palazzo di Carzago di Calvagese, nella quale sono visibili, tra l’altro, grandi maestri come Bellini, Veronese, Canaletto o Tiepolo, che hanno contribuito allo splendore artistico della Serenissima.
L’opera di Carpaccio, acquistata nel 2009 da un collezionista privato di Londra, ha conosciuto diversi passaggi di proprietà, a partire dalla fine dell’800, quando la sua presenza venne documentata a Venezia presso il conte Antonio Contin di Castelseprio, ingegnere idraulico impegnato nella risistemazione del Lido. Alla morte di questi, come ha ricostruito Enrico Maria Dal Pozzolo, il dipinto passò a Firenze, presso il celebre antiquario Elia Volpi, e, in breve, divenne proprietà del banchiere inglese Thomas Brocklebank. Nel 1938, la tavola venne, quindi, acquistata dallo storico d’arte russo Vitale Bloch, per poi passare nella prestigiosa collezione del conte Alessandro Contini Bonacossi. Qui rimase fino al 1986, quando venne venduta a un collezionista di New York, volando, in seguito, in una raccolta londinese.
Sicura e illustre, dunque, la provenienza del dipinto di Carpaccio, mentre è ancora dibattuta la data d’esecuzione. Il Berenson collocò la realizzazione della tavola intorno al 1480, sulla scia della prima monografia del corpus carpaccesco, a cura di Giuseppe Fiocco, nella quale venivano evidenziati i raccordi con l’arte di Gentile Bellini, Marco Marziale e Antonello da Messina. Successivi studiosi, sottolineando di volta in volta l’«antonellismo convinto e militante» o la solennità e severità dell’impianto «in sintonia con la reinterpretazione umanistica del mondo antico, proposta […] da Tullio Lombardo», hanno teso a spostarne la datazione di qualche anno: tra il 1485 e il 1490.
La recente campagna di riflettologia effettuata del laboratorio Laniac dell’Università di Verona ha dato ragione a quest’ultima ipotesi, datando l’esecuzione della tavola in prossimità dell’Arrivo degli Ambasciatori a Colonia, dipinto nel 1490, e del Polittico di San Martino al Museo d’arte sacra a Zara, realizzato tra il 1487 e il 1493. Questo studio ha, inoltre, confermato la presenza di alcuni vecchi restauri e un pentimento nell’area della mano che sorregge il globo, ha anche confermato la congruità della iscrizione con la firma, l’alta qualità del disegno sottostante, soprattutto nelle teste dei santi.
Un ottimo acquisto, dunque, quello della Fondazione Sorlini che con questa tela, ammirata in Italia solo nel 1963, in occasione della rassegna monografica al Palazzo Ducale di Venezia, regala al suo pubblico una tela fondamentale per il racconto del passaggio tra il Quattrocento e la stagione rinascimentale della Grande maniera.
Informazioni
Fondazione Luciano e Agnese Sorlini, piazza Roma, 1 - Carzago di Calvagese (Brescia). Orari: giovedì pomeriggio, dalle 14.30 alle 18.00 (previa prenotazione). Informazioni: tel. 030.601031(esclusi sabato e domenica) o info@fondazionesorlini.com. Sito Web: www.fondazionesorlini.com.
La prestigiosa tavola, che reca visibile l’iscrizione del cognome dell’artista nella forma veneziana originaria, «Vetor Scarpazo», andrà così ad arricchire l’elegante quadreria del seicentesco palazzo di Carzago di Calvagese, nella quale sono visibili, tra l’altro, grandi maestri come Bellini, Veronese, Canaletto o Tiepolo, che hanno contribuito allo splendore artistico della Serenissima.
L’opera di Carpaccio, acquistata nel 2009 da un collezionista privato di Londra, ha conosciuto diversi passaggi di proprietà, a partire dalla fine dell’800, quando la sua presenza venne documentata a Venezia presso il conte Antonio Contin di Castelseprio, ingegnere idraulico impegnato nella risistemazione del Lido. Alla morte di questi, come ha ricostruito Enrico Maria Dal Pozzolo, il dipinto passò a Firenze, presso il celebre antiquario Elia Volpi, e, in breve, divenne proprietà del banchiere inglese Thomas Brocklebank. Nel 1938, la tavola venne, quindi, acquistata dallo storico d’arte russo Vitale Bloch, per poi passare nella prestigiosa collezione del conte Alessandro Contini Bonacossi. Qui rimase fino al 1986, quando venne venduta a un collezionista di New York, volando, in seguito, in una raccolta londinese.
Sicura e illustre, dunque, la provenienza del dipinto di Carpaccio, mentre è ancora dibattuta la data d’esecuzione. Il Berenson collocò la realizzazione della tavola intorno al 1480, sulla scia della prima monografia del corpus carpaccesco, a cura di Giuseppe Fiocco, nella quale venivano evidenziati i raccordi con l’arte di Gentile Bellini, Marco Marziale e Antonello da Messina. Successivi studiosi, sottolineando di volta in volta l’«antonellismo convinto e militante» o la solennità e severità dell’impianto «in sintonia con la reinterpretazione umanistica del mondo antico, proposta […] da Tullio Lombardo», hanno teso a spostarne la datazione di qualche anno: tra il 1485 e il 1490.
La recente campagna di riflettologia effettuata del laboratorio Laniac dell’Università di Verona ha dato ragione a quest’ultima ipotesi, datando l’esecuzione della tavola in prossimità dell’Arrivo degli Ambasciatori a Colonia, dipinto nel 1490, e del Polittico di San Martino al Museo d’arte sacra a Zara, realizzato tra il 1487 e il 1493. Questo studio ha, inoltre, confermato la presenza di alcuni vecchi restauri e un pentimento nell’area della mano che sorregge il globo, ha anche confermato la congruità della iscrizione con la firma, l’alta qualità del disegno sottostante, soprattutto nelle teste dei santi.
Un ottimo acquisto, dunque, quello della Fondazione Sorlini che con questa tela, ammirata in Italia solo nel 1963, in occasione della rassegna monografica al Palazzo Ducale di Venezia, regala al suo pubblico una tela fondamentale per il racconto del passaggio tra il Quattrocento e la stagione rinascimentale della Grande maniera.
Informazioni
Fondazione Luciano e Agnese Sorlini, piazza Roma, 1 - Carzago di Calvagese (Brescia). Orari: giovedì pomeriggio, dalle 14.30 alle 18.00 (previa prenotazione). Informazioni: tel. 030.601031(esclusi sabato e domenica) o info@fondazionesorlini.com. Sito Web: www.fondazionesorlini.com.
lunedì 28 giugno 2010
Roma, una notte di luci e colori con la Girandola
«Pare che tutte le stelle del cielo caschino in terra»: così l’incisore Ambrogio Brambilla, nel 1579, descriveva la Girandola di Castel San’Angelo, cerimonia di luci, spari, mortaretti, colpi di cannone e fuochi d’artificio, che, per secoli, incantò le rive del Tevere e il cuore sacro di Roma.
Andato in disuso con l’unità d’Italia, questo fantasmagorico spettacolo pirotecnico, considerato una vera e propria «maraviglia del tempo», è stato riportato alla luce lo scorso anno grazie a un minuzioso lavoro di ricerca del Gruppo IX Invicta. E lunedì 28 giugno, in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, ritornerà ancora una volta ad incantare la Città eterna. L’appuntamento è fissato per le 21.30; i migliori punti di avvistamento saranno il lungotevere Tor di Nona, il lungotevere Altoviti, ponte Vittorio Emanuele II, ponte Principe Amedeo Savoia Aosta, ponte Umberto I e via Banco Spirito.
Immortalata nelle stampe del Piranesi e dai grandi pittori del passato, raccontata dal poeta romano Gioacchino Belli e da Charles Dickens, la Girandola di Castel Sant’Angelo si ritrova già nei racconti dei maestri delle celebrazioni liturgiche dei papi di un tempo, come ad esempio Paride De Grassis, il Servanzio ed il Mucanzio, vissuti tra il 1500 e il 1600.
«Oggi, grazie a un apparato tecnologico sofisticatissimo, che si avvale di centraline radio per l’accensione dei fuochi, diciotto tecnici ed un progettista sono in grado di far fronte -in assoluta sicurezza per loro e per l’ambiente circostante- a un lavoro che in passato -si legge nella nota stampa- vedeva il coinvolgimento di oltre cento uomini, con un notevole risparmio anche sui costi della manodopera che altrimenti sarebbero proibitivi».
Ma cos’era la Girandola? Introdotta a Roma nel 1481 per celebrare il pontificato di papa Sisto IV, questa festa di luci e rumori è stata utilizzata fino al 1860 per celebrare alcune delle principali festività romane: la Pasqua e la patronale, nonchè l'ascesa al soglio pontificio di nuovi papi.
Per oltre trecento anni, lo spettacolo pirotecnico di Castel Sant'Angelo ha richiamato spettatori da tutta Europa e ha visto tanti “maestri” contribuire nel tempo alla sua spettacolarità. Tra questi pare si siano cimentati – secondo un’ipotesi su cui sono tutt’ora in corso studi e ricerche per dimostrarne la veridicità – anche Michelangelo Buonarroti, nel periodo in cui lavorava su committenza di papa Giulio II, e il Bernini.
Informazioni utili
Girandola di Castel Sant’Angelo La Maraviglia del Tempo. Roma, Ponte Sant’Angelo. Informazioni: 060608 (tutti i giorni, 9.00 – 21.00). Lunedì 28 giugno 2009 dalle 21.30 alle 22.00.
Andato in disuso con l’unità d’Italia, questo fantasmagorico spettacolo pirotecnico, considerato una vera e propria «maraviglia del tempo», è stato riportato alla luce lo scorso anno grazie a un minuzioso lavoro di ricerca del Gruppo IX Invicta. E lunedì 28 giugno, in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, ritornerà ancora una volta ad incantare la Città eterna. L’appuntamento è fissato per le 21.30; i migliori punti di avvistamento saranno il lungotevere Tor di Nona, il lungotevere Altoviti, ponte Vittorio Emanuele II, ponte Principe Amedeo Savoia Aosta, ponte Umberto I e via Banco Spirito.
Immortalata nelle stampe del Piranesi e dai grandi pittori del passato, raccontata dal poeta romano Gioacchino Belli e da Charles Dickens, la Girandola di Castel Sant’Angelo si ritrova già nei racconti dei maestri delle celebrazioni liturgiche dei papi di un tempo, come ad esempio Paride De Grassis, il Servanzio ed il Mucanzio, vissuti tra il 1500 e il 1600.
«Oggi, grazie a un apparato tecnologico sofisticatissimo, che si avvale di centraline radio per l’accensione dei fuochi, diciotto tecnici ed un progettista sono in grado di far fronte -in assoluta sicurezza per loro e per l’ambiente circostante- a un lavoro che in passato -si legge nella nota stampa- vedeva il coinvolgimento di oltre cento uomini, con un notevole risparmio anche sui costi della manodopera che altrimenti sarebbero proibitivi».
Ma cos’era la Girandola? Introdotta a Roma nel 1481 per celebrare il pontificato di papa Sisto IV, questa festa di luci e rumori è stata utilizzata fino al 1860 per celebrare alcune delle principali festività romane: la Pasqua e la patronale, nonchè l'ascesa al soglio pontificio di nuovi papi.
Per oltre trecento anni, lo spettacolo pirotecnico di Castel Sant'Angelo ha richiamato spettatori da tutta Europa e ha visto tanti “maestri” contribuire nel tempo alla sua spettacolarità. Tra questi pare si siano cimentati – secondo un’ipotesi su cui sono tutt’ora in corso studi e ricerche per dimostrarne la veridicità – anche Michelangelo Buonarroti, nel periodo in cui lavorava su committenza di papa Giulio II, e il Bernini.
Informazioni utili
Girandola di Castel Sant’Angelo La Maraviglia del Tempo. Roma, Ponte Sant’Angelo. Informazioni: 060608 (tutti i giorni, 9.00 – 21.00). Lunedì 28 giugno 2009 dalle 21.30 alle 22.00.
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