ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 9 febbraio 2015

Carnevale? «La festa più golosa del mondo». Parola dei Musei civici di Venezia

Sarà il tema dell’alimentazione a fare da fil rouge alla proposta ideata dal Comune di Venezia, in collaborazione con la locale Fondazione musei civici, per il Carnevale. «La festa più golosa del mondo» è, infatti, il titolo scelto per questa edizione della kermesse lagunare che, in linea con il tema portante dell’ormai imminente Expo Milano 2015, intitolato «Nutrire il pianeta - Energia per la vita», proporrà un ricco cartellone di iniziative, itinerari tematici, performance teatrali e musicali ispirato al tema del nutrimento.
Fino al 17 febbraio, sarà, per esempio, possibile scoprire, grazie al lavoro dell’ufficio attività didattiche della fondazione, una ricca scelta di opere, presenti nelle collezioni civiche, correlata all’iconografia del cibo, in un viaggio virtuale che dalla funzione puramente biologica, atta a garantire la sopravvivenza degli esseri viventi, si apre a una dimensione culturale allo scopo di narrare tra visioni del mondo, curiosità, aneddoti, leggende, simboli e rituali, significativi aspetti della storia e della civiltà veneziana.
Il percorso può iniziare al Museo di storia naturale, dove si trova una sezione interattiva di grande interesse dedicata alle differenti strategie di vita legate alla nutrizione, adottate nel mondo animale sempre e soltanto in virtù dell’istinto. Nelle altre sedi dei Musei civici la straordinaria molteplicità di risposte culturali a quel bisogno primario che è il cibarsi diventa, invece, occasione per ripercorrere e riscoprire l’arte, la vita quotidiana, l’organizzazione del lavoro, gli usi e consumi dei diversi ceti sociali, anche grazie alla presenza di schede di approfondimento che propongono al visitatore una lettura ad ampio spettro delle opere esposte, ponendo in relazione diversi piani d’analisi: artistico, storico, antropologico e naturalistico.
Tra i pezzi in mostra si segnalano la tela «La venditrice di frittole» (1750 circa) di Pietro e Alessandro Longhi a Ca’ Rezzonico, le insegne delle corporazioni dei cuochi, dei «fritoleri» e dei «frutaroli» al Museo Correr e «La colazione in villa» (seconda metà del XVIII secolo) della scuola di Pietro Longhi a Casa Goldoni, ma sono tanti altri i lavori da poter ammirare anche tra le sale di Palazzo ducale, Palazzo Mocenigo e Ca’ Pesaro.
Momento clou dei festeggiamenti sarà, come da tradizione, l’ultimo «giovedì grasso» (il 12 febbraio) quando i musei civici verranno coinvolti in una sorta di «maratona» teatrale e musicale durante la quale varie formazioni artistiche realizzeranno una messa in scena di breve durata (di circa venti minuti) di fronte alle opere più significative di ogni specifica collezione.
Le attività saranno proposte più volte nel corso della giornata (con cadenza ogni mezz’ora, dalle 11 alle 16.30, ad eccezione dei laboratori per bambini a Palazzo Ducale e Ca’ Rezzonico, in programma alle 15 e alle 16), offrendo così la possibilità anche ai visitatori dei musei di partecipare alla festa carnevalesca per antonomasia.
Le attività proposte per il «giovedì grasso», alle quali si accederà con il prezzo del biglietto di ogni singolo museo o con il Museum pass del Muve, verranno realizzate in collaborazione con il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, cui è stata affidata l’esecuzione di due performance musicali a Palazzo ducale e al Museo Correr, e, per la parte degli eventi teatrali, dalle compagnie Pantakin, Kairós e Arte-Mide.
A Casa Goldoni è, per esempio, prevista una lezione-spettacolo su Arlecchino e le altre maschere della Commedia dell’arte attraverso le innumerevoli scorrerie culinarie di Carlo Goldoni, da «La buona moglie» a «L’uomo prudente», da «Sior Todero» a «Le done de casa soa» e «Il servitore di due padroni». A Palazzo Mocenigo si punterà, invece, i riflettori su Casanova con lo spettacolo «Il goloso libertino», nel quale verrà recitato il menù della seduzione e si parlerà dell'alchimia tra piaceri della tavola e del letto. Mentre a Ca' Rezzonico ci sarà una disfida culinaria fra un una venditrice di frittelle e una cuoca che scodella un tagliere di polenta, piatti rappresentativi della Venezia settecentesca. Vale, infine, la pena di segnalare la performance «Quando el pan cascò dal cielo» a Palazzo Ducale, nella quale gli attori faranno rivivere ai visitatori la grande vittoria dei veneziani contro re Pipino, figlio di Carlo Magno, tra gli anni 809 e 810, grazie a una leggendaria «pioggia di pane».
Durante il Carnevale andrà, inoltre, in scena a Ca’ Rezzonico e a Palazzo Mocenigo lo spettacolo itinerante «Women in love - Ovvero le donne di Shakespeare», una produzione del Teatro stabile del Veneto, in collaborazione con la Fondazione musei civici, nella quale saranno protagoniste tutte le mitiche eroine del grande drammaturgo inglese.Un programma, dunque, molto ricco quello studiato dalla Fondazione musei civici per festeggiare uno dei momenti dell'anno più amati dai veneziani, la stagione che -scriveva Carlo Goldoni- «tutto il mondo fa cambiar. Chi sta bene e chi sta male Carneval fa rallegrar. Qua la moglie e là il marito, ognuno corre a qualche invito, chi a giocare e chi a ballar».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Pietro e Alessandro Longhi, «La venditrice di frittole ». Olio su tela, 1750. Venezia, Ca’ Rezzonico; [fig. 2] Pittore del XIV secolo, «Insegna dell’Arte dei Frutaroli ». Olio su tavola, 1508. Venezia, Museo Correr; [fig. 3] Immagine promozionale del Carnevale 2015 a Venezia; [fig. 4] Marionetta del teatrino da Ca' Grimani ai Servi, XVIII secolo. Venezia, Ca' Centanni - Casa di Carlo Goldoni

Informazioni utili
visitmuve.it
www.carnevale.venezia.it

venerdì 6 febbraio 2015

Venezia, un museo tutto nuovo per il vetro di Murano

Dalla produzione dell’antica Roma fino alle sperimentazioni del Novecento, passando per le creazioni del Rinascimento e i virtuosismi innovativi del Settecento: il racconto di una grande storia, quella del vetro, va in scena a Murano in una veste inedita.
Spazi espositivi quasi raddoppiati che consentiranno di mostrare parti della collezione finora rimaste nei depositi, un progetto museografico totalmente rinnovato, allestimenti e percorsi ridisegnati con l’intento di creare un fascinoso e inatteso dialogo tra ambienti contemporanei e sale antiche, anche grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche e alla messa in opera di due ascensori, caratterizzano la nuova proposta del Museo del vetro, una delle dodici realtà della Fondazione musei civici di Venezia, che lunedì 9 febbraio riapre al pubblico dopo un consistente intervento di restauro.
L’ampliamento degli spazi, con il recupero di una parte delle ex Conterie (vecchia fabbrica per la lavorazione delle perle in pasta vitrea, vicina alla basilica di San Donato) e il restyling della sale storiche di Palazzo Giustinian (dove il museo ha sede dal 1861) sono stati realizzati con la curatela di Chiara Squarcina, su progetto museografico di Gabriella Belli e per l’allestimento di Daniela Ferretti, grazie alla collaborazione dell’Amministrazione comunale e al cofinanziamento del Fondo di sviluppo regionale dell'Unione europea.
Il nuovo museo ha l’aspetto di un fascinoso withe cube, che mantiene negli archi e nelle trabeazioni le linee architettoniche del preesistente edificio e che coniuga la luce artificiale con quella naturale, proveniente dall’affaccio sulla Fondamenta Giustinian.
Un’originale «Onda del tempo», scandita da circa cinquanta opere scelte dall’età romana al Novecento, introduce nel mondo del vetro, esemplificando in maniera suggestiva le tappe salienti della storia muranese e le evoluzioni tecnico-stilistiche che l’hanno accompagnata. Totem informativi e contenuti video, realizzati con la collaborazione delle vetrerie presenti sull’isola, completano il percorso, raccontando la straordinarietà di un lavoro frutto di una difficile simbiosi tra ideazione artistica, abilità artigianale, capacità quasi alchemica nella costruzione di composti chimici unici e conoscenza di una materia sfuggente e imprevedibile.
Ma con il suo open space e i sette metri d’altezza, il nuovo volume è destinato a ospitare, al piano terra, anche mostre ed eventi temporanei, a cominciare dal tributo allo scultore Luciano Vistosi, del quale verranno esposte, dal 9 febbraio al 30 maggio, una selezione di sue opere bianche e nere, fortemente plastiche, dinamiche, imponenti e capaci soprattutto di catturare la luce.
Il percorso museale vero e proprio, articolato in aree tematico-cronologiche, si dipana al primo piano e ha inizio nel portego, il sontuoso salone con l’affresco allegorico di Francesco Zugno sul soffitto, restaurato per l’occasione.
Il grande ambiente è intitolato agli antichi maestri muranesi, spesso anonimi, che furono espressione della golden age del vetro veneziano, quella che spazia dal Trecento a tutto il Seicento, nota soprattutto per l’invenzione di Angelo Barovier, che ottenne una sostanza pura chiamata «cristallo», per l’introduzione della decorazione graffita a punta di diamante (intaglio) e per l’ideazione del «vetro ghiaccio», la lavorazione a filigrana, e della tecnica a «mezza stampatura». Tantissime sono le opere eccezionali qui esposte: manufatti con stemmi dogali o papali, creazioni famose come il «Cesendello» decorato a embrici e oro -caratteristica lampada pensile foggiata su modelli orientali- o pezzi unici, tra i quali la celeberrima «Coppa Barovier», databile tra il 1470 e il 1480, uno dei vetri più antichi al mondo tra quelli decorati a smalti policromi fusibili.
Dal salone, prima di proseguire verso i manufatti del XVIII secolo, con il complesso «Trionfo» appartenuto alla famiglia Morosini e gli originalissimi fixés sous verre con scene di ambiente veneziano alla maniera di Pietro Longhi, si può accedere a una piccola sezione dedicata ai vetri di epoca romana con reperti rinvenuti negli scavi e nelle necropoli di Enona, Asseria e Zara; mentre lungo le pareti sono allineate antichissime olle funerarie.
La sala dedicata al «Gusto della mimesi» tra Sette e Ottocento, con i soffiati in calcedonio, i famosi lattimi e la «stravagante» e «fallace» avventurina, segna il ritorno al vetro non trasparente. Nel vicino soppalco, che si affaccia sulle Conterie grazie a una grande vetrata, è presente, invece, un focus sulle perle veneziane e le murrine.
Il percorso espositivo prosegue, quindi, con una sezione dedicata al periodo «buio» del vetro veneziano, nella quale sono esposti arredi e dipinti che richiamano il gusto mitteleuropeo di inizio Ottocento e che documentano il dilagare in laguna di manufatti boemi, un dilagare favorito dall’imposizione da parte del governo asburgico di dazi sulle importazioni di materie prime e sull'esportazione delle produzioni locali.
Tra i protagonisti di questo periodo ci sono Pietro Rigaglia e Antonio Salviati, maestro vetraio che nel 1866 dà vita a una fornace di soffiati a Murano presentando, l’anno successivo all’Esposizione universale di Parigi, più di cinquecento tipi diversi di vetri. Vittorio Zecchin, Archimede Seguso, Alfredo Barbini, Carlo Scarpa e Napoleone Martinuzzi sono, invece, gli artisti scelti per rappresentare il XX secolo.
Prima di lasciare il museo, di nuovo al piano terra, il percorso offre una «finestra» sul design moderno e contemporaneo in una sala intitolata a Marie Angliviel de la Beaumelle, la creatrice dei famosi goti, recentemente scomparsa.
Qui, grazie all’allestimento volutamente flessibile, potranno essere esposte opere della collezione attualmente conservate nei depositi o lavori di giovani artisti, secondo la volontà dell’abate Vincenzo Zanetti, che nell’Ottocento istituì questo museo quale memoria storica di un universo misterioso e affascinante, di un’arte unica e preziosa che vede in Venezia la sua prima ambasciatrice.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1]  Facciata di Palazzo Giustinan sede del Museo del Vetro a Murano dal 1861, antico palazzo dei Vescovi di Torcello. Si affaccia sul Canal Grande di Murano; [fig. 2] Coppa Barovier. Vetro soffiato blu dipinto a in smalti policromi e oro, con due medaglioni incornicianti due busti, uno femminile e uno maschile, tra due scene, la cavalcata ed il bagno alla fontana dell’amore o della giovinezza. Venezia, 1460-1470 c..Museo del Vetro, Murano; [fig. 3] Vaso, in vetro giallo opaco incamiciato di cristallo. Soffiato in stampo e lavorato a mano libera. Venezia, XVI – XVII secolo. Museo del Vetro, Murano; [fig. 4] Dieci mazzetti di conterie policrome. Murano, Ultimi decenni del XIX secolo. Museo del Vetro, Murano

Informazioni utili
Museo del vetro, Fondamenta Giustinian, 8 – Murano (Venezia). Orari: dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00-18.00; dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00–17.00; la biglietteria chiude un'ora prima; 
aperto tutti i giorni, escluso il 25 dicembre, il 1° gennaio e il 1° maggio. Ingresso: intero € 10,00; ridotto € 7,50; biglietto scuole € 4,00. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero), info@fmcvenezia.it. Sito internet: www.visitmuve.it. Inaugurazione: domenica 8 febbraio 2015, dalle ore 10.00 alle ore 17.00; ingresso su invito e fino ad esaurimento dei posti disponibili. Dal 9 febbraio 2015. 

giovedì 5 febbraio 2015

Da Rossetti a Vinovo, il fascino e lo splendore della porcellana torinese in mostra alla Fondazione Accorsi-Ometto

Era il 1725 quando Torino vedeva nascere, grazie al talento creativo di Giovanni Battista Rossetti e del nipote Giorgio Giacinto, la sua prima manifattura di maioliche. Sabbie di Antibes, piombo e stagno di provenienza inglese, argille della collina torinese diedero vita all’impasto della prima ceramica sabauda e alla produzione di oggetti ordinari e preziosi per una clientela molto vasta, tra i quali spiccavano soprammobili e servizi da tavola dipinti di blu sul fondo bianco dello smalto, decorati con motivi floreali e «a grottesca» del tipo «alla Berain», identici a quelli che, negli stessi anni, Filippo Juvarra utilizzava per impreziosire le volte delle residenze sabaude. Solo successivamente, più o meno intorno alla metà del secolo, la fabbrica dei Rossetti arrivò a un tipo di decoro rococò e policromo, con ghirlande floreali e ornati a forma di conchiglia posti intorno a scene galanti e soggetti mitologici.
Ma la storia della maiolica in terra piemontese, negli anni a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, è legata anche ai nomi di altre due fabbriche, la Vische e la Vinovo, come ben racconta la mostra «Fascino e splendore della porcellana di Torino», allestita fino al 28 giugno al Museo di arti decorative Accorsi - Ometto, per la curatela di Andreina d’Agliano e di Cristina Maritano.
Grazie allo spoglio di documenti di archivio e alla revisione di oggetti presenti in raccolte pubbliche e private, la rassegna focalizza l’attenzione sulle storie di chi faceva uso quotidiano dell’«oro bianco» all’interno delle dimore signorili, attraverso ceramiche, ma anche diversi esempi di argenteria, tele e incisioni.
Ad aprire il percorso espositivo è un quadro di Martin van Meytens raffigurante il conte Giacinto Roero di Guarene, proprietario delle ceramiche Rossetti; si prosegue, quindi, entrando in un cabinets des porcelaines, nel quale vengono esposti diversi esemplari Blanc de Chine e alcune statuine di dignitari cinesi in porcellana a pasta tenera, eseguite nella manifattura torinese fra il 1737 e il 1743. Oltre alla produzione bianca, sono in mostra lavori dipinti in policromia, fra cui un vaso di Palazzo Madama, ente che collabora alla rassegna promossa dalla Fondazione Accorsi-Ometto.
La mostra propone, poi, una sezione dedicata alla manifattura fondata nel 1765 dal conte Ludovico Birago di Vische, che nella sua breve attività (1765-1768) vide produrre statuine e prototipi ispirati ai disegni rocaille di Meissonnier e dell’argentiere torinese Boucheron, come documentano due opere esposte: una zuccheriera dipinta in monocromia porpora e una straordinaria salsiera.
Una serie di sculture in porcellana bianca verniciata e in biscuit prendono, quindi, in esame la produzione della manifattura di Vinovo negli anni in cui alla direzione ci furono Giovanni Vittorio Brodel e Pierre Antoine Hannong, autore della formula della porcellana dura in Francia.
Un servizio da cioccolata introduce alla produzione vascolare del periodo Hannong, dalla quale si evince l'influsso di Meissen e Vincennes – Sèvres sulla produzione della fabbrica attraverso opere come uno splendido porta tè, proveniente da Ca' Rezzonico, e alcuni manufatti delle collezioni di palazzo Pitti. Si arriva, quindi, a una tavola imbandita con vasellame, abbinato a splendidi argenti e vetri dell'ultimo quarto del Settecento, che ricreano un ambiente di grande splendore al quale fanno anche riscontro alcuni quadri; il centro tavola riporta, per esempio, una serie di «Gridi di strada» in porcellana, raffiguranti mestieri e personaggi di piazze e mercati dell’epoca, cui fa da sfondo un'opera del pittore Giovan Michele Graneri (1679-1755), tra i più celebri artisti di bambocciate piemontesi.
Vengono, quindi, prese in esame varie tipologie scultoree della manifattura Vinovo in diversi periodi di gestione, da quella di Pierre Antoine Hannong a quella dello scultore Giovanni Lomello. Tra i pezzi esposti spiccano una bellissima «Visitazione di Maria» (1789), una «Vergine addolorata» e un'«Assunzione», attribuibile molto probabilmente allo scultore Tamietti. Si trovano, poi, opere legate alla committenza di casa Savoia, fra le quali si segnalano il gruppo della «Maestà sabauda», proveniente da Palazzo Madama, e due straordinari vasi attribuibili agli anni di regno di Carlo Emanuele IV (1796-1802).
Il percorso espositivo prevede, quindi, un omaggio alla produzione vascolare realizzata sotto la direzione  di Vittorio Amedeo Gioanetti, che rilevò la manifattura nel 1780 tenendola fino alla morte, avvenuta nel 1815. Fra gli oggetti di spicco sono da segnalare un servizio da caffè a fondo verde e i due ritratti dei sovrani Vittorio Amedeo III e Maria Antonietta di Borbone, eseguiti a bassorilievo dallo scultore Giovanni Battista Bernero (1736–1796) da cui derivano alcuni ritratti a medaglione in porcellana. Mentre a chiudere la mostra è una sezione dedicata alla scultura neoclassica di stampo archeologico e mitologico di Giovanni Lomello, in cui compaiono alcuni lavori di alta qualità come «Mario che piange sulle rovine di Cartagine», il «Prometeo» e alcune teste di imperatori, desunti dai tomi delle «Antichità di Ercolano», conservati alla Biblioteca reale di Torino.
Contestualmente, Palazzo Madama ospita la mostra «Il mondo in una tazza» che documenta l'evoluzione delle forme e la varietà dei decori nelle tazzine da tè, caffè e cioccolata prodotte dalle manifatture europee nel Settecento, ripercorrendo tutti i temi raffigurati: dai motivi di origine cinese e giapponese a quelli tratti dai libri di storia naturale, dai paesaggi derivati da incisioni olandesi e tedesche alle scene mitologiche e della letteratura cavalleresca.
La rassegna, visitabile fino al 19 aprile, presenta anche l'installazione «Esistenza di porcellana» dell’artista Matilde Domestico, ispirata alle poesie di Emily Dickinson.
Il lavoro unisce oggetti e frammenti di carta e di porcellana su cui emergono parole in acciaio. Intorno una superficie di polvere di marmo di Carrara, il caolino, un materiale refrattario. Tutti gli elementi nel complesso rimandano all’idea di fabbrica, a una realtà viva e produttiva. In sottofondo una base sonora composta dalla sovrapposizione ed elaborazione di rumori meccanici, suoni metallici ripetitivi registrati all'interno dei reparti di fabbricazione dell'industria porcellane Ipa, si propaga tra le tintinnanti ceramiche antiche e contemporanee.

Didascalie delle immagini   
[Fig. 1] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), «Zampognaro», 1780-1790; [fig. 2] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), «Visitazione», 1783. Porcellana; [fig. 3]  Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), Coppia di candelieri, 1780-1785. Porcellana. Collezione privata; [fig. 4] Manifattura di Vinovo (periodo Gioanetti, 1780-1815), Servito da caffè, 1785 circa. Porcellana. Collezione privata; [fig. 5] Manifattura di Vinovo (periodo Hannong, 1776-1779), Porta tè, 1776-1779. Porcellana. Venezia, collezione Nani Mocenigo, in deposito presso Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento veneziano

Informazioni utili
«Fascino e splendore della porcellana di Torino. Rossetti, Vische, Vinovo. 1737-1825». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, Via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–18.00; sabato e domenica,ore 10.00–13.00 e ore   14.00–19.00. Ingresso: inrero € 8,00, ridotto € 6,00, con abbonamento Torino Musei € 3,00. Informazioni: tel. 011.837.688 int. 3. Sito web: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino al 28 giugno 2015. 

«Il mondo in una tazza». Palazzo Madama - Museo civico d’arte antica, piazza Castello - Torino. Orari: martedì - sabato, ore 10.00 - 18.00; domenica, ore 10.00 - 19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude un'ora prima). Ingresso:   intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito  per ragazzi fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Informazioni: tel. 011.4433501. Sito web: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 19 aprile 2015.