ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 12 febbraio 2014

Premio Andersen, un concorso per fiabe e «Scatti da favola»

È appena partito il conto alla rovescia per la quarantasettesima edizione del Premio Andersen - Baia delle favole, lo storico concorso letterario internazionale per fiabe inedite la cui premiazione si terrà sabato 7 giugno in Liguria, a Sestri Levante, nell’ambito dell’Andersen Festival, la grande e popolare kermesse internazionale di teatro e narrazione all’aperto, da sempre curata da Artificio 23, con la direzione artistica di Leonardo Pischedda, e che quest’anno avrà come filo conduttore il tema «Arte come energia – Energia per la vita» e guarderà alla storia del Rwanda, ricordando il genocidio dell’etnia Tutsi avvenuto nel 1994.
Il concorso letterario, le cui iscrizioni sono aperte fino al 14 aprile, è suddiviso in quattro categorie: «Scuola materna» (da 3 a 5 anni), «Bambini» (da 6 a 10 anni), «Ragazzi» (da 11 a 16 anni) e «Adulti» (oltre i 17 anni). Il premio, che avrà per madrina la scrittrice Esther Muyawayo, è aperto anche ad autori stranieri, che potranno partecipare con fiabe in lingua inglese, francese, tedesca, spagnola, araba, cinese e, da questa edizione, anche in idioma russo e danese.
Grazie a questa apertura internazionale e multilinguistica, ma anche al fatto che è possibile iscriversi al concorso on-line, nel 2013 sono state più di mille le fiabe in gara, circa la metà scritte da adulti, il resto da ragazzi di differenti età. «In questi racconti -affermano gli organizzatori del premio- emergono alcune differenze rispetto alla tradizione: fa, ad esempio, capolino la quotidianità, rielaborata con creatività e condita di sana ironia anche per esorcizzare i tempi di crisi, compaiono bambine intraprendenti e coraggiose al posto di eteree e accondiscendenti principesse e, al contrario, ometti timidi e sognatori predominano su principi e re sempre pronti a brandire una spada».
Tutti i vincitori riceveranno l’opera «Sirefiaba Andersen» dell’artista Alfredo Gioventù, raffigurante la celebre Sirenetta. Sono, inoltre, in palio per i vincitori delle quattro categorie premi in denaro da 1000 a 3000 euro. Il trofeo «Baia delle favole» andrà, invece, a un’opera particolarmente significativa nell’ambito della produzione per l’infanzia e un fine settimana per due persone a Sestri Levante sarà assegnato alla migliore favola in lingua straniera. La giuria - presieduta da David Bixio e che vede la presenza, tra gli altri, di Rosellina Archinto, Maarten Veeger, Carlo Alberto Bonadies e Antonio Bozzo- consegnerà, poi, un diploma ad alcuni scritti non premiati nelle categorie ufficiali, ma particolarmente meritevoli per contenuti e originalità.
Grande novità di questa edizione sarà il concorso «Scatti da favola», dedicato alle immagini fotografiche che i partecipanti realizzeranno ispirandosi a fiabe famose di Hans Christian Andersen come «La principessa sul pisello», «Il brutto anatroccolo», «La piccola fiammiferaia» o «I vestiti nuovi dell’imperatore» e che «leggeranno la realtà» catturata dallo scatto fotografico alla luce delle trame scelte.
Le più belle immagini saranno visibili sul sito del festival e quelle selezionate per essere premiate saranno pubblicate sul quotidiano genovese «Il Secolo XIX», media partner dell’iniziativa. «L’idea –spiegano gli organizzatori- è quella di dare spazio all’aspetto visivo delle favole che nei libri si esprime con le illustrazioni. Qui saranno le fotografie – oggi, grazie all’avvento del digitale, strumento alla portata di tutti - a rivisitare testi famosi della letteratura di genere e saranno i social network a favorire la diffusione di questo racconto per immagini, che permette di oltrepassare, con un linguaggio universale, le barriere nazionali».
Il concorso, le cui iscrizioni saranno aperte dal 1° marzo al 15 aprile, si avvarrà della collaborazione dell’associazione «Carpe Diem» di Sestri Levante. La partecipazione è aperta a tutti i fans della pagina Facebook Premio H. C. Andersen e ai follone su Twitter di @premioandersen, di qualsiasi nazionalità ed età. Fiabe in forma di parola e di immagine, dunque, in concorso per omaggiare il genio di Hans Christian Andersen.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Sestri Levante, La baia del silenzio, sede dell'annuale Adersen Festival; [fig. 2] Un momento di una precedente edizione del Premio Andersen. Foto: Ilaria Bini; [fig. 3] Un'illustrazione sul libro  «La principessa sul pisello» di Hans Christian Andersen; [fig. 4] Un'illustrazione sul libro  «La piccola fiammiferia» di Hans Christian Andersen;

Informazioni utili 
 Premio Andersen - Baia delle favole. Quota di iscrizione: € 20,00 per la sola sezione «Adulti» da versarsi su c/c postale n. 12489167, intestato a Comune di Sestri Levante – Servizio Tesoreria. Data di consegna materiali: settore letterario, fino al 14 aprile 2014; settore fotografico, dal 1° marzo al 30 aprile 2014. Indirizzo per la consegna dei materiali (valido solo per la sezione letteraria: Giuria del Premio Hans Christian Andersen – Baia delle Favole – Sezione (indicare qui la categoria per la quale si concorre), Piazza Matteotti, 3 – 16039 Sestri Levante. Sito web: www.andersenpremio.it. Informazioni: Segreteria del concorso: informagiovani@comune.sestri-levante.ge.it e andersen@comune.sestri-levante.ge.it; tel. 0185.458490 (lunedì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-17.00; mercoledì, ore 10.00-13.00 e ore 14.00-17.00; venerdì, ore 9.00/13.00.

martedì 11 febbraio 2014

Un focus sui manoscritti miniati del Correr nel nuovo Bollettino dei Musei civici veneziani

Presenta un interessante focus sulla collezione dei manoscritti miniati appartenenti alla Biblioteca del museo Correr il nuovo bollettino della Fondazione civici musei di Venezia, a cura di Camillo Tonini e Cristina Crisafulli.
La pubblicazione, giunta all’ottavo numero della terza sezione, propone come di consueto una serie di interventi scientifici su argomenti storico-artistici legati alle collezioni veneziane, continuo oggetto di studio e indagine scientifica, oltre che tema centrale nelle strategie e nella programmazione della fondazione museale veneziana, presieduta da Walter Hartsarich e diretta da Gabriella Belli.
«Collezioni», «Studi e contributi» e «Attività» sono le tre sezioni in cui si suddivide il volume, edito da Skira/Musei civici veneziani (192 pagine, 137 illustrazioni, 81 a colori, € 29,00), e che si apre con un focus sulla recente mostra «Miniature dei Dogi. Venezia e veneziani, santi e virtù nelle Commissioni ducali del museo Correr» (dal 12 ottobre 2012 al 3 marzo 2013), nel quale Piero Lucchi, Helena K. Szépe, Gabriele Paglia, Ekaterina Zolotova e Sabine Engel presentano una serie di interventi sulla splendida collezione di più di seicento manoscritti miniati appartenenti alla Biblioteca del museo Correr e riuniti sotto il nome di «Commissioni dogali».
Questi rari documenti, sapientemente impreziositi da splendide miniature, dipinte a pennello con colori brillanti e oro, datati dal Trecento fino alla fine del Settecento, sono stati oggetto di un importante momento di esame e riflessione a seguito del completamento del catalogo scientifico dell’intera raccolta pubblicato on-line all’interno del progetto «Nuova biblioteca manoscritta», promosso e finanziato dalla Regione Veneto.
Nella sezione «Studi e contributi» si segnalano i primi tre interventi sulla prestigiosa collezione di opere appartenute un tempo alla famiglia Morosini, precedentemente collocata nel Palazzo seicentesco a Santo Stefano e ora in parte conservata presso il Museo correr. Qui le complicate vicende relative all’eredità della sua ultima discendente, Loredana Morosini Gatterburg (morta nel 1894), vengono ricomposte da Camillo Tonini ponendo un particolare accento al gruppo di strumenti musicali ottomani facenti parte del bottino di guerra del Peloponnesiaco.
Seguono due studi che ricostruiscono attraverso le opere e i documenti rintracciati presso le collezioni civiche la storia di due monumenti funebri: la cappella gentilizia degli Zane, già nella demolita Chiesa di San Stin a Venezia, a cura di Massimo Favilla e Ruggero Rugolo, e il monumento per Francesco Algarotti, eretto nel Camposanto di Pisa, analizzato da Diana Cristante.
Chiude la sezione un saggio di approfondimento di Silvio Fuso e Laura Poletto sulla XXIV Biennale di Venezia (1848), della quale la Galleria d’arte moderna di Ca’ Pesaro conserva un gruppo importante di opere che sottolineano il ruolo propulsivo svolto da questo evento nell’ambito dell’arte italiana del dopoguerra.
La sezione dedicata alle «Attività» si concentra sull’importante opera di catalogazione degli archivi con due interventi: il primo testo, a cura di Luisa Servadei e Michela Tombel, analizza le carte della famiglia Correr di San Giovanni Decollato, comprendenti anche quelle importantissime riferite al fondatore del primo museo civico veneziano, mentre il secondo articolo, di Matteo Piccolo, conclude la pubblicazione del carteggio De Lisi Usigli a Ca’ Pesaro, avviata con il precedente numero del bollettino. Chiude l’opera, come di consueto, il resoconto annuale dell'intensa attività scientifica, d'esposizioni, di restauri e di offerta didattica dei Musei civici veneziani, redatto da Monica da Cortà Fumei e Claudia Calabresi.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] cover del Bollettino 2013; [fig. 2] Bottega di Alessandro Merli, foglio sciolto da una Commissione per un Contarini, ca. 1580 – 1610. Pergamena su tavola. Venezia, Biblioteca del Museo Correr; [fig. 3] Commissione del doge Francesco Morosini a Giampaolo Widmann eletto capitano di Vicenza, 1692-1694. Venezia, Biblioteca del Museo Correr 

Informazioni utili 
AA.VV., Bollettino dei Musei civici veneziani, III serie – 8.2013 (Le Commissioni ducali nelle collezioni dei Musei Civici Veneziani). Skira /Musei civici veneziani, Milano-Venezia 2013, 192 pagine, 137 illustrazioni, 81 a colori, € 29,00.

lunedì 10 febbraio 2014

Giorno del ricordo, sul porto di Rimini una «Biblioteca di pietra»

Ci sono il «Canzoniere» di Umberto Saba, il romanzo «Una vita» di Italo Svevo e «Il mio Carso» di Scipio Slataper tra le trenta opere letterarie scelte dall’Amministrazione comunale di Rimini per il progetto «Biblioteca di pietra», promosso in occasione del decimo anniversario del Giorno del ricordo, momento di riflessione istituito per legge il 30 marzo 2004 in memoria delle foibe, dell’esodo giuliano–dalmata, delle vicende del confine orientale.
Il nuovo lavoro scultoreo, collocato all’ingresso del porto (all'altezza del Rockisland), è opera di Vittorio D’Augusta (Fiume, 1937), artista riminese di origini istriane che ha fatto parte del gruppo «Nuovi Nuovi», teorizzato da Renato Barilli, e che, in passato, è stato anche direttore dell’Accademia di belle arti di Ravenna.
L’opera –racconta il sindaco Andrea Gnassi- è «frutto di un confronto tra persone con sensibilità e storie diverse: l'Unione degli istriani, l'Associazione amici e discendenti degli esuli giuliani-istriani-fiumani e dalmati, l'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, nonché l'Istituto storico della Resistenza, l'Anpi e il coordinamento delle associazioni combattentistiche e d'arma».
Non si tratta di un monumento, ma di un «segno commemorativo» proteso nel mare verso la costa istriana e dalmata, «nel cuore dell’Adriatico –afferma ancora il sindaco Gnassi- che lambisce quelle terre dove il Novecento ha picchiato con violenza ideologica e guerre».
Su targhe in ottone posizionate sopra i grandi massi del nuovo molo in pietra d’Istria della città di Rimini sono riprodotte le copertine o meglio i titoli e i nomi degli autori di trenta opere nelle quali è narrata quell'area geografica che ha visto la tragedia delle foibe o nelle quali viene interpretato l’umanità e il dolore dei tanti che si sentirono improvvisamente «stranieri indesiderati» nella propria terra, che vissero il dolore profondo per lo sradicamento dalle proprie case. Ci sono in mostra anche volumi che, fin dal primo Novecento, hanno anticipato, con la parola, ansie e complessità di quei luoghi di frontiera che, tra il 1943 e il 1947, videro abbattersi la furia dei partigiani jugoslavi di Tito.
I nomi e le opere di Giovanni Arpino, Enzo Bettiza e Carlo Sgorlon, ma anche, per citarne altri, di Claudio Magris, Pietro Luxardo e Fulvio Tomizza «compaiono - racconta l'ufficio stampa del Comune di Rimini- sui grandi blocchi di pietra che fiancheggiano il camminamento centrale della nuova diga che si innesta sul molo di levante dedicato a capitan Giulietti, in un luogo, come il porto, che è nel cuore e nell’immaginario dei riminesi, centro di affezione e di identità collettiva».
«Il ricorso alla letteratura per una simile ‘commemorazione’ -racconta Vittorio D’Augusta- toglie retorica e aggiunge sensibilità, ‘ampiezza di respiro’, un salutare vento di mare contro i residui di opposte ideologie che porta a guardare quei luoghi come patrimonio culturale comune, per un futuro europeo di concordia, pur non dimenticando, anzi ricercando, le scabrose verità del passato».
Su un semplice leggio musicale che si protende verso il mare, unico oggetto tridimensionale del percorso, la dedica a quegli uomini, a quelle donne e a quei bambini la cui unica colpa fu di «essere italiani due volte», come scrisse Indro Montanelli, «la prima per nascita, la seconda per scelta»: «questa scogliera come biblioteca di pietra, questi massi di pietra come libri, il Comune di Rimini dedica agli esuli istriani, fiumani, dalmati e alle vittime dei conflitti di confine e delle foibe ultima tragedia dell’alto adriatico, area plurale di lingue, tradizioni, genti diverse, sconvolta in passato da nazionalismi e scontri ideologici tornata oggi cuore d’Europa e mosaico di culture».

Informazioni utili 
Elenco dei narratori e delle relative opere: Giovanni Arpino - «Il fratello italiano»; Silvio Benco - «La corsa del tempo»; Enzo Bettiza - «Esilio»; Viktor Car Emin - «Cavaliere del mare»; Diego De Castro - «Memorie di un novantenne. Trieste e l’Istria»; Elsa Fonda - «La cresta sulla zampa»; Virgilio Giotti - «Colori»; Pier Antonio Quarantotti Gambini - «L’onda dell’incrociatore»; Ivan Goran Kovačić - «Jama»; Marko Kravos - «Quando la terra cresceva ancora»; Drago Jančar - «Aurora boreale»; Pietro Luxardo - «Dietro gli scogli di Zara»; Marisa Madieri - «Verde acqua»; Claudio Magris -«Un altro mare»; Laura Marchig – «Dall’oro allo zolfo»; Biagio Marin - «Elegie istriane»; Predag Matvejević - «Breviario Mediterraneo»; Carlo Michelstaedter - «Poesie»; Anna Maria Mori e Nerida Milani - «Bora»; Milan Rakovac - «Riva i druzi»; Alojz Rebula - «Notturno sull’Isonzo»; Paolo Rumiz - «Viaggio istriano»; Umberto Saba – «Canzoniere»; Giacomo Scotti - «Goli Otok»; Carlo Sgorlon - «La foiba grande»; Scipio Slataper - «Il mio Carso»; Giani Stuparich - «L’isola»; Italo Svevo - «Una vita»; Fulvio Tomizza - «Materada»; Diego Zandel - «Una storia istriana». 
Infoline: Assessorato al turismo – Comune di Rimini, Piazzale Fellini, 3 – Rimini, tel 0541.704587 o Ufficio informazioni turistiche (IAT) tel 0541.53399.

domenica 22 dicembre 2013

Roma, villa Torlonia ritrova il suo teatro

Ha conosciuto solo una volta, nella sua lunga vita, l’emozione del «Chi è di scena?» e gli applausi scroscianti del pubblico. Era il 6 maggio 1905 e, stando alle cronache e ai documenti del tempo, a conquistare la ribalta del palcoscenico furono il conte Antonio Pietromarchi e il marchese Sommi Picenardi con l’operetta «Il profilo di Agrippina», un vero e proprio evento mondano per l’aristocrazia romana del tempo, costato al principe Giovanni Torlonia Junior ben 17mila lire tra orchestra, ballerini, costumi, scenografie e bengala. Poi, per più di un secolo, l’elegante teatro di villa Torlonia, progettato nel 1841 dall’architetto Quintiliano Raimondi (Nerola, 1794-Roma, 1848) e decorato tra il 1842 e il 1845 da Costantino Brumidi (Roma, 1805- Washington, 1880), il «Michelangelo d’America» alla cui mano si devono anche gli affreschi del Campidoglio di Washington, ha conosciuto l’oblio.
A pochi giorni dal Natale, dopo un complesso lavoro di restauro e di adeguamento funzionale durato più di cinque anni e costato intorno ai 9milioni di euro, Roma Capitale restituisce alla fruizione dei suoi cittadini questo meraviglioso gioiello architettonico, di sua proprietà dal 1978 (come il resto della villa), trasformandolo in un museo da ammirare attraverso visite guidate e in un teatro da vivere attivamente grazie a residenze creative, spettacoli teatrali, laboratori per la formazione di giovani attori e incontri, promossi da Zetema Cultura, sotto la direzione di Emanuela Giordano, nell’ambito della rete romana Casa dei teatri e della drammaturgia contemporanea.
A segnare la storia costruttiva del teatro di casa Torlonia, uno tra i più interessanti esempi di architettura per la scena dell’Ottocento italiano, furono due matrimoni. I lavori iniziarono, infatti, nel 1840 per celebrare le nozze del principe Alessandro con Teresa Colonna e terminarono una trentina d’anni dopo, nel 1874, in occasione dello sposalizio della figlia, Annamaria, con Giulio Borghese.
Secondo il gusto eclettico del tempo, l’architetto Quintiliano Raimondi combinò nell’edificio, formato da tre spazi scenici (palcoscenico, platea e gallerie) e due appartamenti laterali per le pause degli spettacoli, diverse tipologie architettoniche. Il corpo centrale si distingue, infatti, per uno stile neoclassico e solenne che guarda alla grandiosità del Pantheon, mentre l’esedra del prospetto meridionale, composta da una serra in vetro e ghisa, si ispira a modelli prettamente nordici. Altre sale presentano, invece, chiari riferimento allo stile gotico e quello moresco o citano la pittura vascolare greca e quella pompeiana. Interessante si rivela, poi, la scelta di dotare il palcoscenico di un fondale apribile sul parco della villa, una scenografia, questa, da sogno per qualsiasi spettacolo.
Tutti gli ambienti sono completamente decorati con pitture a tempera e a olio, con fregi e statue in stucco e marmo e con mosaici pavimentali. Autore di gran parte delle opere pittoriche fu Costantino Brumidi, il cui lavoro spazia da motivi ornamentali a scene figurative articolate e complesse. Il pittore, ancora poco conosciuto nel nostro Paese, usò sfumature e cromie ricche e originali; delineò forme e figure delicate e sapienti che dimostrano una forte influenza della cultura classica, frutto dell’osservazione diretta delle opere di Raffaello e Michelangelo. Le opere scultoree portano, invece, la firma di vari artisti della scuola di Bertel Thorwaldsen, tra i quali Vincenzo Gaiassi e Pietro Galli.
Grazie ai lavori di restauro e di adeguamento funzionale, progettati dall’architetto Piercarlo Crachi, questa gloriosa tradizione antica convive ora con il moderno.
Il recupero filologico degli ambienti originari e degli apparati decorativi si è, infatti, sposato con un radicale aggiornamento degli apparati impiantistici e tecnologici. Tutti i lavori sono stati realizzati nel totale rispetto degli preesistenze, dal mantenimento di materiali e componenti per non alterare l’acustica alla ricerca del minimo impatto del progetto illuminotecnico, dal controllo di temperatura e umidità degli ambienti al parziale recupero del sistema di riscaldamento originario delle serre, sino alla ricostruzione degli apparati decorativi. Ora il piccolo «teatro delle meraviglie» di villa Torlonia,
poco meno di duecentocinquanta posti a sedere, aspetta il suo pubblico per ritornare a vivere. Le vacanze di Natale sono un'ottima occasione per una visita.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Esterno del teatro; [fig. 2] Decorazione parietale interna al palcoscenico;  [fig. 3] La sala del teatro; [fig. 4] Il fondale del palcoscenico; [fig. 5] Sala del foyer detta «Della guerra di Troia» [Immagini fornite da Zetema] 

Informazioni utili 
Teatro di Villa Torlonia, via Spallanzani, 5 – Roma. Visite guidate: sabato, domenica e giorni festivi, alle ore 11.30 e alle ore 16.30; giorni feriali (ad esclusione del lunedì), dalle ore 11.30; prenotazione obbligatoria al numero 060608; costo € 5,00. Informazioni: tel.060608. Sito web: www.casadeiteatri.roma.it.

sabato 21 dicembre 2013

Da San Pietroburgo a Torino: Raffaello in mostra a Palazzo Madama

C’è un soggetto che Raffaello Sanzio, nella sua breve e folgorante carriera, ha indagato più e più volte. Si tratta della Madonna con il Bambino, raffigurazione della quale esistono diverse variazioni sul tema, destinate a diventare modelli di riferimento per la devozione cristiana. Questa immagine è al centro anche della tela che il Museo statale Ermitage di San Pietroburgo ha prestato alla città di Torino in occasione del Natale: una «Sacra famiglia», dipinta probabilmente intorno al 1506, dopo l’arrivo del pittore a Firenze, e identificata con uno dei «quadri di Nostra Donna» che Giorgio Vasari segnala tra quelli realizzati per Guidobaldo da Montefeltro, il duca di Urbino.
L’opera, in mostra da sabato 21 dicembre a domenica 23 febbraio, giunge a Palazzo Madama, nella Torre Tesori al piano terra, grazie a uno scambio culturale: nello stesso periodo, un’altra grande tela del Rinascimento italiano -il «Ritratto d’uomo» di Antonello da Messina, di proprietà della Città di Torino- sarà, infatti, in Russia, per essere esposto nella Sala di Apollo all’Ermitage.
Rispetto all’ampio sfondo di paesaggio che domina negli esempi più noti e celebrati, Raffaello privilegia in questa tela un’imponente quinta architettonica: «la Vergine, idealizzata e con lo sguardo perso in meditazione, indossa -si legge nella presentazione- abiti classicheggianti. Un velo cangiante e un nastro rosso trattengono la sofisticata acconciatura con trecce. Giuseppe le fa da contraltare e incrocia lo sguardo con il Bambino: la sua espressione malinconica allude forse al futuro che attende Gesù. Questi, in grembo alla madre e nudo a simboleggiare che Cristo è vero uomo, sembra cercare protezione» dal cupo presagio sul suo futuro, aggrappandosi al seno della donna.
L’opera, le cui prime notizie risalgono al XVIII secolo, risente dell’influenza di Leonardo da Vinci nell’uso del colore e di quella Michelangelo nel dinamismo compositivo, ma l’artista seppe rielaborare i vari elementi appresi a Firenze inserendoli in un’opera inedita, la cui novità è riscontabile immediatamente nella scelta di dipingere Giuseppe privo della barba, quasi fosse un contemporaneo.
Dopo essere stata nelle collezioni del duca d'Angoulême e di Pierre Crozat, la «Sacra famiglia» di Raffaello arrivò in Russia nel 1772, per acquisto dell’imperatrice Caterina II e nel 1827 fu oggetto di restauro con il trasferimento della pittura dalla tavola alla tela.
Grazie a questo prestito temporaneo, Torino potrà così vedere uno dei capolavori del maestro urbinate, il cui perfetto equilibrio di forme, proporzioni, prospettiva e colori ha sempre sollecitato artisti e letterati, come ben testimonia un passo dello scrittore francese Honoré de Balzac: «ogni figura è un mondo, un ritratto il cui modello apparve in una visione sublime, intriso di luce, designato da una voce interiore, tracciato da un dito celeste».
Contemporaneamente, a Palazzo Madama sarà possibile ammirare una grande tavola inedita di Defendente Ferrari, uno dei più sottili e intriganti protagonisti della pittura rinascimentale in Piemonte: «L’Incoronazione della Vergine». L’opera, recentemente sottoposta a restauro, è databile al 1530, ossia all’ultima fase di attività dell’artista, e raffigura la Trinità, con Dio Padre, la colomba dello Spirito Santo, e Gesù che pone la corona sul capo della Vergine. Si tratta un’iconografia piuttosto rara, ma ciò che più colpisce è l'intensa gamma cromatica usata dal pittore: i verdi della veste e del manto del Cristo, il blu dedicato alla Madonna, il rosso brillante dell’Eterno dialogano con le ricche decorazioni in oro dello sfondo, dalle tonalità chiare.
Non si hanno purtroppo notizie sulla originaria destinazione di quest'opera di grandi dimensioni, che risulta proprietà di una prestigiosa e antica famiglia piemontese già nei primi decenni dell’Ottocento. È probabile che la tavola fosse l’elemento centrale di una grande macchina d’altare, smembrata con le soppressioni degli ordini religiosi di epoca napoleonica, e solo successivamente isolata come un dipinto adatto a un ambiente privato.
Grazie al restauro, «L’Incoronazione della Vergine» viene ora temporaneamente depositata presso il museo torinese per essere esposta al pubblico in dialogo con i diciassette dipinti di Defendente Ferrari già presenti nel percorso della Sala Acaia, tra cui la prima opera sicuramente datata del pittore: la «Natività notturna» del 1510.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Raffaello Sanzio, «Sacra Famiglia», 1506-1507 circa. Olio e tempera su tela, 72,5 x 56,5 cm. San Pietroburgo, Museo Statale Ermitage; [figg. 2 e 3] Defendente Ferrari, «L’Incoronazione della Vergine», 1530 circa. Collezione privata.  

Informazioni utili 

«Sacra famiglia» di Raffaello. Palazzo Madama - Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello -  Torino. Orari: martedì-sabato, ore 10.00-18.00; domenica, ore 10.00-19.00; chiuso lunedì (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingresso: intero € 10,00; ridotto € 8,00; gratuito ragazzi minori di 18 anni. Informazioni: tel.011.4433501. Sito web: www.palazzomadamatorino.it. Da sabato 21 dicembre 2013 a domenica 23 febbraio 2014.    




venerdì 20 dicembre 2013

Due concorsi per Venezia: artisti a confronto con la tradizione del vetro e le architetture dell’ex convento di San Salvador

Nasce con l'intento di avvicinare i giovani di età compresa tra i 18 e i 40 anni alla tradizione dell'arte vetraria il concorso internazionale «Ege–European Glass Experience», promosso dal Consorzio Promovetro Murano, in collaborazione con l'Amministrazione comunale di Venezia e con il Museo del vetro di Murano, realtà afferente alla Fondazione musei civici.
La competizione, le cui iscrizioni rimarranno aperte fino a venerdì 10 gennaio 2014, è finanziata dal programma europeo «Cultura 2007-2013» e vede coinvolti tra i partner il Museo finlandese del vetro e la Fondazione nazionale del vetro di Segovia (in Spagna). È prevista, inoltre, la partecipazione di altre realtà del settore come lo svedese Smålands Museum, il Museo del vetro di Cracovia (in Polonia) e l’International Festival of Glass.
Due le sezioni in cui si suddivide il concorso: i giovani artisti potranno, infatti, partecipare a «Ege–European Glass Experience» sia con un’opera realizzata negli ultimi due anni, con qualsiasi tecnica e lavorazione del vetro, sia con un nuovo progetto, ossia un bozzetto o uno studio per un manufatto di futura realizzazione.
Il materiale, che va inviato al Consorzio Promovetro Murano (calle Marco da Murano, n. 4 - Murano), deve contenere un proprio curriculum, tre foto o un rendering del lavoro presentato e una scheda di presentazione di circa ottocento battute.
Una giuria internazionale, coordinata da Cornelia Lauf, sceglierà quaranta opere e ottanta progetti che verranno, poi, esposti in una mostra itinerante, che farà tappa in Finlandia (da marzo 2014), in Spagna (da agosto 2014) e, infine, in Italia (da marzo 2015).
Tra i progetti selezionati ne saranno, poi, scelti una ventina che saranno realizzati in vetro dai maestri dell’isola di Murano.
Sempre a Venezia viene lanciato in questi giorni il premio speciale «Innovative Interactive Tour on Telecom Italia's Future Centre», rivolto ad artisti, architetti e designer che abbiano un'idea innovativa per la fruizione degli spazi architettonici dell’ex convento San Salvador a Venezia, oggi sede del Future Centre di Telecom Italia.
Le iscrizioni alla competizione, inserita nell'ambito dell'ottavo premio internazionale Arte Laguna, sono aperte fino a sabato 15 febbraio 2014 e richiedono la presentazione di un progetto per la valorizzazione e la fruizione innovativa ed interattiva del grande complesso in zona Rialto, uno dei più antichi centri di vita insulare veneziana. L’idea vincente verrà premiata con un contributo di 5.000 euro; mentre la quota di partecipazione è fissata a 50 euro.
Nelle due cartelle di presentazione del proprio piano di riqualificazione in chiave turistico-culturale dell’ex convento, al quale si potranno aggiungere immagini o bozzetti, vanno approfondite una o più delle tre linee guida scelte dagli organizzatori del premio: valorizzazione della storia del luogo dal passato al futuro, focalizzazione sugli elementi peculiari dell'architettura e impiego di tecologie ICT per la fruizione degli spazi.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Ann Wåhlström, «Kosta Glassworks» (Kosta Boda), 1996. Photographer: Jörgen Ludwigsson; [fig. 2] Lavorazione del vetro in una fornace di Murano; [fig. 3] Vista esterna dell’ex convento San Salvador a Venezia 

Informazioni utili 
 «Ege–European Glass Experience». Ente banditore: Consorzio Promovetro Murano, con il Comune di Venezia e il Museo del vetro di Murano. Quota di partecipazione: nessuna. Informazioni e indirizzo per il recapito del materiale: Consorzio Promovetro Murano, calle Marco da Murano, n. 4 - Murano (Venezia), info@egeglass.eu. Sito internet: www.egeglass.eu. Data ultima di consegna: 10 gennaio 2014. «Innovative Interactive Tour on Telecom Italia's Future Centre». Ente banditore: Premio internazionale Arte Laguna. Quota di partecipazione: 50,00 euro. Informazioni: Arte Laguna, via Roma, 29/A - Mogliano Veneto (Treviso), tel. 041.5937242 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e dalle ore 14.30 alle ore 18) o fc@premioartelaguna.it. Iscrizione on-line sul sito www.premioartelaguna.it/index.php/archivio-premio-arte-laguna/premio-1314/dotazione/telecom-future-centre.html. Data ultima di consegna: 15 febbraio 2014

giovedì 19 dicembre 2013

Milano, aperto al pubblico l’Archivio capitolare della basilica di San’Ambrogio

Ci sono il «Messale dell’Incoronazione» di Gian Galeazzo Visconti, quattro lettere autografe di Santa Chiara ad Agnese di Boemia e la pergamena con la prima ricetta del «Lumbolos cum panicio», la nota cotoletta alla milanese, tra i preziosi tesori conservati presso l’Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, recentemente aperto alla fruizione del pubblico, dopo oltre novecento anni dalla sua fondazione, grazie al lavoro di riqualificazione e di interior design della sala di San Satrio, luogo raccolto tra la chiesa e la residenza dell’abate, che gli architetti Michela Spinola e Giovanni Antonelli Dudan hanno trasformato, da biblioteca privata, in moderna sala di consultazione per studiosi e appassionati di storia locale e non.
Il progetto di restauro ha interessato anche la sala parrocchiale, posta sopra il porticato del Bramante e utilizzata in passato come museo, all’interno della quale trovano ora spazio la reception, alcuni testi recenti e una piccola mostra documentaria con foto e immagini storiche dedicate alla memoria del bombardamento del 1943, di cui quest’anno ricorre il settantesimo anniversario.
Minimal e raffinato il nuovo allestimento. Entrando nell’Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, il cui progetto di riqualificazione è stato reso possibile dalle donazioni di alcuni privati, ci si trova, infatti, di fronte a un ambiente inaspettato: «un affresco restaurato, un tabernacolo e alcuni volumi esposti sono gli unici oggetti presenti, oltre alla postazione di consultazione e alla libreria -racconta l’architetto Michela Spinola-. Si è voluto così restituire un ambiente sobrio ed elegante con l’intento di attirare l’attenzione su piccole ‘fessure’ che, come tagli nella mobilia, lascino intravedere codici medievali e preziosi documenti», alcuni dei quali risalenti a prima dell’anno Mille.
Cinquantacinque manoscritti membranacei del periodo tra il IX e il XV secolo, trenta manoscritti cartacei di carattere liturgico, milleduecento pergamene dei secoli dal IX e al XVII, ma anche tremila volumi e disegni antichi compongono il ricco tesoro archivistico di Sant’Ambrogio, del quale sono stati attenti tutori prima i monaci e poi i canonici della basilica, e che è attualmente affidato alla cura di Marco Petoletti, docente di letteratura latina medievale e umanistica all’università Cattolica.
È, dunque, un incontro con la storia quello che potranno vivere i visitatori del fondo archivistico, da oltre novecento anni fonte inesauribile di racconti, ma anche di piccoli aneddoti, su Milano e sui suoi residenti. Eleganti lettere papali, verbali di processi, donazioni e più modeste compravendite si configurano, infatti, come eloquenti testimoni della vita della basilica nel Medioevo e della devozione al patrono della città. Nella ricchissima documentazione sono presenti anche alcune curiosità sugli usi e costumi degli abitanti del capoluogo lombardo, a partire dalla ricetta della cotoletta alla milanese, che fa la sua comparsa su una pergamena datata 1148, nella quale viene descritto un pranzo offerto ai canonici dall’abate di Sant’Ambrogio nel giorno di San Satiro.
L’archivio è, poi, ricco di documenti di assoluto pregio, dal Codice col martirologio-calendario di Beda il Venerabile ai sei antifonari ambrosiani conosciuti come «Corali di Crescenzago», fino alle uniche quattro lettere autografe di Santa Chiara d’Assisi giunte fino a noi, scritte intorno al 1230-1240 per confortare Agnese di Boemia nella sua scelta coraggiosa di seguire la via della povertà assoluta piuttosto che i fasti di un matrimonio imperiale.
 
Informazioni utili 
Archivio capitolare della basilica di Sant’Ambrogio, piazza Sant’Ambrogio, 15 – Milano, archivio.capitolare@basilicasantambrogio.it o tel. 02.86450895.

mercoledì 18 dicembre 2013

Genova, una tempesta in 4D al Galata – Museo del mare

Novità sotto l’albero di Natale al Galata di Genova. Alla vigilia delle feste, il museo più grande e visitato della Liguria apre una nuova sezione che farà la gioia dei lupi di mare e degli amanti delle avventure estreme: la Sala della tempesta in 4D.
Il nuovo allestimento si suddivide in due parti: il visitatore può, prima, scoprire -attraverso dipinti, stampe, incisioni, ex voto e oggetti semplici della vita comune- le origini, le motivazioni e le storie di chi, in passato, sceglieva di solcare le acque più temibili del mondo, a partire da quelle di Capo Horn, per, poi, sperimentare un’esperienza molto particolare: la salita a bordo di una scialuppa, in mezzo al mare in tempesta.
Ad aprire il percorso del nuovo exhibit, allestito al secondo piano del museo genovese, è un’immagine ingrandita dell’opera «Sauvetage», litografia del pittore francese Ferdinand Perrot che rappresenta il salvataggio, alla metà del XIX secolo, dell’equipaggio di una barca disalberata nella tempesta da parte del veliero svedese «Neptune».
Nella sala, scenograficamente dipinta di blu scuro, si trovano, quindi, due vetrine con molteplici reperti risalenti all’epoca in cui velieri genovesi dai nomi esotici come bricche (dall’inglese brick, brigantino), scippe (da ship) e barco bestia (da the best bark, navi goletta) battevano i mari del mondo per portare i loro carichi: dal grano ucraino alle pelli e alla carne argentina, dal guano peruviano (escrementi di volatili marini usato come fertilizzante bio) al carbone inglese di Cardiff e al riso della Birmania. Il visitatore può così rivivere una stagione della vita marinara, purtroppo dimenticata, che ebbe come protagonisti capitani e naviganti del calibro di Giuseppe Garibaldi e di Nino Bixio, patriota italiano che, dopo l’impresa dei Mille, tornò ad imbarcarsi e morì di febbre gialla, a bordo del piroscafo «Maddaloni», nell’isola di Sumatra.
Con questi viaggi la scoperta di nuove rotte marittime che vide le navi italiane uscire dal Mediterraneo e battere i mari del mondo scoprendo la difficoltà di navigare in luoghi come il canale della Manica, il Gulf Stream, il Capo di Buona Speranza e Capo Horn, la nera scogliera all’estremità dell’America meridionale (55°58’47” Sud), dove le masse di acqua e di aria dell’Atlantico e del Pacifico si scontrano generando forti venti e una risalita verso Ovest quasi proibitiva.
Molto spesso i marinai e i loro ospiti -contadini liguri, piemontesi, veneti e lombardi che andavano in America per i raccolti dell’estate australe- erano costretti ad abbandonare le navi e a mettere in mare le scialuppe, cercando di dotarle di acqua e provviste: qualche coperta, una bussola, una carta nautica, un sestante, i remi, un arpione per fiocinare qualche pesce o qualche volatile. Ed è proprio questa esperienza che si ha modo di rivivere a Genova grazie a un allestimento realizzato dalla Moviemex di Catania e dal movie maker genovese Federico Basso: su una piattaforma mobile il visitatore vive pochi minuti di intensa immersività per capire che con il mare non si scherza. Il naufrago virtuale si trova, infatti, in un vano buio, illuminato da una sola forte luce rivolta al soffitto, dove una scialuppa –una baleniera originale del XIX secolo con tutte le sue attrezzature- è rovesciata, nell’immagine dell’ultima disperazione.
La voce concitata del nostromo che appare sullo schermo con il suo «Sud Ovest», tipico abbigliamento dell’epoca composto da cerata e cappello, invita il pubblico a salire a bordo di un’altra scialuppa, a prendere posto sui banchi e a iniziare a remare perché la nave sta per affondare. Intanto si illuminano gli schermi, mostrando Capo Horn, mentre le onde e i piovaschi che si alternano alle forti raffiche di vento coinvolgono il visitatore in un’esperienza multisensoriale. La barca beccheggia, sale e scende sulle onde, mentre intorno ai superstiti passano come fantasmi gli albatros, le orche e le balene. Un’esperienza forte, dunque, quella che regala il Galata di Genova con questo nuovo allestimento all’insegna di storia, divertimento ed edutainment.

Informazioni utili 
 Sala della tempesta in 4D. Galata Museo del Mare, Calata De Mari, 1 - Genova. Da sabato 21 dicembre 2013. Orario stagione invernale (1° novembre – 28 febbraio): martedì-venerdì, ore 10.00–18.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00); sabato, domenica e festivi, ore 10.00-19.30 (ultimo ingresso alle ore 18.30); lunedì chiuso. Orario stagione estiva (1° marzo - 31 ottobre): lunedì-domenica, ore 10.00–19.30 (ultimo ingresso alle ore 18.30). Ingresso: AcquarioVillage, adulti € 45,00, ragazzi € 29,00, ridotto € 38,00; GalatAcquario (Acquario di Genova + Galata Museo del Mare), adulti € 35,00, ragazzi € 22,00, ridotto € 30,00; Visita solo Galata Museo del Mare, adulti € 17,00, ragazzi € 12,00, ridotto € 14,00; tutte le tipologie di biglietto sono acquistabili presso le biglietterie dell’Acquario di Genova e del Galata Museo del Mare e sui siti www.acquariovillage.it, www.acquariodigenova.it e www.incomingliguria.it. Informazioni: tel. 0102345655 o info@galatamuseodelmare.it. Sito web: www.galatamuseodelmare.it. Da sabato 21 dicembre 2013. 

lunedì 16 dicembre 2013

«Notre-Dame de Paris», Roberto Bolle sul grande schermo dei cinema italiani

È una delle stelle italiane della danza. La sua abilità tecnica e la sua espressività corporea hanno incantato i palcoscenici più prestigiosi del mondo. Il suo nome è legato a termini come eleganza, grazia, armonia e bellezza. Ma, nella scorsa stagione scaligera, Roberto Bolle ha saputo stupire ancora una volta il pubblico cimentandosi in un ruolo per lui inusuale, contrario alle sue note qualità fisiche apollinee e tutto giocato sulla bruttezza come punto di forza comunicativo. Il ballerino piemontese ha, infatti, vestito i panni di Quasimodo, il campanaro gobbo della cattedrale di Notre-Dame di Parigi nato, nel 1831, dalla fantasia di Victor Hugo e diventato uno dei grandi personaggi della danza mondiale, nel 1965, grazie alla vena creativa di Roland Petit.
L’invenzione del coreografo francese, nell’allestimento proposto al teatro alla Scala di Milano lo scorso febbraio (registrando il tutto esaurito nelle settimane in cui è rimasto in cartellone), diventa a Natale un film-evento, arricchito da un accurato lavoro di post-produzione ed edizione, con riprese in HD e audio 5.1, che ha visto all’opera Rai e Microcinema Distribuzione a partire dalla registrazione effettuata lo scorso San Valentino.
Il balletto «Notre-Dame de Paris», campione di incassi della scorsa stagione teatrale, sarà sul grande schermo di numerosi cinema italiani nelle giornate di lunedì 16, martedì 17 e mercoledì 18 dicembre.
 Lo spettacolo, che si avvale della supervisione coreografica di Luigi Bonino, vanta solidi punti di forza nei vivaci e geometrici costumi di alta moda disegnati da Yves Saint-Laurent, nella scenografia stilizzata e di segno espressionista firmata da René Allio, nelle belle musiche di Maurice Jarre, cariche di energia ritmica, echi di liturgie e canti di strada che vengono da lontano.
Roberto Bolle, nei panni del dolce e sensibile Quasimodo, innamorato senza speranza della bella gitana Esmeralda, dà vita a un’interpretazione superlativa e di grande intensità emotiva, accanto a Natalia Osipova, principal del teatro Mikhailovskij e dell’American Ballet Theatre, e ai primi ballerini scaligeri Mick Zeni ed Eris Nezha.
Il balletto è uno spettacolare affresco coreografico nel quale «danza, scene, costumi, partitura musicale» si integrano e si completano fino a dare vita all’idea di spettacolo come «creazione totale» cara a Roland Petit. Tutto ruota attorno a quattro personaggi principali e ai loro stati d’animo: Quasimodo, campanaro della cattedrale parigina che mette sotto gli occhi dello spettatore la sua dolorosa lotta interiore di persona travolta dai sentimenti e impotente di fronte all’amore non ricambiato per la seducente Esmeralda, preda della passione dell’arcivescovo Frollo, «un uomo tormentato fra i suoi desideri e la sua coscienza, fra la carne e lo spirito», che si avvale dell’aiuto del capitano Phoebus (e della sua presunzione) per possedere la giovane donna.
Commentatore, testimone e presenza dei diversi momenti della vicenda è il corpo di ballo che, come il coro della tragedia greca, ne sottolinea le dinamiche, arricchendo la storia di colore e calore. Sullo sfondo presenza silente ma incombente, testimone e attrice di questo dramma dalle tinte oscure e tenebrose del Medioevo, appare la cattedrale di Parigi, «un prodigio di grandezza e leggiadria», come scrisse Victor Hugo, della quale ricorrono quest’anno gli ottocentocinquanta anni dalla fondazione.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Immagine promozionale del balletto «Notre-Dame de Paris», nei cinema italiani a Natale;  [Fig., 2, 3, 4 e 5] Una scena del balletto «Notre-Dame de Paris», su musiche di Maurice Jarre e per le coreografie di Roland Petit, con il ballerino Roberto Bolle. Credits: Microcinema Distribuzione 

Informazioni utili 
«Notre-Dame de Paris», balletto in due atti, dal Teatro alla Scala di Milano. Coreografia: Roland Petit. Supervisione coreografica: Luigi Bonino. Assistente alla coreografia: Gillian Whittingham. Direttore: Paul Connelly. Scenografia: René Allio. Cast: Roberto Bolle, Natalia Osipova, Eris Nezha. Distribuzione: Microcinema. Genere: balletto al cinema – evento in play HD. Durata: 1 ora e 35 minuti. Informazioni sullo spettacolo: www.teatroallascala.org/it/stagione/opera-balletto/2012-2013/notre-dame-de-paris.html. Elenco sale: www.microcinema.eu/news-press/notre-dame-de-paris-0

venerdì 13 dicembre 2013

«Giovani collezionisti», a Palazzo Madama di Torino un concorso per under 28

Perché si colleziona? Come nasce l’idea di formare raccolte? Quali sono le relazioni tra gli oggetti collezionati e il progetto ideato dal loro proprietario? In che modo e perché le collezioni, da fatto privato, si trasformano spesso in patrimonio pubblico? Sono queste le domande che stanno alla base del concorso «Giovani collezionisti», ideato da Palazzo Madama, uno dei musei civici della città di Torino, con il sostegno della Banca regionale europea.
L’iniziativa, giunta alla sua terza edizione, ha lo scopo di promuovere ed esplorare il fenomeno del collezionismo privato dei giovani under 28 residenti in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, valutandolo e premiandolo non per il valore commerciale degli oggetti raccolti, ma per la cura, la coerenza e l’originalità del progetto.
La commissione di valutazione, formata da esperti del settore museale e del mercato dell’arte, selezionerà le tre migliori raccolte, alle quali verrà dato un premio in denaro di cinquecento euro per ogni categoria in concorso. Tre le sezioni nelle quali si articola il premio: Junior (7-12 anni), Teen (13-17 anni) e Friends (18-28 anni). La cerimonia di premiazione si terrà sabato 24 maggio 2014, alle ore 12, presso la sede della Banca regionale europea di Torino.
Gli interessati a prendere parte al concorso potranno mandare la propria documentazione entro venerdì 14 marzo 2014 presso gli uffici di Palazzo Madama. Per partecipare è necessario inviare, oltre alla scheda di adesione (scaricabile dai siti www.palazzomadamatorino.it e www. brebanca.it) e a un documento di identità, anche un elenco degli oggetti collezionati, almeno una decina di immagini che documentino la collezione, e una descrizione della raccolta contenente la sua storia, le strategie di acquisizione dei materiali (acquisto on-line, ricerca in mercatini di antiquariato, viaggi, eccetera) e le tecniche di documentazione adottate (riproduzioni fotografiche e digitali, elenchi, eventuali testi e bibliografia di riferimento).
Collezionare significa spesso cercare qualcosa dentro di sé e nel mondo che ci circonda, costruire un ordine fantastico per i propri sogni e per i propri pensieri, organizzarli meglio, esplorare nuovi campi di relazione, scoprire rapporti nascosti tra le cose che ci circondano e dentro l’esperienza quotidiana della nostra vita. Altrettanto spesso, le collezioni interagiscono con il tempo, fissando momenti particolari di vita e di storia, sottraendoli al ritmo naturale del decadimento e della perdita e consegnandoli così al flusso profondo del ricordo e della memoria.
Fin da bambini ci comportiamo in fondo come dei curatori museali, osservando, scegliendo, conservando, selezionando, scambiando, mostrando ad altri. Questo bisogno di controllare il mondo ed in un certo modo di comprenderlo e di significarlo ci accompagna lungo il corso della vita. Ma che cosa collezionano i bambini, i giovani e gli adulti? Di tutto, e tutto assume la veste di brandelli di mondo scelti, posseduti per conoscerlo meglio e imparare a orientarsi.
Alla sera, in un angolo della casa, queste prime collezioni improprie prendono vita e si articolano in serie, semplicemente riguardandole o giustapponendole, o anche dimenticandole là dove erano state lasciate. In questo riflettere e selezionare, in questo racchiudere in un altro luogo osservando in modo nuovo, in questo estrapolare dal flusso della realtà si può già intravedere il gesto del museo.
Le collezioni vivono del principio della serialità, del tentativo di completare un insieme che si vorrebbe finito; si aggiunge un tassello alla volta mentre si cerca pazientemente di ricomporre un puzzle.
Nel collezionare entrano in gioco varie azioni: possedere, contare, ammirare, studiare, conoscere, collegare, completare -solo per citarne alcune-, ma è proprio nell’unire categorie di oggetti posizionandoli in insiemi significativi che si colloca la specificità di questa molteplicità di atti. Questi insiemi, che trasformano il singolo oggetto in segno, sviluppano un discorso che diventa simbolico, estetico, culturale e che conduce strettamente ad una prima riflessione sulla funzione stessa del museo.

Informazioni utili 
«Giovani collezionisti». Ente promotore: Fondazione Torino Musei – Palazzo Madama, con la Banca regionale europea. Data di consegna: venerdì 14 marzo 2013. Partecipazione gratuita. Informazioni e consegna dei materiali: Palazzo Madama – Museo civico d’arte antica, piazza Castello – Torino - specificando sulla busta concorso Giovani collezionisti, palazzomadama@fondazionetorinomusei.it. Il bando completo è disponibile su: www.palazzomadamatorino.it; www.fondazionetorinomusei.it; www.bancabre.it.

mercoledì 11 dicembre 2013

«Omissis», in Friuli tre giorni all’insegna delle arti performative

Fantasia, sogno, speranza, utopia, desiderio e illusione, ma anche stupore e cambiamento: sono molte le parole che richiama alla mente il termine «Chimera», scelto come titolo della nona edizione di «Omissis», festival internazionale dedicato alle arti performative che, da giovedì 19 a sabato 21 dicembre, trasformerà la cittadina barocca di Gradisca d’Isonzo, in provincia di Gorizia, in un palcoscenico per i linguaggi innovativi della scena. Un viaggio onirico tra danza, magia, musica, percezione, nuove tecnologie, video, workshop, installazioni e body art è, infatti, quello che proporrà per tre giorni «Mattatoioscenico», associazione che cura la direzione artistica, tecnica e organizzativa del festival.
Finlandia, Austria, Olanda, Spagna, Croazia, Israele e Polonia le nazioni di provenienza degli artisti selezionati per comporre la ricca vetrina di spettacoli di «Omissis», che porterà in svariate location cittadine, dal Nuovo Teatro Comunale alla Sala Bergamas, prime assolute, prime nazionali o anteprime regionali, accomunate dal sottile fil rouge rappresentato dalla ricerca e dallo sviluppo di linguaggi innovativi, diversi da quelli solitamente intesi per la pratica performativa.
Un festival, dunque, di respiro europeo quello proposto a Gradisca di Isonzo, che rappresenta per l'intero Friuli Venezia Giulia un appuntamento, ormai consolidato, unico nel suo genere e incentrato sul dialogo con altre realtà di eccellenza, di produzione e di distribuzione, sia a livello locale che internazionale. È questo uno dei motivi per cui la rassegna, che si configura anche come un’ottima vetrina per la promozione turistica del territorio, ottiene sempre importanti sostegni e patrocini: quest’anno accanto a «Mattatoioscenico» ci saranno, per esempio, l’Assessorato regionale alla Cultura, la Provincia di Gorizia, l’Amministrazione comunale di Gradisca di Isonzo, l’ufficio culturale dell'Ambasciata di Israele e l’Ambasciata di Finlandia.
Il festival, giunto alla sua nona edizione, prenderà il via giovedì 19 dicembre, nella cornice dell’enoteca regionale «La Serenissima», con un aperitivo e, successivamente, con la presentazione del progetto di installazione temporanea dell’artista Kristian Sturi. Seguirà, poi, la prima nazionale, alla Sala Bergamas, dello spettacolo «Fragmentation» di JesterN, artista e scienziato di origine friulane ma residente in Olanda, nel quale le nuove tecnologie vengono applicate alla danza butoh. Andrà, quindi, in scena, al Nuovo Teatro Comunale, la prima nazionale di «Idiot-Syncrasy», performance di danza del duo italo-spagnolo Igor e Moreno, artisti già presenti all'edizione 2012 di «Omissis» con il collettivo «Bloom!».
La giornata di venerdì 20 dicembre si aprirà, invece, con il workshop «Creative ways to use your brain waves» di JesterN (a partecipazione gratuita, ma con prenotazione consigliata), presso l’enoteca regionale «La Serenissima». Seguirà, quindi, l'anteprima regionale dello spettacolo «Vakuum Revue», che vedrà in scena, alla Sala Bergamas, il performer austriaco Jan Machacek. Mentre al Nuovo Teatro Comunale si esibiranno i danzatori e coreografi israeliani Yossi Berg e Oded Graf, protagonisti dell'anteprima regionale di «Heroes», performance di danza acclamata dalla critica come uno dei cinque migliori andati in scena nel 2008 e vincitrice anche del premio internazionale per la miglior coreografia Burgos di New York.
Sabato 21 dicembre il festival si aprirà con una replica del workshop «Creative ways to use your brain waves» di JesterN (a partecipazione gratuita, ma con prenotazione consigliata), presso l’enoteca regionale «La Serenissima». Si terrà, quindi, l’anteprima regionale dello spettacolo «Speed Blindness», proposto dalla compagnia finlandese «Whs» presso il Nuovo Teatro Comunale. Mentre a chiudere la programmazione del festival sarà la prima assoluta della performance «Transfera 5.1», con il gruppo polacco «Suka Off».
Anche quest’anno «Omissis» attiverà il suo Media Center, ideato per amplificare la fruizione degli spettacoli proposti mediante la realizzazione di video (youtube.com/mattatoioscenico) e foto pubblicati on-line in tempo reale sul sito del festival (www.omissisfestival.it) e sui principali social network, da Facebook (facebook.com/omissisfestival) a Twitter (twitter.com/omissisfestival).

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Igor e Moreno nello spettacolo «Idiot-Syncrasy»; [fig. 3]  La compagnia Vhs nello spettacolo «Speed Blindness»; [fig. 4] Jan Machacek nello spettacolo  «Vakuum Revue»; [fig. 5] Yossi Berg e Oded Graf nello spettacolo «Heroes». Photo by Richard Malcolm 

Informazioni utili 
«Omissis», festival internazionale dedicato alle arti performative. Gradisca di Isonzo, sedi varie. Biglietteria: la biglietteria, ubicata presso la Sala Bergamas di Gradisca d'Isonzo, sarà attiva durante i giorni del festival dalle ore 18.00. Informazioni: tel. 0481.961345 o info@omissisfestival.it. Sito web: omissisfestival.it. Social Network: facebook.com/omissisfestival; twitter.com/omissisfestival; youtube.com/mattatoioscenico. Da giovedì 19 a sabato 21 dicembre 2013.

lunedì 9 dicembre 2013

«Un biglietto per l'arte», ricordi in formato cartolina ai Musei civici di Torino

Torino apre l'album dei ricordi. Il Natale porta al Borgo medioevale una mostra che è un vero e proprio viaggio nel tempo, dall’antico al contemporaneo, alla scoperta di quei momenti speciali che hanno segnato la cultura cittadina dai primi decenni del Novecento ad oggi. Fino a domenica 2 marzo, lo spazio espositivo di viale Virgilio ospita, sotto il titolo «Un biglietto per l'arte», una raccolta di cartoncini di invito alle principali esposizioni promosse dai Musei civici di Torino in oltre un secolo di storia, accompagnata da una piccola selezione di cataloghi, manifesti e fotografie degli artisti e del pubblico presente alle inaugurazioni.
È Vittorio Viale, direttore del Musei civici dal 1930 al 1965, a dare il via a questo impegno culturale, rimasto costante fino ai giorni nostri. La prima vera mostra d’arte è quella dedicata ad Antonio Fontanesi nel 1932. Seguono una serie di grandi esposizioni sull'arte piemontese, ospitate a Palazzo Madama e a Palazzo Carignano, che fanno storia per la profondità degli studi e per la modernità degli allestimenti, come la mostra «Gotico e Rinascimento in Piemonte» (1938-1939) o la rassegna sul manierismo piemontese e lombardo del Seicento (1955).
Dopo la guerra, Torino si apre alla cultura internazionale e al confronto con l’arte europea contemporanea. È un’epoca di fermento e di partecipazione. Nel 1959 si inaugura la Galleria d’arte moderna ricostruita e vengono presentati artisti come Francis Bacon (1962), Graham Sutherland (1965), Nicolas de Staël (1960), Franz Kline (1963), Lucio Fontana (1970) e Alberto Burri (1971), accanto a mostre su correnti artistiche come la pop art («New-dada e Pop art newyorkesi»,1969) e il concettuale («Conceptual art Arte povera Land art»,1970). In parallelo, si ripercorrono i movimenti pittorici d’avanguardia della prima metà del secolo, con «L'opera di Marc Chagall» (1953), «Espressionismo e arte tedesca del XX secolo» (1954), la retrospettiva su Giacomo Balla (1963) e la mostra epocale «Il Cavaliere Azzurro» (1971).
Il gusto e l'interesse per la modernità coinvolgono anche il museo di arte antica: Palazzo Madama ospita, nel 1955, una mostra sull’American design dal Museum of Modern Art di New York. Nel 1959, a lasciare una traccia indelebile è, invece, «The family of Man», l'eccezionale esposizione fotografica curata da Edward Steichen per il MoMA, itinerante in sessantanove nazioni e visitata da nove milioni di persone.
Da questa rassegna su sviluppa un'attenzione particolare all'arte della fotografia, con retrospettive su grandi fotografi americani, come «Steichen il fotografo» (1965) e «I platini di Irving Penn. 25 anni di fotografia» (1975). Negli anni Sessanta, ancora, la collaborazione con l’Ismeo (Istituto italiano per il medio ed estremo Oriente) dà avvio a una stagione di mostre sull’arte antica orientale.
«Un biglietto per l'arte» ripercorre, dunque, le tappe principali di quello straordinario percorso nel tempo che sono state le mostre promosse dai musei torinesi ed è, nello stesso tempo, un modo per ricordare, a centocinquanta anni dalla nascita del Museo civico, l'importanza della sua attività per la città e sul panorama internazionale.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Marc Chagall a Torino per la mostra  «L'opera di Marc Chagall» (1953); [fig. 2] Immagine scattata durante la vernice della mostra sulla Collezione Thompson, tenutasi alla Galleria Sabauda di Torino nel 1961; [fig. 3] Inaugurazione della mostra «La famiglia dell'uomo»  (1959)

Informazioni utili 
Borgo Medievale, viale Virgilio 107 - Torino. Orari: lunedì-domenica, ore 10.00-18.00. Ingresso libero. Informazioni: tel. 011.4431701, e-mail: borgomedievale@fondazionetorinomusei.it. Sito web: www.borgomedievaletorino.it. Da venerdì 6 dicembre 2013 a domenica 2 marzo 2014.

venerdì 6 dicembre 2013

A casa come sul palco. A Vercelli va in scena il teatro della memoria della coppia Cuocolo-Bosetti

La casa d’infanzia dell’attrice Roberta Bosetti, con gli arredi e gli oggetti di un passato fortuitamente cristallizzato, torna a trasformarsi in palcoscenico teatrale. In attesa del tour che nei prossimi mesi toccherà le città di Tokyo, Sidney e Melbourne, la compagnia italo-australiana «Iraa Theatre», formata dall’interprete piemontese con il regista e compagno di vita Renato Cuocolo, si esibisce nella sua base di Vercelli, un residenza a tre piani con giardino in via Ariosto 85.
Da sabato 7 a domenica 15 dicembre, i due artisti apriranno, dunque, le porte di casa per proporre al pubblico una serie di appuntamenti con il loro teatro intimo e urbano, privato e pubblico, domestico e internazionale. Un teatro che dall’anno della sua fondazione, datata 1978, ha toccato più di una ventina di Paesi del mondo e del quale il critico Leonard Radic ha scritto, in «History of Australian Theatre», è difficile «da riassumere, da criticare e da ricostruire con la memoria» perché «non offre consolazioni alla vita, è la vita».
Ad aprire la rassegna sarà l’evento «Night dream before Christmas with Emily Dickinson» (sabato 7 dicembre, dalle ore 22), nel quale Roberta Bosetti si confronterà, per un’intera notte, con le poesie e le lettere della poetessa americana, conosciuta per la sua capacità di restituire la grandezza della natura dal chiuso della sua stanza.
Dieci ospiti/spettatori potranno, a loro discrezione, dormire, sognare (forse) o abbandonarsi all’ascolto dell'edizione integrale dell'opera della scrittrice di «Che sia l’amore tutto ciò che esiste». Il tempo reale finirà così per coincidere con quello teatrale generando un’esperienza unica, una sorta di sogno pre-natalizio.
La rassegna proseguirà, quindi, con uno degli spettacoli di maggior successo della compagnia «Iraa Theatre»: «Roberta torna a casa»(martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre, alle ore 21), presentato in anteprima nel 2012, nell’ambito del Festival delle Colline e in collaborazione con Olinda Milano.
«Quando finalmente, dopo anni di vagabondaggio fra continenti, mi sono decisa a tornare nella casa della mia infanzia, la mia infanzia non c’era più. Le persone non c’erano più. Avevano disertato la vita, ultima mia madre, la sua mente se ne è andata a spasso (lo chiamano Alzheimer) e, anche se la inseguo, non posso più raggiungerla», dice Roberta Bosetti a proposito dello spettacolo. Un racconto intimo, nel quale l’attrice mette in scena la storia di sua madre, quasi a volerle restituire una vitalità che la malattia ha nascosto nell’oblio.
Mentre a chiudere la rassegna vercellese sarà lo spettacolo «Rooms for Error. Tre studi» (venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 dicembre, alle ore 21), dal racconto «La voglia di dormire» di Anton Cechov.
La compagnia «Iraa Theatre» presenta questo lavoro in forma di studio agendo in tre stanze diverse e in tre modalità diverse: lettura, interpretazione, discesa. La rappresentazione diventa così efficace esplorazione della natura e delle molte lingue che abitano il teatro: la realtà della lettura, l'interpretazione dell'attore che diventa personaggio, la forza simbolica delle immagini. La forza del progetto sta nel creare spazi per l’errore, dove «l'errore -si legge nella presentazione- presuppone la possibilità della scoperta e del coinvolgimento».
Roberta Bosetti e Renato Cuocolo saranno ancora in scena a Vercelli nel mese di aprile, quando presenteranno al teatro Civico lo spettacolo «Metamorphosis», su musiche di Philip Glass e dal testo di Franz Kafka: un’allegoria della condizione umana dalla quale emerge l’angoscia e l’alienazione dell’uomo moderno nei rapporti con se stesso e con i propri simili.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 3] Una scena dello spettacolo «Roberta torna a casa» della compagnia italo-australiana «Iraa Theatre», con Roberta Bosetti e per la regia di Renato Cuocolo; [fig. 2] Ritratto di Roberta Bosetti nella sua casa di Vercelli

Informazioni utili
La Casa - rassegna teatrale. Eventi: «Night dream before Christmas with Emily Dickinson»</b> (sabato 7 dicembre, dalle ore 22); «Roberta torna a casa»</b>(martedì 10, mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre, alle ore 21); «Rooms for Error. Tre studi» (venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 dicembre, alle ore 21). Casa-teatro di Roberta Bosetti, via Ariosto, 85 - Vercelli. Prenotazione obbligatoria. Ingresso: € 20,00. Informazioni e prenotazioni:  tel. 0161.600990. Nota: la prenotazione è obbligatoria. Dal 7 al 15 dicembre 2013.