ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 9 gennaio 2008

Vercelli, un’Arca per i tesori di Peggy Guggenheim

Nell’ottobre del 1942, alla vernice della galleria-museo Art of this century di New York, indossò due orecchini spaiati: un mobile d’argento di Alexander Calder e un piccolo paesaggio di Yves Tanguy. Un gesto emblematico, questo, per esibire la propria imparzialità fra l’arte astrattista e quella surrealista. Eppure la leggendaria ereditiera americana Peggy Guggenheim (1898-1979), attenta collezionista e indiscussa mecenate d’arte contemporanea, dimostrò con le sue stesse scelte di vita -dalla liaison con Yves Tanguy al matrimonio con il tedesco Max Ernst- di avere una vera e propria affinità caratteriale con lo spirito anti-conformista e le suggestioni oniriche di André Breton e compagni.
Da questo assunto parte la mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale, a cura di Luca Massimo Barbero, con cui si inaugura a Vercelli, nella navata centrale dell’ex chiesa duecentesca di san Marco (gioiello del gotico piemontese, diventata mercato pubblico nel 1884), lo spazio Arca: avveniristica struttura espositiva di più di duecentocinquanta metri quadrati, in acciaio e cristallo, che porta la firma di Ferdinando Fagnola e per la quale l’amministrazione comunale, con la Regione Piemonte, ha messo in cantiere un progetto triennale dedicato proprio alla figura della leggendaria Peggy Geggenheim e alla sua raccolta. Una raccolta tra le più importanti a livello mondiale, che ha casa in diverse città europee ed americane - da New York a Venezia, da Bilbao a Berlino e Las Vegas - e che vanta un’importante selezione di capolavori del cubismo, dell’astrattismo europeo, del surrealismo e dell’espressionisimo astratto americano, con nomi del calibro di Pablo Picasso, Georges Braque, Paul Mondrian, René Magritte, Mark Rothko e Jackson Pollock.
L’attuale mostra, allestita fino a domenica 16 marzo, è incentrata su quel gruppo di avanguardisti che ravvisarono nel sogno e nell’inconscio, nella fantasia e nell’anti-conformismo la porta per andare oltre il visibile, per approdare a una «sur-realtà». Cinquantotto i capolavori esposti: dipinti, disegni, collage, sculture e opere grafiche, pervenuti dal veneziano palazzo Venier e dal newyorkese Salomon R. Guggenheim Museum, per la prima volta presentati insieme in Italia.
Dal Violinista verde (1923-24) di Marc Chagall, rilettura in chiave fantastica di miti e tradizioni popolari russe, si apre un percorso che tocca tutte le fasi del movimento, dagli anni Venti al secondo dopoguerra (l’opera più recente è Oink. Essi vedranno i tuoi occhi di Leonora Carrington, datata 1959). Scorrono così davanti agli occhi del visitatore lavori di «pionieri» dell’immaginario surreale come Pablo Picasso e Giorgio De Chirico - di cui sono esposti rispettivamente Lo studio (1928) e l’emigmatica tela La nostalgia del poeta (1914) - e grandi opere da manuale di storia dell’arte come L’aurora (1917) di Paul Delvaux, Pittura (1953) di Joan Mirò o, ancora, La nascita dei desideri liquidi (1931-32) di Salvador Dalì, per giungere agli intellettualismi di Marcel Duchamp, di cui viene presentata, a chiusura del percorso espositivo, Scatola in una valigia (1941). E’ questo un vero e proprio scrigno in pelle all’interno del quale si possono trovare, come piccoli giocattoli, sessantanove riproduzioni in miniatura delle opere più note dell’artista francese, tra cui l’orinatorio Fontana (1917), l’ampolla L’aria di Parigi (1919) e l’ironica e indimenticabile Gioconda con i baffi (1919).
La mostra non intende, tuttavia, essere esaustiva del movimento surrealista, ma offrire una biografia per immagini, un diario “scritto” a tocchi di pennello e colpi di scalpello della vita di Peggy Guggenheim. Ecco così che tra le opere esposte ritroviamo un olio su cartoncino poco noto di Max Ernst: la prima versione della tela L’Antipapa (1941 ca.), un dono di nozze in cui la collezionista aveva ritrovato, in un profilo, il ritratto di se stessa bambina, all’età di otto anni. E, forse, l’eccentrica mecenate americana si era riconosciuta anche nella donna raffigurata in una delle sue opere più care: il disegno ad acquerello Ritratto di Frau P. nel sud (1924) di Paul Klee, «raffigurazione caricaturale – si legge nel catalogo edito dalla fiorentina Giunti - di una signora del nord, in vacanza in un paese del Mediterraneo, la cui pelle arrossata denuncia la scarsa prudenza nell’indossare un cappello di dimensioni troppo piccole per proteggersi dai raggi del sole». Una signora anticonvenzionale, ricca e, forse, simpaticamente capricciosa, che sembra aver fatto proprio il motto dannunziano «memento audere semper» («ricordati sempre di osare»). Una signora che non può non ricordare l’«ultima dogaressa della Laguna», musa inquieta di artisti e mecenate dal fiuto sorprendente, donna che amò l’arte sopra ogni cosa.

Didascalie delle figure
(fig. 1) Ex chiesa di san Marco, Vercelli. Facciata su via Verdi. Veduta prospettica. Foto di G. Vercellone (fig. 2) Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni con l'opera Arco di petali (1941) di Alexander Calder; sulla parete alle sue spalle Scarpa azzurra rovesciata con due tacchi sotto una volta nera (1925) di Jean Arp; 1949-55 © The Solomon R. Guggenheim Foundation, foto dell'Archivio CameraphotoEpoche, dono della Cassa di Risparmio di Venezia, 2005 [Le immagini sono state fornite da Stilema – Torino, ufficio stampa della mostra Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale]


Informazioni utili
Peggy Guggenheim e l’immaginario surreale. Arca – ex Chiesa di san Marco, piazza san Maro 1 – Vercelli. Orari (la biglietteria chiude mezz’ora prima): dal lunedì al venerdì 14.00-19.00 (scuole e gruppi prenotati 9.00-12.00), sabato e domenica 10.00-20.00. Biglietti: intero € 8.00, gruppi feriali € 6.00, gruppi festivi € 8.00, ridotto € 6.00, scuole € 4.00. Catalogo: Giunti editore, Firenze. Infoline e prenotazioni: PBS, tel. 02.542754; Ad Artem (scuole, gruppi e visite guidate), tel. 02.6597728; Comune di Vercelli – Ufficio Urp, tel. 0161.596333,
arcamostre@comune.vercelli.it. Sito internet: www.comune.vercelli.it/arca. Fino al 2 marzo 2008. La mostra è stata prorograta fino al 16 marzo 2008.

Curiosando nel Web
Guggenheim Museum

martedì 8 gennaio 2008

Dinosauri da museo a Cremona

Iguanodonti, barionici, triceratopi, brontosauri, euoplocefali, stegosauri e T-rex. In una sola parola: dinosauri. I grandi e terrificanti rettili che abitarono l'ecosistema terrestre per oltre 165 milioni di anni e che si estinsero completamente circa 65 milioni di anni fa vanno in scena alla Fiera di Cremona, in Località Ca' de Somenzi, dove fino a martedì 25 marzo si tiene l’unica tappa italiana della mostra Dinosauri, nata dalla fusione delle esposizioni londinesi Dino ]aws e T-rex: The Killer Question.
Curata dal prestigioso Natural History Museum di Londra, per conto dell’Apic di Cremona e con il supporto della Kokoro Dreams di Tokyo, la rassegna - dal taglio didattico-interattivo e scientifico-spettacolare - allinea sedici maestosi modelli animati, sette altrettanto enormi esemplari statici (il più grande arriva ai 12 metri di lunghezza per 4 di altezza), tre teste animate, venti repliche e tredici attività interattive con scavi virtuali di enorme fascino.
A chiudere il percorso espositivo è un articolato progetto didattico e interattivo, ideato da Piero Lombardi e rivolto alle scuole del territorio e delle province limitrofe, sui metodi adottati dal t-rex per procacciarsi il cibo. Questo “bestione” preistorico era spazzino o predatore? Era un cacciatore vero e proprio o solo un predatore opportunista che cercava razzie facili, nutrendosi di animali sia vivi che morti? I visitatori saranno incoraggiati a considerare le prove e, quindi, a votare per la loro opzione preferita.
Ma non ci sarà spazio solo per il t-rex nella mostra di Cremona. Dal truce carnivoro al ruminante iguanodonte, i dinosauri si differenziavano molto dal punto di vista alimentare e spesso ciascuno aveva un modo unico di cacciare o raccogliere il proprio pasto. Il pubblico potrà cercare di ricomporre il loro mondo, scavando sotto terra alla ricerca di reperti fossili - denti, mandibole e zampe – per scoprire cosa mangiavano i barionice, immergendo le mani nello sterco dell'euoplocefalo per trovare tracce di che cosa trituravano le sue mandibole e scoprendo, infine, l’agghiacciante teoria sul pasto dell’implacabile celofisio.
Scene interattive e misteri da risolvere, divertimento e adrenalina accompagneranno, dunque, i visitatori lungo tutto il percorso della mostra, trasformando grandi e piccini in novelli Sherlock Holmes, soprattutto grazie al gioco interattivo Dinosauro misterioso, che chiederà al visitatore di vestire i panni del detective e, attraverso le informazioni scientifiche raccolte durante il percorso, scoprire l'identità dell'animale protagonista della giornata.
La fiera ospita anche uno spazio cinema con proiezione di film e documentari, la mostra Oh mammasaura, c'è un bambino sotto il letto, una ludoteca, un book-shop stracolmo di dinosauri di tutte le fogge e materiali, lo spazio Il dinosauro goloso (con prodotti ispirati al giurassico), un'area pic-nic e un bar-ristorante.

Didascalie delle figure
(fig. 1, 2 e 3) Scorcio della mostra Dinosauri. Cremona, Fiera di Cremona
[Le immagini sono state tratte dal sito di Studio Esseci, ufficio stampa della mostra Dinosauri]

Informazioni utili
Dinosauri. Fiera di Cremona, Località Ca’ de Somenzi – Cremona. Orari: dal lunedì al giovedì 9.00-21.00; venerdì e sabato 9.00-23.00; domenica e festivi 10.00-21.00. Ingresso: intero € 8.00, ridotto (comitive di almeno 15 persone con prenotazione obbligatoria telefonica o via web, militari, ragazzi al di sotto dei 14 anni, studenti, ultrasessantenni) € 7.00, Ridotto speciale(scuole, gruppi oltre 200 persone, persone diversamente abili, visitatori di mostre contemporanee collegate, possessori di: Cremona city card, Apic card, Ascom card, tessera Soci Coop, biglietto ferroviario in arrivo a Cremona, tessera TCI) € 6.00; ingresso gratuito per bambini fino a 5 anni compiuti, accompagnatori di scolaresche e di comitive di almeno 15 persone, giornalisti con tessera. Informazioni: tel. 0372.31222. Sito web: www.cremonamostre.it. Fino al 25 marzo 2008.

lunedì 7 gennaio 2008

Varesotto, due mostre per i ricami di Enrica Borghi

Tra le donne del mito è senz'altro quella meno alla moda, più lontana dagli stereotipi femminili d’oggi. In tempo di casalinghe disperate e di audaci manager in tacchi a spillo e minigonna, Penelope, la sposa tutta gineceo e telaio “dipinta” dal greco Omero, simbolo per antonomasia di fedeltà, sembra un’icona da mettere sotto naftalina. Il suo continuo tessere e disfare il lenzuolo funebre del suocero Laerte, in paziente attesa dell’amato Ulisse, ha un che d’anacronistico. Eppure la figura di questa donna continua a suggestionare il nostro immaginario. Ne dà dimostrazione la mostra-laboratorio Le trame di Penelope, a cura di Emma Zanella, allestita fino a domenica 10 febbraio alla Gam di Gallarate: un progetto espositivo «in progress, fluido e dinamico» - si legge nella nota di presentazione -, dove il pubblico è invitato a farsi parte attiva nell’esecuzione delle opere.
Tre artiste, di differenti età, le protagoniste: il collettivo Name diffusion (composto da Marion Baruch, Myriam Rambach e Arben Iljazi), Alice Cattaneo ed Enrica Borghi, anima dell’associazione culturale Asilo Bianco di Ameno, sul lago d’Orta, nel Novarese.
Comune al lavoro delle tre autrici è l’uso di materiali non nobili, di scarto: scampoli di stoffe, figurine, tetrapak e sacchetti di plastica, ma anche bucce d’arancia e fiori secchi. E’, questo, il caso dell’installazione-ambiente Biòboutique (2002), presentata da Enrica Borghi (Premosello Chiovenda, 1966) a documentazione della sua ricerca creativa. Una ricerca in bilico tra manualità minuziosa e spirito ludico, che dà origine - si legge in un articolo di Velvet dello scorso giugno - a «un mondo sintetico ma affascinante, fatto di piume, bigodini, ciglia finte, sacchetti e bottiglie di plastica che si trasformano in texture preziose e cangianti».
Iper-femminilità e gioco (ne danno perfetta prova La Regina, installazione per i bambini, presentata al Castello di Rivoli nel 1999, e l’opera Palle di neve, tra i pezzi cult delle natalizie Luci d’artista di Torino) sono, dunque, le parole-chiave per interpretare i lavori di Enrica Borghi e, nello specifico, Biòboutique: messa in scena, ironica e gustosa, di un negozio di lusso, con un comodo sofà, biancheria intima fashion, eleganti vestaglie, reggiseni e slip sexy, ottenuti con materiali di scarto, da mascherine anti-smog a bottiglie di plastica verde.
Il “pezzo forte” dell’artista novarese per la rassegna alla Gam di Gallarate - sede espositiva che già l’aveva ospitata con la sua Architettura di luce in occasione di Zat-Zone artistiche temporanee (2004) - è, però, Patcwork city: riflessione sulla città ideale, dove cartoni di latte e succo diventano case e palazzi, mentre strade e piazze sono in plastica, lavorata all’uncinetto, a punto basso, come le coperte delle nonne.
«Di solito si pensa alla città come a un luogo privo di identità, al contrario – spiega la Borghi - a me piace pensare a una città che protegge, fatta di contatti e di scambi». «In questo progetto – prosegue l’artista – da una parte la città è anonima e fredda, come le case in tetrapak, dall’altra è qualcosa di molto intimo e accogliente: una coperta che scalda, alla cui realizzazione tutti possono partecipare».
Patcwork city è, infatti, un work in progress, in cui il pubblico è invitato a farsi parte attiva e progettuale dell’opera stessa. Un’idea di temporalità, quella espressa dall’installazione dell’artista novarese, che si respira anche nelle altre due opere in questi giorni alla Gam di Gallarate: Accumulazione T di Name Diffusion, una sorta di caotico e coloratissimo show-room dove ognuno può scegliere un pezzo di tessuto da portare a casa, e Holly che salta e colpisce Spiderman che dà la mano a una Winx che guarda un Pokémon di Alice Cattaneo (Milano, 1976), una galleria di figurine con personaggi dei cartoni animati, dello spettacolo e dello sport, a cui sta lavorando un nutrito gruppo di bambini delle scuole elementari.
A chi fosse curioso di conoscere il percorso che ha portato Enrica Borghi alla realizzazione di Patcwork city si consiglia, infine, di visitare la mostra allestita fino a sabato 12 gennaio alla duet art gallery, nella vicina Varese. Decine di rose polipanti e avvolgenti, gioielli di cartapesta da Mille e una notte, tappeti multicolori, affascinanti e complicati mosaici di stagnola e polistirolo raccontano la vicenda creativa di un’artista che, sulla scia di Arman e Michelangelo Pistoletto, ha creato, con gli scarti della nostra società dei consumi, un mondo di incanto, poesia e sogno.

Didascalie delle immagini
(fig. 1) Enrica Borghi alla Gam di Gallarate, il giorno dell’inaugurazione della mostra Le trame di Penelope. Foto di Annamaria Sigalotti. (fig. 2) Enrica Borghi, Patcwork city, 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 3) Enrica Borghi, Biòboutique, 2002. Bottiglie di plastica biodegradabile e materiali vari, dimensioni variabili. Proprietà dell’artista. (fig. 4) Name Diffusion, Accumulazione T, installazione 2007. Civica galleria d’arte moderna, Gallarate. Foto di Giorgio Caione (Asilo Bianco, Ameno – Novara); (fig. 5) Enrica Borghi, Collana, 2007. Carta stagnola.

Informazioni utili
Le trame di Penelope. Gam, viale Milano 21 – Gallarate (Varese). Orari: martedì-domenica 10.00-12.20 e 14.30 e 18.20. Ingresso gratuito. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: tel. 0331. 791266. Sito Web:
www.gam.gallarate.va.it. Fino al 10 febbraio 2008.

Enrica Borghi. Mostra personale
. Duetart gallery, vicolo santa Chiara 4 – Varese. Orari: martedì-sabato 15.30-19.30. Ingresso libero. Informazioni: tel. 0332. 231003. Sito web:
www.duetart.com. Fino al 12 gennaio 2008.

Curiosando nel Web

Luci d’artista a Torino